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Famiglia

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DI ROMOLO ROSSINI

si potr à ancor a ritener e che il matr imon io sia tr a un uom o e una don na? che ogni bambino ha dir itt o a un papà e a una mamma?

Come è noto in Italia, il disegno di legge Zan contro l'omotransfobia ha suscitato discussioni e polemiche e ancora ne susciterà al momento della discussione in Parlamento, prevista per questo autunno. In particolare, nel mondo cattolico si è distinta una nota della Presidenza della Conferenza Episcopale (Avvenire, 10.06.2020) che, oltre ad aff ermare la non necessità di questa legge, dato che ogni persona, proprio in quanto persona, è già effi cacemente protetta dall'ordinamento giuridico del nostro Paese, ritiene eff ettivo il pericolo

che in nome di questa legge si possa bloccare il

diritto alla libertà di pensiero. Sembra, infatti, che il dettato dell'attuale proposta di legge possa dar adito a interpretazioni che potrebbero ritenere discriminatorio chi ha un pensiero, certamente non off ensivo, ma diverso, a riguardo del senso della sessualità umana, della famiglia, della generazione. In altre parole, si potrà ancora ritenere che il matrimonio sia tra un uomo e una donna? che ogni bambino ha diritto a un papà e a una mamma? che il corpo dell'uomo e della donna, proprio nella diff erenza, manifesta un senso orientato all'incontro d'amore, al matrimonio e alla generazione? O si potranno ritenere idee potenzialmente discriminanti e quindi passibili di essere valutate come veri e propri reati?

Il relatore, on. Zan del PD, in una intervista al quotidiano cattolico Avvenire, aveva a suo tempo assicurato che non era questa l'intenzione della legge e che essa avrebbe certamente rispettato la libertà di pensiero. Tuttavia, poiché ogni sentenza è una interpretazione della legge e non una mera applicazione, il giudice interpreterà il dettato eff ettivo della legge, non l'intenzione del legislatore. Le parole per defi nire una legge non sono certo né neutre né ininfl uenti, e proprio questo può dare il fi anco a quanto paventato dalla nota della CEI e anche da altri studiosi e costituzionalisti.

C'è chi vede poi in questa proposta di legge il tentativo di aff ermare e di legalizzare una ideologia di astratta uniformità – il cosiddetto ‘pensiero unico’ - in cui il corpo e le sue diff erenze sono liberamente manipolabili dall'individuo, in nome di una libertà che trova il suo senso nella possibilità di scelta, dilatata quanto possibile. Potrebbero inoltre seguire iniziative scolastiche, previste dalla medesima legge, capaci di plasmare una forma mentis, una forma sociale che tutti debbono assumere.

Ecco, le leggi non hanno questo compito. Esse non sono a servizio di ideologie, ma di tutta la società, e il modo migliore di tutelare anche i membri più deboli, o comunque più facilmente discriminabili, non è solo quello di una legge, ma prima di tutto quello di una cultura condivisa, senza che le due cose si escludano. Anzi, le leggi migliori nascono proprio da una cultura condivisa. Non è compito del nostro breve intervento entrare nei dettagli di questa proposta. Molte e opportune informazioni si trovano su Avvenire. Ci interessa soprattutto svolgere alcune osservazioni di natura antropologica e sociale.

Innanzitutto, appare fondamentale chiarire il valore della diff erenza. Possiamo dire che, nell'unità del genere umano, uomini e donne vivono di molte diff erenze, a partire dalla diff erenza nell'unità del gener e umano, uom ini e don ne vivon o di mol te differ enze, a par tir e dalla differ enza fon damentale tr a uom o e don na fondamentale tra uomo e donna. La storia e la cultura umana hanno vissuto e vivono di diff erenze: lingue, popoli, religioni, culture. Non ci nascondiamo che, storicamente, le diff erenze sono state e sono tuttora occasione di discriminazione e di ingiustizia, a partire dalla discriminazione e sottomissione della donna, che il testo biblico di Genesi coglie con lucidità e riporta, non al disegno buono e bello del Creatore, ma alla superbia e cattiveria umana.

Ma è da annullare la differenza, o sono i rapporti umani da vivere sempre più come giustizia, in una società capace di valorizzare le differenze e non di omologarle?

I moralismi sono del tutto inutili e inopportuni, ma la riflessione sulla natura il fondamento di ogni rapporto sociale manifesta una prossimità, una umanità che la legge civile è chiamata a custodire, ad esplicitare del rapporto sociale appare sempre più importante, non solo a riguardo di questa legge, ma anche di altre possibili future leggi. Ormai, il pluralismo delle convinzioni, delle idee e delle forme di vita, e il diffondersi, proprio come forma di rapporto e forma di vita, dell'utilizzo dei social, che sono vissuti da molti come modo spontaneo e immediato di relazionarsi agli altri, anche in forme di odio, di prevaricazione, di fake news, possono favorire e rafforzare forme distorte di relazione. In verità, ogni rapporto sociale ha una legge di vita al suo interno. L'altra persona è indisponibile ai nostri progetti e alle nostre scelte. Rispetto significa riconoscere nell’altro una persona come me, eppure altra da me, il cui bene non viene dal mio riconoscimento, ma impone ed esige il mio riconoscimento, il mio rispetto. In altre parole, il fondamento di ogni rapporto sociale manifesta una prossimità, una umanità che la legge civile è chiamata a custodire, ad esplicitare.

