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Arte e tradizioni en plein air
from VARESEFOCUS 2/2020 - Marzo
by univa0
Arte e tradizioni en plein air ▶ PROVINCIA DA SCOPRIRE
A passeggio tra i più caratteristici e singolari musei a cielo aperto, senza orari, né cancelli, della provincia di Varese. Qualche consiglio per le escursioni primaverili, tra storia, colori come il blu Cunardo, murales. E smartphone alla mano
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Imbattersi nella bellezza e nell’arte semplicemente passeggiando. Ci sono musei così caratteristici che sono letteralmente nati e cresciuti in mezzo alle località che li ospitano. Sono diventati parte di case, alberi e panorami quotidiani. Sono sul muro di casa propria, lungo il percorso della passeggiata giornaliera col cane, in centro paese. Senza cancelli chiusi né orari di chiusura. Eccoli, i musei a cielo aperto della provincia di Varese. Una meta ideale da scoprire in primavera, dove attardarsi fuori diventa sem pre più piacevole e dove entrare nel vivo della cultura e della stoAlessandra Favaro ria di un luogo. Spesso, queste esposizioni en plein air nascono proprio da un luogo storico o dal recupero di storie e tradizioni scomparse. E diventano anche qualcos’altro, alimentando nuove forme d’arte, affiancandosi alla tecnologia. Eccone 4 da scoprire per rivivere sui luoghi originali alcuni aspetti del passato che ca ratterizzarono profondamente la provincia di Varese e le combo che la contraddistinguono: arte e impresa, ma anche natura e biodiversità. Cominciamo il viaggio. Guerra e pace in Via Gaggio È una strada dalle tante personalità Via Gaggio a Lonate Pozzolo. A pochissima distanza dall’aeroporto di Malpensa, per raggiun
gerla si attraversano interi quartieri di case e porte chiuse e murate, le aree che vennero delocalizzate ai tempi dell’apertura di Malpensa 2000. Via Gaggio non è solo una bella passeggiata in brughiera, ma è un ecomuseo a cielo aperto sotto molti aspetti: costumi e usanze contadini di un tempo nella zona, permanen za delle truppe tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale, poesia e ambiente. Consiste in una passeggiata lenta in mezzo a bosco e brughiera di circa 3 chilometri che collega tramite una strada sterrata la città di Lonate Pozzolo con la sua frazione, Tornavento, attraver so una sterrata larga e pulita nel bosco fino alla Ex Dogana Austroungarica del Parco del Ticino. Ritrovo domenicale per eccellenza per sportivi e amanti del le camminate, offre più volti a seconda di quello che si vo glia scoprire. L’opera di valorizzazione di Via Gaggio nacque a inizio anni ‘90 grazie ad Ambrogio Milani, cittadino di Lona te Pozzolo, che con il contributo di Legambiente e Comune, creò e organizzò un gruppo di volontari per restaurare strada e dintorni. Ben presto ci si accorse del valore anche storico dell’a rea. Il risultato è sotto agli occhi di tutti. Via Gaggio, appunto, non ha “una personalità”, ne ha molte: la passeggiata può cominciare dal Punto Parco e proseguire verso la brughiera o il fiume oppure iniziare dal lato opposto. Dritta, piana, la strada fu molto importante tra il Medioevo e l’inizio del ‘900, prima come zona rurale e agricola, poi anche come luogo di esercitazione dell’E sercito Italiano. Questa sua “doppia vita” è visitabile attraverso un’esposizione permanente tra gli alberi che accompagna il visitatore: antichi strumenti contadini recuperati in mostra con cartelli esplicativi, tutti scritti a mano, foto d’epoca, cimeli del passato militare, ma anche poesie appese agli alberi. Il borgo di Arcumeggia
