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E il tecnico dove

E il tecnico dove lo trovo?

Progetti di alternanza scuola-lavoro, collaborazioni con gli Its postdiploma, apertura degli stabilimenti alle visite delle scolaresche. Sono numerosi i progetti delle imprese tessili varesine per attrarre giovani talenti. Ma spesso non basta. Alcune sono costrette a cercarli all’estero, fino in Finlandia

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Chiara Mazzetti

Dover volare fino in Finlandia per trovare un designer tessile sembra fantascienza? Purtroppo per le aziende varesine del settore non lo è. Percorrere oltre 2.700 chilometri, attraversando mezza Europa, per arruolare un collaboratore potrebbe sembrare un vero paradosso, specialmente se il biglietto di andata ha come partenza la provincia di Varese. Un territorio anticamente a vocazione cotoniera, che in sé racchiude quasi tutte le fasi del ciclo di lavorazione tessile, partendo dalla tessitura fino ad arrivare alla confezione di capi di abbigliamento. Dove trovano spazio realtà tra le più importanti griffe italiane, come Missoni, Dolce&Gabbana, Paul & Shark e Yamamay, solo per citare alcuni nomi. Eppure, le imprese della filiera tessile del Varesotto fanno questo e molto altro per ingaggiare tecnici preparati. Come spiega Shahrokh Farhanghi, Presidente del Consiglio di Am ministrazione di Lodetex, azienda produttrice di tessuti per arredamento, in particolare tendaggi, che tra i suoi clienti vanta nomi come Armani Casa e hotel di lusso sparsi in tutto il mondo. “Nel settore tecnico i ragazzi italiani sono molto preparati e sanno adattarsi facil mente alle richieste. Diverso è invece il reparto creativo che esige non solo conoscenze tecniche, ma anche quel quid in più. Io li definisco ‘architetti tessili’, figure che abbiano capacità creative, gusto e raffina

tezza nella scelta dei colori, ma conoscano anche i limiti della tessitura. Questo è un elemento che manca praticamente del tutto sul mercato italiano”, racconta Farhanghi, che in quasi 50 anni trascorsi nell’impre sa di Busto Arsizio ha visto, pian piano, scomparire molti degli storici istituti tecnici della provincia. Quegli istituti che, un tempo, formavano figure oggi praticamente introvabili. “Noi attingiamo moltissimo dalle scuole estere, da quelle olandesi, inglesi e danesi, fino ad arrivare alle finlandesi – continua ancora Farhanghi –. Lo facciamo perché, purtroppo, in Italia non troviamo designer tessili. Ovvero creativi con nozioni complete anche della parte tessile, che in altre parole sappiano cosa sono le armature e quali sono i limiti di una macchina, per esem pio. Mentre le altre nazioni si sono adeguate aprendo scuole in grado di creare queste figure così ricercate, l’Italia non lo ha fatto”. Come soluzione per colmare questo gap, di conoscenze ma anche di inte resse nei confronti del settore tessile da parte delle nuove generazioni, Lodetex ha deciso di aprire le porte dei sui stabilimenti. “Da qualche tempo abbiamo aderito ad iniziative come il Pmi Day dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, invitando i ragazzi a visitare la nostra azienda. Crediamo sia questo il modo più semplice e diretto per entrare in contatto con quelli che potrebbero diventare, in futuro, i nostri tecnici. Queste visite spingono i ragazzi veramente interessati ad avvicinarsi al settore: d’altra parte solo vedendo e toccando con mano, in prima persona, possono farsi un’idea più concreta di cosa voglia dire lavorare in un’azienda come la nostra”, conclude Shahrokh Farhanghi. Dello stesso avviso è Luigina Caccia, Responsabile delle Risorse Umane di Eurojersey, azienda tessile di Caronno Pertusella che produce una gamma di tessuti tecnici brevettati con il marchio sensitive® Fabrics, venduti in tutti il mondo e scelti dai principali marchi internazionali del settore sportswear, abbigliamento, inti mo e bagno. “La difficoltà maggiore che riscontriamo è nel reperimento di figure professionali tecniche, che abbiano un’esperienza diretta nel processo produttivo come tintoria, stamperia e finissaggio. Assistiamo ad una sistematica carenza di scuole ed istituti che formino questi profili, principalmente perché il tessile è percepito come un settore con sbocchi professionali limitati”, chiarisce Cac cia, precisando che la realtà, invece, è ben diversa. “Il mondo del tessile è ricerca, innovazione, conoscenza e sviluppo di nuovi mate

