Poste Italiane spa - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB/CN - anno VIII - numero 41 - Ottobre - Novembre 2016. Contiene I.P.
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EDITORIALE
Roberto Audisio direttore artistico
direttoreartistico@unicops.net
La globalizzazione, l’uso delle nuove tecnologie di comunicazione coma la TV connessa 24 ore, i giornali online, le email, il web, Google, Facebook, solo per citarne alcune, ci hanno resi cittadini del mondo. Con un click siamo subito connessi con qualsiasi punto all’altro capo del pianeta, in un mondo che non ha più confini, territoriali e di conoscenza. Una nuova dimensione in cui abbiamo la possibilità di accedere alle notizie che più ci interessano da fonti diverse, mettendole a confronto senza filtri, per costruirci il nostro punto di vista più obiettivo. Ma, contemporaneamente, le storie di casa nostra, quelle meno conosciute ma spesso più curiose e che non sempre trovano eco mediatica, mantengono un legame con il nostro territorio. Come la storia di Daniele Bergese che a Monforte d’Alba ha trasformato la sua passione di riparatore di vecchi sassofoni in un nuovo mestiere; o quella di chi, appassionato di storia e di armi antiche, sta portando alla ribalta un vero e proprio sport che all’estero è già molto seguito: il combattimento medievale, una vera e propria disciplina che va oltre la rievocazione storica. Naturalmente l’autunno porta in provincia Granda una tavolozza di eventi e di colori che sanno di sottobosco, di vigna e di uva. Sono i colori, i profumi e le sensazioni che abbiamo cercato di portare nelle pagine di [UNICO] con le immagini delle cortecce di vite, custodi di sapienza naturale. E come non ricordare che questa è la stagione del tartufo bianco d’Alba, protagonista della Fiera Internazionale guidata con femminilità e dinamismo da Liliana Allena, che ci racconta le sfide per far crescere ancor meglio tutto il territorio langarolo. Scopriamo allora che queste storie non sono poi così provinciali, anzi: sono ricche di personalità, mai banali, e ci piace raccontarle perché in un momento come quello che stiamo passando, con tante incertezze, in cui la crisi economica e l’insicurezza politica ci coinvolgono sottraendoci energie, possono portarci un momento di lievità e di fervore, per farci sentire più vicini e consapevoli delle nostre possibilità. E per concludere non potevamo anche noi non avere un pensiero per una zona italiana meno fortunata, con il nostro “Piatto per Amatrice”: ecco che il nostro viaggio nel gusto valica allora i confini provinciali in una sorta di abbraccio ideale con il centro Italia, raccontando come nasce uno dei piatti più conosciuti al mondo: l’amatriciana. In fondo sono tutte storie delle nostre provincie.
Rivista bimestrale dalle Alpi al Mare Anno VII • Numero 41 • Ottobre - Novembre 2016
Alessio Botto
Roberto Audisio
Direttore responsabile: Alessio Botto • info@unicops.net
info@unicops.net
direttoreartistico@unicops.net
DIRETTORE RESPONSABILE
DIRETTORE ARTISTICO
Direttore artistico: Roberto Audisio • direttoreartistico@unicops.net Redazione centrale: redazione@unicops.net
CONTRIBUTORS
Editing: Vanina Carta • editing@unicops.net Concessionaria unica di pubblicità: BB Europa Edizioni • via degli artigiani, 17 - Cuneo info@unicops.net tel. +39 0171.603633 [UNICO] è una pubblicazione di BB Europa Edizioni Via degli Artigiani, 17 • 12100 Cuneo tel. +39.0171.60.36.33 Reg. Trib. di Cuneo n. 617 del 1 Agosto 2009 Stampa: TIPOLITOEUROPA • Cuneo info@tipolitoeuropa.com • www.tipolitoeuropa.com
