[UNICO] people&style 24/13

punti

di vista le bollicine di giorgio rivetti

sulle piste dello sci nordico

turismo di classe in piemonte

Torino Film Festival | Fondazione Albert 1er | Pesca in Liguria | Panettoni artigianali per le feste | Fascino rinascimentale

TRADUCTION FRANÇAISE

Poste Italiane spa - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB/CN - anno V - numero 24 - Novembre - Dicembre 2013

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EDITORIALE

Roberto Audisio direttore artistico

direttoreartistico@unicops.net

Non si ferma il nostro viaggio alla scoperta del territorio. Un itinerario partito quattro anni fa, proponendo un nuovo magazine che raccontasse le belle realtà della provincia di Cuneo, la natura, i luoghi, i personaggi e l'enogastronomia. Un cammino senza una meta precisa e definita, iniziato, come ogni viaggio importante, con spirito d’avventura e sete di conoscenza, per accorgersi che quello a cui si è sempre anelato è li, appena dietro il giardino di casa. Un viaggio che ci ha fatto amare ogni nuova scoperta e ci ha resi amati da voi lettori, che con noi avete condiviso esperienze e sensazioni. Un percorso che si è sviluppato, numero dopo numero, aggiungendo mete sempre nuove, estendendosi ben oltre i confini provinciali, arrivando al torinese, alla Liguria e alla Costa Azzurra, rendendoci così internazionali, viaggiando attraverso lo spazio ed il tempo, spinti dalla voglia di conoscere, e far conoscere meglio, le nostre terre.

E se viaggiare vuol dire turismo, analizziamo, insieme all'Assessore al turismo del Piemonte, Alberto Cirio, quanto vale e dove sta andando il viaggiatore nella nostra regione, attirato sempre più da luoghi stupendi, ricchi di storia e cultura, e dalla sempre più attraente enogastronomia.

Ecco comparire così sulla scena Giorgio Rivetti, patron delle cantine Contratto, che ci racconta la storia delle bollicine piemontesi che stanno conquistando i mercati internazionali, e poi il festival internazionale del film di Torino, diretto da Franco Virzì. Scopriamo insieme come il Principe Alberto di Monaco sia seriamente impegnato nella campagna di salvaguardia dell'ambiente con la Fondazione da lui stesso presieduta, e ancora andiamo in Liguria, insieme ai pescatori, per conoscere meglio i tipi di pesci che troviamo sulle nostre tavole. Ma pensando ai piaceri della tavola di questo periodo dell'anno è impossibile non pensare al panettone, scoprendo che ogni regione ha le proprie declinazioni.

Un viaggio di immagini straordinarie, di sguardi e visioni senza paragoni.

Perchè, come scrisse Marcel Proust, “il vero viaggio di scoperta non è nel cercare nuovi paesaggi, ma nell'avere occhi sempre nuovi”.

Rivista bimestrale dalle Alpi al Mare Anno V • Numero 24 • Novembre - Dicembre 2013 Direttore responsabile: Alessio Botto • info@unicops.net Direttore artistico: Roberto Audisio • direttoreartisico@unicops.net Redazione centrale: Giovanna Foco • redazione@unicops.net Redazione Monaco: Maria Bologna • unicomonaco@unicops.net

Alessio Botto

Roberto Audisio

DIRETTORE RESPONSABILE

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Editing: Vanina Carta • editing@unicops.net Concessionaria unica di pubblicità: BB Europa Edizioni • via degli artigiani, 17 - Cuneo • Provincie di Cuneo e Torino: Jolanda Bivona – marketing@unicops.net cell. +39.388.61.86.091 Valerie Chiodo – valerie@unicops.net cell. +39.340.32.23.656 • Liguria: Gabriele Di Costanzo – unicoliguria@unicops.net cell. +39.331.39.19.781 • Monaco e Côte d’Azur: Com & Pro – unicomonaco@unicops.net cell. +33.6.77.06.52.38 - +39.338.11.47.237 [UNICO] è una pubblicazione di BB Europa Edizioni Via degli Artigiani, 17 • 12100 Cuneo tel. +39.0171.60.36.33 Reg. Trib. di Cuneo n. 617 del 1 Agosto 2009 Stampa: TIPOLITOEUROPA • Cuneo info@tipolitoeuropa.com • www.tipolitoeuropa.com

Tutti i diritti riservati, è vietata la pubblicazione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Editore © BB Europa Edizioni. Nell’eventualità che testi e illustrazioni di terze persone siano riprodotti in questa pubblicazione, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non citati. L’editore porrà inoltre rimedio, a seguito di segnalazione, ad eventuali non volute omissioni e/o errori nei relativi riferimenti.

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L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: “BB Europa Edizioni” - Responsabile dati UNICO - Via degli Artigiani, 17 - 12100 Cuneo. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico della “BB Europa Edizioni” saranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 675/96).

Puoi trovare [UNICO] nelle migliori edicole della provincia di Cuneo e Liguria di Ponente, a Torino nella Libreria Internazionale Luxembourg, nei migliori locali della Liguria, del Principato di Monaco e della Côte d’Azur.

Questo numero è stato chiuso in redazione il 7 novembre 2013.

In copertina foto di: Daniele Molineris

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Roberto Audisio Maria Bologna Vilma Brignone Vanina Carta Valter Castellino Riccardo Celi Monica Coviello Claudia Ferraresi Giovanna Foco Fabrizio Gardinali Marco Jorio Fabio Moretti Luca Morosi Camilla Nata Alessandro Parola Monia Re Giorgio Trichilo

Francisco Antunes – Foter.com Roberto Audisio Angelo Cesare – Foter.com Michele Fino Francesco83 – Fotolia.com Nasario Giubergia Daniele Molineris Dogbono – sxc.hu Fon-Tina – Foter.com Davide Papalini - Wikipedia Photophilla Press Office Art.Ur Press Office Contaminazioni Press Office Contratto – La Spinetta Press Office Fondation Prince Albert II Press Office Notte dei Ricercatori Press Office Reggia Venaria Press Office Scrittorincittà Press Office Slow Fish Press Office Torino Film Festival

traduzioni: Lidia Dutto

Martino Ragusa Gino Russo Scuola sci Festiona Valle Stura Seahill – Foter.com Nicola Since – Foter.com Szymon Nitka – Foter.com Gianpiero Trivisano Turismotorino.org

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero con il patrocinio di:

in collaborazione con:

aderente a:

people

SOMMARIO

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RITRATTO 14 | bollicine dal cuore piemontese

STORIA E STORIE 18 | torino film festival, ciak si sogna!

SOCIETÀ E COSTUME

26

style

22 | la sfida che parla anche italiano

34

SPORT 26 | dare “fondo” alle proprie energie 30 | l’esperienza che fa vincere

TERRITORIO 34 | mar ligure, sapori per buongustai

GUSTO 40 | panettone oltre i luoghi comuni

FASHION

52

46 | fascino rinascimentale

DESIGN & LIVING zoom

52 | ambiente moderno, anima antica

58

ECONOMIA 58| turismo di classe, in piemonte

AZIENDE 56 | sorseggia, degusta, regala 64 | l’arte di fare mobili d’arte

46 RUBRICHE 5 7 8 10 12 29 66 70 73 74 75 76 78 80 82 84 86

| EDITORIALE | SOMMARIO | PRIMO PIANO | PASSAPAROLA | PASSEPARTOUT | L’INTERVISTA IMPOSSIBILE | LIFE-STYLE | BONTÀ A TAVOLA | DA ROMA | BON TON | LEGGE | ARTE | MOTORI | UNA MELA AL GIORNO… | MONEY MONEY MONEY | ESSERCI | TRADUCTION FRANÇAISE

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UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | PRIMO PIANO

MAX BLARDONE SULLE PISTE DI LIMONE

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La L.I.F.T. S.p.A., società degli impianti di Limone Piemonte presieduta da Massimo Arrighi, ha siglato un accordo di sponsorizzazione per la stagione invernale 2013-2014 con Massimiliano Blardone.

Limone Piemonte ha scelto di percorrere insieme a Max Blardone (7 vittorie in Coppa del Mondo, 24 podi) il percorso di avvicinamento alle prossime Olimpiadi invernali di Sochi 2014. Max Blardone ha puntato nel mirino della sua preparazione atletica e agonistica il podio di Sochi e ha sviluppato un programma di lavoro denominato “Max to Sochi” che è diventato anche un docu-reality in onda su Sky Sport 2 e disponibile sul sito www.maxblardone.it Il gigantista oltre a partecipare agli eventi di lancio della stagione invernale a Limone Piemonte ha già programmato degli allenamenti sulle piste del comprensorio prima dell’appuntamento delle Olimpiadi invernali di Sochi. «Sono felice e riconoscente di questo accordo con Limone Piemonte – dichiara Max Blardone durante FISI in Tour a Milano - conosco bene le piste che utilizzerò nei miei trainning pre - olimpici e amo il paese, ricco di storia e di raffinata ospitalità».

«Abbiamo scelto Massimiliano Blardone – dice il presidente della L.I.F.T. S.p.A., insieme al sindaco di Limone Piemonte, Francesco Revelli, per aumentare la visibilità e conoscenza della nostra stazione sciistica e del territorio depositario di tradizioni alpine. Ci ha convinto il progetto ambizioso di “Max to Sochi” che oltre ad essere una sfida importante, rappresenta un’opportunità mediatica per Limone Piemonte di assoluto respiro nazionale e internazionale».

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“MARKET ZONE”: NUOVI STIMOLI PER IL MERCATO DI CUNEO Il progetto “Market zone”, che nel mese di ottobre ha animato la città di Cuneo intorno al suo storico mercato, ha affascinato notevolmente i quindici creativi (artisti, designer, grafici e architetti, italiani e francesi) che vi hanno preso parte instaurando subito un ottimo rapporto con gli ambulanti e gli utenti di questo spazio pubblico.

Gli artisti hanno vissuto in prima persona l’esperienza del mercato di Cuneo, analizzando le sue innumerevoli sfaccettature e offrendo, dal canto loro, interessanti punti di osservazione artistica a quanti lo frequentano e vi lavorano. Sono stati apprezzati i momenti vissuti con l’antropologo Marco Aime alla borgata Paraloup della Fondazione Nuto Revelli e la conferenza tenuta dal noto designer Paolo Ulian, come il workshop con gli artisti torinesi Andrea Caretto e Raffaella Spagna, che ha permesso ai partecipanti di sperimentare l’importanza delle relazioni che nel mercato si creano e si consolidano offrendo ad ambulanti e passanti un piatto di minestra cucinata, nel mercato, con le verdure donate dai vari ambulanti di piazza Seminario.

Dal 19 al 24 novembre il gruppo si trasferirà a Nizza per una serie di conferenze e presentazioni pubbliche, con tutor di eccellenza: il pluripremiato architetto francese Marc Barani, la celeberrima designer Matali Crasset e il famoso artista Stéphane Magnin, anch’esse propedeutiche a un’esposizione itinerante sul mercato, che viaggerà tra Cuneo e la Francia nell’autunno 2014. Le esperienze e il materiale raccolto nei dieci giorni del progetto svoltosi nel capoluogo della Granda saranno da stimolo e da ispirazione per continuare in questo percorso di ricerca e collaborazione transdisciplinare tra Italia e Francia sul tema del mercato rionale.

PAN ED LANGA HA IL SUO BOLLINO DI GARANZIA A partire dall’autunno 2013 il “Pan ed Langa”, prodotto dagli artigiani panettieri albesi che fanno parte dell’omonimo Consorzio di Tutela e Promozione, ha il suo bollino d’identità e garanzia. Una piccola ostia rotonda che riprende il marchio ormai noto delle spighe di grano abbracciate, simbolo del Consorzio, verrà posta infatti su ogni pagnotta di “Pan ed Langa” che uscirà dai forni degli associati. Un simbolo forte e semplice che riunisce tutti i significati del progetto che sta alla base della creazione del ”Pan ed Langa”: l’impegno a panificare farine di varietà antiche, prodotte a pochi chilometri dai laboratori degli associati, su terreni recuperati alla cerealicoltura grazie alla collaborazione di contadini volenterosi e di un mugnaio, Renzo Sobrino di La Morra, esperto nella lavorazione di piccole partite preziose di cereali rari. Sono 9 i panettieri artigiani soci del Consorzio di Tutela “Pan ed Langa” che potranno utilizzare il bollino di garanzia: gli albesi Enrico Giacosa (Panetteria Giacosa), presidente del Consorzio, poi Marcello Canavero (Alla corte del pane), Marco Bosio (Il Forno), Dario Ferrero (Antico forno), Luigi Gerlotto (La Bottega del Fornaio), Valter Sirio (Il Fornaio Sirio), Roberto Tallone (Tallone Panetteria), Luigi Bonada (Il Forno delle Delizie) e infine Claudio Sarotto (Il Forno di Manera) di Benevello.

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LEVALDIGI AEROPORTO, IN ATTESA DELLA FIRMA DI CONCESSIONE

ETICA, ECONOMIA E SOCIETÀ PUBBLICATI GLI ATTI DEL CONVEGNO

Ci sarà un nuovo aumento di capitale, per coprire le spese e consentire le procedure d’ingresso di nuovi partner nell’aeroporto di Levaldigi. Innanzitutto, la società turco-russa, che da qualche mese ha manifestato interesse ad acquisire la maggioranza delle azioni di «Geac», società di gestione. E’ stato stabilito all’unanimità dall’assemblea dei soci, che ha dato mandato al Consiglio di amministrazione per avviare l’iter. Entro il 20 dicembre devono essere versati 617 mila euro, riservati agli attuali soci. E per adeguare il capitale sociale al minimo di legge (516 mila euro) per i gestori di scali fra 300 mila e un milione di passeggeri. Varrà il diritto di prelazione: 30 giorni, per quanti hanno sottoscritto l’aumento, per rilevare «quote» inoptate. Poi l’altro passaggio: fino a 4 milioni, «riservati a terzi», escludendo l’opzione. Sarà la fase dell’auspicata entrata di nuovi azionisti. Presumibilmente i magnati turco-russi. E i dati? Secondo Assaeroporti, i primi nove mesi del 2013 l’aeroporto di Cuneo ha fatto segnare un +25,7, risultato in netta controtendenza rispetto alla media degli aeroporti italiani che si attesta a 2%. Alla luce del lancio di nuove destinazioni, l’offerta di voli per la stagione estiva – 31 Marzo - 27 Ottobre 2013 – è cresciuta del 45% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La stagione invernale – dal 27 Ottobre al 27 Marzo 2014 – ha come novità la tratta su Trapani, operativa il martedì e sabato grazie a Ryanair. Le compagnie partner dello scalo cuneese sono tutti vettori low cost, tra imigliori in Europa. Gli operatori di Levaldigi prevedono di chiudere l’anno in corso sfiorando i 300.000 passeggeri: miglior risultato di sempre.

La cover è rossa.

Sessantatré pagine ne sono il contenuto.

Dentro, i protagonisti.

«Il convegno “Etìca, Economia, Società” proposto dall’Associazione di cultura politica “Insieme”e di cui questo volume intende proporre gli atti - puntualizza Giandomenico Genta, segretario dell’Associazione “Insieme” – non soltanto non è nato per caso, ma ha richiesto un notevole impegno per essere messo a punto nei suoi contenuti e nella sua articolazione complessiva. Relatore prestigioso è stato il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato di sua santità Benedetto XVI. La relazione magistrale del cardinale, per decisione della stessa Associazione, è stata accompagnata da alcuni interventi decisamente qualificanti. Tra questi: di Giovanni Quaglia, vice presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino; Fabrizio Palenzona, vice presidente di Unicredit; on.Michele Vietti, vice presidente dei Consiglio Superiore della Magistratura.

Un grazie per la riuscita del convegno che, ricordo, ha fatto registrare una partecipazione di pubblico che ha superato le mille presenze.

Ringrazio tutte le autorità che hanno voluto presenziare all’evento, ai membri dell’Associazione “Insieme”, presieduta dal Emilio Lombardi, che hanno contribuito fattivamente all’organizzazione e alla gestione della manifestazione, all’Osservatorio Famiglia e Impresa guidato dal notaio Massimo Martinelli che ha contribuito alla pubblicazione del volume. L’Associazione “Insieme” ha deciso di pubblicare gli atti del convegno, consentendo, a tutti coloro che lo vorranno, di riconsiderare con calma il contenuto di una serie di contributi che, crediamo, possono restituirci una maggiore positività nel nostro pensare e nel nostro agire».

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | PRIMO PIANO

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UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | PASSAPAROLA

[UNICO] per le aziende

LO CHEF ANDREA PICOTTI HA FATTO SCUOLA IN BRASILE

DUCHESSA MARGHERITA, PREMIO DEL TOURING CLUB ITALIANO

È stato lo chef Andrea Picotti del Ristorante D’la Picocarda di Barge a rappresentare il Piemonte durante la “Settimana della Cucina Regionale Italiana in Brasile”, curata da Icif, l’Istituto di Cucina ed Enologia delle Regioni d’Italia più conosciuto nel mondo. Insieme ad altri 5 chef italiani, ha affiancato i colleghi dei 20 migliori Ristoranti di San Paolo specializzati in cucina italiana per aiutarli a conoscere ed interpretare al meglio i piatti tipici e i prodotti di eccellenza di tutto il territorio italiano, regione per regione. “È stata un’iniziativa coinvolgente e davvero interessante per noi chef italiani, ma anche per gli chef ed i clienti brasiliani che hanno potuto conoscere ed apprezzare la vera cucina piemontese, e non solo, con pranzi, cene, degustazioni e lezioni di cucina”.

La Guida Alberghi e Ristoranti d’Italia 2014 del Touring Club Italiano, da oggi in libreria, riserva una piacevole sorpresa al monregalese: a Duchessa Margherita, dimora storica in Vicoforte, è stato assegnato il Premio Speciale Stanze Italiane per il Nord Ovest Italia. Sono soltanto quattro le strutture che ogni anno possono fregiarsi del prezioso riconoscimento assegnato dalla curatrice della guida, Teresa Cremona, suddivise tra Nord Ovest, Nord Est, Centro e Sud Italia. Duchessa Margherita è stata aperta nel 2011, dopo un accurato restauro curato nei minimi dettagli dall’architetto Elena Accamo, utilizzando materiali di pregio e salvaguardando strutture preziose come la scala interna del 1850 di Verzino da Frabosa, con marmi estratti dalla stessa cava della Cappella della Sacra Sindone di Torino.

RISTORANTE D’LA PICOCARDA Via Carde’, 71 – Loc. Crocera – Barge (CN) tel. 0175 30300 – mob 333.3782313

DIMORA STORICA DUCHESSA MARGHERITA Via San Rocco 29, – Vicoforte (CN) – tel. 0174.569226 – www.duchessamargherita.it

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*opzione valida per la tariffa “Large”.

GOLOSAMENTE PHILOSOPHY È ÈXTRA

Le acque termali di Pigna, già conosciute nel 1200, sgorgano dalla sorgente “Madonna Assunta”, nell’entroterra di Sanremo. La temperatura di 31° e le proprietà sulfuree le rendono indicate nelle patologie di interesse reumatologico, otorinolaringoiatrico, broncopneumologico, ed in campo dermatologico. Nella moderna SPA del Grand Hotel Pigna, una qualificata equipe medico scientifica abbina trattamenti sanitari e olistici rendendola un’importante meta dove poter trovare una vera e propria via della salute. Il reparto inalatorio è dotato di spazi riservati ai bambini e da humage collettivi e aerosol. Lo stabilimento è inoltre fornito di una piscina riabilitativa a doppio percorso flebologico e di moderni camerini per fangoterapia, bagni termali e idromassaggi.

Èxtra è il nome di una nuova azienda ligure con una storia che inizia in un’altra epoca, quando i velieri solcavano i mari alla scoperta di nuovi orizzonti, con le stive colme dei profumi del mediterraneo e di olio extravergine di oliva. Oggi, a Imperia, con lo stesso spirito e la stessa passione trasmessa dal trisnonno, Anna Ardoino produce ancora olio, a cui affianca i prodotti di tre linee innovative, che hanno le radici nella stessa terra. L’ultimo nato – nella linea Philosophy – è Madame Taggiasca: pura polpa di olive taggiasche e zucchero. Un prodotto unico che stravolge completamente la visione dell’oliva. Non più solo condimento o in versione salata, ma ottima con un calice fresco di prosecco per brindare ad un nuovo anno o insieme ad un buon bicchiere di porto davanti al caminetto o, perchè no, da provare accompagnata al caffè, per assaporare il vero spirito della Liguria.

GRAND HOTEL PIGNA ANTICHE TERME SPA & BEAUTY Regione Lago Pigo – 18037 Pigna (Im) – Tel. Hotel: +39 0184240010 Tel. Terme: +39 0184240040 – Fax +39 0184240949 – www.termedipigna.it

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | PASSAPAROLA

BENESSERE E RELAX ALLE TERME DI PIGNA

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UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | PASSEPARTOUT

a cura di Monica Coviello - giornalista lifestyle

CONSUNTIVO DI FINE ANNO IN RELAX

il piacere di saziarsi SCRITTORINCITTÀ

Cuneo, dal 14 al 17 novembre La terra da cui si parte, quella che si attraversa, quella a cui si approda. Tutte le volte che ci si avvicina a un romanzo, inizia un breve viaggio, ma quando si torna, cosa è cambiato? Se ne parla in questa nuova, XV edizione della rassegna: il filo conduttore degli incontri è proprio il tema “Terra, terra!”. Lella Costa, Umberto Guidoni, Michela Murgia, Linda Sutti, Gek Tessaro, Andrea Valente, la Banda Osiris e, ancora, Telmo Pievani, Federico Taddia e Alessandro Bergonzoni: ecco alcuni degli autori che incontrano altri autori e altri libri, presentando al pubblico non solo i loro ultimi lavori, ma anche i loro percorsi di crescita.

L’appuntamento è al Centro Incontri della Provincia, ma anche in tanti altri piccoli e grandi punti di ritrovo di Cuneo: Società Operaia, Casa Galimberti, Circolo L’Caprissi, Cinema Monviso, Palazzo Comunale, Teatro Civico Toselli, Teatro Officina, Sala San Giovanni. www.scrittorincitta.it

OLIOLIVA Imperia - Oneglia, dal 15 al 17 novembre Ogni anno, tra metà ottobre e inizio novembre, inizia la raccolta delle olive, dalla cui spremitura si ricava il cosiddetto ”olio nuovo”. È il momento di partecipare al rito dell’assaggio sul pane leggermente scottato sulla brace. Proprio in occasione di questa prima spremitura, Oneglia organizza una tre giorni di full immersion nei sapori tipici del territorio e di tutta la Riviera Ligure, fra degustazioni, convegni, mostre, fotografie e un mercato dedicato proprio all’olio nuovo. Immersi tra oliveti, frantoi e osterie tipiche, nel paesaggio suggestivo della Liguria d’altri tempi, alla scoperta non solo del gusto, ma anche del valore culturale dell’olio e del pane. www.olioliva.tv

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Torino, 29 novembre “L’avvocato con il vizio del jazz” torna sui palchi piemontesi e lo fa per una buona causa. Il ricavato del concerto, che si tiene sul grande palco dell’Auditorium Giovanni Agnelli, servirà a finanziare la ricerca oncologica in urologia. Un pretesto nobile per regalarsi le versioni live di Un gelato al limon o Genova per noi e godersi le atmosfere da chansonnier contaminate da ritmi jazz e sonorità malinconiche del Sudamerica, proposte dal paroliere polistrumentista fresco di decimo premio alla carriera (“Alessandro Manzoni, città di Lecco”, ritirato a ottobre). In repertorio, i pezzi della sua ultima antologia, Gong-Oh, una rosa dei suoi maggiori successi, con un inedito, La Musica è pagana, e una nuova registrazione di Via con me. I biglietti si possono prenotare e acquistare su www.ticketone.it.

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | PASSEPARTOUT

PAOLO CONTE IN CONCERTO

LA FIERA FREDDA Borgo San Dalmazzo - dal 4 all’8 dicembre Era il 1569 quando Emanuele Filiberto di Savoia concesse a Borgo San Dalmazzo l’autorizzazione a istituire una fiera per il proprio patrono, il 5 dicembre. Da allora, ogni anno si rinnova un appuntamento classico, occasione di incontro per tutti gli abitanti delle vallate che qui convergono. Non solo, la manifestazione permette di riscoprire, in tavola, quei piatti tipici che ormai sono diventati una rarità: il minestrone di trippe, le lumache “alla cartunera” e il cotechino con i crauti. La protagonista è una chiocciola, la Helix Pomatia Alpina, che vive nei boschi delle Alpi Marittime e a cui è dedicato il mercato nazionale della lumaca, la fera di lumasse, poiché Borgo San Dalmazzo, grazie alle sue piccole chiocciole, è diventato un punto di riferimento internazionale del settore. E, come sempre, c’è spazio anche per concerti, convegni, spettacoli, mostre e dibattiti a tema. www.fierafredda.it

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bollicine dal cuore piemontese

DI VANINA CARTA PHOTO: P.O. CONTRATTO - LA SPINETTA

LA “NUOVA” CONTRATTO: CON UN’EREDITÀ STORICA D’ECCEZIONE, LA CANTINA, ACQUISITA DI RECENTE DAI FRATELLI RIVETTI, LANCIA LA SFIDA NELLA PRODUZIONE DEL METODO CLASSICO ITALIANO, CON PASSIONE E SENZA TIMORI REVERENZIALI.

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noltrarsi nelle viscere della Terra, a 30 m. di profondità, senza nemmeno scendere un gradino, toglie il fiato. Varcata la soglia delle cantine Contratto, l’atmosfera è quella di una cattedrale sotterranea, un dedalo di tunnel di 7.000 mq. che sfociano in ampi spazi dove si stratificano le pile di bottiglie coricate e le pupitres, come in un rito che si perpetua da oltre un secolo. E la sacralità del luogo si respira nell’aria, permea l’olfatto, la vista e i sentimenti.

