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Lo scudo perfetto
from VARESEFOCUS 2/2020 - Marzo
by univa0
Lo scudo perfetto contro i fulmini
Il Dipartimento Centrale della Protezione Civile e il Museo di Villa Borghese a Roma, le Basiliche e il Sacro Convento di San Francesco ad Assisi, la Reggia di Caserta. Ecco solo alcuni esempi di siti che la tecnologia varesina Antimpatto De Bernardi di Ingelva ha protetto nel tempo dai fenomeni elettrici atmosferici e terrestri da sempre pericolosi, ma oggi più che mai devastanti per edifici dominati dalla tecnologia
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Davide Cionfrini
Non solo nei mitici garage della Silicon Valley. Le storie d’impresa possono nascere nei posti più strani e impensabili. Quella della Ingelva, per esempio, muove i suoi primi passi tra i fulmini del massiccio del Campo dei Fiori. È qui che dopo la Seconda Guerra Mondiale un giovane radioamatore 15enne sco pre la sua passione per i fenomeni elettrici ambientali che proprio sul monte varesino trovano la loro massima espressione come in pochi altri luoghi in Europa. Conformazione, posizione e altri cofattori, sono un mix esplosivo perfetto per attrarre fulmini. “Sotto questo punto di vista il Campo dei Fiori è uno dei luoghi più pericolosi del continente”, fa notare Davide De Bernardi, figlio di quel Mario, scienziato, oggi quasi 88enne, che sulle Prealpi fece nel 1947 la sua prima fondamentale scoperta: i fulmini quali manifestazioni non di fenomeni elettrostatici, ma principalmente elettrodinamici, sia nella fase di gestazione che nell’espressione di potenza. Questa la
scoperta che gli permise di porre le basi per la sua prima invenzione industriale in questo campo: l’antenna parafulmini anti-impatto. Tanto avanti, ancora oggi, che molti la considerano una tecnologia di assoluta avanguardia, realtà da decenni, concretizzatasi nella nascita dell’impresa individuale Ing.El.Va., acronimo di Ingegneria Elettro nica Elettrotecnica di Varese. È il 1958. Primo passo che porterà l’azienda a trasformarsi in Snc prima e in Srl poi, con il nome Ingelva Parafulmini Srl. “Da allora - racconta Mario De Bernardi - sono stati realizzati oltre 50.000 impianti Antimpatto (Marchio Registrato) in tutto il mondo”. La Cittadella di Scienze della Natura “Salvatore Fu ria” a punta Paradiso, sul massiccio del Campo dei Fiori, della quale fa parte il Centro Geofisico Prealpino e dove ha sede, sin dal 1974, la Stazione Fulmini I.S.F.-Istituto Superiore di Fulminologia “Mario De Bernardi”, è protetta con il sistema Antimpatto. Ovvio, si dirà, visto il luogo dove nasce la passione del fondatore di Ingelva. Meno scontato è, invece, il fatto che il sistema De Bernardi abbia protetto per esempio il Dipartimento Centrale della Protezione Civile, il Mu seo di Villa Borghese, l’Obelisco Flaminio in Piazza del Popolo a Roma; le Basiliche e il Sacro Convento di San Francesco ad Assisi; il Duomo e la Rocca Albornoziana a Spo leto; la Reggia di Caserta. Beni artistici e architettonici, ma non solo. Gli impianti Antimpatto hanno protetto Centri di Ricerca quali, ad esempio, il Centro di Cultura Scientifica “Ettore Majorana” di Erice, diretto dal professor Antonino Zichichi o addirittura, con il principio De Ber nardi, siti strategici della Nasa. L’Ingelva con il suo sistema Antimpatto ha più in generale fatto scudo a impianti industriali, aeroporti, infrastrutture, ponti e sedi storiche come quella della Rcs Periodici, in via Angelo Rizzoli e del Corriere della Sera in via Scarsellini a Milano. Usare l’espressione “fare scudo dai fulmini” per Ingelva non è casuale. La sua tecnologia Antimpatto è completamente diversa dai “parafulmini” comunemente noti. Quelli, per intenderci, che stanno sui punti più alti degli edifici o che gli inviluppano metal licamente e che attirano il fulmine e pretendono di governarlo