Tutti i diritti riservati, è vietata la pubblicazione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Editore © BB Europa Edizioni. Nell’eventualità che testi e illustrazioni di terze persone siano riprodotti in questa pubblicazione, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non citati. L’editore porrà inoltre rimedio, a seguito di segnalazione, ad eventuali non volute omissioni e/o errori nei relativi riferimenti. Garanzia di riservatezza per gli abbonati. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: “BB Europa Edizioni” - Responsabile dati UNICO - Via degli Artigiani, 17 - 12100 Cuneo. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico della “BB Europa Edizioni” saranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (DLGS 196 del 30/06/2003). Puoi trovare [UNICO] nelle migliori edicole della provincia di Cuneo e Liguria di Ponente, a Torino nella Libreria Internazionale Luxembourg, nei migliori locali della Liguria, del Principato di Monaco e della Côte d’Azur. Questo numero è stato chiuso in redazione il 23/09/2016. In copertina: Langa - Ph. Luca Privitera
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Roberto Audisio Amy Bellotti Ilaria Blangetti Phil Boschero Andrea Bovero Vanina Carta Claudia Casella Riccardo Celi Monica Coviello Francesco Doglio Nicola Ferrero Giovanna Foco Fabrizio Gardinali Marc Lanteri Cristina Mazzariello Marianna Mordenti Fabio Moretti Luca Morosi Camilla Nata Monia Re Gabriele Rosso
Sara Barbagianni Oscar Bernelli Franco Bianchi Greta Canu Vanina Carta Riccardo Celi Centre de Presse de Monaco Ugo Comollo Comune di Cuneo Francesco Doglio Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba (Enzo Massa, Stefania Spadoni) Sergio Lanteri Le foto di marzo Daniele Molineris Luca Morosi Eloise Nania Luca Privitera Emiliano Sciandra Michele Simolo Piazza Duomo – Alba Press Office Coldiretti Press Office Scrittorincittà
Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero con il patrocinio di:
in collaborazione con:
people
SOMMARIO RITRATTO
14 | un tartufo è per sempre
UNDER 40
20
20 | la voce, uno strumento
STORIA E STORIE
26 | “vintage evolution”, cuore d'ottone
26
CAPITANI D'AZIENDA
30
style
30 | industriale nel destino
SPORT
36 | senza esclusione di colpi
TERRITORIO
40 | si rinnova il turismo a cuneo 44 | terra di confine e di commistioni 52 | sapori e colori di langa
GUSTO
48
zoom
48 | c'è pasta per te
AZIENDE
58 | l’arredo urbano high-tech
BENESSERE
60 | metodo pentadiet, nuove frontiere 66 | un sorriso per tutti, il meglio per ciascuno
DESIGN & LIVING
62 | resina, ovvero forza ed estetica
EVENTI
52
68 | artigianato, un nuovo racconto
MADE IN CUNEO
70 | il futuro delle pmi decolla con l'export
40
RUBRICHE
3 | EDITORIALE 6 | SOMMARIO 8 | PRIMO PIANO 12 | PASSEPARTOUT 43 | L'INTERVISTA IMPOSSIBILE 74 | LIFE-STYLE 78 | BONTÀ A TAVOLA 80 | PERSONAL SHOPPER 81 | DA ROMA 82 | UNA MELA AL GIORNO... 84 | BON TON 85 | MONEY, MONEY, MONEY 86 | ARTE 88 | MOTORI 90 | LEGGERE 92 | SPA SPECTATOR 94 | ESSERCI
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UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | primo piano
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SPRECHI ALIMENTARI, C’È LA LEGGE
BICI ELETTRICHE PER LA POLIZIA MUNICIPALE DI CUNEO
“Sono molte le organizzazioni, tra cui Caritas, Banco Alimentare, Croce Rossa e San Vincenzo che, tutti i giorni, attraverso migliaia di volontari, raccolgono e distribuiscono cibo alle persone e alle famiglie indigenti, alle comunità di accoglienza e nei centri aperti al pubblico,” spiega Andrea Olivero, viceministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Per questo, con una serie di nuove disposizioni – che si aggiungono a quelle già contenute nella Legge di Stabilità 2016, che ha diminuito la burocrazia per le donazioni fino a 15.000 euro – aiutare gli altri diventa più facile. Oltre a una minore burocrazia, sarà semplificata la comunicazione telematica all’amministrazione finanziaria. Con la nuova norma si punta a incentivare il recupero degli sprechi e la donazione delle eccedenze a favore di coloro che sono in una condizione disagiata o di sofferenza.