Qui, nel cuore della collina che protegge la città di Canelli, Giuseppe Contratto ebbe l’intuizione di scavare nel tufo calcareo alla base della montagna e costruirvi le strutture atte alla vinificazione a poca distanza. Era il 1867, ma non fu questa, evidentemente, la sola intuizione del fondatore. La cantina, infatti, è riconosciuta come la prima produttrice, in Italia, di vini

spumanti. Un bel fiore all’occhiello, se pensiamo che il Metodo Classico 1919 Contratto Extra Brut fu il primo vino spumante millesimato mai prodotto nel Paese.

Da lì, parte una storia fatta di prestigio e di grandezza: alla fine del XIX secolo secolo, i vini Contratto partono verso i casati reali di tutto il mondo, così come verso il Vaticano e la famiglia reale italiana. Successi storici che consolidano il marchio nel corso del secolo successivo, ma che, dopo gli anni ‘60, si trovano a fare i conti con un’economia nuova, nuove dinamiche commerciali e inedite realtà concorrenti, come il Franciacorta: negli anni ‘90, le cantine vengono vendute al “signore della grappa”, Bocchino – un nome che tutti noi, ancora oggi, associamo alla mitica immagine di Mike Bongiorno, versione alpinista. Bocchino restituisce le cat-

Trenta metri di profondità, un dedalo di 7.000 mq tra tunnel e aree per lo stoccaggio delle bottiglie e delle “pupitres”, e una temperatura media naturale di 13°. Le Cantine Contratto, a Canelli, oltre a vantare un eccezionale valore storico, sono una vera opera di ingegneria, la cui costruzione, nella seconda metà del XIX secolo, è durata decenni.

Nella pagina successiva: Giorgio Rivetti e le bottiglie Contratto con la nuova immagine che riprende il marchio originale, illustrato da Leonetto Capiello (1875-1942).

Cosa significa questo concretamente?

Significa, prima di tutto, produrre soltanto vini millesimati, cioè d’annata. Il metodo classico no-vintage, cioè realizzato con tagli di annate diverse (i vini di riserva) – come per molte bollicine anche prestigiose – si adatta più a realtà che producono milioni di bottiglie, come nella zona della Champagne, mentre Contratto, a pieno regime arriva a una media di 250.000 bottiglie annue. Si tratta quindi di abbassare le quantità a favore di una qualità media di alta gamma, che consenta – esattamente come avviene per il Barolo – di avere un’evoluzione del prodotto che segua l’andamento delle vendemmie, anziché un trend piuttosto comune verso l’uniformazione delle caratteristiche.

L’altra grande innovazione rispetto al passato è la gestione diretta di molti vigneti, che vanno dall’Astigiano all’Oltrepo pavese. Se prima si vinificavano uve conferite dai viticoltori locali,

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | RITRATTO

tedrali sotterranee al loro massimo splendore con un restauro faraonico, ma non arriva a riportare in auge il marchio.

Infine, l’ultima tappa fondamentale che vede la svolta decisiva: nel 2011, la Contratto torna alla terra, alla propria identità legata a doppio filo al metodo classico, con un golden boy della viticoltura piemontese e italiana, Giorgio Rivetti.

Insieme ai fratelli Carlo, Bruno e Giovanna, Giorgio è l’artefice de La Spinetta, aziendagioiello nel panorama enologico italiano con sede a Castagnole Lanze. Quello dei Rivetti è un ritorno al territorio di origine, l’Astigiano, dopo l’espansione che li ha portati prima nel territorio del Barbaresco e del Barolo, poi anche in Toscana (Tenuta Casanova a Terricciola - PI), e una passione, quella per le bollicine, che riemerge, poiché La Spinetta nasce negli anni ‘60 con una vocazione prettamente moscatista.

Abbiamo chiesto direttamente a Giorgio di spiegarci qualcosa di più sulle bollicine firmate Contratto e sui grandi cambiamenti che stanno riportando il noto metodo classico ai vertici qualitativi. Una qualità tutta italiana che torna a rinsaldare il legame vigna-vino, non sempre così scontato.

Come sta cambiando Contratto, da quando la famiglia Rivetti è subentrata alla guida dell’azienda?

Quando abbiamo preso le redini dell’azienda, ci siamo impegnati fin da subito per apportare sostanziali modifiche strutturali, in cantina come nei vigneti, con scelte radicali. Prima di tutto, Contratto, ora, non produce più vini rossi fermi, sui quali invece aveva investito la gestione Bocchino, poiché per noi il marchio deve mantenere quella vocazione per il metodo classico che lo accompagna fin dall’istituzione delle cantine stesse. Dunque, puntiamo su questa, cercando di riportarla all’eccellenza e producendo le “bollicine” esattamente come realizziamo il Barolo. Così potremmo sintetizzare il cardine della nostra filosofia.

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Le “pupitres” (i tipici cavalletti su cui vengono capovolte le bottiglie) rappresentano il simbolo stesso della produzione del metodo classico, poiché sono fondamentali per consentire il lento deposito dei lieviti esausti sul tappo della bottiglia.

Photo: Michele Fino In basso: la vendemmia.

ora la conduzione del lavoro in vigna non ha più intermediari: un punto fondamentale, che consente di avere un pieno controllo sia dei metodi utilizzati, che tornano a essere quelli tradizionali, sia delle rese, che devono restare basse.

Perché l’Oltrepo pavese?

Contratto, come molte altre aziende spumantiere piemontesi, da sempre vinifica uve provenienti da quella zona. La ragione è storica: nel 1859 il Regno di Sardegna annesse quelle aree, che divennero subito un luogo di sperimentazione vinicola e zona di provenienza del prodotto da spumantizzare nel basso Piemonte. Oggi, la vocazione a questo tipo di viticoltura è rimasta con vaste estensioni soprattutto di Pinot noir. E dal Pinot noir produciamo gran parte dei nostri metodi classici: il Blac de Noir e il Rosé (100% Pinot Nero), così come i nostri quattro assemblaggi (80% Pinot noir e 20% Chardonnay). Questo senza dimenticare il Metodo Classico Blanc de Blancs (100% Chardonnay) e un Asti Spumante, l’unico Asti, realizzato con sole uve locali da una vigna di proprietà.

Com’è, ad oggi, il panorama della produzione spumantiera in Italia?

A questo proposito, occorre fare molta chiarezza, perché il consumatore, in questo momento, appare disorientato. Gran parte della produzione spumantiera italiana è rappresentata dal Prosecco, che tra le realtà italiane, domina ancora il mercato mondiale con circa 330 milioni di bottiglie e, dunque, con una potenza commerciale incredibile. Inoltre, soprattutto all’estero, viene spesso identificato come “lo spumante italiano” e confuso con il metodo classico.

Il distinguo, quindi, è doveroso. Il Prosecco è prodotto, infatti, con il metodo Martinotti (impropriamente talora chiamato “Charmat”), quindi un procedimento più semplice e senza invecchiamento, rispetto al metodo classico, che prevede, in genere, una lunga “attesa” anche di 2-3 anni in cantina, prima che le bottiglie vedano la luce del sole.

Con questi numeri giganteschi, la qualità media, purtroppo, è tendenzialmente non eccellente e va da sé che diventa difficile far credere che, anche in Italia, si possano fare grandi spumanti che non hanno nulla da invidiare a molti Champagne.

C’è ancora molto spazio per lavorare sulla qualità e il nostro prodotto si colloca proprio sulla fascia di uno Champagne millesimato, con un prezzo di poco inferiore.

Oltre alla produzione di millesimati, per cosa si contraddistingue il metodo classico Contratto?

I vini Contratto si distinguono per un’acidità e una mineralità più marcate, che li rendono ideali a tutto pasto. Sono vini eleganti e allo stesso tempo “gastronomici”, grazie anche al basso dosaggio (cioè con un’aggiunta limitata di liqueur d’expédition – ndr.). Il nostro For England, da questo punto di vista, ha fatto scuola: venne denominato così nel 1930, quando Contratto iniziò a rifornire il mercato inglese con vini a basso dosaggio. A quell’epoca, tutti gli Champagne erano molto dolci e la corte reale inglese preferiva un vino più secco. Il For England, Blanc de Noir, prodotto oggi è a dosaggio zero e, in genere, la nostra produzione sta sotto i 3 g di zucchero per

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Ci piace innovare, ma siamo anche convinti che sia necessario e doveroso soprattutto rilanciare, valorizzando l’eredità storica eccezionale che abbiamo tra le mani. Anche per questo abbiamo ripreso sulle nostre bottiglie l’immagine originaria del marchio Contratto, un’autentica opera d’arte: un’illustrazione del noto artista Leonetto Capiello, attivo in Italia all’inizio del secolo scorso.

Lo sguardo sul presente ma con i piedi ben saldi a terra e le radici a trarre linfa dal passato. In una parola, la “nuova” Contratto.

Con l’acquisizione delle Cantine da parte dei fratelli Rivetti, la Contratto si presenta con una nuova filosofia: solo vini spumanti millesimati (d’annata), gestione diretta dei vigneti e una produzione che punta all’eccellenza qualitativa, senza timori reverenziali verso le grandi “bollicine” d’Oltralpe.

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litro di vino, per avere vini più secchi, appunto.

Altri grandi cambiamenti?

Beh, tra le novità più importanti, il rilancio dei vermouth, che fu un settore fondamentale in passato: i vermouth Contratto erano esportati in tutto il mondo nei primi decenni del secolo scorso. Ora, con il ritorno dei cocktail, includendo bitter e vini spumanti, possiamo farli rivivere.

Si tratta di ricette originali che si basano sulla combinazione di vini bianchi, Brandy italiano e spezie ed erbe di vario tipo, e che hanno più di 100 anni di storia.

OCCHIO AL PERLAGE La finezza delle bollicine (il cosiddetto perlage) non è solo uno dei parametri per il giudizio su uno spumante, ma anche un valido indicatore per distinguere uno spumante metodo classico (oppure tradizionale o champenoise) da un metodo Martinotti (o Charmat). Semplificando molto, il primo consiste nel favorire la rifermentazione in bottiglia attraverso l’aggiunta di zuccheri e lieviti (liqueur de tirage). Il vino acquista così il proprio perlage, grazie all’anidride carbonica prodotta dalla seconda fermentazione in bottiglia (presa di spuma). Dopo una fase di riposo, avviene il remuage: le bottiglie restano capovolte su cavalletti detti pupitres, dove vengono ruotate per far depositare le fecce dei lieviti esausti sul tappo. In seguito, avviene il dégorgement, attraverso il congelamento del vino contenuto nel collo della bottiglia e togliendo il tappo, in modo che il deposito fuoriesca. A questo punto, si rabbocca con una miscela di vino e zucchero (liqueur d’expédition): la concentrazione di zucchero nel liqueur determinerà le caratteristiche dello spumante, da demi-sec a extra-brut, o addirittura pas dosé, se tale miscela non ha zucchero. Infine, la chiusura con il tappo a fungo e la gabbietta metallica. Il metodo Martinotti, invece, permette di ottenere spumanti dalle spiccate note fruttate per mezzo di recipienti a tenuta stagna, tipo autoclave. Il processo, dunque, è molto più rapido rispetto al metodo classico ed è idoneo alla vinificazione di spumanti da vitigni aromatici o fruttati, a scapito però della finezza delle bollicine, che possono presentarsi più grandi e “invasive” rispetto al fine perlage prodotto dalla lunga e paziente rifermentazione in bottiglia del metodo tradizionale.

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torino film festival, ciak si sogna!

DI GIORGIO TRICHILO PHOTO: P.O. TORINO FILM FESTIVAL

DAL 22 AL 30 NOVEMBRE SI ALZA IL SIPARIO SULL’ANNUALE APPUNTAMENTO DEDICATO A QUESTA FORMA D’ARTE. IL DIRETTORE ARTISTICO DELL’EDIZIONE 2013 È IL REGISTA PAOLO VIRZÌ.

“I

l cinema non è un pezzo di vita, è un pezzo di torta,” diceva Alfred Hitchcock e Torino, com’è noto, vanta una nobile tradizione pasticcera. Ma è anche la città dove fu girato uno dei primi lungometraggi italiani: Cabiria, nel 1914. Non è quindi strano che sotto la Mole il cinema sia una delle passioni più golose.

Anche quest’anno, il Torino Film Festival celebra l’amore del capoluogo piemontese per questa forma d’arte e per chi non ha perso la voglia di realizzarla con piglio artigianale.

La kermesse è giunta alla XXXI edizione e la memoria non può fare a meno di tornare al 1982, quando in una Torino ancora lacerata dalla crisi della Fiat, ripiegata su se stessa e sul suo destino di company town, fu lanciata l’idea del Cinema Giovani. Altro che pezzo di torta!

Si trattava di un assaggio per pochi visiona-

ri. La formula, tuttavia, era già ben delineata: orizzonti aperti, curiosità, spazio alla creatività.

Sono trascorsi 31 anni, ma l’identità del festival è rimasta invariata. È mutata solo la sua risonanza: oggi il TFF è un appuntamento must per cinefili e non, a livello internazionale.

Eccoci, dunque, al Torino Film Festival 2013.

La vicedirettrice Emanuela Martini ci accompagna tra le curiosità della rassegna. La prima è indubbiamente il nuovo direttore: il regista Paolo Virzì.

“Se mi chiedete la differenza tra lavorare con Paolo rispetto ai direttori precedenti, Gianni Amelio e Nanni Moretti, non risponderò nemmeno sotto tortura,” scherza la Martini. Ma è pronta a riconoscere un merito al neodirettore: “Virzì si è integrato subito e ha colto lo spirito di ricerca che rende unico il nostro festival e

Paolo Virzì

lo caratterizza sin dalle origini”. C’è un aspetto che la vicedirettrice tiene a sottolineare: “Il Torino Film Festival è un evento metropolitano, coinvolge la città come pochi altri festival e il pubblico è uno dei veri protagonisti. I Torinesi hanno il palato fine e in questi anni hanno imparato a diventare sempre più esigenti”.

Sempre Emanuela Martini: “Paolo Virzì ha capito l’importanza del pubblico, la necessità di rispondere ai suoi gusti e alle sue aspettative,

quindi il TFF è un festival pensato per gli spettatori”.

Non è un caso, quindi, che tra le rassegne di quest’anno, sia prevista Europop: “Si tratta di un’idea di Paolo – commenta la vicedirettrice del Festival. – Siamo andati a scovare tra l’immensa produzione cinematografica che in Italia non viene distribuita. Abbiamo scelto cinque film popolari, campioni di incassi al botteghino, ma di cui il grande pubblico qui da noi non

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“Un festival caldo e accogliente che tenterà di realizzare in nove giorni l’utopia di un cinema senza confini”.

Il manifesto dell’edizione 2013. La kermesse è giunta alla trentunesima edizione e la memoria non può fare a meno di tornare al 1982, quando in una Torino ancora lacerata dalla crisi della Fiat, ripiegata su sé stessa e sul suo destino di company town, fu lanciata l’dea del Cinema Giovani.

Paolo Virzì è regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano. È tra i principali eredi ed innovatori della tradizione della commedia all'italiana. Figlio di un carabiniere siciliano e di madre livornese, dopo aver trascorso l'infanzia a Torino, abitando prima nel quartiere Santa Rita e poi a Mirafiori Nord, cresce nel quartiere popolare livornese delle Sorgenti, coltivando sin da piccolo la passione per la letteratura. Dall'edizione del 2013 ricopre il ruolo di direttore del Torino Film Festival.

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Luciana Littizzetto è la madrina della manifestazione 2013. Littizzetto, volto noto della televisione, è attrice e autrice. È nata a Torino e nel capoluogo del Piemonte ci vive. L’eclettico personaggio si è diplomata al Conservatorio nel 1984 e si è laureata in Lettere alla facoltà di Magistero nel 1990.

sa niente. Sarà un’occasione unica per venire in contatto con nuove storie e personaggi”.

Il TFF rende omaggio all’America. In programma la retrospettiva New Hollywood: il nuovo cinema americano tra il 1967 e il 1976 curata dalla stessa Emanuela Martini. “Saranno proiettati 35 film quest’anno e altri 35 il prossimo anno”. Sul motivo della scelta di questo decennio non vi sono dubbi: “Negli anni ‘60 cambiano le facce, lo stile e la cultura della narrazione americana.

Hollywood esprime questa voglia di ricerca e, se vogliamo, di rivoluzione. In questo periodo, esordiscono registi come Francis Coppola, Sydney Pollack. Michael Cimino, Steven Spielberg. E nascono antidivi destinati a diventare divi: mi riferisco a Jack Nicholson, Dustin Hoffman, Robert De Niro e Al Pacino”.

“L’America è lontana, dall’altra parte dalla luna,” cantava Lucio Dalla, e il TFF è attento naturalmente anche alle novità del cinema nostrano.

Accanto al concorso internazionale di lungometraggi, permangono le abituali sezioni competitive: da Tff.doc, dedicata ai documentari, a Italiana Corti, che vede protagonisti i cortome-

traggi, fino a Spazio Torino, un omaggio alla tendenze e ai movimenti creativi che fermentano sotto la Mole. E, naturalmente, dibattiti, laboratori, work in progress.

La parola ai numeri. Alla selezione del TFF sono arrivati ben 4.000 lavori. Di questi saranno presentati 185, di cui 70 lungometraggi. Cinque sono le anteprime internazionali e 62 quelle italiane.

Tra queste ultime, si segnala La mossa del pinguino che vede l’esordio alla regia di Claudio Amendola. Il film è ambientato, guarda caso, durante le Olimpiadi invernali di Torino 2006.

“Anche quest’anno ce l’abbiamo messa tutta per presentare un calendario ricco di proposte e attento a ciò che succede nel mondo del cinema,” afferma Emanuela Martini. E ancora: “Il TFF è il luogo della scoperta, della riscoperta, sicuramente si distingue per la sua capacità di uscire dagli schemi tradizionali dei festival cinematografici: questo è un motivo in più, lo dico a chi ancora non lo conoscesse, per avvicinarsi la prima volta”.

Madrina della manifestazione, un’eccellenza

Prosegue la seconda edizione di Moving TFF. La manifestazione, ideata da UCCA (Unione Circoli Cinematografici Arci), Arci Torino, Museo Nazionale del Cinema e Torino Film Festival, si propone di offrire al pubblico torinese una anticipazione dell'ormai consolidato e apprezzato appuntamento di novembre con il Torino Film Festival.

Anche quest’anno il Festival utilizza la prestigiosa location del Lounge (Sala Mostre del Palazzo della Regione Piemonte, Piazza Castello 165) dove però, a differenza dello scorso anno, si svolge tutta l’attività stampa, conferenze stampa incluse. I fans sono quindi avvisati: per vedere da vicino i loro beniamini potranno appostarsi in Piazza Castello.

Le proiezioni si svolgono, come l’anno scorso, nelle seguenti sale: Multisala Cinema Massimo - Via G. Verdi, 18, Multisala Reposi - Via XX settembre, 15 e Multisala Lux - Galleria San Federico, 33. Il 22 novembre sono aperte solo le casse dei cinema Massimo e Reposi dalle 10.00 alle 22.00. Dal 23 al 30 novembre l’apertura delle casse dei cinema Massimo, Lux e Reposi ha luogo 30 minuti prima dell’inizio della programmazione fino all’inizio dell’ultimo spettacolo. Il prezzo del biglietto intero è di euro 7 (ridotto euro 5), l’abbonamento intero euro 80,00 (ridotto euro55,00), il pass giornaliero euro10,00.

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torinese seconda solo al Gianduiotto, per notorietà: Luciana Littizzetto. Serata inaugurale, venerdì 22 novembre: alla presenza dello stesso regista, sarà proiettato Last Vegas di Jon Turteltaub. Il film, che sarà nelle sale italiane a partire dal 23 gennaio 2014, vede riuniti quattro grandi di Hollywood: Robert De Niro, Michael Douglas, Morgan Freeman, Kevin Kline.

Per finire, l’augurio che Paolo Virzì ha rivolto il febbraio scorso al momento del suo insediamento come direttore: “Un festival caldo e accogliente che tenterà di realizzare in nove giorni l’utopia di un cinema senza confini, dove lo spettacolo e l’intrattenimento popolare abitano nello stesso luogo dei percorsi d’autore, del documentario e del cinema sperimentale; ma anche un Festival 2.0, continuamente ‘connesso’ e fruibile dagli utenti del web”.

Buio in sala. Buon Torino Film Festival.

TORINO FILM FESTIVAL 22-30 novembre 2013 – www.torinofilfest.org

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la sfida che parla anche italiano

MARIA BOLOGNA PHOTO: FPA2

LA FONDAZIONE CHE PORTA IL NOME DI SAS, IL PRINCIPE CARLO ALBERTO II DI MONACO, HA COMPIUTO SETTE ANNI PERSEGUENDO COSTANTEMENTE PRINCIPI ETICI FONDAMENTALI.

S

ono trascorsi setti anni da quando SAS il Principe Alberto II di Monaco ha dato vita alla Fondazione che porta il suo nome. Ne aveva fatto cenno durante il discorso in occasione della sua intronizzazione, tenutosi il 12 luglio 2005, nel quale intravedeva un avvenire importante per il suo Paese, legato a sani valori e principi etici fondamentali: “Monaco può diventare, alla sua maniera, una grande potenza, una combinazione perfetta tra progressobenessere e attività legate alla difesa dell’ambiente, alla lotta per la pace, al rispetto della giustizia, allo sviluppo sostenibile, alla tutela degli indifesi e alla messa in opera di azioni per un mondo più giusto e più armonioso”.

Meno di un anno dopo, nel giugno del 2006, il Principe Sovrano crea così la Fondation Prince Albert II de Monaco (FPA2), la cui

missione è quella di identificare e promuovere progetti in grado di proteggere l’ambiente e lo sviluppo sostenibile a livello mondiale. Una bella sfida, la sua, che ha voluto fortemente e con passione e ne afferma i fondamenti, ovunque sia chiamato a parlare della difesa del pianeta.

Le attività della Fondazione, come mission, si propongono di lavorare principalmente su tre tematiche: i cambiamenti climatici e le energie rinnovabili, la biodiversità e l’acqua in relazione al problema della desertificazione.

Per questo, vengono selezionati e finanziati ogni anno decine di progetti indirizzati a tre specifiche regioni e ambiti geografici: il bacino del Mediterraneo, le regioni polari e i Paesi meno sviluppati.

Un compito non facile ma svolto con grande

SAS il Principe Alberto II di Monaco, dal 2005 è il presidente della Fondazione che porta il suo nome. La sua missione è quella di identificare e promuovere progetti in grado di proteggere l’ambiente e lo sviluppo sostenibile a livello mondiale.

attenzione da un importante comitato scientifico e dagli staff di vari bureaux, aperti anche in Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Svizzera e Germania, e coordinati tutti da SE Bernard Fautrier, vice presidente e ammini-

stratore delegato della Fondazione stessa.

Ovviamente, l’Italia non poteva non dare il proprio contributo. La sezione “nostrana”, la cui sede milanese è diretta dall’avvocato Maurizio Codurri, vede la luce durante l’i-

SAS il Principe Alberto II di Monaco, insieme ai rappresentanti italiani della Fondazione: (da sinistra a destra) il signor Marco Colasanti, Maurizio Codurri, Elisabeth Lanteri Minet, Sébastien Lubert e Jean Philippe Bertani.

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Difesa dell’ambiente, lotta per la pace, rispetto della giustizia, sviluppo sostenibile, tutela degli indifesi: azioni per un mondo più giusto e armonioso.

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naugurazione, nell’ottobre del 2009, dell’esposizione Les années Grace Kelly, Princesse de Monaco, tenutasi all’interno delle sale di Palazzo Ruspoli, a Roma, per opera della Fondazione Memmo. È allora che il Sovrano monegasco decide di dare vita alla filiale italiana della propria Fondazione e lo fa in presenza del sottosegretario del Consiglio, Gianni Letta e di Gianni Alemanno, allora Sindaco di Roma.

Il dado è tratto.

Nel 2010 anche nel nostro Paese inizia così una continua opera di sensibilizzazione alle tematiche promosse dalla FPA2, soprattutto con progetti e congressi organizzati presso prestigiose università italiane. Come, per esempio, quello del marzo dello scorso anno: nell’occasione, SAS il Principe Alberto II di Monaco, invitato dal rettore, prof. Marcello Fontanesi, all’Auditorium dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, ha preso parte a una conferenza scientifica sul tema “La protezione

del Mare Mediterraneo dall’inquinamento: i risultati conseguiti e le sfide future”. A tale azione di divulgazione, indirizzata soprattutto ai giovani, è seguita immediatamente – con il coinvolgimento oltre che del Sovrano monegasco, del presidente del Gruppo Finelco, Alberto Hazan, di SE Bernard Fautrier e del già citato Maurizio Codurri – la concessione del patrocinio della Fondazione al progetto Mr Planet, un programma radiofonico dove il personaggio interpretato dalla voce del doppiatore di Robin Williams, Carlo Valli, con vari interventi mirati, sollecita gli ascoltatori a dare una mano a preservare il Pianeta Terra, da lui impersonato.

Indimenticabile poi, lo stesso giorno, il fastoso galà di beneficenza svoltosi a Palazzo Mezzanotte (Borsa Italiana Palace), che ha sigillato regalmente la giornata con un’importante raccolta fondi. Tanto è stato il successo ottenuto che, lo stesso anno, a ottobre,

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impegnarsi seriamente per trovare soluzioni al disequilibrio sociale ed ambientale.