Prima che rapporto legale, il rapporto umano è sempre rapporto di prossimità, o che invoca/impone il farsi vicino, il condividere, il comprendere e, nello stesso tempo, il richiamare alla verità di questa legge intima ad ogni relazione. Legge di prossimità, che la società è chiamata a esplicitare in forme di vita, in norme, in azioni, a favore della comune umanità di cui tutti siamo ospiti, non padroni. Occorre dire che, di fronte ai cambiamenti sociali che viviamo, quando toccano aspetti che ci riguardano tutti da vicino, si nota, da parte di persone e gruppi A questa avventura politica siamo chiamati tutti a partecipare, animati e sollecitati da una fede che ha di fatto costruito, in Occidente e non solo, una civiltà in cui la persona è il centro a mettere in luce il fondamento umano di proposte che vengono spesso escluse come confessionali o religiose ma che, proprio in quanto umano, appare condivisibile da chi si affida ancora a una ragione non ideologica ma che cerca, anche con fatica, il senso effettivo del nostro vivere insieme. Tutto questo si chiama politica, attuata cattolici, un atteggiamento di in diversi modi e ambienti, ma netta opposizione, di assoluta senza la quale non è possibile intransigenza. Non pensiamo che questo sia una città degli uomini. A questa avventura politica condivisibile. Il fatto è che non viviamo più nella societas siamo chiamati tutti a partecipare, animati e sollecitati christiana, in cui le leggi molto dovevano alle forme di da una fede che ha di fatto costruito, in Occidente e vita plasmate dal cristianesimo. Ora occorre cercare il non solo, una civiltà in cui la persona è il centro. Occorre consenso con gruppi e persone che non condividono la comprendere come un segno dei tempi e non come medesima visione del mondo, alla ricerca di possibili una iattura il fatto che i cattolici e i cristiani tutti non sono convergenze su leggi che favoriscano forme sociali chiamati a costruire la città dei cristiani qui in terra, ma di inclusione e di maggiore giustizia. Possiamo parlare la città degli uomini in cui tutti, favoriti dalle leggi e dalle di un atteggiamento critico- propositivo e di una capacità istituzioni, possano riscoprirsi partecipi di una società dal culturale di persuasione, di dialogo, di iniziativa volta volto umano.

DI SARA E SAMUELE CAVEDON

Nella nostra Via Pacis, il Sacramento del Matrimonio occupa un posto privilegiato, in quanto presente sin dal momento fondante dell’Associazione: infatti i nostri fondatori, assieme ad un sacerdote, sono due sposi. Appare chiaro, dunque, l’amore che Dio ha per il matrimonio tra uomo e donna, e quanto sia connesso alla missione di Via Pacis. Come leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica, “avendo Dio creato uomo e donna, il loro reciproco amore diventa un’immagine dell’amore assoluto e indefettibile con cui Dio ama l’uomo. È cosa buona, molto buona, agli occhi del Creatore”. Da più di due anni, mia moglie Sara ed io facciamo parte dell’équipe formativa nei weekend in preparazione al Matrimonio della Zona pastorale. Le tematiche aff rontate sono il rapporto di coppia, il rapporto con Dio, la relazione con le famiglie d’origine, la relazione con i fi gli, la sessualità, la confl ittualità. Il nostro obiettivo è quello di aiutare i partecipanti al corso a intraprendere un viaggio dentro sé stessi e come coppia, non rimanendo ascoltatori passivi, ma partecipanti fattivi; il tutto vissuto in un clima di condivisione e di preghiera. Da questa esperienza, io e Sara, come coppia, ogni volta ci rendiamo conto che i primi benefi ciari siamo proprio noi. Il weekend ci aiuta a riscoprire, sotto sfaccettature diverse, la bellezza del matrimonio che da sette anni stiamo vivendo, ritornando all’essenziale nel nostro rapporto e rispolverando i pilastri, il cui valore ci tiene insieme.

