[UNICO] people&style 05/10

Poste Italiane spa - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB/CN - anno II - numero 05 - Settembre - Ottobre 2010

barolo re dei vini carlin petrini

giuseppe giacobazzi

le cicogne a racconigi

donato lanati | wi.mu. museo del vino | la parrocchiale di elva | museo del cavatappi | tennis in provincia

e 5,00

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tranquillo...

NON SERVONO GRANDI LENTI

PER VEDERE LA QUALITÀ

DEI NOSTRI STAMPATI

EDITORIALE

Roberto Audisio direttore artistico

direttoreartistico@unicops.net

“Diventiamo grandi grazie ai sogni.

Tutti i grandi uomini sono dei sognatori. Vedono cose nella leggera foschia primaverile, o nel fuoco rosso della sera d’un lungo inverno. Alcuni di noi lasciano morire questi grandi sogni, ma altri li nutrono e li proteggono; abbiatene cura nei giorni brutti affinché portino il sole e la luce che viene sempre a chi spera col cuore che i propri sogni si avverino”. È una massima di Woodrow Wilson, ex Presidente degli Stati Uniti, una frase che mi ha sempre emozionato. Anch’io penso che ognuno di noi non debba mai smettere di sognare, ma anzi credere fermamente in ciò che desidera veramente nella vita, perché in questo modo è più facile raggiungere gli obbiettivi. Non è stato facile, ma anche il nostro magazine, nato da un grande sogno in una fresca notte d’estate, pian piano ha preso vita e, nonostante il difficile periodo che stiamo attraversando, sta crescendo sempre più. Che non sarebbe stato facile era nelle previsioni.

Molti giornali, seguendo di riflesso l’economia in crisi, hanno accusato il colpo: gli investitori scarseggiano e le spese aumentano, le tirature vengono ridimensionate, e la polemica politica sulla libertà di stampa, con tutto lo strascico mediatico che ne è seguito, ci dà la sensazione di assistere al tramonto di un mondo. In questo scenario ci siamo inseriti noi, sognatori incalliti, tenacemente convinti che nella nostra provincia ci fosse spazio per un periodico serio ma brillante, ricco nei contenuti e nelle immagini, attento a valorizzare e raccontare, serenamente lontano dalla politica gridata. Stiamo raccogliendo grandi consensi da parte di Voi, carissimi lettori, come degli inserzionisti e dei personaggi politici che ci leggono. Come ci siamo riusciti? Alzando lo sguardo, cercando nuovi stimoli per rendere il nostro magazine sempre più interessante e appetibile per tutti, non solo per i cuneesi, anche se UNICO resterà sempre il “magazine della provincia di Cuneo”, uno specchio del nostro territorio. Un territorio che in autunno esplode di mille colori e mille sapori, che abbiamo cercato far uscire dalle pagine per contagiare i vostri sensi: impossibile quindi non parlare delle Langhe e del re dei vini, il Barolo, presentando in anteprima il grandioso Wi-Mu - Museo del Vino di Barolo - che finalmente, dopo anni di incessanti lavori, apre le porte al mondo intero per raccontare la storia di uno dei nostri prodotti eccellenti.

Insomma i sogni, a volte, si avverano.

CONTRIBUTORS Rivista bimestrale della Provincia di Cuneo Anno II • Numero 05 • Settembre - Ottobre 2010 Direttore responsabile: Alessio Botto • info@unicops.net Direttore artistico: Roberto Audisio • direttoreartisico@unicops.net Responsabile Redazione: Daniela Milardi• redazione@unicops.net Concessionaria unica di pubblicità: BB Europa Edizioni • via degli artigiani, 17 - Cuneo Responsabile Marketing & pubblicità: Jolanda Bivona • marketing@unicops.net cell. +39.388.61.86.091 [UNICO] è una pubblicazione di BB Europa Edizioni Via degli Artigiani, 17 • 12100 Cuneo tel. +39.0171.60.36.33 Reg. Trib. di Cuneo n. 617 del 1 Agosto 2009

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Mariuccia Assola Roberto Audisio Enrico Bertone Federico Chiavazza Fiorenzo Cravetto Antonio Valerio Ferrero Fabrizio Gardinali Luisa Ghivarello Beppe Incarbona Walter Lamberti Paolo Massobrio Daniela Milardi Stefania Milardi Enrica Mondino Paolo Monnetti Luca Morosi Annamaria Orzi Lucchini Alessandro Parola Davide Palluda Gian Luca Pasquale Guido Testa

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Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero

Stampa: TIPOLITOEUROPA • Cuneo info@tipolitoeuropa.com • www.tipolitoeuropa.com Tutti i diritti riservati, è vietata la pubblicazione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Editore © BB Europa Edizioni.

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Questo numero è stato chiuso in redazione il 6 agosto 2010 In copertina: langhe di Daniele Molineris

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con il patriocinio di:

traduzioni: Marta Cai

aderente a:

REDAZIONE

Daniela Milardi responsabile di redazione

redazione@unicops.net

Carissimi lettori, Sembra ieri che ci siamo augurati buone vacanze e già ci troviamo ad affrontare un’altra pièce di stagione, quella delle foglie che cambiano colore, delle giornate più corte, del rientro al lavoro, della routine quotidiana, dei figli che ricominciano la scuola e, sinceramente, ci sentiamo un tantino giù.

Le giornate di riposo e spensierate al mare, in montagna o per i più fortunati in qualche località esotica, rappresentano ormai un nostalgico ricordo. Tutto ciò è normale dal momento in cui, l’animo umano è più abituato a rincorrere ciò che è passato, anziché pensare che “domani è un altro giorno”, con nuove emozioni, belle sorprese, momenti diversi e nuove abitudini.

Il destino ha molta più fantasia di noi.

Ieri sera, per caso, ho assistito al programma su Rai 1 dal titolo: “Premio Internazionale del Vino” dove sul palco, accanto alla cuneese Elisa Isoardi, hanno sfilato i più grandi produttori del nostro Paese, insieme a sommellier, enologi e giornalisti della stampa specializzata. Bene, sentir parlare della cultura del VINO con così tanta passione, mi ha riempito il cuore di gioia, scaldandolo come un calice di Barolo e mi ha portato a pensare: “Che bello, sta arrivando l’autunno!”.

Inevitabilmente mi sono ritrovata proiettata verso questo numero di Unico dove, anche Noi, parliamo di vino, di etichette famose, d’enologia, di terra, di sapori e di colori. Emozioni e sensazioni di una stagione che ci proietta alla vendemmia, al profumo del vino, all’ebbrezza del tartufo d’Alba, all’atmosfera calda ed avvolgente delle molteplici cantine delle nostre magnifiche colline langarole.

E allora?

Allora, come afferma il grande enologo Donato Lanati... “Per vivere bene ogni periodo della propria vita, bisogna cogliere il meglio del nostro passato usando gli strumenti che ci offre il futuro”.

SOMMARIO TERRITORIO

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14 | l’eleganza del barolo 34 | a spasso per le langhe 80 | la forza vincente del territorio

RITRATTO 20 | un enologo da meraviglia 46 | un comunicatore unico 50 | quel genio di carlin

24

LUOGHI

32

24 | emozionante viaggio nel vino 32 | cavatappi da museo 40 | il ritorno della cicogna bianca 60 | lassù sulle montagne

GUSTO 28 | una sinfonia di profumi 36 | un assaggio di barolo 38 | una cena romantica 78 | splendente più che mai

ECONOMIA E AMBIENTE

46

64 | superare la crisi con l’innovazione 70 | accendiamo una nuova luce

AZIENDE 68 | progettare benessere

SPORT 74 | una questione di sfida

ARTE

50

82 | poetica ambrosiana

BENESSERE 84 | la rinascita dei sensi

40 RUBRICHE 11 | PRIMO PIANO 59 | L’INTERVISTA IMPOSSIBILE 66 | FASHION STYLE 87 | SETTE NOTE 88 | ARTE 90 | MONDO WEB 92 | VIAGGIARE 93 | PILLOLE DI FISCALITÀ 94 | DESIGN & LIVING 96 | SHOPPING MON AMOUR 100 | BONTÀ A TAVOLA 101 | ASSICURAZIONI 102 | LEGGE 104 | FINANZA 105 | ESSERCI

Photo AVEDON FASHION - DeA

ASPESI MICHAEL KORS MONCLER COAST + WEBER + AHAUS JACOB COHEN DKNY MALO GIORGIO BRATO TRANSIT SISSI ROSSI PIERANTONIO GASPARI FALIERO SARTI UNO DE 50

12100 CUNEO - Corso Nizza, 9 - Tel. 0171.690839

A VIGNOLO IL PRIMO IMPIANTO AL MONDO DI VALORIZZAZIONE DI BIOMASSE. È stata avviata all’inizio di luglio, a Vignolo, la nuova centrale biolettrica, meglio nota come “Progetto Ambientale Zooagrobioenergetico di filiera a ciclo chiuso” realizzato dalla Marcopolo environmental group. Un progetto innovativo, unico al mondo nel suo genere, che si basa sul recupero e reimpiego delle biomasse zootecniche. Quattro grandi contenitori che “digeriscono” in modo anaerobico (senza ossigeno) sino a 100 tonnellate al giorno di stallatico (liquame bovino e avicolo) provenienti dagli allevamenti dei paesi vicini. Si produce così biogas che si trasforma poi in energia pulita: 700 kwatt/ora al giorno che possono soddisfare oltre 500 famiglie. In questo modo si risolve anche il problema dell’inquinamento atmosferico e terrestre sollevato dalla nuova Normativa Nitrati che entrerà in vigore nel 2011, che limiterà lo smaltimento dei residui da allevamento direttamente sui terreni, rappresentando così uno dei principali problemi futuri per la filiera zootecnica, nonché un serio allarme ecologico. Ma anche i prodotti residui della prima lavorazione possono essere recuperati perché, dopo l’intervento naturale dei microorganismi, si trasformano in Humus Anenzy, un compost di qualità destinato sia all’agricoltura che all’uso domestico.

RACCONIGI: È IL PARCO PIÙ BELLO D’ITALIA Il parco del Castello di Racconigi è stato scelto quale “Parco più bello d’Italia 2010”.

La giuria del famoso premio nazionale, giunto all’ottava edizione, lo ha designato in una rosa di dieci finalisti (tra gli oltre cento iscritti) volendo, si legge nella motivazione, premiare il lavoro svolto dalla direttrice Mirella Macera. Una donna capace e indimenticabile ed un architetto di fama internazionale: direttore del Castello, dei Giardini della Reggia di Venaria, dei giardini di Palazzo Reale e dei restauri della Cappella della Sacra Sindone a Torino.

Il concorso è organizzato da “Briggs & Stratton” con il patrocinio del Ministero per i beni Culturali, dal FAI (Fondo ambiente italiano) e dell’AIAPP (Associazione Italiana Architettura del Paesaggio).

La cerimonia di premiazione si svolgerà a fine settembre alle Margarie.

I vincitori delle scorse edizioni sono stati: il Giardino di Valsanzibo di Galzignano Terme, il Giardino La Mortella di Ishia, i Giardini di Castel Trauttmansdorff di Merano, Villa d’Este a Tivoli, l’Isola Bella di Borromeo di Stresa e la Reggia di Caserta.

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | PRIMO PIANO

PRIMO PIANO

MONDOVÌ: IL NUOVO BACINO IDRICO Sarà costruito a Serra degli Ulivi il più vasto bacino idrico del Piemonte sud, al servizio delle coltivazioni locali nei periodi estivi, come risorsa turistica o anti-incendio. L’invaso di Serra degli Ulivi sorgerà a cavallo fra la Val Ellero e la Val Pesio. Saranno otto i progettisti chiamati per la realizzazione dell’opera tra cui, ovviamente, alcune “joint venture” con sede in Italia (e nel cuneese) ma con partecipazioni di società estere. Il “grande lago” avrà una copertura di 100 ettari (pari a 150 campi di calcio regolamentari), con un perimetro lungo 10 chilometri ed una capienza di 15 milioni di metri cubi di acqua.

La base d’asta per la realizzazione è di 647mila euro ma si parla di 10 volte tanto per il suo completamento.

Il progetto cuneese, coinvolge i comuni di Villanova, Roccaforte, Pianfei e Chiusa Pesio, insieme alle Comunità Montane e alla Regione Piemonte.

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FIORI SULLA LUNA

LA FIERA DEL MARRONE A CUNEO

E’ il progetto di Ippoterapia rivolta ai bambini affetti da patologia neuropsicomotoria di età compresa fra i 6-12 anni per i quali l’attività di riabilitazione equestre è complementare, coordinata con il percorso riabilitativo seguito dai professionisti della S.C. di Neuropsichiatria infantile dell’A.S.O. S.Croce e Carle di Cuneo e dell’ASL Cuneo 1. L’Associazione Fiori sulla Luna, si occupa del progetto attraverso un programma psicomotorio “equestre” per favorire la potenzialità e lo sviluppo dei bambini affetti da tali patologie di livello medio-grave. L’utilizzo del cavallo, in questi casi, rappresenta uno strumento amico sia sul piano relazionale sia su quello psicopedagogico.

Per informazioni: 0171/616784 - fiorisullaluna@hotmail.it

Per quattro giorni, dal 14 al 17 ottobre, il marrone sarà il protagonista assoluto della kermesse autunnale cuneese, giunta alla sua 12esima edizione. Il successo dell’evento risiede nella capacità di esaltare la tradizione di un prodotto semplice e naturale come la castagna. L’edizione 2010 porterà nel centro storico (via Roma, piazza Virginio e piazza Torino), oltre trecento espositori provenienti da ogni parte del mondo.

Per l’occasione verranno organizzati laboratori didattici e dimostrazioni sulle tecniche di trasformazione del Marrone.

Dall’8 al 24 ottobre la castagna IPG Cuneo sarà anche la protagonista di Eataly a Torino.

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | PRIMO PIANO

PRIMO PIANO

“UNA MADAMA... DI RAZZA” La città di Savigliano si prepara ad accogliere la IV Edizione della kermesse gastronomica “Madama la Piemonteisa” che si svolgerà nel week-end del 25-26 settembre. La manifestazione, dedicata alla razza bovina piemontese, rappresenta per la nostra provincia un momento importante di gastronomia ma soprattutto di “valorizzazione e conoscenza” dei prodotti tipici delle nostre zone.

Teatro della manifestazione sarà ancora una volta la centrale Piazza del Popolo che ospiterà il mercatino del gusto con aree espositive e d’assaggi legati ai prodotti derivanti dalla “bovina” come: salsiccia, rolata, pancia di vitello e bolliti, insieme ad una ghiotta esposizione di prodotti d’alpeggio.

In contemporanea, in un altro angolo della città, nella caratteristica Piazza Cesare Battisti, si svolgerà la tradizionale “Festa del Pane”. Un connubio davvero ghiotto, da non perdere: la fettina di razza con la profumata pagnotta di pane fresco.

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UN VINO CAPACE DI TOCCARE GLI ACUTI DEI SENSI, COMPLESSO ED AUSTERO. LE LANGHE FAMOSE NEL MONDO PER LA SUA PRODUZIONE

l’eleganza del barolo

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | TERRITORIO

PG. 110 - 111

DI PAOLO MASSOBRIO

Q

uando l’enologo francese arrivò nel castello di Grinzane Cavour, la giornata era già volta verso il chiaroscuro della sera, ma c’era ancora luce sufficiente per vedere i filari di vite che salivano come un’avemaria verso la coppa del castello. Chiese al cocchiere di fermarsi a mezzacosta, perché quelle viti così ordinate dovevano essere osservate in silenzio, senza lo stridio degli zoccoli di quei cavalli stanchi.

Louis Oudart scese dalla carrozza, si tolse il cappello che aveva appena indossato e guardò nel profondo di quell’orizzonte nitido. Non era in Francia, non era nella sua Borgogna, ma poco ci mancava: c’era un ordine contadino in quei filari tenuti in piedi da pali di legno che sembravano perfetti. Si fermò una buona mezz’ora solo a guardare e il cocchiere nel frattempo s’era appisolato. Quando arrivò davanti all’entrata del castello, una governante robusta, vestita di bianco e azzurro con le gote rosse come una lacrima di vino, si offerse per prendergli i bagagli.

Fu fatto accomodare in una camera abbastanza scomoda da raggiungere, in un saliscendi di scale, ma la vista che dava la finestra valeva la pena: ancora vigne, ancora colline, chiese, paesi che si rincorrevano all’infinito come delle lin-

gue. Già, le Langhe... L’ora della cena era stata fissata per le 20, ma la governante fece sapere all’ospite che il conte Camillo Benso non era ancora arrivato e che forse c’era da aspettare ancora. Alle 21 fu lo stesso conte che andò a bussare alla porta dell’enologo, mortificato del ritardo. Scesero subito nella sala da pranzo e, insieme alle pietanze, fu servito un vino neanche troppo scuro, che aveva vene aranciate e che vagamente somigliava al vino di Borgogna.

Oudart ne assaggiò un goccio, sentendosi osservato dal conte Camillo che tuttavia non osò chiedere pareri. Quello fu l’unico sorso che bevve l’ospite in tutta la sera. Durante la cena parlarono di politica, ma quando furono davanti al caminetto con un buon sigaro, l’argomento fu la viticoltura. Il conte chiedeva in continuazione e Oudart rispondeva soddisfatto. Si licenziarono a vicenda verso la mezzanotte, dandosi appuntamento il giorno dopo, quando avrebbero fatto un summit con gli enologi di casa, verso le ore 9.

La giornata era tersa e le Langhe viste dal castello destavano emozioni, quasi che quelle colline disegnassero un mare con le onde. Prima di entrare nella sala della riunione il conte Benso

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Il Barolo è un vino “complesso” che necessita l’assaggio meditato, perché un vino a cui servono quattro anni per limare le sue asperità, va “ascoltato”.

Nella pagina precedente: una meravigliosa panoramica dalla collina delle Brunate terra di Baroli dove si estende uno dei vigneti più pregiati della zona tra La Morra e Barolo. photo: Daniele Molineris.

Sotto: il barolo è un vino complesso che necessita l’assaggio meditato.

prese in disparte l’ospite e gli chiese: “Ho notato che ieri sera ha solo assaggiato il nostro vino.

Forse non è stato di suo gradimento?”. Oudart sorrise. “Quello è il vino di ieri, di ieri per sempre conte”. Dalla risposta il conte rimase un po’ turbato, con un filo di irritazione. “Vuoi vedere che con questi francesi non caveremo nulla”, pensò fra sé. Poi quando si aprì la discussione capì. Capì che Oudart era già innamorato delle Langhe a tal punto che non potè concepire che quel vino, che aveva il corpo turgido delle mammelle che vedeva dalla sua finestra, non poteva essere così: dolce, rozzo.

Provò ad argomentare, leggendo nei volti dei presenti tutti, tranne in quello del conte, forti resistenze e anche disapprovazioni. Ma il vino di ieri era di ieri per sempre. Da quel giorno in poi il Barolo sarebbe diventato un vino secco, un grande vino secco.

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Forse il più grande vino del mondo.

Ho raccontato questa storia verosimile, per introdurmi all’assaggio del Barolo, che già nel nome incute una forma di rispetto, quasi una riverenza che purtroppo anima la psiche di noi italiani verso questo vino.

Cos’è il Barolo? È il più elegante vino del mondo, capace di toccare gli acuti dei sensi partendo, cosa rara, da un vitigno caratteristico e ribelle - il nebbiolo - che mal si adatta in altre zone che non siano quelle cui la storia, l’empirismo, ha dimostrato una vocazione certa. Le Langhe sono questo. Si dice che il Barolo sia un vino austero, che non piaccia alle donne e che abbia troppe spigolature per diventare un gusto generalizzato. In parte è vero e per questo il Barolo è da considerare un vino “complesso”, che necessita l’assaggio meditato. Retorica?

No, solo senso della realtà, perché un vino che necessita di quattro anni per limare quella sua asperità, va ascoltato.

Ora, non ci si scandalizzi se il Barolo, soprattutto in certe annate, non ha un colore rubino profondo come un sangiovese. È un nebbiolo. I vecchi, in passato, hanno cercato spesso di correggere quello che ritenevano un errore della natura tagliando il vino con i vini del sud: primitivo, aglianico... ma così facendo, hanno inficiato l’ascolto di quella mineralità suadente che ha il Barolo, che è come una rugiada, come un sorso che sembra avere dentro il ferro di una spada. Il Barolo giovane non esiste: è un’invenzione commerciale che nasce da quella furbizia langhetta che ha il naso lungo come quello di Pinocchio. Non si può tagliare il tempo. Il vino magari si, ma il tempo mai. E solo il tempo, passato nelle botti (botti grandi dico io) può rendere giustizia a questa vita che è il Barolo. E la chiamo vita perché la sua durata trapassa le esistenze, estendendosi ai vent’anni dei Barolo di La Morra e di Verduno, fino ai 40 e più di quelli dei campioni di Monforte, Barolo, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba. In mezzo ci stanno i Barolo

Dall’alto: il profondo dell’orizzonte a Serralunga d’Alba.

Uno spazio di vita e di viti. photo: Roberto Audisio. la scaralità dell’esposizione delle bottiglie di Barolo nelle cantine langarole.

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I miei produttori preferiti?

Sono tanti che servirebbe un libro intero per descriverli.

Ma uno non lo scorderò mai.

Si chiamava Bartolo Mascarello era di Barolo.

I lineamenti inconfondibili della collina dei Cannubi, cru storico del Barolo. photo: Daniele Molineris

di Novello, di Cherasco, fino a quelli di Diano d’Alba, Grinzane Cavour e Roddi.

Come assaggio il Barolo? Lo verso in un bicchiere, lo guardo per verificare la consistenza della tinta; poi lo ascolto al naso, almeno per una ventina di minuti. D’impatto senti la viola elegante, poi via via il fungo fresco che hai colto nel bosco e del bosco senti il terriccio, talvolta il tabacco e il tartufo, se l’intensità del naso è profonda. Ma poi ritorna quella viola che sembra come la sinfonia n° 8 di Schubert, l’Incompiuta. Solo dopo quell’entusiasmante ascolto lo assaggi, sentendo che la lingua è carezzata dai tannini. Non c’è più il dolce del primo sorso di Oudart, ma l’amarognolo ghiotto, che si fa velluto grazie all’alcol del Barolo, che è pronuncia-

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to. Il sorso in bocca è vivo, perché l’acidità del vino, coperta dalla coltre alcolica che avvolge, si fa presente. Sarebbe stucchevole se non ci fosse quell’acidità. E se la Barbera è una donna tonda e prosperosa, il Barolo è una donna esile, matura, dove avverti la linearità dei seni ancora turgidi, l’eleganza, la bellezza, la profondità del suo sguardo.

I miei produttori preferiti? Sono tanti, vivaddio, talmente tanti che servirebbe un libro intero per descriverli. Ma uno non lo scorderò mai. Si chiamava Bartolo, Bartolo Mascarello e aveva la sua cantina proprio sotto il castello di Barolo, in via Roma. In testa teneva un bonet color del vino e dietro la sua scrivania disegnava le etichette. Di lui ricordo gesti antichi, come quando, dopo un’intervista, mi aprì una magnum di Barolo del 1964, l’annata del secolo. E me la servì con le paste di meliga, perché suo papà così faceva quando aveva ospiti illustri. I sommelier di oggi inorridirebbero, eppure c’era tutto l’affetto di una storia in quel gesto antico. Quando gli chiesi come avrebbe abbinato il Barolo, mi disse che l’ideale era la sella di lepre in umido. E quando gli chiesi un paragone col colore, mi rispose: “La facciata del Duomo d’Alba al tramonto”. Era, è poesia il Barolo, anche se oggi io dico che lo si deve bere anche col panino. Insomma si deve bere, perché troppe bottiglie intonse sono rimaste nelle nostre cantine in omaggio a una sacralità che, di certo, gli stranieri non hanno. Io bevo il Barolo quando scrivo di vino e se non lo bevo lascio sulla mia scrivania un bicchiere con un goccio, per giorni e giorni finchè la massa non si condensa in una marmellata che ha il profumo della viola.

L’ho scritto su facebook, un giorno, e un “amico” che fa l’oste a Roma mi ha risposto: “Mi hai fatto venire voglia: vado in cantina e prendo una bottiglia”. Il Barolo è questa compagnia: da bere insieme o forse, meglio, in solitudine, perché ascoltare un vino come merita non vuole parole, non vuole chiasso. Il vino racconta, il Barolo è un rapporto.

Dall’alto: Bartolo Mascarello, grande patriarca del Barolo.

Aveva la sua cantina proprio sotto il castello.

Il Barolo giovane non esiste, deve riposare in botti grandi per poter sprigionare tutti gli aromi ed i profumi che lo rendono così unico.

18 19

un enologo da meraviglia

DI DANIELA MILARDI PHOTO: CINZIA TRENCHI

IL LABORATORIO ENOSIS DI DONATO LANATI È FRA I PIÙ IMPORTANTI DEL MONDO

È

una storia che sa di terra, che racconta di colline, che profuma di vitigni e che va dritta al cuore.

Aveva solo nove anni Donato Lanati, quando da Voghera si ritrova a Cuccaro, un paesino del Monferrato. Da qui nasce il suo legame con la terra e la vite, in quella cascina rossa con due splendidi platani, scoperta per caso, dove giorno dopo giorno si respira la storia del vino.

Oggi, l’Enosis è diventato uno dei più prestigiosi ed avveniristici laboratori enologici nel mondo, oltre ad essere la sede distaccata della Facoltà di Agraria per i corsi di laurea in viticoltura, enologia e scienze viticole dell’Università di Torino.

E proprio qui, in questo luogo da sogno su una collina appartata del Monferrato, nel borgo di Fubine, Lanati decide nel 2001 di restaurare

“Cascina Meraviglia”: lo fa con grande rispetto, riportando la casa all’originale splendore del 1600 e creando un laboratoro sul campo, una realtà fra prati e vigneti per la ricerca avanzata e la cultura del vino. Così, nei suoi laboratori, ogni singolo oggetto ed arredo è scelto per caratterizzare l’ambiente: natura, ricerca, estetica e bellezza sono la chiave per i grandi risultati.

Le sale degustazioni comprendono tavoli completamente in cristallo con lampade ad infinite combinazioni di luci; nella cantina virtuale sono i “fiori dai petali monitor” a raccontare i fenomeni con i quali si forma la qualità del vino, mentre le luci a laser illuminano le scale dell’infernot di tufo dove il padrone di casa custodisce i pezzi pregiati dell’Enologia mondiale.

Oggi, Lanati è coordinato da un gruppo di specialisti con i quali continua con gran responsa-

Il mirabolante laboratorio di Donato Lanati a Fubine (Al). Ospita in 2.500 metri quadrati laboratori, sale degustazioni, cantine sperimentali e virtuali.

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | RITRATTO

bilità e competenza l’attività di ricerca, mirata a produrre vini dalla forte personalità territoriale.

D’accordo, ma come si fa a sapere quando un vino è buono?

Il Professore parte dall’acino dell’uva, lo analizza e studia i precursori d’aroma.

Il senso di questa ricerca è intuire quale può essere il problema o il successo di un’azienda.

Così, oltre cinquanta cantine rinomate affidano i loro nettari allo “scienziato”, prima di effettuare qualsiasi operazione di produzione e di marketing.

Nelle cantine delle meraviglie, fra laser verdi, blu e rossi, spiccano le etichette dei vini selezionati provenienti da tutta Italia e anche dalla Georgia; si distinguono le bottiglie di Faro Palari 2006 dalla Sicilia, il Cirò rosso Librandi della Calabria, il Monzio Compagnoni Franciacorta Brut del bresciano per arrivare alle nostre Langhe con il Barolo di Giacomo Conterno del 2001. Anche i fratelli Moscone delle omonime cantine di Monforte d’Alba, affidano i loro vini all’Enosis, prima di metterli in commercio o sulle tavole di ristoratori e di privati.

La certificazione di Lanati non è soltanto l’approvazione dell’uomo di sapere, ma soprattutto, della persona che ha fatto della passione per il vino, una ragione di vita.

Il progetto del laboratorio è la sintesi della sua filosofia: “Cogliere il meglio dal passato con gli strumenti del futuro”.

Oggi, Donato Lanati è membro dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, docente incaricato

L’enologo Donato Lanati nella sua terra monferrina e sullo sfondo Cascina Meraviglia.

Un’equipe di enologi, biologi ed esperti analizzano e studiano i precursori d’aroma all’interno di Enosis.

Nella pagina seguente: bambini e visitatori restano incantati davanti alle immagini che si susseguono sugli schermi della cantina virtuale.

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UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | RITRATTO

di tecnologia enologica all’Università di Torino, imprenditore dell’anno 2009, insignito della carica di “Chevalier del Tastevin” in Bourgogne, membro dell’OIV e Moschettiere de la Compagnie des Mousquetaires de l’Armagnac.

Lui, l’enologo per passione, di fronte a tante onorificenze s’inchina, ringrazia e risponde: “Prima che mi commuova vi riassumo il mio pensiero: in un acino dell’uva è racchiuso il mondo intero”.

ENOSIS Via per Cuccaro, 19 15043 Fubine (AL) Tel. +39 0131 798311 www.enosis.it

IL NETTARE DI BUSSIA: È IL BAROLO DELLA CANTINA F.LLI MOSCONE

È

uno spettacolo che ti emoziona. Uno scenario da paradiso. Le colline si confondono con il cielo azzurro, i vitigni contrastano con il colore delle zolle mentre gli acini d’uva si colorano di rubino intenso. Là, nelle terre della Bussia di Monforte, i Fratelli Moscone (Giacinto, Livio e la moglie Luciana) coltivano oltre cinque ettari d’uve di pregiato barolo. Un barolo Doc che, nel 2005 vinse l’ambito premio “Douja d’Or” al 37° Concorso nazionale dei Vini. L’esperienza del passato, la tradizione di famiglia, la passione per il vino, un microclima favorevole rende queste terre di Bussia particolarmente favorevoli alla produzione del Barolo per eccellenza. Il principe di questi vitigni è il Prof. Lanati, enologo e scienziato di fama internazionale, il quale seleziona, analizza e controlla nel suo mirabilante laboratorio “Enosis” a Fubine, vicino ad Alessandria, le pregiate uve dei Fratelli Moscone, grazie a tecnologie altamente avanzate, insieme ad un’équipe di esperti, biologi e studiosi provenienti da tutto

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il mondo. Così, in quelle cantine illuminate da led bianchi, rossi e verdi, fra bottiglie doc ed etichette di vini pregiati, spicca il “Cru Bussia”, il Barolo per eccellenza delle colline langarole della zona di Monforte. Firmato, naturalmente, Fratelli Moscone.

D.M.

I cinque ettari delle terre di Bussia a Monforte d’Alba di proprietà dei F.lli Moscone delle omonime Cantine. Questi vitigni sono coltivati a Barolo e portano la dicitura “Cru Bussia”. Le colline degradanti si affacciano su Barolo e La Morra.

F.lli Moscone s.c.a. loc. S. Anna, 9 - Fraz. Roddoli 12065 Monforte d’Alba (Cn) Tel. +39.0173.78.458 - Fax +39.0173.78.92.81 e-mail: info@cantinamoscone.com www.cantinamoscone.com

emozionante viaggio nel vino

DI WALTER LAMBERTI

NEL CASTELLO DI BAROLO NASCE WI.MU. IL NUOVO, SPETTACOLARE E SUGGESTIVO MUSEO DEL VINO A FIRMA DI FRANÇOIS CONFINO PG. 110 - 111

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olore rosso-granata, profumo intenso e inebriante, sapore ampio e strutturato, avvolgente come una calda carezza. È il vino Barolo, il re dei vini, prodotto simbolo della Langa e uno dei nettari d’uva più pregiati e apprezzati al mondo in assoluto. Un vino che prende nome dal luogo che secondo la tradizione gli diede i natali. Si narra che proprio nelle cantine del Castello Falletti di Barolo la marchesa Julia Colbert “creò” questo straordinario vino destinato a diventare il vino ufficiale dei nobili di casa Savoia. E non soltanto.

Da quel maniero il profumo del Barolo si è esteso ovunque, andando ben oltre il profilo delle colline langarole. Non è quindi un azzardo affermare che il Barolo è il vino. Per eccellenza.

Quale posto migliore del piccolo borgo di Barolo allora per far nascere un grande museo

dedicato alla cultura del vino, alla tradizione, al suo significato. Un museo, ospitato proprio nel maniero dei conti Falletti e che finalmente, dopo anni di lavori, apre le sue porte. Il periodo è quello giusto, il mese della vendemmia, quando la grande distesa di vigneti, che come una coperta ricopre le colline, comincia a tingersi di colori caldi e i grappoli sono pronti per essere raccolti e diventare vino grazie al sapiente lavoro dell’uomo. Un rituale quasi magico per una bevanda che verrà custodita come un tesoro nelle fresche cantine per poi essere assaporata nelle grandi occasioni.