Fino ad ora, oltre 200 sono stati i progetti finanziati dalla FPA2 e molti i premi assegnati durante prestigiose cerimonie, per lo più arricchite da importanti anteprime cinematografiche di film o documentari dedicati alla natura. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato presentato al Grimaldi Forum di Monaco: si tratta del lungometraggio dedicato alle foreste tropicali firmato da Luc Jacquet (Oscar nel 2006 per la realizzazione de La Marcia del pinguino), dal titolo Il était une forêt, che in Francia è in sala a partire dal 13 novembre. La magistrale fotografia e gli straordinari effetti 3D permettono allo spettatore di apprendere, attraverso suggestivi paesaggi, come la natura sia in grado di adattarsi a tutto, tranne che all’invadenza degli uomini, vittime e carnefici dei propri interessi economici. Un bel modo per rifletterci su...

Nella pagina precedente: Al Ballo del Giglio di Firenze, nel 2012 SAS il Principe Alberto II di Monaco e la Principessa Charlene insieme a Matteo Renzi e la moglie Agnese.

SAS il Principe Alberto II di Monaco, al Galà de Berne, insieme a (da sinistra a destra), Gina Lollobrigida e Doris Leuthard.

SAS il Principe Alberto II di Monaco e la Principessa Charlene nel 2012 a Firenze.

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la seconda edizione del Ballo del Giglio di Firenze, è stata una nuova importante occasione per raccogliere fondi, sempre impiegati – insieme a quelli ricevuti dal 5 per mille della Dichiarazione dei Redditi degli Italiani – a finanziare i progetti approvati dalla Fondazione monegasca.

Infine, ancora in Italia e ancora in ottobre, ma di quest’anno, il Principe ha preso parte a una nuova conferenza, presso l’Università di Siena. Anche questa volta, sul tema “Il Mar Mediterraneo – Biodiversità e crescente inquinamento: quali prospettive”, il Principe Alberto II di Monaco ha voluto sottolineare di fronte agli studenti dell’ateneo toscano come “in un clima di grande difficoltà, soprattutto nel passare dalla teoria alla pratica, il nostro primo dovere è quello di fare chiarezza, per convincere i nostri contemporanei”: un non celato riferimento alle diverse azioni compiute dalle Nazioni Unite per sensibilizzare i governi di tutto il mondo a

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a storica azienda ha le radici a Sanremo già dalla prima metà dell'800, fondata da uno scalpellino della Società del Duomo di Milano: Bartolomeo Formaggini. Da allora la collaborazione con i più grandi architetti del periodo “liberty” che soggiornano in riviera e la realizzazione di grandi opere come l'altare maggiore della Chiesa S.S. Maria degli Angeli di Sanremo o le innumerevoli sculture presenti al Cimitero Monumentale Foce di Sanremo e al Cimitero Staglieno di Genova, il Teatro Ariston, la fontana dello Zampillo o la passeggiata Imperatrice, hanno lasciato un segno. Oggi, nella sede di Valle Armea, i figli di Eugenio, Enrico e Giovanni proseguono il lavoro con la professionalità e l'esperienza che gli hanno valso il riconoscimento di “Impresa Storica d'Italia”, per soddisfare imprese ed architetti, garantendo lavorazioni con marmi, graniti, travertini, ardesie e pietre selezionate fra il meglio che la natura offre, con risultati sempre unici.

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dare “fondo” alle proprie energie

DI MARCO JORIO

PER CHI VIVE A RIDOSSO DELLE ALPI MARITTIME E DELLE ALPI COZIE, INVERNO SIGNIFICA SOPRATTUTTO NEVE E SCI. GLI APPASSIONATI DELLA DISCIPLINA NORDICA CRESCONO COSTANTEMENTE.

L

o skyline naturale che siamo abituati a vedere ogni giorno intorno a noi è un irresistibile richiamo a praticare gli sport legati alla montagna. Per chi vive a ridosso delle Alpi Marittime, dall’uno e dall’altro versante, e delle Alpi Cozie, inverno vuol dire soprattutto neve e sci. In tutta l’area, si va diffondendo sempre più la pratica dello sci di fondo, o nordico, che non necessita di impianti di risalita e che esalta il lato più slow del contatto con la natura invernale. Le opportunità non mancano: a pochi minuti di macchina dalle principali città, si trovano scenari naturali impagabili, tra le quasi 50 località che tra Piemonte e Liguria offrono piste battute.

CUNEESE, TERRA DI CAMPIONI Il Cuneese è terra votata a questo sport e va citata per prima la Valle Stura, dove è nata la

campionessa olimpica Stefania Belmondo: il solo Centro Fondo di Festiona è uno dei più importanti comprensori per lo sci nordico nel Cuneese, con un anello di 40 km dove si svolge la gran fondo Promenado della Valle Stura.

Anche le zone tra Vinadio e i Bagni di Vinadio consentono di scivolare sugli sci immersi in uno stupendo ambiente alpino circondato da abeti.

Aisone, Pietraporzio e Argentera offrono altre opportunità.

Ma già dove cominciano le Alpi Marittime cuneesi, a pochi chilometri dalla vicina Liguria, si può provare questo sport invernale: in Valle Tanaro, a Ormea, la pista di fondo Cantarana propone percorsi di diversa lunghezza e difficoltà. Nel comprensorio del Mondolè, invece, si incontra il Nordik Center, nuovo centro con 5 km di piste a 1.400 m sul livello del mare. Consolidata la

Scivolare sulla neve con le sottili lame: è lo sci nordico o sci di fondo che non necessita di impianti di risalita ed esalta il lalto più “slow” del contatto con la natura invernale.

Photo: Szymon Nitka - Foter.com

presenza dello sci nordico in Valle Vermenagna, dove si va da Vernante alla Riserva Bianca di Limone Piemonte: qui, in località Panice, si hanno addirittura due piste, con la possibilità di scegliere il percorso ed eventualmente noleggiare l’attrezzatura.

TRA CERTOSE E SANTUARI Sicuramente suggestive le offerte della Valle

Pesio, tra le quali fare uno splendido viaggio all’interno del Parco naturale del Marguareis, con cinque piste distese su 30 km e l’opportunità di sperimentare anche il biathlon. In Valle Maira, troviamo Acceglio, Canosio, Prazzo ed Elva che insieme arrivano a ben 61 km di lunghezza, con una scelta altimetrica dai 950 ai 1600 m di Acceglio, mentre a Castelmagno, in Valle Grana, dopo la sciata ci si può eventual-

In Valle Stura, patria dell’olimpionica Stefania Belmondo, centinaia di appassionati si danno appuntamento per la “Promenado” gara di sci di fondo per tutti gli amanti di questa disciplina e di questa straordinaria valle cuneese.

Photo: Scuola sci Festiona Valle Stura.

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Uno sport per tutte le età, che permette di godersi il panorama all'interno di scenari unici, dal Parco del Marguareis alla Riserva Bianca, fino alle vallate olimpiche.

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UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | SPORT

Tecnica classica o tecnica libera? La scelta è vostra.

Nello sci di fondo la tecnica permette di avanzare sulla neve con l'utilizzo coordinato di sci e bastoncini. Durante la sua evoluzione si sono create due tecniche distinte: la tecnica classica e la tecnica libera. Si differenziano in base al sistema con cui si trasferisce la forza delle gambe al suolo per creare la propulsione, entrambe le tecniche hanno poi una serie di differenti passi per poter coordinare la spinta di braccia con quella di gambe alle diverse velocità.

Photo: Fon-tina - Foter.com

mente ristorare con un piatto dei noti gnocchi locali. La Valle Varaita ha il suo cuore nordico nelle piste di Casteldelfino e Valmala, dal cui Santuario partono 30 km di percorsi in mezzo alla natura. Infine, a Crissolo, in località Pian della Regina, si scia sotto gli occhi del Monviso.

LE VALLATE OLIMPICHE Il resto del Piemonte non è certo da meno, con le vallate olimpiche. Fiore all’occhiello per lo sci nordico, le piste di Pragelato Plan, che ospitarono molte gare a cinque cerchi e che oggi offrono la scelta tra l’anello turistico e quello olimpico.

Percorsi battuti sono presenti in tutte la valli, dalla Germanasca alla Chisone, fino alla Susa, e la stessa Sestriere, nonostante abbia nello sci da discesa il punto forte del turismo invernale, si è dotata di una pista da fondo a più di 2.000 m di quota. Anche Bardonecchia fa la sua parte con più di 15 km di anelli, mentre si segnalano le valli di Lanzo, con Ala di Stura, alcune località nell’alto Piemonte, come la pista di Riva ValdobbiaAlagna in Valsesia, nel Vercellese, e le valli Anzasca e Formazza nel Verbano-cusio-ossolese.

IL PARADISO DEL FONDO IN LIGURIA In Liguria, il “paradiso” del fondo è sicuramente Colle Melosa: nel comune di Pigna (Imperia), a circa 40 km dalla costa, si trova a 1.542 m di altitudine e può contare su un anello di 5 km, nei pressi del rifugio CAI Allavena, dove è possibile acquistare lo skipass e noleggiare l’attrezzatura.

Nella regione marittima, a causa delle precipitazioni nevose a volte scarse, le altre località si contano sulle dita di una mano e spiccano Calizzano, in Valle Bormida, e Santo Stefano d’Aveto, in provincia di Genova.

LIMONE PIEMONTE: LA MONTAGNA A DUE PASSI DAL MARE Non solo fondo, ma anche 80 km di piste, due kinder park e lo snowpark. Sono alcuni dei punti di forza di Limone Piemonte, a pochi passi dalle Langhe, che fa della vicinanza con Francia e Costa Azzurra uno dei propri punti di forza. Inoltre, chalet accoglienti e tipicamente montani rendono la Riserva Bianca un’esperienza del tutto particolare.

“Dopo l’open season del 14 e 15 dicembre, tutto il comprensorio sarà a disposizione di sciatori e turisti della neve, anche grazie all’innovativa app per Android e IOS, attivata a metà novembre,” svelano alla Lift, la società che gestisce gli impianti.

Le piste sono battute con cura e il panorama è qualcosa di veramente unico: verso il Cuneese si domina tutta la pianura sovrastata dal Monviso, mentre dal versante francese, nelle giornate limpide e terse, si arriva a scorgere il mare.

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l’intervista impossibile DI FABRIZIO GARDINALI

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i stendo compatta e soffice ai piedi dell’uomo che, di spalle sulla roccia, osserva l’orizzonte e il mondo ai suoi piedi che io, la nebbia, gli impedisco di vedere.

E’ bello essere protagonista di questo quadro di Caspar David Friedrich, anzi sono pure nel titolo: “Der Wonderer uber dem Nebelmeer” ( Viandante sul mare di nebbia). Lo potete vedere dal vivo ad Amburgo, alla Hamburger Kunsthalle, altrimenti cercatevelo in Internet, ormai c’è di tutto, anche le opinioni dei blogger (nuovo mestiere dai contorni ancora un po’ vaghi, appunto) politici o di altro. Ho un evidente significato allegorico, in questo caso, venato di tristezza.

Già, tutte le volte che mi vedete, in realtà, a voi uomini viene malinconia, quando non panico, e vi innervosite. Specie quando siete in viaggio nelle vostre scatolette metalliche e io vi faccio perdere orientamento e sicurezza. Beh, così vi rendete conto della vostra fragilità, di quanto poco basti alla Natura, della quale sono parte, per mettervi in crisi. Di conseguenza voi, che vi credete orgogliosi padroni del mondo, vi riscoprite piccoli, deboli e impotenti.

La mia origine è abbastanza semplice. Sono una nube che si forma a contatto col suolo quando l’umidità dell’ atmosfera raggiunge la saturazione, cioè il 100%. Sono formata da goccioline d’acqua o di ghiaccio sospesi nell’aria.

Quindi, poiché la luce del sole è diffusa da questa parte d’acqua in sospensione, di genera la nota massa biancastra che limita le visuale. La nebbia insomma. Se però la visibilità è meno di un chilometro; altrimenti la dovete chiamare foschia.

In un caso e nell’altro andate in difficoltà. Sia che vi troviate sulla A 14 dalle parti di Forlì - Cesena, sia che siate in mezzo al mare o, peggio ancora, in prossimità della costa. Ma anche se siete a piedi, in un luogo sconosciuto o noto e io sono particolarmente fitta. C’è una bellissima scena in uno splendido film di Federico Fellini, “Amarcord”, quando il “nonno” esce di casa e, dopo pochi passi, si volta e non vede neppure l’uscio della sua abitazione: gli pare sia scomparso tutto, di essere nell’aldilà.

In effetti faccio anche questo effetto straniante nel nascondere le cose. Il che non è sempre necessariamente negativo. Un notissimo poeta, anche lui dei

paesi della “Bassa” padana (che è un modo d’essere, non una notazione geografica), una zona dove sono particolarmente presente perché lì si sta bene anche adesso che c’è la crisi (oddio bene, diciamo un po’ meno male), il Pascoli, mi invocava proprio per la mia capacità di celare.

“Nascondi le cose lontane, tu nebbia impalpabile e scialba, tu fumo che ancora rampolli…”.

Nonostante il disagio che vi comporto creo, però, ambienti e situazioni impagabili. Ve lo immaginate il Romanico medio – padano di Wiligelmo senza di me? O il Duomo di Milano e le trine e i merletti dei palazzi di Venezia, che per altro imitano le mie volute, quanto sono belli quando le loro forme sfumano nel vago dei miei vapori, diventando edifici di sogno per il sogno dei loro creatori.

Neppure il vino delle colline fra Langhe e Monferrato, il culatello di Zibello e i salumi stagionati fra Parma e Reggio Emilia e il parmigiano reggiano, quello vero, buono, fatto bene, sarebbero quello che sono in mia assenza. Pure un’avventura del Maigret di Simenon, un poliziesco “hard boiled” senza una scena in una giornata, meglio nottata, per lo meno di foschia perderebbero gran parte del suo fascino.

Vi è però una mia variante, ma non è metereologica, che non ha alcun effetto minimamente positivo, anzi è devastante: è la nebbia nel cervello che offusca il pensiero, confonde i valori, tramuta i mezzi nei fini. E non è neppure stagionale: dura tutto l’anno ed è molto diffusa. Specie negli ultimi tempi la potete trovare spesso negli abitanti dei palazzi del potere politico ed economico: a Roma come a Milano, a Strasburgo come a Bruxelles, a Londra come a New York. Impedisce loro, un po’ troppo sovente, di vedere il “Paese reale”, di avere un contatto vero con esso e di rendersi consapevoli di quanto le loro azioni incidano sulla vita “comune”. Così sono indotti a decisioni cupe che rendono grigia, dura e senza punti di riferimento la vita di tanta gente che vorrebbe solo un pallido sole di speranza.

Nebbia

Paesaggio avvolto nella nebbia.

Photo: dogbono - www.sxc.hu

l’esperienza che fa vincere!

DI VALTER CASTELLINO

ANDREA TELLINI, DOPO VARIE ESPERIENZE NELLA DIREZIONE DI SQUADRE SPORTIVE AUTOMOBILISTICHE E DI VOLLEY SI RIMETTE IN GIOCO, E ACCETTA UNA NUOVA SFIDA.

U

na tuta ignifuga della Ferrari, gentilmente sobria, dipinge di rosso un angolo dello studio. Nel nuovo ufficio, mondi e mestieri intrisi di sport si rincorrono con passione, ma il primo amore non si scorda mai. “Questa è quella ufficiale usata nei box dei pit stop, un ricordo al quale sono molto affezionato”. È un uomo felice Andrea Tellini, l’ingegnere della pallavolo cuneese, fresco presidente della Granda Volley. Un cittadino del mondo che ha speso bene i suoi anni: “Ho avuto la fortuna di studiare per fare un lavoro che ho sempre sognato, che era quello di dedicarmi alle corse automobilistiche. Ho studiato negli Stati Uniti e il percorso lavorativo mi ha anche portato a Maranello, dove per diversi anni ho maturato esperienze significative, sia come direttore sportivo che come ingegnere, in diversi team legati al marchio Ferrari-Maserati.”

Sulla pit lane le decisioni devono essere prese in una frazione di secondo e così, in quegli anni, l’attitudine alla sicurezza dell’Ing. Tellini crea un ponte virtuale con l’attuale professione di consulenza assicurativa.“Dovendomi anche occupare nei team minori dell’organizzazione dei box, del lavoro dei meccanici, dei trasporti del materiale e delle hospitality, nonché del rifacimento parziale o totale delle auto da corsa a seguito di incidenti in pista, ero molto attento al fatto che ci fosse un sistema di prevenzione del rischio, maturando quindi una forte esperienza della sua gestione e del suo trasferimento al mercato assicurativo.”

Poi, la pallavolo bussa alla sua porta: “Mi chiesero se volevo occuparmi di Pallavolo Torino in qualità di presidente. Trovai qualche giovanile e una serie D; l’anno seguente abbiamo amplia-

Le ragazze della prima squadra della VBC Granda Volley Cuneo.

to le giovanili, portato la prima squadra in C e due anni dopo in B2”. Anni di fermento, di attrazione e di progetti importanti. “Cominciai a frequentare di più il mondo della pallavolo; divenni amico di numerosi atleti e iniziai questo percorso all’interno del volley che culminò, nel 2006, con la costituzione di MA.GI.A”.

MA.GI.A. vuol dire: Mauro Berruto (attuale allenatore della Nazionale Italiana), Gino Primasso (dirigente di spicco della pallavolo piemontese) e Andrea Tellini. Il progetto: riportare la serie A

maschile a Torino. Progetto ambizioso e con tutte le carte in regola per realizzarsi. Ma il destino ha in serbo altri disegni. Il programma, serio e con persone serie, trova alcune porte chiuse, a causa di equilibri che sarebbero stati compromessi. La delusione brucia, ma riorienta. Tellini si concede dunque una pausa, durante la quale prendono forma nuovi scenari: “Con gli amici del club Bubo Fontana, mi sono divertito a organizzare il ritiro della nazionale maschile a Cuneo e l’amichevole Italia-Francia. In quei giorni mi

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Quando dirigi una squadra sportiva le decisioni devono essere prese in frazioni di secondo, neutralizzando ogni rischio.

Andrea Tellini, presidente della società Granda Volley ha progetti ambiziosi come quello di riportarla ai massimi livelli nazionali.

La sede di MAB, Isurance, sport and leasures, nuova agenzia di assicurazioni aperta da Andrea Tellini dopo varie esperienze da dirigente sportivo.

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Le maglie ufficiali della squadra femminile Granda Volley Cuneo.

La tuta ignifuga utilizzata dai tecnici Ferrari nei box dei pit stop è un ricordo delle passate esperienze di Andrea.

La società sportiva Granda Volley può contare su un patrimonio umano di 300 ragazze.

Una realtà che rischiava di scomparire e che ora guarda avanti con ottimismo.

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hanno coinvolto. Da un po’, con Ezio Barroero e Gino Primasso, spronati dall’assessore allo Sport, si pensava di dare una mano alla società Granda Volley e così è stato”.

Gli attimi fuggenti incalzano, i piani si sgomitolano e da una passione prende forma un’inaspettata attività professionale. Global point, tra gli sponsor dell’Italvolley, richiede l’apertura di una filiale a Cuneo; in cambio ci saranno altri fondi per la rinnovata società femminile. Andrea Tellini, forte della propria esperienza in analisi del rischio, spiazza la propria vita e si rimette in gioco. “L’irrequietezza, parte preponderante del mio carattere, mi ha sempre aiutato a cercare nuove sfide. Mi sono detto che poteva essere il momento di smettere di andare in giro sulle piste. Questa nuova avventura professionale sarebbe stata comunque legata allo sport”. Nasce così la MAB Insurance Sport & Leasures, fatta da gente che è dentro allo sport, ma che si rivolge a tutti: “Le persone hanno capito che nel mondo delle assicurazioni si può trovare qualcosa di diverso. MAB, infatti, è una società che si pone come grossista sul mercato assicurativo.

Noi compriamo le soluzioni migliori direttamente dalle compagnie. Cerchiamo di ottenere il costo più basso e chiediamo di non caricare le provvigioni riservate all’agenzia sul premio polizza. Quindi, il cliente paga il prodotto nudo, con tariffa da grossista, più una fattura di consulenza, ma l’importo finale è di norma inferiore alla polizza tradizionale. Sulle auto, riusciamo a garantire un risparmio di almeno 50 euro. A volte, penso che, senza la Granda Volley, non ci sarebbe MAB. Da una passione è cambiato il mio mondo professionale”. Senza Granda Volley non ci sarebbe MAB o, forse, senza MAB e l’impegno in prima persona di Andrea Tellini e soci, non ci sarebbe la Granda Volley così come si presenta oggi. Una società rigenerata con un patrimonio umano di circa 300 ragazze, con una storia sportiva che rischiava di scomparire, e che ora guarda avanti con ottimismo. Il presidente Tellini strizza l’occhio al futuro: “Progetti tanti. Vogliamo riportare a Cuneo qualcosa di importante, vedremo cosa sarà, cosa si potrà fare. È bello sognare. Ci tiene vivi, giovani e non costa nulla”.

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mar ligure, sapori per buongustai

MONICA COVIELLO PHOTO: P.O. SLOW FISH

SONO CIRCA CINQUECENTO LE IMBARCAZIONI CHE COMPONGONO LA FLOTTA DEI PESCHERECCI LIGURI E OLTRE TREMILA GLI ADDETTI CHE OPERANO NEL COMPARTO ITTICO.

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n mare profondo, fino a 3.000 m, e lambito dai venti di maestrale e di tramontana. Sono proprio quelle le correnti che spostano al largo le acque della costa e che richiamano quelle profonde e ricche di nutrimento per i pesci, rendendo il mare così speciale.

In Liguria la pesca è importante: i pescatori di professione, occupati in quella che viene chiamata la “piccola pesca”, sono quasi 2.000 e sono organizzati in cooperative. Addirittura, secondo il recente censimento del ministero delle Politiche agricole, coloro che invece praticano quella sportiva e ricreativa, fra Levante e Ponente, sono in più di 160.000.

La flotta dei pescherecci liguri conta circa 500 imbarcazioni e, fra la lavorazione del prodotto pescato e l’indotto, gli addetti sono 3.000.

In tutto, con poco più di 2.000 pescatori di

professione, sono circa 5.000 persone, per 330 km di costa e 37 marinerie. Ma anche se la pesca è un comparto economico strategico, spesso non è trattata con la dovuta considerazione: i centri per la trasformazione e la conservazione del pesce, i mercati e la distribuzione non vengono valorizzati e potenziati, e i pescatori rappresentano uno dei gruppi socio-economici più sfavoriti. Anche il Tavolo Blu, creato dalle istituzioni di settore, ha accertato che i consumatori preferiscono orate, branzini e poco altro (l’Italia importa quasi il 50% del pesce che consuma), anziché il pescato della tradizione, come lampughe, leccie, palamite, sugarelli. Secondo i dati Istat-Irepa, aggiornati al 2011, sui prodotti della pesca marittima e lagunare, in Liguria si pescano 4.461 tonnellate di pesce (le acciughe sono

il 39,7% del totale, le sardine l’11%) all’anno, per circa 28.810.000 di euro.

Poi c’è il “pescaturismo”: i pescatori ospitano, a bordo delle loro imbarcazioni, i turisti: escono in barca con loro, raccontano le loro storie e calano le reti insieme a loro. Per spartire, a fine serata, un “bottino” ghiotto. Perché, soprattutto sulla costa, vivono molte specie pre-

giate: seppie, calamari, totani, moscardini bianchi e neri, e polpi. Aragoste e astici popolano i fondali rocciosi, poi ci sono gamberi rossi e scampi. Ma nel mare ligure si trovano anche scorfani, sogliole, triglie di scoglio e di fango, branzini, spigole e cernie. Altre specie comuni sono l’orata, la mormora, il sarago, la boga, il cefalo e il nasello. Il pesce

I tipi di pesca praticati in Liguria sono la pesca con reti, per la cattura di acciughe e sardine, pesca a strascico, soprattutto calamari, seppie e sogliole di cui la Liguria è ricchissima, reti da posta, per la pesca di naselli, occhialoni. Sciabica da spiaggia principalmente per la pesca tradizionale del cicerello e del bianchetto. Particolarmente diffusa è la pesca a traina, nonché la tecnica del drifting, per la cattura di boniti, palamite, tonnetti, lampughe e cavalle. Questa tecnica di pesca è praticata principalmente in autunno.

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La pesca è una attività versatile, capace di adattarsi agli ambienti e alle stagioni.

Il mare della Liguria è ricco non solo di pesci ma anche di crostacei e molluschi.

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azzurro, poi, è fondamentale nel settore commerciale, in particolare sardine e acciughe.

Le loro forme larvali si chiamano “gianchetti”, i bianchetti. Non mancano, infine, i pesci di grandi dimensioni, come la ricciola, il sugarello o il pesce spada.

I CICCIARELLI DI NOLI Fra le tipicità liguri, ci sono dei pesci minuscoli, lunghi pochi centimetri, argentei, lisci e dalla forma allungata, che vivono in branchi fitti e si nascondono sotto la sabbia per riemergere quando l’acqua è limpida. Sono tipici di Noli, dove tutti li chiamano “lussi” o “lussotti”, e per tradizione si pescano con rete a sciabica (come i bianchetti). Sono strepitosi in carpione, purché non si esageri con l’aceto, o fritti. Ma, da qualche tempo, sono anche al

centro di una questione molto spinosa che non accenna a risolversi. “Dal 1° gennaio 2011 – spiega Claudio Varino, referente Slow Food del Presidio del cicciarello di Noli – la pesca del cicciarello è diventata ufficialmente ‘speciale’, come quella dei bianchetti e dei rossetti. L’Unione Europea, infatti, ha vietato la pesca a sciabica, accusata di impoverire i fondali, quindi, a Noli, la pesca del cicciarello, presidio Slow Food, è stata bandita. Si pensava che con i piani di gestione inviati dalla regione Liguria al Ministero, a Roma, si potesse contare su una deroga, come da nuovo decreto Europeo, ma secondo alcune voci di corridoio, il Ministero non ha fatto pervenire in tempo utile le informazioni richieste per tale deroga”. Il risultato?

