VILLEGIARDINI_GIUGNO 2025 estratto

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L’ECO DEL PAESAGGIO TOSCANO

NEL GIARDINO

FIRMATO KRISTIAN BUZIOL

Una dimora da sogno sulle coste di Shelter Island , NY

A Parigi il design italiano incontra l’eleganza francese

Natura , etica e arte si fondono nel parco Horti dell’Almo Collegio Borromeo

ECHOES OF THE TUSCAN LANDSCAPE IN THE GARDEN BY KRIS

A dream home along the shores of Shelter Island , NY In Paris , Italian design encounters Fr ench elegance

Na ture , ethics and art converge in the Horti park, of the Almo Collegio Borromeo

Andare per giardini

Visitare un giardino è un’esperienza in grado di appagare il corpo e nutrire lo spirito: dovrebbe diventare un’abitudine diffusa, per esempio quando si programma un periodo di vacanza. Con l’arrivo della bella stagione, le occasioni non mancano. L’Italia, infatti, custodisce un patrimonio inestimabile di parchi, giardini storici e contemporanei e qualsiasi itinerario può includere la visita di un capolavoro. Ma c’è anche un’altra, splendida possibilità per coltivare questa passione: scoprirne uno vicino a casa e tornarci con assiduità. Ogni visita riserverà infatti emozioni diverse. Il giardino è un organismo vivo, in continua evoluzione. Cambia profondamente con le stagioni e le condizioni atmosferiche, ma anche, in maniera più delicata, nell’arco della giornata: la luce, mutando temperatura e inclinazione, lo colora in modi sempre nuovi e crea scenari suggestivi, ogni volta diversi. La frequentazione costante di un giardino può insegnarci molto: la capacità di trovare la bellezza nei piccoli dettagli, come la tessitura di una corteccia o le infinite sfumature del verde; la pazienza e la virtù dell’attesa, ovvero imparare ad aspettare il corso della Natura e i suoi tempi; la limitatezza dell’essere umano che, nel dare forma a un giardino, può esercitare la sua creatività in maniera originale ma sempre nel rispetto dei precisi vincoli imposti dalla forza ineluttabile del mondo naturale. Per questo, andare per giardini significa imparare a conoscere meglio anche se stessi. l

Going to gardens. Visiting a garden is an experience that can satisfy the body and nourish the spirit: it should become a widespread habit, for example when planning a holiday. With the arrival of summer, there are plenty of opportunities. Italy, in fact, boasts an invaluable heritage of parks, historic and contemporary gardens, and any itinerary can include a visit to a masterpiece. But there is also another wonderful way to cultivate this passion: discover one near your home and return to it regularly. Each visit will offer different emotions.

A garden is a living organism, constantly evolving. It changes profoundly with the seasons and weather conditions, but also, more subtly, throughout the day: the light, changing temperature and angle, colours it in ever new ways and creates evocative scenes that are different every time. Frequent visits to a garden can teach us a lot: the ability to find beauty in small details, such as the texture of bark or the infinite shades of green; the patience and virtue of waiting, or learning to wait for Nature to take its course and follow its own timetable; the limitations of human beings who, in shaping a garden, can exercise their creativity in a original way but always within the strict constraints imposed by the inescapable force of nature. For this reason, visiting gardens also means getting to know oneself better. ■

Tendenze

ILLUMINAZIONE DI DESIGN VISTI A EUROLUCE

VENINI

Coralia è la collezione di lampade a sospensione in vetro soffiato firmata Fuksas Architects. Leggere e sinuose, presentano linee che ricordano i coralli levigati dalle correnti e un diffusore realizzato interamente a mano, arricchito da applicazioni che esaltano l’arte della lavorazione del vetro. La luce, filtrando attraverso i materiali trasparenti e i riflessi metallici, crea un effetto avvolgente, simile ai giochi luminosi sott’acqua. La collezione si compone di tre diverse dimensioni che offrono versatilità e possibilità di composizioni personalizzate.

Coralia is a collection of blown glass pendant lamps designed by Fuksas Architects. Light and sinuous, they feature lines reminiscent of corals smoothed by the currents and a diffuser made entirely by hand, enriched with applications that enhance the art of glassmaking. The light, filtering through the transparent materials and metallic reflections, creates an enveloping effect, similar to the play of light underwater. The collection consists of three different sizes that offer versatility and the possibility of customised compositions.