Intanto anticipiamo qualcosa di ciò che sarà il “Wi.Mu. Museo del Vino”, primo e unico nel suo genere. Come unico e originale è il suo progettista che ha scelto di creare un allestimento di grande suggestione e fascino.

Gli allestimenti multimediali di François Confino coinvolgono il visitatore solleticando tutti i sensi, per raccontare la storia del vino, arrivando al Barolo. Al piano nobile del Castello è imbandito un festoso banchetto in onore dei padroni di casa, il marchese Carlo Tancredi Falletti e la sua consorte Juliette, considerati i creatori storici del barolo. photo: Press Office Wi.Mu. Nella pagina a fianco: Il visitatore è proiettato in una dimensione onirica ed avvolgente che parte dall’origine della vita, dove il tempo scandisce il ciclo del vino, a partire dal buio primordiale. photo: Press Office Wi.Mu. I lavori di allestimento hanno trasformato gli interni del Castello, nel pieno rispetto delle sue linee architettoniche e degli esterni. photo: Roberto Audisio

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Un architetto di fama mondiale, visionario, moderno, che come i grandi geni è in grado di anticipare i tempi, di creare sempre nuove forme e mondi fantastici: François Confino, autore tra l’altro dello straordinario intervento scenografico che ha interessato la Mole Antonelliana di Torino trasformata in Museo Nazionale del Cinema.

Ardita la sua scelta, ma di sicuro impatto. Del resto quando si ha a che fare con un maniero imponente e severo da un lato e con un vino che è un vero e proprio “monumento”, non si può che rispondere a tono. E non avrebbe avuto senso un museo che ricreasse in modo fintamente “antico” il mondo di Langa. Occorreva “reinterpretare”, “rompere” con le linee tradizionali e classiche e parlare per contrasti.

E a quanto pare Confino ci è riuscito benissimo. E la curiosità di vedere il frutto del suo genio cresce.

Ciò che viene proposto nel percorso fra le sale del castello è un viaggio nel tempo, nella cultura, una sorta di film nel quale i protagonisti sono gli stessi visitatori che vengono pienamente coinvolti nel tour. La notte e la luce accecante, il sole e lo scandire del tempo, la terra e l’acqua sono evocati con effetti speciali in spazi quasi teatrali o cinematografici. I visitatori possono inforcare i seggiolini a pedali di una giostra il cui movimento proietta immagini dei paesaggi di Langa al mutare delle stagioni o partecipare alle lezioni di un maestro virtuale che spiega il processo di vinificazione, dalla vigna alla cantina, nella ricostruzione di un’aula del XIX secolo, o ancora ascoltare il suono di un pianoforte suonato da mani invisibili. Non si tratta però di un museo virtuale o di un tour multimediale. Forse meglio definirlo un’ “esperienza” multi-sensoriale.

“Abbiamo lavorato - spiega François Confino sulla realtà: la terra del barolo esiste, possiamo addirittura toccarla. Il barolo è il migliore dei vini e in esso c’è la verità”. Il museo illustra il vino e la cultura enoica in modo suggestivo,

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ma senza eccessive astrazioni. In piena sintonia con quella che è la cultura, la storia, la gente di Langa. Noi lo abbiamo visitato in anteprima e ne siamo rimasti entusiasti. Il viaggio nel museo e nella cultura del vino è anche un viaggio nel maestoso castello dei Falletti i cui ambienti sono stati ripensati e riorganizzati, utilizzando anche spazi che finora erano interdetti al pubblico. Il percorso di visita, che si estende su una superficie di circa 2.700 metri quadrati, si sviluppa in senso discendente lungo i cinque piani del castello. Si parte dalle sale del piano nobile del castello, dove viene rievocato il profondo legame che da sempre unisce il vino Barolo alla famiglia Falletti. Gli ambienti, in accordo con la Soprintendenza che ha seguito tutto il progetto, sono riallestiti in modo da celebrare il ruolo fondamentale del marchese Carlo Tancredi Falletti e dalla sua consorte Juliette nella “creazione” del vino Barolo. Con uno scenografico ascensore in cristallo si viene quindi condotti al terzo piano, in cui più spiccato è il carattere evocativo e visionario dell’allestimento, a cui è affidato il compito di creare suggestione nel visitatore per colpirlo emotivamente e invogliarlo a conoscere i segreti e le particolarità del vino barolo. E qui a farla da padrone è l’emozione, la voglia di lasciarsi trasportare con la fantasia e con il cuore.

Si prosegue al secondo e al primo piano dove come in una macchina del tempo si ripercorre la storia del vino e il suo ruolo nelle civiltà antiche: dalla dimensione simbolica, passando attraverso tutte le arti e le discipline che con il

l’enoturista è invitato ad un incontro tete-à-tete con il “re” del castello, il vino appunto. Un ambiente accogliente, curato nell’arredamento e nelle luci, ricco d’indicazioni sul “buon bere” e di notizie sul territorio del Barolo. E non mancano gli abbinamenti e le curiosità come una ricca collezione di etichette e di bicchieri e un emporio per acquistare una prestigiosa bottiglia di vino, ma anche pubblicazioni, gadgets e altri souvenir. Per chi non può più resistere, o per chi non avrà voglia di attendere le lunghe attese che sicuramente si formeranno alla prossima apertura, è possibile una piccola anteprima “in rete” sul sito www.barolomuseodelvino. com o www.wimubarolo.it accessibile anche dal sito istituzionale del comune www.comune. barolo.cn.it

Nella pagina a fianco: Il percorso ci accompagna nella ricerca delle intersezioni del mondo del vino con le arti, musica e manualità in un ambiente surreale e carico di simboli. photo: Press Office Wi.Mu. Neanche gli dèi, attratti dal vino e dalle sue ebbrezze, possono opporsi al passare del tempo, e si ritrovano tutti insieme, al bancone di una vecchia osteria. photo: Roberto Audisio Sotto: In una tipica cucina piemontese si può rovistare fra gli attrezzi assistendo al confronto fra l’esperienza della massaia e le nuove idee di un giovane chef.

Protagonista: il vino. photo: Roberto Audisio.

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vino ha un legame profondo, si incontrano la musica, la letteratura, il teatro, il cinema, le arti figurative, per finire, come è ovvio che sia con l’arte della buona cucina in una sezione in cui si sperimentano aromi e profumi. Il visitatore scendendo nel primo piano seminterrato può invece conoscere le tecniche vinicole e la loro evoluzione nel tempo, i dati relativi alla produzione e ai consumi di vino barolo.

A questo punto il cerchio si chiude. Il viaggio si conclude proprio laddove la storia del Barolo ha avuto inizio: nelle cantine dei marchesi Falletti, negli spazi del secondo piano interrato (che finora hanno ospitato la sede dell’Enoteca regionale del Barolo, che anche nel nuovo allestimento continua ad avere il suo punto di riferimento in questa ala del castello). Qui

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una sinfonia di profumi

DI LUISA GHIVARELLO PHOTO: TINO GERBALDO

ANTICO PODERE TOTA VIRGINIA: UN’INDIMENTICABILE SINFONIA DI PROFUMI, SENSAZIONI E GUSTO.

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arto da Cuneo direzione Carrù e raggiungo la Fondovalle. Qui la strada che da Monchiero porta a Serralunga si snoda sinuosa fra le colline e la mia auto inizia a danzare sul nastro d’asfalto. Entro in un mondo magico, la “nostra ottava meraviglia”, la terra di Langa.

Sempre più in alto e poi all’improvviso la discesa, dove appare una costruzione elegante ma discreta. Mi fermo nell’ampio parcheggio. Sono arrivata da “Tota Virginia”, una dimora che sorge sulle antiche mura dell’originario podere di Virginia Ferrero, una produttrice dell’inizio del secolo scorso, donna eccezionale dal carattere manageriale e dalle grandi ed ampie vedute.

Recentemente la proprietà è stata ristrutturata ed ampliata, nel rispetto dei criteri storici e paesaggistici e conserva l’architettura in mattoni antichi tipica dei casali di inizio secolo. Quattro

stelle per le tredici camere che garantiscono un estremo comfort, in tre tipologie, superior, junior suite e comfort, ciascuna delle quali propone la tematica del vino negli arredi, con la presenza in ogni stanza di un quadro che raffigura un profumo del vino. Il relax è completato dalla splendida piscina nel giardino antistante, a totale disposizione dei clienti dell’hotel. Una nuova ala ospita le sale ristorante con terrazza, e al piano terra, a ridosso dei vigneti, il salone “Virginia”, caratterizzato dai soffitti a volta e la torre di pietra, per le cerimonie ed i meeting aziendali.

Già alla reception, accolti dal titolare Riccardo Baltrocco, si avverte un’atmosfera raffinata che non mette in imbarazzo gli ospiti perché coniugata ad una garbata familiarità. Solo attraversando l’ampio salone che porta alla ter-

photo: Daniele Molineris

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razza, ci si rende conto che gli arredi sono una cornice a ciò che si propone innanzi agli occhi, l’emozione di essere letteralmente immersi nei vigneti più pregiati, quelli di Nebbiolo che daranno il più regale dei vini, il Barolo. Ma è alzando gli occhi alla dorsale delle Langhe che scorre da nord a sud, che il panorama mozzafiato lascia individuare chiaramente il Castello di Castiglione Falletto, e poi La Morra, Novello, Monforte, Barolo e Santa Vittoria, e nelle limpide giornate, il sovrastare su tutto delle vette delle Alpi. Una porzione di mondo da scoprire e visitare semplicemente puntando il dito all’orizzonte per scegliere la destinazione, come fanno i tanti turisti italiani e stranieri venuti qui per trascorrere un week end ma anche per vacanze più lunghe, attirati dall’aspetto gastronomico, curiosi ed estimatori di storia e di

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cultura. Una bellissima clientela internazionale che ritorna ogni anno innamorata di questo luogo incantevole.

Durante tutto l’anno è sempre aperto il ristorante con servizio “à la carte”. Il servizio è impeccabile con il giusto tocco di classe.

Lo Chef Claudio Cagliero, di eccellente scuola, propone sia piatti tipici del territorio che ricette di pesce, con particolari presentazioni creative per deliziare il palato e stupire lo sguardo. Ottima e varia la scelta dei formaggi, che derivano dalle migliori produzioni locali e piemontesi in genere.

Una menzione particolare è rivolta alla carta dei vini, che l’ampia cantina naturale propone, in una vasta scelta fra prestigiose etichette internazionali e nazionali ed ampio spazio, ovviamente, dedicato ai produttori locali di Barolo e Barbaresco.

La struttura è adatta per ricevimenti e cerimonie, e si distingue per la perfetta organizzazione che contribuisce ad aggiungere fascino ed eleganza agli eventi.

Tutto lo staff, giovane e motivato, è diretto con grande professionalità da Riccardo Baltrocco, albergatore e ristoratore da sempre. E il tutto, composto come una sinfonia, lascerà, ogni volta, i sensi completamente coinvolti, appagati... un ricordo indelebile nel cuore e la voglia di ritornare in questo piccolo paradiso per ritrovare le stesse emozioni e per riscoprirlo sempre diverso in ogni stagione dell’anno.

ANTICO PODERE TOTA VIRGINIA Località Baudana, 69 Serralunga d’Alba (Cn) Tel +39 0173 613026 info@totavirginia.com www.totavirginia.com

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NTICA DIMORA NOBILIARE sofisticata e suggestiva, finemente ristrutturata con soluzioni progettuali e decorative che la rendono versatile, moderna e funzionale, senza intaccarne il fascino originale. Una casa che si cela tra la luce del cielo e l’anello verde che la contiene, in stretto dialogo con l’architettura degli interni e la delicata armonia dei colori: il bianco sui bellissimi soffitti a botte e spicchi, le tonalità pastello sulle porte seicentesche e sulle pareti degli ambienti con soffitti a cassettoni, il rosso rubino ad accompagnare la pietra dello spettacolare scalone centrale che collega i 3 piani dell’immobile.

Numerose sono le suites, ognuna con la sua sala da bagno, oltre ai vari ambienti comuni arricchiti da bellissimi camini; di particolare pregio l’ampia ed accogliente sala ospiti con soffitti in mattoni a vista e pareti in pietra. La superficie interna di 850 mq è una goccia incorniciata all’interno di mq 20.000 di bellissimo parco con vari percorsi naturalistici. Inserita nella proprietà anche una grotta con due ampie vasche d’acqua sorgiva. L’immobile, oltre che come stupenda residenza personale per gli amanti della privacy, si può ben adattare ad una soluzione di bed & breakfast, trovandosi in una zona di sicuro interesse turistico, a metà strada tra le Langhe e la Riviera ed accessibile anche in inverno.

di Montà Luisa Via Valle Po n. 19 - 12100 CUNEO - Tel. 392-3306090 fax: 0171-412436 - e.mail: info@immobilandiacase.it

cavatappi da museo

DI WALTER LAMBERTI

A BAROLO UNA COLLEZIONE DI OLTRE 500 ESEMPLARI DAL ‘700 AD OGGI RACCONTA LA STORIA DEL PICCOLO, INDISPENSABILE, ACCESSORIO.

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arolo ha mille e uno motivi per meritarsi una visita: storia e cultura, paesaggio e natura, eno-gastronomia e shopping. Ma forse non tutti sanno che proprio qui, sotto alle mura del possente maniero dei conti Falletti, sede del nuovo Museo del Vino, c’è un’altra realtà espositiva di grande interesse (e curiosità) già visitabile da qualche anno e legata, per così dire, da vincoli di parentela abbastanza stretti con il vino e con il suo mondo.

Si tratta del “Museo del Cavatappi”, una ricchissima esposizione di una collezione privata.

Già, perché se il vino è prima di tutto cultura, storia e tradizione, anche l’arte dello stappare la bottiglia è un rituale ricco di suggestione.

Quasi una magia. Che poi si accompagna a tutte le fasi che portano alla degustazione del nettare di Bacco.

Artefice del museo è Paolo Annoni, farmacista torinese d’origine, langarolo d’adozione, che ha deciso di esporre la sua ricca collezione di cavatappi all’interno di una bellissima cantina ristrutturata con la collaborazione degli architetti albesi Danilo Manassero e Luigi Ferrando e dell’ebanista restauratore di Bene Vagienna Massimo Ravera. E definirla “ricca collezione” è veramente dire poco. Oltre 500 esemplari dal ‘700 ai giorni nostri, di varie epoche, nazioni e tipologie. Si va dai cavatappi sospesi ai semplici e sempre attuali cavatappi a “T”, da quelli più piccoli a veri e propri capolavori di artigianato.

Tascabili, scherzosi, commemorativi o pubblicitari, addirittura erotici. I materiali? C’è l’imbarazzo della scelta: legno, ferro, alluminio, ottone, osso, corno, ebano, madreperla, bronzo, avorio, argento, tartaruga.

Il dott. Paolo Annoni, farmacista nato a Torino e trasferito in Langa nel 1987 dopo l’acquisizione di una farmacia, con uno dei pezzi più particolari della collezione: un cavatappi a molla in miniatura della seconda metà dell’Ottocento, utilizzato per stappare piccole ampolle, flaconi di profumo o medicinali. photo: Luigi Ferrando

Le vetrine espositive del Museo allestito in quella che un tempo fu la cantina di una grande casa vinicola. photo: Roberto Audisio.

Nella collezione sono presenti molti cavatappi rari e pregiati. Nella sezione “figurativi” attira l’attenzione questa coppia proveniente dagli USA, risalente al periodo del proibizionismo (1920). photo: Luigi Ferrando.

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“Coltivo questa passione da circa 25 anni, da quando un mio amico mi regalò un antico cavatappi di fine Ottocento – spiega Annoni – lì è nata la mia “malattia” che poi con il tempo è cresciuta. Ho girato mercatini, conosciuto altri collezionisti, e poco alla volta la collezione è cresciuta. Attualmente possiedo circa 1300 cavatappi, di cui solo una parte sono qui esposti”.

Un mondo tutto da scoprire che riserva grandi sorprese e curiosità. Perché i “malati”, come dice Annoni, di questo oggetto sono davvero tanti e i pezzi da collezione particolarmente rari possono raggiungere quotazioni elevatissime (si pensi che una decina di anni fa la nota casa d’aste “Christie’s” ha battuto un cavatappi per oltre 65.000 sterline).

Il “Museo del Cavatappi” di Paolo Annoni è gemellato con il “Musée du tire-bouchon” di Ménerbes, a 35 Km da Avignone, patria del vino “Côtes du Luberon”. Lo scorso anno i “padri” dei due musei si sono incontrati a Barolo per suggellare il sodalizio nel nome del cavatappi e del buon vino.

MUSEO DEL CAVATAPPI P. castello, 4 - 12060 Barolo (Cn) tel. +39 0173 560539 www.museodeicavatappi.it aperto tutti i giorni, festivi compresi, tranne il giovedì 10,00-13,00 14,00-18,30

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a spasso per le langhe I CONSIGLI PER ORGANIZZARE IL VOSTRO ITINERARIO. L’autunno è forse la stagione migliore per apprezzare quanto le Langhe possono offrire al viaggiatore: la natura esplode nei mille colori dei vigneti e l’enogastronomia offre profumi e sapori inconfondibili ed indimenticabili. Impossibile resistere alla tentazione di fermarsi ad assaporare i piatti tipici del territorio accompagnati dai grandi vini dei produttori locali, fosse anche solo per un semplice aperitivo in mezzo ai vigneti.

DOVE MANGIARE OSTERIA ROSSO BAROLO Via Roma, 16 - 12060 - Barolo (Cn) - tel. 0173.56133 info@ristoranterossobarolo.com Un boccone veloce di ritorno dalle vigne oppure un pranzo di lavoro.

A cena con lei a lume di candela o con gli amici a cantare davanti a un buon bicchiere di Barolo. Locale informale adatto a tutte le ore dove assaggiare la cucina tipica con un’ampia scelta di vini.

LOCANDA NEL BORGO ANTICO Loc. Boschetti, 4 - 12060 Barolo (Cn) - tel. 0173.56355 info@locandanelborgo.com Locale elegante, in una splendida location immersa nelle colline, con un servizio brillante ed efficiente, una cucina concreta, di alta qualità, fatta di materie prime ben selezionate, mai mortificate e sempre riconoscibili, curata da uno chef d’eccezione: Massimo Camia.

ENOCLUB Piazza Savona, 4 - 12051 Alba (Cn) - tel. 0173.33994 Un’ antica cantina con mattoni a vista e arredamento sobrio, ottima cucina del territorio e grande carta dei vini.

Assolutamente da provare la carne cruda tagliata al coltello e la tagliata agli aromi.

PIAZZA DUOMO Piazza Risorgimento 4 - 12051 Alba (Cn) - tel. 0173.366167 info@piazzaduomoalba.it Non si parla abbastanza di Enrico Crippa, piccolo grande chef che merita ben altro risalto. Chi va nelle Langhe dovrebbe considerarla una tappa obbligatoria. I menù degustazione vanno dai 90 ai 110 euro, poco più di una cena in un qualsiasi ristorante di Brera. Da non perdere

LA CIAU DEL TORNAVENTO Piazza Baracco, 7 - 12050 Treiso (Cn) - tel. 0173.638333 info@laciaudeltornavento.it Una delle location più spettacolari delle langhe, un panorama indimenticabile e una fantastica cantina (da visitare!) si combinano ad una cucina creativa e fantasiosa di alto livello, fatta di piatti in apparenza “semplici”: fragranze, cotture e materie prime nei corretti assemblaggi la rendono un’esperienza unica, da ripetere....

BELVEDERE LA MORRA Piazza Castello, 5 - 12064 La Morra (Cn) - tel. 0173.50190 Dove sorgeva l’antico castello di La Morra vi è ora il Ristorante Belvedere, affacciato ad uno dei “balconi naturali” più suggestivi delle Langhe.

La cucina rispetta la tradizione tipica piemontese con un’accurata selezione delle materie prime e privilegia, in stagione, i funghi e i tartufi bianchi d’Alba accompagnati da una ricca carta dei vini.

HEMINGWAY Via Mandelli, 3 - 12051 Alba (Cn) - tel. 0173.366096 Nel centro storico di Alba, il locale giusto dove bere e ascoltare buona musica dal vivo, celebrare il rito dell’aperitivo con sfiziosità golose, fingerfood e piatti caldi, in un ambiente tranquillo.

OSTERIA NUOVA Via Teobaldo Calissano, 7 - 12051 Alba (Cn) - tel. 0173.229051 Nel cuore di Alba, un’accogliente vineria per un aperitivo con gli amici o uno spuntino fuori orario. Ricca selezione di vini da abbinare ai grandi salumi e formaggi del territorio.

VINOTECA CENTRO STORICO Via Roma, 6 - Serralunga d’Alba (Cn) - tel. 0173.613203 Ai piedi della salita che porta al castello, un luogo intimo per assaggiare, in carta e al bicchiere, i migliori produttori di Langa e le annate più ricercate.

DOVE DORMIRE CASE DELLA SARACCA Via Cavour, 5 - 12065 Monforte d’Alba (Cn) - tel. 0173.789222 www.saracca.com Per rivivere uno spaccato di storia in un suggestivo ambiente. Sei camere ricavate nel borgo medievale, fra mattoni a vista e tecnologia contemporanea HOTEL CASTELLO DI SINIO **** Vicolo Castello, 1 - 12050 Sinio (Cn) - tel. 0173.263889 www.hotelcastellodisinio.com Fermarsi in uno dei più antichi castelli delle Langhe, nel cuore di un borgo medievale, per un soggiorno da favola.

HOTEL CASA PAVESI **** Via IV Novembre, 11 - 12060 Grinzane Cavour (Cn) - tel. 0173.231149 www.hotelcasapavesi.it Ai piedi del castello di Grinzane Cavour, in un’atmosfera intima e raffinata, dove antico e moderno si fondono per un relax esclusivo.

HOTEL I CASTELLI **** Viale Torino, 14 - 12051 Alba (Cn) - tel. 0173.361978 www.hotel-icastelli.com Moderna struttura nel centro di Alba, che unisce un’ottima qualità dei servizi e la comodità della posizione.

VILLA BECCARIS **** Via Bava Beccaris, 1 - 12065 Monforte d’Alba (Cn) - tel. 0173.78158 www.villabeccaris.it In una casa ottocentesca, un tempo dimora del generale Beccaris, nel cuore di un parco secolare, eleganza e storia si intrecciano.

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DOVE BERE

IL GIOCO DELL’OCA AGRITURISMO Via Crosia, 46 - 12060 Barolo (Cn) - tel. 0173.56206 gioco-delloca@piemonte.com Per un soggiorno informale, circondati da vigneti e noccioleti, in un ambiente familiare, espressione della tipica arte povera locale, dove sentirsi come a casa propria.

BOSCARETO RESORT & SPA *****L Via Roddino, 21 - 12050 Serralunga d’Alba (Cn) - tel. 0173.613036 www.ilboscaretoresort.it In mezzo ai vigneti, fra le sinuose colline punteggiate di borghi e castelli medievali, un resort di gusto moderno e ricercato design domina imponente la splendida, omonima collina. Servizio di alto livello che comprende SPA, ristorante, vineria e centro congressi.

Movimento terra e scavi - Piccoli e grandi scavi Realizziamo lavori di sbancamento, preparazione per lavori di fondamenta per case, condomini, capannoni. Forniamo consulenza per lavori edili, di demolizione e ristrutturazione.

Scavi per reti tubarie - Opere idrauliche e posa fognature Realizziamo interventi di costruzione, manutenzione e ristrutturazione utili ad attuare il “servizio idrico integrato”, lavori per impianti agricoli, civili e industriali.

Posa in opera di pavimentazioni Opere per esterni in materiale lapideo - e calcestruzzo Realizziamo posa in opera di pavimentazioni e rivestimenti per esterni con masselli autobloccanti e cordoli, porfido, battuti in cemento.

Manni Scavi di Simone Manni - Piazza Einaudi 4 - 12030 Manta CN Tel. 3482923966 Fax 0175289599 - info@manniscavi.it

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un assaggio di barolo AUSTERO, NOBILE E GENEROSO, IL BAROLO È STATO PIÙ VOLTE DEFINITO IL RE DEI VINI, O ANCHE IL VINO DEI RE. Apprezzato per la cultura, la tradizione e il duro lavoro che porta in sé: grazie all’alta qualità, questo vino ottiene sempre massimi consensi e riscuote conferme d’immagine, oltre che di gradimento, in campo nazionale ed internazionale. Prodotto in una ristretta zona intorno al borgo di Barolo, su un territorio dalle dolci colline, ripide di tanto in tanto, è un vino dalle singolari e preziose caratteristiche determinate dal complesso profilo geologico della zona. Oggi quella del Barolo è la denominazione italiana di maggior pregio e i due castelli che hanno visto la sua nascita, quello dei Marchesi di Barolo, e quello del conte di Cavour, sono le sedi di importanti enoteche.

CEREQUIO 2006

VIGNETO ARBORINA 2005

Voerzio - La Morra

Elio Altare - La Morra UN BAROLO CAPACE DI STUPIRTI, OGNI VOLTA.

SEDUZIONE E PUREZZA DI GUSTO. Roberto Voerzio è un uomo che segna la storia del vino. Inizia a vinificare in proprio nell’87 e, al rientro da un viaggio in Borgogna, decide di reinterpretare radicalmente il lavoro in vigna. Guardato come un temerario, determinato e caparbio, introduce un’ innovativa lavorazione che si basa su impianti ad alta densità, per creare una sorta di “competizione” fra le piante e ottenere una migliore resa, praticando poi un minuzioso lavoro tra i filari per ridurne la resa per ettaro ed ottenere così una materia prima di altissima qualità, con concentrazioni di virtù che si ritrovano intatte nei suoi vini.

Nei suoi 18 ettari ritroviamo alcuni fra i più famosi “cru” del comprensorio di Barolo e La Morra. Oggi, insieme al figlio Davide, segue ancora con passione ogni fase della lavorazione, con un’attenzione ed una cura straordinaria. Limitatissime le produzioni, introvabili alcune bottiglie, costantemente ai vertici in ogni classifica mondiale delle più importanti pubblicazioni di settore. Un vino con un’impronta moderna e innovativa ma con grande rispetto della terra e del lavoro.

“Io sono un contadino, a vent’anni ho ancora arato la terra con il bue tra il filari, ho conosciuto le fatiche del passato. Ho imparato così a rispettare la terra e il lavoro”.

Il nonno Giuseppe arrivò a La Morra nel 1948, la famiglia Altare era originaria di Dogliani, anche se antiche carte e testamenti, tradotti da un parente arciprete, narrano di ceppo di vaga origine ebraica proveniente dalla Palestina. Giuseppe acquistò la cascina a La Morra, circa 5 ettari, un po’ di vigneti di nebbiolo, barbera e dolcetto. Ma fu Elio, il nipote, che decise di cominciare a sperimentare nelle vigne altre strade in alternativa a quelle tradizionali. Non fu facile ma non mollò, deciso a cambiar rotta per dare un’altra interpretazione al vino, privilegiando l’eleganza, la finezza e l’equilibrio, seguendo un severo lavoro in vigna, adottando in cantina nuove tecniche di vinificazione ed affinamento finalizzate ad esaltare il vitigno ed il territorio. Una fatica che oggi lo premia ponendo i suoi baroli fra i più apprezzati. Un’azienda di piccole dimensioni, a carattere familiare: circa 10 ettari che sotto la costante supervisione di Elio producono in media circa 60.000 bottiglie.

ROCCHE DI CASTIGLIONE - 2005

Elio Grasso - Monforte d’Alba

Poderi e Cantine Oddero - La Morra IL PATRIARCA DEL BAROLO.

18 ettari di vigneti situati in un’area che è sempre stata considerata ad alta vocazione, come testimonia l’inserimento dei vigneti nella mappa delle migliori vigne, realizzata dal grande storico Lorenzo Fantini agli inizi del secolo scorso.

Dagli anni Ottanta, Elio, sua moglie Marina ed il figlio Gianluca, decidono di tornare alle origini come viticoltori, pur consapevoli che il loro lavoro non finisce in fondo al filare, sapendo di non dover inventare nulla di nuovo, ma limitandosi a rispettare semplicemente, senza chiusure mentali, il meglio della tradizione e del lavoro di chi li ha preceduti.

Con la collaborazione attenta e la consulenza dell’enotecnico Piero Ballario, iniziano a vinificare ed imbottigliare separatamente, a partire dal 1978, le uve dei vigneti, preoccupandosi che la azienda agricola potesse trovare uno spazio proprio in un mercato dove operavano già bravi viticoltori.

“Poderi e Cantine Oddero” è un marchio storico tra i produttori del Barolo. Rimasto per generazioni saldamente in mani maschili, è adesso di proprietà di Mariacristina e Mariavittoria, figlie di Giacomo Oddero. Sapienza antica e aggiornate tecniche produttive, pazienza e tenacia, per un’attenzione totale all’intero processo di vinificazione: dalla potatura alla pigiatura, all’affinamento delle migliori annate. I vigneti Oddero sono sparsi nelle migliori posizioni solatie (sôri) delle colline della zona del Barolo e Barbaresco e non solo.

Ma il patriarca resta lui, Giacomo Oddero, 83 anni, farmacista con una lunga carriera politica alle spalle, che ai molti riconoscimenti ha recentemente aggiunto il premio “Cangrande della Scala”, consegnatogli l’aprile scorso al Vinitaly di Verona.

“Mi onora, perché in questa medaglia vedo premiata tutta una generazione di viticoltori che, come me e mio fratello (scomparso proprio nei giorni del Vinitaly, ndr), nei primi Anni Sessanta, come pionieri, abbiamo resistito alla tentazione di abbandonare le colline, abbiamo investito e lottato molto per far emergere il nostro straordinario patrimonio vitivinicolo. E con orgoglio possiamo dire di esserci riusciti”.

BRICCO ROCCHE - BRUNATE 2005

VIGNETO BOSCARETO 2005

Ceretto - Castiglione Falletto

Beni di Batasiolo - Fr. Annunziata - La Morra

UN BAROLO DAL PROFUMO INCONFONDIBILE.

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | GUSTO

GINESTRA CASA MATE’ - 2005

CERETTO, TRE GENERAZIONI NELLE VIGNE. La storia del marchio Ceretto parla della storia intera della langa: tre generazioni di vino che da oltre settant’anni lavorano per un risultato d’eccellenza, ambasciatore del Piemonte e dell’Italia nel mondo. È stato Riccardo, il capostipite, a decidere di raccogliere l’energia creativa di una regione unica per impiantare i primi vigneti e fondare ad Alba il nucleo originario dell’azienda di famiglia. La svolta decisiva per lo sviluppo avviene negli anni Sessanta, con l’arrivo dei figli Bruno e Marcello. Caratterialmente diversi ma uniti e complementari, promuovono una progressiva ascesa qualitativa del prodotto partendo dalle fondamenta del gusto, dal terroir. Sono loro a intraprendere una vera “corsa alla terra”, selezionando i migliori “cru” di Barolo e Barbaresco.

Oggi l’azienda copre oltre 120 ettari con una costellazione di cantine da cui nascono etichette eccezionali abilmente gestite dalla nuova generazione Ceretto che ha raccolto dai padri indole e mestiere, vocazione e competenze, dimostrando che tradizione è anche transizione, sguardo al futuro, sempre sul doppio binario segnato dai genitori.

IMPRENDITORIALITÀ E AMORE PER LA VIGNA. I vigneti sono suddivisi fra le più storiche e famose zone di produzione, Monforte d’alba, Barolo, Serralunga d’Alba, La Morra. Un grande talento e amore per la vigna, tramandato da una generazione all’altra, insieme all’abilità nel aver saputo guardare oltre i confini senza mai dimenticare la qualità, hanno permesso alla “Batasiolo” di essere oggi presenti, con le proprie etichette, in circa 60 nazioni nel mondo.

“Solo confrontandosi personalmente è possibile essere costanti e credibili sul mercato. Il barolo è un vino le cui caratteristiche sono in genetica costante espansione. È un vino che ha futuro e passato nella stessa misura, che non tramonterà mai, come per tutti i fuoriclasse. Oggi è sceso dal “tabernacolo”, e finalmente si è smesso di pensare a lui come un vino solenne, da centellinare a fine pasto (come si usava 50 anni fa da queste parti) per diventare parte integrante di un menù con tantissimi abbinamenti. È una grande soddisfazione.

E poi il vino è principalmente aggregazione, convivialità e allegria da condividere”.

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una cena romantica

DI R.A. PHOTO: FABRIZIO GARNERO

ALL’EREMO DI CHERASCO UN RAFFINATO RISTORANTE DOVE LA CUCINA TRADIZIONALE SI FONDE CON I PIATTI “MEDITATIVI” PIEMONTESI

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opo una giornata a spasso fra i vigneti e le dolci colline delle Langhe, o dopo una lunga giornata di lavoro, siamo alla ricerca di un ristorante, ma vorremmo un locale tranquillo, magari anche diverso dal solito, dove rilassarci assaporando la buona gastronomia locale con un buon vino. Il nome ci attrae, e ci evoca un luogo di meditazione: “l’Eremo”, proprio ciò che ci vuole per una serata in assoluto relax.