“La situazione è in stallo e né le associazioni di categoria, né i biologi marini, né i centri di

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studio sulla pesca sanno cosa fare: la piccola pesca è ferma, non solo a Noli, ma in tutta Italia”. I pescatori di Noli rischiano di perdere il lavoro e i cicciarelli la visibilità sulla scena internazionale. “I pescatori di Noli chiedono delle risposte alle loro domande – è l’appello di Varino – e non vorrebbero che, per problemi legati a interessi politici, a rimetterci fosse il loro lavoro, legato alla tradizione e alla cultura”.

Tuttavia, è notizia fresca di queste settimane l’avvio della pesca sperimentale. Durante l’uscita in mare, i pescatori imbarcano un biologo marino del Ministero che ha il compito di verificare la presenza del cicciarello sui fondali di fronte a Noli, le cui acque continuano ad esserne ricche. A fine pesca, ad oggi, i cicciarelli pescati vengono liberati”.

Nella pagina precedente: La spiaggia di Noli, località rinomata per la pesca dei “cicciarelli”, pesci minuscoli che vivono in branchi fitti e si nascondono sotto la sabbia.

Photo: wikimedia I cicciarelli fritti sono una delle specialità gastronomiche liguri che si sta perdendo a causa del divieto di pesca a sciabica imposto dall’Unione Europea.

Photo: Gino Russo.

L’attività di pesca è comparto economico strategico, ma – secondo i protagonisti – non trattato con la meritata considerazione: i centri per la trasformazione e la conservazione del pesce, i mercati e la distribuzione non sono valorizzati e potenziati, e i pescatori rappresentano uno dei gruppi socio-economici più sfavoriti.

Photo: fotolia.com In questa pagina: Da levante a ponente, in Liguria, sono molti i mercati importanti dove acquistare il pesce appena pescato.

Fra i progetti per la valorizzazione del pesce, è in fase di studio la creazione di un marchio locale del pesce pescato.

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DOVE SI PESCA Oltre a Noli, la quinta repubblica marinara, dove la pesca è praticata ancora come al tempo dei nonni, uno dei centri più rinomati è Imperia, Calata Cuneo. Qui, da qualche mese, è stato inaugurato un padiglione per la vendita del pesce, una sorta di mercato all’aperto, posto a una delle estremità della banchina di Oneglia. Altri progetti riguardano la trasformazione di pescherecci in ristoranti galleggianti, la creazione di un marchio locale del pesce pescato, la promozione del pesce azzurro nelle mense e negli istituti per anziani, ma ancora non si sa quando potranno concretizzarsi. Un’altra interessante opportunità è a Savona, dove da otto anni si ripete l’asta del pesce ligure, all’Ipercoop “Il gabbiano”: vengono battuti lotti di pesce locale appena pescato a prezzi particolarmente vantaggiosi.

notizie,

sorrisi

e canzoni...

TUTTO IN UNA RADIO! 38

Nella pagina precedente: Ogni anno, a maggio, nel Porto Antico di Genova, si tiene “Slow Fish”, evento creato da Slow Food e Regione Liguria che celebra il mondo della pesca e del mare.

Il porto di Imperia Oneglia, dove, da qualche mese, è stato inaugurato un padiglione per la vendita diretta del pesce. Photo: panoramio.com

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GLI EVENTI DEDICATI ALLA PESCA Da Levante a Ponente, la Liguria celebra il proprio mare e la pesca. A maggio si tiene Slow Fish, al Porto Antico di Genova, che ogni anno guida i visitatori alla scoperta dei pesci di “casa nostra”.

Evento organizzato da Slow Food e dalla Regione Liguria, in collaborazione con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, propone attività educative, incontri di discussione e appuntamenti enogastronomici. Sempre a maggio, a Camogli c’è la Sagra del pesce, mentre la Sagra dell’acciuga di Genova si svolge ogni anno a giugno. A Luglio, Loano (Savona) ospita la Festa del mare-muscolata, dedicata alle cozze. Agosto è il mese della Sagra dei pignurin, a Ospedaletti (Imperia), in onore dei piccoli pesci che popolano le acque di Ponente, ma anche della Sagra della sardina di Sestri Levante (Genova). E a settembre, a Badalucco (Imperia), è tempo della Sagra dello stoccafisso.

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panettone oltre i luoghi comuni

DI VANINA CARTA

IL PANETTONE NON È SOLO IL SIMBOLO DEL NATALE, MA IL FRUTTO DI UN’ARTE ANTICA CHE SA ASPETTARE E CHE VA BEN OLTRE QUELL’IMMAGINE UN PO’ SCONTATA CHE LA COMUNICAZIONE MEDIATICA CI RESTITUISCE.

C

he Galup! Che Galuperie! sono le curiose espressioni in piemontese che molti di noi avranno sentito pronunciare dai propri nonni o genitori ad ogni boccone prelibato, e che rivelano la storia del nostro panettone regionale, primo cugino di quello lombardo.

Nato a Milano sotto la dominazione di Ludovico Il Moro, il panettone diventa piemontese solo all’inizio del secolo scorso, nel 1922, grazie a una splendida contaminazione tra essenza lombarda e creatività langarola, che si celebra a metà strada, a Pinerolo.

Monsù Ferrua, originario di Dogliani, da qualche anno ha aperto un forno nel centro di Pinerolo e, provando a impastare questo dolce di Natale, decide di dargli un’impronta del tutto personale: lo riveste con una glassa a base di nocciole delle Langhe. Un successo

tra amici e conoscenti e la sincera esclamazione A l’è propii Galup! di Mario Vignetta, noto artista pinerolese, decretano la nascita della nuova “interpretazione”, diffusa da Pietro Ferrua con il nome di Galup, appunto. La sua fama cresce velocemente, tanto che nel 1937 l’artigiano diventa “fornitore della Real Casa”. Dopo la Seconda guerra mondiale, la fondazione dell’azienda omonima e la stessa progressiva diffusione, da nord a sud della regione, di tale versione del dolce natalizio: più bassa e con una copertura che va dalle nocciole, alle mandorle miste ad albume e zucchero in granella, a differenza della milanese, più alta, stretta e senza glassa, almeno nella realizzazione tradizionale.

Oggi, il panettone è il vessillo della nostra stessa italianità e forse anche una sorta di

Un nome, la storia del panettone piemontese: "Galup". Fu Pietro Ferrua, fornaio pinerolese originario delle Langhe e fondatore dell'omonima azienda, a personalizzare per la prima volta, nel 1922, il panettone milanese, rendendolo più basso e ricoprendolo con una glassa alle nocciole.

Da allora l'espressione, oggi ormai desueta, "Galup!" ("prelibato, ghiotto") si è inesorabilmente legata alla versione piemontese del dolce natalizio.

Photo: angelocesare - Foter.com

luogo comune del Natale, entrato, a suon di pubblicità e di promozioni sottocosto, nell’immaginario collettivo non sempre con accezioni positive, ma la sua storia e la sua identità restano ancora un patrimonio condiviso che nasce, quando il dolce è prodotto a regola d’arte, da una saggezza di cui spesso nemmeno dubitiamo.

Un panettone, infatti, non vale l’altro e con-

viene farsi qualche domanda in più, quando dalla Vigilia all’Epifania lo scartiamo senza pensarci.

Gli stessi quesiti che abbiamo posto a Riccardo Depetris, giovane e promettente pasticcere e cioccolatiere: Riccardo ci porta a curiosare nel suo laboratorio, per insegnarci a riconoscere quello che la legislazione, dal 2005, consente di chiamare effettivamente “panettone”.

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La preparazione del panettone richiede pochi e semplici ingredienti, ma tanta sapienza e pazienza, dalla lievitazione alla cottura.

L'impasto del panettone può anche non contenere canditi, ma se ci sono, devono essere autentici (scorze di agrumi), anziché dei surrogati (zucca).

Poiché la realizzazione dei canditi è lunga e laboriosa, un panettone che ne è ricco, sarà un prodotto di alta qualità.

Photo in alto: 305 Seahill - Foter.com; in basso: turismotorino.org

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Occorrono dai 3 ai 4 giorni per produrre un panettone artigianale, per non parlare della lavorazione, a monte, della pasta madre. La pasta madre (o lievito naturale) è un impasto di acqua e farina che viene lasciato fermentare spontaneamente e, in seguito, "rinfrescato" ogni giorno. Si tratta di una materia viva che pasticceri e fornai custodiscono gelosamente, e che viene spesso tramandata di generazione in generazione, poiché ogni laboratorio tende a mantenere il proprio specifico lievito. Photo: turismotorino.org Nella pagina successiva: il panettone milanese, più alto, stretto e senza glassa.

Photo: Nicola since 1972 - Foter.com

IL PANETTONE A NORMA DI LEGGE In base a quanto riportato dall’articolo 1, comma 1, del Decreto 22 luglio 2005, “la denominazione ‘panettone’ è riservata al prodotto dolciario da forno a pasta morbida, ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida, di forma a base rotonda con crosta superiore screpolata e tagliata in modo caratteristico, di struttura soffice ad alveolatura allungata e aroma tipico di lievitazione a pasta acida”. Il comma 2 riporta, invece, l’ingredientistica per la versione classica: “Salvo quanto previsto all’art. 7, l’impasto del panettone contiene i seguenti ingredienti: farina di frumento; zucchero; uova di gallina di categoria A o tuorlo d’uovo, o entrambi, in quantità tali da garantire non meno del 4% in tuorlo; materia grassa butirrica, in quantità non inferiore al 16%; uvetta e scorze di agrumi canditi, in quantità non inferiore al 20%; lievito naturale costituito da pasta acida; sale.” Inoltre, al comma 3: “È facoltà del produttore aggiungere anche i seguenti ingredienti: latte e derivati; miele; malto; burro di cacao; zuccheri; lievito (…) fino al limite dell’1%; aromi naturali e naturali identici; emulsionanti; il conservante acido sorbico; il conservante sorbato di potassio”.

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Come avviene la produzione del panettone artigianale?

La lavorazione del panettone richiede circa 3-4 giorni, tra preparazione e cottura, soprattutto perché va prodotto con la pasta madre (detta anche “acida”), lievito spontaneo e naturale che richiede un’importante manipolazione a monte. Il primo giorno, infatti, è interamente dedicato a dare “forza” al lievito con tre diversi impasti. La sera del giorno successivo si procede, invece, al primo impasto di farina, burro, uova, zucchero e lievito. Già questa fase si presenta delicata: il procedimento non può essere troppo rapido, né troppo lungo, poiché si rischia di surriscaldare gli ingredienti. A questo punto, segue la lievitazione a 2628 °C, per almeno 12 ore (l’impasto deve triplicare di volume) in un’apposita cella. Il terzo giorno, si procede con un secondo impasto con l’aggiunta di altro zucchero, burro, tuorlo e vari ingredienti, come il miele, per circa 4550 minuti.

In seguito, abbiamo la pirlatura (la separazione cioè nelle varie pezzature) e la deposizione negli stampi di carta, dove avviene una seconda lievitazione, che di nuovo varierà da un minimo di 8 a un massimo di 12 ore (occorre attendere che il volume triplichi). Conclusa la lievitazione, si passa alla glassatura piemontese, con albume, mandorle, nocciole, granella di zucchero e, infine, alla cottura, che avviene in genere la sera: l’ultima fase e anche una delle più delicate. La difficoltà maggiore sta nell’estrazione del dolce dal forno, che va infilzato velocemente con aghi e capovolto perché mantenga la tipica forma a fungo. In tutto, dunque, arriviamo a quasi 4 giorni di lavoro per avere un panettone fatto come si deve.

A proposito, quando un panettone si può definire tale?

Dal luglio 2005, finalmente si è cercato di mettere ordine in un caos che ormai durava

Come si riconosce un panettone artigianale?

Ci sono dei parametri che possiamo imparare ad analizzare con un po’ di pazienza ed esperienza. Partendo dalla vista, occorre valutare il colore e l’alveolatura interna. Se le uova sono più ricche, la pasta sarà più gialla e, grazie al lievito naturale, l’alveolatura sarà più grossolana e irregolare. Dunque, non sempre un difetto è negativo; nel caso del panettone, infatti, se è troppo fine sarà sinonimo di prodotto industriale. Anche l’uso di impastatrici tuffanti, che facilitano l’incorporazione dell’aria, favoriscono questo tipo di alveolatura.

Segue il giudizio olfattivo: prima di tutto, non si devono rilevare sentori di alcoli (tipici per esempio del pane in casetta preconfezionato), che rivelano l’uso di conservanti, ma si deve percepire un aroma più intenso (dovuto alla presenza dell’acido lattico e acetico della pasta madre, ndr.). Infine, il profumo dei canditi (scorze di arancio, cedro e limone) dovrebbe sempre sovrastare leggermente quello dell’uvetta. I canditi realizzati a regola d’arte sono, infatti, di complessa e lunga lavorazione, per-

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da molto. Per troppi anni, nei decenni passati, sono stati spacciati come “panettoni”, prodotti da forno che contenevano molti surrogati.

Margarina al posto del burro, surrogati del cioccolato per i panettoni speciali, persino zucca candita e aggiunta di coloranti anziché la scorza di agrumi, per non parlare del lievito, che raramente era quello naturale. Il DL 22 luglio 2005 ha posto dei paletti che finalmente consentono di valorizzare il panettone “classico”, quello cioè tradizionale, così come le versioni speciali. Fondamentalmente, l’impasto del panettone contiene farina di frumento, zucchero, uova di gallina di qualità superiore, burro, uvetta, scorze di agrumi canditi, pasta acida, sale, con l’eventuale aggiunta di latte e derivati, miele, malto, burro di cacao, zuccheri e altro lievito. La norma prevede anche dei minimi per alcuni ingredienti, come il burro, i canditi e l’uvetta. Per quanto si tratti di una legge perfettibile, rimane comunque uno strumento in più per valorizzare i produttori scrupolosi, da un lato, e difendere i consumatori, dall’altra.

IL PANDOLCE DI GENOVA Guai a chiamarlo “panettone”! Come il dolce di origine milanese è sinonimo di Natale, ma è “orgogliosamente” genovese e legato alla tradizione ligure. Secondo lo storico Luigi Augusto Cervetto (1834-1923), il pandolce ha origini persiane, per altri invece deriva dall’antichissimo pane ligure pan co-o zebibbo, con uvetta sultanina, e con l’aggiunta, nel tempo, di pinoli, pistacchi, semi di finocchio, acqua di fiori d’arancio, agrumi canditi e marsala. Come il panettone, richiede una lunga lievitazione, ma la pasta è più secca e compatta, quindi con una conservazione più lunga, che anticamente lo rendeva adatto ai lunghi viaggi per mare. La tradizione attribuiva un significato benaugurante al pandolce e si tramanda che, a Genova, fosse il più giovane della famiglia a portarlo in tavola con un rametto di alloro o di olivo sulla sommità, in segno di devozione. Era il più anziano, poi, a tagliare la prima fetta e a tenerla da parte per il primo povero che si fosse presentato.

La seconda fetta, invece, veniva conservata fino al 3 febbraio (San Biagio), per scongiurare le malattie invernali.

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I panettoni con l’aggiunta di ingredienti particolari, come il cioccolato, vengono definiti “speciali”. Dal 2005, esiste una norma che fissa importanti paletti nella produzione del panettone (ingredienti e minimi standard), perché possa definirsi tale.

Ph. Francisco Antunes - Foter.com

tanto la loro presenza sostanziale indica che il panettone è di alta qualità.

Infine, il gusto. Fondamentale è che il panettone abbia un retrogusto “pulito”, che non lasci, cioè, sensazioni quasi di “bruciore”.

Purtroppo la corsa al profitto su certi prodotti di scarsa qualità ha causato un’omologazione dei gusti negli anni addietro e ora, spesso, i consumatori non hanno gli strumenti per capire la differenza qualitativa. Questo è uno dei motivi, per esempio, che porta molti a scartare i canditi nel panettone: l’abitudine è al gusto dei surrogati (la zucca appunto), che quindi influenza le preferenze.

Altro elemento fondamentale da controllare è la data di scadenza. I prodotti artigianali di norma hanno una scadenza ravvicinata (massimo un mese), mentre quelle di quasi un anno rivelano inevitabilmente l’utilizzo di conservanti.

Nella preparazione, quanto conta l’uso della pasta madre?

Quello della pasta madre è un mondo sterminato e affascinante. Oltre a dare un risultato assolutamente eccezionale sul prodotto finito

RICCARDO DE PETRIS Giovane pasticcere e cioccolatiere (classe 1982), dopo il diploma, ha ha maturato numerose esperienze lavorative negli USA e in tutta Europa. Vanta una specializzazione presso la Scuola CASTAlimenti di Brescia e una lunga lista di riconoscimenti nazionali. Tra i più recenti, la medaglia d’oro ai Campionati Italiani di Cucina - Pasticceria (2013). Vive e lavora tra Revello e Saluzzo e, insieme alla sua famiglia, da 40 anni attiva nel campo dell’arte bianca, gestisce due pasticcerie.

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(aroma, fragranza e sapore particolari), è una materia viva che viene rinfrescata, e quindi alimentata, tutti i giorni, che cresce nel microclima di un laboratorio artigianale e che, dunque, contiene ceppi di microrganismi unici, tipici solo di quell’ambiente. Essendo vivo è anche estremamente influenzabile ed è in grado persino di assorbire odori o subire modificazioni con il cambio della temperatura o in altre particolari situazioni, per esempio, di scarsa igiene. Per questo, è fondamentale una pulizia perfetta dei locali e delle attrezzature, ma allo stesso tempo non troppo invasiva o aggressiva con odori invadenti e così via. La qualità del panettone, dunque, riflette inevitabilmente l’abilità del pasticcere nel trattare la pasta madre: in pratica è un banco di prova eccezionale che premia la capacità e la pazienza dell’artigiano. E anche in questo ambito, la tradizione piemontese e quella lombarda si contrappongono con due diverse scuole di pensiero: la prima prevede che il lievito venga tenuto immerso nell’acqua, la seconda che la pasta venga conservata avvolta in un canovaccio asciutto. Ma potrei continuare a parlarne per ore...

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rinascimentale Effortless Elegance LA MODA SI FA SOGNO NEL CASTELLO DI LAGNASCO Photo: Nasario Giubergia & Gianpiero Trivisano

Un viaggio fra sogno e realtà dove presente e passato si incontrano e dove lo spazio diventa tempo, riportandoci in un'atmosfera diversa. Un percorso tra immagini oniriche che esaltano la seduzione degli abiti sartoriali dell’Atelier Gianni Aprile ed i gioielli artigianali di DueDiOro nel puro spirito rinascimentale.

Collana in Oro Bianco, quarzo citrino, pezzo unico realizzato a mano.

Abito con bustier in tessuto pieghettato gonna in Georgette con strascico. Piume.

Disegnato da Elisa Schininà, realizzato dall’Atelier Gianni Aprile.

Orecchini in Oro bianco/Oro brunito, 94 diamanti e 146 marcasiti, 2 granati, pezzo unico realizzato a mano.

Corpetto in Jersey con glitter cangiante / gonna di velluto in seta.

Orecchini in Oro bianco/Oro brunito, 94 diamanti e 146 marcasiti, 2 granati, pezzo unico realizzato a mano.

Corpetto in Jersey con glitter cangiante / gonna di velluto in seta.

Dall’alto in senso orario: Collana in Oro Bianco, quarzo citrino, pezzo unico realizzato a mano.

Abito con bustier in tessuto pieghettato / gonna in Georgette con strascico.

Orecchini in Oro bianco/Oro brunito, 94 diamanti e 146 marcasiti, 2 granati, pezzo unico realizzato a mano.

Vestito con gonna a ruota e corpetto drappeggiato in Pizzo francese nero stampa serpente su tulle viola.

Collana in Oro bianco, perle rosa naturali varie sfumature, fiori in madreperla rosa, pezzo unico realizzato a mano.

Bustier broccato nero/argento con swarovsky / mantello in Georgette.

Orecchini in Oro bianco/Oro brunito, 94 diamanti e 146 marcasiti, 2 granati, pezzo unico realizzato a mano. Collana in Oro bianco, perle rosa naturali varie sfumature, fiori in madreperla rosa, pezzo unico realizzato a mano.

Vestito con gonna a ruota e corpetto drappeggiato in Pizzo francese nero stampa serpente su tulle viola. Bustier broccato nero/ argento con swarovsky / mantello in Georgette.

Vestito in Jersey nero con lavorazione di pizzo nero/oro e maniche in tessuto effetto maglia/ metallo.

Vestito in Jersey nero con lavorazione di pizzo nero/oro e maniche in tessuto effetto maglia/ metallo.

Collana in Oro Bianco, quarzo citrino, pezzo unico realizzato a mano.

Abito con bustier in tessuto pieghettato gonna in Georgette con strascico. Piume.

Disegnato da Elisa Schininà, realizzato dall’Atelier Gianni Aprile.

CREDITS Photo Nasario Giubergia (Racconigi) & Gianpiero Trivisano (Torino) Abiti sartoriali Gianni Aprile Atelier (Savigliano) Gioielli Duedioro (Savigliano) Hairstylist 2° Avenue (Savigliano) Make Up Artist Aurora Lanfranco (Torino) Models Roxana e Kate Videomaker Stefano Ronco – Duckbill (Racconigi) Location Castello di Lagnasco

Gli scatti dello shooting sono parte di una mostra già esposta nelle sale del Castello di Lagnasco.

ambiente moderno, anima antica

DI ROBERTO AUDISIO PHOTO: PHOTOPHILLA

NEL CENTRO STORICO DI MAZZÈ UN SAPIENTE LAVORO DI RESTAURO HA TRASFORMATO UN’ANTICA CAPPELLA SCONSACRATA IN UN MODERNO RISTORANTE, DOVE CONVIVONO ANTICO E MODERNO.

I

l recupero del patrimonio architettonico delle nostre città e paesi è uno dei temi su cui maggiormente sono impegnati architetti e progettisti, sempre più sollecitati a reinventare spazi alternativi partendo dal costruito, anziché produrre nuovi volumi ex novo. Ci si trova così a definire nuove identità a luoghi nati per altri usi e altre funzioni, creando delle entità inedite che mescolano antico e moderno, in un continuo esercizio di equilibrio tra il rispetto della storia e le esigenze del contemporaneo.

A Mazzè, cittadina del canavese affacciata sulla Dora Baltea, nel centro storico “alto”, Andrea Grottaroli e Roberto Operti dello studio Kuadra di Cuneo (www.kuadra.it) hanno colto la sfida di dare una nuova vita alla cappella sconsacrata annessa alla Chiesa dei SS. Gervasio e Protrasio per trasformarla in ristorante. Un

intervento di recupero conservativo che è partito dal consolidamento della struttura risalente al XVIII sec., nel rispetto delle architetture originarie, per adattare l’edificio originario ai nuovi utilizzi degli spazi, basato su un rigoroso e scrupoloso lavoro di rilettura e conservazione mediante interventi mirati a raggiungere un maggior grado di sicurezza delle strutture, senza risultare invasivi.

L’edificio si sviluppa oggi su tre livelli, comprendendo i locali a piano terreno, in precedenza adibiti a magazzini e cantine, non collegati alla cappella soprastante: oggi, ripulite le caratteristiche volte a botte in mattoni a vista, costituiscono l’ingresso principale del locale, che accoglie gli ospiti con un semplice bancone dal disegno elementare. Trovano spazio qui anche la cucina ed il blocco dei servizi igienici.

L’antica cappella è stata trasformata in un ristorante dallo stile contemporaneo, nel rispetto dello stile originario. Sulla parete di fondo è stato mantenuto l’altare barocco, come le alte volte che conferiscono a tutto l’ambiente un’atmosfera di semplice austerità in cui si inserisce la decorazione floreale del portabottiglie: rami intagliati in una lamina di acciaio smaltato bianco a sostenere ripiani in cristallo, sapientemente illuminati, come una sorta di nuovo affresco tridimensionale.

Al primo piano l’originaria navata unica della cappella ospita ora la sala da pranzo principale che ha mantenuto intatte le caratteristiche della vecchia funzione, come l’altare originario in stile barocco addossato alla parete di fondo, e il doppio volume che attira lo sguardo verso la volta a botte con piccole crociere. L’ambiente

mantiene nel suo insieme l’atmosfera semplice e “sacra” di un tempo, esaltata dal colore chiaro delle pareti e dalla calda presenza del pavimento in legno di wengé, che ritroviamo in tutti gli ambienti. Unica concessione alla decorazione è rappresentata da un singolare e scenografico portabottiglie che occupa un’intera parete la-

I locali a piano terreno, un tempo adibiti a cantine e magazzini, sono stati recuperati e collegati alla cappella soprastante. Oggi, ripulite le caratteristiche volte in mattoni a vista, costituiscono l’ingresso principale del locale, in cui un semplice bancone accoglie gli ospiti.

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | DESIGN & LIVING

La decorazione floreale intagliata e illuminata è un tocco di poesia che valorizza l’ambiente come un affresco tridimensionale contemporaneo, delicato e funzionale.

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UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | DESIGN & LIVING

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La sacralità del luogo è stata mantenuta, nel rispetto dell’architettura originaria: la navata unica dell’antica cappella ospita la sala da pranzo che ha mantenuto intatte le sue caratteristiche. Unica concessione alla decorazione è rappresentata dal portabottiglie che occupa la parete laterale, in lamiera intagliata con motivi floreali.

A piano terreno trovano spazio anche le funzioni di servizio come il mobile con cantina, caratterizzato dalla decorazione a lame, ripreso in altri particolari del locale, come la struttura del soppalco, i parapetti delle balconate o le strutture dei tavoli.

