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Il peperoncino amico del cuore
from VARESEFOCUS 2/2020 - Marzo
by univa0
Una ricerca realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, e pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology, svela le proprietà benefiche di questa bacca, in grado di dimezzare il rischio di infarto e ictus
Luigi Bignami
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Un altro studio dimostra ancora una volta la bontà del peperoncino, non tanto nel dare gusto ai piatti, ma a preservare la salute di chi lo consuma. Questa volta la ricerca è stata realizzata dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, con la collaborazione del Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto
Superiore di Sanità, dell’Università dell’Insubria di Varese e del Cardiocentro Mediterranea di Napoli, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology ( Jacc). Cosa dice lo studio? Dimostra come le persone che assumono abitualmente peperoncino abbiano un rischio di mortalità, per alcuni tipi di malattie, che globalmente risulta ridotto del 23% rispetto a chi non ne fa uso. La ricerca ha tenuto sotto controllo per circa 8 anni, 22.811 cittadini del Molise i quali hanno partecipato al pro getto “Moli-sani”. I ricercatori hanno confrontato le loro abitudini
alimentari e hanno osservato che nelle persone che consumano peperoncino almeno 4 volte a settimana il rischio di morte per infarto si abbatte del 40% e la riduzione arriva al 50% sulla mortalità legata a problemi cerebrovascolari. Spiega Marialaura Bonaccio, ricercatrice epidemiologa di Neuromed: “È interessante il fatto che la protezione che sembra offrire il peperoncino alle persone sia indipendente dal tipo di dieta che si osserva”. Il peperoncino è un elemento radicalmente inserito nella tradizione culinaria italiana e per questo è una pianta ancor più interessante per noi tutti. Spiega Licia Iacoviello, Direttore del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Irccs Neuromed e Professore di Igiene e Salute Pubblica dell’Università dell’Insubria di Varese: “Quanto sia presente nella nostra vita lo dice il fatto che nel corso del tempo gli sono state attribuite molte proprietà, anche se spesso erano legate ad aneddoti o usanze quasi magi che”. Ma non va dimenticato che talora, quel che diventa magico nella cultura di un popolo possa avere delle basi concrete. “E adesso la scienza ci dice, ad esempio, che le varie piante della specie capsicum (a cui appartiene il pepe roncino), pur consumate con modalità diverse, esercitano realmente un’azione protettiva verso la nostra salute”. La ricerca italiana viene dopo numerose altre analisi che hanno messo in luce il valore di que sta pianta per la salute dell’uomo. Alcuni mesi or sono infatti, uno studio realizzato negli Stati Uniti da scienziati dell’Università del Vermont e apparso sulla rivista scientifica Plos One, sosteneva che il consumo abituale, in questo caso di una sola volta al mese, riduce del 13% la mortalità generale delle persone, e ancor di più per quel che riguarda l’ictus e le malattie car diache. E un’altra ricerca condotta in Cina su 500.000 persone e pubblicata sul British Medical era giunta a conclusioni simili, registrando una diminuzione del rischio di morte del 14% per chi faceva uso regolare di peperoncino. Nonostante non sia ancora ben chiaro quali siano gli elementi chimici che fanno del peperoncino un vero elisir di lunga vita, sembra comunque che i benefici siano merito della capsaicina, un alcaloide che è poi il suo principale componente che
dà al peperoncino il gusto piccante, in grado di innescare perdita di peso accelerando il metabolismo delle persone. L’azione positiva sul cuore sembra sia dovuta alle sue proprietà vasodilatanti, favo risce cioè, l’aumento del calibro delle arterie e delle vene facendo diminuire la pressione arteriosa. E non ultimo contrasta l’accumulo di colesterolo cattivo ed è ricco di acidi grassi polinsaturi che con sentono di rafforzare i vasi sanguigni e di mantenere elastici i capillari, migliorando l’ossigenazione del sangue. Oltre alle recenti ricerche ci sono altri benefici che vennero portati alla luce anni fa: sembra infatti, che il peperoncino rosso piccante possieda anche proprietà antibatteriche che possono influire, sep pur indirettamente, sulla flora intestinale. Contiene poi, sostanze nutrienti, come vitamina B, C e provitamina A, che contribuiscono ad avere un effetto protettivo. Il peperoncino poi, è ricco di potassio

e si sa che tale elemento è un elettrolita importante per regolare i flu idi corporei che aiutano a controllare la frequenza del battito cardiaco e la pressione sanguigna. Contiene poi vari polifenoli, sostanze che hanno importanti effetti antiossidanti, e insieme alla vitamina C ed E, proteggono l’organismo dai danni dei radicali liberi e dallo stress ossidativo. Sarebbero queste le caratteristiche fondamentali che danno modo ai consumatori di peperoncino di vivere più a lungo. Secondo Mustafa Chopan, che ha coordinato lo studio ame ricano, si potrebbe arrivare a sostenere che, sulla base dei tanti risultati di molte ricerche, sarebbe corretto affermare che il consumo di peperoncino sia da raccomandare nella maggior parte delle diete. C’è da ricordare una curiosità però: nonostante sia così ben radicato nella nostra cultura culinaria, non va dimenticato che la pianta (che appartiene alla famiglia delle Solanacee, come la patata, il pomodo ro e il tabacco), non ha origini italiche, in quanto venne importata dall’America da Cristoforo Colombo subito dopo la scoperta del Nuovo Continente. ■