In effetti le aspettative non vengono tradite. In quello che fu l’Eremo di Cherasco, un edificio del 1618, oggi è ospitato un rinomato ristorante, con locali accuratamente restaurati che emanano charme e raffinatezza, dove la Sala degli Affreschi, l’antica Sacrestia e la bellissima Cappella sono uno scenario magnifico per quegli eventi che ricercano un’atmosfera di fascino. Qui si respira un’aria particolare, carica

di storia: un complesso architettonico che, insieme all’eremo di Torino e a quello di Busca, costituiva l’organizzazione di base dell’Ordine Camaldolese nel Piemonte Meridionale. La struttura, tutta visitabile, è il risultato di una successiva ricostruzione della prima metà del settecento, ad opera di Gian Giacomo Plantery: nelle sale si trovano resti di importanti affreschi e decorazioni attribuibili in parte a Bartolomeo Operti. Poi, nel 1801, durante il periodo napoleonico, l’Eremo fu sconsacrato e nel corso del XX secolo assunse una nuova funzione, divenendo una base geodetica dell’Istituto Geografico Nazionale.

Oggi, nelle sale che un tempo vedevano monaci in preghiera, si può “meditare” sui grandi piatti della tradizione piemontese, a base di prodotti tipici stagionali provenienti dagli allevamen-

Il ristorante “L’Eremo” è ospitato in un edificio del 1618, accuratamente restaurato.

Nella pagina a fianco: Nelle sue sale decorazioni originali e affreschi importanti sono testimonianza della storia che ha ammantato gli ambienti di fascino e charme.

Nell’antica sacrestia, o nella suggestiva cappella, si respira un’atmosfera carica di fascino e suggestione.

Tutto il complesso è visitabile, scoprendo un susseguirsi di ambienti particolari e caratteristici.

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | SPECIAL ADVERTISING | GUSTO

ti e dall’agricoltura del territorio. La cucina, moderna e tecnologica, è regno incontrastato di Davide Biginelli, chef abilissimo che con esperienza e fantasia sa coniugare freschezza e genuinità, tradizione ed esotismo, gusto e leggerezza, per una cucina moderna che fa la gioia dei palati più raffinati ed esigenti. Ai suoi ospiti offre ottime specialità locali nonché la scoperta di interessanti produzioni casearie D.O.P., con una cura particolare nella presentazione dei piatti, perché tutti i sensi siano coinvolti in un assoluto godimento totale.

E poi si può fare un salto nella ricca cantina, con 500 etichette provenienti dalle più prestigiose cantine del Piemonte, in cui si trovano anche i vini di piccole aziende locali, spumanti, brut italiani e champagne francesi.

Le aspettative non sono state disattese: una tranquilla serata in relax e un’ottima cucina con grandi vini “meditando” sulla vita...

Ristorante L’EREMO Località Eremo, 170/A 12062 - Cherasco (Cn) Tel +39 0172 497101 www.ristoranteeremo.it info@ristoranteeremo.it Chiuso il lunedì e il martedì

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il ritorno della cicogna bianca

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | LUOGHI

CASCINA STRAMIANO È OGGI UNA DELLE OASI PIÙ IMPORTANTI PER UCCELLI STANZIALI E MIGRATORI. A RACCONIGI, GRAZIE ALLA “ASSOCIAZIONE CENTRO CICOGNE E ANATIDI”, FEDERATA LIPU DA UN QUARTO DI SECOLO, HA RIPRESO A VOLARE LA CICOGNA BIANCA.

TESTO E FOTO DI ENRICO BERTONE

I

n Europa è conosciuta soprattutto come simbolo di fertilità perché, alla cicogna bianca, è affidato il ruolo di “portatrice di bambini”, un compito fantasioso e ricorrente da narrare ai bambini che attendono un fratellino.

Una creatura a cui si concede una stupenda responsabilità ma che nella realtà non ha mai ricevuto rispetto e attenzioni da parte dell’uomo. Un elegante e pacifico uccello dalle grandi dimensioni che non ha mai goduto di particolari riguardi, oggetto di un diffuso sfruttamento nei secoli passati, il cui continuo e sconsiderato saccheggio dei nidi lo ha quasi portato all’estinzione. Così, la Cicogna Bianca, fin dal Settecento, salvo sporadici casi, non ha più nidificato in Italia. Finalmente, nel 1985, Bruno Vaschetti, agricoltore ed appassionato ornitologo (proprietario della Cascina Stramiano di Racconigi, dietro le mura del parco del castello reale), decise di dedicare la sua proprietà e il suo tempo all’ambizioso progetto della “reintroduzione” della Cicogna Bianca in Italia, in collaborazione con la “Lega Italiana Protezioni Uccelli”. In quell’inverno giunsero a Racconigi cinque coppie di cicogne, donate dal centro svizzero di Altreau, che già operava con succes-

so e da molti anni nel progetto di reintroduzione. La primavera successiva, la prima coppia di cicogne adulte nidificava sui tetti della Cascina Stramiano allevando così il primo pulcino e da allora la popolazione di Racconigi è aumentata: oggi sono numerose le coppie selvatiche che si fermano per nidificare assieme a quelle stanziali che hanno perso l’abitudine di emigrare.

Le cicogne si sono diffuse per un raggio di un centinaio di chilometri e in certi casi vengono segnalati dei nidi o degli esemplari di passaggio anche oltre. Nella primavera di quest’anno, le coppie di cicogna nidificanti sono state trentadue, di cui oltre la metà provenienti dall’Africa mentre, i pulcini delle coppie stabili, conservano l’istinto primitivo e in estate emigrano unendosi alle cicogne selvatiche.

Un uccello mitico.

“Genere d’uccelli dell’ordine de’ trampolieri, composto, tra le altre specie, della bianca e della nera. La bianca sceglie per domicilio le nostre abitazioni, e si stabilisce sopra le torri, lungo le strade e sulle cime degli alti edifizi.

La nera al contrario cerca i luoghi deserti [...].

Quest’uccello, consacrato a Giunone, era pres-

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so i Romani l’emblema della pietà, perché credevano che nudrisse il padre e la madre nella loro vecchiezza.” Così il Tommaseo-Bellini, il più importante dizionario italiano dell’Ottocento, pubblicato dopo l’Unità d’Italia, definisce esaurientemente la voce Cicogna sottolineandone la sacralità avuta fin dai tempi più antichi.

La Cicogna bianca (Ciconia ciconia) ha dimensioni notevoli: a terra è alta più di un metro e in volo ha un’apertura alare che supera il metro e mezzo, il robusto becco di colore rossoarancio può raggiungere i 20 centimetri di lunghezza e il suo peso da adulta varia da 3 a 4 chilogrammi, si nutre di piccole prede come anfibi, rettili, insetti, pesci o piccoli mammiferi che caccia in terreni umidi o nei prati. Maschi e femmine sono difficili da distinguere in quanto molto somiglianti tra loro anche se, in genere, il maschio è leggermente più grande e i piccoli, quando crescono, si confondono facilmente con i genitori dai quali si distinguono per la colorazione più scura del becco.

Nella pagina precedente: a Racconigi la cicogna bianca è ormai di casa. Basta alzare lo sguardo per vedere i suoi nidi in cima agli edifici più alti: comignoli, torri e campanili.

A fianco: una coppia di cicogne durante una pausa nella cova delle uova. A Cascina Stramiano si sono ormai stabilite in maniera stanziale richiamando nuovi esemplari selvatici che qui si fermano durante le migrazioni stagionali.

L’inconfondibile sagoma delle cicogne in volo planato: un’apertura alare che supera il metro e mezzo, il collo slanciato e un lungo becco arancione.

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Gli altri progetti del Centro.

La Cascina Stramiano, che un tempo faceva parte dei possedimenti del Castello di Racconigi, oggi accoglie - nell’area che circonda i caseggiati - grandi ambienti umidi in grado di ospitare non solo cicogne ma anche uccelli acquatici di vario genere. Sono presenti la gran parte di specie europee di “anatidi”, insieme a un certo numero di varietà esotiche (quest’ultime sono visibili nella parte dove si snoda il percorso di visita), per permettere agli appassionati di avere un confronto tra le varie specie esistenti in natura. È stata creata una grande palude dove gli uccelli nidificano in tutta tranquillità: il 29 gennaio di quest’anno sono arrivate diciassette gru (in precedenza già altre cinque si erano stabilite nell’area umida) ripartite nel mese di marzo in coincidenza con l’arrivo dall’Africa delle prime rondini, mentre ad agosto sono partiti per il continente africano una settantina di uccelli acquatici detti i “cavalieri d’Italia”.

Queste sono soltanto alcune segnalazioni di eventi che ormai succedono regolarmente durante l’anno: l’oasi pullula di vita e vede il continuo passaggio di specie che a volte fanno tappa anche solo per riposarsi durante le lunghe ed estenuanti migrazioni.

Il “Progetto Anatidi” nato nel 1989 è rivolto alla protezione e al ripopolamento di particolari specie d’anatre, oche e cigni. Tra i progetti di maggiore importanza del centro, spicca quello relativo al “Gobbo rugginoso”, un’anatra tuffatrice estinta in Italia fin dagli anni Settanta del secolo scorso, i cui pulcini allevati a Racconigi ogni anno vengono portati sul Lago Salso nel Parco del Gargano per il ripopolamento, alla Moretta tabaccata, al Fistione turco e all’Anatra marmorizzata. Dal 2000 l’oasi di Racconigi ospita anche il Centro Recupero Animali Selvatici istituito dalla Provincia di Cuneo - Settore Tutela Fauna e Flora. “Quest’anno, grazie alla Regione Piemonte e al Parco del Po Cuneese - spiega Bruno Vaschetti - verrà realizzato un capanno per l’osservazione degli uccelli, come

Un altro ospite molto comune nell’oasi: il Cavaliere d’Italia. Lo si può ammirare nel suo habitat naturale insieme a gru, oche e cigni.

L’oasi pullula di vita e insieme a specie europee di “anatidi” ospita anche un certo numero di varietà esotiche, come questo esemplare di “Anatra Mandarina” maschio.

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completamento della nuova zona umida di circa 15 ettari che servirà come area di sosta per le specie migratrice mentre, grazie all’Osservatorio Faunistico della Regione Piemonte, abbiamo realizzato, all’interno del Centro Recupero per la fauna selvatica, (convenzionato con la Provincia di Cuneo), una voliera di trenta metri per l’involo dei rapaci per testare la completa riabilitazione degli uccelli in cura”.

Così, il Centro di Racconigi, diventato ormai un punto di riferimento anche per gli altri parchi che in Italia attuano il progetto di reintroduzione della Cicogna Bianca, prosegue il suo percorso. È trascorso un quarto di secolo e l’oasi sembra aver condizionato favorevolmente anche l’ambiente antropizzato circostante: senza l’inconfondibile “volo planato” dell’uccello dalle grandi ali e dal collo slanciato oggi a Racconigi mancherebbe qualcosa.

ASSOCIAZIONE CENTRO CICOGNE E ANATIDI Via Stramiano, 30 12035 - Racconigi (Cn) Tel. e fax +39 0172 8345 internet: www.cicogneracconigi.it e-mail: info@cicogneracconigi.it

I grandi vasi decorativi fra i tetti e sulla facciata del Castello Reale sono stati occupati dai nidi delle cicogne.

Nella primavera di quest’anno sono state 32 le coppie che hanno nidificato in zona, di cui oltre la metà provenienti dall’Africa.

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un comunicatore unico

DI BEPPE INCARBONA

GIUSEPPE GIACOBAZZI, IL “POVETA” ROMAGNOLO PROTAGONISTA DI ZELIG, OSPITE DELL’ESTATE DI BORGO SAN DALMAZZO, SI RACCONTA A UNICO.

Q

ualcuno dice che sono un esperto in comunicazione. A me piace pensare, citando un vero guru della comunicazione, che siamo tutti esperti!

Chi lo è da più tempo, chi lo è da meno. Se penso ad un neonato che con un solo “UEEE” riesce a far capire alla propria madre che ha fame mi rendo conto che è l’essere umano ad essere dotato di un istinto comunicativo a dir poco incredibile.

C’è chi lo fa meglio di altri, per carità. Ed è a questo proposito che mi è venuto in mente di intervistare una “razza” di comunicatori molto originali ed efficaci: i comici.

La comunicazione è fatta di parole e di ascolto e gli attori hanno il vantaggio di poter parlare ed essere ascoltati senza interruzioni. Concetto non del tutto corretto in quanto il più delle vol-

te sono interrotti dagli applausi, in questo caso.

Oggi il primo attore che incontro per Voi è un romagnolo doc di grande successo: Giuseppe Giacobazzi.

Per iniziare, puoi accennarmi del tuo inizio di carriera? Quanto tempo prima del successo?

Sacrifici? Sforzi? Delusioni? Illusioni?

Illusioni poche, sacrifici neanche tanti perché è una passione. Ho iniziato con le radio libere.

Dopo di che, grazie a Duilio Pizzocchi nel ’93 nasce questo personaggio in radio, si chiamava sig. Giuseppe, non aveva un cognome.

Lui faceva questo spettacolo che era una parodia del Maurizio Costanzo Show e mi dice: “Vieni anche tu, è un gruppo di amici” C’era Natalino Balasso, Fantoni... una sorta di gara di ignoranza!

Giuseppe Giacobazzi (al secolo Andrea Sasdelli) è uno dei grandi protagonisti del nuovo cabaret italiano. Una carriera che inizia nel 1985 come conduttore radiofonico e comparsa per le tv private come “poveta” romagnolo. Nel 2005 partecipa a Zelig Off che lo fa conoscere al grande pubblico e nel 2006 viene arruolato a Zelig Circus per la prima serata di Canale 5. È la consacrazione, e dal 2007 è ospite fisso di Zelig, dove abbandona le sue “povesie” per raccontare vicende di vita quotidiana con una mimica e un umorismo unici. photo: Roberto Audisio photo: Press Office Ridens

noi, classe maschile, e qualcuno lo trovo anche nelle donne. Perché anche loro non sono mica perfette… è innegabile! È il gioco delle parti in fondo.

Sei reduce da un anno di lavoro a Zelig che ti ha regalato grandi soddisfazioni. Già conduttore radiofonico, scrittore… cos’altro? O cos’altro hai intenzione di fare?

Un film! Mi piacerebbe fare un film. Non mio, ma mettermi in gioco come attore. Ho avuto l’esperienza in Don Matteo con Terence Hill dove ho fatto l’assassino. È stato curioso rivedersi perché non sapevo se ridere o se piangere, perché solitamente abbini alla mia faccia una risata. E lì facevo l’assassino per cui… però era il classico assassino pirla.

E come interpreti il parere favorevole del pubblico?

Il pubblico è cambiato sicuramente perché si è abituato ad andare a teatro, a vedere spettacoli di cabaret. Grazie a Zelig comunque c’è stato un ritorno, mentre prima questa abitudine si era un po’ persa. Adesso il pubblico non è che ride per forza, ma quanto meno è più predisposto all’ascolto.

Cosa vuoi che arrivi di te al pubblico?

Il fatto che capiscano che hanno davanti una persona come loro, e questa è la cosa che mi piace di più. Mi piace andare nei posti, parlare con la gente, non mi piace andare via dalla porta di dietro, mi piace intrattenermi, mi piace parlare, mi piace andare a tavola, mangiare insieme alla gente del posto dove sono. È uno scambio che mi arricchisce moltissimo.

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La maggior parte delle volte che ho intervistato artisti, alla domanda “cosa ti ha portato a questo tipo di lavoro” la risposta è stata “il bisogno di comunicare”. Tu hai iniziato per lo stesso motivo o perché attratto dal successo, dai soldi, dalla bella vita?

L’attrazione per bella vita, i soldi, il successo penso sia una caratteristica tipica di ogni essere umano, a chi è che non piace? Però, effettivamente, quando ho cominciato questo chiamiamolo lavoro tra virgolette, avevo bisogno di sfogare, di parlare, di comunicare, di avere un rapporto con la gente. È questo il bello fondamentalmente.

Ho introdotto dicendo che la comunicazione è fatta anche di ascolto. Credo che per creare i propri personaggi un cabarettista debba “ascoltare”, osservare molto. Dico bene?

Giuseppe Giacobazzi è un buon ascoltatore? È assolutamente vero: ascoltare, guardare, farsi raccontare e poi colorare, ingrandire, ingigantire, esagerare. In fin dei conti è tutto basato sulla realtà che ti circonda.

Stanley Kubrick è riuscito a rendere eroe un personaggio che dell’eroe non aveva niente: Alex ne L’Arancia Meccanica. Tu sei riuscito a rendere persone semplici degli eroi evidenziando i difetti delle donne e degli uomini!

In realtà si, elenco i difetti che appartengono a

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UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | RITRATTO

“...la patacca: se la conosci non la eviti, se la eviti non ti piace, se non ti piace non abbiamo niente in comune...”.

Giacobazzi. photo: Press Office Ridens I saluti ed i ringraziamenti dopo lo spettacolo a Borgo San Dalmazzo, un successo dimostrato da un bagno di folla inaspettato anche dagli organizzatori. photo: Roberto Audisio

Com’è cambiata la tua comicità da quando hai iniziato? Com’è cambiata la sensibilità del pubblico?

La sensibilità e il personaggio sono cambiati con il passare degli anni. Giacobazzi è sempre più vicino al vero me stesso (Giuseppe Giacobazzi si chiama all’anagrafe Andrea Sasdelli, ndr). Il personaggio all’inizio era una sorta di macchietta, molto caratterizzato su di un contadino romagnolo e le sue poesie. Poi più è passato il tempo e più il personaggio si è evoluto e io l’ho spogliato delle cose che non aveva più senso portare. Mentre prima eravamo due persone ben distinte, sul palco andava Giacobazzi mentre io, Andrea, rimanevo giù dal palco, adesso siamo sempre più una persona sola, ci stiamo sovrapponendo. Mi sono reso conto che questo personaggio può dire qualunque cosa e quindi è diventato un po’ più serio per certe cose ed è un po’ più mio, mi appartiene un po’ di più.

Quando smetti gli abiti del tuo personaggio e scendi dal palco, cosa ti rimane di lui nel tuo quotidiano?

Praticamente tutto ormai! (ride, ndr) Tranne i sandali mi rimane tutto!

Quando la gente ti ferma perché ti riconosce come il “poveta romagnolo vinificatore” cosa ti chiede oltre all’autografo o alla fotografia fatta con il cellulare?

La cosa che mi piace di più è quando mi chiedono solamente di stringermi la mano. Una signora mi ha fatto commuovere a Verona, ultimamente, dicendomi: “Io ho perso due figlie, una delle quali un mese fa. Grazie a te io, per un’ora e mezza, questa sera non ci ho pensato”.

Credo che sia… una botta incredibile… l’ho ringraziata e l’ho baciata. Le ho detto: “guarda, tu stasera per un’ora e mezza non hai pensato ai tuoi problemi che sono sicuramente molto più grandi dei miei, ma anche io ho riso con voi e non ho pensato ai miei.”

Emozioni forti! E tu, prima di diventare un personaggio famoso, che cosa avresti chiesto a un cabarettista di Zelig incontrandolo?

Di fare un giro in macchina e parlare. È la cosa che mi piace di più.

Sul prossimo numero di UNICO incontrerò il tuo collega Baz. Mi suggerisci una domanda per aprire l’intervista?

Che effetto fa essere così famoso e così giovane? (ride) Ci prendiamo sempre in giro visto che lui è più giovane di me di molto. Digli che lo saluta il vecchio.

Ho incontrato Giuseppe Giacobazzi a Borgo San Dalmazzo poco prima della sua esibizione.

Un uomo semplice, dai modi eleganti, poco diverso da come si è poi presentato sul palco.

Un successo di pubblico non indifferente: applausi e risate lo hanno accompagnato per un’ora e mezza. A conclusione dello spettacolo ha fatto un riferimento alla comunicazione invitando il pubblico a frequentare teatro e cabaret, sottolineandone l’importanza dello scambio. Pochi minuti dopo era sotto il palco con i fan: stringeva mani, firmava autografi e posava per le foto.

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L’Autunno nella Provincia Granda: un invito a scoprire perché è così bella.

Scoprire l’autunno in Granda rivela tesori inaspettati: ci sono numerose occasioni per ammirare le bellezze, incontrare la cultura e la storia, vivere momenti ricchi di emozioni da protagonisti. Dalla montagna alla collina, dalla pianura alle città, ogni cammino, ogni scorcio riserva panorami straordinari e nuove sorprese. E in in tutte le località, perfino quelle più piccole, vi aspettano tanti appuntamenti che sanno trasformare anche un giorno, un weekend, in un’esperienza da ricordare. “Orgogliosi della nostra Terra”, non è solo un modo di dire, è un invito rivolto da chi abita questi luoghi indimenticabili per farli apprezzare a chi li visita e poter dire “Anch’io ho la Granda nel cuore!”

www.provincia.cuneo.it

www.cn150.it

Medaglia d'oro al Valore Civile

quel genio di carlin

DI FIORENZO CRAVETTO PHOTO: PRESS OFFICE SLOW FOOD

CARLIN PETRINI LEADER DI SLOW FOOD, INVENTORE DI ARCIGOLA, GARANTE DELLA TRADIZIONE GASTRONOMICA PIEMONTESE, FONDATORE DI TERRAMADRE PG. 110 - 111

U

n altro autunno da leone per Carlin Petrini, patriarca di Slow Food, guru del cibo sostenibile, teorico delle biodiversità. Dal 21 al 25 ottobre si tiene in Torino la quarta edizione dell’incontro mondiale della rete di Terra Madre, l’evento che dal 2004 accompagna il collaudato e cosmopolita Salone del Gusto, calamita dei gourmand. In quei giorni di prime nebbie si riuniranno oltre 5 mila rappresentanti di comunità del cibo, cuochi, docenti, giovani e musicisti provenienti da tutto il mondo, impegnati a promuovere una produzione alimentare locale, in equilibrio con il pianeta e rispettosa dei saperi tramandati di generazione in generazione. Fra le novità del 2010, la centralità delle diversità culturali e linguistiche, e dunque la salvaguardia delle etnie, delle lingue autoctone, la valorizzazione dei valori dell’oralità e

della memoria. Carlin ha più di un motivo per essere soddisfatto. Questo ragazzo figlio del ’68 declinato alla cuneese (è nato il 22 giugno 1949 a Bra da Maria Garombo e Giuseppe Petrini) sta completando un percorso straordinario partito dalle sarabande goderecce di “Canté i’euv” a una compiuta filosofia sulle produzioni alimentari schiacciate nella morsa tra globale e locale. Sostiene Carlin: “La grande scommessa di creare una rete attiva tra le comunità del cibo nel mondo, si sta realizzando. Non c’è angolo in cui non ci sia un’attività che trova il suo fondamento in Terra Madre”. A conferma, lo svolgersi di tante Terra Madre nazionali, organizzate in questi ultimi anni in Brasile, Etiopia, Olanda, Irlanda, Bielorussia, Svezia, Spagna, Kenya, Bulgaria. La grande kermesse di Torino, insomma, è una tappa di riflessione, un modo

Carli Petrini, 61 anni, fautore dello stile “Slow-Life” contro la vita frenetica odierna.

“The Guardian” ha inserito Petrini, unico italiano, fra i cinquanta personaggi che possono salvare il pianeta

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per ritrovarsi e fare il punto su mille attività che fluiscono da Nord a Sud mobilitando migliaia di persone. Terra Madre oggi promuove scambi e incontri internazionali tra le comunità, corsi di formazione, progetti di cooperazione, iniziative di solidarietà, la gestione di un sito e la pubblicazione di una newsletter in otto lingue (elementi indispensabili per fare circolare le notizie relative al movimento), che arriva a oltre diecimila indirizzi ma è disponibile per tutti coloro che la vogliono ricevere per restare in contatto.

Ad aprile Petrini ha raccontato queste ed altre cose in un tour attraverso acclamate università degli States, da Boston a Yale, da Princeton ad Harvard. “Le comunità del cibo - ha detto tra gli applausi di prof e studenti - possono giocare un ruolo centrale per creare un dialogo costruttivo tra chi produce e chi mangia e riequilibrare il rapporto tra l’uomo e la terra”.

Chapeau a questo omone del Roero (e di Langa) che il “The Guardian” ha inserito, unico italiano, nella classifica dei 50 personaggi al mondo che potrebbero salvare il pianeta.

Non sono mancate le polemiche, nel Belpaese, quando è uscito l’elenco dello snobbissimo quotidiano inglese. Carlin salvatore dell’universo? Esageruma nen, hanno sospirato illustri cattedratici, soprattutto a Torino, dove Petrini è stato al centro di una puntuta querelle accademica, con simmetrici birignao dei salotti subalpini, sull’opportunità o meno di conferirgli incarichi universitari, specie in quel campo minato e di inesauste battaglie che è la sociologia.

Fosse stato quarant’anni fa, Petrini si sarebbe buttato nel braciere della disputa, menando fendenti che i braidesi benpensanti ancora ricordano con dovizia di particolari e un po’ di malcelata riprovazione. Carlin era il capo manipolo di quei ragazzacci (e “cattive ragazze” ante litteram quali la soave Grazia Novellini e la futura sindaco Bruna Sibille) che perseguivano il principale scopo di “épater le bourgeois” nella sonnolenta città della Zizzola ai tempi della prima contestazione. In trincea c’erano i Piero

A Bra nasce “Cheese” e la città diventa la capitale mondiale del formaggio attirando appassionati ed esperti dai cinque continenti.

A Fontanafredda Petrini ritrova gli amici di sempre, fra cui Oscar Farinetti, patron di Eataly, ed il cantautore Francesco Guccini.

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Nel 1979 va in scena la prima edizione di “Cantè i’euv”, rassegna internazionale di musica popolare che prende il nome da un’antica usanza langarola, e che attira cantanti e intellettuali da tutta Italia.

Nella pagina a fianco: con “Terra Madre” l’attenzione di Carlin si focalizza sul fronte fragile delle comunità del cibo, ponendolo in evidenza al mondo intero.

Sardo, Piero Burdese, Silvio Barbero, oggi tutti big della galassia di Slow Food, ma il leader incontrastato era lui, Carlo Petrini detto Carlin, roboante nelle sue esternazioni politiche, epifanico nella genialità propositiva di avventure che avrebbero comunque lasciato il segno, ponendo le basi per il tumultuoso sviluppo dei successivi passaggi, sempre più consistenti e attrattivi per un crescente numero di fedelissimi.

Schierati all’estrema sinistra, Petrini e soci avevano iniziato la militanza in politica con il Circolo Leonardo Cocito, intitolato al partigiano medaglia d’oro al valor militare che al liceo di Alba era stato professore di Beppe Fenoglio, finendo poi impiccato a Virle di Carignano.

Carlin si divideva tra il Circolo, l’Istituto storico e il consiglio comunale, dove rappresentava il

Pdup, il partito di unità proletaria destinato poi a fondersi col gruppo eretico del Manifesto.

Non bastava, e nel ’75 il nostro fu tra i fondatori di “Radio Bra Onde Rosse”, prima emittente libera d’Italia e d’Europa, sottoposta a reiterati sequestri, con frequenti interruzioni delle trasmissioni in cui le cronache braidesi si alternavano alle canzoni di Guccini. La rivoluzionaria antenna, legata alla rivista “In campo rosso”, diede anche vita a una cooperativa di prodotti alimentari, distribuiti ai soci tesserati nello spaccio di unità popolare.

Fu quello forse il primo lampo che illuminò la visione del futuro a un Carlin guerriero delle idee, ma contemporaneamente figlio del territorio, attento alla gente, alla cultura contadina, e sempre pronto ad attovagliarsi per una merenda sinoira fatta di pane, salame e un buon bicchiere. Chiusa “Radio Bra Onde Rosse” nel ’78, l’anno dopo troviamo i barbudos braidesi capitanati da Petrini in pista per la prima rassegna internazionale di musica popolare battezzata “Canté i’euv” in omaggio alla tradizione dell’antica questua di primavera per cantine e cascine. La manifestazione ottiene notevoli consensi e viene replicata nel 1980 e nell’81. A “Canté i’euv” arrivano Dario Fo e Franca Rame, l’intellettuale Folco Portinari, cantanti e politici di rango nazionale. Per Carlin è la consacrazione a opinion leader, di lui cominciano ad occuparsi giornali e televisioni. Nuovo passo nel novembre ’81: nasce a Bra la Libera e Benemerita Associazione Amici del Barolo, che rivendica il diritto al piacere conviviale e che costituirà il

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nucleo della futura Arcigola. Restiamo sempre nel campo della sinistra, ma è evidente la transizione dalla politica tout court a una dimensione più culturale, anche ludica (orrore fra i puristi rivoluzionari e le eminenze delle scuole di partito), da parte di un Carlin che come tanti altri ex giovani ha sotterrato l’ascia di guerra e ripensa a nuovi stili di vita, a modelli dove contano le esigenze della persona, la voglia di uscire dagli schemi. Arcigola è la via stretta ma efficace che fissa il guado verso il domani: il 26 e 27 luglio 1986 l’associazione nel congresso di Barolo e Fontanafredda strappa col passato militante e saluta Carlin Petrini presidente nazionale.

Il dado è tratto, tuttavia il Rubicone del leader braidese non è ancora del tutto superato.

Arcigola ispira locali, ristoranti e vinerie, primi passi di una stagione enogastronomica alla scoperta del gusto che affascina sempre più Petrini.

Si tratta comunque di un’associazione parallela e in qualche misura fiancheggiatrice dei partiti storici della sinistra, Pci in primis, e Carlin capisce che occorre staccare del tutto la spina.

L’idea è un movimento sganciato da ogni forza politica, libero di andare dove il cuore vuole.

Così matura il progetto di Slow Food, idea forte che Petrini, ormai consumato uomo mediatico, sancisce con la leggendaria intrusione alla convention dei fast food americani. “Basta con il cibo fast food, d’ora in avanti noi vogliamo vivere all’insegna dello slow food”. Clamore mondiale. L’opera si completa con un ulteriore colpo da maestro: a Parigi si celebra la consacrazione mondiale di Slow Food dove viene

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Petrini illustra il programma di Terramadre e del Salone del Gusto 2010.

L’apertura della kermesse gastronomica Terramadre 2008 che si affianca al Salone del Gusto.

presentato il Manifesto internazionale per la difesa e il diritto al piacere. Sottoscrivono il manifesto, in cui ha parte strategica Folco Portinari, delegati provenienti da Argentina, Brasile, Stati Uniti, Venezuela, Giappone e da tutta Europa.

Il testo è diventato storico: “Questo nostro secolo, nato e cresciuto sotto il segno della civiltà industriale, ha prima inventato la macchina e poi ne ha fatto il proprio modello di vita. La velocità è diventata la nostra catena, tutti siamo in preda allo stesso virus: la fast life che sconvolge le nostre abitudini ci assale fin nelle nostre case, ci rinchiude a nutrirci nei fast food. Ma l’uomo sapiens deve recuperare la sua saggezza e liberarsi dalla velocità che può ridurlo a una specie in via di estinzione... Iniziamo proprio a tavola con lo Slow Food, contro l’appiattimento del fast food riscopriamo la ricchezza e gli aromi delle cucine locali...”.

Non mancano i riferimenti ideologici veteromarxisti, c’è pure implicita la condanna del futurismo, incubatoio del fascismo, che esaltava la civiltà delle macchine e della velocità. La soluzione liberatoria è però fuori dalla politica, si incarna in una joie de vivre che non può fare riferimento a recinti vecchi e obsoleti.

Da quel momento in poi Slow Food galoppa, pianta bandierine in mezzo mondo, pubblica guide e libri che sono il vangelo del popolo che ha attraversato il Mar Rosso e muove alla scoperta del bello del buono e di tutto quanto è gusto della vita. A metà degli anni ’90 Carlin Petrini è un’autorità indiscussa, scrive sulla prima pagina della “Stampa” di Ezio Mauro che se lo porterà con sé come columnist a “Repubblica”. Nasce il Salone del Gusto, al Lingotto di Torino, tempio della città-fabbrica che va stretta ormai alla stessa Fiat. Il rimescolamento politico è totale, il presidente della Regione (di centrodestra) Enzo Ghigo non ha giustamente timori a riconoscere i meriti di Petrini, appoggiando con forza il Salone che porta sotto la Mole inediti flussi turistici. Carlin non dimentica le mura domestiche e nel frat-

TERRA MADRE 2010 La quarta edizione dell’incontro mondiale della rete di Terra Madre si svolgerà a Torino dal 21 al 25 ottobre 2010, in concomitanza con il Salone del Gusto.

Per cinque giorni saranno riuniti oltre 5.000 rappresentanti di comunità del cibo, cuochi, docenti, giovani e musicisti provenienti da tutto il mondo, impegnati a promuovere una produzione alimentare locale, sostenibile, in equilibrio con il pianeta e rispettosa dei saperi tramandati di generazione in generazione. La centralità delle diversità culturali e linguistiche, la salvaguardia delle etnie e delle lingue autoctone, la valorizzazione dei valori dell’oralità e della memoria, saranno i temi di fondo dell’evento.

