Hulk’s toys
“I giocattoli di Hulk” vuole essere diverse cose insieme: un progetto sulla vita e l’arte di Franco Bellucci, un resoconto poetico del suo passato e del suo presente, un esame dell’ambiguità delle sue creazioni in quanto opere d’arte e giocattoli, una ricerca sull’infanzia, un documento sull’alternativa all’istituzionalizzazione dei problemi di salute mentale. Franco Bellucci ha vissuto per quasi quarant’anni - da quando era un ragazzino – all’interno del manicomio di Volterra, a causa della sua distruttività compulsiva verso gli oggetti. Alla nascita e nei primi anni di vita , Franco è un bambino come tutti gli altri: la sua distruttività inizia durante l’infanzia quando lo colpisce un violento attacco febbrile che lo lascia in fin di vita e con danni cerebrali permanenti. I segni della sua condizione sono da subito evidenti, ma Franco riesce a fare piccoli progressi grazie al paziente sforzo della sua famiglia. La sua distruttività è sempre presente. Nel 1961, durante l’eclisse totale di sole, getta alcuni mobili dalla finestra di casa sua, a Livorno, e di lì a poco viene prima portato in ospedale, poi internato definitivamente nel manicomio di Volterra. Per quindici anni è costantemente legato al letto come mezzo di contenzione della sua grande forza: un giorno, mentre è immobilizzato, gli viene accidentalmente dato fuoco, probabilmente con un mozzicone di sigaretta. Franco riporta ustioni su tutto il corpo per le quali rischia la morte.
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“Hulk’s Toys” is a project on the life and art of Franco Bellucci, a poetic tale of his past and present, an examination of his creations in their ambiguity of works of art and toys, a research on childhood, documenting a humane alternative to institutionalization of mental problems. Franco Bellucci has lived for almost four decades - since childhood - detained in a mental hospital in Volterra, Italy, due to his compulsive destructivity towards objects. Franco’s was a normal birth, and he grew like other children: his destructivity is borne from a violent febrile episode in his early childhood that left him almost dead, and with a permanent brain damage. The signs of his new condition are immediately evident, but Franco manages to slowly recover, thanks to the patient efforts of his family. His destructivity is always present. Following an episode where he started throwing furniture from the window of his house in Livorno during the total eclipse that occured in Italy in 1961, he was first brought to a psychiatric ward, then definitively interned in the asylum in Volterra. For fifteen years, he is constantly tied to his bed, as a mean of containing his great force: one day, while immobilized, he is accidentally put on fire, probably with a cigarette. The large burns over his body put his life at risk. In 1978, the 180 law, a reform inspired by psychiatrist Franco Basaglia, legally forbids the internment in asylums.
Nel 1978, la legge 180, ispirata dallo psichiatra Franco Basaglia, sancisce la chiusura dei manicomi. Franco viene slegato dal letto, ma la burocrazia lo dichiara “residuo manicomiale indimissibile”. A causa di questa etichetta, è costretto a vivere nel limbo di un manicomio fatiscente per altri venti anni, prima che per il suo caso si trovi una soluzione alternativa. Nel 1998 viene finalmente accolto nel Centro di Salute Mentale di Livorno – intitolato a Franco Basaglia – che ospita persone, come lui, non autosufficienti a seguito dei tanti anni di istituzionalizzazione. Viene soprannominato Hulk, ma qui la sua condizione viene rispettata, e viene incoraggiata la sua capacità di esprimersi. Invece di distruggere, inizia a ri-creare, legando ogni tipo di materiale e oggetto in potenti opere d’arte, che considera i suoi giocattoli, esibite negli anni successivi in varie mostre e musei in tutto il mondo, sempre con grande successo. Progressivamente, la sua distruttività diminuisce, fin quasi a scomparire: oggi Franco vive una vita scandita e quasi ricreata dai suoi giocattoli, in una struttura aperta, nella quale la sua dignità di persona viene finalmente riconosciuta. Riccardo Bargellini, il direttore artistico dell’atelier di espressione creativa di Livorno dedicato ai pazienti psichiatrici, e Ivana Bianco, la direttrice del Centro Basaglia dove Franco risiede, sono tra i primi ad entusiasmarsi per la carica artistica dei giocattoli di Hulk. Iniziando a portargli nuovo materiale dall’esterno, Riccardo capisce che per Franco la distruzione non è una azione a sé stante, ma legata al ri-assemblaggio
Franco is liberated from his bed, but declared an “undismissable asylum residue” by bureaucracy. Because of this, he has to live in the limbo of a decaying asylum for another twenty years, before an alternative to confinement is found. In 1998, he is finally accepted in an open facility for mental health in Livorno - entitled to Franco Basaglia - for people that, like him, after years in an asylum, are not self-sufficient. Here they call him Hulk, but his condition is respected, and his capacity of expression encouraged. Instead of destroying, he starts re-creating, making strange objects by tying together all kind of materials in powerful works of art, that he considers his toys, exhibited internationally during the following years in various galleries and museums, always with great success. Progressively, his compulsive destructivity almost ends: today, Franco lives a life rythmed and almost recreated by his toys, in the open facility where his dignity as a person is finally accepted. Riccardo Bargellini, the artistic director of the creative atelier for psychiatric patients in Livorno, and Ivana Bianco, the director of the Centro Basaglia where Franco is staying, are the very first true enthusiasts of Hulk’s toys as artistic expressions. By bringing him more material from outside, Riccardo understands that Franco does not destroy for the sake of it, but only to reassemble afterwards, in an ultimately creative process. Costantly fueling his need for starting objects (all kinds of wires, old toys, dismissed objects etc.) leaves Franco only with the second part of this process, tying together, uniting, without having to break before. The ambiguity of his toys, being contemporarily works of art and playing companions for Franco, who always has
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e vedo bambini cantare in fila li portano al mare non sanno se ridere o piangere e batton le mani far finta di essere sani far finta di essere sani far finta di essere sani
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