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L’artista contemporaneo Pietro Ruffo
from POSH N.96 2021
by Unique Media
Pietro Ruffo, Tidal Wave, 2020. Galleria Lorcan’O Neill. Foto di Giorgio Bennie.
PIETRO RUFFO, LE MIE COSTELLAZIONI CREATIVE

Tra carte geografiche, decorazioni artigianali e un immenso lavoro di ricerca prende forma una poetica che sposa arte e haute couture. L’artista contemporaneo Pietro Ruffo ci racconta le sue collaborazioni con l’alta moda nate da un’intesa speciale con Maria Grazia Chiuri, creative director del womenswear Dior
Affascinato dalle carte geografiche e attraverso lo strumento del disegno, utilizzato per sublimare idee e concetti, Pietro Ruffo realizza opere su disparati supporti, con acquerelli, inchiostri, pittura, collage, mediante le quali analizza tematiche politiche contemporanee, mettendo in dialogo riferimenti del passato con la più stringente attualità. Nato a Roma nel 1978, già durante il corso di laurea in architettura Pietro si dedica al disegno e con le prime mostre e progetti intraprende la strada delle arti visive. Con una cura certosina, realizza le sue straordinarie composizioni attraverso ritagli di carta che, montati con spilli su mappe geografiche, diventano costellazioni stratificate e vibranti. La sua ricerca mira a descrivere nuove idee di libertà, in un dialogo incessante tra le differenze, che hanno conquistato anche il mondo dell’alta moda.
Quali sentimenti ed emozioni comunichi con le tue opere?
In realtà il lavoro che faccio mi piace pensarlo come il lavoro di un ricercatore che inizia ad aprire mille volumi su un tema di suo interesse e prende appunti. I miei non sono scritti ma visivi e possono dar vita a una mostra o a una serie di quadri. Spesso i miei lavori hanno a che fare con la storia e la società e questo mi consente di poter fare un passo indietro come persona per non far trasparire in maniera chiara i sentimenti che provo. Le mia opere però non vogliono essere degli statement, ma più che altro dei punti interrogativi.
C’è un immaginario di riferimento che ti contraddistingue?
Sono architetto di formazione. La facoltà di Architettura mi ha fornito molti strumenti, i due principali sono il disegno (come strumento d’indagine e non di rappresentazione) e l’uso della carta, per disegnare ma anche come supporto, le carte geografiche, le mappature. Dalla carta nasce un’atmosfera su cui poi il mio lavoro prende forma. I miei progetti non sono mai avulsi dal luogo in cui devono essere inseriti. Nascono dalle curve del terreno, dai palazzi attorno, come accade ai fiori.
In che modo fai ricerca?
Le ricerche che faccio nascono da passioni. In questo momento particolare mi appassiona molto il tempo dell’Antropocene (con essa si indica, letteralmente, “l’era dell’uomo”, ovvero una fase caratterizzata dall’impronta dell’essere umano sull’ecosistema globale, ndr). Ho iniziato a documentarmi con libri o saggi e man mano stanno iniziando a materializzarsi le prime immagini nella mia mente. È come fare un ricamo all’uncinetto. Mi definisco un artista politico perché mi interessa la polis e l’humanitas, ma non ho bandiere da veicolare, soltanto spunti di riflessione.
Tra linee, tratti e disegni a matita, che importanza ha il colore?
Mio nonno si chiamava Francesco del Drago ed era un pittore astratto che ha vissuto e lavorato a Parigi gran parte della sua vita. Dopo aver conosciuto artisti come Édouard Pignon il tema del colore divenne fondamentale nella sua ricerca. A lui ho dedicato una Le due foto in questa pagina, Dior Haute Couture SS 2021 © ELINA KECHICHEVA