La giornata di apertura vedrà protagonisti della cerimonia inaugurale i rappresentanti di alcune tra le più significative comunità indigene del mondo (americane, asiatiche, africane ed europee), ognuno nella propria lingua madre.

Nei giorni successivi si darà spazio all’approfondimento di otto temi cruciali per il futuro dell’agricoltura e del pianeta, dalla biodiversità alle energie rinnovabili, all’educazione, alle conoscenze tradizionali, incontri nazionali e regionali delle varie comunità, e si darà ampio spazio ai Laboratori della Terra, vere e proprie aule didattiche per conoscere e imparare.

Durante l’evento si potranno presentare progetti legati all’educazione del gusto (orti, progetti con le mense...) o alla biodiversità (nuovi presìdi e Mercati della Terra) direttamente alle postazioni Slow-food che forniranno anche informazioni per organizzare, nei propri paesi, il “Terra Madre Day”, la cui seconda edizione si terrà il 10 Dicembre 2010 in tutto il Mondo.

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tempo fa volare “Cheese”, la rassegna mondiale del lattiero caseario che dà fama a Bra, con buona pace di Cuneo che aveva tentato (senza crederci più di tanto) di lanciare la Fiera dei formaggi. Altro passo, altre marce, Carlin è una macchina inarrestabile di invenzioni. Pubblica il Manifesto dell’Arca, dal quale avranno origine i Presìdi. Nel ’98 Slow Food crea l’Agenzia di Pollenzo, società finalizzata al recupero dell’ex residenza di casa Savoia, destinata a ospitare l’Università di Scienze Gastronomiche, un albergo, un ristorante e la Banca del Vino, affidata a Gigi Piumatti. Convegni, eventi, laboratori del gusto: gli emissari di Slow Food come novelli missionari battono le contrade del mondo, Carlin Petrini è il re Mida del cibo e del vino.

Una fastidiosa malattia lo ferma per un periodo, non si ferma invece l’onda Slow Food che muovendo dalla sede primigenia di Bra (dove operano decine di solerti funzionari iperspecializzati) gestisce iniziative e progetti di un marketing del gusto mondializzato. Anni di trionfi, di grandi invidie, di cattiverie anche per un movimento che ha assunto le sembianze di una griffe modaiola.

Nel 2004 aviene la svolta di Terra Madre: l’attenzione di Carlin si focalizza sul fronte fragile delle comunità del cibo. Lui ne ha viste parecchie, dal Messico ai villaggi di pescatori portoghesi, sa che dietro la formaggetta che esalta i buongustai c’è una storia di fatica, di diritti elusi, di precarietà. Con Terra Madre - ideale seguito di Slow Food Nation, uscito nel 2007 - Petrini aggiorna le sue teorie partendo dalla crisi mondiale e dal modello di pensiero e sviluppo che ne è la causa prima.

“Un modello - sottolinea Carlin - che ha fallito e non sa trovare soluzioni innovative al di fuori del sistema globale che ha creato”.

Tante cose appaiono prive del senso che avevano un decennio prima. Slow Food ridisegna gli obiettivi, modifica il percorso, all’Università di Pollenzo le biodiversità assurgono a materia primaria di studio. Un segnale emblematico

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della rottura con il passato è l’addio alla filosofia del vino vip, con la cessione della Guida dei Tre Bicchieri, un must per i cultori del genere, al gruppo del Gambero Rosso. Petrini richiama gli uomini delle etichette prestigiose: “Tornate nelle vigne, meno marketing, meno pubbliche relazioni. Fate il vino non per il gusto dei critici, ma perché piace prima di tutto a voi e non dimenticate che la terra va rispettata, sempre”.

La riflessione muta le prospettive. E l’orizzonte ora si misura sulle coordinate di Terra Madre, la rete mondiale delle comunità del cibo composta da migliaia di pescatori, agricoltori, allevatori su piccola scala chiamati a Torino da 150 Paesi ogni due anni, ma attivi nelle loro nazioni tutti i giorni. Dice Carlin: “Terra Madre

La locandina di Slow Food nelle strade di Beirut.

Il messaggio di Petrini diventa Mondiale.

Le comunità del cibo equo e solidale riunite a Torino per Terra Madre, la manifestazione che riunisce ogni due anni pescatori, agricoltori, allevatori su piccola scala da 150 paesi del mondo.

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è un nuovo soggetto che si sta affacciando sul panorama mondiale e configura una delle più grandi reti al servizio del pianeta. Le comunità del cibo possono giocare un ruolo centrale per creare un dialogo costruttivo tra chi produce e chi mangia e riequilibrare il rapporto tra l’uomo e la terra. Questo è fondamentale per dare il giusto valore al cibo”.

E siamo a Terra Madre edizione 2010, all’appuntamento che a ottobre darà lustro a Torino e al Piemonte. I protagonisti della giornata di apertura rappresenteranno alcune tra le più significative comunità indigene del mondo (americane, asiatiche, africane ed europee) e i discorsi delle cerimonia saranno pronunciati nella loro lingua madre.

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l’intervista impossibile DI FABRIZIO GARDINALI

Sono più di centotrenta anni che sto qui, piantato nel bel mezzo di questa grande piazza che una volta, quando mi hanno inaugurato (era il 10 agosto del 1879) si chiamava ancora Vittorio Emanuele II. Oggi, invece, è dedicata a Duccio Galimberti, martire ed eroe della Resistenza, che io, in verità, non so bene cos’era e cosa è stata, pure mi pareva giusta perché riguardava la libertà, parola che ai miei tempi non valeva poi tanto pur essendo importantissima.

Chi sono? Ma se mi vedete quasi tutti i giorni, anche se non ci fate molto caso: la statua di Barbaroux.

Mi ha scolpito in marmo un novarese, un tale Giuseppe Dini, un artista che, dopo la frequentazione di rigore all’Accademia Albertina di Torino, era andato a perfezionarsi a Roma, presso il Tenerani. Così aveva appreso i modi del tardo Neoclassicismo che, come forma d’arte, era finita da un pezzo. Ma lui era un piemontese vero e ai piemontesi le novità piacciono poco: meglio tenersi alla tradizione, anche se un po’ fuori moda, così non si sbaglia.

E mi ha realizzato in questa maniera. Con l’aria severa e una specie di pastrano sulle spalle che in realtà dovrebbe essere una toga. Già perché poi Barbaroux, quindi il mio “io” in vita, era un avvocato nato a Cuneo nel 1772. C’è pure scritto nella lapide che hanno messo sotto. Però non la legge nessuno. Anche se la leggessero, a dire la verità non è che ne capirebbero molto, visto lo stile che hanno usato per redigerla, pieno di belle parole retoriche e dal significato quanto mai oscuro per la gente comune, che così non sa chi sono.

Beh non ero di certo un passacarte qualsiasi. Carlo Alberto, il re, nel 1831 mi fece ministro e poi presidente di una commissione per la revisione dei codici.

E ho fatto un buon lavoro. Nel 1837 ho fatto promulgare lo Statuto Albertino, si quella che è stata la Costituzione del Piemonte, meglio del Regno di Sardegna, e poi del Regno d’Italia, fino al fascismo e, formalmente, fino al 1948 quando è entrata in vigore questa, quella della Repubblica Italiana. Adesso tutti la vogliono cambiare e non so perché. A me pare bella. Forse un po’ troppo democratica.

Ecco, sarà per questo: non ti lascia fare quello che vuoi neppure se sei il Capo dello Stato o del Governo.

Poi ho fatto altre cose: modifiche al Codice Civile, nel 1939 a quello penale, nel 1840 il codice Penale militare e due anni dopo quello per il commercio.

Poi le cose non andavano più bene per me a Corte. Mi sono sentito sempre più solo e all’epoca essere esclusi era proprio dura. Non lo sopportavo più. Un giorno del 1843 ho deciso di farla finita, buttandomi giù da una finestra del Palazzo Reale a Torino. Però, visto che mi ero dato da fare per la creazione della Diocesi di Cuneo, i preti hanno chiuso un occhio e mi hanno fatto i funerali religiosi lo stesso.

In tanti anni ne ho viste di cose.

Questa città era tanto legata all’agricoltura. Qui sotto, fino a una sessantina di anni fa, c’era il mercato dei bozzoli di seta, una vera ricchezza.

Poi tutto è scomparso, finito, come se non fosse mai esistito. Resta ogni martedì un bel po’ di gente in mezzo a bancarelle con tante cose insolite che ai miei tempi non c’erano.

Non ho visto la città nuova; poiché è cresciuta alle mie spalle e non posso girarmi: sono un po’ rigido. Però me l’hanno raccontata gli uccelli che sovente mi si posano addosso e coi quali chiacchiero volentieri. Sono pettegoli, comunque passo qualche ora senza annoiarmi. Mi hanno detto che ha belle strade diritte, comode per il traffico, marciapiedi e portici per pedoni e ciclisti. Ma ultimamente una coppia di tortore mi diceva che stanno facendo grandi lavori per fare più stretta la strada.

Curioso, quando ero in vita per migliorare la viabilità (sempre solo ad uso del Regio Esercito ovviamente) si allargavano le vie.

Non posso certo capirvi voi uomini di questo secolo, ma siete ben strani. Prima passate anni a studiare mezzi di trasporto, che se non erro chiamate automobili, per andare più veloci senza dipendere da altri e rispettare orari. Poi di colpo decidete che bisogna farli andare il più lentamente possibile. Così tutti in coda, tutti a buttare fuori gas maleodoranti nello stesso posto per un sacco di tempo.

Sarà una delle vostre mode. A me pare una sciocchezza.

Ma sono solo una statua per di più di uno semisconosciuto, e la mia opinione non conta affatto.

Nella fotografia, la statua di Giuseppe Barbaroux, al centro di Piazza Galimberti a Cuneo. photo: Daniele Molineris

lassù sulle montagne

DI LUCA MOROSI

IL CAPOLAVORO DI ELVA

C

hi percorre il celebre vallone d’Elva per recarsi a visitare la caratteristica borgata alpina arroccata in un angolo sperduto della Val Maira deve fare i conti con i propri nervi. La strada sale infatti tortuosamente affacciandosi a mozzafiato sul dirupo di roccia viva, passando attraverso gallerie scavate nelle pareti grezze, mentre l’asfalto disconnesso è cosparso di sassi più o meno grandi piombati dall’alto: cosa che suscita negli impavidi avventurieri domenicali qualche pensiero del tipo “forse sarebbe stato meglio starsene a casa o…”. E invece no. Chi ha fegato a sufficienza per superare il pezzo più impervio si trova davanti a una cornice naturale meravigliosa, che merita di essere vista a tutti i costi, specialmente in una giornata di sole.

Una volta giunti nel piccolo comune, poi, ci si rende davvero conto di essere immersi in uno

scenario assolutamente appagante non solo dal punto di vista paesaggistico, ma anche da quello storico-artistico. Svetta fra le case sparse il campanile aguzzo della chiesa parrocchiale, capolavoro dell’architettura romanica alpina: essa ha un’articolazione planimetrica abbastanza disomogenea che risente delle annessioni e degli ampliamenti che si sono susseguiti nel tempo, alterando la struttura medievale originaria. Ma l’edificio è soprattutto l’ “involucro” di uno dei più significativi e curiosi episodi dell’arte sacra del territorio: il ciclo di affreschi del pittore di origine francese Hans Clemer, esponente della pittura di matrice gotico-fiamminga, attivo nel saluzzese e nelle vallate limitrofe tra la fine del Quattrocento e l’inizio del secolo successivo.

Una simile circostanza stimola inevitabilmente la nostra curiosità e suscita qualche lecita per-

Panoramica della chiesa parrocchiale di Elva dalla strada del vallone. photo: Daniele Molineris

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plessità, specialmente se tentiamo di immaginare in quali avverse condizioni climatiche e lavorative dovettero operare il pittore e le maestranze coinvolte, complice anche la scarsità di comunicazioni e d’approvvigionamenti. Vale la pena ricordare che, pur nella sua eccezionale compiutezza, stato di conservazione e “freschezza” delle immagini, la teoria di affreschi di Elva non è che una tra le tante realtà artisticoarchitettoniche di cui l’arco alpino occidentale – crocevia di culture differenti – è particolarmente ricco, a testimonianza di una capillare penetrazione delle iniziative religiose che sfociava nella realizzazione di edifici cultuali anche nei luoghi più remoti e inospitali.

Le pitture di Clemer, noto anche con l’appellativo di “Maestro d’Elva”, sono dispiegate sulle pareti del presbiterio e rappresentano, al di sopra di un basamento decorato con tralci vegetali, storie della Vergine e dell’infanzia di Cristo, culminanti poi nella grandiosa Crocifissione centrale (1493): il complesso risente ancora dell’impostazione scenica nizzardo-provenzale, animato com’è da un’avvolgente gamma cromatica luminosa. I dipinti della volta “a crociera” raffigurano i quattro Evangelisti affiancati dai Dottori della Chiesa e risalgono ad una fase

CHIESA PARROCCHIALE DI ELVA

visite negli orari di apertura della antistante Locanda San Pancrazio Hans Clemer: tel. 0171.997986 www.ghironda.com/valmaira/rubriche/hans.htm Museo civico Casa Cavassa, Saluzzo: tel. 0175.41455 www.casacavassa.it cavassa@comune.saluzzo.cn.it

Dall’alto: Hans Clemer, Crocifissione, 1493, affresco, chiesa parrocchiale, Elva. photo: Daniele Molineris Hans Clemer, polittico con Vergine e Santi, 1496, chiesa parrocchiale, Celle Macra.

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precedente, intorno al 1440, per mano di un artista dall’identità ancora incerta. Infine, in un vano posto a sinistra dell’ingresso, si può ammirare un’imponente acquasantiera lapidea (1463), opera locale dei fratelli scalpellini Zabreri di Pagliero.

Al di là della sua conclamata abilità di pittore murario, l’attività di Hans Clemer nel contesto montano è testimoniata inoltre dal polittico della parrocchiale di Celle Macra (1496), situata

pr opos te :

Hens Clemer, Madonna della Misericordia, 1499-1500, Museo civico Casa Cavassa, Saluzzo

a pochi chilometri dal cantiere di Elva, mentre il suo estro “cittadino” si esalta nella pala della Madonna della Misericordia del Museo Civico di Casa Cavassa (1499-1500), commissionata dal marchese di Saluzzo Ludovico II che aveva forse incontrato per la prima volta il valente pittore durante il soggiorno compiuto in Provenza tra il 1487 ed il 1490, in qualità di luogotenente di Carlo VIII Re di Francia. La penuria di informazioni biografiche ha permesso l’affiorare di congetture sulle vicissitudini trascorse dall’artista e talvolta non ha consentito di perfezionare la cronologia degli spostamenti e degli incarichi. Una cosa è ormai assodata: la scomparsa del maestro è da collocarsi entro il 1512, perché a tale data risale un documento che cita una donna come vedova di un certo «Iohannes Clemer, dictus Anz».

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superare la crisi con l’innovazione

DI A.B.

L’ANALISI DELL’INGEGNER GIANFRANCO SORASIO VEDE LA COMPETITIVITÀ NEL FUTURO DEL FOTOVOLTAICO

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risi economica ed energetica, insieme a una crescente emergenza ambientale, sono facce dello stesso problema con cui si sta confrontando la nostra generazione.

Negli ultimi decenni la nostra economia è stata segnata dalla ricerca del massimo profitto, senza interrogarsi troppo sulle possibili conseguenze che un uso sfrenato delle risorse e della loro produzione poteva avere sull’ecosistema ambientale. Il vecchio modello di sviluppo basato su consumi in crescita costante, spinto all’estremo, non può funzionare. Bisogna ridisegnare l’economia, l’ambiente, le nostre città.

Nell’epoca digitale che viviamo dobbiamo, tutti insieme - cittadini, imprese, enti locali ed internazionali - impegnarci a utilizzare meglio le risorse per non compromettere il futuro delle prossime generazioni. Le energie rinnovabili

rappresentano un volano insostituibile per il raggiungimento di questi obbiettivi. L’energia è una risorsa finita con un costo variabile ed elevato, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista ecologico. Le energie rinnovabili sono il percorso per trasformare un costo non sostenibile in una fonte di lavoro e di benessere. Le tecnologie di produzione di energia da fonti rinnovabili sono la risposta sociale per trasformare sole e vento in lavoro ed energia.

La ISCAT, a Saluzzo, è una società che ha sviluppato un centro ricerche per sviluppare, progettare e investire nell’energia rinnovabile: eolica, fotovoltaica ed idroelettrica. Tra le prime aziende in Piemonte ad occuparsi di fotovoltaico, in un periodo in cui pochissimi sapevano che cosa fosse precisamente, ha saputo affermarsi sul mercato grazie all’alta professionalità dimo-

Il dott. Gianfranco Sorasio, ingegnere nucleare, specializzato in fisica presso l’Università di Umea in Svezia, professore di fisica all’Università di Lisbona, insieme a Mauro Bellino Roci, geometra, specializzato in progettazione ed efficienza energetica, sono i fondatori del Centro Ricerche ISCAT. photo da: Motore d’impresa - Regione Piemonte Nella pagina a fianco: a Verzuolo è stata recentemente completata la prima centrale fotovoltaica SOLARIS d’Europa, utilizzando la tecnologia Double Sun® che raddoppia la radiazione solare incidente, aumentando fino al 90% l’energia media prodotta dai pannelli.

Il vostro centro ricerche ha sviluppato un progetto innovativo denominato “Doppio Sole” che va oltre il fotovoltaico. Di cosa si tratta?

Il DoubleSun® è una tecnologia a concentrazione che, utilizzando due specchi piani, permette di produrre quasi il doppio di energia rispetto ad un sistema tradizionale.

Con un sistema ad inseguimento ad alta precisione, i prodotti con tecnologia DoubleSun® producono più energia a parità di investimento.

La cosiddetta “grid parity”, punto di pareggio fra energia solare e fossile, è ancora distante?

Si prevede che il fotovoltaico raggiungerà la “grid parity” nel 2015 con le tecnologie a media ed alta concentrazione. La tecnologia a media concentrazione con specchi parabolici HSUN, che stiamo sviluppando in collaborazione con la Società portoghese WS Energia, ci permetterà di produrre energia fotovoltaica a 10/15 centesimi di euro a kWh già nel 2014.

Ma per giungere a tale risultato sono fondamentali le sovvenzioni governative. Il petrolio ed il gas sono sovvenzionati da ormai troppi decenni. Gli impatti economici dei disastri come quello della piattaforma della BP sono incalcolabili e pesano sui contribuenti. Quantitativamente i benefici concessi sino ad ora al fotovoltaico sono trascurabili rispetto ad una sola di queste sciagure, o rispetto al costo di un porto attrezzato per lo scarico di gas liquido, o ancora rispetto agli enormi costi dei grandi oleodotti.

Fotovoltaico, eolico e idroelettrico sono energie rinnovabili differenti che richiedono approcci diversi?

Il sole, a differenza del vento e dell’acqua, splende ovunque. Per questo i sistemi fotovoltaici, con i dovuti accorgimenti, possono essere installati dappertutto, producendo energia elettrica pulita e pregiata, perché prodotta durante il giorno, nei periodi più soleggiati e caldi, coincidenti con quelli di maggior consumo (al contrario del vento e dell’acqua). È inoltre una tecnologia relativamente giovane, con prospettive di sviluppo e di miglioramento molto ampie, che, grazie alla sua modularità consente di realizzare piccoli impianti domestici come grandi centrali di produzione.

Anche l’energia eolica è una tecnologia giovane e con buone prospettive di sviluppo, sfruttabile però solo in zone ventose.

Ad oggi la realizzazione è concentrata su impianti di grossa taglia. L’energia idroelettrica, tecnologia consolidata e matura, ha ormai raggiunto efficienze tanto elevate da non prevedere ulteriori sviluppi. Nelle nostre zone montane c’è ancora la possibilità di sfruttare alcuni pic-

coli salti, con un’incidenza sul territorio maggiore rispetto all’eolico ed al fotovoltaico e iter autorizzativi complessi.

Iscat è una realtà recente che ha già saputo affermarsi nel panorama locale. Quali sono i vostri risultati migliori?

Il primo impianto importante è stato realizzato nel 2007 a Verzuolo: una centrale fotovoltaica sperimentale che ha messo a confronto vari tipi di moduli fotovoltaici e vari tipi di sistemi di inseguimento e di concentrazione. Grazie al loro costante monitoraggio, confronto delle produzioni ed elaborazioni dei dati, abbiamo individuato, per ogni tipologia, fattori di criticità e punti di forza, formando un’esperienza che stiamo applicando ai progetti futuri.

Attualmente stiamo realizzando una grande centrale fotovoltaica all’interno di una area di ex cava di inerti. Purtroppo in Italia la burocrazia non facilita molto gli investimenti, e ci auguriamo vivamente che l’amministrazione pubblica si alleggerisca di tanti vincoli che bloccano le iniziative private per investire in energia pensando al futuro.

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strata. Sul “ponte di comando” troviamo Mauro Roci Bellino e Gianfranco Sorasio, professore di fisica all’Università di Lisbona.

Investire in innovazione vuol dire produrre di più consumando meno risorse?

Non solo: significa pensare a produrre meglio, generando ricchezza e lavoro anziché impoverire il territorio. L’innovazione permette di mantenere la competitività con prodotti innovativi in mercati con forte potenzialità.

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fashion style DI ANNAMARIA ORZI LUCCHINI

Vi è un particolare spirito di contraddizione nelle ultime tendenze del prêt-à-porter dell’A/I 2010-2011, che sembra tradursi nella ricerca di un tipo di abbigliamento “difensivo”, in grado di far convivere le novità con lo spirito rètro, con un revival sopratutto riferito agli anni ‘50-’60 oppure attraverso contaminazioni etniche; ciò è riscontrabile un po’ in tutti gli stilisti e si può interpretare come una garanzia di sicurezza nell’ambito del particolare periodo che stiamo vivendo. Diamo allora uno sguardo alle creazioni minimaliste di Phobe Philo by Céline che ci propone una collezione di cappe-mantelle e cappotti (veri best-seller dell’anno) dalle linee essenziali e dai colori “soft”: blu, nero, grigio e beige. Non da meno Cloé

by Hannah Mac Quibbon che coniuga i beige in tutte le nouances, dal caramello al “sabbia del deserto” per abiti dalla linea mascolina e sportiva. Fedele all’”essenziale”, Stella McCartney presenta capi base come pantaloni fuseaux alla Jean Seberg, abiti di semplice linea trapezoidale e cappotti dal taglio decisamente sobrio. Vi è poi chi guarda, come fonte ispiratrice, alle eroine del Dott. Jivago, come Max Mara o chi mira ad un’evidente seduzione con abiti corti e dalle linee sottili come Jill Sander by Raf Simons. Continuando l’analisi sulla costante minimalista possiamo ancora osservare Fracisco Costa by Calvin Klein che ci propone abiti dalle semplici architetture, la cui freddezza e austerità sono sottolineate e accentuate dai colori bianco e blu metallizzati. Il “tricot”, prediletto da molti stilisti dell’anno, rimane nella tradizione di Sonia Rykiel, ed appare sulle passerelle con proposte allegre e disinvolte, non prive d’originalità nella ricerca di varianti sul tema. Un omaggio particolare e doveroso va attribuito al 70enne Roberto Cavalli che festeggia 40anni di moda dedicati alla femminilità più sofisticata, sempre con una grande, personale coerenza stilistica.

Le nuove proposte sono una conferma della creatività del maestro: abiti neohippy, pantaloni da harem, mantelli in pelle o astrakan, piccoli gillet in pelliccia, stoffe dal rigore artigianale, design etnico in commistione con l’animalier pezzato, maculato e tigrato tutto all’insegna di una armonica e superba eleganza bohème-aristocratica. Accanto ad una tendenza minimalista ed etnica, sopratutto sulle passerelle di Parigi e Londra, prevale lo spirito esplorativo della ricerca e della provocazione. La creatività più esasperata esplode, infatti, nelle proposte di Alexander Mc Queen, di John Galliano, di Jessy Miyake by DaiFuywara, Rich

Owens, Vivienne Westwood, con un’ibridazione esasperata di stili e linguaggi che dallo Steet-nigthware al neo-punk al neo-hippy sconfinano persino nel romanticismo più esasperato. Un’emozione particolare emana l’ultima collezione firmata Alexander Mc Queen, che trae ispirazioni dalle tele di Bosch alle sculture di Grinling Gibbons, costruite con una sartorialità tutta “cibernetica” di silhouette sontuose, sottolineate da preziosi drappeggi in broccato. Da Dior John Galliano lancia un “galop” d’eleganza riprendendo il glamour aristocratico del XIX sec. in modo attuale dove jodhpurs, redingote, lingerie, realizzate in mussoline leggere, crêpe georgette, pesanti lane grezze e cuoio, creano texture sorprendenti per una moda sensuale e provocante. Lagerfeld by Chanel, dopo la sinfonia pastorale dell’ultima stagione passa ad una fantasia polare-artica, dove sembra, in questa collezione, aver ripreso il senso delle stagioni, con pellicce più o meno rasate, bouclé, tweed, angora per abiti morbidi caldi e avvolgenti. In sintesi la moda della nuova stagione A/I vede convivere uno stile chic e in apparenza molto minimal e informato all’eleganza classica, ricco però di nuovi dettagli, per uno stile animalier, romantico, etnico, gothic, neo-punk, etc. Le palette colori vanno dai colori beige ai grigi fino ai rutilanti rossi; le lunghezze degli abiti sono o molto corti o lunghissimi e spesso lasciano la schiena nuda. Un grande ritorno è segnato dalle pellicce coniugate nelle varie forme da sportive ad eleganti con inserti in pelle, in pizzo eccetera.

Questa dicotomia tra una moda prudente ed una esplosiva, propositiva, dinamica è la sua stessa; essa vive e ci affasciana proprio nelle sue più marcate contraddizioni offrendo la possibilità di riconoscerci comunque in qualcuno dei suoi aspetti e con questa doppia anima continuerà sempre ad emozionarci, stupirci, farci giocare, incuriosirci, e mai annoiarci.

Femminilità sofisticata e abiti neo-hippy per un’eleganza bohème-aristocratica nella nuova collezione di Roberto Cavalli (dal catalogo del suo quarantesimo anniversario).

costruzioni in bioedilizia

B.L. S.r.l. costruzioni in bioedilizia

Via Roma, 27 – 12100 Cuneo (CN) - Tel. e Fax +39 0171 26.55.54 info@blcostruzioniinbioedilizia.it – www.blcostruzioniinbioedilizia.it

progettare benessere EFFICIENZA ENERGETICA, RISPETTO PER L’AMBIENTE E ALTA QUALITÀ SONO I MUST DELLA “BL COSTRUZIONI”.

L

a bioarchitettura è un nuovo modo di progettare e concepire gli edifici, considerando il rapporto diretto fra tutto ciò che si costruisce e l’uomo. Non è solo un modo di fare architettura e di costruire, bensì una filosofia di pensiero che pone l’uomo al centro del processo progettuale. L’uso corretto dei materiali e delle loro applicazioni, tecnologie che rispettino i processi costruttivi, l’attenzione all’orientamento ed alle caratteristiche morfologiche del contesto naturale, consentono la realizzazione di costruzioni perfettamente rispondenti alle esigenze dell’uomo.

La “BL - Costruzioni in bioedilizia”, grazie alle migliori competenze ingegneristiche acquisite nel corso degli anni e ad un costante aggiornamento delle tecniche di costruzione, realizza edifici a basso impatto ambientale, utilizzando

materiali ecologici non inquinanti e, soprattutto, con una fortissima riduzione del consumo di energia. Una casa, o qualsiasi altro edificio, realizzati secondo i criteri ecologici ed ecosostenibili non ottengono soltanto il risultato di una maggiore salvaguardia dell’ambiente ma, grazie al notevole risparmio energetico, consentono bassi costi di esercizio e manutenzione, consentendo di ammortizzare in breve tempo gli eventuali maggiori costi di realizzazione.

In cantiere, il prodotto maggiormente utilizzato nelle strutture è il legno, massiccio o lamellare che, a dispetto di quanto comunemente si pensa, è un materiale altamente ignifugo.

Materiali naturali vengono utilizzati anche nei componenti interni alle murature: isolanti in fibra di legno o in sughero e pannelli di finitura in “Fermacell”, un composto di gesso e fibre di

Un esempio di villa a basso impatto ambientale, realizzata con materiali ecologici non inquinanti. Salvaguardia dell’ambiente e risparmio energetico.

Nella pagina a fianco: la cura nei dettagli di finitura in alcuni particolari interni: materiali pregiati e personalizzazione degli ambienti per soddisfare le richieste personali anche più esigenti.

accompagnati dalle certificazioni che ne garantiscono le caratteristiche.

Un involucro super isolato, quindi, costantemente controllato durante la sua costruzione dai tecnici dell’azienda per verificare qualità e posa in opera dei materiali.

A questo si aggiunge poi una particolare attenzione per la cura dei dettagli di finitura, la scelta dei materiali per i rivestimenti interni e gli impianti con la possibilità di personalizzare ed assecondare le richieste del cliente anche più esigente.

La grande esperienza e professionalità della “BL Costruzioni” assicura qualità e tempistiche davvero eccezionali per una casa che, oltre ad essere bella e confortevole, sarà anche una costruzione che privilegia il benessere degli occupanti nel rispetto della vita e dell’ambiente, per un futuro più sano.

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cellulosa ottenute da carta riciclata selezionata e sminuzzata, ottimo isolante acustico, termico e antincendio con un’eccellente resistenza ai carichi.

Ed è proprio grazie ai materiali usati ed alla profonda conoscenza della “materia ambientale” che le case costruite dalla “BL Costruzioni” possono essere certificate in Classe A. Una corretta progettazione, attenta ai criteri di massima efficienza, pone le basi per realizzazioni di alta qualità. Lo studio del posizionamento e dell’orientamento rispetto al sole ed alle correnti principali, in sinergia con il contesto climatico, permetterà di sfruttare al massimo le componenti positive ambientali quali l’energia solare ed il calore della terra, minimizzando il fabbisogno energetico. Le fondazioni sono sempre opportunamente impermeabilizzate ed isolate per evitare infiltrazioni o ritorni di umidità. Così come la copertura dell’edificio, realizzata con coibentazioni in fibra di legno ad alto potere isolante (U=0,14 W/mq K).

Fondamentale poi è la coibentazione delle pareti, realizzate con un sistema esclusivo, assemblando lastre in gesso fibra “Fermacell” con un isolante di fibra di legno ad alto spessore e pannelli in legno lamellare o massiccio. Lo spessore totale della parete perimetrale sarà diverso a seconda della località in cui è prevista la costruzione, nel rispetto della normativa per la certificazione energetica.

L’impianto di riscaldamento viene normalmente proposto a pavimento, abbinato ad un impianto di ventilazione meccanica (con recupero del calore) per il ricambio dell’aria, così da assicurare il miglior comfort abitativo degli ambienti.

Un occhio di riguardo è riservato ai nuovi sistemi di produzione dell’energia con l’utilizzo combinato di pannelli solari e fotovoltaici di ultima generazione.

I serramenti esterni sono naturalmente dotati di vetro-camera a doppio o triplo vetro, per assicurare bassi valori di trasmittanza, e sempre

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accendiamo una nuova luce

DI B.R.

LA TECNOLOGIA LED E LE INNOVATIVE APPLICAZIONI DELLA SOLEAMBIENTE DI BRA PER BASSI CONSUMI ENERGETICI E ALTI RENDIMENTI.

I

l Dott. Cesare Schiaparelli, discendente di illustri avi come il cognome ci ricorda, colpisce per il carattere determinato e quella sua forza vivida da ricercatore, che lo rende, oggi, protagonista all’avanguardia nel settore delle energie alternative. Con grande lungimiranza è infatti riuscito ad applicare i principi delle nuove tecnologie legate al risparmio energetico ottenendo ottimi rapporti fra costi e benefici con il vantaggio ulteriore della personalizzazione “su misura”, adattabile alle esigenze delle grandi aziende come del piccolo artigiano.

Già fondatore della “Eurofin” che si occupa di finanziamenti per investimenti in eco-progetti, fonda a Bra, insieme a Giorgio Destefanis, la “Soleambiente Srl”. Un’azienda che racchiude in sé due anime: la prima legata allo studio, alla progettazione ed alla realizzazione di impianti

fotovoltaici e la seconda rivolta alla produzione di nuovi sistemi di illuminazione a LED per il risparmio energetico.

Una costante ricerca ed una incessante attenzione alle esigenze di risparmio delle aziende hanno portato alla formazione di un gruppo di lavoro specializzato nella progettazione e realizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica alternativa, strutturato con un centro di ricerca e logistica a Brescia ed un valido partner a Torino. “Diffondere nella nostra provincia la nuova tecnologia a LED, con prodotti efficienti e risparmi assicurati fino all’80% - ci dice il dott. Schiaparelli - è la nostra mission aziendale, che guarda con estremo rispetto all’ambiente”.