Il Comandante Davide Bernardi della Polizia municipale di Cuneo, in accordo con le richieste dell’Amministrazione, ha da circa due mesi esteso il Servizio Prossimità, svolto giornalmente sull’altipiano dalla Polizia locale, anche alle aree più frequentate del Parco Fluviale: sul lato Gesso, quelle della piscina e dell’area sportiva, e sul lato Stura, presso le Basse di Sant’Anna, il polo canoistico e l’area verde adiacente. L’intento è quello di garantire la sicurezza dei fruitori del parco, prevenire gli illeciti ambientali e contrastare le soste selvagge, l’abbandono dei rifiuti e l’accensione di fuochi in aree interdette. Gli operatori in divisa, oltre alle biciclette normali saranno dotati di due biciclette elettriche (donate da Enel Energia al Comune di Cuneo durante l’evento de L’Illuminata) e resteranno a disposizione per informazioni, raccogliere segnalazioni e vigilare sul corretto uso delle piste ciclabili.
LA GRANDA E IL SUO SVILUPPO Con il Patto per lo sviluppo della provincia di Cuneo, che riunisce le associazioni di categoria – Confindustria, Confartigianato, Confcommercio, Coldiretti e Confagricoltura – sono stati delineati, per i prossimi mesi, gli obiettivi relativi allo sviluppo economico della Granda. “Il Patto per lo sviluppo – affermano i presidenti delle associazioni di categoria del Cuneese, Enrico Allasia (Confagricoltura Cuneo), Franco Biraghi (Confindustria Cuneo), Ferruccio Dardanello (Confcommercio Cuneo), Domenico Massimino (Confartigianato Cuneo) e Delia Revelli (Coldiretti Cuneo) – ha deciso di prendere l'iniziativa per cercare di sopperire, per quanto di sua competenza, all'immobilismo di enti, politici e amministratori perché la nostra provincia è ferma da ormai troppo tempo e i suoi abitanti non lo meritano e non lo sopportano più. Siamo consapevoli che gli indici di fiducia dei cittadini premiano le categorie produttive rispetto a enti e istituzioni pubbliche, e questo ci costringe anche a una più grande presa di responsabilità”.
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SCUOLA, AIUTI ALLE FAMIGLIE
IN BICI SUGLI ARGINI DEL PO
Dall’anno scolastico 2016-17 le famiglie piemontesi non riceveranno più assegni di studio a copertura delle spese scolastiche, ma un contributo sotto forma di voucher, spendibile presso una rete distributiva di beni e servizi, il più possibile capillare in modo da coinvolgere anche le zone più marginali del territorio. È la proposta discussa dall’assessore all’Istruzione Gianna Pentenero in Consiglio regionale. Il voucher, strumento già previsto dalla Legge regionale 26/2015 e approvato all’unanimità lo scorso marzo da un ordine del giorno del Consiglio regionale, sul modello dei ticket restaurant, permetterà di fatto alle famiglie di provvedere direttamente alle spese legate alle attività scolastiche e quelle relative all’iscrizione e alla frequenza. Ne potranno usufruire tutti gli studenti fino al compimento dell’obbligo scolastico.
Vento è il progetto di una ciclovia che dovrebbe costeggiare i 679 km del Po con partenza da Venezia e arrivo a Torino, sullo stile delle grandi ciclovie europee, attraversate da milioni di cicloturisti. Un’idea che la giunta Regionale, su proposta degli assessori ai Trasporti Francesco Balocco e del Turismo Antonella Parigi, ha approvato accettando il Protocollo di intesa tra Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Ministero dei beni e delle attività culturali e le Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Un primo passo verso il superamento di quella visione che considera le infrastrutture solo le strade, le ferrovie veloci, gli aeroporti e verso un’occasione alternativa di sviluppo. Un modo nuovo e diverso per raggiungere città, luoghi d’arte e parchi naturalistici.