retrospettiva al Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese. Conosco così nel profondo l’importanza del colore che ho quasi timore a utilizzarlo nelle mie opere. Da ragazzino quando ho iniziato a dipingere per alcuni anni mi sono mosso nel solco della ricerca tracciata da mio nonno. E poi è come se mi fossi distaccato passando al disegno. I colori che inserisco adesso sono più delle atmosfere che vorrei dare.
Tra i tuoi lavori recenti balzano all’occhio quelli realizzati per il mondo dell’alta moda. Com’è nato questo feeling?
È nato tutto nel 2015 con una telefonata di Maria Grazia Chiuri, al tempo Direttrice Artistica insieme a Pier Piccioli di Maison Valentino. Avevo realizzato un aeroplano in scala 1:1 per la Galleria Nazionale di Arte Moderna. Un autentico aereo della Prima Guerra Mondiale ricostruito completamente e rivestito con un camouflage di carta. Il camouflage in quegli anni era anche al centro della poetica Valentino quindi entrambi i designer rimasero molto colpiti dalla mia opera. Maria Grazia mi chiamò per parlami. Qui a Roma quando si riceve una telefonata del genere non necessariamente accade qualcosa subito dopo. La Chiuri, invece, dopo due ore era già nel mio studio per parlarmi della sua esperienza da Valentino. Mi chiese di farle visita nella sede centrale della casa di moda, in Piazza Mignanelli. Mi portò nel suo ufficio, da cui si vede tutta la meraviglia di Piazza di Spagna e mi disse: “Vogliamo sfilare con l’alta moda a Roma. Ci piacerebbe fare una scenografia importante per l’occasione, solitamente lavoriamo con Dante Ferretti ma vorremmo che te ne occupassi tu. Sarà una piazza nella piazza”. Il tema quindi era quello della stratificazione, centrale per Valentino, ma anche per la città di Roma. Dopo varie tribolazioni interne, ho portato a compimento il progetto. La sfilata fu inserita in una tre giorni intitolata Mirabilia Romae, con una mostra diffusa, l’inaugurazione di un nuovo negozio in piazza di Spagna e la presentazione di un libro, dal titolo omonimo.
Cosa ti ha affascinato di quel mondo fatato?
Della moda mi ha affascinato la cosiddetta “craftsmanship”, ovvero l’artigianalità ad altissimi livelli. Ho riscontrato molte affinità con il mio lavoro d’artista, perché nella haute couture i vestiti sono opere d’arte, realizzate a mano con grande maestria da sarti operosi.
La sintonia nata con Maria Grazia Chiuri persiste nel tempo?
Il mio rapporto con il mondo della moda si sostanzia nel rapporto con Maria Grazia. Quando è arrivata da Dior abbiamo collaborato alla realizzazione di una sfilata celebrativa dei 70 anni del brand a Les Invalides. Poi esattamente un anno fa M.G.C. mi ha chiesto di lavorare nuovamente a stretto contatto per per la Collezione Cruise 2021 portata in scena a Lecce. Per quel progetto ho realizzato più di 250 disegni da cui sono stati poi sviluppati circa 400 capi. La sfilata è stata un successo grazie alla compresenza di moltissime maestranze. Dagli studi di Ernesto De Martino, antropologo che ha indagato l’acrasi tra religione, vestizione e magia in Puglia, fino all’arte della Pizzica. Il mio contributo ha concorso a mettere in evidenza come dietro una stoffa a fiori possano esserci in realtà idee ben più stratificate. Questo concetto è stato particolarmente esplicitato nella Collezione Haute Couture SS21 costruitta attorno al grande mondo dei tarocchi, a cui Christian Dior era notoriamente legato. Ho reinterpretato gli arcani maggiori e minori e Maria Grazia li ha trasformati in abiti meravigliosi. Matteo Garrone ha sugellatto tutto firmando un film di 15 minuti, una vera e propria poesia in cui anche i miei disegni hanno assunto sfumature oniriche.
Perché sei stato definito l’“artista della libertà”?
Ho lavorato molti anni sul tema specifico della libertà. Son partito dallo studio di alcuni filosofi che hanno affrontato l’argomento e sono arrivato a vincere una borsa di ricerca presso la Columbia University di New York, ampliando così i miei studi sui filosofi liberali negli Stati Uniti. Il tema della libertà è centrale nel mio lavoro, ma è un concetto che non possediamo mai veramente. Ci rendiamo conto dell’importanza della libertà solo quando questa ci viene negata, quando ci sono dei nemici da combattere. Non so se noi artisti possiamo aiutare davvero gli altri a sentirsi più liberi, ma sicuramente possono aiutare a incuriosire.
LA STAGIONE DELLE SUPER TOP MODEL
Vittoria Ceretti e He Cong x Bulgari, Irina Shayk x Moschino, Sharon Alexie x Jimmy Choo, Toni Garrn x BOSS. L’eyewear della SS21 punta su testimonial d’eccezione per interpretare collezioni che giocano con una femminilità cosmopolita e nomade

HE CONG, VITTORIA CERETTI
@heconghc - @vittoria
Per catturare le sue ultime trasformazioni, Bvlgari ha convocato una coppia eccezionale di donne carismatiche: Vittoria Ceretti, una delle modelle
italiane più famose nel mondo, e He Cong, giovane musa che ha conquistato le passerelle internazionali
con la sua bellezza ipnotica. Entrambe immortalate dal fotografo Johan Sandberg e dal regista Nicolò Terraneo per la campagna occhiali 2021. Le modelle indossano le ultime creazioni della collezione “Serpenti True Colours” in entrambe le varianti: con montatura metallica ultraleggera rotonda o esagonale; rifiniti da un decoro smaltato a forma di scaglia, in una combinazione perfetta tra geometrie accattivanti e colori luminosi.


IRINA SHAYK
@irinashayk
La campagna PE 2021 “No Strings Attached” di Moschino porta la firma del fotografo Steven Meisel con la direzione creativa di Jeremy Scott, in collaborazione con Jim Henson, l’inventore dei Muppet. La supermodella Irina Shayk si trasforma in delicata marionetta indossando abiti voluminosi che ricordando le bambole del Théâtre de la Mode che i sarti utilizzavano per mostrare i loro modelli ai clienti durante il dopoguerra. Gli occhiali da sole presentano una shape cat-eye a cuore, dal design ultra-contemporaneo, illuminata da settanta scintillanti cristalli di diverse dimensioni sul frontale.
@flammedepigalle
Jimmy Choo celebra il glamour ispirando la PE 2021 a un’icona della moda e della musica: Grace Jones, simbolo di sicurezza, forza e creatività. La collezione unisce materiali naturali a tessuti tecnici, in un vibrante scontro di colori, per il daywear. I look chic anni ‘90 esprimono movimento ed energia, così come gli occhiali da sole da indossare con determinazione. L’occhiale DANY/S presenta una costruzione in acciaio a lente doppia, illuminata da 34 cristalli applicati a mano su ogni lente, che aggiungono una nota giocosa al classico design squadrato in metallo.

SHARON ALEXIE

TONI GARRN
@tonigarrn
La top model e attrice tedesca Toni Garrn è il volto femminile di BOSS Eyewear per la PE 2021. La nuova campagna, scattata a Milano da Marcus Ohlsson, rappresenta lo spirito raffinato, elegante e contemporaneo della donna BOSS. Il carattere che pervade la nuova collezione si rispecchia in scatti dall’estetica “clean” che trasmettono un forte focus sul prodotto: i nuovi occhiali da sole
sono catturati da diversi punti di vista con primi piani
affascinanti, sottolineati da tenui contrasti cromatici e da una brillante luce estiva.