Cimettolafaccia_Costanzo Ferraro

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disturbo la classe, addirittura sciolgo il fiocco ai grembiuli dei presenti. Questo riferiscono le suore a mia madre, per poter celare il secolare retaggio della loro ipocrisia. Non ricordo di aver avuto dei superpoteri. E così eccomi iscritto a un asilo pubblico, scomodissimo da raggiungere. Mamma deve fare una spaventosa rampa di scale con me in carrozzina. L’asilo è ricavato in una villa nella bellissima via Folligara, ma è dall’altra parte del paese. Non ricordo nulla di quel periodo, se non la dolcezza della maestra Annamaria Catuonnio: a parte la mamma, la prima figura femminile del mio universo, e la mia costante ricerca di protezione, calma, serenità, mitezza come caratteristiche fondamentali delle donne che mi circondano. A sei anni ancora non cammino, finché non entro in un centro specialistico ad Anzio, sul litorale romano. Qui, il dottore, allievo del professor Bollea (grande luminare della neuropsichiatria infantile), mi mette letteralmente in piedi e mi dice di muovere le gambe. Io vacillo, ho scarso equilibrio, sto per cadere. Mio padre ha più paura di me, tenta di sorreggermi. Il dot-


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