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Carissimo • Carissimo... digiuno

DI ELIANA ALOISI MAINO

Carissimo, mi piace proprio tanto questo nostro Papa che, in momenti drammatici, indice un digiuno per tutta la Chiesa cattolica e non solo. E mi sembra di “giocare in casa” e di sentire un linguaggio noto, una musica conosciuta. Come ti raccontavo, abbiamo “scoperto” il digiuno all’inizio della nostra avventura comunitaria, quaranta anni fa. Eravamo rimasti affascinati e provocati da una Parola del Vangelo, nella quale Gesù spiega il potere della preghiera e del digiuno per qualsiasi difficoltà e necessità. Spinti dall’entusiasmo e da un po’ di sana incoscienza, avevamo digiunato nove giorni a pane ed acqua per intercedere per una situazione impossibile. E … l’impossibile era diventato possibile: quella situazione, proprio all’ultimo momento, si era risolta. Da allora il digiuno è diventato la nostra strategia di combattimento, il nostro potente alleato, uno strepitoso strappagrazie, un sistema collaudato per affrontare ogni genere di difficoltà, incomprensioni, divisioni, malattie. Importante mezzo di fraternità comunitaria.

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Oggi mi chiedo: è ancora importante? È superato e démodé? È sostituibile con altre forme ascetiche? È legato alla nostra storia degli inizi? Un aspetto che trovo uguale, oggi come allora, è la reazione della “gente”: se si digiuna per la fede si è fanatici; se lo si fa per motivi salutistici si è “fighi”. A parte questo. E se fosse più importante oggi di allora? Oggi più di allora siamo un po’ tutti sotto la tirannia dei sensi, con la parola d’ordine: fa quello che senti, sazia ogni tua fame, obbedisci ad ogni tuo impulso, lasciati guidare dall’istinto.

E se il digiuno fosse anche un mezzo per imparare a “disciplinarci”, a conoscerci meglio, a distinguere fra fame e gola, tra nutrirsi e ricerca di affetto e gratificazione? Se fosse una forma estremamente efficace per rendere la nostra fede meno evanescente e più concreta e tangibile, nella quale è il nostro stesso corpo, tutto il nostro corpo, a pregare? Se fosse un aiuto per passare dal “dire preghiere” al pregare? Se fosse la risposta ad un grido che viene dal nostro corpo: “Se mi vuoi bene qualche volta dimmi di no”? Se avesse la capacità di ammorbidire il nostro cuore, di

Carissimo... digiuno

Carissimo...

renderlo meno “roccioso” e di aprirci o spalancarci alle necessità di chi è meno fortunato di noi, di chi il digiuno non lo fa per scelta, ma per necessità? Se la sgradevole sensazione dello stomaco vuoto ci facesse toccare da vicino la fame dei due terzi dell’umanità? Se ci aprisse alla misericordia, al non pensare solo a noi stessi, ad aprire il nostro portafoglio e il conto in banca per essere cibo, perché ci sia cibo per ogni uomo? Se fosse un mezzo usato da Dio per formarci “un cuore nuovo e uno spirito nuovo”? Se ci aiutasse a far ordine nella nostra vita, a capire di cosa possiamo fare a meno, che cosa è indispensabile e cosa è superfluo? Se ci aiutasse ad avere fame di ciò che non perisce, ad avere lo stimolo per ciò che sazia per davvero? Se fosse la possibilità di “aprire una via dove sembra non ci sia”?

Tutta fatica? Rinuncia? Disciplina? “C’è un piacere nel dire no a quelle voglie e a quei desideri che formano i tre quarti della nostra personalità…”. Che Dio ci doni questo piacere e faccia della nostra vita un piacere per quanti incontriamo.

Ti abbraccio e ti penso. Sempre tua Eliana