e scaricarlo a terra senza danni per sé e per la struttura oggetto di difesa. “Pura illusione - commenta Davide De Bernardi, ricercatore scientifico, fulminologo e Cto - Chief Tecnical Officer di Ingelva - tenuto conto delle tensioni impulsive dell’ordine dai milioni ai miliardi di Volt e delle correnti impulsive dell’ordine dalle deci ne alle centinaia di migliaia di Ampere che con essi si scaricano. In sostanza: il fulmine, nella fase di espressione di potenza, quella accompagnata dal lampo e seguita dal tuono, è un fenomeno energico tale che è impossibile pretendere di controllarlo”. Da qui l’idea di passare ad una tecnologia totalmente differente: “In pratica quello che facciamo noi con i nostri impianti che instal liamo nella zona da proteggere è prevenire la formazione del ful

mine”. Ogni edificio, ogni infrastruttura è studiata e dotata di un impianto personalizzato che agisce da ammortizzatore elettrico atmosferico e terrestre, assorbendo, smorzando e dissipando urti e vibrazioni elettriche (di cariche elettriche), in grado di dissolve re sul nascere ogni accentramento di energie elettromagnetiche pericolose, proprio quelle che, se non controllate dall’Antimpatto, condurrebbero alla fase di potenza distruttrice del fulmine. Così il fulmine non si forma. Sia che esso sia discendente, ossia quello più comunemente noto proveniente dal “cielo”, sia esso ascenden te, ossia quello meno conosciuto, più sottovalutato e più pericoloso proveniente da terra, sia esso laterale, proveniente dalle linee di distribuzione di energia elettrica o di telecomunicazione. “Il Sistema di prevenzione Antimpatto De Bernardi Ingelva, come noto e documentato, riesce a determinare nell’area nella quale insiste la strut tura architettonica oggetto di protezione, e tramite dedicato impianto, un volume immune dalla formazione di qualunque fulmine: garantendo la sicurezza e la protezione preventiva al 100%, in armonia con gli ecosistemi. Tanto che tutti i nostri impianti dal 1985 sono anche coperti da poliz za assicurativa di un’importante compagnia dalla quale ad oggi non è stato liquidato alcun sinistro”, spiega Michelangelo Bas si, neo-Chief Executive Officer dell’azienda. Ingelva, infatti, pur essendo un brand storico, sta vivendo in questi mesi una seconda vita, dopo un’ope razione finanziaria studiata per il suo riposizionamento. “Il nostro obiettivo è quello di rilan ciare la presenza sul mercato di un marchio di eccellenza internazionale dalle grandi potenzialità”, racconta Bassi. “Il pericolo di danni che i fulmini possono arrecare a strutture moderne, a edifici, impre se, stabilimenti industriali, case e palazzi pieni di tecnologia, metallo e componenti elettronici è in forte aumento”. Il progetto di rilancio di Ingelva è partito dalla costituzio ne di un Club Deal: un gruppo di imprenditori del territorio che ha investito risorse nella costituzione di una società, la Apheleia Srl che, dopo l’acquisizione del ramo di azienda di Ingelva Parafulmini Srl, perfezionato nel settembre 2019, ora detiene il 60% della New co Ingelva Srl. Una Newco di cui la famiglia De Bernardi detiene ancora il 40%. Trasferimento nel nuovo plant produttivo nella zona industriale di Gallarate, importanti investimenti in risorse umane, riorganizzazione dei processi produttivi, continuazione degli ele menti innovativi, implementazione della mix prodotto e comunicazione mirata ai diversi target di consumatori individuati: questo il mix di un progetto nel quale crede soprattutto l’azienda varesina Amca Elevatori Srl che detiene il 75% di Apheleia Srl e che esprime il Presidente del Consiglio di Amministrazione: Luca Corradini. A completare il Cda è, appunto, il Ceo Michelangelo Bassi e il consi gliere che tramanda la storia: il Cto Davide De Bernardi, figlio del fondatore Mario. ■
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