Immergersi nel blu a Cunardo attendendo i nuovi arrivi Più a nord in provincia, invece, Cunardo custodisce un’antica tradizione dell’arte ceramista. Un saper fare arrivato a livelli così alti che qui nacque anche un colore: il Blu Cunardo appunto, intenso come il cielo limpido di queste zone. Un’arte tramandata da secoli se si pensa che nell’area, popolata fin dall’epoca romana, venne ro ritrovati resti di fornaci per la lavorazione dell’argilla. Fornaci che ne hanno caratterizzato le architetture e il profilo urbano anche a cavallo tra ‘800 e ‘900. Proprio in una delle antiche fornaci oggi è visitabile ogni giorno dell’anno il Museo della Ceramica di Cunardo. Un melting pot tra storia locale e arte globale, dove si mescolano opere di artisti internazionali e strutture storiche. Il museo si trova in via Fornaci: gli antichi forni delle ceramiche Ibis oggi sono diventate un museo libero e aperto, dove passeggiare nel verde e ammirare opere e laboratori. Nel 2014 Giorgio Robu stelli, il proprietario e artista della ceramica, è riuscito a far rivivere un luogo e ha creato l’associazione Amici delle Fornaci Ibis per il suo rilancio culturale. Uno spazio che ha visto passare grandi firme dell’arte italiana e non. L’antico laboratorio della famiglia Robustelli, i creatori delle Ceramiche Ibis, dagli anni ‘60 comin ciò a ospitare opere di artisti di fama come Fontana, Baj, Guttu so. Persino lo scrittore Piero Chiara è passato di qui e ha lasciato suoi disegni. Oggi l’arte rimane di casa. Con la primavera, è possibile vedere Ro bustelli in persona nel suo studio al lavoro: “Ognuno è il benve nuto - dice e anticipa -. Dai prossimi mesi arriveranno nuove opere a decorare il museo”.

La Pinacoteca a cielo aperto sul lago Spostiamoci ancora e spingiamoci al confine ovest della provincia, sul lago Maggiore. Da alcuni mesi la città di Angera ha inaugurato un nuovo museo a cielo aperto, con la collaborazione dello street artist Andrea Ravo Mattoni. Dopo il successo del murale ispirato al Caravaggio di Ravo in piazzetta ex Sama, l’artista ha realizzato 6 quadri, collocati sui muri delle vie del centro storico. Dipinti con la bomboletta che ritraggono antichi affreschi ange resi noti e meno noti, conservati in edifici ecclesiastici o privati e un’opera ispirata a un disegno di Leonardo da Vinci. Queste opere permettono ai cittadini di riappropriarsi della tradizione artistica locale e diventano tappe di un itinerario tutto da vivere, appositamente creato e fruibile da tutti.

Con lo smartphone nella città dell’affresco Altra tappa del viaggio tra i musei a cielo aperto del Varesotto è Arcumeggia, frazione di Casalzuigno. Il borgo dipinto fu protagonista da metà del secolo scorso di un escamotage davvero originale messo in atto per combattere l’abbandono dei territori montani che il paese stava vivendo. Vennero chiamati artisti a re alizzare affreschi sulle facciate delle case. Così nacque il museo a cielo aperto. Tra gli autori che qui dipinsero e lasciarono le opere su case, muri e piazze sfilano i nomi di Giuseppe Montanari, Aldo Carpi, Umberto Faini, Ferruccio Ferrazzi, Francesco Menci, Eugenio Tomiolo, Carmelo Nino Trovati. Conoscerli tutti è sem plicissimo: ogni affresco è dotato di Qr Code. Basta inquadrarlo con lo smartphone per scoprire autore e storia semplicemente dal telefonino, anche tramite audioguida.
Il Muretto delle Poesie Da un lato il blu del lago, dall’altro opere colorate, ciascuna che interpreta a modo suo il tema dell’amore. Succede a Ispra, dove prima di immergersi lungo la cosiddetta Passeggiata dell’Amore, un itinerario sospeso tra acqua e fornaci, si possono ammirare al cune piastrelle sul “Muretto delle Poesie”. Ogni anno avviene la posa di una nuova piastrella, in concomitanza del concorso letterario Mario Berrino, nato nel 2007 e sempre sostenuto proprio dal pittore e artista ligure a cui è intitolato. Berrino, scomparso nel 2011, ideò anche nel 1953 con Ernest Hemingway, sia il Muretto di Alassio che il concorso di bellezza Miss Muretto. Ogni anno, la poesia vincitrice della rassegna diventa piastrella di ceramica de corativa. E la poesia, assieme all’arte, diventano compagne quotidiane anche di una semplice giornata in spiaggia. ■