La tecnologia LED (Light Emitting Diode) è una delle proposte più promettenti di quel futuro

Una selezione fra la vasta gamma di sistemi per l’illuminazione civile ed industriale a LED per ambienti interni o esterni, prodotta dalla “Soleambiente”. photo: Daniele Molineris.

Il dott. Cesare Schiaparelli fondatore di “Soleambiente”, azienda braidese leader nel settore del risparmio energetico.

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che è già diventato presente. I vantaggi di questa innovazione sono dovuti alla sostituzione del tradizionale filamento di tungsteno presente nelle comuni lampadine, con diodi di silicio, il secondo materiale più abbondante sul pianeta, più comunemente conosciuto come sabbia.

“Negli ultimi anni sono già state immesse sul mercato numerose lampadine a LED, ma la tecnologia progredisce e i prodotti attuali sono migliori e costano meno. In più, a differenza di quanto si trova comunemente nella grande distribuzione, noi della “Soleambiente” siamo in grado di fornire lampadine personalizzate, che consentono di sostituire le vecchie, obsolete, senza dover per forza sostituire il corpo illuminante, lampada o faretto che sia”.

“Purtroppo ancora in pochi sanno che la riduzione possibile dei consumi è sorprendente.

- ci dice Schiaparelli - Una lampadina tradizionale si esaurisce in un periodo compreso tra le 1.000 e le 2.000 ore, mentre la durata di un LED è invece stimata fino alle 50.000 ore. Questo perché la vecchia tecnologia è legata al veloce deterioramento del tungsteno, che richiede più energia per essere portato a incandescenza di quanta ne sia destinata all’effettiva produzione di luce. Nei LED invece, l’energia viene concentrata nel generare luce, per questo una lampadina con 3 LED da 2 watt l’uno produce la stessa illuminazione di una lampadina alogena da 50 Watt, con consumi nettamente inferiori e una durata superiore di 7-8 volte. Oltretutto questo avviene in modo immediato, preciso, sicuro, senza emissione di calore, né di mercurio, né di dannosi raggi UV. Energia illuminante pulita.” Non è straordinario?

“Siamo in grado di sostituire l’illuminazione di qualsiasi attività civile o industriale, intervenendo esclusivamente sulle lampade, faretti, fari, binari, anche nel caso di quegli odiosi e tremolanti tubi al neon. Il risultato immediatamente apprezzabile – prosegue – sarà una illuminazione migliore, che riduce i costi di manutenzione. Inoltre essendo una luce “fredda”, che

ILLUMINAZIONE A LED Vantaggi •lunga durata di funzionamento con ridotti costi di manutenzione •elevato rendimento rispetto a lampade alogene e ad incandescenza •funzionamento in sicurezza •luce pulita priva di componenti IR e UV •flessibilità di installazione del punto luce •possibilità di un forte effetto spot •accensione a freddo senza problemi

Applicazioni •illuminazione di case private •illuminazione di uffici •illuminazione di musei e spazi pubblici •illuminazione centri benessere e piscine •illuminazione negozi e locali pubblici •pannelli segnaletici stradali •percorsi di sicurezza •illuminazione di navi e barche

Caratteristiche •miniaturizzazione •effetti dinamici (variazione di colore RGB) •valorizzazione di forme e volumi •effetti scenografici e di design

Tutti prodotti vengono collaudati e certificati da SoleAmbiente.

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non produce calore, contribuisce a ridurre le spese estive di condizionamento dell’aria, ed essendo di durata molto superiore alla media, produce meno rifiuti”. È soddisfatto il sorriso di Schiaparelli quando ci racconta di clienti che, a lavori ultimati, lo hanno ringraziato già dopo il riscontro avvenuto con la prima bolletta elettrica. Spesso sono negozi o show-room con esigenze particolari, che devono illuminare oggetti sensibili al calore, come la “Gioielleria Giovando” in Via Valobra a Carmagnola, o il negozio di profumi “Note di Profumo” in Via S.Pellico, 6, e la Gioielleria Bramardi in P.za Cavour, 27 entrambe a Saluzzo, dove il problema di valorizzare il prodotto e la

IMPIANTI FOTOVOLTAICI: DALLO STUDIO ALLA REALIZZAZIONE “CHIAVI IN MANO”

Oltre alla vendita di tutti i componenti per la realizzazione di piccoli impianti domestici, la “Soleambiente” si occupa della fornitura “chiavi in mano” di grandi impianti fotovoltaici stand-alone e connessi alla rete nazionale.

vetrina, si deve coniugare al risparmio energetico, senza peraltro rinunciare al design. “La luce a LED si dimostra ideale anche per i musei e le gallerie d’arte, dove l’assenza di mercurio, di calore, di raggi UV permette di non danneggiare le opere esposte”. Brillano gli occhi di Cesare Schiaparelli mentre continua a raccontarci delle sue luci. “I nostri prodotti non costano molto di più di quelli che si trovano in commercio, ma hanno in sé caratteristiche di qualità decisamente superiori ed un design che si ambienta in qualsiasi contesto. È anche importante ricordare che tutti i LED sono alimentati in bassa tensione, a 12V, il che li rende la fonte luminosa più sicura al mondo”.

La luce a LED risulta poi ottimale dove occorre una particolare cura degli allestimenti e della scenografia: con i sistemi a luce colorata RGB si possono ottenere effetti cromatici e giochi di luce seducenti per creare ambienti emotivamente coinvolgenti con atmosfere sempre diverse. “Non posso non essere fiero di questo nuovo sistema di illuminazione. Mi dà così tante soddisfazioni!” A questo punto riusciamo addirittura a strappargli una promessa. “Sono talmente sicuro del prodotto che sto proponendo di installarlo gratuitamente in ogni comune della provincia di Cuneo”. Ora il sorriso di Schiaparelli è davvero contagioso.

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una questione di sfida

DI DANIELA MILARDI

CRESCE IN PROVINCIA LA TENNIS MANIA. MOLTI NELLA GRANDA I CENTRI DOVE SI PUÒ PRATICARE QUESTO SPORT PER GIOCO, PER AGONISMO O SOLO PER DIVERTIRSI.

O

gni partita è una sfida con se stessi.

Certo, giochi contro un avversario, tenti di batterlo, ti impegni ma, alla fine, ti accorgi che quella era “la tua partita”: la grinta, la sportività, l’adrenalina, la corsa, la rincorsa, la presa impossibile, la competitività, la stanchezza, fanno parte di te, di quello che sei e di come ti sai mettere in gioco.

E senza scomodare Freud o Jung per comprendere perché un individuo ha bisogno di dimostrare continuamente qualcosa a se stesso, il maestro Pira ci viene in aiuto: “Il tennis è uno di quegli sport che tenta di fregarti - ammette perché l’aspetto mentale ha la valenza su quello fisico: puoi sopportare e superare la fatica ma non lo stress mentale. Difatti, durante la mia carriera d’allenatore, dove ho avuto la fortuna di lavorare con il grande Piatti, (a fianco

di Camporese, Furlan e Caratti, ndr.), ho visto fior di giocatori che non riuscivano a reggere psicologicamente tutta la gara; si tratta di una grande scuola di vita dove sei solo in un’arena con tanta gente che ti guarda e ti giudica”.

Grazie Maestro, ma chi desidera giocare per puro divertimento un singolo o un doppio, cosa deve fare?

La parola d’ordine è, come per tutti gli altri sport, divertirsi.

Fortunatamente nella nostra città e in provincia sono molti i centri tennistici dove giocare la nostra partita.

Apriamo la carrellata con la “Cuneese Tennis”, il primo circolo per anzianità dove, per tutta l’estate ha funzionato alla grande l’appuntamento quotidiano con i bambini dai 6 ai 13 anni, tenuti a bada dal bravo maestro Iraldo.

Nel campo centrale del “Country Club” di Cuneo si disputa la finale dell’International Country Club Bre, torneo femminile di rilevanza internazionale. photo: Press Office Country Club Cuneo.

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Per i grandi è stato invece un alternarsi di gare e di tornei fra cui lo Storico “Circuito Parola Sportwear”, doppio maschile limitato 3.3.

Da non perdere le fasi finali dei tornei sociali 2010 che si svolgeranno dopo la prima metà di settembre e tutti gli appuntamenti che seguiranno durante l’inverno. Sì, perché alla Cuneese è un susseguirsi di gare, manifestazioni ed attività; in campo agonistico partecipa ai campionati provinciali di serie D2 maschile e ai campionati a squadre sia con formazioni giovanili che Over.

La scuola d’avviamento tennis (SAT) inizierà il prossimo 11 ottobre e si concluderà il 13 di maggio.

Appuntamenti importanti anche ai “Campi Comunali (GIS)”, presso il Parco della Gioventù di Cuneo dove, ad ottobre di ogni anno si svolge l’ “A.S.D. Progis 2002”, i corsi di addestramento a cui partecipano una sessantina di ragazzi dai 6 ai 18 anni con giornate di video-analisi tenute dal famoso Danilo Pizzorno.

Ma, l’attività più nobile del GIS è sicuramente quella rivolta ai disabili con i quali, i maestri Bondi e Mellano, preparano gare e tornei in carrozzella.

Molti i risultati conseguiti da questi tennisti: vittorie e piazzamenti importanti sia a livello regionale che a livello nazionale.

Sempre a Cuneo, per gli sportivi del “Country Club”, prestigioso circolo immerso nel verde della città, l’estate è stata piuttosto movimentata con tornei sociali e soprattutto con il tennis femminile.

L’ “International Country Club Bre” con montepremi da 100mila dollari, ha visto gli appassionati del tennis arrivare da tutta Europa per applaudire le campionesse mondiali della racchetta; quest’anno il trofeo è andato all’italosvizzera Romina Oprandi che ha battuto in finale la francese Pauline Paumentier. Ma, anche all’interno del circolo il settore agonistico è determinante, grazie al lavoro e alla professionalità degli istruttori Durando e Ponzio.

I ragazzi della scuola SAT presso gli impianti GIS a Cuneo, durante una lezione teorica con il maestro. photo: Press Office GIS Cuneo.

La campionessa Laura Thorpe (n.186 WTA) sui campi del Country Club di Cuneo dove si allena. photo: Press Office Country Club Cuneo.

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Va forte l’agonismo anche al tennis “Match Ball” di Bra costellato da piccoli e grandi traguardi: nel 2003 la federazione Italiana tennis ha premiato il circolo braidese assegnandogli le gare del Campionato Italiano di 2a categoria, fiducia riconfermata nel 2008 quando la FIT ha affidato al “Match Ball” l’organizzazione delle fasi finali ospitando grandi talenti fra cui Andrey Golubev (n° 37 Atp), kazako di passaporto ma braidese per residenza che, dal 2002 si allena quotidianamente sulla terra rossa del circolo piemontese.

Per chi ama giocare a tennis senza ambizioni di traguardi o di risultati, il circolo mette a disposizione degli sportivi 10 campi di cui 4 al coperto, 4 all’aperto più due polivalenti.

Merita una lode anche il “Tennis Club Savigliano” che, negli anni, si è messo in evidenza per la frenetica formazione didattica dei ragazzi delle scuole offrendo loro corsi a basso costo, affidandoli all’esperienza dei maestri federali Ilario Luciano e Claudio Buratti.

Il Circolo è attivo anche in campo agonistico con la Coppa Italia femminile e maschile anche se, il fiore all’occhiello, rimane il “Torneo del Marchesato” che si svolge attraverso 8 circuiti della provincia che coinvolgono: lo Sporting Michelin, il Tennis Club Saluzzo, il Tennis Club Busca (dove si svolgono le semifinali) e il Tennis Club Savigliano che ospita ormai da anni la finale del torneo il 18 settembre.

Spostandoci poi a Saluzzo, vicino al parco di Villa Aliberti, su quello che un tempo fu il glorioso stadio “Willy Burgo”, ci troviamo al “Tennis Club di Saluzzo”; una realtà sporti-

Durante l’anno, l’attività sportiva prosegue frenetica sui sei campi di terra rossa all’aperto mentre nei mesi invernali, si gioca nei due campi coperti in sintetico, sotto una moderna struttura in legno lamellare.

Si disputano tornei, gare e partite fra soci allo “Sporting Club Mondovì”, circolo moderno ed attivo per gli appassionati della racchetta.

Ogni anno, centinaia d’atleti provenienti da Piemonte, Liguria e Lombardia, si danno appuntamento nel centro monregalese per il prestigioso “Torneo Nazionale Nike”. Un’altra

iniziativa interessante riguarda l’istituzione della “Scuola Tennis Vittoria” allargata anche ai centri tennistici di Chieri, Carmagnola, la Thuile e diretta dall’ex campione Graziano Silingardi che, a proposito del tennis afferma: “Non si tratta soltanto di uno sport, ma di una vera scuola di vita che insegna la disciplina, la lealtà, la determinazione, la costanza e l’impegno. È vero - conclude - sono le doti essenziali per un bravo tennista ma sono soprattutto le caratteristiche che un uomo deve adottare ogni giorno, nella propria vita quotidiana”.

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va moderna e all’avanguardia, ristrutturata di recente con tre campi in terra battuta, uno in moquette e l’altro in sintetico. Nessuna barriera architettonica e grandi tornei per i tennisti in carrozzina.

Ottimo lavoro anche nel campo agonistico di serie D3 e di serie C maschile.

Anche al “Tennis Club Alba” il settore agonistico è stato per anni fondamentale poi, una severa sanzione federale è piovuta sul sodalizio albese nel febbraio scorso cancellando il circolo dai campionati nazionali affiliati.

Oggi, grazie alla determinazione del suo Presidente e di tutto il Consiglio d’Amministrazione, il circolo sta tornando fra i “grandi” del tennis e, dal vivaio arrivano giovani promesse per il futuro del tennis nazionale.

Chiudono il circuito tennistico della Granda lo “Sporting Club Fossano”, in località Tagliata, attivo soprattutto con la scuola Sat diretta dal maestro Fulvio Priotti.

Attualmente nove squadre partecipano ai relativi campionati: la squadra degli over 45 si è classificata alla pool finale del campionato italiano a Roma nel giugno scorso.

Nella pagina precedente: dal circolo tennistico Match Ball di Bra, il tennista Andrey Golubev, (n. 37 A.T.P.) sull’erba di Wimbledon photo: Press Office Match Ball Bra. A fianco: l’italo-svizzera Romina Oprandi (n° 80 W.T.A.) vincitrice dell’International Country Club Bre 2010. photo: Press Office Country Club Cuneo.

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splendente più che mai

DI I.B. PHOTO: FABRIZIO GREMO MATTEO BOTTO

TRADIZIONE ED INNOVAZIONE SI FONDONO NEL RINNOVATO “VITTORIO VENETO”, STORICO RISTORANTE DI CHERASCO

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a Storia del “Ristorante Vittorio Veneto Da Aldo” iniziò nel luglio del 1972, quando il Signor Aldo, insieme alla moglie Angiola, rilevarono una vecchia trattoria in Viale Salmatoris a Cherasco. Cucina piemontese doc, prodotti freschi e scelti con una cura particolare, un ambiente accogliente e la cortesia del personale in sala furono gli ingredienti vincenti che portarono il locale a divenire una leggenda non solo nel territorio cheraschese. Chi infatti non ricorda i risotti, il coniglio con semi di finocchio, il patè di fegatini e tutti i succulenti piatti che rendevano davvero speciale il menu del Vittorio Veneto? Il tutto poi accompagnato dal profumo e dal gusto corposo dei migliori vini piemontesi. Poi la grande svolta, nel 1987, con il trasferimento del ristorante presso il Rustico di Palazzo Ormea, in via San Pietro 32, nel

centro storico di Cherasco e tutt’ora sede del Ristorante. Una clientela nazionale ed internazionale, la sensazione di “essere a casa” e tutti i prodotti del territorio non hanno fatto altro che ampliare ulteriormente la popolarità della genuina cucina piemontese del locale, insignita anche ufficialmente con il Diploma dell’Accademia di Cucina.

Da un anno il Vittorio Veneto, dopo una sapiente ristrutturazione, riapre al pubblico completamente rinnovato, sempre con sede nella centralissima Via San Pietro 32.

Gli originali piatti dello Chef Paolo Sciannanteno, supportato in cucina da Ivano Lacorte, sono protagonisti di nuovi percorsi del gusto coniugando il sapore della tradizione al piacere dell’innovazione. Il Vittorio Veneto si ripropone dunque in una veste originale e di-

RISTORANTE VITTORIO VENETO Via San Pietro, 32 - 12062 Cherasco (Cn) Tel. +39 0172 489193 www.ristorantevittorioveneto.it Chiuso il mercoledì

e alle antiche ricette riproposte con il gusto contemporaneo che emoziona e stupisce.

Vittorio Veneto è infatti sinonimo di qualità e genuinità. Per questo motivo i menu cambiano ogni giorno e sono accuratamente studiati in base ai prodotti del territorio, allo scorrere delle stagioni e all’ispirazione creativa della cucina.

Lasciarsi “tentare” dalle proposte dello Chef è come abbandonarsi ad una leggera carezza. Il palato sarà dolcemente solleticato e la scoperta o la riscoperta di gusti tradizionali reinterpretati con originalità appagheranno la gola, deliziando la vista grazie alla mise en place sempre impeccabile.

I piatti spaziano dalle proposte gastronomiche tradizionali a quelle più innovative. Tra i “classici” intramontabili si può avere l’occasione di assaggiare la coscia di coniglio farcita, le capesante con crema di cavolfiori, il brasato al barolo con cioccolato fondente e la minestra di trippa e ceci. Stupiranno alcune tipologie di pesce cotto nella carta fata e l’insalata di anatra con puntarelle ai pinoli. E per i clienti più golosi il semifreddo al mandarino, la panna cotta allo zafferano e le sfogliatine con mele saltate al Calvados.

Invincibili tentazioni, golose proposte di piatti tipici rivisitati con fantasia, tradizione e curiosità.

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versa a partire dall’allestimento degli ambienti, rivisitati dall’artista Daniele Cazzato che ha saputo dare un taglio elegante e contemporaneo, non escludendo gli elementi classici della tradizione piemontese. Un progetto fortemente voluto e realizzato dai fratelli Domenico e Franco Macrì, molto vicini ai valori e alla cultura del territorio in cui vivono e che hanno fatto riemergere quello che negli anni ha rappresentato un importante punto d’incontro enogastronomico della “Granda”. Il nuovo inizio, in grande stile, ha dato l’avvio a serate di grande gusto, dove il Maître di Sala, Mauro Bertello affiancato da uno staff di cucina e di sala giovane e motivato, non lasciano nulla al caso: un menu locale, rivisitato in chiave moderna ed internazionale e buona musica accompagneranno le serate. All’interno, nel giardino e con accesso a parte, la suggestiva “Limonaia”, lounge bar aperto fino alle 24 dove poter gustare un tranquillo ma coinvolgente aperitivo.

Sapori piemontesi, ingredienti scelti, arte sapiente che combina con fantasia tradizione ed innovazione. Al Vittorio Veneto creatività, raffinatezza e gusto per il buon cibo si mescolano sapientemente alla storia che viene da lontano

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la forza vincente del territorio

DI N.P. PHOTO: PRESS OFFICE ATL CUNEO

L’ATL DEL CUNEESE COMPIE 12 ANNI. CON IL PRESIDENTE GIANNI VERCELLOTTI E IL DIRETTORE PAOLO BONGIOVANNI TRACCIAMO UN BILANCIO DI QUESTI ANNI DI LAVORO, DAGLI INIZI DIFFICILI AL RECORD DI PRESENZE DEL 2009.

L’

A.T.L. del Cuneese, l’Ente del turismo delle valli alpine e della pianura della provincia di Cuneo, iniziò il suo lavoro di promozione del territorio dodici anni fa. Undici soci con la sede in un buio sottoscala, un solo telefono, senza computer, 9 milioni di lire sul conto corrente e tante buone speranze. Oggi, dodici anni dopo, i soci sono 107, rappresentativi di tutte le realtà istituzionali e imprenditoriali private del Piemonte, con un bilancio che è cresciuto a 1.200.000 euro e un incremento delle presenze di turisti che ha raggiunto, nel 2009, la cifra record di 960.000 unità. “Siamo l’unica A.T.L. del Piemonte che non paga interessi passivi e riceviamo costantemente richieste di ingresso nella nostra compagine sociale, tanto che abbiamo dovuto riaprire, lo scorso aprile, il capitale sociale” - spiega con orgoglio il Presidente,

avv. Gianni Vercellotti. “Quest’anno abbiamo organizzato, insieme all’Amministrazione Provinciale ed ai Comuni di Savigliano e Cuneo, l’evento più importante della provincia, la Tappa cronometro a squadre del 93° Giro d’Italia. Produciamo circa 100.000 depliant di accoglienza e di promozione turistica, suddivisi tra l’annuario ospitalità che presenta le strutture ricettive della provincia in cinque lingue, i cataloghi che illustrano gli eventi fieristici, la guida del distretto cicloturistico, dell’escursionismo a piedi ed il materiale d’immagine che presenta le stazioni sciistiche del Cuneese. Partecipiamo a 21 manifestazioni nazionali ed internazionali in Italia, Francia, Germania, Olanda, Belgio, Scandinavia e Russia ed abbiamo in programma 9 viaggi studio riservati a giornalisti ed operatori turistici che visiteranno la nostra provin-

La promozione turistica del territorio è la risorsa su cui si basa l’attività dell’ATL del Cuneese.

Un territorio che offre ricettività in ogni periodo dell’anno, con attività per tutti.

Nella pagina a fianco: il Presidente avvocato Gianni Vercellotti ed il Direttore Paolo Bongiovanni.

impegna le nostre strutture ricettive - alberghi affittacamere, rifugi, B&B, campeggi o residence - a periodi di intensa attività in alta stagione, ma, allo stesso tempo, assicura presenze costanti durante tutto l’anno”.

“Per noi è importante il lavoro di squadra e la sinergia che riusciamo ad instaurare con l’Amministrazione Provinciale grazie ad Assessori capaci e competenti quali Federico Gregorio prima - poi passato in Regione - e Pietro Blengini oggi, ed alla grande disponibilità del Presidente Gianna Gancia” - conclude Vercellotti - “Certo, c’è un cambiamento in atto ed il mercato non lo si può condizionare: va seguito, assecondato e conquistato. Ed è per questo che sarà necessario un esame attento e condiviso del territorio per poter essere ancora più competitivi, a partire dalla grande innovazione che porteremo a battesimo alla fine del 2010 con la possibilità di prenotare direttamente on-line le camere.

Se possibile creeremo ancora una maggiore interazione con i grandi eventi, operando scelte anche ardite, valorizzeremo meglio gli uffici turistici, che sono il nostro biglietto da visita per chi arriva e, pur coscienti delle grandi difficoltà economiche, stimoleremo gli enti ad investire di più in promozione turistica utilizzando meglio i fondi a disposizione”.

L’attuale congiuntura economica non promette

certo un futuro scintillante, ma quando assistiamo alla nascita di nuove strutture che diventano presto il fiore all’occhiello dell’accoglienza piemontese, così qualificate da essere competitive a livello internazionale, o quando partecipiamo ad eventi che migliorano anno per anno, crescono ed attirano sempre più appassionati a soggiornare in provincia, allora non possiamo che vedere il futuro con il sorriso, convinti della forza vincente di questo territorio e dei suoi uomini.

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | TERRITORIO

cia. Per la prima volta, quest’anno, abbiamo organizzato il “Festival Estivo della Provincia Granda” che nelle nostre intenzioni deve diventare ciò che sono “Autunno con gusto” e “Sapori di primavera” per l’enogastronomia, cioè un pacchetto di eventi turistici estivi che legano cultura e territorio. Abbiamo finanziato la Coppa del Mondo di Snowboard di Limone Piemonte, la Coppa del Mondo di Skiroll, i Campionati Italiani di sci di fondo e altre 30 manifestazioni che garantiscono un ritorno turistico e di immagine per tutto il territorio”.Le campagne stampa dell’A.T.L. sono affiancate da 3 siti internet: quello istituzionale che presenta il territorio cuneese www.cuneoholiday.com, l’innovativo sito per chi ama lo sport all’aria aperta in estate e in inverno www.cuneoutdoor.it e quello che presenta il Festival Estivo www.festivalestivo.com.

Settimanalmente viene inviata una newsletter aggiornata a 7.200 contatti registrati, di cui solo 1.740 piemontesi.

“Quando abbiamo iniziato dodici anni fa organizzando la prima “Fiera del Marrone” - continua il Presidente Vercellotti - “volevamo scuotere il cuneese dal torpore, fargli prendere coscienza delle proprie potenzialità, creare un sistema di eventi e poi da lì lavorare per una crescita del turismo; quelle speranze oggi sono diventate certezze: un milione di presenze, la consapevolezza di essere un territorio con una straordinaria vocazione per il turismo e, finalmente, il superamento del campanile”.

“Se il 2009, profondamente segnato dalla crisi nazionale ed internazionale, per il cuneese è stato un anno record per affluenza turistica, il 2010 mostra invece già i segni di un lieve cambiamento di rotta” - precisa il Direttore Paolo Bongiovanni. “Sempre meno persone scelgono la vacanza lunga, concentrando il soggiorno in una settimana, soprattutto ad agosto, mentre sono sempre più numerosi i turisti che organizzano brevi week-end nel resto dell’anno.

Questo nuovo modo di intendere il turismo

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poetica ambrosiana

DI R.A.

“OGGETTI E CONCETTI”, LA MOSTRA DI CORRADO AMBROGIO ALLA “ART GALLERY LA LUNA” DI BORGO SAN DALMAZZO

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el Novecento, insieme alle avanguardie artistiche, musica, cinema e teatro, sono stati essenziali nel determinare la rottura della forma e, nello stesso tempo, nel porsi al servizio di un’istanza soprattutto etica dell’arte.

L’estetica viene associata ad un’idea nuova del mondo. Molti artisti hanno capito che con l’avvento della scienza e della tecnica l’uomo sarà sempre più “modellato” dall’informazione che riceve da ciò che lo circonda. Ma l’artista, per sua natura, tenta in ogni modo di non omologarsi e di guardare agli oggetti con il proprio personale occhio, come fa Corrado Ambrogio, un punto di vista che guarda l’abisso del reale senza farsi risucchiare dall’abisso del realismo, senza abbandonare il suolo a cui la materia ci lega.

Nel campo dell’arte l’oggetto-cosa ha assunto un’importanza e una vastità che, a ragione o

a torto, possiamo considerare una delle forze trainanti dei principali movimenti artistici del moderno. Con maggiore o minore consapevolezza, tutti noi diamo un significato alle cose, ma solo gli artisti lo fanno metodicamente, secondo personali tecniche, e percorsi di ricerca.

Essi danno la propria voce alle cose mute.

Il punto chiave della poetica ambrosiana è il suo custodire il mistero dell’oggetto come una sorta di trascendenza tutta interna alla quotidianità. Lui ritrova, compra, accudisce, restaura, aromatizza oggetti e cose, che quasi sempre emanano un sentore di malinconia o di morte, assomigliano magari a fiori vizzi, che per rinascere hanno bisogno delle sue attenzioni. Così ogni scultura diventa una piccola avventura; riunendo i diversi pezzi l’artista ritrova i propri giorni, non quelli lenti dell’atélier, ma quelli del viaggio, se pur minimo, nei mercati e nelle bot-

La poetica di Corrado Ambrogio tenta in ogni modo di non omologarsi e di guardare agli oggetti con il proprio personale punto di vista che interpreta l’abisso del reale senza farsi risucchiare dall’abisso del realismo.

Tele tendenti al monocromo, con colori scuri, vicini al nero, e sculture che riuniscono pezzi di vita dell’artista in una nuova dimensione.

Assemblea Teatro con testi di Erri De Luca e balletti di Antonella Dell’Ara. Non solo oggetti, ma anche molte tele, che ritualizzano in modo originale la grande lezione storica dell’Impressionismo e del Divisionismo, e una tendenza al monocromo e ai colori scuri, vicini al nero.

Con queste superfici, che ci riportano a notti stellate, l’artista insegue il colore sino al suo punto di inabissamento, lo accompagna, appunto, verso la sua notte, e prova a cercare la luce stellare nel suo momento di affermazione inaugurale, dal suo provenire dal buio. Tele e quadri che ci mostrano come un luogo, una situazione, un soggetto non sono gli stessi all’interno di un viaggio di andata e ritorno dal cosmo alla terra, un colore non è mai lo stesso se si illumina o si spegne. (testi tratti dalla presentazione di Marisa Vescovo)

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | ARTE

teghe, nelle case amiche. Le eruzioni, i legni, le rocce vulcaniche, gli spazi concavi come cappelle, ci riportano al mito che dona all’oggetto una dimensione nuova: una lieve tinta di ironia in una favola velata di scetticismo.

Ambrogio sa di vivere nella società dello scarto, del rifiuto, in mezzo a mucchi di rottami dovuti al benessere della pace e del consumismo.

L’artista non prende però un “rifiuto” per deificarlo, il suo tono non è drammatico, ma nemmeno esaltativo. I suoi oggetti sono ancora vivi, sono personaggi in cerca d’autore, sono signori decaduti come li intendeva Pascal.

In questi giorni sta preparando una mostra, la personale “Oggetti – Concetti” che sarà ospitata alla “Art Gallery La Luna” di Borgo San Dalmazzo, dal 14 ottobre, con un vernissage in cui interverrà Marisa Vescovo, curatrice del catalogo, con performance vocali del gruppo

I SERRAMENTI CON SISTEMA “CLIMA GIRAUDO”

La Ditta Giraudo Giovanni presenta una nuova linea di serramenti ed accessori che non alterano le abitudini di vita e di costruzione tecnica in cantiere.

Serramento Clima69: con buone caratteristiche estetiche, termiche e ottime qualità acustiche (44dB) per cui il cliente che ha l’abitazione dotata di tali serramenti può usufruire delle detrazioni fiscali del 55%.

Serramento Clima78: (vedi fig.) che con triplo vetro ed un’elevata coibentazione termica pari e inferiore a W/MqK = 0,9 certificato dall’Istituto Giordano.

Cassonetto per avvolgibile in legno di nuova concezione: con caratteristiche acustiche superiori a 40 dB, risponde alle esigenze richieste dalla Normativa vigente ed è disponibile in 3 versioni con coefficienti termici pari a valori di W/MqK 1,3 – 0,7 – 0,38. Quest’ultimo è al pari di una coibentazione di un muro per Casa Clima Passiva con ispezione dal lato interno per una facile manutenzione. Il tutto, unito da un ingegnoso sistema di falso telaio, guide per avvolgibile, che ne semplifica di molto le operazioni logistiche e tecniche in cantiere e consente la posa delle delicate parti estetiche e meccaniche in ultima fase di lavoro evitando parti murate. Inoltre il cassonetto è sostituibile anche in un secondo tempo, in casa abitata. Da settembre, dopo aver superato la prima fase dei corsi a cura dell’Agenzia Casa Clima, la Falegnameria Giraudo Giovanni sarà una dei primi “Artigiani Casa Clima” per la provincia di Cuneo e successivamente partner della stessa Agenzia.

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la rinascita dei sensi

DI B.R.

SENSAZIONI, AURA, RISVEGLIO E ISTINTO NEL CENTRO DI ALBA

S

ari: una parola che racchiude in sé tutta la filosofia di un luogo magico. È l’acronimo di Sensazioni, Aura (intesa come pausa rilassante), Risveglio (attraverso i vari trattamenti rituali ed il wellness) ed Istinto (Pilates, Yoga e Watsu). Un luogo realmente esistente. Ad Alba, città dalle mille sfaccettature, teatro nel mondo per i suoi eventi, con la sua storia e con la sua personalità vivace e produttiva. Un progetto che vede la nascita nell’estate del 2001.

2000 mq distribuiti su due piani in cui sport e benessere si incontrano: “Sari Spa” offre trattamenti di bellezza, sauna, bagno turco, vasca idromassaggio, relax e tisaneria mentre “Sari Fitness” prosegue la decennale esperienza d’insegnamento dell’Albanuoto integrata nel tempo con aerobica, pilates, spinnig e rowing.

Completa il progetto “Sari Cafè”, un luogo d’in-

contro dove concedersi una piacevole pausa rilassante.

Concepito secondo un orientamento filologico che ha indirizzato la scelta di forme, colori e luci in sintonia con la filosofia d’utilizzo, il risultato è un ambiente che infonde grande serenità e rilassatezza. Il progettista Luigi Chiomio di Cavour ci conferma: “il nostro scopo non era stupire, ma rasserenare.”

Entrare in Sari Club è come vivere un’esperienza multi-sensoriale, e già il tranquillo e piccolo cortile interno ti proietta in un mondo parallelo, distante dal frastuono della città che ci siamo lasciati alle spalle. Un ascensore in cristallo ci conduce al piano dove si apre la reception.