A CURA DI TOMMASO SANTI

richiama la semplicità elegante delle case degli Hamptons. All’interno, il tappeto Missoni introduce una nota di colore e leggerezza, mentre gli sgabelli in sughero di champagne e i piccoli manufatti architettonici disseminati nello spazio contribuiscono a creare un’atmosfera vivace e giocosa. Sulle pareti, i ritratti in bianco e nero delle figlie da bambine raccontano un legame familiare profondo e duraturo. E proprio dietro una porta a specchio, si cela una delle sorprese più amate della casa: il garage, inutilizzato durante l’estate, è stato trasformato in un vero e proprio “stadio del ping pong”, teatro di sfide appassionate e tornei familiari diventati ormai una tradizione. La loggia, davanti alla cucina, è il centro della vita estiva: un pergolato con pilastri in pietra e coperture vetrate o schermate definisce una lounge all’aperto. Poco oltre, il molo privato lungo cento piedi ospita le imbarcazioni dei proprietari. Vela, pesca e sci nautico scandiscono l’estate in un luogo che unisce natura, libertà e convivialità. Nel progetto di Shelter Island, Pine ha saputo fondere paesaggio e design in un’architettura che celebra la vita di famiglia, accoglie con calore e appartiene profondamente a chi la vive. l

In questa pagina, il soggiorno principale si racconta attraverso un raffinato equilibrio tra moderno, antico e storia familiare. I pavimenti in quercia bianca White Rift Oak e le pareti in shiplap bianco evocano l’atmosfera di un contemporaneo rifugio sul mare. Il divano in piuma d’oca a righe bianche e blu firmato Nina Campbell invita al relax, accostandosi con naturalezza a sedie vintage in cartone ondulato Wiggle Side Chair di Frank Gehry per Vitra, a un tavolino Knoll e a due poltrone in regency style rivestite in tessuti Osborne & Little, in un dialogo armonioso tra epoche diverse.

On this page, the main living room is characterised by a refined blend of modern, antique and family history. The White Rift Oak flooring and white shiplap walls evoke the atmosphere of a contemporary seaside retreat.

The white and blue striped goose down sofa by Nina Campbell invites you to relax, naturally complementing the vintage corrugated cardboard Wiggle Side Chairs by Frank Gehry for Vitra, a Knoll coffee table and two regency-style armchairs upholstered in Osborne & Little fabrics, in a harmonious dialogue between different time periods.

Apochi passi dal Sacré-Cœur, il duo creativo RMGB –formato da Baptiste Rischmann e Guillaume Gibert – ha firmato la raffinata ristrutturazione e l’interior design di un appartamento parigino per una famiglia legata al mondo della moda. Dopo alcuni anni trascorsi all’estero, i committenti hanno voluto tornare a vivere nella capitale francese, in uno spazio che riflettesse il gusto tipicamente parigino, ma anche la loro passione per il viaggio e un’eleganza cosmopolita. Il progetto ha previsto innanzitutto un accurato recupero degli elementi originali d’epoca: stucchi, cornici e pavimenti in parquet hanno ripreso vita grazie a un sapiente lavoro artigianale. Ma è stata la rilettura contemporanea degli ambienti a definire l’identità dell’appartamento: RMGB ha ridefinito la distribuzione interna e ha inserito arredi su misura ispirati all’architettura modernista italiana, con un chiaro omaggio all’estetica di Gio Ponti e alla sua iconica Villa Planchart.

La zona giorno, concepita come uno spazio di rappresentanza ma anche di convivialità familiare, ospita opere d’arte e arredi di grande personalità: tra questi, una scultura lignea in cedro massello dell’artista californiano Dan Pollock e un’opera del pittore maliano Amadou Sanogo messe in dialogo con il divano di Adret Editions. La sala da pranzo è stata pensata come un teatro per ricevimenti ma anche cene informali: protagonista è un tavolo-scultura in marmo affiancato dalle eleganti sedie Envelope di Ward

In questa pagina, in alto, una vista del living. In primo piano, lampadario Carmela (Galerie Danke); sulla destra, a parete, opera di Dan Asher, (Galerie Pact) e, sul ripiano, coppa Nid di Mado Jolain (Galerie Thomas Fritsch). In basso a sinistra, due bronzi di Kendell Geers (Carpenters Workshop Gallery). A destra, un altro bronzo di Kendell Geers (Carpenters Workshop Gallery) accoppiato con una ciotola quadrata di Jacques e Dani Ruelland (Galerie Thomas Fritsch), specchio di Juliette Derel (Galerie Thomas Fritsch). Vaso-scultura di Jane Bass (Galerie Stimmung).

On this page, above, a view of the living room. In the foreground, Carmela chandelier (Galerie Danke); on the right, on the wall, work by Dan Asher (Galerie Pact) and, on the shelf, Nid cup by Mado Jolain (Galerie Thomas Fritsch). At the bottom left, two bronzes by Kendell Geers (Carpenters Workshop Gallery). On the right, another bronze by Kendell Geers (Carpenters Workshop Gallery) paired with a square bowl by Jacques and Dani Ruelland (Galerie Thomas Fritsch), mirror by Juliette Derel (Galerie Thomas Fritsch). Sculptural vase by Jane Bass (Galerie Stimmung).