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UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | primo piano
rimo iano
CARLO PETRINI NUOVO PRESIDENTE DI CAMPAGNA AMICA
Il Salone del Gusto di Torino è stata l’occasione per presentare il nuovo presidente della Fondazione Campagna Amica, la più vasta rete di vendita diretta contadina del mondo, di cui fanno parte quasi ventimila agricoltori: Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e Ambasciatore speciale della FAO in Europa, ne ha assunto la carica. “La condivisione degli obiettivi e delle idealità di Slow Food con Campagna Amica e Coldiretti - ha dichiarato - mi ha convinto ad assumere questa presidenza. Ritengo un onore poter rappresentare una rete così vasta e capillare di contadini italiani che nel quotidiano mettono in essere pratiche virtuose a tutela di un patrimonio distintivo e importante del nostro Paese”. Un sistema unico, nato e sviluppato in Italia in pochi anni estendendo la sua presenza dalle fattorie ai mercati, dai ristoranti al cibo di strada, dagli agriturismi agli orti urbani. Una rete composta da 9030 fattorie, 1135 mercati, e 171 botteghe, cui si aggiungono 485 ristoranti, 211 orti urbani e 34 punti di street food. Nei suoi punti gli agricoltori mettono in vendita direttamente i loro prodotti locali, nel rispetto di precise regole e di un codice etico ambientale, sotto la verifica di un sistema di controllo di un ente terzo. “I nostri mercati di Campagna Amica sono forse il frutto più prezioso della rivoluzione che ha avuto protagonista l’agricoltura italiana in questi anni con una decisa svolta verso la qualità e la sicurezza ambientale ed alimentare sostenuta dai consumatori - ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo -. Lo consegniamo nelle mani di Carlo Petrini che con la sua storia ed il suo presente saprà interpretarne al meglio i valori e la forza”.
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a cura di Monica Coviello - giornalista lifestyle
GUSTO, MUSICA E CULTURA
l’autunno dà spettacolo FIERA NAZIONALE DEL MARRONE
HAPPY HOUR MUSICAL
Cuneo, dal 14 al 16 ottobre
Monte Carlo, 10 novembre
Una vetrina dei prodotti certificati che fanno parte della tradizione del territorio: la Fiera Nazionale del Marrone, che compie 18 anni, è un’occasione per apprezzare, fra le bancarelle di centinaia di espositori, le eccellenze selezionate da Comune, Slow Food, Coldiretti, Confartigianato e ATL. Nei giorni dell’evento, da non perdere spettacoli, concerti, mostre, laboratori didattici, proposte culturali e turistiche. www.marrone.net
All’Auditorium Rainier III un concerto di musica da camera eseguito dal Quintetto Invictus: Gérald Rolland e Rémy Labarthe, tromba, David Pauvert, corno, Andrea Calcagno, trombone e Florian Wielgosik, tuba. In programma brani di Georg Friedrich Haendel, Anthony Holborne, Johann Sebastian Bach, Victor Ewald, Anthony Plog, Leonard Bernstein ed Enrique Crespo. www.monte-carlo.mc
MERENDA REALE Torino, 5-6- novembre
NABUCCO Monte Carlo, 13 e 16 novembre Per gli amanti dell’opera, al Grimaldi Forum di Monaco, va in scena domenica 13, alle 15,00, e mercoledì 16, alle 20,00, la terza opera lirica di Giuseppe Verdi, quella che lo rese famoso. È interpretata, fra gli altri, da Leo Nucci, Gaston Rivero, Vitalij Kowaljow e Anna Pirozzi, e partecipano il Coro di Monte Carlo e l’orchestra filarmonica diretta da Giuseppe Finzi. www.grimaldiforum.com
La merenda del XVIII secolo è a base di cioccolata calda con i biscotti “bagnati” da inzuppare, quella dell’800 con Bicerin, cri cri e gianduiotti. Un goloso tuffo nella tradizione. I locali che aderiscono sono il Caffè di Palazzo Reale, la Caffetteria del Castello di Rivoli e la Caffetteria degli Argenti alla Reggia di Venaria, la Gelateria Pepino, il Neuv Caval ‘d Brôns, la Torrefazione San Carlo, il Caffè San Carlo e il Caffè Elena. Il prezzo è di 10 (merenda del ’700) e 12 (merenda dell’800) euro. www.guidatorino.com
FESTIVAL DELLA SCIENZA Genova, dal 27 ottobre al 6 novembre Il programma della manifestazione è pensato per tutte le età e per tutti i livelli di conoscenza, per divulgare il sapere e le scoperte scientifiche e quelle tecnologiche, ma anche abbattere le barriere fra scienze matematiche, naturali e umane. Ci saranno mostre, laboratori, spettacoli, conferenze, incontri ed eventi in tutta la città, per “toccare con mano” la scienza. www.festivalscienza.it