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terale. Rami floreali intagliati in una lamina di acciaio smaltato bianco sostengono i ripiani in cristallo su cui sono esposte le bottiglie della cantina, costituendo una trama grafica dal forte impatto visivo, esaltato da un sapiente gioco di luci a sottolinearne i pieni e i vuoti. Un tocco di poesia che riesce a valorizzare l’ambiente senza imporsi, diventando una sorta di affresco contemporaneo tridimensionale delicato e funzionale. La stessa decorazione è stata poi ripresa, come semplice disegno applicato alle vetrate, in altri particolari di arredo, con un effetto di omogeneità interessante ed efficace, diventando il logo del ristorante. Qui, come in tutto il locale, l’unico tocco di colore è dato dall’arancione delle sedute e delle tovaglie che vestono i tavoli, con una “mise en place” semplice ed essenziale, in sintonia con lo spirito dell’intorno.

Nei locali adiacenti, dove non esistevano vincoli di particolare pregio architettonico, è stato invece ricavato un soppalco che ospita una seconda sala da pranzo più intima e raccolta. La nuova struttura è staccata dalle pareti antiche alla quale è fissata in soli 4 punti, per consentire una lettura autentica dell’ambiente. Il ripristino di due aperture originarie permette l’affaccio sulla sala da pranzo principale, valorizzato dai parapetti protettivi in vetro caratterizzati da una singolare ringhiera in lame di metallo laccato bianco lucido, tema che si ritrova in molti altri particolari dell’arredo, come la struttura della scala di collegamento o il mobile cantina dell’ingresso a piano terreno, fino alla struttura dei tavoli.

Anche all’esterno l’intervento ha mantenuto pressoché inalterato il fascino che i segni del tempo hanno lasciato sulle murature in mattoni a vista, semplicemente ripuliti e lasciati con l’aspetto originario. Un risultato totale di grande semplicità che lascia all’ospite il piacere di sentirsi in armonia con l’anima antica del luogo, apprezzando il comfort dell’ambiente moderno e contemporaneo da cui traspare una grande sensibilità e abilità progettuale.

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | DESIGN & LIVING Anche all’esterno l’intervento di restauro ha mantenuto pressoché inalterato il fascino che i segni del tempo hanno lasciato sulle murature in mattoni a vista, semplicemente ripuliti e lasciati con l’aspetto originario.

Il decoro floreale della sala principale è ripreso, come semplice segno grafico, anche sulle vetrate interne con un effetto di omogeneità che si ritrova in vari punti del locale fino a diventare insegna e logo del ristorante.

Il doppio volume attira lo sguardo verso la volta a botte con crociere, in uno spazio equilibrato esaltato dai colori chiari delle pareti e dalla scura presenza del pavimento in legno di wengè che ritroviamo in tutti gli ambienti, dove anche gli elementi di arredo sono stati disegnati per inserirsi senza imporsi, con un risultato di semplicità che lascia all’ospite il piacere di sentirsi in armonia con il tutto.

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sorseggia, degusta, regala

DI VILMA BRIGNONE

L’EVENTO GOURMAND DELLA BOTTE GAIA DI SALUZZO, VERSA NEI BICCHIERI UNA SELEZIONE DI GRANDI VINI DA REGALARE A NATALE INSIEME A PRODOTTI FOOD DI ALTISSIMO LIVELLO.

“A

mo sulla tavola, quando si conversa, la luce di una bottiglia di intelligente vino”.

Scrive il poeta Pablo Neruda nell’”Ode al vino” evocando la vera essenza del piacere conviviale: assaporare, sperimentare, condividere l’esperienza del gusto, raccontandosi.

Un regalo per cuore e palato. Un vero regalo di Natale.

Come ha voluto essere l’evento gourmand, che l’enoteca La Botte Gaia di Saluzzo, sorprendendo tutti con una festa natalizia anticipata all’Interno2, tra alberi brillanti, ghirlande, candele, la tavola addobbata e imbandita da squisitezze, da vino prelibato, dolci e delicatezze, ha offerto ai numerosissimi amici e clienti, domenica 3 novembre, prendendoli per la gola con uno strepitoso parterre di vini e di eccellenze gastronomiche.

“Abbiamo voluto creare un’occasione per stare insieme a loro, per coccolarli, ringraziarli, far loro degustare in anteprima la nostra selezione di etichette e “gioielli” alimentari da regalare o portarsi a casa sotto l’albero di Natale – ha spiegato Alessandro Benfatti, titolare dell’enoteca saluzzese, scuola alberghiera, cultura gastronomica nel dna, esperienza di food e beverage manager nel ristorante di famiglia in Brianza: l’Antico Ristorante Fossati – questa ricerca è anche la mia passione insieme a quella della nostra attività: cerchiamo il meglio del meglio per condividerlo con i clienti.”

Brindisi e degustazioni per tutta la giornata con molti dei grandi vini che la “La Botte Gaia” nel cuore di Saluzzo, propone: etichette delle migliori aziende vinicole italiane, l’eccellenza dei vini piemontesi, spumanti e “bollicine” france-

LA BOTTE GAIA Saluzzo, piazza Garibaldi 7/8 Tel. 0175 41879 www.bottegaia.it-info@bottegaia.it

prodotti da forno di piccoli produttori della zona, marrons glacés Flambar, gli squisiti wafer di Babbi e i torroncini dell’Antica Torroneria Piemontese.

Ma non sia intimidito chi non ha cultura enologica: l’etichetta giusta sarà consigliata da Alessandro e dal suo fidato e serio collaboratore Luca “Ci sono regole ben precise legate anche alla stagionalità: un rosso piemontese, come il barbaresco o il nebbiolo ben si addicono alla cucina dei mesi più freddi. Il barolo è un fuoriclasse da Natale”.

Dopo la festa, parte il conto alla rovescia per le festività che avanzano. “Già ai Santi bisogna avere le idee chiare per le strenne di Natale” dicono i più organizzati e le nonne sagge.

L’enoteca effettua vendita al minuto e all’ingrosso, spedizioni sul territorio nazionale ed estero, confezioni regalo tutto l’anno, inoltre consulenza per la stesura della carta dei vini a ristoranti, wine bar e per chi vuole investire e creare una pregiata cantina. Vendita on-line, al minuto e all' ingrosso. Aperta dal martedì al sabato dalle 9.00 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19,30. A dicembre aperta tutti i giorni.

Nella pagina precedente: Da destra Alessandro Benfatti, titolare della Botte Gaia di Saluzzo con il collaboratore Luca ( Foto Renato Trucco L’Immagine Saluzzo) Un particolare del tavolo dolci nell’allestimento natalizio di Gualtiero Tesi di Saluzzo.

Le proposte sotto l’albero di Natale nell’evento della Botte Gaia all’Interno2.

Photo: Renato Trucco L’Immagine Saluzzo

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | SPECIAL ADVERTISING | AZIENDE

si, insieme ad una varietà di distillati dal mondo: cognac, armagnac, rhum, whisky, grappe.

Top wine & spiriti che nel periodo natalizio si legano con il top di specialità gastronomiche per comporre il regalo che è di gran lunga il preferito.

Festa è un brindisi con il buon vino che colora di rosso le emozioni o le veste di perlage: Gaja, Pio Cesare, Orlado Abrigo, Vico, Marchesi di Barolo, La Spinetta, Bellavista, Il Mosnel, Gosset e Roederer sono solo alcuni nomi delle aziende che sono state proposte in degustazione ai clienti. “Insieme, ottimi abbinamenti che si trovano in questo periodo nell’enoteca – continua Alessandro – dal salmone affumicato Balik, l’affumicato con il metodo tradizionale in uso alla corte degli Zar di Russia o il Codanera, il tonno di Carloforte, il foie gras d’oie, il gran Kinara, oli extravergini di diverse regioni, sott’oli di piccole aziende locali.” Non mancano gli antipasti, i sughi e le altre grandi specialità dello chef stellato Davide Palluda di Canale, presente all’evento. Finale sublime con un trionfo di dolci: cioccolatini dello storico Gobino e del pluripremiato Amedei,

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turismo di classe, in piemonte

DI GIOVANNA FOCO

“AI PIEDI DEL MONTE” È REGIONE DI INDISCUSSO FASCINO E PROPONE ITINERARI CHE VARIANO DALLA NATURA, ALL’ARTE, ALL’ENOGASTRONOMIA PER ARRIVARE ALLA RELIGIONE.

L

e aziende turistiche registrate in Piemonte, dal 2010 al 2013, sono in flessione verso l’alto: si è passati dalle 28.149 imprese del 2010 alle 29.310 del 2013. Lo dice Unioncamere Piemonte.

Puntare ad arricchire il bagaglio culturale è, quindi, strategia vincente.

«Gli investimenti per il futuro – esordisce Alberto Cirio, assessore al Turismo, Sport, Istruzione, Promozione e Tutela della tartuficoltura della Regione Piemonte - non mancano: ne è esempio il milione e 500 mila euro attinti dal Fondo di Sviluppo e Coesione, già Fondo per le Aree sottoutilizzate. Il turismo è una tra le leve emergenti dell’economia piemontese e occorre trattarlo alla stregua di una “scienza”».

I dati parlano chiaro. 5,5 miliardi di euro: tanto

è il valore aggiunto che oggi il settore turistico produce sul Pil regionale, di cui rappresenta il 4,4%, dando lavoro a tempo pieno a 167mila persone. Lo si evince dall’indagine dell’assessorato al Turismo della Regione e Sviluppo Piemonte Turismo, in collaborazione con le Università piemontesi (Torino e Centro Omero e Piemonte Orientale) e il Ciset dell’Università Cà Foscari di Venezia.

Una ricchezza generata per il 31% dalla spesa dei turisti stranieri, che secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia hanno speso in Piemonte circa un miliardo di euro, e per il restante 69% dal mercato domestico.

Mediamente ogni turista spende al giorno circa 100 euro, ma questa cifra sale a 250 euro nel Biellese degli outlet e a circa 190 euro sulle colline del gusto di Langhe, Roero e Monferrato .

Il territorio piemontese è la sintesi di arte, cultura e paesaggio. La regione è diventata meta di interesse internazionale. Cresce l’incoming straniero: oggi rappresenta il 37% del turismo piemontese. Photo: fotolia.com Nella pagina seguente: Alberto Cirio è l’assessore al Turismo, Sport, Istruzione, Promozione e Tutela della tartuficoltura della Regione Piemonte.

Giardino a Fiori nel Parco Alto e Allea della Fontana dell’Ercole, Reggia di Venaria Reale, Torino. In Piemonte, posto di rilievo è occupato dal patrimonio artistico-culturale condiviso da città e paesi ricchi di testimonianze di diffrenti periodi storici: dal romanico, al gotico, al neoclassico fino al barocco e all’arte contemporanea.

Photo: Press Office Reggia Venaria.

Dell’impatto economico che il turismo produce in Piemonte, il 38% ricade sul settore alberghiero e della ristorazione, ma ciò che lo rende particolarmente rilevante è il suo “carattere trasversale” capace di coinvolgere una molteplicità di settori produttivi, anche non propriamente turistici: 12.6% “Locazione di fabbricati” (modalità alternativa di pernottamento per molti turisti), 12.4% “Servizi vari”, 6,6% “Servizi di Trasporto” e 5% “Attività ricreative”.

«La nostra politica – puntualizza l’assessore al Turismo – è volta a promuovere i contenuti, rispetto al contenitore. È evidente che il territorio piemontese sia eterogeneo e per questo occorra valorizzare le singole potenzialità».

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | ECONOMIA

Il turismo. E’ la predisposizione ad andare. Oltre il conosciuto. E, forse, è proprio vero che non solo allarga la mente, ma le dà forma.

MA COSA È IL PIEMONTE? “Pedemontium” o “Pedemontis”: questo è il Piemonte scritto sulle cartine topografiche a partire dalla fine del XII secolo. Letteralmente

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UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | ECONOMIA

Le mete del turismo religioso, tra cui spicca il Santuario di Oropa, fanno parte di una molteplicità di itinerari di carattere storico e ambientale, tra paesaggi collinari, montani e di pianura.

Photo: Davide Papalini – Wikipedia

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In cima alla classifica delle 20 mete a più alta vocazione enogastronomica d’Italia c’è il Piemonte, con il Cuneese al primo posto davanti a Veneto e Toscana.

Photo: ©Francesco83 – Fotolia Nella pagina seguente: Il paesaggio vitivinicolo delle Langhe, candidato ad entrare nel patrimonio dell’umanità tutelato dall’Unesco, attira sempre più il turismo internazionale. Photo: fotolia.com

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significa “al piede del monte”. Identifica i possedimenti dei Savoia, limitati ai tratti compresi in prossimità del Sangone, l’affluente di sinistra del Po, dalla Dora Riparia e dal Po. Successivamente il termine di estende ad indicare una parte sempre più ampia della pianura al di qua delle Alpi, concomitante con le conquiste dei Savoia.

La vocazione di questa regione è quella di essere leader: il trasferimento, infatti, della capitale da Torino a Roma non priva il Piemonte della sua centralità nell’elaborare idee, nella partecipazione ai grandi momenti della storia, come la Resistenza, e negli intensi momenti di trasformazione delle relazioni sociali, degli sviluppi industriali. Il territorio è la sintesi di arte, cultura e paesaggio.

La regione, con i suoi oltre 160mila ettari di aree protette, offre la possibilità di conoscere paesaggi e habitat tipici del territorio alpino, collinare e pianura: il 41% è caratterizzato da imponenti catene montuose, mentre il restan-

te 59% è suddiviso tra collina e pianura.

Posto di rilievo è occupato, anche, dal patrimonio artistico-culturale condiviso da città e paesi ricchi di testimonianze di differenti periodi storici: dal romanico, al gotico, al neoclassico fino al barocco e all’arte contemporanea. Un paesaggio che si caratterizza per i palazzi barocchi, le Residenze Reali, le chiese, i castelli, le città termali – come Vinadio, Acqui Terme, Lurisia o Agliano Terme per citarne alcune – e mete del turismo religioso, tra cui spicca il Santuario di Oropa, che sono parte di una molteplicità di itinerari di carattere storico e ambientale, tra paesaggi collinari, montani e di pianura.

«Di sicuro interesse – continua Cirio – sono gli appuntamenti che vedranno i festeggiamenti per il bicentenario dalla nascita di Don Bosco, gli eventi legati a don Alberione e al centenario di quella sua illuminazione interiore davanti all’Eucaristia, che lo condusse alla fondazione della Famiglia Paolina e, infine, ai luoghi di papa Francesco” «Cresce il numero di viaggiatori che, secondo gli ultimi dati disponibili, - spiega Josè Urso, referente dell’Ufficio Stampa dell’assessorato al Turismo della Regione - hanno scelto il Piemonte come meta delle proprie vacanze: quasi 4,3 milioni di turisti rispetto ai 4,2 dell’anno precedente. Un dato particolarmente positivo se si considera che, dalle Olimpiadi in avanti, il 2012 è stato il primo anno senza grandi eventi in grado di condizionare i flussi turistici, ma anche in relazione all’andamento nazionale che, da una indagine Istat, mostra una flessione dei viaggi in Italia, in media dell’8,3%, con punte del -15,5% per le regioni del Centro e del -21,2%, per le vacanze brevi. In Piemonte, invece, boom, in particolare, del turismo straniero, con una crescita del 20%, che riguarda sia i mercati europei che i nuovi mercati come Russia, Cina e India: in tutto quasi 1,6 milioni i viaggiatori internazionali che hanno visitato il territorio lo scorso anno, centomila più del 2011».

IL TURISMO

in Piemonte 4,3 «Guardando ai principali mercati – puntualizza Urso - al primo posto si conferma la Germania, con quasi +14% e 345mila turisti, e a seguire la Francia con un +14,5% e oltre 241mila turisti, la Svizzera che ha segnato +19,5% e quasi 173mila arrivi, il BeNeLux, trainato dai Paesi Bassi con +4,2% e circa 143mila arrivi, il Regno Unito che ha sfiorato+18% e oltre 96mila turisti e la Scandinavia con una flessione verso l’alto di +15% e oltre 60 mila arrivi. Interessante la performance di Portogallo e Spagna, che, anche se con numeri assoluti più piccoli, hanno raddoppiato, o quasi, sia arrivi che pernottamenti. Così come l’incremento di alcuni mercati emergenti quali Russia e Cina, che registrano una percentuale di crescita rispettivamente del 60% e dell’80%.

La forte crescita del mercato estero, che oggi rappresenta il 37% del turismo piemontese,, oltre a riconoscere nel Piemonte una destinazione sempre più internazionale, ha in gene-

rale compensato la flessione del turismo domestico, dovuta all’attuale crisi economica. Si è passati, infatti, da 2,9 a 2,7 milioni di turisti in arrivo dall’Italia».

E, poi? Di particolare rilevanza sono, inoltre, le Cattedrali sotterranee, veri e propri esempi di ingegneria enologica.

Dai dati del Rapporto annuale dell’Osservatorio sul Turismo del Vino – Censis, il turismo enogastronomico in Italia è cresciuto nel 2012 del 12%. Malgrado la crisi, il settore tiene registrando un buon incremento, grazie in particolare alla crescita delle presenze straniere (+ 3,5%).

In cima alla classifica delle 20 mete a più alta vocazione enogastronomica d’Italia c’è il Piemonte, con il Cuneese, al primo posto davanti a Veneto e Toscana grazie alla presenza di produttori al top nella produzione di vini di qualità e alta ristorazione.

Il wine & food rappresenta il 17% della motivazione per mettersi in viaggio e il web e la

MILIONI DI TURISTI

STRANIERI

ITALIANI

37%

67% 345 GERMANIA

2012

143

OLANDA

241 FRANCIA

173 SVIZZERA

96

REGNO UNITO

PORTOGALLO

SPAGNA

60

SCANDINAVIA

RUSSIA

CINA

IL SETTORE TURISTICO VALE

5,5 MILIARDI E del PIL regionale (4,4%)

167 MILA

AZIENDE TURISTICHE

Fonte: Unioncamere

ADDETTI

2013

2010

28.149 29.310

AI LAVORI

SPESA MEDIA GIORNALIERA DI UN TURISTA

100

EURO/ GIORNO in generale

190

EURO/ GIORNO in Langa, Roero e Monferrato

250

EURO/ GIORNO nel Biellese degli outlet

Fonte: Assessorato Turismo Regione Piemonte

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | ECONOMIA

Il Piemonte si sta preparando per promuoversi adeguatamente anche in vista di Expo 2015.

Elemento innovativo è il turismo legato alle risaie.

In Italia, le zone dove la risicoltura è applicata più intensamente sono quelle di Vercelli e Novara.

Il Piemonte coltiva il 70% del prodotto nazionale annuo.

Photo: Martino Ragusa

rete sono il veicolo più usato dai “turisti del gusto” per la prenotazione dei propri itinerari.

Un settore, quello enogastronomico, che genera un giro di affari dai 3 ai 5 miliardi di euro, con una spesa media a viaggio enogastronomico di circa 193 euro.

Francia, USA, Regno Unito e Paesi Bassi sono i Paesi che mostrano una percentuale maggiore di viaggiatori “gourmand”.

L’enogastronomia è il prodotto turistico che rende più competitivo il Piemonte a livello europeo (indice Travel Sat). Nel 2012 le colline e il prodotto enogastronomico hanno registrato +4% di turisti, in particolare dall’estero (+6,3%), ma anche dall’Italia (+2,1).

Nell’offerta turistica relativa al settore agroalimentare, il Piemonte si distingue tra le regioni italiane in quanto diffusissimi sono gli agriturismo e le strutture che offrono specialità casalinghe della tradizione piemontese, nonché rinomati vini caratterizzati dai

marchi DOC e DOCG: Barolo, Barbaresco, B arbera, Asti spumante, Grignolino, Dolcetto, Erbaluce, Gattinara tra i più noti. Ormai presenti nelle maggiori aste internazionali, i vini piemontesi si possono degustare direttamente dai produttori, nelle enoteche regionali, nelle botteghe, nelle cantine, nei wine bar, disseminati su tutto il territorio. Nell’offerta turistica sono inoltre compresi i prodotti PAT, DOP e IGP delle campagne: dalle verdure alla frutta, passando attraverso alcune fra le carni più ricercate e pregiate al mondo, come la razza bovina piemontese, autoctona e sviluppatasi nell’arco di trentamila anni, contribuendo a scrivere la storia della società contadina in Piemonte. Di notevole interesse sono anche i formaggi, che si fregiano di ben 9 DOP (tra cui Robiola di Roccaverano, Castelmagno e Raschera, per citarne alcuni tra i più conosciuti), i salumi, gli insaccati ed i risi.

Immancabile nel menù turistico, il famoso

Nella pagina seguente: Il Monviso, 3842 m. slm, è la montagna più alta delle Alpi Cozie. È ben visibile dalla pianura per via della sua forma piramidale e la sua altezza di oltre 500 metri superiore ai picchi circostanti.

Con 2.062 metri la sua prominenza è la decima dell'intero arco alpino e la ventitreesima in tutta Europa. È anche conosciuto perché ai suoi piedi si trova la sorgente del fiume Po, il corso d'acqua più lungo d'Italia. Dal 29 maggio 2013 è diventato patrimonio dell'Unesco come riserva di biosfera transfrontaliera.

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Sestriere (dove dal 1967 si svolgono le gare di Coppa del Mondo di sci alpino e che nel 1997 è stata sede dei mondiali di sci alpino), Sauze d’Oulx e Bardonecchia, prediletta dagli amanti dello snowboard. Accanto ad esse, Limone Piemonte e, sempre nel cuneese, il comprensorio Mondolè Ski (Artesina, Prato Nevoso, Frabosa Soprana). «Di sicuro interesse sono i contributi a fondo perduto che – conclude l’assessore - abbiamo stanziato per l’innevamento artificiale non solo delle grandi stazioni sciistiche, ma anche di quelle più piccole».

Ultimamente la tendenza è quella di unire alla vacanza sciistica il benessere e la rigenerazione di corpo e mente, in strutture d’atmosfera collocate in zone ad elevata valenza naturalistica e paesaggistica.

Il turismo. È la predisposizione ad andare.

Oltre il conosciuto. E, forse, è proprio vero che non solo allarga la mente, ma le dà forma.

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Tartufo d’Alba, oggetto dell’annuale Fiera e Asta Mondiale.

«Elemento innovativo – dice l’assessore al Turismo della Regione Piemonte – è il turismo legato alle risaie. In Italia, le zone dove la risicoltura è applicata più intensamente sono quelle di Vercelli, Novara. Il Piemonte coltiva il 70% del prodotto annuo. Ci stiamo muovendo per promuovere adeguatamente la realtà, anche in vista di Expo 2015 che sarà a Milano, ovvero a due passi dal Piemonte».

E le montagne?

Dal punto di vista del turismo alpino, la Regione Piemonte si distingue per grandi numeri: 53 stazioni sciistiche, 14 snowpark, 300 impianti di risalita, per un totale di oltre 1.300 km di piste, conosciute a livello internazionale, dove è possibile praticare non solo sci alpino, ma anche fondo, tavola e slittino. Tra le località rese celebri dai XX Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006, spiccano

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l’arte di fare mobili d’arte

DI V.B.

PIERO SASIA, ARTIGIANO DEL MOBILE: LA STORIA DI UN MESTIERE CHE SI EVOLVE CON LE ESIGENZE ABITATIVE, ANCORATO ALLA TRADIZIONE DELL’ARTIGIANATO SALUZZESE, LUNGA 500 ANNI.

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a “Culla del Mobile d’Arte” nasce a Piasco nel 1979. Ma la storia parte da più lontano.

“Questa attività me la porto dietro da tanti anni – afferma Piero Sasia – fin da bambino avevo il pallino dei mobili e mio padre ha fatto bene a farmi imparare il mestiere di falegname” Sasia, 69 anni frequenta l’Istituto salesiano di Fossano, ma “si fa le ossa” nella casa d’arte “Amleto Bertoni” a Saluzzo, nel laboratorio del padre dell’artigianato saluzzese, l’educatore- mecenate che ha formato molti giovani del territorio e del vicino istituto Gianotti al mestiere che da secoli è la tradizione locale: l’artigianato del mobile. Tanti giovani che daranno vita a numerose botteghe e, a loro volta, formeranno altre generazioni.

Come fa Piero Sasia che nel ’79 si mette in

proprio “i titolari della bottega dove lavorava – dice la sua storia biografica - non vorrebbero perdere un così valido falegname e cercano di farlo desistere ma vistolo così deciso a far nascere una propria impresa, per non perdere la preziosa collaborazione, negli anni a seguire gli commissioneranno parecchi lavori.”

La sua azienda va avanti, con l’aiuto della moglie Nives per la parte più commerciale e si consolida il marchio Piero Sasia, impresso a fuoco sui suoi manufatti. Diventa l’azienda , che oggi al 35° anno di attività, con il riconoscimento di eccellenza artigiana, settore legno e restauro ligneo, conferito dalla Regione Piemonte nel 2001, è l’azienda di Piasco, in via Donatori dl sangue 3/ 4 . Qui si realizza ogni tipo di ambientazione: boiseries, specchiere, porte, scale interne, soppalchi, controsoffitti,

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Ma la linea di continuità dell’artigianato saluzzese va avanti da 500 anni. Dal Marchesato, nel periodo di splendore di Ludovico II, quando le botteghe si arricchirono del contatto con artisti, maestranze italiane ed europee, ai secoli Seicento e Settecento, dopo che il territorio, passato ai Savoia nel 1601, divenne luogo di villeggiatura dell’aristocrazia torinese e le sue botteghe artigiane furono tutto un fiorire, come in altre città della regione, legato allo sviluppo edilizio delle città sabauda. Due secoli con maestranze abilissime e botteghe che si misero in luce con il loro lavoro commissionato da famiglie ricche, dal clero e da altre istituzioni. Nel 1636 veniva inoltre fondata l’Università dei Minusieri e ci fu interscambio con gli artigiani di Saluzzo. L’espansione continuò, vivacemente nell’800, descrive Giovanni Eandi nella statistica della provincia di Cuneo, parlando di 251 botteghe di falegnami e minusieri, 253 garzoni, 109 novizi. “formano mobili ad uso di camere di buon gusto e con diligenza”. Nel 1879 fu creata a Saluzzo una scuola serale di arti e mestieri per legnaioli, fabriferrai, muratori, decoratori, calderai, lattonieri.