In questa pagina, l’area dining con tavolo in marmo sul quale è appoggiata la ceramica Tank di Gareth Mason (Carpenters Workshop Gallery) e poltroncine Envelope di Ward Bennett per Herman Miller In apertura, la zona living, arredata con divano di Adret Editions, poltrona Elettra di B.B.P. R per Arflex e Dan Pollock coffee table (Galerie Desprez Bréhéret) sul quale sono appoggiate ceramiche dalla galleria Thomas Fritsch Sul caminetto vaso di Jacques Lacheny (Galerie Stimmung), a parete, quadro di Amadou Sanogo (Galerie Magnin-A). L’ambiente è illuminato con chandelier Gaucho di Faust light (distribuito da Lune éclairage), applique Brasilia di Michel Boyer for Ozone e lampada da terra Pendulum di Sabine Charoy (Galerie Meubles & Lumières).

On this page, the dining area features a marble table topped with Gareth Mason’s Tank ceramic (Carpenters Workshop Gallery) and Envelope armchairs by Ward Bennett for Herman Miller In the foreground, the living area is furnished with a sofa by Adret Editions and an Elettra armchair by B.B.P. R for Arflex and a Dan Pollock coffee table (Galerie Desprez Bréhéret) displaying ceramics from the Thomas Fritsch gallery. On the fireplace is a vase by Jacques Lacheny (Galerie Stimmung), and on the wall is a painting by Amadou Sanogo (Galerie Magnin-A). The room is lit by a Gaucho chandelier by Faust light (distributed by Lune éclairage), Brasilia wall lights by Michel Boyer for Ozone and a Pendulum floor lamp by Sabine Charoy (Galerie Meubles & Lumières).

In questa pagina, a destra, la chioma di un Cercis siliquastrum, autoctono, incornicia una zona dove la vegetazione si infittisce tra arbusti, perenni e graminacee; a sinistra, in alto, una composizione fluida e articolata accosta Rosa ‘Regina della Neve’, graminacee, Salvia nemorosa ‘Caradonna’, Salvia yangii ed Euphorbia characias ‘Wulfenii’; in basso, un esemplare di Cercis siliquastrum struttura la bordura e accompagna la transizione verso il paesaggio. Nella pagina di destra, in alto, ai margini del viale d’ingresso, Hydrangea quercifolia ‘Alice’ struttura il primo piano, mentre sullo sfondo le rose affiorano tra gli olivi. In basso, masse di azalee si alternano a Geranium x cantabrigiense ‘Biokovo’.

On this page, on the right, the canopy of Cercis siliquastrum, native, frames an area where the planting thickens among shrubs, perennials and grasses; on the left, above, a fluid, layered composition brings together Rosa ‘Regina della Neve’, ornamental grasses, Salvia nemorosa ‘Caradonna’, Salvia yangii, and Euphorbia characias ‘Wulfenii’; below, another Cercis siliquastrum gives structure to the border and marks the transition towards the surrounding landscape. On the right page, above, Hydrangea quercifolia ‘Alice’ marks the foreground along the edge of the entrance avenue, while in the background roses emerge among the olive trees. Below, masses of azaleas alternate with Geranium x cantabrigiense ‘Biokovo’.

IL RESPIRO DEGLI ALBERI

L’invisibile tra i rami: riscoprire la città attraverso gli alberi

Ci accompagnano ogni giorno, spesso senza che ce ne accorgiamo. Fanno ombra d’estate, proteggono dalla pioggia d’inverno, rendono più bella una passeggiata, più vivibile un quartiere, più respirabile una città. Eppure, gli alberi urbani sono invisibili. O quasi. Ce ne rendiamo conto solo quando qualcosa ci disturba: una radice che spinge un marciapiede, un ramo che oscura un lampione, un mucchio di foglie da spazzare. In quel momento l’albero torna a essere presente, ma come problema e non come presenza viva e vitale. Eppure, proprio lì, tra quelle fronde, tra quei tronchi apparentemente silenziosi, si nasconde una parte fondamentale della nostra città. Un’infrastruttura verde che non è solo decorativa, ma profondamente funzionale. Gli alberi offrono servizi ecosistemici insostituibili: regolano la temperatura, filtrano l’aria, rallentano il deflusso delle piogge, creano habitat per insetti e uccelli, riducono lo stress e