Qui, dopo l’accoglienza, i percorsi si dividono così che chi frequenta l’area fitness o chi si ferma al bar-ristorante non disturba chi sceglie i

trattamenti, ognuno con proprio spogliatoio separato. Il fil rouge che unisce tra loro le 4 aree del Sari Club (reception, bar-ristorante, fitness e benessere) è rappresentato esclusivamente dagli arredi ricorrenti: mobili in legno a venatura striata dell’Ebano Makassar, vetro satinato

Alcuni degli ambienti e degli spazi del centro benessere dove ogni particolare è stato curato e pensato non per stupire, ma per rasserenare. Piscina, SPA e palestra offrono esperienze multisensoriali che coinvolgono fisico, mente e spirito.

coppia, Talasso per i trattamenti della pelle a base di sali del Mar Morto, il Rasoul, o sala dei fanghi per la rimineralizzazione, il drenaggio, il rassodamento e la detossinazione della pelle.

Per prolungare lo stato di relax, senza doversi rivestire, nulla di meglio di uno spuntino nel dehor del bar, dove gustare piatti a base di alimenti biologici e ricette gustose con ingredienti di primissima qualità.

E dopo una mezza giornata dedicata a sé stessi, rigenerando il fisico, la mente e lo spirito, siamo finalmente pronti ad affrontare un’altra giornata, rinati nei sensi.

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | SPECIAL ADVERTISING | BENESSERE

e alluminio naturale con caldi luci nascoste.

Pavimenti in resina color rame in reception, ceramica crema per la zona fitness, legno per il bar-ristorante e ceramica Corten per la zona benessere si coordinano ai colori dei muri dei tessuti d’arredo per coinvolgere con emozioni sempre nuove chi transita da un locale all’altro.

Un corridoio ondulato prepapara lo spirito al rilassamento e conduce alla zona benessere e alla tisaneria che si affaccia sul patio-giardino.

In quest’area vengono praticati i trattamenti ed i rituali che sono le specialità del Sari: bagni drenati e rilassanti, massaggi con le pietre laviche e Lushly per i rituali polinesiani eseguiti da abili mani specializzate. Ma il relax continua provando il percorso termale, valorizzato da candele e luci radenti e diffuse con effetti cromatici straordinari. Diversi gli ambienti termali: il Thermarium con docce sensoriali di diverse temperature, aromi e luci di colori differenti; il Calidarium in marmo e mosaici, con fontanella pozza di raffreddamento illuminata per l’effetto cromoterapico; il Laconicum con essenze profumate e mosaici preziosi dove l’illuminazione è di colore arancione; il Frigidarium con docce a pioggia e cascata di ghiaccio pervase dalla luce blu e la Sauna Finlandese con luce diffusa indiretta e vetrata sulla zona delle Aquae Calidae.

Qui troviamo le docce di preparazione e, in una magica luce viola, la piscina per i massaggi Watsu, mentre poco più in là ci attrae lo scroscìo delle cascate per il massaggio cervicale e gli idromassaggi seduti, allungati e in piedi con getti a spirale. Ma le coccole non sono ancora finite: in una zona exclusive, tra marmi pregiati e colori rilassanti, troviamo le cabine Tatami per lo shiatzu, Ayurveda per massaggi anche in

Ki Srl - Centro Benessere Sari Club Corso Piave, 55 - 12051 Alba - CN +39 0173 283758 www.sariclub.it - info@sariclub.it

I SARIDAY SONO SU MISURA PER TE I Sariday sono percorsi organizzati in base alle proprie, personali, esigenze di tempo. A scelta fra “Hot Stone & Recover Touch”, rituale con pietre calde alternato a passaggi nelle acque a diverse temperature, “Aromasoul”, fra acqua, sauna e massaggio aromatico rituale con vari olii essenziali, o ancora “Californiano”, “Sali e fanghi”, o il più semplice “Thermae”.

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Nasce Playevent.

Ed è già grande!

Eventi - Convegni - Meeting - Turismo congressuale Dall’esperienza decennale dell’agenzia Play Adv nel campo della comunicazione pubblicitaria e d’impresa, viene alla luce Play Event.

La sua naturale estensione, segno evidente di crescita come anche di dinamicità. Nasce ed è già punto di riferimento essenziale nell’organizzazione di eventi, convegni e meeting aziendali forte anche della sua collaborazione maturata nel tempo con l’agenzia di management Ridens, che vanta la gestione dei migliori comici provenienti da Zelig, Colorado Cafè e dal mondo live.

E’ nata Play Event e, come tutte le buone novelle, ne viene dato l’annuncio.

Con la collaborazione di

Play ADV Srl - Centallo (Cn) - S.R. 20 Reg. San Quirico 673 - Tel. 0171 214085 - www.playevent.it

BEETHOVEN “SECONDO” TOSCANINI

la “pastorale” N

ella storia della musica Beethoven rappresenta una figura di uomo e di artista assolutamente nuova. Nella sua vita cercò sempre la libertà e l’indipendenza. Formatosi proprio negli anni in cui la Rivoluzione Francese dettava all’umanità leggi di fratellanza ed uguaglianza, egli sentì che anche l’artista aveva il dovere di lavorare per tutti i suoi simili. Così fu il primo a spezzare ogni rapporto di subordinazione con l’aristocrazia e per primo visse del proprio lavoro, che offriva ai suoi editori, pretendendo di essere ricompensato per quello che valeva. Mentre tutti i suoi predecessori, fino a Mozart e Haydn, avevano vissuto e lavorato nell’ambito di una cerchia ristretta, sovvenzionati dai loro padroni e dai teatri reali, Beethoven cercò impetuosamente il contatto con un pubblico sempre più vasto.

L’ardente amore per la natura era uno dei tratti più caratteristici di Beethoven. Era capacissimo di vagare per i campi intere giornate, dalle sei del mattino alle dieci di sera nella buona stagione, trasportato dall’ispirazione delle sue idee musicali. E la Sesta Sinfonia Op. 68, detta “Pastorale”, è proprio un quadro limpido e ben disegnato della vita campestre.

Alcuni studiosi si sono accapigliati per più di un secolo per stabilire se la Pastorale, che Berlioz ha giudicato “un sorprendente paesaggio dipinto da Poussin e disegnato da Michelangelo”, fosse o non fosse da porre tra i migliori esemplari sinfonici della cosiddetta musica a programma. Sta di fatto che Beethoven ha sempre sdegnato i pezzi descrittivi e programmatici. Le stesse didascalie che precedono ciascun tempo dell’opera non costituiscono che un riferimento ai fatti che hanno concorso a suscitare le poetiche impressioni del musicista: così troviamo “Sensazioni allegre e piacevoli che si destano nell’uomo quando arriva in campagna”,

“Scena presso il ruscello”, “Allegra riunione di contadini e temporale” o ancora “Coro di pastorale: riconoscenza e ringraziamenti delle divinità dopo il temporale”.

La “Sesta” era una delle sinfonie preferite da Toscanini, e fu la prima delle nove sinfonie beethoveniane che diresse alla guida dell’orchestra NBC (8 gennaio 1938) e, curiosamente, l’ultima (7 marzo 1954).

Sessant’anni fa la Pastorale era annoverata nel gruppo delle sinfonie di numero pari, considerate qualitativamente inferiori a quelle di numero dispari. È stato soprattutto merito di Toscanini, e della sua capacità interpretativa, a rettificare questa considerazione e a conferirle il giusto valore nell’intero panorama di Beethoven.

Toscanini ha, per così dire, spogliato la Pastorale da ogni atmosfera di sentimentalismo dovuto ad un certo modo di intendere l’amore per la natura.

Inoltre ha evidenziato la melodia bucolica degli strumenti a fiato, ci ha ricordato nel secondo movimento che un ruscello può “mormorare”, senza essere per questo un’acqua tranquilla; ha evocato la vitalità dei contadini nel terzo movimento tramite ritmi di danza ed ha descritto lo scatenarsi del temporale, nel quarto movimento, apportando alcuni ritocchi all’orchestrazione di Beethoven.

Col tenero cantabile dell’ultimo tempo, infine, il grande Direttore ci mostra in tutta la sua pienezza la gioia profonda che la natura suscitava in Beethoven.

Ascoltando le varie esecuzioni della Pastorale da parte di Toscanini, partendo dalla registrazione del 1937 con l’Orchestra Sinfonica della BBC, per passare poi alle otto diffusioni con la NBC, fino alla registrazione del 1952, si capisce come sia sbagliato pensare che con l’età sia cambiato lo stile del Maestro, nel senso che i suoi tempi si siano

accelerati e i suoi ritmi siano diventati più rigidi. In realtà sono spesso le prime versioni ad essere più rapide, mentre le ultime rivelano una maggiore leggerezza di ritmi.

In definitiva si può dire che Toscanini, come ogni altro artista sensibile e creativo, si è sempre dimostrato consapevole del fatto che un capolavoro non si può mai limitare ad una sola interpretazione “giusta”.

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | SETTE NOTE

a cura di Paolo Monnetti

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a cura di Luca Morosi RESTAURI

RINASCE LA CAPPELLA DI SAN GIORGIO A CIGLIÈ Nello scorso mese di maggio è stata inaugurata la cappella di San Giorgio presso l’omonima località nel comune di Cigliè, nella bassa Langa, in seguito ad un convincente intervento di restauro finanziato interamente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e diretto dall’architetto Alessandro Nan con la supervisione dei soprintendenti Walter Canavesio e Laura Moro. I lavori, affidati alla Compagnia del Restauro ed eseguiti da Pier Franco Nicola, hanno interessato tanto le cortine murarie quanto gli affreschi contenuti all’inter-

no del piccolo edificio: spicca per squisita resa pittorica e modulazione cromatica la porzione centrale dedicata all’iconografia di San Giorgio che trafigge il drago (metà XV secolo c.a.) in cui si riconoscono caratteri marcatamente “goticocortesi”, piuttosto rari nel contesto artistico tardomedievale esteso fra alpi marittime, entroterra ligure e langa monregalese.

Rispetto alle più frequenti rappresentazioni animate da una verve “popolare” e persuasiva – celebri quelle delle chiese di Maria Vergine Assunta a Niella Tanaro e di San Fiorenzo a Bastia Mondovì – l’affresco di Cigliè si contraddistingue per una maggior morbidezza del tratto e degli atteggiamenti (si osservino l’acconciatura riccioluta del santo, le sopracciglia curate, il vezzo della piuma) cosicché il gesto

cruento dell’uccisione del mostro diventa un giocoso torneo medievale cui assiste compiaciuta la principessa dal magnifico diadema.

Tutt’intorno e nella parte superiore dell’affresco, contenente la scena della Crocifissione, un fondale rigorosamente “dorato”, per annullare la profondità, ospita un groviglio di ramaggi con intercapedini segmentate – derivato dalla miniatura – che rimanda evidentemente al celebre passo evangelico: «lo sono la vite, voi i tralci» (Gv. 15,5). Gli altri affreschi posti ai lati del San Giorgio corrispondono ad un successivo ampliamento della cappella, sono datati 1637 e raffigurano rispettivamente San Grato, invocato frequentemente nelle aree rurali in quanto protettore delle coltivazioni dalle intemperie, e San Luigi re di Francia, recante in

Interno della cappella di San Giorgio presso Cigliè con affreschi: San Luigi (sx), 1637; San Giorgio uccide il drago e Crocifissione, metà XV sec. c.a; San Grato (dx), 1637

info visite su prenotazione uffici comunali: tel. 0174.60132 www.comune.ciglie.cn.it

AGENDA 8 settembre - 31 ottobre - Bra - Palazzo Mathis

FRANCESCO TABUSSO

Mostra antologica che raccoglie più di cinquanta opere dipinte in sessant’anni di attività da Francesco Tabusso, pittore semplice, immediato, diretto. Di gente, di vita, di sogni, di fiaba. Per questo è apprezzato, merito raro per gli artisti, sia dai critici sia dalla gente, che lo hanno eletto cantore della semplicità, della quotidianità, della natura, della bellezza. Si ritrovano i paesaggi, la natura morta, la figura, i proverbi popolari, l’omaggio ai maestri (Grünewald, Goya, Rembrandt, Caravaggio, Georges de La Tour...), il mare, i miti, in un mondo incantato e che incanta.

Info: tel. 0172.430185 - turismo@comune.bra.cn.it - www.turismoinbra.it

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | ARTE

mano gli attributi del monarca.

Dopo il restauro della cappella di San Dalmazzo in località Peironi (2004) e di quella di San Giorgio, il sindaco di Cigliè, Giovanni Sciolla, auspica che anche la cappella di San Rocco – sita nel capoluogo – possa tornare presto all’antico splendore: pare che i presupposti per un nuovo intervento siano già nell’aria e che la passione per il recupero delle “chiesette campestri” abbia sfondato il muro dell’occasionalità, diventando cavallo di battaglia degli enti e delle istituzioni più influenti.

25 - 26 settembre 2010 - Racconigi, Castello Reale

LANDSCAPES

Paesaggi interiori, esterni ed interni nel tempo di Carlo Alberto, a Racconigi, nel Castello sabaudo.

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, sabato 25 e domenica 26 settembre, il castello di Racconigi propone una straordinaria varietà d’eventi incentrati sulla figura di Carlo Alberto, sulla sua casa, sul suo giardino e la sua terra. Il sabato pomeriggio dalle ore 15.00 alle ore 18.00 (prenotazione obbligatoria), l’organizzazione offre l’opportunità di effettuare una visita “lenta” all’interno del grande parco romantico del principe. La domenica mattina, alle ore 10.00, si terrà una speciale visita dedicata ai più piccoli e alle famiglie, alla scoperta della vita dei bambini e dei rampolli nel castello, dall’epoca di Emanuele Filiberto ai principini del Novecento, passando attraverso l’educazione del primo re d’Italia. Infine, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la Fondazione DNArt, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Direzione Regionale per i Beni Culturali del Piemonte, con il patrocinio del Ministero della Difesa, ha ideato un progetto espositivo sul periodo risorgimentale dal titolo “Vittorio Emanuele II: il re galantuomo e il suo tempo”, che anticiperà le commemorazioni del prossimo anno. L’evento si svolgerà da ottobre 2010 a marzo 2011 e il programma è ancora in fase di definizione. info: tel. 0172.84005 - s.fumero@castellodiracconigi.org

9 ottobre - 9 gennaio 2011 - Cherasco, Palazzo Salmatoris

SIRONI, GUTTUSO, VEDOVA ARTE E IDEOLOGIE POLITICHE A CONFRONTO

Panoramica di Roccacigliè dalla cappella di San Giorgio

L’arte e la politica sono inscindibili: la politica ha sempre condizionato l’arte nella sua totalità e molti artisti hanno manifestato apertamente, attraverso le loro opere, la propria ideologia di appartenenza. Questo aspetto, nel panorama italiano tra gli anni Venti e Sessanta del secolo scorso, diventa il fil rouge della rassegna che Cherasco propone con una mostra nelle splendide sale di Palazzo Salmatoris. info: tel. 0172.427053 - http://www.comune.cherasco.cn.it

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UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | MONDO WEB

a cura di Ferrero Antonio Valerio – Consulente Web

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UNA GRANDE OPPORTUNITÀ PER CHI VENDE E PER CHI ACQUISTA.

il commercio su internet U

na delle grandi rivoluzioni che internet sta portando con se è certamente il commercio elettronico, la possibilità di acquistare beni o servizi tramite la rete, standosene seduti comodamente in poltrona. Il nostro paese è in leggero ritardo rispetto alla media europea in tema di transazioni di acquisto effettuate on line, ma si sta gradualmente allineando anche grazie alla diffusione della banda larga.

Per i negozi tradizionali il commercio elettronico può rappresentare una minaccia, e allo stesso tempo un’incredibile opportunità, ma proviamo a fare un po’ di chiarezza: se è vero che aprire un negozio on line è relativamente semplice e abbordabile in termini economici, farlo funzionare e trarne profitti è cosa decisamente più complessa. Innanzitutto ci si deve chiarire le idee sulla tipologia di prodotto che si intende proporre alla clientela web. Si deve quindi creare un sito che permetta ai visitatori di consultare in modo semplice, chiaro e veloce il catalogo prodotti/ servizi con la possibilità di “metterli nel carrello”, dando modo di visualizzare in tempo reale il sub totale di spesa raggiunto, importo che in fase di pagamento potrà essere aumentato degli eventuali costi di spedizione e bancari a seconda delle convenzioni stipulate tra il negoziante e il corriere espresso o gli istituti di credito. Una volta concluso il progetto si procede alla pubblicazione su internet e da questo momento inizia la vera e propria attività. L’obiettivo primario sarà quello di portare a conoscenza il maggior numero di persone del nuovo sito, attraverso tutta una serie di operazioni, come il posizionamento sui motori di ricerca che è sicuramente la via da privilegiare su tutte, ma anche con campagne di annunci a pagamento (es: Google ADWords), pubblicità sui media tradizionali e messaggi di-

retti alla propria clientela, nel caso si tratti di un negozio già esistente. Nel momento un cui si sia realizzato un sito strepitoso e magari il consulente web lo abbia ben posizionato sui motori, si è a buon punto, ma il lavoro non è ancora finito. Il sito dovrà proporre beni che abbiano un prezzo concorrenziale: non dimentichiamo che spesso si confronterà con altre decine di siti che vendono prodotti identici o comunque simili. Si devono poi contenere al massimo i costi di spedizione e possibilmente fornire più possibilità di pagamento. Messa così l’impresa può sembrare ardua, ma se si riescono a gestire correttamente tutti questi passaggi, il business può essere notevole e anche il piccolo negozio può diventare un mega centro commerciale virtuale, con fatturati a nove zeri.

Un buon venditore oltre a sapere individuare i prodotti maggiormente vendibili sul web, dovrà

anche supportare il cliente virtuale, rispondendo alle eventuali domande e sciogliendo i dubbi che potrebbero bloccare l’acquisto.

In provincia sono già molte le aziende che sfruttano questo nuovo canale di vendita, alcune già da molti anni, riconosciute oggi a livello nazionale e internazionale dal popolo degli acquirenti virtuali. Si va dall’abbigliamento e attrezzatura sportiva alle biciclette, dalla biancheria per la casa ai produttori di vino, fino ad arrivare alla piccola tabaccheria di Savigliano che grazie alla sua competenza ed ad un sito sempre aggiornato e ben visibile sui motori di ricerca, ha saputo trovare clienti nazionali ed esteri, che non avrebbe mai avuto modo di contattare senza il web.

Il pensiero dedicato ai nostri commercianti quindi è, internet, se non puoi combatterlo, prova a sfruttarlo a tuo favore, potrebbe riservarti grosse sorprese.

Ferrero Antonio Valerio ETINET - We Work Web Via Saluzzo, 78 12038 SAVIGLIANO (CN) www.etinet.it e-mail: valerio@etinet.it Facebook: www.facebook.com/valerio.ferrero

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ALBA Via S Rocco Seno d’Elvio - 12051 Tel: 0173362294 PRODOTTI: Vino, grappa, nocciole, cognà

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CANALE Cascina Boera, Mad. Loreto n.70 - 12043 Tel: 0173 98108 PRODOTTI: vino CAPELLO GIACOMO

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CARAMAGNA PIEMONTE Piazza Castello, 5 - 12030 Tel: 0172 810200 335 8296245 PRODOTTI: Farina di grano tenero tipo “00” tracciata, farina di mais da polenta tipo Marano, MAERO EMIDIO

LE MARIE

BARGE Via San Defendente, 6 - 12032 Tel: 0175 345159 335 6441042 - 333 7436495 PRODOTTI: vino BELTRAMO REMO

BARGE Via Perotta, 6 - 12032 - Tel: 0175 346494 PRODOTTI: distributore di latte crudo

CASTELLAR Via Provinciale, 12 - 12030 Tel: 0175 46603 349 6005184 PRODOTTI: vino

APICOLTURA BALLARI

BARGE Via Basano, 8 - 12032 Tel: 0175 30121 335 5934726 PRODOTTI: miele-BIO BOTTASSO GIUSEPPE

BEINETTE - Cascina Giobbi, 35 - 12081 Tel: 0171384367 PRODOTTI: latte fresco crudo distributore:via giovanni XXIII 26/D CEAGLIO GIULIANA

BERNEZZO Via Regina Margherita 125 Tel: 0171 82002 328 4882371 PRODOTTI: frutta, verdura - BIO L’ANTICA FORNACE

BERNEZZO Via Fornace Dompè, 35 - 12010 Tel: 0171 857336 338 7954496 331 3114898 PRODOTTI: carne e salumi di coniglio MARCHISIO PIETRO

BOVES Via Traversagna, 15 - S.Anna - 12012 Tel: 0171 386752 380 5330382 PRODOTTI: frutta, verdura SOC. AGR. LA BISALTA di RAMERO ANTONIO E FIGLI S.S

BOVES Via Milia 59 - 12012 - Tel: 3356374249 PRODOTTI: latte fresco crudo punto vendita: p.zza Borelli 18 Boves SOC. AGRICOLA DUTTO MATTIA & GIORDANENGO BRUNO S.S.

BOVES Via Cuneo, 114 - S. Anna - 12012 Tel: 0171 389159 347 7541464 340 7771191 PRODOTTI: frutta, verdura punto vendita: Via Quintino Sella 20 Cuneo APICOLTURA ABRATE

BRA Fraz. S. Matteo - Strada Tetti Bona, 16 - 12042 Tel: 0172 415083 338 7556823 PRODOTTI: miele - BIO FILIPPO GALLINO DI G.G.

CANALE Fraz. Valle Pozzo 63 - 12043 - Tel: 0173 98112 PRODOTTI: vino

DOGLIANI Borgata Valdibà, 110 - 12063 Tel: 0173 70045 338 5964482 380 4503815 PRODOTTI: vino, nocciole P.te IGP STELLA DELLE LANGHE

FEISOGLIO B.ta Palé, 106 - 12050 Tel: 0173 831278 340 2534035 PRODOTTI: nocciole, dolci, verdura L’ORTO DEL PIAN BOSCO

FOSSANO Fraz. Loreto, 24/A - 12045 Tel: 0172 62591 347 1601986 349 4002969 Agriturismo - ristorazione PRODOTTI: frutta, verdura, nocciola P.te IGP - BIO ERBALUNA

FATTORIA ITALIA

CASTELLETTO STURA Via Trucchi, 17 - 12040 Tel: 0171 299123 340 7666481-335 1265749 PRODOTTI: carne bovina, carne suina, insaccati - BIO LA GRANERA

PERASSI VALERIO

BARGE Via Cardè, 19 - 12032 Tel: 0175 343149 338 6416927 PRODOTTI: frutta, verdura

CASCINA COSTABELLA

DOGLIANI Fraz. Valdiba, 88 - 12063 - Tel: 0173 70021 PRODOTTI: vino

CANALE Fraz. Madonna Loreto, 34 - 12043 Tel: 0173 979543 335 5407874 PRODOTTI: vino, olio extravergine d’oliva

CASTELLINALDO Via Priocca, 4 - 12050 - Tel: 0173 213059 PRODOTTI: vino FRATELLI FERRO

CASTIGLION TINELLA Loc. Ferro - Madonna del buon Consiglio Strada Balbi, 11 - 12053 Tel: 0141 855170 0141 855038 PRODOTTI: vino

LA MORRA Fr. Annunziata - Pozzo, 43 - 12064 Tel: 0173 50800 348 8731556 Agriturismo - pernottamento e prima colazione PRODOTTI: vino – BIO GIANOGLIO EMANUELA

MAGLIANO ALPI Via Verdino 57 - 12060 - Tel: 347 4116373 PRODOTTI: nocciole e derivati – BIO L BRUSC E ‘L BAST

MOIOLA Fraz. Pianetto - 12010 - Tel: 0171.72940 328 0196972 PRODOTTI: miele

CASTIGLIONE FALLETTO Via Alba Monforte, 58 - 12060 Tel: 0173 62820 349 8723831 - 335 5250947 PRODOTTI: vino, grappa di Barolo CASCINA DELLE GRAZIE

CASTINO Via delle Grazie, 14 - 12050 Tel: 0173 84126 - 011 9481218 PRODOTTI: frutta trasformata, nocciole P.te IGP, miele MARENGO FRANCESCO

CERVERE Via Vittorio Emanuele 10 - 12040 Tel: 0172 474306 338 9104315 - 338 1166403 PRODOTTI: verdura BALLARIO

CERVERE Via Tetti Paglieri, 1 - 12040 - Tel: 0172 474167 PRODOTTI: frutta NOCCIOLE D’ELITE

CRAVANZANA Via San Pietro, 6 - 12050 Tel: 0173 855129 349 5549565 PRODOTTI: nocciola P.te IGP-farina

MONDOVI’ Via Viotto, 1/bis Fraz. Garzegna - 12084 Tel: 0174 42287 PRODOTTI: frutta MONDOVI’ Via Tanaro, 22 - 12084 Tel: 0174 43591 335 5373849 335 1210628 PRODOTTI: miele ROCCA GIOVANNI

MONFORTE D’ALBA Loc. S. Giuseppe - Le Coste 43/A - 12065 Tel: 0173 78504 PRODOTTI: vino, nocciole

DIANO ALBA Via S. Sebastiano, 7 - 12055 Tel: 0173 69302 349 5426420 339 6659140 PRODOTTI: carne, insaccati, uova di struzzo.

Pasta e dolci. Pulcini di struzzo.

RULLO

MONFORTE D’ALBA Cascina Gabutti Bussia, 42 - 12065 Tel: 0173 787248 328 9263045 PRODOTTI: Vino MARCHISIO LORENZO PIERO

MONTA’ C.so Manzoni, 51 - 12051 Tel: 0173 975258 329 0692566 PRODOTTI: frutta, verdura, nocciole

ROMANA CARLO

DOGLIANI Via Gombe, 16 - Località Barroeri - 12063 Tel: 0173 76315 PRODOTTI: vino, grappa Coop. Bovinlanga

DOGLIANI PIAZZA STAZIONE 1 - 12063 - Tel: 0173 721861 PRODOTTI: carne bovina

MONTA’ D’ALBA Via Cavour, 14 - 12046 Tel: 0173 975219 335 6824380 PRODOTTI: miele FREA LORENZO E GIOVANNI S.S.

MONTALDO ROERO Fr. S. Rocco 97 - 12040 Tel: 0172-40254 PRODOTTI: Ortaggi di stagione

IL CASOLARE

PIASCO P.za Tomaso Rosso, 6 - 12026 Tel: 0175 79587 348 827681 PRODOTTI: latte fresco e formaggi MONVISOTTA

PIASCO Via Umberto 147 – 12026 Tel: 0175 79271 334 2126109 PRODOTTI: frutta, verdura

CERRINO SERGIO

TREZZO TINELLA Via Cappelletto, 54 - 12050 Tel: 0173 630166 340 7871386 - Agriturismo PRODOTTI: vino.

VIGNA MONTE D’ORO

VERZUOLO Via San Grato, 68 - 12039 Tel: 0175 85508 335 5907053 PRODOTTI: vino

PIOIERO

VEZZA D’ALBA Cascina Pioiero, 1 - 12040 Tel: 0173 65492 333 7945569 PRODOTTI: vino

CASCINA LISINDREA

BUGANZA RENATO

PIOBESI D’ALBA Cascina Garbiotto 4 - 12040 Tel: 0173 619370 PRODOTTI: vino, nocciole ROSSI BARTOLOMEO

POLONGHERA Cascina Ghigo, 4 - 12030 - Tel: 011 974527 PRODOTTI: latte fresco crudo distributori: Via Saluzzo 10 Morsetta/ Circonvallazione 1moretta 1 Scarnafigi/P.zza Cavour 17 Saluzzo/C.so Umberto12/b Verzuolo PRIOCCA Via Santuario, 1 - 12040 Tel: 0173 616278 0173 616599 339 3652007 PRODOTTI: vino, frutta RACCONIGI Via Stramiano, 57 - 12035 Tel: 0172 86795 339 2767238 PRODOTTI: fiori, piante ed erbe aromatiche

VICOFORTE Via Santo Stefano, 7 - 12080 - Tel: 0174 563644 340 8763261 PRODOTTI: carne e salumi. Farina di mais “ottofile”

AZIENDE AGRITURISTICHE PIANBOSCO

FARIGLIANO Frazione Pianbosco, 32 - 12060 Tel: 0173 797155 339 7966549 Ristorazione CASCINA BALLARIN

LA MORRA Frazione Annunziata, 115 - 12064 - Tel: 0173 50365 Pernottamento e prima colazione CASCINA DEL MONASTERO

LA MORRA Frazione Annunziata, 112/a - 12064 Tel: 333 2605719 Pernottamento e prima colazione REVELLO

LONGO PAOLO

RACCONIGI Via Ricavassa, 30 - 12035 Tel: 0172 85964-0172 811949 340 3862645 PRODOTTI: verdura IL GERMOGLIO

APICOLTURA CAUDA F.LLI

LO STRUZZO ALPINO

DUTTO DOMENICO

PEVERAGNO Strada Tetto Marchese, 4 - 12016 Tel: 0171 385097 347 4303411 PRODOTTI: Piccoli frutti, verdura

FLORICOLTURA FERRERO

APICOLTURA BOETTI

ADA NADA

TREISO Loc. Rombone - Via Ausario, 12/B - 12050 Tel: 0173 638127 PRODOTTI: vino, nocciole P.te IGP

BRICCO DEL PRETE

FORNASERO PIETRO E ALESSANDRO

MONCHIERO F.LLI DI MONCHIERO S.S.

GIACHINO CLAUDIO

MONTELUPO ALBESE Via Brantegna, 7 - 12050 Tel: 0173 617227 333 7148967 PRODOTTI: vino, nocciole P.te IGP

ROCCABRUNA Str. Linguadoca, 44 - 12020 - Tel: 373 7234634 PRODOTTI: frutta, verdura - BIO SOC. AGR. RIBERI GIOVANNI, MARTINI PIERLUIGI E GIORGIO S.S.

RONCHI Via Basse di Chiusano, 20 - 12100 Tel: 0171 43212 333 5747404 PRODOTTI: latte fresco crudo, formaggi, frutta e verdura distributore di latte: Via Battaglia 11 Madonna dell’Olmo CN/P.zza Foro Boario Cuneo/Via Statuto 6 Cuneo/Via Teresio Cavallo Cuneo 2 punto vendita: C.so Santorre di Santarosa 18 Cuneo LA BRUCIATA

S. STEFANO BELBO Str. Bruciata, 5 - Valdivilla - 12058 Tel: 0141 847185 335 5345423 PRODOTTI: vino, Grappa

LA MORRA Frazione Annunziata, 103 - 12064 - Tel: 0173 50276 Pernottamento e prima colazione IL TORRIGLIONE

LA MORRA Borgata Torriglione, 7 - 12064 - Tel: 0173 50180 Ristorazione IL GELSO

LA MORRA Borgata Croera, 34 - 12064 - Tel: 0173 50840 Pernottamento e prima colazione L’AGRIFOGLIO

LIMONE PIEMONTE Frazione Ceresole, 9 - 12015 Tel: 0171 927970 333 6901894 Pernottamento e prima colazione IL BACO DA SETA

MANTA Via San Leone, 5 - 12030 Tel: 0175 289352 340 0955037 Ristorazione e pernottamento BERRUTO

MONTELUPO ALBESE Via Mortizzo, 6 - 12050 - Tel: 0173 617265 Ristorazione CHIABOTTO FRUTTERO

SAN BIAGIO

S.BIAGIO MONDOVI’ Via Margarita 9 - 12084 - Tel: 338 6412109 PRODOTTI: Pesci di acqua dolce e affumicati LE BATIAIE DI FIORENZO E GERMANA

SANFRONT Fraz. Comba Albetta, Via Ruà 2 - 12030 Tel: 0175 948768 339 5047508 PRODOTTI: farina di mais, dolci LE TRE ROSE

TARANTASCA Fraz. S. Chiaffredo - Via Laghi di Avigliana, 37 - 12020 Tel: 0171 937117 PRODOTTI: frutta

RACCONIGI Località Migliabruna, 201 - 12035 Tel: 0172 820880 Pernottamento e prima colazione CASCINA SANT’EUFEMIA

SINIO Località Sant’Eufemia, 3 - 12050 Tel: 0173 263986 349 6463783 Pernottamento e prima colazione IL BRICCO

TREISO Via Teodoro Bubbio, 12 - 12050 Tel: 0173 638014 333 6813638 Pernottamento e prima colazione SANTA LUCIA

VERNANTE Strada Santa Lucia - Tetto Marinè, 1 - 12019 Tel: 0171 920385 340 6833039 Ristorazione

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UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | VIAGGIARE

a cura di Enrica Mondino

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UNA TAVOLOZZA DI COLORI A CIELO APERTO

l’arcobaleno della granda Q

uando un pittore o un occhio sensibile alle sfumature cromatiche arriva nella provincia granda rimane conquistato dalla tavolozza di colori che è in grado di offrire. Qualunque sia il periodo dell’anno o il luogo nel quale si trova.

