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Testimonianza • Apertura

Apertura

Riportiamo qui la testimonianza, poetica e toccante, di una donna aggredita dal cancro a 51 anni e quasi vinta da esso. Poi, il suo affidarsi alla preghiera di alcune persone: preghiera semplice di chi ha imparato che di Gesù ci si può fidare sempre. E l’esito gioioso, che le permette di aprirsi alla speranza e alla fede.

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La malattia devasta, squilibra. Lacera. Divide, angoscia. Scuote e spaventa. Entra come un ladro nella casa del tuo corpo. Si sposta silente di stanza in stanza. Occupa i tuoi spazi mentre abiti ignaro e non ti accorgi di nulla. Attacca i tuoi organi, tesori che ti appartengono dalla nascita.

Un carico fisico e psicologico micidiale. Un individuo da solo non riesce ad affrontare il mostro. In due la battaglia è comunque gravosa e sbilanciata. Serve di più. Tu tremi, vacilli. Hai un passato ormai trascorso, un presente disperato. Il futuro è un buco nero.

Preghi in solitudine.

Guardi la croce. Gesù appeso. Gli gridi in silenzio: perché. Quale il senso. Lo sfidi nella gara del dolore. Lo provochi pesantemente. Tu l’hai fatto per noi. Io per chi? Quale senso ha il mio calvario infecondo? A chi giova? E quanti come me?

Lui tace.

Poi, un giorno smetti. Hai toccato il fondo. Non preghi più. Sei allo stremo. Lasci fare agli altri. Lo facciano loro al posto tuo. Tanti generosi, dispiaciuti, partecipi si offrono. Sinceri, lo percepisci. È rimasta la domanda sul senso della sofferenza, frulla nel cervello come il criceto nella ruota. Cerchi, leggi, le parole restano fiato in una bolla, prive di suono. Scoraggiamento.

Poi un incrocio, un incontro casuale. La proposta di una preghiera in gruppo. Poche persone. Accetto. Scopro di conoscerle tutte, da tempo, da vicino, c’è anche un’amica. Stupore. Mi lascio trascinare. Mi sposto dal pantano cupo dello stagno in cui sono invischiata verso l’acqua limpida, lenta e tiepida di un placido fiume che mi accoglie. Insieme a loro percepisco la presenza di Gesù, dello Spirito Santo. Chiudo gli occhi. Apro i sensi, il cuore, la mente. Poco a poco faccio la pace con Lui. Mi parla tramite la Sua Parola.

Eccolo. Dov’eri? Non mi hai mai lasciato? Non ti sentivo e tu c’eri? Lacrime, brividi, sudore. Hai detto va, prendi la tua barella e torna a casa. L’ospite intruso e sgradito si sta dileguando. La terapia funziona. Il dolore è diminuito. L’animo rinfrancato.

Interminabili volte dico grazie. A Lui, a queste persone creatrici del ponte di dialogo. Hanno sanato una lite a senso unico, dato voce al mio Fratello maggiore. Convinta mi avesse abbandonato, mi custodiva e seguiva, un passo dietro le mie spalle.