Foto [themorningglory]/stock.adobe.com

migliorano la qualità della vita. Sono, letteralmente, alleati silenziosi nella battaglia contro l’inquinamento, il cambiamento climatico e la solitudine urbana. La nostra relazione con loro, tuttavia, si è fatta distante. Nelle generazioni precedenti il rapporto con gli alberi era più diretto, quotidiano. Oggi, al contrario, molte persone non sanno distinguere un platano da un tiglio. Abbiamo smarrito non solo il linguaggio ma anche lo sguardo. Non vediamo più gli alberi. E allora dobbiamo riscoprire la città e con essa i suoi alberi. E ciò significa rallentare. Fermarsi a osservare come cambia un tronco con le stagioni. Ascoltare il fruscio delle foglie. Notare i colori, le forme, le presenze che ospita: nidi, licheni, api, ricordi. Significa anche educare alla meraviglia: portare i più piccoli a toccare la corteccia, a contare gli anelli di un ceppo, a imparare i nomi, quelli veri, quelli latini, che dicono rispetto. Sempre più città sperimentano forme di coinvolgimento attivo dei cittadini nella gestione del verde: adozioni simboliche di alberi, mappature interattive, passeggiate botaniche, giornate di piantagione collettiva. Sono gesti piccoli, ma potenti: perché trasformano “quegli alberi” in “nostri alberi”, e cambiano il modo in cui viviamo gli spazi pubblici. Anche l’arte e la narrazione giocano un ruolo chiave. Un albero raccontato, in una storia, in una canzone, in una fotografia, smette di essere un oggetto e torna a essere un soggetto. Un abitante della città, a pieno titolo. Occorre coltivare attenzione, per una città socialmente più giusta, ambientalmente più equa. Gli alberi ci insegnano un modo diverso di abitare:

grandi protagoniste in questo complesso di grande pregio storico e artistico. Il Collegio è infatti immerso in una vasta area verde la cui articolazione testimonia l’evoluzione del paesaggismo nel corso dei secoli: un primo giardino, formale, disegnato da Francesco Maria Richini nel 600; un secondo, ottocentesco, di ispirazione romantica; infine una vasta ‘ortaglia’ di 35.000 metri quadrati, un tempo adibita alla coltivazione di frutta e verdura per gli allievi del Collegio che, dopo un lungo periodo di incuria, dal 2022 è stata riconvertita in un parco aperto al pubblico chiamato Horti. Un luogo la cui identità è stata definita per coniugare in maniera virtuosa (e meritoria) i valori storici dell’istituzione con i nuovi linguaggi e le sensibilità del mondo contemporaneo. Horti è così molto più di un parco

Nella pagina di sinistra, in alto, un’altra vista del Collegio e, in primo piano, Fab4 dell’artista pavese Marco Lodola (2023). Sotto, sulla sinistra, l’opera Simbiosi di Accademia di Aracne (2025). Sotto e di fianco, l’ampio prato verde che collega il giardino ottocentesco con Horti. In basso a destra, Teatro dell’assenza di Alberto Ghinzani (2006). In questa pagina in alto, l’orto e, sullo sfondo, il retro dell’esedra del giardino seicentesco. Nella foto sotto, un’altra vista dell’orto e in basso Sole gabbia di Luigi Mainolfi (1997).

On the left-hand page, at the top, is another view of the College and, in the foreground, Fab4 by Pavia artist Marco Lodola (2023). Below, on the left, is the work Simbiosi by Accademia di Aracne (2025). Below and to the side is the large green lawn that connects the 19th-century garden with Horti. At the bottom right, Teatro dell’assenza by Alberto Ghinzani (2006). At the top of this page, the vegetable garden and, in the background, the back of the 17th-century garden’s exedra. Below, the vegetable garden again and, at the bottom, Sole gabbia by Luigi Mainolfi (1997).

Una veduta panoramica del giardino formale secentesco: un hortus conclusus con un cannocchiale prospettico in linea con il portone dell’edificio chiuso sul fondo da un’esedra con fontana di gusto barocco.Il disegno prevede quattro rettangoli di prato delimitati da siepi di

bosso. Lungo il muro di cinta, sui due lati lunghi, corrono due gallerie topiarie in carpino Il giardino è punteggato da piante di rosa e limoni. Oltre il muro di cinta si estendevano le Ortaglie del Borromeo (o Orti Borromaici), oggi rivisitati per dare vita al progetto Horti

A panoramic view of the 17th-century formal garden: a hortus conclusus with a perspective view in line with the building’s main entrance, closed at the end by a baroque-style exedra with fountain. The design features four rectangles of lawn bordered by box hedges

Along the boundary wall, on both long sides, there are two topiary galleries in hornbeam. The garden is dotted with rose and lemon trees. Beyond the boundary wall lay the Ortaglie del Borromeo (or Orti Borromaici), now revisited to give life to the Horti project.