Ma la storia recente dell’artigianato artistico del mobile Saluzzo, parte da Amleto Bertoni, saluzzese d’adozione, faentino di nascita, una educazione famigliare al gusto estetico, che nel 1927 creò la prima esposizione in Italia di arte antica e artigianato artistico , inaugurata dal principe Umberto di Savoia, 8 mila biglietti ingresso. “La prima mostra in Italia di arte antica applicata all’ammobigliamento”.

Una storia interiorizzata che si esprime nelle generazioni di artigiani locali e attraverso la loro capacità manuale e creativa. Come quella di Piero Sasia e dei suoi collaboratori nella “Culla del mobile d’arte” da 35 anni.

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bagni, cucine, divani, poltrone, scale, ballatoi, armadi, ribaltine, mobili intarsiati e su misura con funzionalità e gusto contemporanei, ma costruiti con passione e tecnica artigianale di lunga esperienza.

Un insieme che è la riconoscibilità dell’artigianato saluzzese nell’arredamento.

Uno stile a sé quello saluzzese, scrive Sandra Sandri nella monografia sui Maestri mobilieri di Saluzzo “Il mobile nasce da uno studio rigoroso, in cui la massima attenzione viene posta per interpretare linee, volumi, decorazione, al fine di ottenere un manufatto che non è superficiale imitazione dello stile, ma rivisitazione di uno stile. C’è alla base una vera e propria ricerca. Stesso discorso per il restauro: l’artigiano conoscendo le tecniche e i materiali usati dai predecessori, è in grado di operare abilmente sul manufatto cui l’incuria del tempo, o danni di vario genere, abbiamo arrecato rotture, mancanze di parti”.

Così nell’azienda piaschese, con sei collaboratori, Piero Sasia può restaurare un pregiatissimo armadio dell’ 800 trovato in condizione disastrate sostituendone pezzi irrecuperabili con materiali antichi o eseguire un complesso restauro su una specchiera Luigi XIII. Parimenti può venir progettato, disegnato, costruito il mobile su misura per esigenze abitative o professionali attuali, predisposto per l’inserimento di strumenti tecnologici. La parola mobili in serie è estranea qui. Il mobile deve diventare un oggetto patrimonio, in alternativa all’usa e getta delle linee seriali, deve essere memoria del nostro tempo e del territorio in cui nasce, un manufatto da lasciare alle generazioni successive.

Cambiano gusti ed esigenze, negli anni Cinquanta e Sessanta andava il barocco piemontese, poi ci si orientò verso riproduzioni di modelli neoclassici e impero, ci fu la riproduzione del Seicento e proseguì la richiesta del Settecento, quindi degli stili francesi, scrive Sandri.

Piero Sasia, dal 1979, produce mobili d’arte che interpretano lo stile tipico piemontese, nel segno di continuità che da 500 anni caratterizza l’artigianato saluzzese, iniziato con Ludovico II. Photo: Mauro Photographer

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PICCOLO, GRANDE FRANKIE

C'era una volta un clown coloratissimo, Frankie, che aveva un desiderio: aiutare e far sorridere i bambini, anche quelli meno fortunati. Per farlo, ogni anno si inventava qualcosa di originale e per circa 4.000 bambini c'era sempre un dono e un sorriso che rendeva il loro Natale meno triste. Per il 2013 un grande sogno: realizzare qualcosa di magico! Infatti, grazie al contributo di centinaia di artisti coinvolti a vario titolo, va in scena al Grimaldi Forum lo spettacolo Mission rêve (“Missione sogno”), un musical originale e divertente, ideato proprio dall’associazione Les enfants de Frankie: protagonisti due bimbi, Aléo e Polly, che nel “Paese dei sogni” riusciranno a realizzare tanti desideri per merito del piccolo Clown dal nasino rosso. Lo show, di oltre un'ora, è adatto sia ai grandi che ai piccini, ed è in programma sabato 30 novembre alle 18.30 e domenica 1° dicembre alle 15.00 per offrire un momento di gioia, oltre che di speranza, visto che le somme raccolte saranno totalmente devolute all’associazione, che da sempre opera a favore dei bimbi disagiati e malati di Monaco, Ventimiglia e della regione della PACA. Un'occasione in più per venire nel Principato di Monaco e condividere tanta generosità. Per informazioni: +377 93 300 800.

MONTE-CARLO GASTRONOMIE: UN SALONE DECISAMENTE… GOLOSO

Per questa 18a edizione dell'ormai consolidato salone monegasco Monte-Carlo Gastronomie, previsto allo Chapiteau Fontvieille dal 22 al 25 novembre, l'inaspettato viaggio tra gusti e sapori conta su un partner d'eccezione: la Société des Bains de Mer che, nell'ambito dei festeggiamenti dei 150 anni dalla sua istituzione, svela i segreti della gastronomia francese e straniera grazie a un'accurata selezione di partner e prodotti dedicati ai piatti delle feste. Tra gli stand, la scelta è varia, tra vini, delizie e specialità biologiche, mentre si attendono i vincitori dell'atteso concorso Grand Prix Slow Food, organizzato dalla sezione monegasca “Slow Food Monaco - Riviera - Cote D'azur”, e il Prix des Chroniqueurs Gastronomiques, destinato ai produttori di vino e champagne. Tra i partecipanti al Salone, non mancano i membri dell’Association Monégasque des Sommeliers, l’Association de Maîtres d’Hôtels Italiens et Français, l’Association des Barmen de Monaco, la Confrérie de l’Etiquette du Mentonnais, le Grand Cordon d’Or, Monaco Goût et Saveurs, l’Association de l’Industrie Hôtelière Monégasque.

Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per un evento decisamente saporito, da non perdere. Orario: 10.00-19.00; in settimana, ingresso gratuito dalle 12.00 alle 14.00.

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DALLA SVIZZERA A MONACO: LA GALERIE BISCHOFBERGER Al di fuori di Zurigo, non è facile vedere in un unico luogo e da vicino i capolavori di Jean-Michel Basquiat, Julian Schnabel, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, George Condo e di molti altri. Per questo, poter visitare la selezione esposta alla galleria Sem-Art di Monaco, è un appuntamento decisamente rilevante, che arricchisce il già ampio calendario monegasco di fine anno. Si tratta, dunque, di una conferma per questo autunno-inverno artistico davvero speciale, come vincente è la scelta di ospitare alla Sem-Art alcune delle maggiori opere provenienti dalla galleria svizzera Bischofberger: un'esposizione che, nel suo insieme, riesce a riportare il visitatore indietro nel tempo. A quando, per esempio, uno dei protagonisti della Pop Art, rappresentata dall'emergente Andy Warhol, si rivolgeva proprio a Bischofberger per promuovere le proprie opere. E, poi, la scelta lungimirante di lanciare le personali di artisti concettuali e minimalisti, come Dan Flavin, Donald Judd, On Kawara, Joseph Kosuth, Sol Lewitt e Bruce Nauman, o di pittori moderni, come Henri Matisse, Fernand Léger e Pablo Picasso. Erano questi i nomi che Bischofberger vantava nel suo carnet.

Un'eccellenza che si è consolidata nel tempo, tanto più che la galleria svizzera continua a investire su capolavori senza tempo, come quelli dell'architetto e designer Ettore Sottsass, oppure, nel 1997, dell'artista britannico Damien Hirst, quando accolse la sua prima esposizione personale. Se non è talento questo...

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VISUAL FOOD UN CORSO, A CUNEO, PER CREARE CON STILE

GIAN MARIA TESTA MEN AT WORK, IL SUO LIVE

Un dono natalizio “fai da te” che soddisfi l’occhio e il palato e che possa arricchire la decorazione della tavola?

Semplicemente con frutta e verdura che poi saranno consumati gradevolmente.

Ma, anche, un regalo “low cost” di facile esecuzione ma di grande personalità. Questo, e molto più ancora è la serata dedicata alla creazione di un centrotavola di frutta ed uno di verdura intagliata.

La docente è Rita Loccisano, ideatrice del Visual Food© - branca dell’arte culinaria in cui il design viene applicato al cibo - e conduttrice di una nota trasmissione su Sky. Docente: Rita Loccisano. Sede del corso: Cuneo. Iscrizioni aperte.

Massimo dodici persone. Data: 29 novembre 2013 - dalle ore 20.00 alle ore 23.30 circa. Materiale necessario: un grembiule. Costo: Euro 70,00 + I.V.A. (include: dispense, tutto il materiale tecnico e vegetale per le realizzazioni. I centritavola saranno omaggio di tutti i partecipanti al corso). Non sono richiesti particolari abilità per la partecipazione. Per iscrizioni: Kairos Eventi (www.kairoseventi.it ) +39 335 7189750 - corsi@kairoseventi.it

23 canzoni che ripercorrono una carriera ventennale: un doppio cd live che racconta di una lunga tournée in Germania, realizzata con musicisti straordinari e complici, un dvd che è la sintesi di un concerto registrato alle OGR di Torino, là dove una volta si riparavano le vaporiere.

Il titolo Men At Work richiama il tema dell’autostrada, dei lavori in corso che sempre, regolarmente, punteggiano le strade della Germania (dove Testa ha fatto una lunga tournée), ma anche il tema del lavoro, spesso negato o perso.

La produzione è di Paola Farinetti.

La distribuzione a cura di Egea Music.

CARROZZE REGALI IN MOSTRA A TORINO

NEOGOTICO A CUNEO TRA MEMORIA E ATTUALITÀ

Fino al due febbraio, sfilano in mostra una decina di meravigliose carrozze del XVIII e XIX secolo usate dai sovrani per le loro uscite pubbliche in occasioni di grandi cerimonie. Si tratta di “opere” tra le più sfarzose ed affascinanti della storia delle corti: un patrimonio di grande importanza che desta incanto e stupore, e su cui si intende attirare interesse ed attenzione per le valenze storiche ed artistiche che richiama. Sono presenti alcune superbe carrozze di gala dei sovrani italiani della Restaurazione, dei re di Napoli, di Sicilia e Sardegna e del Granduca di Toscana. La mostra, organizzata dalla Reggia di Venaria, dal Palazzo del Quirinale e dal Polo Museale Fiorentino - Palazzo Pitti, con la generosa collaborazione dei Musei Vaticani e il sostegno straordinario della Compagnia di San Paolo, costituisce il primo esito della collaborazione fra le Regge delle tre capitali d’Italia per proporre eventi espositivi e studi sulle corti della Penisola, in particolare su quella del Regno d’Italia.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo lancia un nuovo progetto culturale ed espositivo triennale intitolato Il cuNeo gotico e dedicato al tema del neogotico nelle arti, con l'obiettivo di stimolare una riflessione sull'eredità e sull'attualità del neogotico a livello internazionale. Primo significativo momento di lancio e di conoscenza con questo articolato progetto è quello che si svolgerà in seno a scrittorincittà 2013, con tre eventi ad ingresso libero ai quali partecipano esperti e artisti italiani, occitani e catalani.

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LA NUOVA APP PER IL TURISTA E IL CITTADINO

FONDAZIONE MIRAFIORE SERRALUNGA D’ALBA 2013-2014

Nasce in provincia di Cuneo Trip City Map, la nuova applicazione per smartphone che soddisfa le esigenze sia del cittadino che del turista, proponendo migliaia di punti di interesse multi categoria, in funzione dei canali tematici, comuni, istituzioni, aziende e associazioni. Non la solita app generalista, ma una vera piattaforma digitale aggiornata direttamente dalle amministrazioni locali che possono interagire con gli utenti e gestire autonomamente i propri punti di interesse, mantenendoli sempre aggiornati, garantendo un livello qualitativo mai visto prima d'ora, ricco di informazioni, riferimenti e gallerie fotografiche. Trip City Map diventa così l'applicazione perfetta per visitare una città, fruire al meglio dei suoi servizi, organizzare una serata in centro, cercare un luogo o un evento, ricevere comunicazioni e notifiche in tempo reale. La nuova app, sviluppata da Etinet di Savigliano, è stata presentata in anteprima a Costigliole Saluzzo, comune pilota che ha permesso di provare sul campo tutte le sue potenzialità di fronte al Governatore del Piemonte, Roberto Cota, all'Assessore al turismo, Alberto Cirio, al Presidente della Provincia di Cuneo, Gianna Gancia e a molti dei Sindaci della Provincia di Cuneo. Una piccola applicazione dalle grandi potenzialità, già individuate anche da paesi esteri come la Malaysia o dai grandi social network come Facebook.

Il laboratorio di Resistenza permanente 2013-2014 è composto da personaggi conosciuti dal grande pubblico che indurranno a riflettere su che cosa significhi resistere oggi.

DA NOVEMBRE A GENNAIO, ECCO I PERSONAGGI: 15 novembre, ore 18.30, Fabio Volo: “Il talento”.

16 novembre, ore 18.30, Antonio Scurati: “Il padre infedele”.

22 novembre, ore 17.30, Luis Sepulveda: “L’importanza della lentezza”.

23 novembre, ore 18.30, Sandro Veronesi: “Il valore del limite”.

29 novembre, ore 18.30, Gino & Michele: “Defendemos l’allegria”.

30 novembre, ore 18.30, Debora Serracchiani: “Dalla Politica alla Polis”.

5 dicembre, ore 18.30, Vittorio Sgarbi: “Nessuna cena è l’ultima”.

13 dicembre, ore 18.30, Claudio Baglioni: “Un cuore e dieci dita”.

14 dicembre, ore 18.30, Federico Pizzarotti: “Dalla protesta alla polis: l’anno del riscatto”.

21 dicembre, ore 18.30, Luca Telese: “Il rispetto nel confronto” 23 dicembre, ore 18.30, Aldo Cazzullo: “Basta piangere! Storie di un’Italia che non si lamentava”.

9 gennaio, ore 18.30, Guido Barilla: “La mia idea di impresa italiana nel mondo”.

17 gennaio, ore 18.30, Andrea Guerra: “Faccio occhiali per guardare meglio il mondo”.

24 gennaio, ore 18.30, Alessandro Cattaneo: “Il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina” 25 gennaio, ore 18.30, Cruciani & Parenzo: “Ridere per non piangere” 30 gennaio, ore 18.30, Gianna Nannini: “La musica come marchio sociale”.

A gennaio, in data ancora da concordare, Serena Dandini: “Donne e motori gioie e dolori”. L’ingresso è gratuito su prenotazione al sito www.fondazionemirafiore.it

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UNICO 24 | NOVEMBRE -DICEMBRE 2013 | BONTÀ A TAVOLA

a cura di - Claudia Ferraresi - scrittrice ed esperta di enograstronomia

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L’INVERNO CON IL FREDDO, PORTA NUOVI

sapori langaroli L’

autunno, quando volge all’inverno, intensifica i sapori colorandosi dei più bei toni rossastri. Quel colore fulvo che annuncia le vendemmie concluse emoziona sempre quando disegna le dolci colline del vino, specie in Piemonte, dove i vigneti si intrecciano fitti e ordinati all’orizzonte, a formare visioni aeree.

I riferimenti più vicini sono le Langhe, il Roero, il Monferrato, che sono territori simbolo di bellezza e benessere, e che giustamente aspirano a diventare presto Patrimonio dell’Unesco. Dentro questo paesaggio, il vino e la cucina sono diventati protagonisti irrinunciabili. E con il vino, si brinda e si cucina: vecchie abitudini che insegnavano a utilizzare tutto ciò che la natura e l’ingegno dell’uomo sapevano produrre.

Ora se ne occupano i gourmet, i raffinati palati e gli chef più preparati a ricercare abbinamenti e

prodotti genuini. La stagione più fredda dell’anno suggerisce piatti forti di carni rosse e bianche, dove il vino è l’elemento più interessante per svariate macerazioni e lunghe cotture. Dolci e mostarde (cougnà), frutta cotta sfumata al Moscato, pere caramellate al Nebbiolo, zabajoni al Bracchetto. Le ricette possibili sono infinite: ne segnaliamo una a cura di Giovanna Ruo Berchera, storica della cucina e docente, autrice di molti testi interessanti e altamente professionali.

PERE RIPIENE DI MOUSSE AL CIOCCOLATO Ingredienti per 8 persone: 8 pere di media grandezza - 1,3 kg circa 140 g di cioccolato fondente (Equador o Repubblica Dominicana) 200 g di panna fresca da montare 60 g di albumi (circa uno e mezzo)

2 limoni 220 g di zucchero 1 bicchierino di rum 1 bottiglia di Moscato 2 cucchiai di vino bianco (facoltativo) 5 g di gelatina in fogli PREPARAZIONE Dividete le pere a metà, sbucciatele, eliminate il torsolo, quindi scavatele internamente. Disponetele in una ciotola contenente 6-7 dl di acqua acidulata con il succo di un limone per non farle annerire. Portate a ebollizione il Moscato con 200 g di zucchero, il succo dell’altro limone e 4 cucchiai di rum. Immergetevi le pere e cuocetele per 4-5 minuti, a partire dalla ripresa del bollore.

Togliete le pere dallo sciroppo e mettetele su un vassoio per lasciarle raffreddare.

Trasferite la polpa scavata dalle pere in un pentolino, aggiungete qualche cucchiaio di sciroppo di cottura e un cucchiaio di zucchero, quindi cuocete per circa un quarto d’ora. Se le pere fossero molto acquose, togliete 3-4 cucchiai di sciroppo.

Spegnete e unite immediatamente il restante rum con la gelatina in fogli ammorbidita in acqua fredda e strizzata. Frullate il tutto fino a ottenere un composto omogeneo.

Tritate il cioccolato e fatelo sciogliere a bagnomaria. Lasciatelo intiepidire e incorporate il frullato di pere. Montate a neve gli albumi e uniteli delicatamente al composto di pere e cioccolato con movimenti dal basso verso l’alto. Quando sarà freddo, aggiungete la panna montata, mescolando sempre dal basso verso l’alto. Lasciate raffreddare la mousse in frigo per almeno 2 ore. Infine, trasferitela in una tasca da pasticcere e farcite le pere. Potete servirle subito o conservarle in frigorifero anche per un giorno. Prima di portarle in tavola, guarnite ogni pera con una lingua di gatto mignon o con scaglie di mandorle.

a cura di Camilla Nata - giornalista Rai UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | DA ROMA

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TRA CARTOLINE E SHOWCOOKIN, IL PIACERE DI CONOSCERE

il gusto di viaggiare LA MAIL ART DI SANDRO RINALDI Mettete una visita alla tappa romana della mostra di Mail Art firmata Sandro Rinaldi, dal 10 ottobre nei salotti dell’Hotel d’Inghilterra (Via Bocca di Leone 14), e avrete un vernissage che parla di arte postale, cioè del viaggio che buste, cartoline, francobolli, fanno una volta spediti per posta, o per e-mail. Tra gli ospiti, la curatrice d’arte Barbara Martusciello e Magda Antonioli Corigliano, direttore master di Economia e Turismo dell’Università Bocconi di Milano.

Di viaggi, storia, incontri, accoglienza parlano i salotti dell’Hotel d’Inghilterra contaminati, per l’occasione, dalle 100 opere di piccola dimensione esposte in minimaliste scatole di cellophane per offrire ai visitatori quella sensazione tattile tipica della Mail Art. Un’arte che può essere fruita e vissuta proprio come i preziosi arredi dell’albergo del gruppo Royale Demeure, diretto da Marco Milocco, aperti a clienti e visitatori per consentire quel contatto diretto con l’arte e il senso di ospitalità.

Rinaldi, osservatore discreto, attento, veloce ed artista eclettico e appassionato, ha fatto della Mail Art, la propria compagna di vita, così come degli acquerelli e della carta collezionata un po’ dovunque, insieme ai numerosi oggetti a cui dà nuova vita. Le sue pennellate parlano di albe mattutine trascorse a dare voce, con i colori, alle sue molteplici sensazioni di viaggio, come nell’opera che rappresenta il suo soggiorno all’Hotel Principe di Cuneo.

WE LOVE TASTING Sabato 12 ottobre, presso il suggestivo Parco della Vittoria di Roma, i prodotti di punta delle migliori realtà aziendali e le annate speciali di prestigiose case vinicole hanno dato vita a

imperdibili degustazioni aperte al pubblico e ai professionisti dell’horeca. Gli chef partecipanti all’evento rappresentavano il meglio della cucina italiana d’autore: cuochi raffinati e, al tempo stesso, rispettosi delle materie prime italiane. Il meglio del Made in Italy era presente in questo primo evento di apertura, mentre aziende e prodotti regionali d’eccellenza, come le lumache di Borgo San Dalmazzo, caratterizzeranno i diversi appuntamenti nel corso dell’anno, arricchiti ogni volta dalla collaborazione di chef stellati provenienti da tutta Italia.

Excellence Magazine ha scelto per le iniziative We Love Tasting la partnership con Italian Chef Academy, accademia di formazione professionale, che ha sede nell’elegante villa con affaccio

panoramico su Roma. Accogliente e ricercata, la sede ha ospitato questa giornata dedicata al pubblico e agli operatori del canale professionale, grazie a banchi d’assaggio, food tasting in abbinamento al vino, star tasting ovvero showcooking con degustazioni a cura di chef stellati e verticali di etichette e annate esclusive, guidate da Alessandro Scorsone e Fabio Turchetti, entrambi giornalisti, sommelier e docenti dell’Accademia di cucina. We Love Tasting, inoltre, ha ottenuto il patrocinio di M’ama.art, associazione che opera nel settore dell’arte, della cultura e della solidarietà, sostenuta dalla fondazione Fabula in art, impegnata per il diritto all’emancipazione della donna in Africa, attraverso il micro-credito per l’agricoltura e l’artigianato.

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UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | BON-TON

a cura di Monia Re - wedding & event designer

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PASSEPARTOUT COSMOPOLITA

il sorriso fa tendenza C

osa c’entra il sorriso con il bon ton?

Verrebbe da pensare. Non costa nulla, è un regalo per chiunque lo riceve ed è un infallibile strumento di seduzione, oltre a essere una forma di gentilezza e di buona educazione.

Tanto basta per annoverarlo tra gli “ingredienti” fondamentali delle buone maniere di ogni giorno. Non a caso, al momento della reciproca presentazione, in genere si consiglia una decisa stretta di mano accompagnata da un accenno di sorriso. Pensiamo ad alcune ricerche mediche che hanno indagato, nel corso degli anni, sulle “diete del sorriso”, oppure alle ragazze (stewart) scelte per la cerimonia di premiazione dei Giochi Olimpici di Pechino 2008, le quali hanno dovuto superare una rigida selezione che teneva conto principalmente del sorriso, del portamento e del bon ton. La ricerca del sorriso, così semplice da esternare e bello da ricevere, sembra piacere un po’ a tutti!

Alcune aziende statunitensi e inglesi lo hanno imposto come comportamento sul lavoro per un motivo molto chiaro: la maleducazione fa perdere soldi e con il sorriso si produce di più!

Gli Inglesi hanno iniziato a “sponsorizzarlo” nel loro business, in un modus operandi definito confort-culture, quale risposta alla crisi. Per non parlare di quegli studi americani che hanno dimostrato l’equazione sorriso-produttività, giungendo al risultato che un manager – e non solo – gentile e sorridente nel proprio ambiente lavorativo, presenta una maggiore capacità di collaborazione, di integrazione e di coinvolgimento in azienda, oltre a un positivo raggiungimento dei risultati.

Non si sottraggono al fascino indiscusso del sorriso nemmeno il fashion né la chirurgia.

Innovative tendenze estetiche, provenienti

dall’Asia, individuano una nuova frontiera nel campo della chirurgia plastica: uno specifico intervento può arricciare gli angoli della bocca verso l’alto e rendere l’espressione del viso sempre serena e contenta.

Un’altra moda, a mio avviso altrettanto trash, introdotta negli anni ‘90 e ora tornata in voga come uno dei trend più diffusi tra le star di Hollywood, è quella del grill, un apparecchio, spesso d’oro, da applicare sui denti, per i sorrisi preziosi delle celebrità!

Più interessante – e per fortuna alla portata di tutti – è sapere che il sorriso imperfetto fa in realtà tendenza, perché nell’imperfezione sta la perfezione. Così la signorina Georgia Jagger, come la nostra simpaticissima comica Sconsolata, detta “Sconsi”, sono alla moda. Via l’apparecchio che allinea e corregge i denti... quello che una volta era un difetto, oggi può risultare anche sensuale! Dalla vita di tutti i giorni allo sport, dal business al fashion, il sorriso

sembra essere un passpartout universale per raggiungere l’obiettivo, bisogna solo crederci. Il bon ton, come dice Lina Sotis, è “la grazia del saper vivere e la leggerezza dell’esistere. Insieme a gesti, parole, silenzi, i sorrisi potranno rendere migliore la nostra vita,” ma anche quella degli altri, aggiungiamo noi.

Basterebbe sorridere al mondo e tutto ci sembrerebbe un po’ più facile, poiché visto da una prospettiva diversa... e poi non costa nulla ed è pure bon ton!

KAIROS Organizzazione Eventi e Matrimoni Sedi: Cuneo – Milano – Novi – Verduno www.kairoseventi.it Tel. 331.2460204 ufficiostampa@kairoseventi.it

IL MUTUO È GRATUITO E GLI INTERESSI VANNO RESTITUITI SE IL TASSO È TROPPO ELEVATO

tutela nei confronti delle banche I

l rapporto banca-cliente vede spesso l’istituto di credito in posizione di forza rispetto al proprio cliente. Si pensi alle condizioni di conto corrente, di finanziamento o di erogazione dei mutui.