Luigina Caccia, Eurojersey: “Il tessile è percepito come un settore con sbocchi professionali limitati. La realtà è molto diversa: il nostro mondo tessile è ricerca, innovazione e sviluppo di nuovi materiali”

riali nel rispetto dell’ambiente e delle risorse. I giovani oggi vivono in un’epoca non facile, ma hanno tutte le caratteristiche per essere vincenti: creatività, dinamicità, curiosità e spirito di collaborazione. Hanno menti aperte e capacità di comunicazione e condivisione. Forse manca loro un supporto e delle risposte concrete: hanno la necessità di essere percepiti come un’opportunità e quindi di esse re adeguatamente formati e responsabilizzati”. E a dirlo è una realtà come Eurojersey che, negli ultimi 2 anni, ha affrontato un ricambio generazionale davvero significativo: 100 nuovi ingressi, a fronte di 78 uscite. “Aderiamo al Progetto ‘Generazione d’Industria’ di Univa, che ci permette di avere contatti con istituti del territorio per i pro getti di alternanza scuola-lavoro – prosegue ancora Luigina Caccia –. Partecipiamo, anche, ad un laboratorio all’interno di un corso

Shahrokh Farhanghi, Lodetex: “Abbiamo aderito ad iniziative come il Pmi Day, invitando i ragazzi a visitare la nostra azienda. Crediamo sia questo il modo più semplice e diretto per entrare in contatto con quelli che potrebbero diventare, in futuro, i nostri tecnici”

Its (Istruzione Tecnica Superiore), sottoscritto con Fondazione Cosmo e Istituto Serico P. Carcano. Ospitiamo in stage curricolare ed extra curricolare studenti universitari legati all’ambito moda e design del Fashion Institute di Milano e del Politecnico”. Come a dire: “Noi crediamo nei giovani”. Che per Eurojersey, oltre ad essere formati e tecnici, devono avere “voglia di imparare e di fare squadra”. Secondo la Brugnoli Giovanni Spa, che da oltre 65 anni crea tessuti tecnici e creativi per il settore mare, intimo, abbigliamento, sport e tecnologie tessile come la ecosostenibile Br4®, a mancare agli stu denti oggi è il “mettere le mani in pasta”. “Le nuove generazioni, e ancor più quelle future, hanno a disposizione infiniti mezzi per trovare ispirazione, approfondire e imparare – argomenta Massimiliano Denna, Amministratore Delegato dell’impresa di Busto Arsizio –. Purtroppo, però, ai giovani mancano le nozioni di base che la generazione precedente aveva già costruito con il termine del ciclo di studi e questo è dovuto, in gran parte, all’assenza di esperienze sul campo, solo in minima parte incluse nei programmi di appren dimento scolastici. È importante e necessario imparare anche al di fuori delle aule. Le aziende devono, quindi, essere partner nella formazione degli studenti”. Che per Brugnoli Giovanni significa creare ponti e connessioni con le scuole di design del territorio: “L’intenzione è facilitare le conoscenze tecniche degli studenti e generare interesse, non solo sul design del capo, ma anche su quello del tessuto”, spiega Denna. Il tutto grazie ad una presenza fisica dell’azienda in aula e a giornate di formazione dedicate ai ragazzi, che hanno così la possibilità di visitare gli stabilimenti e progettare dei bozzetti, dopo aver scelto i tessuti per le loro creazioni nello showroom della Brugnoli, come “una vera e propria marca di moda”. Nonostante gli sforzi messi in campo, però, anche per l’impresa bustocca specializzata in tessuto a maglia circolare, i tecnici rimangono introvabili. “Le selezioniamo con cura e le formiamo con attenzione, ma non è semplice reperire le figure potenziali di cui abbiamo necessità. E il problema principale sta nel fatto che le scuole e gli istituti rivolti specificatamente al tessile, sono drasticamente dimi nuiti – spiega l’Amministratore Delegato della Brugnoli Giovanni –. Il nostro team è composto da figure con lunga permanenza in azienda, per noi motivo di orgoglio. La ragione sta nell’esperienza e nell’attenzione che gli addetti sviluppano nel corso degli anni: carat teristiche che le nuove figure devono apprendere, per saper tradurre in tessuto le richieste dei clienti”. Di certo più facile a dirsi che a farsi. ■

Massimiliano Denna, Brugnoli Giovanni: “Ai giovani mancano le nozioni di base che la generazione precedente aveva già costruito con il termine del ciclo di studi: è importante e necessario imparare anche al di fuori delle aule”

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