che non è esplicita, si nasconde, o meglio che svela il suo significato con gradualità”. La scelta degli artisti e delle opere privilegia quindi l’aspetto relazionale; “la grande arte è nata sempre per una forma di altruismo, non è mai stata fine a se stessa. Oggi l’arte contemporanea spesso è affetta da mutismo, parla a sé stessa, a un’élite. Attraverso le opere che scegliamo per l’allestimento nel parco vogliamo proprio riscoprire questa natura originaria dell’arte che è un gesto di comunicazione e quindi, necessariamente in dialogo con l’altro”. Nel rallentare il passo, tra la bellezza della natura e opere che interrogano la nostra sensibilità, Horti invita i suoi frequentatori a ritrovare uno sguardo più umano, aperto alla condivisione e alle relazioni sociali. Un’idea che trova il suo pieno compimento nella terza colonna progettuale, che è quella etica. Le persone che lavorano nel parco e nelle strutture ricettive, come la galleria Horti Extra Art e il bistrot sono infatti uomini e donne spesso emarginati dalla società: detenuti in articolo 21, soggetti con fragilità psichiche come per esempio l’autismo. “Prendendosi cura di Horti, queste persone si prendono cura di se stesse. E questo è un fondamentale insegnamento che vogliamo trasmettere ai frequentatori, perché di fatto il percorso per risvegliare una dimensione più umana non è quello narcisistico autoriferito a cui spesso anche la cultura contemporanea ci spinge, ma è una forma di altruismo, una spinta a considerare gli altri e a fare qualcosa per loro”. Questo nella certezza che solo facendo qualcosa per il prossimo “si può ritrovare paradossalmente ciò che è invisibile a noi stessi. Quindi l’invisibile lo si può risvegliare nella parte più umana solo attraverso l’altruismo. Questo in fondo è ciò che è sotteso a tutto il progetto di Horti; chiunque entra lo può vedere nella bellissima parte naturalistica e nelle quasi 20 opere che ormai compongono il parco en plein air ed è ovviamente tangibile nelle persone che con ogni evidenza appartengono a una categoria marginale nella nostra comunità umana”. Per questi motivi, Horti non è un parco cristallizzato, con un disegno definito da criteri estetici o funzionali, ma un laboratorio aperto e in divenire. “L’aspetto naturalistico cresce già di per sé grazie alle piantumazioni e alle semine che abbiamo già fatto e anche la fauna è destinata a crescere ancora, grazie agli habitat favorevoli. Per quanto riguarda l’arte, aumentano gli autori e le collaborazioni. In questo momento stiamo lavorando a progetti con grandi maestri contemporanei italiani, tra i quali Emilio Isgrò, Mimmo Palladino, Edoardo Tresoldi, Michelangelo Pistoletto. Lo stesso vale per gli aspetti etici; nell’antico cascinale secentesco completamente ristrutturato abbiamo infatti aperto un bistrot con una scuola che insegna la professione di addetto sala e barista a ragazzi detenuti e disabili. Con loro gestiamo quel punto di ristoro che è a servizio del parco”. Tutto questo, è importante sottolinearlo, all’insegna della gratuità. Come dimostra, per una scelta pratica ma soprattutto simbolica, che l’accesso al parco non è vincolato all’acquisto di un biglietto. Una scelta, perfettamente in linea con la storia e la tradizione dell’Almo Collegio Borromeo, che vuole costituire un messaggio alla comunità: “solo in una forma di gratuità si potrà risvegliare la gratuità del gesto che in fondo costituisce l’identità più profonda di Horti”, conclude Alberto Lolli. l

Horti-Almo Collegio Borromeo fa parte del Network Grandi Giardini Italiani.

IDEE DI GIARDINO

Tempo d’estate

Tutti i progetti che ho in corso in questi giorni prevedono l’inserimento di una nuova piscina o la ristrutturazione di una esistente: quello che un tempo era un accessorio di lusso è diventato un complemento irrinunciabile, che necessita di riflessioni specifiche e puntuali, dal punto di vista sia tecnico sia formale, perché la sua progettazione dovrebbe sempre essere il risultato del dialogo tra architetti e paesaggisti. Il rapporto tra casa, piscina e giardino può essere sviluppato in modi molto diversi; è fondamentale, però, che ci sia coerenza in termini di forme e materiali, e soprattutto che sia ben definito il ruolo della piscina all’interno del giardino. Si tratta innanzitutto di stabilire se renderla elemento permanente della composizione, specchio acqueo al pari di vasche e fontane, oppure elemento funzionale prettamente stagionale, che recede in secondo piano con l’esaurirsi dei mesi estivi. Personalmente, prediligo vasche di forme semplici, rettangolari o ellittiche, rivestite con materiali si armonizzano con l’ambiente circostante e che facciano vibrare l’acqua di tonalità cangianti. Amo circondarle di vegetazione, spesso nascondendo uno o più lati con