Ad esempio, nel ROSSO si identificano i piccoli frutti delle vallate e le mele del saluzzese, i tetti dei centri storici cittadini e le fragole di Peveragno, le guance dei bambini dopo una corsa in montagna e la striscia di bandiera che saluta turisti e cittadini sui palazzi comunali.

Il tocco del sole sulla neve nell’inverno cuneese è l’espressione più pura dell’ARANCIONE, come la polpa delle pesche e della zucca, le sete del popolo multietnico e la reazione delle foglie ai primi sentori dell’autunno, l’incarto dell’ovetto kinder e il cuore dei semafori che cedono spesso il passo alle rotonde. Poi, quando la primavera è adulta e si risveglia nei campi l’estate, ecco comparire il GIALLO con l’oro dei raccolti del mais e del grano che ben si armonizzano con gli attenti piani colore di molti comuni.

Ma è sullo spettro del VERDE che la mente si rilassa e gode delle montagne estive e dei parchi cittadini, del tripudio delle verdure saltellante tra i cavoli e le taccole, gli zucchini e i kiwi, per arrivare alla versione smeraldo della divisa dei nostri campioni europei e italiani del Volley, che in sintonia con il verde che cammina dei

camion del patron rendono sportivo, familiare e rassicurante l’incrocio con i tir sulle strade.

Verde è l’incontro con la giovane età del futuro e delle speranze, come le foglie appena nate e i dollari che si avviano a frequentare la Granda.

Ed è il turno del BLU, simbolo per eccellenza dell’acqua e della vita, di cui anche nei momenti più secchi e magri la Granda è riserva naturale e attenta. Un incontro frequente negli specchi d’acqua dei laghi montani e del cielo riflesso nelle piscine termali, nel legame tra il territorio e l’Europa, nei sapori della genziana e nei bollini bellini blu delle auto. Così intenso da saper valorizzare la sua essenza fino a diventare INDACO, esaltazione della notte e delle emozioni, tappeto ideale per le stelle cadenti e lo studio del cielo in uno dei luoghi più meravigliosamente bui del Paese.

Ma eccoci al pezzo forte. Sta per arrivare in autunno, come una spiritosa rivelazione, il colore dell’anno, in linea con la tendenza della moda

mondiale ma soprattutto con il gusto più caratteristico delle vigne cuneesi: ladies and gentlemen, tra poco per Voi, su tutte le tavole... il VIOLETTO! Sarà per il suo effetto inebriante ed avvolgente che il 2010 è stato caratterizzato dalle pennellate di questo colore, così in sintonia con le diverse nuances di vino? Sarà per il suo caldo abbraccio e l’allegria disarmante che ha spopolato e conquistato il popolo mondiale?

Possibile. Melanzane ed architetture di vino, paramenti da processione e dipinti omaggiano nei diversi momenti dell’anno questo colore simbolo di libertà e spiritualità, di gusto e olfatto, vista e udito. Una gioia per i sensi.

Dulcis in fundo, per i più raffinati, nell’inverno il quadro è guarnito con abbondanti spolverate di candida neve che sa ricoprire senza mortificare sotto un unico manto, l’identità del territorio.

Ora, la tavolozza è servita, ce n’è per tutti i gusti e semplicemente ce n’è per tutti. Una meravigliosa mostra senza tempo, da non perdere.

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A PROPOSITO DEL

nuovo redditometro Per quanto concerne il contrasto all’evasione fiscale, uno dei punti sui quali sta insistendo maggiormente l’Amministrazione Finanziaria è rappresentato dal redditometro: quali sono le novità maggiormente significative?

La manovra economica 2010-2012 (D.L. 78/2010) interviene sulle disposizioni che disciplinano l’accertamento sintetico tramite lo strumento del redditometro e traccia le linee guida sulle quali si baserà il rinnovato strumento accertativo, in attesa dell’emanazione del decreto ministeriale con il quale saranno individuati gli elementi indicativi di capacità contributiva, e soprattutto le modalità con le quali questi concorreranno a formare il reddito complessivo attribuito ai contribuenti. È utile precisare che l’utilizzo del rinnovato redditometro dispiegherà la propria efficacia a partire dagli accertamenti relativi ai redditi del periodo d’imposta 2009: di conseguenza, per i periodi precedenti ancora accertabili, ossia quelli che vanno dal 2005 al 2008 (salvo il raddoppio dei termini di prescrizione per fattispecie di rilevanza penale), il redditometro continuerà ad essere applicato sulla base del testo normativo antecedente alle modifiche e ciò, non soltanto in relazione agli avvisi di accertamento che sono già stati emanati, ma anche a quelli che invece lo saranno negli anni futuri.

Il nuovo redditometro ricorre a nuove tipologie di spesa (es. pagamento di consistenti rate di mutuo, di canoni di locazione finanziaria, spese per ristrutturazione di immobili, per arredi di lusso di abitazioni, per iscrizione in circoli esclusivi, partecipazione ad aste, frequenti viaggi e crociere, disponibilità di quote di riserve di caccia e pesca, partecipazione a gare automobilistiche, rally, motonautica, etc) da utilizzare per la

determinazione sintetica del reddito, che verrà ora effettuata tenendo anche conto del nucleo familiare e dell’area territoriale di appartenenza.

L’Agenzia delle Entrate ha inoltre più volte specificato che gli indicatori che verranno fissati dal decreto saranno molto più numerosi rispetto a quelli attuali.

Nella nuova formulazione non viene più riproposta la disposizione che prevedeva che gli investimenti patrimoniali concorressero a formare il reddito complessivo presunto in quote costanti nel periodo di effettuazione dell’investimento e nei quattro precedenti.

Rispetto al testo antecedente le modifiche, vi è inoltre una riduzione significativa della “soglia” rilevante al di sotto della quale può essere esperito l’accertamento sintetico con lo strumento del redditometro: lo scostamento tra il reddito dichiarato dal contribuente ed il reddito presunto è considerato significativo quando si registra un divario di almeno il 20% (prima era il 25%). Inoltre, il periodo di osservazione del cosiddetto scostamento scende da due ad un solo periodo d’imposta ed il reddito determinato sinteticamente dall’Ufficio dovrà essere confrontato con il reddito dichiarato dal contribuente al lordo degli oneri deducibili ex art. 10 del Tuir, posto che occorre vagliare due valori omogenei (il reddito determinato in via sintetica è di per sé un reddito lordo in quanto non tiene conto degli eventuali oneri deducibili spettanti al contribuente).

In relazione all’aspetto probatorio è stata inserita la possibilità di prova contraria “allargata” da parte del contribuente. Mentre nel testo antecedente vi era il solo riferimento ai redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta, ora la norma stabilisce che viene fatta salva la

prova che il relativo finanziamento sia avvenuto anche con redditi diversi da quelli posseduti nello stesso periodo d’imposta o, comunque, legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile. In realtà non si può tanto parlare di cambiamento rilevante bensì di recepimento della prassi dell’Amministrazione Finanziaria nonché della giurisprudenza della Cassazione di questi ultimi anni.

Infine, una tra le modifiche più rilevanti riguarda la nuova previsione circa l’obbligatorietà di attivazione, da parte dell’Agenzia delle Entrate, del contradditorio preventivo con i contribuenti sottoposti a controllo: l’Ufficio che procede alla determinazione sintetica del reddito complessivo avrà l’obbligo di invitare il contribuente a comparire di persona o per mezzo di rappresentanti per fornire dati e notizie rilevanti per l’accertamento.

Alla luce di quanto sopra illustrato e dell’evoluzione del rapporto Fisco-contribuente si ritiene che, una volta attivata la procedura di accertamento sintetico (in ciascuna delle tre formule consentite dalla legge), il contradditorio con il contribuente costituirà il principale veicolo con il quale l’Ufficio arriverà alla conferma dei dati acquisiti in sede istruttoria oppure all’abbandono della pretesa tributaria.

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | PILLOLE DI FISCALITÀ

a cura di Gianluca Pasquale - Dottore Commercialista e Revisore Contabile

Studio Pasquale Cuneo e-mail: mail@studiopasquale.it www.studiopasquale.it

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a cura di Roberto Audisio

il soggiorno, spazio di vita quotidiano, vero fulcro della casa

vivere open-space L

a casa del terzo millennio si adegua a stili di vita e di convivenza nuovi, più elastici e meno legati alla famiglia tradizionale: la giungla metropolitana fatta di single, famiglie felici, o nuclei allargati, afferma una nuova tendenza abitativa, il “loftismo”, che al grido di “abbassa la parete” prelude alla totale abolizione della compartimentazione dell’ambiente domestico.

Gli spazi dedicati alla convivialità vengono drasticamente ri-organizzati in zone attrezzate ed accessibili in ogni momento. Spariscono tinelli e corridoi e cade anche l’obbligo di rispettare la rigida e tradizionale suddivisione degli ambienti affermando il concetto di “soggiorno esteso” che comprende sala da pranzo, salotto, studio e cucina (anche il bagno, a volte, trasformato in “isola di benessere”) in un’unica entità. Sono questi i luoghi del vivere quotidiano contemporaneo, ambienti che si susseguono senza soluzione di continuità, locali multifunzionali che favoriscono l’incontro in piena libertà, pensati per rispondere ad esigenze di semplicità, funzionalità e unitarietà, sperimentando nuove geometrie e materiali inediti.

co, insostituibile ed indispensabile come i nostri computer, i dvd, i compact e i video giochi; la famiglia di oggi organizza la propria giornata intorno al salotto, divenuto una cabina di regia multimediale sempre più dominata dall’homeentertainment. Un effetto di “multisala” forte di impianti ipertecnologici e sedute ergonomiche finalizzate al relax più totale che, superando le funzioni originarie domestiche, offre tutte le suggestioni di un vero e proprio cinema in casa.

UN SOGGIORNO PER OGNI ESIGENZA Massimizzare il risultato minimizzando gli ostacoli. Per progettare il nostro soggiorno è necessario avere ben chiare le proprie esigenze.

Aprire il soggiorno direttamente sull’ingresso permette di mantenerne la funzione centrale dilatandone notevolmente le dimensioni; un’eventuale quinta fissa o mobile dividerà idealmente lo spazio senza creare discontinuità. I divani e le poltrone dovrebbero essere sempre orientati verso le aperture più ampie, quelle che si affacciano su un terrazzo o su un giardino, ma se il panorama non è bellissimo, conviene convogliare l’attenzione su un punto focale interno: un camino, un quadro o un oggetto importante. Ingombranti pilastri possono invece essere utilizzati in modo creativo e funzionale, inglobati in strutture che diventano nicchie, librerie o supporti fioriera, divenendo scenografici volumi di arredo. La zona pranzo, dovrebbe sempre essere proiettata verso la cucina, anche se, all’occorrenza, il tavolo potrà essere spostato in una zona più centrale. Per articolare poi l’ambiente, si possono modificare le altezze ricorrendo a pedane attrezzate o a ribassamenti del soffitto, ottenendo suddivisioni meno rigide e di grande effetto. In un contro-soffitto si possono installare corpi illuminanti da incasso e creare scenografici effetti di luce, oltre a nascondere tubazioni per la distribuzione dell’aria condizionata, coprire dislivelli e travi in evidenza e magari ovviare a qualche noioso problema logistico, dando una nuova spazialità alla stanza.

Le nuove proposte di “Vitra” Home Collection per il soggiorno abbinano pezzi storici del design con elementi contemporanei.

Divani, librerie, pareti, contenitori. Tutto a portata di mano, per vivere tra libri, oggetti di design e musica. Scaffale “Sequence” e divani “Night&Day” di “Molteni & C.”.

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UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | DESIGN & LIVING

DAL SALOTTO BORGHESE ALL’HOME-ENTRETAINEMENT Da sempre simbolo del ricevere e di un certo tipo di casa borghese, il soggiorno oggi rinnega il ruolo di microcosmo claustrofobo, fermo al pettegolezzo privato, adeguandosi ad uno stile di vita meno formale, rinnovandone l’atmosfera opulenta e un po’ stantia del passato.

Già nel dopoguerra, dopo il buio creativo degli anni precedenti, emergono nuove correnti espressive fondate in primo luogo sul rigore delle forme e sulla ricerca della simmetria: la poltrona assume forme avvolgenti a pozzetto e il dorso dei divani si abbassa e si inclina con braccioli vistosamente imbottiti. Sono di quest’epoca le sedute con struttura metallica in tubolare cromato, come la poltrona “Wassily” di Breuer, “Barcelona” di Mies Van der Rohe, o ancora la “Chaise-longue” di Le Corbusier, in acciaio e cuoio, pezzi estremamente attuali, divenuti vere icone dell’arredo. Ma l’innovazione prosegue la sua corsa e l’interesse dei designer per materiali inediti come il perspex, il pvc, e la plastica nelle sue varie versioni, si affianca alla ricerca del massimo comfort. Negli anni ‘60 si sperimentano materiali trasparenti e colori vivaci, con linee arrotondate, e nei salotti entrano forme originali e divertenti come il famoso “Sacco” di Gatti, Paolini e Teodoro, poltrona destrutturata realizzata in materiale vinilico e riempita di micro capsule di polistirene.

Passando prima per il periodo “post-modern” che esalta la forma rispetto alla funzione, con la semplicità dell’ “high-tech”, si giunge all’ultimo decennio del XX sec., dove il design aspira a migliorare la qualità della vita con arredi fabbricati con materiali ecologici, a basso costo. Oggi prevale l’asimmetria compositiva con arredi dalle linee fluide, senza spigoli, forme libere allungate e fluttuanti.

Ma, il processo evolutivo dell’ambiente-soggiorno è stato soprattutto condizionato, probabilmente, dallo sviluppo della tecnologia. La televisione è diventata il vero “totem” domesti-

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UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | SHOPPING MON AMOUR

a cura di Stefania Milardi

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uno stile di-vino

LA MODA D’AUTUNNO SI VESTE CON I COLORI DELLA VENDEMMIA, COPIA LE NUANCES DAGLI ACINI D’UVA E AGGIUNGE TONALITÀ AVVOLGENTI. A IRROMPERE LE STRAVAGANZE MACULATE CULT DELL’AUTUNNO/INVERNO 2010-2011

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Vestito in seta Lanvin. Bruna Rosso Borsa Sicily Dolce Gabbana. L’Angolo Calzature Sandali leopardati Jimmy Choo. L’Angolo Calzature Bracciali Svarosky Alessandra Aurolo. Chiara B Maglie maculate D&G. Bruna Rosso Giacca e sciarpa D&G. Bruna Rosso Ballerine leopardate Tory Burch, L’angolo Calzature Tappeti Klim Patchwork. House Carpet

Composit & Stylist : Stefania Milardi - Photo: Daniele Molineris FASHION ADDRESS Il Gattopardo Gallery - Via Saluzzo, 28 - Cuneo Koru Decor - Corso Nizza, 20B - Cuneo Sivì - Lungogesso Giovanni XXIII, 18 - Cuneo Scialle frange Adele Fado. Nodà Abito seta Manila Grace. Nodà Borsa Lanvin. Bruna Rosso Stivaletti testa di moro Roberto Del Carlo. Sivì Cavatappi Design Alessandro Mendini. Fontana Sminuzza peperoncino Alessi in gomma e acciaio. Fontana Maglia lana If Only Wa True. Bruna Rosso

Guppy 99 - Via Carlo Emanuele, 34 - Cuneo Fontana - Via Roma, 60 - Cuneo Bruna Rosso - Corso Nizza, 36 - Cuneo L’Angolo Calzature - Corso Nizza, 15 - Cuneo Chiara B. - Corso Dante, 35 - Cuneo House Carpet - Via Roma, 26 - Cuneo Nodà - Via Carlo Emanuele III, 13 - Cuneo

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | BONTÀ A TAVOLA

a cura di Davide Palluda

L’ORO ROSSO DEL PIEMONTE

il fassone “dalla testa ai piedi” I

l cosiddetto “Fassone del Piemonte” è una delle razze più pregiate al mondo: la sua carne, riconosciuta tra le migliori in assoluto come valore dietetico e nutrizionale, è magra, tenera, squisitamente saporita. I bovini di questa razza autoctona vivono da millenni alle tre altitudini della terra piemontese: pianura, collina, montagna, prova di come il Fassone del Piemonte non sia il prodotto - come spesso avviene - di manipolazioni del patrimonio genetico. Il segreto della squisitezza delle sue carni sta qui, ma è anche il risultato di una alimentazione rigidamente controllata, fatta di sostanze naturali come fieno, orzo, crusca, fave e mais. Tradizionalmente del vitello Fassone si può mangiare tutto, dal filetto al sottofiletto, dalla coscia alla spalla, e poi testina, lingua, coda e infine il cosiddetto “quinto quarto’’, la quintessenza dei sapori. (Mariuccia Assola) Ingredienti per 4 persone: g. 200 di spalla magra di vitello, g. 500 noce di spalla di vitello, g. 200 di falso filetto di spalla in cubi di 3 cm di diametro, g. 100 di testina lessa, g. 100 di lingua lessa, g. 100 di piedino di vitello lesso in acqua e abbondante aceto, g. 100 di fagioli bianchi lessati, 1 melanzana, g. 200 di verdure a cubetti (carota, sedano, cipolla e zucchine) in uguale proporzione, 5 cucchiai di salsa di pomodoro, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, aceto di vino rosso, olio di oliva extravergine, sale e pepe, g. 200 di brodo vegetale, 1 foglio di gelatina.

Preparazione: vi consiglio di preparare la spalla marinata nel sale almeno 2 giorni prima dell’esecuzione della ricetta; ricoprite la carne con il sale grosso (circa il 70% del suo peso) e lasciatela riposare in frigorifero per 36 ore coperta con un tovagliolo. Trascorso il tempo di marinatura, liberatela dal sale e spennellatela con dell’olio di oliva extravergine e riponetela in frigorifero.

Sbollentate quindi le verdure in acqua salata per 5 minuti e raffreddatele in acqua molto fredda per fissarne i colori, scaldate il brodo vegetale, aggiustatelo se necessario di sale e pepe, e scioglieteci dentro la gelatina precedentemente ammollata in acqua fredda; mescolatela alle verdure e al prezzemolo tritato e versatela in uno stampo

rettangolare, sistemate la terrina di verdure in frigorifero per almeno 6 ore. Mettete la melanzana, con la buccia ben lavata e asciugata, direttamente sulla fiamma del gas, salata e pepata, lasciatela cuocere 20 minuti girandola spesso: otterrete così un profumo e un sapore leggermente affumicato; sbucciatela e tritatela finemente. Tagliate la lingua e la testina a cubetti, uniteli ai fagioli bianchi lessi e conditeli con olio di oliva extravergine, sale e pepe. Tritate con un coltello affilato la spalla magra del vitello e conditela con alcune gocce di succo di limone, sale, pepe e olio di oliva extravergine delicato.

Tagliate lo zampino lesso in 4 pezzi, passateli nell’uovo sbattuto e quindi nel pane grattugiato.

Tagliate il falso filetto in due parti e scottatelo velocemente in padella con poco burro.

Passate alla preparazione del piatto che dovrà essere preferibilmente stretto e lungo; incominciate dividendo la polpa di vitello tagliata al coltello e condita in quattro palline e disponendola all’estremità del piatto, tagliate 8 fette sottili dalla coscia marinata nel sale e 4 cubi di gelatina di verdure e sistematele sul piatto dopo la polpa e condite con un filo di olio di oliva extravergine.

Affettate il falso filetto scottato in 6 fettine per parte e formate 4 millefoglie da tre strati alternando la carne con la melanzana tritata; sistematela dopo la carne salata.

Friggete in olio di arachidi a 180° gli zampini impanati, salateli e disponeteli dopo la millefoglie di filetto adagiando ogni pezzo su un cucchiaio di salsa al pomodoro tiepida. Terminate il piatto con l’insalata di testina, lingua e fagioli scaldata all’ultimo minuto.

Ristorante “ALL’ENOTECA” Via Roma, 57 - 12043 Canale (Cn) Tel. +39 0173 95857 www.davidepalluda.it

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UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | ASSICURAZIONI

a cura di Federico Chiavazza - Agente Generale Fondiaria Sai

TRANQUILLITÀ PER TUTTA LA FAMIGLIA

le polizze sanitarie ­L’

assicurazione sanitaria, o assicurazione medica, in Italia è una forma di assicurazione facoltativa offerta dalla maggior parte delle imprese assicurative. Il principio di base delle polizze sanitarie è che, in base alle clausole scelte ed al premio conseguentemente versato, si può garantire al soggetto interessato ed all’eventuale famiglia una copertura per ogni tipo di patologia e prestazione.

Ad una copertura maggiore corrisponde un premio più alto da pagare. È utile ricordare comunque che esistono delle esclusioni che riguardano alcune tipologie di pazienti e diverse patologie per cui non è possibile assicurarsi. Di norma si tratta di pazienti affetti da problemi psichiatrici, con problemi di droga o AIDS, o di pazienti che vogliono sottoporsi ad interventi estetici (con le dovute eccezioni).

Con le polizze mediche è possibile quindi assicurarsi per coprire eventuali costi derivanti da problemi alla salute e alla persona in genere, affrontando con più serenità i costi di ricovero ospedaliero, di analisi specialistiche, di assistenza sanitaria e non sanitaria domiciliare, ecc.

Tutto dipende dal tipo di assicurazione medica che si ha intenzione di stipulare, dalle clausole che si decide di firmare e dal premio che si intende pagare.

In Italia, fin dal 1978 è in vigore la legge sul Servizio Sanitario Nazionale che garantisce a tutti i cittadini l’accesso a diagnosi e cure nelle strutture pubbliche o convenzionate.

Il sistema si mantiene con una quota delle tasse che i cittadini versano nelle casse dello Stato, con una partecipazione ulteriore da parte dei malati, detta ticket.

Purtroppo il sistema non riesce a sostenere il peso dell’intera sanità italiana e per questo alcune compagnie private offrono ai cittadini un’integrazione, a volte un’alternativa, al Servizio Sanitario Nazionale.

A fronte di un premio periodico da versare alla compagnia, questa si sobbarca l’onere di rimborsare, parzialmente o totalmente, i costi sostenuti per spese sanitarie e prestazioni mediche private.

Le polizze assicurative sanitarie si distinguono, a grandi linee, in polizze indennitarie e polizze a rimborso. L’assicurazione sanitaria indennitaria garantisce un’indennità giornaliera in caso di ricovero in strutture sanitarie.

L’assicurazione sanitaria a rimborso garantisce appunto il rimborso delle spese sostenute per trattamenti, diagnostica e ricoveri.

Nel caso in cui la struttura sanitaria in cui si effettuano le cure abbia una convenzione diretta con l’assicurazione, quest’ultima paga direttamente le parcelle del paziente, invece nel caso contrario, il paziente anticiperà il pagamento delle parcelle e delle fatture e sarà quindi successivamente rimborsato, a seguito della presentazione della documentazione delle spese effettuate. È importante sapere che la polizza sanitaria contratta non parte dal giorno in cui essa viene firmata. Esiste infatti un periodo iniziale in cui la copertura è sospesa. Non avrebbe infatti senso per una compagnia assicurare un evento già certo, per esempio nel caso delle prestazioni mediche per parto ad una donna già incinta al momento della stipula della polizza o nel caso di diaria giornaliera per indennità da malattia per una persona già affetta da quella stessa malattia.

Dott. Federico Chiavazza Agente Generale Cuneo Est Via Statuto, 8 12100 Cuneo Tel. +39 0171 693104/05 Fax +39 0171 67735 e-mail: chiavazza@hotmail.it

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UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | LEGGE

a cura di Alessandro Parola - Avvocato

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IL CALCOLO DEGLI INTERESSI DI MORA NEL CASO DI RITARDATO PAGAMENTO

gli interessi di mora A

completamento del precedente articolo, apparso sullo scorso numero di “Unico”, sulla procedura per il recupero dei crediti in sofferenza, analizziamo quali sono invece le norme, le loro modalità di applicazione e di quantificazione, relative all’applicazione degli interessi di mora in caso di ritardati pagamenti nelle transazioni commerciali.

In recepimento della Direttiva 200/35/CE, lo Stato Italiano si è adeguato agli altri Paesi Europei in materia di lotta contro i ritardati pagamenti. Con il Decreto Legislativo del 9 ottobre 2002 n. 231. Anche in Italia è possibile, secondo precisi criteri che tra breve andremo ad analizzare, applicare un tasso di interesse – c.d. “moratorio” – nei casi di pagamenti effettuati

oltre la scadenza del termine previsto.

Partiamo dal presupposto che il creditore, cioè il soggetto che a seguito di una transazione commerciale matura il diritto a percepire il pagamento del prezzo pattuito, ha anche diritto di vedersi corrispondere gli interessi moratori, salvo che il debitore dimostri che il ritardato pagamento del prezzo sia stato determinato da causa a lui non imputabile.

Qualora ciò non accada, ovvero quando non intervenga il pagamento della fornitura del bene o del servizio entro il termine pattuito - solitamente a 30/60 giorni dal ricevimento della fattura - il creditore potrà esigere oltre al pagamento della proprio fornitura anche il pagamento degli interessi di mora per il ritardato pagamento. Gli interessi, verranno calcolati tenendo come riferimento il tasso di interesse indicato dalla banca centrale Europea ogni semestre, maggiorato di 7 punti percentuali.

Tenendo in considerazione che, attualmente il tasso di interesse della Banca Centrale Europea è fissato all’1%, gli interessi di mora da applicare in caso di ritardato pagamento sono da calcolarsi nella misura dell’8%, a far data dalla scadenza dei termini per il saldo della fattura sino al giorno dell’effettivo pagamento.

Se prendiamo come esempio la nostra provincia, rinomata per la produzione di materie prime alimentari, è utile sottolineare che il D. Lgs 231/2002 ha previsto che, per i contratti aventi ad oggetto la cessione di prodotti alimentari deteriorabili, il calcolo degli interessi di mora, (a partire dal giorno successivo alla scadenza del termine originario), corrisponde al saggio di interesse come sopra calcolato - Tasso BCE + 7% - maggiorato di ulteriori 2 punti percentuali.

Da oggi, chi commercia “prodotti alimentari de-

teriorabili” può richiedere, (decorso il termine pattuito per il pagamento senza che lo stesso sia intervenuto), il pagamento degli interessi di mora nella misura del 10% della fornitura.

Il D. lgs 231/2002 prevede altresì che il creditore abbia diritto al risarcimento integrale dei costi sostenuti per il recupero delle somme non tempestivamente corrispostegli dal debitore, sempre ove costui non dimostri che il ritardo non sia dipeso da cause a lui imputabili. Ciò significa che, qualora il creditore abbia conferito l’incarico ad un legale di redigere una diffida di pagamento da inviare al debitore inadempiente, i costi di tale attività, determinati secondo le tariffe forensi in materia stragiudiziale, possono essere posti a carico di quest’ultimo. È evidente che la normativa sul calcolo degli interessi di mora spieghi marginalmente i propri effetti su forniture di piccolo importo. Al contrario, è però vero che l’applicazione della summenzionata normativa sul calcolo e sull’applicazione degli interessi moratori in caso di ritardi sui pagamenti di forniture corrispondenti ad importi di un certo livello, costituisca per il creditore un indiscutibile, e non sempre conosciuto, vantaggio economico.

Studio Legale PAROLA - MARABOTTO - QUARANTA Corso Nizza 18, 12100 Cuneo Tel. e fax +39 0171 692855 Mobile +39 338 7339360 E-mail a.parola@studioparola.net

Centro Benessere ed estetiCa City spa

Nel cuore della città di Saluzzo, al primo piano nella bella Via Silvio Pellico, il Centro Benessere ed Estetica City Spa accoglie le clienti in suggestivi locali, dall’atmosfera calda e ricercata. Un’ampia gamma di servizi per la cura del corpo e della psiche, ma non solo trattamenti estetici: l’offerta spazia attraverso esperienze di relax che permettono di tornare a sentirsi pienamente in armonia con se stesse, allentare lo stress e sciogliere tutte le tensioni negative. Il personale, qualificato e professionale, sia che si tratti di massaggi o di trattamenti estetici, saprà indicare il trattamento più adatto alla personalità e alla tipologia fisica. Soprattutto per quanto riguarda il massaggio, che è la più antica forma di terapia fisica, utilizzata nel tempo da differenti civiltà, per alleviare dolori e decontrarre la muscolatura allontanando la fatica, le possibilità sono numerose e con differenti finalità: distensivi, muscolari, sportivi, antidolore, drenanti, anticellulite. Dalla riflessologia plantare al Shirodana, all’Ayurvedico al Tibetano, rassodante o rilassante, o il massaggio indiano ai capelli… Ognuno sarà un’esperienza unica. Il bagno turco-idromassaggio-zona relax completeranno il sogno che avete deciso di dedicarVi. In aggiunta il Centro propone tutta una serie di trattamenti estetici eseguiti con attrezzature per il dimagrimento o cura del corpo, quali body laser, lipocavitazione, depilazione definitiva, presso terapia. Previsti anche il trucco, la ricostruzione unghie e trattamenti bellezza per mani e piedi.

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UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | FINANZA

a cura di Guido Testa - Promotore Finanziario

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IL MERCATO AZIONARIO

gioie e dolori M

olte persone intravedono nell’investimento azionario un modo facile e veloce per far crescere i propri risparmi, ma sovente questi risparmi sono dimezzati proprio da quell’investimento che, all’inizio, prometteva facili guadagni. Se si osserva un grafico dell’andamento borsistico negli ultimi 100 anni si nota una costante crescita con periodi di salita vertiginosa del valore di quelle stesse azioni. Dov’è quindi il trucco?

Non c’è trucco e i dati parlano chiaro: le azioni crescono nel tempo, ma non si sa, quanto “questo tempo” dovrà essere lungo. Sì, perché proprio il tempo determina la fortuna di chi può aspettare, contro lo sconforto di chi spesso deve vendere, prima di aver realizzato guadagni, o peggio ancora chi è andato in perdita.

In molti casi però non è la necessità di vendere che ci fa muovere, ma la nostra emotività.

Facciamo un esempio. Compriamo un’azione, consapevoli del suo andamento altalenante ma determinati a conservarla per il periodo necessario a realizzare un profitto.

Dopo poco tempo però, vediamo l’azione scendere per una flessione del mercato o per mille altri motivi e, quando la perdita diventa molto elevata, presi dal panico di perdere tutto, la vendiamo per poi vederla, un anno dopo,

raddoppiata del proprio valore. L’azione non era sbagliata ma è sbagliato il nostro approccio verso il mercato azionario. Il proposito iniziale era giusto ma quando il mercato oscilla oltre la nostra tolleranza, vogliamo uscirne, anche in perdita; non per necessità di soldi ma semplicemente perché troppo emotivi per sopportare questi cali, rinnegando le premesse iniziali e rinunciando così ad un futuro guadagno.

Nel 2000, grazie alla bolla finanziaria della new economy tutti si sono sentiti dei guru della finanza. Con un mercato in forte crescita molti compravano e in pochi giorni realizzavano guadagni esagerati; l’argomento principale di chiunque era se “Tiscali” saliva del 10% in un giorno o se “Opengate” avrebbe raddoppiato in un mese. Quest’anomalia del mercato, perché questo era, si è conclusa in poco tempo portando nei tre anni successivi ad una brusca discesa dei mercati che ha distrutto sogni e attese di facili guadagni e, in molti casi, dimezzato quei risparmi che si pensava invece raddoppiassero.

Il mordi e fuggi in borsa, definito in gergo “mosconate”, sono scommesse che pagano ben poche volte, dove la componente fortuna gioca un ruolo enorme. Investire in borsa con chiari obiettivi e tempi definiti è l’unico modo per ottenere risultati, diversificando su più aziende e specialmente analizzando queste aziende, le loro attese di crescita, il loro indebitamento, i loro utili. Tutte caratteristiche indispensabili che chiunque dovrebbe esaminare prima di comprare un’intera azienda, ma che spesso vengono ignorate. In ultimo, la cosa più strana che accomuna molti investitori è che se in borsa iniziano i saldi nessuno compra! In ogni mercato, dove per vari motivi vi è un forte calo dei prezzi, per comprare il medesimo oggetto, la gente si accal-

ca e fa di tutto per poter comprare, basta vedere le lunghe code di fronte ai negozi in tempi di offerte, ma in borsa succede il contrario.

Quando la borsa scende e i giornali titolano per giorni o mesi “nuovo calo in borsa”, oppure “prezzi delle azioni mai così bassi”, nessuno compra, tutti terrorizzati da questi prezzi bassi, e spesso molti vendono!

Qualche mese dopo, quando la borsa si riprende e i prezzi non sono più così bassi, (quindi meno convenienti), molti ritrovano il coraggio e comprano, pagando un’azione il doppio del mese prima. Emotività.