Nel corso del presente anno, la Corte di Cassazione si è però pronunciata con una storica sentenza in materia di mutui e interessi applicati. La recente sentenza n. 350/2013 ha, infatti, provveduto a fissare un significativo punto fermo a favore di quei consumatori che chiedono mutui agli istituti di credito, e che si trovano, poi, a pagare interessi oltre la soglia prevista dai tassi di usura.

Occorre innanzitutto fare chiarezza per quanto riguarda la definizione dei concetti di “mutuo” e di “interessi usurai”.

L’istituto del mutuo trova espressa disciplina nel Codice Civile, all’articolo 1813 e seguenti, ed è un contratto mediante il quale una parte consegna all’altra una determinata quantità di denaro o di cose fungibili, mentre l’altra si obbliga a restituire altrettante cose della stessa specie e qualità. Nella maggior parte dei casi, e nel sentire comune, si associa il concetto di mutuo a un prestito di denaro, effettuato appunto dalla banca. Uno degli elementi che contraddistinguono i mutui di denaro, consiste nell’obbligo per la parte mutuataria di rientrare del debito sorto a seguito della stipula del contratto, restituendo alla parte mutuante, oltre al capitale, anche una somma a titolo di interessi, che possono essere fissi o variabili.

La determinazione degli interessi da parte della banca deve essere effettuata nel rispetto del tetto stabilito nel Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che, solitamente, viene emanato una volta all’anno e che fissa dei

limiti oltre i quali il tasso applicato è da considerare usuraio.

La portata innovativa della sentenza della Suprema Corte di Cassazione sta nel fatto che, per calcolare se i tassi effettivamente superano la soglia di usura, devono essere calcolate tutte le spese addebitate dall’istituto finanziario (interessi veri e propri, spese, penali) e non soltanto gli interessi applicati al singolo mutuo. La sommatoria di tutte queste voci, e non soltanto quella relativa agli interessi come avveniva prima della sentenza, andrà a comporre il TEG (Tasso Effettivo Globale) che dovrà rimanere entro il tasso di usura.

Per una migliore comprensione, supponiamo, a titolo esemplificativo, che il Ministero dell’Economia e delle Finanze sancisca come tetto massimo per gli interessi l’8,50 % e la banca mutuante richieda un interesse del 7,50%, ma che a questo debba aggiungersi un eventuale interesse di mora che è del 2,50%. Il TEG, la sommatoria di tutte queste componenti, sarà da considerarsi “usuraio”, in quanto sarà del 10% e supererà di 1,50% quello consentito dalla legge.

La portata storica della sentenza, che disegna peraltro un orientamento che è successivamente stato recepito dalla Corte d’Appello di Venezia con sentenza 342/2013, sta nel fatto che in tutte le circostanze in cui il Tasso Effettivo Globale risulti superiore ai limiti previsti per classificare un interesse usuraio, il mutuo potrà essere considerato gratuito.

Ciò significa che il contraente avrà diritto all’immediata restituzione degli interessi versati fino al momento della richiesta, oltre ad avere il diritto, nonostante le previsioni contrattuali, di proseguire la restituzione

delle somme senza l’applicazione di alcun interesse.

Questo in ottemperanza al secondo comma dell’articolo 1815 del Codice Civile, il quale, come meglio articolato nella citata sentenza della Corte d’Appello, “esprime un principio giuridico valido per tutte le obbligazioni pecuniarie e pertanto la previsione di nullità della clausola di debenza degli interessi è applicabile a qualsiasi somma richiesta a tale e quindi anche nel caso di interessi moratori.

La conseguenza della violazione dell’articolo 1815, comma 2, del Codice Civile, è la conversione forzosa del mutuo usurario in mutuo gratuito.”

In conclusione, la sentenza n. 350/2013 della Corte di Cassazione fornisce al cittadino uno strumento importantissimo a difesa dei propri interessi, permettendo di considerare, ai fini della valutazione del tasso entro la soglia dell’usura, non soltanto quanto pagato a titolo di interesse, bensì ogni somma, a qualsiasi titolo, corrisposta alla Banca in ragione del contratto di mutuo, con un indubbio vantaggio per il cliente.

UNICO 23 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | LEGGE

a cura di Alessandro Parola - Avvocato

Studio Legale PAROLA - MARABOTTO - QUARANTA Corso Nizza 18, 12100 Cuneo Tel. e fax +39 0171 692855 Mobile +39 338 7339360 E-mail a.parola@studioparola.net

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UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | ARTE

a cura di Luca Morosi - blogger esperto di arte

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MEMORIE DI UN GIORNO D’ESTATE

itinerario d’arte in valle maira P

arlare di un’escursione estiva quando ormai il freddo incombe suona un po’ come i cavoli a merenda. Eppure l’inverno e la montagna sono legati indissolubilmente, sono quasi sinonimi: diciamo che l’uno evoca l’altra e, preparandoci a vivere il Natale, non c’è niente di meglio che raccogliersi tutti intorno a un caminetto a raccontare la storia di un pomeriggio assolato tra i bricchi della Valle Maira.

Gli amanti dell’arte sanno che questa valle custodisce un patrimonio immenso di episodi legati soprattutto all’architettura e alla pittura, intrisi di una cultura popolare contadina ancora oggi profondamente radicata e immersi in una natura preservatasi a tratti selvaggia e intrigante. Ma veniamo al dunque: partiti “zaino in spalla” da Macra, ci incamminiamo per il “sentiero dei ciclamini” e svoltiamo in direzione di Stroppo, salendo di quota e attraversando boschi di abete fino a raggiungere la Borgata Centenero. Percorriamo quindi un tratto molto scosceso e ombreggiato, tra faggi e castagni, e finalmente arriviamo alla Borgata Caudano, dove ci attende la prima sorpresa: qui sorge un antico lazzeretto, destinato all’isolamento temporaneo degli appestati, e fondato nel 1463 su iniziativa caritatevole della nobile famiglia locale degli Agnesi. L’edificio ha una facciata davvero notevole, con due stupende bifore, una delle quali ornata da protomi umane stilizzate e sormontata da un motivo intrecciato detto “nodo di Salomone”.

Riprendiamo poi la marcia, senza indugi, verso una meta ancora più ambita: la chiesa romanica di San Peyre, nei pressi della Borgata Paschero, che raggiungiamo con grande entusiasmo – e un po’ di sana, sudata, stanchezza – dopo circa un’oretta di cammino. L’edificio (reso celebre

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dal film Il vento fa il suo giro, 2005, di Giorgio Diritti) risale al XIII secolo e presenta un impianto visibilmente asimmetrico, con tre navate: le due laterali – rialzata quella di sinistra, oblunga quella di destra – sono voltate a crociera, mentre quella centrale, alta e spaziosa, è coperta a capriate e termina curiosamente con due absidi.

Altro particolare inconsueto, una trave irrompe trasversalmente “a filo” dei vani absidali, recando un’epigrafe latina che recita: “Vedi o uomo ciò che per te soffro; vedi o uomo perché appeso sulla croce, languente d’amore, muoio per te”, con esplicito riferimento al crocifisso soprastante. Ma aldilà di tutto, l’aspetto più interessante è emerso in seguito al restauro del 1991, che ha evidenziato la presenza di ben quattro “mani” differenti responsabili degli affreschi sulle pareti: un primo artista avrebbe dipinto la Deesis dell’abside maggiore durante la seconda metà

del XIV secolo, affiancando al Cristo benedicente in trono i due santi titolari della chiesa, Pietro e Paolo, e disponendo gli apostoli sulle pareti laterali, al di sopra di un velario.

Un secondo artista, più colto e raffinato, attivo nel secondo decennio del XV secolo, sarebbe invece l’autore delle pitture dell’abside minore che comprendono le scene della Natività, dell’Annuncio ai pastori, dell’Adorazione dei magi e della Dormitio virginis. Proveniente dal circuito ligure-piemontese, il maestro in questione realizzò qui una deliziosa parentesi di gusto gotico internazionale nell’arco alpino: straordinaria l’attenzione per il dettaglio realistico e di costume nel “rude” pastore con la cornamusa – evidente riferimento alla tradizione silvo-pastorale nei climi rigidi della montagna – l’eleganza delle pose e la delicatezza delle espressioni degli angeli, l’introspezione

agenda

psicologica di Giuseppe, dimesso e pensieroso, nonché l’allungamento innaturale delle figure e la loro “evanescenza corporea”.

A un terzo anonimo frescante dall’estro “più popolare” si attribuiscono poi gli affreschi nella nicchia alla base del campanile, al culmine della navata sinistra; infine, nella navata destra, trova spazio un riquadro ospitante una serie di santi martiri, opera di un pittore modesto degli inizi del XVI secolo. Nota per i più pigri e/o per gli amanti del comfort: la chiesa si può raggiungere anche in auto.

Abside minore della chiesa di San Peyre: l’Annuncio ai pastori, secondo decennio XIV sec.

Bifora del lazzeretto di Caudano.

Abside minore della chiesa di San Peyre, con dettaglio della Natività, secondo decennio XIV secolo.

SIRONI. LA GRANDIOSITÀ DELLA FORMA 12 ottobre 2013 – 12 gennaio 2014 La storica sede di Palazzo Salmatoris a Cherasco ospita la mostra Sironi. La grandiosità della forma. Quadri, opere monumentali, disegni, inediti a cura di Cinzia Tesio. L’esposizione, che comprende circa 60 opere tra dipinti, studi per affreschi e disegni, documenta tutta la vicenda pittorica di Mario Sironi, dagli esordi giovanili alla stagione divisionista, al periodo futurista e alla metafisica dei primi anni del secolo scorso, passando per la stagione novecentista e classica degli anni ‘20, la pittura murale-celebrativa degli anni ‘30, la stagione neometafisica e le “periferie” degli anni ‘40 e del Dopoguerra.

Palazzo Salmatoris – Cherasco (CN) Mercoledì-sabato, 9,30-12,30 e 14,30/18,30 Festivi: 9,30-19,00 – Tel. +39 0172 427050 www.comune.cherasco.cn.it

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | ARTE

DA NON PERDERE

RENOIR 23 ottobre 2013 – 23 febbraio 2014 La GAM di Torino ospita una mostra dedicata al grande artista francese, avvalendosi degli straordinari prestiti concessi dal Musée d’Orsay e dal Musée de l’Orangerie di Parigi.

I due prestigiosi musei, che conservano la collezione più completa al mondo dell’opera del maestro, hanno accettato di privarsi per quattro mesi di una sessantina di capolavori per dare vita a una straordinaria rassegna in grado di rappresentare tutta l’attività del “colosso dell’Impressionismo”, testimoniandone i momenti più significativi.

GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea – Torino Orario: martedì-domenica, 10,00-18,00; lunedì chiuso. – Tel. +39 011 4429518 www.gamtorino.it

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a cura di Riccardo Celi - giornalista automobilistico ex redattore “Quattroruote”

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | MOTORI

L’ADERENZA CHE NO HA EGUALI

integrali da famiglia

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li storici dell’auto dibattono ancora per stabilire quale sia stata la prima vera auto a trazione integrale. Di certo c’è che la formula 4x4, un tempo riservata alle fuoristrada dure e pure e ai veicoli militari, si è diffusa e definitivamente affermata anche sulle auto normali. Poiché è vicina la stagione sciistica che richiede mezzi con elevata motricità e maggiori volumi per bagagli o attrezzature, parleremo delle station wagon 4x4, ma senza dimenticare che tale tipo di trazione offre più sicurezza e importanti vantaggi in ogni stagione, e non solo d’inverno.

I listini italiani contano oggi 140 SW integrali di 10 costruttori diversi. La gamma più ampia è del gruppo Volkswagen: 33 Audi, 4 Volkswagen e 14 Skoda. E non può essere che così, visto che proprio il gruppo tedesco è stato tra i primi a credere nella diffusione dell’integrale facendone il suo vessillo tecnologico. Beniamina del mercato è l’Audi A4 Avant Quattro, disponibile con motori a benzina 1.8 (da 38.000 euro), 2.0, 3.0, più la potente RS4 da 78.500 euro. Tra quelle a gaso-

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lio, il motore base è il 2.0 TDI da 110 kW-150 CV (39.000 euro); il top, invece, è il 3.0 TDI Clean S Tronic con cambio automatico (50.300 euro). Un po’ più su troviamo l’Audi A6 Avant (benzina: dai 52.150 euro della 2.8 S Tronic ai quasi 112.000 del bolide RS6 con un V8 da 412 kW-560 CV).

Per le diesel, listini dai 55.850 euro della 3.0 TDI manuale ai 61.450 dell’automatica. Vanno citate le versioni allroad di entrambi i modelli, più alte da terra e con alcuni particolari da fuoristrada, come le protezioni anti-pietrisco ai parafanghi: costano 2-4.000 euro più delle normali Avant.

Rivali di Audi, anche BMW e Mercedes offrono molte SW integrali denominate rispettivamente xDrive e 4Matic. Con BMW, si parte dalla 320i Touring xDrive a benzina (39.750 euro) e si prosegue con 328i e 335i (47.500 e 52.400 euro), mentre tra le diesel ci sono 318d, 320d e 330d, dai bassi consumi dichiarati. Tra le serie 5 xDrive, ecco la 528i e la 535i a benzina (55.570 e 61.070 euro) e, a gasolio, 520d, 525d, 530d, 535d e M550d (da 53.200 a oltre 90.000 euro).

Elegante, potente (560 CV) e raffinata, la Audi RS6 4.0 TFSI Avant quattro è tra le regine delle SW a trazione integrale.

L’Audi Allroad quattro è una derivazione della A4 Avant quattro caratterizzata da elementi che richiamano il mondo delle vere fuoristrada.

La Subaru Legacy Station Wagon è disponibile in Italia solamente nella versione a trazione integrale.

Nella pagina seguente: Il cavallo di battaglia di BMW nel segmento delle giardinette 4x4/ la 320d Touring xDrive.

La Volvo V60 D6 Plug in AWD, una delle uniche due SW a 4 ruote motrici con propulsione ibrida sul mercato.

Imponente ma slanciata, la Mercedes CLS Shooting Brake è offerta in versione 4Matic con propulsori a benzina (500) e diesel (350 CDI).

Recentemente rinnovata, la gamma Opel Insigna dispone ora di una versione giardinetta a quattro ruote motrici.

Uno dei modelli più noti e apprezzati della casa svedese è la giardinetta V70,disponibile anche in versione AWD a 4 ruote motrici.

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | MOTORI

Mercedes propone: Classe C, Classe E e CLS Shooting Brake. La C è offerta solo diesel in versione 220, 250 e 300 CDI (da 44.315 a 53.375 euro), mentre la più grande E dispone pure di motori a benzina: 350, 500 e anche un 5,5 litri AMG da 410 kW-557 CV o 430 kW-585 CV, da 59.177 a poco più di 131.000 euro. A gasolio ci sono solo le 250 CDI e 350 CDI, da 53.230 a 66.178 euro. La CLS Shooting Brake è un’affusolata giardinetta che in versione 4x4 è offerta con due propulsori, un 4,7 litri a benzina e un 3 litri a gasolio, a 95.518 e 75.964 euro.

I modelli 4x4 di Volvo esibiscono la sigla AWD (Automatic Wheel Drive). L’unica giardinetta è la V70, a gasolio, in versione D4 (con un 2 litri da 120 kW-163 CV) o D5 (2,4 litri e 158 kW-215 CV).

Prezzi da 46.520 a 55.880 euro.

Si chiama AWD anche l’esotica Cadillac CTS Wagon con un V6 benzina di 3,6 litri, 237 kW322 CV, a 62.220 euro. Anche Subaru ha puntato molto sull’integrale: la SW della sua Legacy, infatti, è disponibile solo con questa trazione. I prezzi vanno dai 28.570 euro della 2.0i Comfort ai 36.750 della 2.0D S Dynamic, ma ci sono anche tre versioni a gpl: da 30.590 a 34.760 euro. Pure la Opel Insigna Sport Tourer ha ora una versione 4x4 a gasolio: è una “duemila” da 120 kW-163 CV e 35.050 euro.

Per gli amanti dell’ibrido, ecco due station wagon 4x4 diesel-elettriche. Una è la Volvo V60 D6 Plug in AWD Geartronic (59.900 euro), dotata di un motore diesel da 2,4 litri e di uno elettrico da 50 kW, che permette 50 km di autonomia.

L’altra è la Peugeot RXH, i cui due motori sviluppano 147 kW-200 CV, a 43.850 euro.

TRAZIONE E CONFUSIONE La creatività del marketing di molte case automobilistiche ha generato, riguardo ai vari sistemi di trazione, un gran numero di denominazioni. Tuttavia, definizioni come “4x4”, “integrale permanente”, “4WD”, “AWD” e “4 ruote motrici” non sono esattamente sinonimi: i consumatori rischiano di fare confusione e di acquistare un veicolo con un tipo di trazione del quale ignorano caratteristiche e limiti. Il sistema AWD di Volvo, per esempio - che la casa considera di ausilio alla sicurezza e definisce All Wheel Drive (indicando così che tutte le ruote sono motrici) - alcuni preferiscono definirlo Automatic Wheel Drive, perché la trazione, normalmente anteriore, diventa automaticamente integrale grazie a dispositivi elettro-meccanici che agiscono dopo aver rilevato la differente velocità di rotazione delle due ruote motrici rispetto alle due trascinate. Con tale sistema, però, il trasferimento della coppia motrice al posteriore è modesto: appena il 5%. Vale a dire, molto meno della ripartizione 50/50 tra i due assi, che rappresenta l’ottimale per un’auto a trazione integrale.

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UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | UNA MELA AL GIORNO

a cura del dott. Fabio Moretti - presidente EBIOS FUTURA

L’ALIMENTAZIONE NELLA GENETICA UMANA E LA GENETICA UMANA NELL’ALIMENTAZIONE

nutrizione e diete

GENETICA UMANA DOTTORESSA KATIA BOSIO Biologa-nutrizionista specialista in nutrigenetica

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iamo quello che mangiamo: niente di più vero. Da tale riflessione deriva la mia intenzione di trattare due importantissime novità scientifiche nella ricerca nutrizionale, attraverso l'intervista a due specialisti che, percorrendo metodiche diverse, hanno in comune la serietà e il rigore scientifico, così come la convinzione che mangiare è un'attività umana troppo importante per lasciare spazio all'improvvisazione.

Qualunque sia la motivazione per cui si decida di affrontare una dieta, si ha l’obbligo morale verso se stessi, di farlo con l’aiuto e il supporto di esperti, che utilizzino strumenti e conoscenze validate scientificamente e che considerino la persona nella sua totalità, sia fisica che mentale.

Personalmente sono obbligato dalla mia origine Etrusca a vivere l’incontro con la tavola come un momento di estremo piacere, dove trovare soddisfazioni anche emotive e psicologiche (ringrazio, per esempio, il Piemonte per aver creato “l’antidepressivo naturale” tra i più efficaci: la “nutella”), ma sono anche convinto che non esiste piacere e soddisfazione più grande di stare bene con se stessi e godere delle cose importanti della vita, in quella libertà che solo una buona salute ci può dare.

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Che cosa si intende per “nutrigenetica”?

Il sequenziamento del genoma umano ha profondamente rivoluzionato la scienza e, in particolare, la medicina. Mentre il 99,9% di esso è condiviso e quindi identico per tutto il genere umano, 3 milioni di basi nucleotidiche originano polimorfismi rendendo ogni individuo unico.

Le differenze tra gli individui sono, dunque, imputabili alle interazioni tra genoma e fattori ambientali, tra cui le molecole contenute nei cibi.

La nutrizione è infatti il fattore più persistente e variabile tra quelli che hanno contribuito all'evoluzione del genoma. La nutrigenetica è la scienza che ricerca le varianti genetiche che stanno alla base della risposta individuale a specifici nutrienti, consentendo così di creare un piano nutrizionale personalizzato che rappresenti un'efficace misura per la conservazione dello stato di salute e per la prevenzione di quelle malattie, per le quali vi sia una predisposizione ereditaria.

Esistono dei test in grado di dirci di quali varianti siamo dotati?

Esistono dei test di semplice esecuzione, che estraggono il DNA direttamente dalle cellule presenti nella saliva. Con un metodo assolutamente non invasivo, si possono indagare intolleranze alimentari, capacità dell'organismo di eliminare tossine e radicali liberi in eccesso o di metabolizzare macro e micronutrienti il cui squilibrio può causare patologie, quali osteoporosi, diabete,

obesità, cancro e molte altre disfunzioni.

Dunque, con i risultati dei test siamo in grado di sapere quali patologie ci colpiranno e crearci il piano nutrizionale perfetto per prevenirle?

Come in ogni aspetto, ritengo che il buon senso debba sempre guidarci. È dunque opportuno che i risultati ottenuti, che a un profano potrebbero addirittura sembrare discordanti, siano correttamente interpretati, e quindi utilizzati per la preparazione di un piano nutrizionale personalizzato, solo da specialisti competenti. Non necessariamente una predisposizione porta alla malattia, ma può fornire dei preziosi elementi su cui basare una corretta ed efficace prevenzione. Ciò non significa vivere nel terrore o nella rinuncia assoluta, ma semplicemente adeguare il proprio stile di vita a ciò che la genetica ha disposto. Nella maggior parte dei casi, eliminare un alimento non adatto al nostro profilo, anche solo per un breve periodo, è più un sollievo e un motivo di benessere che non un sacrificio.

Questo ci consentirà oltre a perdere peso di vivere meglio e più a lungo?

La nutrizione coinvolge molteplici aspetti della nostra vita. Non è solo un bisogno primario, ma comprende ritualità, emotività e può addirittura essere uno strumento di comunicazione da e verso gli altri. Per questo, ritengo che anche la più sofisticata e precisa tecnica scientifica debba essere affiancata e supportata da un – concedetemi la definizione – “substrato umanistico”, e che debba tener conto del consistente ruolo della psiche nel condizionare sia la genomica che la nutrizione nel suo aspetto fisiologico e socio-culturale. L'alimento ideale è, infatti, quello che, rispettando le esigenze del DNA, scatena sensazioni e benessere emotivo, rendendo la vita sicuramente più piacevole.

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | UNA MELA AL GIORNO

DIETA DELLA FERTILITÀ DOTTOR ENRICO COLOSI Direttore del Centro di Medicina della Riproduzione - AUSL9 Grosseto Leggendo riviste più o meno specializzate, scopriamo che ormai una coppia su quattro, nei paesi civilizzati, ha problemi di fertilità. È un dato di fatto che molte patologie non esistevano nel passato o che erano molto rare, in particolare le malattie del sistema immunitario, del sistema nervoso e persino il cancro.

I nostri geni sono gli stessi da due milioni e mezzo di anni e il solo motivo plausibile dell'insorgere di nuove malattie è il cambiamento dell'ambiente in cui viviamo, di ciò che mangiamo e beviamo e, in generale, del nostro stile di vita.

Ma cosa c'entra la fertilità?

Se facciamo un tuffo nel passato, scopriamo che i problemi di sterilità e della gravidanza erano decisamente rari, così com'è in quelle popolazioni che, ancora oggi, vivono lontano dall'influenza della civiltà moderna.

Vuol dire che bisogna ritornare all'età della pietra?

Chiaramente non è possibile, ma certe cose possiamo migliorarle.

Per esempio?

Per esempio l'alimentazione. I cibi moderni hanno un effetto diretto sulla fertilità. La sindrome dell'ovaio policistico sta rapidamente diventando la prima causa di infertilità ed è praticamente un disturbo metabolico correlato spesso all'obesità, che a sua volta risponde benissimo a un cambio di alimentazione.

Dunque, sulla nostra tavola possono esserci cibi che diminuiscono la nostra fertilità?

Certamente. Tutti quei cibi che subiscono un'estrema raffinazione. Al contrario tutti i cibi "veri" aumentano la nostra fertilità e aumen-

tano il benessere fetale durante le gravidanza.

Quali sono i cibi "veri"?

Sono la carne, il pesce, le uva, la verdura, la frutta, ovvero tutti quegli alimenti che non hanno subito una profonda trasformazione chimica dall'uomo. Gli zuccheri, le bibite, per esempio, non sono raccomandati.

Ma allora, la pasta, la pizza, insomma, la dieta mediterranea?

Diciamo che rientrano tra gli alimenti da consumare occasionalmente. Inoltre, è opportuno sottolineare che l'autentica dieta mediterranea ha poco a che vedere con ciò che troviamo oggi sulle nostre tavole: dove ci sono cereali, pasta industriale, pizza, c'erano selvaggina, pasta fatta in casa ricca di uova e soprattutto molta verdura di stagione. Dunque, una dieta molto più vicina a quella ancestrale dei nostri avi, che a quella ricca di adulterazioni della dieta moderna.

Quali sono, quindi, i segreti di una dieta sana che aumenti anche la nostra fertilità?

Come ho detto, vanno scelti prima di tutto i nutrienti come carne, pesce, uova, verdura e frutta, ma non è sufficiente. Altrettanto importante, infatti, è la qualità dei cibi. La carne

e il pesce allevati intensivamente sono poveri di omega3, aumentando così l'infiammazione nel nostro organismo: bisogna dunque privilegiare la carne da allevamenti a erba o la selvaggina, e il pesce pescato, come il pesce azzurro.

Le uova sono una grande risorsa, ma solo se usiamo quelle di galline allevare a terra e non in batteria; frutta e verdura sono ottime se di stagione, ma non se hanno subito processi di conservazione che ne hanno alterato le proprietà organolettiche.

Non le sembra tutto un po' complicato?