fitte bordure fiorite per offrire a chi la usa l’impressione di nuotare tra le piante, un punto di osservazione singolare e affascinante. Quando fui chiamato a ristrutturare il giardino di una delle prime ville progettate dall’architetto Savin Couëlle sulla collina di Cala di Volpe, la piscina, di forma poligonale, era circondata dal consueto prato assetato, oppressa da una pergola buia che creava una cesura rispetto alla casa alle sue spalle. Il rivestimento in piastrelle bianche rendeva l’acqua di un sintetico e chiassoso azzurro cielo. Tra la piscina e la casa un fitto intreccio di Trachelospermum jasminoides e Bougainvillea sanderiana fagocitava la bella parete di monoliti, mentre tra la piscina e il paesaggio si ergeva una muraglia di filliree, olivastri, sparuti ciuffi di oleandri e Callistemon . Ai piedi dell’edificio, un’annosa Hydrangea macrophylla ‘Otaksa’, tradizionale presenza nelle vecchie ville di Porto Cervo, sopravviveva incastrata tra le rocce davanti alla veranda, apparentemente incurante del sole e dell’incuria. Ho recuperato il rapporto tra la piscina, il paesaggio e l’abitazione, eliminando la pergola e sostituendo la vegetazione preesistente con una bordura dai toni pastello, verde glauco, violetto, lilla, bianco e azzurro che riprendono quelli degli arredi della veranda e non distraggono lo sguardo quando si volge verso il mare. Il muro di sempreverdi è stato abbassato e modellato in forme organiche che riecheggiano quelle della macchia in lontananza, una nuova ampia bordura erbacea lo lega al prato, ora ridotto drasticamente. A ridosso

Nella pagina precedente / On the previous page:

Gariga con cisti su una

scogliera affacciata sul Mediterraneo. / Garrigue with rock-roses on a cliff overlooking the Mediterranean.

sottili, che può estendersi fino a due metri di larghezza, formando un vero e proprio cuscino di fiori bianchi, piccoli ma numerosi, con una macchia gialla alla base dei petali. Le foglie, verdi e finemente venate, ricordano nella forma e nella consistenza quelle della salvia. ● Rock rose, a pioneer species. One of my favourite landscapes is the lunar scenery found on the smaller Greek islands, as well as across parts of Croatia, Spain, Corsica and Sardinia. I find it both essential and intensely moving, stark, yet powerful. It’s the coastal garrigue I’m speaking of, shaped by the scents and colours of Mediterranean scrub. This vegetation, sculpted by wind and the trampling of sheep, blends the leathery greens of Phillyrea and Pistacia with the silvery foliage of helichrysum, santolina and rosemary. The blazing sun intensifies the fragrance of the essential oils released by flowers and leaves, while the amber glow of striking sunsets highlights the geometric forms of the landscape.Among the species united in this enchanted scenery, there is in fact a constant struggle for survival, the law of the fittest rules here, and plants possess the strength to regenerate even after natural disasters such as wildfires.Among these, rock roses stand out, offering abundant blooms from early spring throughout summer. The most commonly found wild species are Cistus monspeliensis and C. creticus, but the genus includes over 30 species distributed across the Mediterranean basin and from North Africa to Iran. What never ceases to impress me is their resilience in colonising harsh, rocky, arid environments where water is scarce and conditions are extreme, and yet they continue to grow, flower gracefully, and sow the earth with fertile seeds for the next generation. These plants establish themselves by sending their roots deep into the ground in search of water. Cistus species are characterised by oval to elliptical leaves, light green on the upper

surface, with fine stellate hairs, and silvery beneath. In both form and scale, they can often recall the leaves of sage. Their flowers are delicate and silky, in subtle, refined shades ranging from soft pinks to whites. They appear singly or in racemes, and bloom in succession, each flower lasting for just a day. These are followed by small, semi-woody capsules filled with numerous seeds. Some species also produce a brilliant aromatic resin, known since antiquity as labdanum, which was used by the Greeks and Romans in incense, perfumes and medicinal preparations. Today, rock roses are highly valued both in gardens and in elegant terrace containers. They are drought-tolerant, require minimal maintenance, and are naturally pest-resistant: qualities that make them ideal for sustainable planting schemes. Well-suited to coastal borders, they also thrive in country gardens, where they’re often paired with Phlomis fruticosa, Myrtus communis, Teucrium fruticans, and Lavandula angustifolia. Here are some of my favourites:

Cistus ladanifer – This is the most upright species and can easily reach 1.5 metres in height. However, it tends to grow untidily and doesn’t respond well to pruning, making it somewhat difficult to shape.

C. × purpureus – A hybrid between C. ladanifer and C. creticus, is prized for its bright pink petals, dramatically marked with deep coffee-coloured blotches at the base. Hardy and prolific in flower, it is highly ornamental. C. salviifolius – It always reminds me of the seafront in Ostia, where it has been growing luxuriantly for years. It forms a compact shrub with numerous slender stems and can spread to two metres across, creating a cushion of small, abundant white flowers, each with a yellow mark at the base of its petals. The finely veined green leaves are reminiscent in both texture and form of sage. ■

In questa pagina /on this page: 1. C monspeliensis
2. C. ladanifer
3. C x purpureus
4. C salviifolius
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IN VIAGGIO con l’architettura