Warren Buffet, considerato uno dei più grandi investitori della storia borsistica americana, tutto è tranne una persona emotiva quando si tratta di investire. Analista metodico applica le strategie d’investimento insegnate da Benjamin Graham, dette del “Value investing”, cioè la ricerca di titoli sottovalutati da comprare e tenere per lunghi periodi. Lui, uomo deciso e imperturbabile, di fronte ai forti cali della borsa é sempre pronto a comprare proprio quando i prezzi sono così bassi. Metodo che ha portato Buffet, oggi ottantenne, ad essere il secondo uomo più ricco del mondo, il quale, partendo a 11 anni con qualche azione comprata a 38 dollari, pur vedendola scendere a 27 tenne duro, per poi vendere in guadagno a 40.

Guido Testa promotore finanziario e-mail: guidotesta.gt@libero.it

cuneo in passerella Forse l’evento più cool dell’estate cuneese.

Una sfilata/evento che ha coinvolto alcuni fra gli operatori economici più importanti della città, sulla passerella allestita nella centrale via Statuto, per una serata ribattezzata “Il viaggio di nozze”. Alta moda, prêt-à-porter, abiti da sposa e gli accessori più trendy indossati da stupende modelle e modelli che hanno fatto sognare centinaia di persone, ammaliate dalle creazioni presentate. Un’organizzazione professionale ed ineccepibile per un successo che è ormai una tradizione consolidata.

photo: Marco Sasia UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | ESSERCI

SFILA “IL VIAGGIO DI NOZZE”

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UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | ESSERCI

A CHERASCO L’ASSEMBLEA GENERALE DI CONFINDUSTRIA CUNEO

photo: Oscar Bernelli

capitani coraggiosi Si è svolta al Monastero dei Somaschi di Cherasco l’Assemblea Generale delle Associate Confindustria di Cuneo, intitolata “Imprenditori Coraggiosi”. Al “timone”, per la sua prima assemblea da presidente, Nicoletta Miroglio, che nel suo intervento ha sottolineato come, in questo momento, il coraggio dell’imprenditoria, anche nella provincia di Cuneo, è quello di essere un gruppo che lega insieme impresa e dipendenti, nel bel mezzo di una crisi vera e profonda. Capitani e marinai che remano nella stessa direzione. Sono stati circa 500 gli in-

dustriali presenti all’avvincente tavola rotonda a cui hanno partecipato esponenti di spicco del mondo bancario, imprenditoriale, politico e sindacale. A seguire la tradizionale cena di gala, nel corso della quale sono stati consegnati i premi alla carriera a 9 imprenditori di spicco, Ugolina Bertoletti, Franco Biraghi, Bruno e Marcello Ceretto, Attilio Ferrero, Leonardo Ghinamo, Amilcare Merlo, Ferruccio ed Elio Stroppiana e riconoscimenti alle 76 aziende che 65 anni fa hanno rifondato l’Unione Industriale di Cuneo.

La splendida location

Claudio Bo e Giuliana Cirio

Leonardo Ghinamo e Nicoletta Miroglio

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Elena Lovera

Bruno Ceretto e Nicoletta Miroglio

Elio e Ferruccio Stroppiana

Nicoletta Miroglio

Gianna Gancia

per forti emozioni E’ stata presentata il 21 luglio, a Cuneo, la nuova ambiziosa partnership tra la “Gino spa” ed il marchio “Abarth”. Nel nuovo show-room “Ginoscuderia” si sono “scoperte” le bellissime Abarth 500C e Abarth Punto Evo, ultimi modelli della casa dello Scorpione. Modelli che, dopo un tour estivo nei migliori locali della provincia, accompagnate dalle splendide “Abarth Angels”, potranno essere provati direttamente su strada da tutti gli appassionati, iscrivendosi ai test

drive personalizzati, tenuti nel circuito allestito presso lo show-room di Madonna dell’Olmo, in via Torino, 234.

“Abarth e Ferrari sono i grandi nomi che hanno costruito il mito della sportività italiana nel mondo” - commenta Alessandro Gino, direttore generale della Ginoscuderia.

“Questi sono modelli che assicurano un’esperienza di guida unica, per emozioni forti, assolutamente da provare!”

Guido Lerda e Beppe Lauria

UNICO 05 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 | ESSERCI

LA NUOVA “GINOSCUDERIA”

Il nuovo show-room

Le Abarth Angels

Si scopre la Abarth 500 C

Il tour estivo in provincia

Alessandro Gino

Il pubblico nel nuovo show-room

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L’AEROPORTO

“TURIN AIRPORT” è lo scalo ufficiale di Torino. Un complesso aeroportuale all’avanguardia in grado di fornire i migliori servizi ai propri utenti, gestito da SAGAT spa.

Il collegamento con i maggiori hub europei lo rende facilmente raggiungibile da ogni parte del mondo tramite uno scalo intermedio. L’aerostazione, rinnovata in occasione delle Olimpiadi di Torino 2006, può servire un traffico di oltre cinque milioni di passeggeri annui garantendo comfort e sicurezza di altissimo livello, e grazie agli efficienti collegamenti assicura una facile accessibilità senza congestioni. Nel 2007 e nel 2008 l’aeroporto di Torino si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento internazionale ACI “Europe Best Airport Awards”, come migliore scalo europeo per la qualità dei servizi offerti nella categoria 1-5 milioni di passeggeri. Da dicembre 2009 SAGAT è una società certificata ISO 9001.

Ogni settimana sono oltre 450 i voli in partenza effettuati da 20 compagnie aeree di linea che collegano Torino con le più importanti destinazioni italiane ed europee con comode coincidenze con il resto del mondo. Lo scalo è connesso con oltre 45 aeroporti, quasi la metà serviti da vettori low cost, tra cui 23 scali internazionali.

Completano il network le principali compagnie aeree charter e tour operator che offrono servizi per raggiungere le più prestigiose località di vacanza in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente. Da Caselle, in poco più di un’ora d’auto, si possono raggiungere le montagne e le stazioni sciistiche del Piemonte, o approfittare delle opportunità turistiche ed eno-gastronomiche di tutta la regione. Una moderna struttura che rappresenta una grande risorsa economica ed una porta di accesso a nuovi mercati per tutta l’area circostante. Per ulteriori informazioni www.aeroportoditorino.it NUMERI UTILI Informazioni Voli (orario 06.00-23.00) Biglietteria Aerea (orario 05.30-20.30) Bagagli Smarriti SAGAT Handling (orario 08.00-24.00) Consegna 09.00-12.00 / 14.00-21.00 Bagagli Smarriti Aviapartner* (orario 08.00-24.00) Consegna 09.00-13.00 / 15.00-22.00 * solo per: Air France, Brussels Airlines, Lufthansa, RAM

tel. 011.5676361/2 tel. 011.5676373 tel. 011.5676200 tel. 011.5676785

Sala Riservata Sala Riservata Air One Sala Riservata Alitalia

06.00-20.00 05.00-21.00 05.30-21.00

tel. 011.5676535 tel. 011.5676618 tel. 011.5676538

Ufficio Merci

Parcheggio Multipiano Infermeria H24

tel. 011.5676310/1 tel. 011.5676361/2 tel. 011.5676205

Segreteria Generale SAGAT Ufficio stampa SAGAT Oggetti Smarriti Business Centre Informazioni Turistiche (08.00-23.00)

tel. 011.5676378 tel.011 5676356 tel. 011.5676473 tel. 011.5678345 tel. 011.535181

COLLEGAMENTI da e per L’AEROPORTO Lo scalo dista 16 chilometri dal centro di Torino a cui è collegato da un’efficiente rete di servizi e da una superstrada collegata alla tangenziale ed alla rete autostradale.

Informazioni: Autolinee SADEM Torino-Aeroporto tel. 011.3000611 Autolinee SAVDA Aosta-Aeroporto tel. 0165.262027 Collegamento ferroviario GTT Torino - Aeroporto tel. 011.2165352 CTA - Noleggio con conducente tel. 011.9963090 Taxi (all’uscita del livello ARRIVI) tel. 011.5730-5737-3399 Terravision - Shuttle Service tel. +44.1279.662931 AUTONOLEGGI: Auto Europa, AVIS, Budget, Europcar, Grimaldi Autonoleggio, Hertz, Maggiore/Rent, Sixt-Win Rent, Targarent AVIAZIONE GENERALE Aviapartner, Esair, Turin Flying Handler COMPAGNIE AEREE Air Dolomiti, Air France, Air Italy, Air Malta, Albanian Airlines, Alitalia, Belle Air, Blu-Express.com, British Airways, Brussels Airlines, Carpatair, Darwin Airline, EasyJet, Iberia, LOT - Polish Airlines, Lufthansa, Luxair, Meridiana, Royal Air Maroc, Ryanair, Wind Jet HANDLER Aviapartner, SAGAT Handling Spa, Air Cargo Torino photo: beppe miglietti

Barolo’s elegance

By Paolo Massobrio - Pg. 14 A wine reaching the senses’ high notes. The Langhe hills are worldwide famous for their production.

When the French enologist arrived at the castle of Grinzane Cavour the daylight was fading away. Nevertheless, the sun still illuminated the rows of vines, which climbed up to the castle as a tenacious, murmured prayer. He asked the coachman to stop his tired horses: he wished to contemplate those regular vines in perfect silence. Louis Oudart got off the coach, took off the hat he had just put on, and scanned the sharp horizon. He was not in France, in his Burgundy, but quite he was: those perfect and regular vines, propped up by wooden posts, displayed a sort of folk engineering. Half an hour passed, and meanwhile the coachman dozed off. Finally, he reached the castle, where a sturdy housekeeper in a white and light blue dress offered to carry his luggage. Her cheeks were as red as a drop of wine. His room was hard to reach because of ups and downs, but it had a magnificent view: vines and hills, churches and villages, following one another. The Langhe were in front of him. Dinner was at eight, but Count Camillo Benso was late. At nine, the Count himself knocked at the door, apologizing for the delay. They went down to the dining room, where some courses were served. And so was a wine. Its colour was not so dark (it had orange veins) and it vaguely resembled Burgundy. Oudart tasted it, feeling himself under observation, even if Count Camillo did not dare ask for any opinion. That sip was all he drank. During the dinner they talked about politics, then, as they sat by the fireside with a cigar, the conversation turned to viticulture. The Count was curious and Oudart was pleased to answer to him. They left each other at midnight. The following day, at nine, a meeting between Oudart and the local enologists was called. The sky was clear and the view from the castle was astonishing: the hills looked like choppy waters. Just before the meeting, Count Benso took his guest aside: “Yesterday evening I noticed you only had a taste of our wine. Did you dislike it?”. Oudart smiled, “That is yesterday’s wine. And forever yesterday’s”. The Count felt a little upset for this answer: “French people are good for nothing”, he said to himself. Nevertheless, as the meeting began, he understood. Oudart was already in love with the Langhe. He could not conceive any other wine: the one springing from this land had not to be as swollen as the breast of the hills he admired the day before. This wine had not to taste sweet and rough. He tried to argue, feeling the disapproval of all of his listeners. All of them, except the Count. The wine of yesterday had been buried. From that moment on, Barolo became a new wine, a dry and an excellent one. It perhaps became the greatest wine in the world. I told you this likely story, as to prepare myself for a taste. Indeed, this wine inspires respect ad awe. Sad to say, it overawes our souls. What is the Barolo? It is the most elegant wine in the world. It is able to reach the senses’ highest notes, despite its origins from a characteristic and rebel grape, the Nebbiolo, that does not easily adapt itself to unknown surroundings. This is the secret of the Langhe. One could say that the Barolo is a stern wine, too “prickly” to become a popular wine, one loved by women. That is partly true. Indeed, the Barolo is a complex wine, requiring careful tastings. You think this is pure rhetoric? It is not, if you consider that it needs at least four years to soften up. It is not a real outrage if it is not always ruby red coloured as Sangiovese wine. Indeed, this may happen, because Barolo derives from Nebbiolo. This was once considered a wrong step caused by nature, and elders used to correct it by blending Barolo with wines from Southern Italy (primitivo, aglianico). In this way, its typical “metal” taste (as if the iron essence of a sword melted in a dew drop, so to speak) was to be eliminated. A “young” Barolo does not exist: it is merely a marketing expedient, a long-nosed short cut. Time cannot be squeezed. The Barolo wine has to be aged in barrels (indeed, large ones) in order to come to life. The Barolo wine has a life of its own: from “juniors” (20 years of aging) coming from La Morra and Verduno, to “seniors” (40 years) from Monforte, Barolo, Castiglione Falletto and Serralunga d’Alba. Between them, you can find the middle-aged Barolo from Novello, Cherasco, Diano d’Alba, Grinzane Cavour and Roddi. How do I taste Barolo wine? I pour it into a glass and I observe its texture.

Then I smell it at least twenty minutes, trying to reach its aromas: violet, shortly afterwards the scent of fresh mushrooms collected in a wood, then the wood itself, sometimes tobacco and truffle, if the nose is a good one.

At the end returns the violet, which sounds just like Schubert’s Unfinished Symphony. Finally, I taste it, letting the tannins caress my tongue, as a velvet blanket. How far is this taste from the first sweet sip once experienced

by Oudart! Now we are able to sense a pleasant and welcomed bitterness that cancels any mawkishness, and a warning acidity due to alcohol level. Every sip is a living experience. If the Barbera wine is like a buxom girl, Barolo wine is a mature and slim lady, with a firm breast, refined features and a piercing look. Which are my favourite Barolo producers? Fortunately, there is a large number of excellent producers, and a book could not be enough to depict them. But I cannot forget one of them. His name was Bartolo, Bartolo Mascarello, and his cellar was in the castle’s basements, in Via Roma. He always used to wear a wine coloured hat, and he used to draw his own labels sitting at his desk. His gestures seemed to come from an ancient time. Once, after an interview, he opened a magnum of Barolo 1964, the vintage of the century, and offered it to me with some corn biscuits: a sacrilegious match to a modern sommelier! But that was the gentle way his father used to welcome eminent guests. Nevertheless, he argued that the ideal paring would be a stewed saddle of hare. When I asked him to describe me the colour of this wine, he answered me: “It is just like the façade of Alba’s Cathedral at sunset”. The Barolo wine is a poem. But Italian people ought to be brave and drink it. They should start drinking it even while eating a casual meal, just like foreigners do. Indeed, too many bottles rest in our cellars waiting for important occasions. I drink Barolo whenever I have to write about wine. If I don’t drink it all, the glass stands on my desk several days, a drop in it, until the liquid becomes a sort of violet scented thick jam. I wrote this story of mine on facebook, and a “friend”, an innkeeper in Rome, wrote me back, that he too wanted to repeat this experience. This is Barolo: a wine to be drunk with friends, but alone as well, because such a complex wine requires undivided and silent attention. Wine is a tale, the Barolo a relationship.

Images pg.14: A beautiful view from Brunate hill, a Barolo zone between the municipalities of La Morra and Barolo. Here one of the finest vineyards is located. Pg. 16: Barolo is a complex wine, requiring a careful tasting.

Pg.17: View from Serralunga d’Alba. Bottles of Barolo wine in cellars. Pg. 18: The Cannubi hill, a classic “cru”.

Pg. 19: Bartolo Mascarello, the patriarch of the Barolo wine. His cellar was established in the castle’s basement.

“Young” Barolo does not exist: it has to be aged in large wooden barrels.

A breathtaking journey in the world of wine

by Walter Lamberti - Pg. 24 The castle of Barolo gives hospitality to Wi-Mu, the new spectacular wine museum designed by François Confino.

With its ruby-red colour and its intense and heady bouquet, pleasant as a velvet caress, the Barolo is the king of wines. It is the most legendary product of the Langhe and, indeed, one of the most celebrated wines all over the world. According to the tradition, its name originates from the area of its birth. Long ago the marquise Julia Colbert “created” in the cellars of the Falletti Castle in Barolo this extraordinary wine, which later became the official wine of the Savoia dynasty. From this small village in the Langhe, the scent of Barolo spread everywhere and attracted worldwide attention. Therefore, it is certainly true that Barolo is the king of wines. No better place than the small community of Barolo could give hospitality to a great museum dedicated to the culture, the tradition and the meaning of wine. The museum is situated precisely in the castle once owned by the Falletti Counts. This museum is finally open, right now when the grape harvest becomes Langhe’s main activity. It is the time in which the vineyards over the gentle hills start to turn to warm colours. The grapes are ready to become wine, thanks to the wise work of the farmers. It is the beginning of an almost magical ritual, whose central character is a beverage which will be carefully guarded as a treasure in fresh cellars, and then tasted on great occasions. The “Wi-Mu Museo del Vino” ( Wi-Mu Wine Museum) is unique of its kind, as its designer. François Confino chose a highly signifying and fascinating design. He is a modern and visionary architect, and he is well known all over the world. Like other gifted geniuses, he is able to invent new shapes and fantastic worlds, and to forerun future trends. By the way, François Confino is the designer of the spectacular restoration which transformed the Mole Antonelliana (Torino) into the National Museum of Cinema. His project is daring, but of great impact. Of course, this is perfectly in tune with the impressiveness of the Castle of Barolo and with its wine, which is literally a symbol of its land. It would have been a mistake to try to fictitiously recreate the “traditional” world of the Langhe. Therefore, it was necessary to “interpret” tradition in a new form. It was necessary to “break” with the past and to communicate using contrasts. The outcome is amazing and you somehow find yourself fascinated by the genius of its author.

The visit goes through several rooms of the castle and takes the shape of a journey across history and culture.

It is just like a movie, whose main characters are the same visitors. Special effects recreate night- and daylight, the hot sun and the flow of time, earth and water. The visitors may play on a merry-go-round which projects all around landscape images of the Langhe portrayed in different seasons. Or they may want to take a lesson with a virtual teacher, talking about the wine-making process from the vineyard to the wine-cellar, in the rebuilding of a 19th century classroom. Or, finally, they may listen some piano music played by invisible hands. However, the “Wi-Mu” is not a virtual museum, nor does it consist in a multimedia tour only. On the contrary, it is properly a multisensory “experience”. François Confino: “Our work started with the materials: the earth where the Barolo grapes grow, for instance. It is really there for you to touch it. The Barolo is an excellent wine and its might is rooted in its truthfulness”. The museum vividly portrays the culture of wine and avoids unnecessary abstractions. This is the feature that the museum shares with the culture, the history, and the people of the Langhe. I was invited at a press preview visit of the museum and I was enthusiastic about it. The tour around the world of wine also coincides with an amazing sightsee within the castle of the Falletti Counts. Many rooms, which never opened before to visits, have been redesigned and reorganized. The tour covers all of the 5 floors of the castle and its surface reaches 2700 square metres. The visit commences with the rooms of the piano nobile and with the recalling of the special bond between the Barolo wine and the Falletti family. These rooms have been furnished and decorated in agreement with the Monuments and Fine Arts Office, in order to celebrate the fundamental role played in the “creation” of the Barolo wine by the marquis Carlo Tancredi Falletti and by his wife Juliette. Then a spectacular glass elevator lifts you up to the third floor, where the visitor has the opportunity to discover the secrets and features of the Barolo wine. The design of these rooms is suggestive and visionary, so to astonish and overwhelm the visitor. In this section the visitor flies on the wing of his fantasy and desires.

Subsequently you go down to the second and first floor. The visitor enters a time machine and runs through the history of wine. In ancient times wine used to play an important role and was endowed with symbolic relevance.

Moreover, wine presents deep ties with many disciplines, such as music, literature, theatre, cinema, figurative arts, and finally with culinary art. The relevance of gastronomy is testified in a section, where the visitor may feel aromas and perfumes. The visit continues on the first basement floor, where the visitor may discover all about the wine-making techniques and their historical evolution, or consult the production and consumption data of the Barolo wine. The visit ends at the same point where the history of the Barolo wine once began: in the cellars of the marquis Falletti, on the second basement floor. Hitherto these cellars have given hospitality to the Enoteca Regionale del Barolo, which has recently been newly arranged in this same portion of the palace.

This is the place where the wine-tourist may taste the “king” of the castle, the Barolo wine. This area is very comfortable, with superb furniture and cosy lights, and with plenty of information about “good drinking” and the Barolo region. Here, of course, the tourist may find interesting issues, such as a wide collection of labels and glasses, and a wine shop, which sells also books, gadgets, and souvenirs. The impatient or curious visitor, who cannot wait until the museum opens, may enter a small “on line” preview on the following websites: www. barolomuseodelvino.com or www.wimubarolo.it, or follow the link on the official website of the Barolo municipality: www.comune.barolo.cn.it.

Images Pg. 24: The multimedia arrangements designed by François Confino involve all of the visitor’s senses and tell the story of wine, up to Barolo. On the castle’s piano nobile a merry banquet has been prepared in honour of the landlords, the marquis Carlo Tancredi Falletti and his wife Juliette. Pg. 25: The visitor enters a cosy and dreamlike atmosphere, which takes back to the origins of life and the primeval darkness. Time scans the cycle of the wine. The overall rearrangement has deeply transformed the rooms of the castle, while respecting its architectonic external shapes. Pg. 26: The visitor is guided into a tour, where he has the opportunity to discover the intersections between the world of wine and arts, music and manual experiences in a surreal and deeply symbolic atmosphere. Even the gods are attracted by wine and its inebriation. They as well ought to surrender

The genius of Carlin

By Fiorenzo Cravetto - Pg. 50 Carlin Petrini, the patron of Slow Food, inventor of Arcigola, promoter of the gastronomic traditions of Piedmont, and founder of Terra Madre Yet another great autumn for Carlin Petrini, the patron of the Slow Food movement, and guru of sustainably produced good food and theoretician of biodiversity.

For the fourth time, from October 21st to 25th – once again in coincidence with the successful and cosmopolitan Salone del Gusto, a real event for gourmands – more than 5.000 representatives from the worldwide Terra Madre network (cooks, academics, young people and musicians) will meet in Turin, to promote the sustainable local food production, in harmony with the environment, while respecting knowledge handed down over generations. Among the key features of the 2010 edition of the event is the focus on cultural and linguistic diversities. In practice, this comes down to protecting minority ethnic groups and indigenous languages, promoting the value of oral traditions and memories. Carlin should be happy with his work! Son of the turbulent ’68, but in its particular “cuneese” way, Carlin Petrini was born on June 22nd, 1949 in Bra by Maria Garombo and Giuseppe. His journey across gastronomic traditions started with the characteristic “Canté i’ euv” (“Songs for eggs”), a traditional and amusing “collection”, and now reaches a conscious and complete philosophy, which aims to protect local food producers as an antidote to the hegemony of global market economy. “I always believed that a worldwide network of food communities was possible. And now it is real and active all around the world”, he argues. Many national editions of Terra Madre take place every year in Brazil, Ethiopia, Holland, Ireland, Belarus, Sweden, Spain, Kenya and Bulgaria. The Turin meeting is a kind of breathing space, where people may listen to each other and learn from experiences and solutions developed by millions of people from the North to the South of the world. The Terra Madre network boosts international relationships and meetings between food communities, organizes training courses, cooperative development projects and solidarity activities, and maintains a multilingual website and a newsletter which has over 10.000 subscribers, in order to spread the movement’s news and activities. In April, Petrini delivered some lectures in the most important Universities of the United States: Boston, Yale, Princeton, Harvard, enchanting students as well as academics. “Food communities”, he said “are the means to bridge the gap between producers and consumers, supporting sustainable food production methods”. I take my hat off to this big man from the Roero hills (and the Langhe, of course), who was listed by “The Guardian” as one of the “50 People Who Could Save The Planet”. After the list was published on the posh English newspaper, in Italy some people disagreed. Was Carlin really the rescuer of the universe? “Esageruma nen” (“Let’s not exaggerate”, in the typical dialect of Piedmont), said many famous academic scholars, especially in Turin. Here once Petrini had been the casus belli of a rough academic quarrel: was he qualified enough to teach at the university, and above all to teach that very awkward and controversial discipline, which is sociology? If the same fact had happened some 40 years ago, probably Petrini would have argued something back, just as he used to do in Bra, his home town, when he was young. Indeed, many people from this town still remember Carlin’s fighting spirit. He was the boss of those “bad boys” (and “bad girls”, among whom there was the gentle Grazia Novellini and Bruna Sibille, which decades after was to become mayor of Bra), whose principal aim at the end of the Sixties was to “épater le bourgeois” in the sleepy town of Bra. Among others, there were Piero Sardo, Piero Burdese, Silvio Barbero (all of them are nowadays important members of Slowfood). However, one was the leader, Carlo Petrini, known as “Carlin” (Charlie). He had thundering eloquence and was a creative and positive genius in proposing new ideas and adventures. In the following decades this quality became one of the key elements of the success of Slowfood. The other one is the fact that his ideas attracted a great number of people. Petrini and friends shared extreme leftwing views. They began their political career in an association dedicated to Leonardo Cocito, a valorous partisan of the Italian Resistance, and the former high school teacher of Beppe Fenoglio in Alba. He was hanged in Virle di Carignano. Carlin spent his time in the association, at the Historical Institute, and in the town council, where he represented the Pdup, the party of proletarian unity, which afterwards joined in with the heretical group of the “Manifesto”. Moreover, in 1975 Carlin was among the founders of Radio Bra Onde Rosse (Radio Bra Red Waves), the first free broadcasting station in Italy and Europe. From time to time Radio Bra was confiscated by public authorities, and its programmes interrupted. Radio Bra used to alternate local news with the songs of Francesco Guccini. This revolutionary radio, which was associated with the journal “In campo rosso”, started a food cooperative: the goods were distributed to the members in the Shop of popular unity. Maybe, this was the first idea of Carlin’s future projects. He used to fight for his ideas, but at the same time he was (and still is) the son of his territory and deeply in love with traditional culture. He likes simple “merende sinoire” (pic-nics) made of bread, salami and good wine. After Radio Bra Onde Rosse was closed in 1978, Petrini organized with his friends the first international festival of folk music named “Canté i’euv”. This event was entirely successful and therefore repeated in 1980 and 1981. Among the participants there were Dario Fo and Franca Rame, intellectuals such as Folco Portinari, several singers and well known politicians. Carlin became famous. The following step comes in November 1981: the Libera e Benemerita Associazione Amici del Barolo (Free association of the friends of Barolo) is founded in Bra. The association engages a battle for the pleasures of the table. By the way, this will become the core idea of Arcigola. Carlin’s political engagement as a leftie moves towards broader cultural (and ludic) interests. His aim is no political revolution, but to discover sustainable styles of life and social models. He wishes to be outside the norms. Arcigola is the practical way to realize this idea: on the 26th and the 27th of July, 1986 the general assembly of the association held in Barolo and Fontanafredda abandons its policy of action and welcomes its new national president: Carlin Petrini. However, this is the first step only. Arcigola is the forerunner of a wider eno-gastronomic and cultural discovery, but until that moment Arcigola has mostly been the political supporter of leftwing parties, such as Pci. Carlin feels it is time to become independent from politics. This is the core idea of the Slow Food project,

which Petrini proclaims in his legendary intrusion during the convention of the American fast food companies: “We are fed up with fast food. From now on, we want slow food”. The news catches worldwide attention. And so does the following meeting in Paris, where Slow Food presents its Manifesto internazionale per la difesa e il diritto al piacere (International Manifesto for the safeguard and the right to pleasure). Among the supporters of the Manifesto, there are Folco Portinari, and representatives from Argentina, Brasil, United States, Venezuela, Japan and from all over Europe. The text of the Manifesto is legendary: “Our century, which began and has developed under the insignia of industrial civilization, first invented the machine and then took it as its life model. We are enslaved by speed and have all succumbed to the same insidious virus: Fast Life, which disrupts our habits, pervades the privacy of our homes and forces us to eat Fast Foods. To be worthy of the name, Homo Sapiens should rid himself of speed before it reduces him to a species in danger of extinction [...] Our defence should begin at the table with Slow Food. Let us rediscover the flavours and savours of regional cooking and banish the degrading effects of Fast Food”. The text makes reference to old style Marxist ideology, and it also implicitly condemns futurism as the forerunner of fascism. However, it is clear that the solution to nowadays problems does not come from politics. The joie de vivre suggested makes no reference to political ideologies of the past. From that moment on, Slow Food takes off and spreads all over the world, publishing guides and books, which become the bible of the Slow Food people. During the Nineties Carlin Petrini is recognized as a very influent person. He is a regular columnist of newspapers, such as “La Stampa” and “Repubblica”. At the Lingotto, the former Fiat production plant in Torino, takes place the first edition of the Salone del Gusto, which receives public appreciation also from Enzo Ghigo, the rightwing governor of Piedmont. At the same time, Carlin promotes a relevant cultural event in Bra: Cheese, a worldwide dairy industry exhibition. The event is a great success, despite the fact that in the same years also the municipality of Cuneo had made an attempt to organize a cheese exposition. So, this is another success for Carlin, who never stops giving life to new ideas. He publishes the Manifesto dell’Arca (Ark Manifesto), which gives life to the Presìdi (garrisons). In 1998 Slow Food creates the Agenzia di Pollenzo, a company which aims to restore the former Savoia residence, with the plan to establish the Università di Scienze Gastronomiche (University for Gastronomic Sciences), a hotel, a restaurant and the Banca del Vino ( Wine Bank), which is entrusted to Gigi Piumatti. In the buildings run by the Agenzia take place congresses, public events, and taste laboratories: the supporters of Slow Food begin to spread the good novel all over the world, and Carlin Petrini is proclaimed the King Midas of food and wine. A nasty illness stops his activities for a while. But nothing can stop Slow Food, which from its headquarters in Bra runs worldwide events and projects concerning taste.

These represent years of roaring success, but also of jealousies for a movement which for some persons is nothing more than a fancy fashion. 2004 is the year of a further turn: Terra Madre. Carlin’s energies are captured by the fragility of the food communities. He has witnessed many of them, from Mexico to the fisher villages in Portugal. He knows that behind all food, especially behind the beloved by gourmets, there is a story of effort, unasserted rights, and instability. With Terra Madre Petrini updates his theories on the global crisis, and on the model of development which causes it. “This model of development – states Carlin – has gone bankrupt and is unable to discover innovative solutions to the problems of the global system”. Things change very quickly. Slow Food reconfigures its aims and at the University of Pollenzo biodiversity becomes the main subject. An eloquent sign of this new course is the farewell to the philosophy of VIP wine: the Guida dei Tre Bicchieri (Three Glasses Guide) is handed over. Petrini addresses a message to top wine producers: “Return to your vineyards, less marketing, less public relations. Do not produce wine for the taste of the critics only, but because first of all you enjoy it. And never forget that we owe our respect to the Earth, always”. Petrini’s cultural horizon now coincides with Terra Madre, the worldwide network of the food communities, which gathers thousands of fishers, farmers, and breeders. Every two years they hold a meeting in Turin, coming from 150 different countries. Carlin states: “Terra Madre is a new worldwide subject and will soon become the widest service network in the world. Food communities may play a leading role in order to create a constructive dialogue between producers and consumers and to redress the balance between mankind and Earth. We ought to give food its proper value”. So, here we are at the 2010 edition of Terra Madre, Turin’s and Piedmont’s key event in October. The protagonists of the opening day will be indigenous communities from all over the world (from America, Asia, Africa, and Europe). Each speech will be held in its original mother tongue.

Images Pg. 50: Petrini’s eno-gastronomy becomes worldwide. Pg. 51: Tourists come from all over the world to Bra, to take part to Cheese. At Fontanafredda Petrini enjoys the company of his friends Oscar Farinetti and Francesco Guccini. Pg. 52: The first edition of “Cantè j’euv” dates back to 1979. Pg. 53: Terra Madre proves that Carlin’s engagement focuses on the fragility of the food communities. Pg. 54: Petrini presents the programme of the 2010 edition of Terra Madre and Salone del Gusto. The opening of the 2008 edition of Terra Madre and Salone del Gusto. Pg. 56: A Slow Food poster hung in the streets of Beirut. Eno-gastronomy authorities from all over the world gathered in Turin for Terra Madre, the biennial event, which collects fishers, farmers, and breeders from 150 different countries.

TERRA MADRE 2010 - Pg. 55 The fourth edition of the worldwide meeting of the Terra Madre network will take place in Turin from the 21st to the 25th of October, to coincide with the Salone del Gusto. More than 5000 representatives of food communities, cooks, teachers, young people, and musicians from all over the world will encourage and sensitize people to sustainable local food production. Other topics of the event are the relevance of cultural and linguistic diversities, the ethnic and linguistic safeguard, and the empowerment of values related to oral tradition and memory. The protagonists of the opening ceremony will be indigenous communities from all over the world (from America, Asia, Africa, and Europe). Each speech will be held in its original mother tongue. The debates of the following days will focus on eight fundamental topics for the future of agriculture and of the planet, such as biodiversity, renewable energy, education, and traditional knowledge. There will be several meetings between national and regional communities, Earth Laboratories, and lessons. During the event Slow Food will present many taste or biodiversity education projects and will give useful information for those who wish to organize in their countries the “Terra Madre Day”, which will take place all over the world on December 10th, 2010.

UNICO 05 | SEPTEMBER - OCTOBER 2010 | ENGLISH VERSION

to the victory of time. Even gods like to meet up at the counter of an old inn. Pg. 27: In a typical kitchen of Piedmont, with its many characteristic tools, you may assist to a contest between the experience of a housewife and the innovative ideas of a young chef. Of course, the main character is wine.

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