Può sembrarlo perché abbiamo cambiato le nostre priorità e il cibo non rientra più tra queste. Possiamo mangiare in piedi, al bar, cibi precotti e “predigeriti”, ciò che normalmente chiamiamo, non senza ragione, “cibo spazzatura”. Invece, dobbiamo dedicare tempo ed energie a mangiare bene e mangiare sano, il che vuol dire andare in cerca di cibi genuini magari approfittando per una bella gita nelle nostre campagne. Per fare ciò, è necessaria una motivazione importante e credo che quella di avere un figlio e crescerlo sano possa essere una motivazione abbastanza importante.

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UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | MONEY MONEY MONEY

a cura di Giovanna Foco - Giornalista ex redattore infografico “Class CNBC”

CONFUCIO DICEVA: “SE VEDI UN AFFAMATO NON DARGLI DEL RISO: INSEGNAGLI A COLTIVARLO”

l’economia è una bella storia E

conomia - dal greco (oikos), “casa” inteso anche come “beni di famiglia”, e (nomos), “norma” o “legge”. Per molti è un termine difficoltoso, per altri faticoso. È sin da piccoli che occorre abituarsi a ragionare. Al via, dunque, alcuni quesiti semplici semplici.

Il libro nasce dal desiderio del professor Vaciago di parlare a un pubblico a cui un economista normalmente non si rivolge, i bambini, convinto com’è che solo mettendo a frutto lo spirito di innovazione delle nuove generazioni si possa immaginare un futuro non declinante per l’Italia.

Quanti denti di balena può costare un gelato?

Che differenza c’è fra crisi e recessione? Perché rispettare le regole conviene a tutti? Ha senso incolpare l’euro se aumenta il prezzo dei pomodori? Le tasse devono fare paura? La formica della favola è una saggia risparmiatrice o un’egoista senza cuore? Perché l’innovazione e la cultura diffusa sono la più grande ricchezza che ci sia? Ecco alcune delle domande, serissime e scherzose, a cui Nonno Eco deve rispondere, messo alle strette da Zoe, Lisa e Rufus. Mentre fuori infuria il temporale e in casa è mancata la luce, un nonno economista e tre nipoti curiosi ripercorrono il

lettura a portata di bambino ECCO I PROTAGONISTI CHE HANNO PENSATO A LORO

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iacomo Vaciago insegna Economia monetaria, dopo essere stato docente sia di Economia politica sia di Politica economica. E’ stato sindaco di Piacenza, consigliere economico di più governi ed editorialista de “Il Sole 24 Ore”. Ha scritto e pubblicato libri di economia, tra i quali ricordiamo Per tornare a crescere (Il Sole 24 Ore, 2005), Moneta e finanza (il Mulino, 1998), La new economy (il Muli-

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no, 2001). Ha quattro figli e undici nipoti.

Marco Bosonetto, insegnante e scrittore, ha pubblicato tra gli altri Il sottolineatore solitario (Einaudi, 1998), Nonno Rosenstein nega tutto (Baldini & Castoldi, 2000), Morte di un diciottenne perplesso (Baldini Castoldi Dalai, 2003), da cui è stato tratto il film Due vite per caso – e Uffa, cambio genitori! (Einaudi Ragazzi, 2011).

cammino dell’umanità e degli strumenti che si è data per sopravvivere e progredire dalla preistoria ai nostri giorni. Zoe, Lisa e Rufus scopriranno che l’economia, nonostante gli adulti ne parlino di continuo e spesso a sproposito, non è affatto noiosa. Al contrario, l’economia è una bella storia, in grado di affascinare e rendere più liberi e consapevoli piccoli e grandi. Questo è “L’ECONOMIA è una bella storia”, neo pubblicazione edita da Feltrinelli Kids, scritta a quattro mani da Giacomo Vaciago e dal cuneese, Marco Bosonetto.

«Il libro – esordisce Marco Bosonetto - nasce dal desiderio del professor Vaciago di parlare a un pubblico a cui un economista normalmente non si rivolge, i bambini convinto com’è che solo mettendo a frutto lo spirito di innovazione delle nuove generazioni si possa immaginare un futuro non declinante per l’Italia. Sarebbe bene, dunque, che molto presto i bambini e ragazzi familiarizzassero con alcuni concetti base dell’economia.

Il mio lavoro è consistito nel rendere il più possibile narrativo questo intento. Ecco così che, abbiamo nel libro un nonno che racconta ai nipoti la grande passione della sua vita: la storia dell’economia, appunto. E i nipoti che non esitano a interromperlo per chiedere chiarimenti se salta qualche passaggio. E lo costringono a fare esempi molto concreti, anche per spiegare questioni oggettivamente difficili come il funzionamento del mercato finanziario o la crisi dei debiti sovrani. Insomma, lo scopo è farsi capire senza semplificare o banalizzare».

Coltivare la curiosità richiede: ambiente incoraggiante, amicizie dialettiche, frequentazioni stimolanti. Dunque, buona lettura.

ANCHE A CUNEO, PER UNA NOTTE ALL’ANNO, LA SCIENZA HA INVASO LE PIAZZE UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | ESSERCI

notte dei ricercatori

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l 27 settembre è stata una notte (in realtà anche la giornata) dedicata alla scienza, con l’obbiettivo di affascinare e coinvolgere, attraverso esperimenti interattivi, persone comuni che, guidate dalle abili mani dei ricercatori, potessero sperimentare e scoprire come funzionano le cose che ci circondano. Un evento promosso dalla Commissione Europea, coordinato in Piemonte da Agorà Scienza con il contributo di Fondazione CRC e il coinvolgimento di varie facoltà universitarie e l’organizzazione tecnica di Tecnofood, ospitata nella sede cuneese del Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Torino.

Tantissimi gli studenti fra gli stand a scoprire,

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grazie al Dipartimento di Scienze Mediche, come si confezionano i farmaci nei paesi in via di sviluppo o come funziona la ricerca nell’Azienda Ospedaliera “Santa Croce e Carle”, nella Camera di Commercio di Cuneo, fra gli esperimenti del Liceo Scientifico “Peano” o ancora insieme ai responsabili dei parchi naturali del cuneese e del FAI per capire come funziona una campagna di scavi archeologici. Anche i bambini sono stati coinvolti, attraverso l’intrattenimento dei clown di “Cônivip” ed il “Dottor Pietrosky”, fra giochi ed esperimenti rudimentali di scienza.

Un successo dimostrato dal grande afflusso di pubblico, incuriosito e molto interessato dalla scienza portata in piazza.

contaminazioni I

l Castello di Grinzane Cavour ha ospitato la prima edizione del Festival delle Contaminazioni – Autori in Langa, promosso dal Club Unesco di Alba. Un evento che ha riunito e messo a confronto autori, scrittori, poeti, artisti e le associazioni culturali con le amministrazioni locali e le case editrici per scoprire i problemi e le difficoltà che incontra e deve affrontare la cultura, soprattutto nei momenti di crisi economica e finanziaria come quello che stiamo attraversando. È proprio in tali periodi che le iniziative culturali sono confinate ai margini della programmazione e diventano orfane di coloro che in momenti più favorevoli le avevano sostenute e divulgate. “Siamo in autunno, è tempo

di semina - afferma Vito Valsania, presidente Club Unesco di Alba - Anche noi in questi giorni abbiamo sparso semi di cultura sulle colline di Alba, Langhe e Roero. Speriamo che nasca e si sviluppi bene, in modo che la cultura nella nostra zona possa crescere rigogliosa a servizio della nostra gente e dei nostri giovani”. Una manifestazione unica nel suo genere anche a livello nazionale, durante la quale sono stati consegnati dei riconoscimenti per sottolineare il duraturo e qualificato impegno in campo culturale a beneficio della comunità della Provincia di Cuneo alle associazioni “Famija Albeisa”, “Arvangia” e “Società Studi Storici, Archeologici e Artistici di Cuneo”.

Gianfranco Gribaudo, Sioi Torino

On. Tomaso Zanoletti

Oscar Barile

Roberto Audisio direttore UNICO

Tiziano Gaia

Roberto Cerrato

Tavolo relatori

Valsania presidente Club Unesco Alba

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | ESSERCI

UN WEEKEND DI CONFRONTO FRA AUTORI E SCRITTORI A GRINZANE CAVOUR

Franco Sampo, Sindaco Grinzane Cavour

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tff: le festival du film de turin de Giorgio Trichilo - pg 18 “Le cinéma, ce n’est pas une tranche de vie, c’est un morceau de gâteau” disait Alfred Hitchcock.

A’ Turin, comme nous le savons, la pâtisserie a une tradition noble.

Mais c’est aussi la ville où l’un des premiers longs-métrages italiens a été tourné: ‘Cabiria’ en 1914. De conséquence, ce n’est pas étrange que sous la Mole de Turin, le cinéma est l’une des passions les plus délicieuses. Cette année aussi, le Torino Film Festival, le Festival du Film de Turin va célébrer l’amour de la capitale piémontaise pour cette forme d’art et pour ceux qui n’oublient pas de la réaliser avec un savoir-faire artisanal. Le festival est arrivé désormais à sa 31ème édition et l’esprit ne peut s’empêcher de courir à l’année 1982, alors que dans une ville encore en peine pour la crise de la Fiat, fut lancé l’idée d’un Cinéma des Jeunes. Autre que “un morceau de gâteau”! C’était un avant-goût pour quelques visionnaires. La formule, cependant, était déjà très bien définie: des horizons ouverts, curiosité et place à la créativité. A’ présent, trente et un ans après, l’identité du festival est restée inchangée, seul son retentissement a changé: aujourd’hui le TFF est un rendez-vous à ne pas manquer surtout pour les cinéphiles au niveau International. Nous voilà, donc, chez le Torino Film Festival 2013.

Le directeur adjoint Emanuela Martini nous offre un parcours à travers les curiosités du festival. La première est sans doute le nouveau directeur: le metteur en scène Paolo Virzì.

“Si vous me demandez les différences entre le fait de travailler avec Paolo par rapport aux directeurs précédents, Gianni Amelio et Nanni Moretti, jamais je ne répondrai…”, dit en souriant madame Martini. Mais elle est prête à reconnaitre déjà un grand mérite au nouveau directeur: “Virzì s’est intégré immédiatement, sachant continuer de suite l’esprit de recherche qui rend unique notre festival et qui le caractérise depuis son début”. Il y a un aspect que le directeur adjoint veut souligner: “Le Festival du Film de Turin est un évènement métropolitain, qui sait passioner toute la ville comme peu d’autres festivals et le public est l’un des protagonistes. Paolo Virzì a compris l’importance du public, la necessité de répondre à ses goûts et à ses attentes, donc le TFF est un festival conçu pour les spectateurs”. C’est pourquoi cette année dans le programme il y a Europop: “C’est une idée de Paolo – ajoute le directeur adjoint du Festival – nous sommes allés chercher parmi l’énorme production cinématographique qu’en Italie ne voit pas de distribution. Nous avons choisi cinq films populaires, qui ont eu un grand succès mais que le grand public par contre ne connait pas. Ce sera une occasion unique d’entrer en contact avec de nouvelles histoires et de nouveaux personages”. Le Festival du Film de Turin rend hommage à l’Amérique. En programme, la rétrospective ‘New Hollywood: le nouveau cinéma américain entre 1967 et 1976’ dont Emanuela Martini est l’organisateur. “35 films vont en scène cette année et 35 l’année prochaine”. Aucun doute sur la raison du choix de cette décennie: “Les années Soixante ont vu changer les visages, la culture et le style de la narration américaine. Hollywood exprime ce désir de recherche et, si vous voulez, de révolution. Pendant cette période on a vu naitre des réalisateurs tels que Francis Coppola, Sydney Pollack, Michael Cimino, Steven Spielberg. Et des anti-stars destinés à devenir des stars, par exemple Jack Nicholson, Dustin Hoffman, Robert De Niro et Al Pacino”.

A’ côté du concours International de longs-métrages, il y a encore, comme d’habitude, les sections compétitives, de Tff.doc dédiée aux documentaires à Italiana Corti, la section des courts-métrages, jusqu’à Spazio Torino (Espace Turin): un hommage aux tendances créatives et aux mouvements qui « fermentent » sous la Mole de Turin. Et, naturellement, des débats, des ateliers, des travaux en cours.

Un peu de chiffres. A’ la sélection du Festival sont arrivés quelque chose comme 4000 travaux, parmi ceux-ci 185 seront présentés, dont 70 sont des longs-métrages. 5 seront les premières mondiales et 62 celles italiennes.

Parmi ces dernières, “La mossa del pinguino” qui voit Claudio Amendola débuter pour la première fois en tant que metteur en scène. Le film est situé juste ici, pendant les Jeux Olympiques d’Hiver de Turin 2006.

“Cette année aussi on a fait tout le possible pour présenter un calendrier riche en propositions, un regard sur ce qui se passe dans le “monde du cinéma”, explique encore Emanuela Martini. Soirée d’ouverture vendredi 22 novembre: à la présence du metteur en scène lui-même, sera présenté Last Vegas de Jon Turteltaub. Le film, qui sera dans les salles italiennes à partir du 23 Janvier 2014, voit travailler ensemble quatre stars de Hollywood: Robert De Niro, Michael Douglas, Morgan Freeman, Kevin Kline.

Enfin, comme a dit Paolo Virzì lors de son investiture en tant que directeur au mois de Février : “Une atmosphère chaleureuse et accueillante pour un festival qui va tenter de réaliser en neuf jours l’utopie d’un cinéma sans frontières, où le spectacle et le divertissement populaire vivent dans le même lieu des itinéraires de l’auteur, des documentaires et du cinéma expérimental”. www.torinofilfest.org

fondation prince albert II: un challenge international qui parle également italien de Maria Bologna - pg 22 Il y a désormais sept ans que SAS le Prince Albert II de Monaco a créé la Fondation qui porte son nom. Il l’avait annoncé dans son discours d’intronisation, le 12 juillet 2005, où il entrevoyait un avenir important pour son pays, lié à des valeurs saines et des principes éthiques fondamentaux : « Monaco peut devenir à sa manière une grande puissance, une combinaison entre une vision du monde tournée vers le progrès et le bien-être et la mise en œuvre d’activités de protection de l’environnement, de lutte pour la paix, de respect de la justice, de développement durable, de la défense des défavorisés, de la mise en œuvre d’actions pour un monde plus juste, plus harmonieux ».

Moins d’un an plus tard, en juin 2006, le Prince Souverain créa ainsi la Fondation Prince Albert II de Monaco (FPA2), avec la mission d’identifier et de promouvoir des projets sur la protection de l’environnement et le développement durable au niveau mondial. Un beau challenge ardemment soutenu partout où il est appelé à parler de la défense de la planète.

La mission de la Fondation est d’œuvrer sur trois thématiques principales : les changements climatiques et les énergies renouvelables, la biodiversité et l’eau dans la lutte contre la désertification. À cet effet, sont sélectionnés, chaque année, des dizaines de projets sur trois zones géographiques prioritaires : le bassin méditerranéen, les régions polaires et les pays les moins avancés.

Une tâche ardue mais développée avec grande attention par un important comité scientifique et par les équipes des différents agences ouvertes également en France, en Angleterre, aux États-Unis, au Canada, en Suisse et en Allemagne, et coordonnées par SE Bernard Fautrier, vice-président et administrateur délégué de la Fondation. Évidemment, l’Italie ne pouvait pas ne pas apporter sa contribution. La section italienne, sise à Milan et dirigée par Maurizio Codurri, a vu le jour lors de l’inauguration, en octobre 2009, de l’exposition Les années Grace Kelly, Princesse de Monaco, tenue dans les salles du Palais Ruspoli à Rome et organisée par la Fondation Memmo. C’est là que le Souverain monégasque décida de créer la filiale italienne de sa propre Fondation, en présence du sous-secrétaire du Conseil, Gianni Letta, et de Gianni Alemanno, alors maire de Rome. L’idée était concrétisée.

En 2010, notre pays entame ainsi une activité continue de sensibilisation aux thématiques promues par la FPA2, surtout avec des projets et des congrès organisés auprès des prestigieuses universités italiennes. Comme, par exemple, en mars de l’année dernière : à cette occasion, SAS le Prince Albert II de Monaco, invité par le recteur, le professeur Marcello Fontanesi, à l’Auditorium de l’Université de Milan-Bicocca, a pris part à une conférence scientifique sur le thème « La protection de la Mer Méditerranée contre la pollution : résultats atteints et défis futurs ». Cette action de divulgation, adressée surtout aux jeunes, a été immédiatement suivie – en présence du Souverain monégasque, ainsi que du président du groupe Finelco, Alberto Hazan, de SE Bernard Fautrier et de Maurizio Codurri – par la concession du parrainage de la Fondation au projet Mr Planet, un programme radiophonique où le personnage interprété par la voix italienne de Robin Williams, Carlo Valli, incite les auditeurs, à travers des interventions ciblées, à participer à la préservation de la planète Terre qu’il personnifie.

Un fastueux gala de bienfaisance au Palais Mezzanotte (Palais de la Bourse italienne) a achevé cette journée inoubliable par une importante collecte de fonds. Le succès fut si grand que, la même année, en octobre, la seconde édition du Ballo del Giglio (« le bal du lys ») de Florence a été une nouvelle occasion importante pour recueillir des fonds, toujours employés – avec ceux reçus du 5 pour mille de la déclaration des revenus des Italiens – dans le financement de projets approuvés par la Fondation monégasque.

Enfin, toujours en Italie et encore en octobre mais de cette année, le Prince a pris par à une conférence à l’Université de Sienne. Cette fois encore sur le thème « La Mer Méditerranée – Biodiversité et pollution croissante : état et perspectives », le Prince Albert II de Monaco a souhaité souligner, devant les étudiants de l’université toscane, comment « dans un climat de grande difficulté, surtout dans le passage de la théorie à la pratique, notre devoir premier est d’être clair afin de pouvoir convaincre nos contemporains » : une référence non voilée aux différentes actions accomplies par les Nations Unies dans la sensibilisation des gouvernements du monde entier à un engagement sérieux dans la recherche des solutions au déséquilibre social et environnemental. À ce jour, plus de 200 projets ont été financés par la FPA2 et de nombreux prix ont été attribués lors de prestigieuses cérémonies, souvent enrichies d’importantes avant-premières cinématographiques de films ou de documentaires dédiés à la nature. Le dernier en date a été présenté au Grimaldi Forum de Monaco : il s’agit du long métrage sur les forêts tropicales, signé par Luc Jacquet (Oscar en 2006 pour La Marche de l’empereur), intitulé Il était une forêt, qui sortira dans les salles françaises le 13

le piémont et son tourisme

de Giovanna Foco - pg 52 Les entreprises touristiques enregistrées dans le Piémont, du 2010 au 2013, ont une tendence positive: de 28.149 entreprises en 2010, on arrive cette année à 29.310. «Les investissements pour l’avenir – explique Alberto Cirio, assesseur pour le Tourisme, les Sports, l’Education, la Promotion et la Protection de la Trufficulture du Piémont – ne manquent pas: un exemple est le million et cinq cent mille euros arrivés à partir du Fond pour le Développement et la Cohésion. Le tourisme est l’un des leviers de l’économie émergente du Piémont et doit être étudié à la même manière d’une “science”».

Les données sont claires. Cinq milliards et demi d’euros : voilà la valeur ajoutée que, aujourd’hui, l’industrie du tourisme produit sur le Produit Intérieur Brut régional, ce qui représente 4,4%, donnant un travail à temps plein à 167.000 personnes. Ces données arrivent de l’enquête sur le développement du tourisme de cette région, accomplie en collaboration avec les Universités du Piémont et le Ciset de l’Université Cà Foscari de Venise.

Une richesse engendrée pour 31% des dépenses des visiteurs étrangers qui, selon les données fournies par la Banque d’Italie, ont dépensé au Piémont environ un milliard d’euros, et pour le 69% restant du marché National. En moyenne, chaque touriste dépense environ 100 euro par jour, mais ce chiffre s’élève à 250 euros dans la zone des points de vente “outlet” de Biella et à 190 euros sur « les collines du goût » des Langhe, du Roero et du Monferrato.

L’impact économique du tourisme dans le Piémont est considérable: 38% retombe sur l’industrie hôtelière et la restauration, mais ce qui le rend particulièrement important est son “caractère transversal” capable d’impliquer une variété de secteurs de production, même ceux non spécifiquement touristiques : 12.6% “Location de bâtiments” (une alternative à l’hôtel pour de nombreux touristes), 12.4% “Services divers”, 6,6% “Services de Transport” et 5% “Loisirs”.

Mais, c’est quoi le Piémont?

“Pedemontium” ou “Pedemontis”: voilà le nom du Piémont sur les cartes topographiques à partir de la fin du XIIème siècle. Il signifie littéralement “aux pieds de la montagne”. La vocation de cette région est d’être un leader: le transfert, en fait, de la capitale de Turin à Rome n’a point privé le Piémont de son rôle central au point de vue des idées, de la participation aux grands moments de l’histoire, comme la Résistance, et des moments de transformation des relations sociales et du développement industriel.Le territoire est en effet une synthèse d’art, de culture et de paysage. La région, avec plus de 160 mille hectares de zones protégées, offre la possibilité de connaitre les paysages typiques du territoire des Alpes, comme celui des collines et de la plaine: 41% appartient aux chaines des montagnes, tandis que 59% est représenté par les collines et la plaine. Le patrimoine artistique-culturel occupe aussi une place importante soit

dans les villes, soit dans les villages, riches en exemples des différentes périodes historiques: du roman au gothique, du néoclassique au baroque jusqu’à l’art contemporain. Un nombre croissant de voyageurs qui ont choisi le Piémont comme une destination de leurs vacances: près de 4,3 millions de touristes par rapport à 4,2 de l’an dernier. Cela est particulièrement positif, si l’on considère que, après les Jeux Olympiques, l’année 2012 a été la première année sans grands événements en mesure d’affecter le flux de touristes. Dans le Piémont, cependant, l’on remarque un boum du tourisme étranger: environ 1,6 million de voyageurs internationaux qui ont visité le pays l’an dernier, cent mille de plus par rapport à l’année 2011. Une importance particulière ont enfin ici les cathédrales souterraines, des véritables exemples de l’ingénierie oenologique. D’après les données du Rapport annuel de l’Observatoire sur le Tourisme du Vin – Censis, le tourisme oenologique et gastronomique en Italie a augmenté de 12% en 2012.

Malgré la crise, ce secteur continue sa progression, principalement en raison de la croissance de la présence étrangère (+3,5%). Le Piémont, avec sa province de Côni, détient la première place parmi les destinations à tradition oenologique et gastronomique en Italie (devant la région Veneto et la Toscane), grâce à la présence d’entreprises au top dans la fabrication de vins de qualité et de l’haute cuisine. Le “wine & food” représente 17% de la raison pour laquelle les visiteurs se mettent en voyage. Et, le web et internet sont le véhicule le plus largement utilisé par les “touristes gourmands”. Un domaine, celui oenologique-gastronomique, en mesure d’engendrer un chiffre d’affaires de 3 à 5 milliards d’euros, avec une dépense moyenne s’élévant à environ 193 euros chaque voyage.

L’haute cuisine et ses vins, voilà ce qui rend le Piémont très compétitif au niveau européen (source: Travel Sat).

Dans l’offre touristique concernant le secteur agro-alimentaire, le Piémont a une place importante parmi les régions italiennes: un grand nombre de fermes agri-touristiques et de structures qui offrent les spécialités de la tradition piémontaise, ainsi que des vins renommés caractérisés par les appellations DOC et DOCG: Barolo, Barbaresco, Barbera, Asti spumante, Grignolino, Dolcetto, Erbaluce, Gattinara parmi les plus connus. Désormais présents au niveau International, les vins piémontais peuvent être dégustés directement chez les producteurs, dans les caves, les magasins, les tavernes, les bars à vin, dans tout le territoire de la région. L’offre touristique comprend également des produits PAT, DOP et IGP des campagnes: des légumes aux fruits, en passant à travers les viandes les plus recherchées dans le monde entier, telles que la race bovine piémontaise, autochtone, contribuant ainsi à écrire l’histoire de la société paysanne dans le Piémont. Et, encore, les fromages, avec leurs 9 appellations DOP (parmi les plus populaires, la Robiola de Roccaverano, le Castelmagno et le Raschera), les saucissons, les saucisses et le riz. Partout dans le menu touristique, la Truffe d’Alba ne peut pas manquer, ce qui est le sujet d’une foire annuelle et d’enchères mondiales.

Et, puis, un élément innovant: le tourisme lié aux rizières. En Italie, les zones où la riziculture a lieu de façon plus intensive, sont celles de Vercelli et Novara. Le Piémont cultive 70% du produit annuel et ira promouvoir adéquatement cette réalité, notamment en vue de l’Expo 2015 qui aura lieu à Milan.

Et les montagnes?

Du point de vue du tourisme dans les Alpes, la région du Piémont se caractérise par de grands nombres: 53 stations de ski, 14 snowparks, 300 remontées mécaniques, sur un total de plus de 1.300 km de pistes, connues au niveau International. Parmi les endroits rendus célèbres par les XX. Jeux Olympiques d’Hiver de Turin 2006, Sestriere (la station où, depuis 1967, se déroulent les compétitions de Coupe du Monde de ski alpin), Sauze d’Oulx et Bardonecchia, cette dernière vraiment aimée par les snowboarders. Après encore, Limone Piemonte et, toujours dans la province de Côni, les stations de ski du Mondolè (Artesina, Prato Nevoso, Frabosa Soprana). En fin de compte, la tendance est celle de profiter d’un moment de vacances, en faisant du ski et surtout de se régénérer dans le corps comme dans l’esprit: des structures spécifiques sont là pour vous accueillir, dans la nature et ses paysages magnifiques.

UNICO 24 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2013 | TRADUCTION FRANÇAISE

novembre. La magistrale photographie et les extraordinaires effets 3D permettent, au spectateur, d’apprendre, à travers des paysages suggestifs, comment la nature est capable de s’adapter à tout, sauf aux hommes, victimes et bourreaux de leurs propres intérêts économiques. Un bon moyen pour ouvrir les consciences...

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