Ivrea e l’eredità di Olivetti

Nel cuore del Canavese, Ivrea rappresenta il connubio perfetto tra industria, cultura e visione sociale. La città, fortemente influenzata dal pensiero innovativo di Adriano Olivetti, si configura come un laboratorio di modernità, in cui architettura e lavoro si integrano con i valori della comunità e del benessere collettivo. Il percorso ha avuto inizio dalla ex Scuola Materna Olivetti, progettata dagli architetti Mario Ridolfi e Wolfgang Frankl. Questa struttura testimonia ancora oggi l’attenzione riservata all’infanzia e alla creazione di un ambiente pensato per stimolare apprendimento e socializzazione fatto su misura per i bambini. Attraversando questi spazi, oggi privi della loro funzione originaria, emerge con forza la lungimiranza con cui è stato concepito un sistema produttivo che poneva l’individuo al centro di ogni progetto. L’approccio aziendale adottato si basava su principi psicologici e sociali innovativi, un concetto rivoluzionario per l’epoca e tuttora di grande attualità. La produttività veniva considerata indissolubilmente legata al benessere dei lavoratori, motivo per cui la costruzione di un asilo, che si basasse su principi studiati e pensati da Olivetti stesso, risultasse fondamentale. Olivetti era solito avvalersi di diverse figure professionali quali psicologi, pediatri e sociologi. Il dipendente di questo grande sistema poteva godere di questi servizi e trarre i benefici. Simbolo di questa precisione sono i frangisole in legno che fanno da involucro a tutto l’edificio. Interamente fatti a mano dagli artigiani del luogo

ProViaggiArchitettura progetta e produce esperienze per aziende, enti pubblici o privati e per i professionisti dell’ architettura e del design: tre decenni di esplorazioni, di incontri con grandi maestri e con giovani professionisti, di visite nei luoghi dove l’architettura prende forma. proviaggiarchitettura.com

ProViaggiArchitettura designs and produces experiences for companies, public and private entities, and professionals in the fields of architecture and design: three decades of exploration, encounters with great masters and young professionals, and visits to places where architecture takes shape.

STILEDESIGN antoniolupi

antoniolupi: spingere sempre oltre i confini del possibile, ridisegnare i gesti quotidiani con un approccio poetico e, allo stesso tempo, tecnologicamente avanzato.

La manualità e l’imperfezione (oltre alla naturalità del materiale) sono invece protagonisti in Neolitico. Quali sono i motivi di questa scelta e che potenzialità avete intuito in questi due elementi? Con Paolo Ulian collaboriamo ormai da molti anni, portando avanti una ricerca condivisa e appassionata sul marmo e sul tema della rottura della materia. Il nostro percorso è fatto di continue sperimentazioni, dove il limite non è mai un ostacolo, ma un’opportunità creativa. Con Neolitico abbiamo volutamente lasciato l’esterno del lavabo pulito, definito, quasi architettonico, e affidando all’interno – al cuore dell’oggetto – il compito di esprimere la materia e la mano. La conca è infatti scavata manualmente, creando una superficie irregolare. Ogni pezzo diventa così una scultura unica, irripetibile, dove l’imperfezione non è difetto ma valore, perché riflette l’autenticità del gesto umano. Abbiamo intuito negli elementi della manualità e dell’imperfezione una grande potenzialità espressiva. In un’epoca dominata dalla produzione seriale e dalla perfezione artificiale, crediamo sia fondamentale restituire centralità al “fare” e all’unicità del pezzo. Neolitico nasce proprio da questo desiderio: riportare il marmo a una dimensione ancestrale e poetica, dove la forma emerge dalla materia. Qual è attualmente la visione del bagno secondo antoniolupi? Questo ambiente ha vissuto una trasformazione radicale nel corso degli ultimi decenni. Oggi è diventato uno degli ambienti più importanti della casa. È uno spazio intimo, dove ritagliarsi momenti di benessere e prendersi cura di sé. Non più solo un luogo di passaggio, ma una vera e propria stanza da vivere, progettata con attenzione e personalità ma anche una sorta di biglietto da visita, uno status symbol che racconta il gusto, lo stile e la cura del dettaglio di chi abita la casa. Da sempre abbiamo lavorato per ridefinire i codici estetici dell’ambiente bagno, promuovendo un linguaggio progettuale essenziale e minimal, ma con grande forza espressiva. Come pensate di evolvere questa visione nel futuro? L’ambiente bagno secondo antoniolupi si muoverà lungo due direttrici principali. Da un lato, continueremo a investire in materiali innovativi che garantiscano prestazioni sempre più elevate in termini di pulizia, resistenza e sostenibilità, senza mai sacrificare l’estetica. Dall’altro, ci sarà una crescente attenzione alla componente emozionale, all’idea di bagno come luogo di esperienza sensoriale. l M.M.