Da quando abbiamo iniziato, abbiamo conosciuto circa una cinquantina di coppie. Quello che ci stupisce ogni volta, è notare la sete e la ricerca di pienezza che ognuna di loro trasmette attraverso lo sguardo, le parole, le rifl essioni e gli interrogativi che si pongono e che ci presentano. Ogni parola detta e ogni gesto da noi fatto vengono da loro carpiti come perle preziose. Siamo quindi felici di poter fare questo piccolo, grande servizio. Purtroppo, spesso appare evidente che le grandi domande della vita e le grandi promesse non trovino più tempo e che risulti più semplice accantonarle. Quando infatti qualcosa non è più come prima, quando insorgono i problemi e le diffi coltà, tutto si sgretola, tutto crolla. Invece che combattere e ripartire, ci si arrende, travolti dalla delusione personale e di coppia. A livello antropologico, certe culture relativistiche cercano di minare le fondamenta del cristianesimo, compreso il matrimonio, ma la speranza non è fi nita e non deve mai fi nire. Speranza che troviamo ogni volta negli sguardi e negli interrogativi delle coppie che abbiamo avuto la fortuna di conoscere. È molto chiaro il desiderio che si trova in ognuno di loro di dare corpo al progetto di costruire qualcosa di grande e duraturo. Il matrimonio, come ce lo ha insegnato Gesù, è una di queste grandi risposte. E anche noi, che ci troviamo dalla parte di chi questa risposta l’ha trovata, vediamo in chi la sta cercando che Dio è ancora all’opera e che non ha abbandonato la sua famiglia umana.

Famiglia, patrimonio dell' umanità

DI JULIAN E BIBIANA RAMIREZ

Dopo vari anni di cammino in Via Pacis, possiamo testimoniare come Dio, attraverso il carisma e i fratelli nella fede, ha salvato, riorientato e rinvigorito la nostra vita di coppia e di famiglia. Nelle diffi coltà abbiamo contato sull’aiuto di alcuni fratelli “maggiori” nel carisma che, con molto rispetto, hanno saputo aiutarci ed accompagnarci nelle nostre problematiche di coppia e di giovani genitori.

Il nostro servizio in Via Pacis Colombia, e il nostro desiderio di essere ambasciatori del carisma del perdono e della riconciliazione, ci ha spinto a portare a molte famiglie della nostra Diocesi un messaggio di consolazione, riconciliazione, speranza e formazione. Le famiglie hanno bisogno di essere ascoltate e accompagnate, con lo stile che ci hanno trasmesso i nostri Fondatori: “Quando ci avviciniamo ad una famiglia e alle loro situazioni personali, è come entrare in un sacrario, toccare un 'terreno sacro', che noi dobbiamo rispettare e curare, attraverso la tenerezza, la chiarezza e con la formazione qualifi cata”. Nella nostra professione di insegnanti, in questi anni, abbiamo incontrato tanti casi diffi cili. Ci siamo resi conto che la famiglia, in questa società post-moderna, va difesa perché continuamente attaccata, per essere destabilizzata e distrutta.

Abbiamo diverse opportunità nelle quali Dio ci permette di parlare e testimoniare la bellezza dell’essere famiglia: • Nella scuola: Parlando di fi danzamento, matrimonio, paternità, maternità, possiamo testimoniare l’importanza e la bellezza dell’amore sponsale dal punto di vista cristiano, sensibilizzando all’amore come progetto di vita, stabilendo dialoghi aperti e sinceri di fronte a dubbi e pregiudizi dei nostri giovani. • Nella pastorale: Nella nostra Diocesi abbiamo avuto l'opportunità di partecipare ogni anno alla programmazione che da maggio a giugno porta il titolo: "Tempo di Famiglia". Questo ci ha permesso di presentarci come Via Pacis a diverse parrocchie, portando un annuncio di perdono e riconciliazione nella coppia e nella famiglia. Usando un linguaggio semplice e dinamico, abbiamo parlato di aspetti spirituali, temi di formazione, pacifi cazione interiore, esercizi per migliorare la relazione e la comunicazione nella famiglia. Da queste esperienze è nato uno spazio per l'ascolto delle coppie che vogliono approfondire alcune tematiche o essere aiutate nelle problematiche delle dinamiche famigliari. Su invito di alcuni sacerdoti abbiamo organizzato alcune giornate di formazione, in particolare con le famiglie dell’esercito nazionale e della polizia locale. • Attraverso la radio, che in Colombia continua ad essere un canale molto importante di informazione e comunicazione. Arriviamo in molte case, grazie all'appoggio di una stazione radio regionale, che ci ha dato uno spazio settimanale chiamato “La via della Pace”. Trattiamo tematiche riguardanti la vita e le relazioni famigliari. In Colombia ci sono molti problemi latenti come il maltrattamento familiare, l'inadeguata educazione alla sessualità, l'abbandono dei fi gli, l'improvvisazione nella formazione di nuove famiglie etc. Questo ci ha permesso di partecipare al programma della radio: “La famiglia tutto un racconto”, per testimoniare e condividere la bellezza del matrimonio e della famiglia alla luce del carisma Via Pacis e della dottrina cristiana. • Nelle Comunità Via Pacis, attraverso l’organizzazione di varie iniziative di carattere sociale per promuovere la dignità delle famiglie, attraverso i progetti di Via Pacis Onlus: solidarietà concreta, sempre accompagnata dall’ascolto, dalla formazione e dall’accoglienza.

Attraverso queste esperienze possiamo davvero testimoniare che la famiglia è patrimonio, fondamento dell'umanità e tesoro della Chiesa.