The poetry of simplicity. antoniolupi’s new collections express a vocation for aesthetic, material and sensory research that goes beyond purely functional aspects to bring the bathroom to the centre of the home. Villegiardini interviewed Andrea Lupi, CEO and Art Director of antoniolupi, who spoke about the philosophy behind the new projects as well as the Tuscan brand’s vision, experimentation and inspiration. Once again this year at the Salone del Mobile, you have managed to combine a minimalist approach to design with a spectacular and visually striking result. What are the secrets behind these results, which have become a defining element of your identity? The stand at the Salone, featuring products by leading designers such as Carlo Colombo, Mario Ferrarini, Gumdesign, Giorgio Rava, Paolo Ulian and many others, was our most important project of the year and an opportunity to share our identity and evolution. In the months leading up to the fair,

In questa pagina, schizzi di progetto e immagine fotografica del lavabo Neolitico, design Paolo Ulian

On this page, sketches and a photograph of the Neolitico washbasin, designed by Paolo Ulian

INTERIORS

le gallerie De Jonckheere, Brun e Lucas Ratton sottolinea come arte e design possano arricchirsi reciprocamente, e invita i visitatori a considerare le opere come parte integrante dell’ambiente. Un’iniziativa di grande valore estetico, che celebra e rafforza la connessione profonda tra arte e design contemporaneo. Avete anche presentato la nuova collezione Conte Dehors. Quali sono le caratteristiche e l’identità di questa linea? Conte Dehors è la prima, esclusiva collezione Conte dedicata all’outdoor. Le proposte Dehors rappresentano il perfetto connubio tra la massima espressione del design e l’artigianalità made in Italy, e mantengono le medesime caratteristiche delle collezioni indoor che hanno reso celebre il marchio Conte nel mondo: un design evergreen, sobrio ed elegante, l’impiego di materiali pregiati, la cura per i dettagli. Il design minimal degli arredi fa sì che essi si armonizzino perfettamente

con l’ambiente in cui sono inseriti, invitando a godere di un luxury leisure dalla semplicità raffinata e rilassata. Naturalmente all’aspetto formale si unisce la ricerca di materiali raffinati ma durevoli, adatti agli ambienti esterni: diversi tipi di marmo, legni pregiati e resistenti come il Mogano e i rivestimenti di Loro Piana Interiors, sinonimo di eccellenza tessile. In questa collezione i designer collaboratori del brand – Joe Garzone, Enrico Cesana, Setsu & Shinobu Ito con Leonardo Mercurio – hanno unito lo stile

Conte al massimo comfort, per esaltare spazi luxury sia privati che contract come ville, giardini, yacht, hotel. Per quanto riguarda i vostri designer, ci sono state delle conferme e l’inizio di nuove collaborazioni. Tra le nuove collaborazioni del 2025, siamo particolarmente entusiasti di annunciare l’ingresso di Studio Moitié, un duo di giovani designer che condividono con noi la stessa sensibilità estetica e la passione per il bello. A loro abbiamo affidato la progettazione di una serie di

Qui a sinistra, la postazione vanity della camera padronale. In basso, nella cabina armadio, la scultura Concetto Spaziale, Natura di Lucio Fontana (Foto di Piergiorgio Sorgetti).

On the left is the vanity area in the master bedroom Below, in the walk-in wardrobe, is Lucio Fontana’s sculpture Concetto Spaziale, Natura (Photo by Piergiorgio Sorgetti).

consolle in marmo pensate come vere e proprie sculture funzionali: oggetti capaci non solo di arredare, ma di dare identità e forza allo spazio che abitano. Parallelamente, prosegue il nostro lavoro con l’architetto Mauro Lipparini, con cui abbiamo recentemente completato la collezione In the Mood for Love. L’ultima evoluzione del progetto include un sistema di boiserie in legno massello, concepito per dialogare con strutture in legno bacchettato o rivestite in carta da parati. Un sistema modulare e versatile, pensato per adattarsi con coerenza e stile sia agli ambienti giorno che notte, ampliando ulteriormente le possibilità di personalizzazione degli spazi firmati Conte Casa.

Ci può anticipare i progetti ai quali state lavorando e le linee guida di sviluppo del Brand e di Casa Conte? Stiamo vivendo una fase di evoluzione importante, in cui il brand si sta affermando sempre più come partner progettuale, piuttosto che come semplice azienda di arredamento. La nostra visione si allarga infatti al concetto di lifestyle, con l’obiettivo di accompagnare grandi realtà del real estate nello sviluppo di progetti residenziali e hospitality di alto profilo, contribuendo non solo con il design, ma con una visione integrata e coerente dell’abitare. In quest’ottica, Conte Casa si propone come developer, capace di brandizzare progetti di ampio respiro e di portarvi il proprio stile distintivo. Guardando al futuro, il 2026 sarà un anno cruciale: stiamo lavorando al lancio della nostra prima linea di accessori per la casa, che arricchirà ulteriormente l’esperienza di marca, e a nuove collezioni nate da collaborazioni con studi di architettura internazionali. Il nostro obiettivo è quello di costruire un ecosistema Conte Casa, dove ogni dettaglio – dai grandi arredi fino ai piccoli oggetti – racconta una visione coerente, elegante e contemporanea del vivere. l

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VILLEGIARDINI_GIUGNO 2025 estratto by visibiliaeditricesrl - Issuu