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OLIOLIVA Imperia, dall’11 al 13 novembre In tre giorni, più di 150 espositori presentano il loro olio, il pesto, le verdure sott’olio, i formaggi di pecora brigasca, la focaccia ligure, i fagioli di Conio, Pigna e Badalucco, i biscotti, il gelato e i dolci preparati con l’olio di oliva, la farinata... E, ancora, degustazioni, assaggi, mostre, convegni, spettacoli e animazione. www.promimperia.it
Caraglio, 20 novembre L’attesa fiera dedicata all’aglio, prodotto tipico della zona di Caraglio, organizzata dall’Associazione Turistica Pro Loco Insieme per Caraglio e la Confraternita dell’Aglio vede anche quest’anno la partecipazione di 60 espositori che propongono i prodotti genuini e tipici del territorio. www.insiemepercaraglio.it
POOH, LA REUNION Torino, 25 novembre
SCRITTORINCITTÀ Cuneo, dal 16 al 21 novembre Buon compleanno! Il festival diventa maggiorenne e il tema sarà “Ricreazione”, intesa come gioco, svago, ma anche progettazione, costruzione, invenzione, trasformazione e crescita. Decine di autori che incontrano altri autori e lettori in una serie di dibattiti. E poi spettacoli, musica, teatro per gli appassionati di libri di tutte le età. www.scrittorincitta.it
UVERNADA
Gli storici Pooh, interpreti di successi sempreverdi come Tanta voglia di lei, Pensiero, Noi due nel mondo e nell’anima, festeggiano i 50 anni di musica insieme con un tour che attraversa tutta l’Italia. A Torino l’appuntamento è al Pala Alpitour di Corso Sebastopoli. I biglietti si possono acquistare su Ticketone. www.pooh.it
UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | passepartout
AJ A CARAJ
Saluzzo, dal 25 al 30 ottobre Dopo 10 anni a Borgo San Dalmazzo, dall’anno scorso la festa dei Lou Dalfin è a Saluzzo. I maestri e i gruppi più apprezzati della musica popolare si esibiscono negli angoli più suggestivi del centro storico. Quest’anno, collabora, inoltre, anche la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale. E per gli appassionati una mostra mercato di liuteria e artigianato da non perdere. www.comune.saluzzo.cn.it/tag/uvernada
RENATO ZERO IN CONCERTO ELISA IN CONCERTO Torino, 14 novembre La cantante friulana torna a esibirsi e a emozionare il pubblico con i suoi successi. Il suo nuovo tour autunnale parte dal Nelson Mandela Forum di Firenze (l’11 novembre) e prevede altri cinque appuntamenti, fra cui quello al Pala Alpitour di Corso Sebastopoli. I biglietti sono in vendita su Ticketone. www.elisatoffoli.com
Torino, 28 e 20 novembre Il tour Alt, che sta facendo tappa in tutti i principali palasport italiani, approda anche a Torino. Il “Renatone nazionale” si esibisce due volte al Pala Alpitour presentando i pezzi del nuovo album. Quelli in cui torna ad affrontare i suoi temi più “cari”: la fede, la violenza, i giovani, il destino dell’arte, l’amore nelle sue declinazioni, l’ecologia e i nuclei affettivi. www.renatozero.com
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un tartufo è per sempre
UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | ritratto
GUIDA LA FIERA INTERNAZIONALE DEL TARTUFO BIANCO D’ALBA DAL 2015 PORTANDO CON SÉ UNO SGUARDO NUOVO, FEMMINILE E DINAMICO COME LE SFIDE CHE LA ATTENDONO. LA PRIMA: FAR CRESCERE ANCORA NON SOLO IL MERCATO DI UN PRODOTTO, MA UN INTERO TERRITORIO
DI VANINA CARTA - PHOTO: LUCA PRIVITERA
S
pigliatezza, freschezza, grinta, semplicità dei modi. Ti viene incontro a mano tesa, con il sorriso sicuro e fiducioso di una donna che sa di essere la prima a ricoprire quel ruolo. È Liliana Allena, giovane imprenditrice albese prestata alla presidenza di una realtà prestigiosa quanto il frutto della terra che promuove: la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Prima di lei uomini illustri e una manifestazione che conta 86 anni di successi, ma questa eredità non le pesa, o almeno così sembra: il suo sguardo su un mondo complesso e variegato come quello del marketing territoriale porta con sé una sensibilità chiaramente femminile. Concretezza e innovazione della progettualità abbinati a una nuova immagine. Come a dire: tirar fuori l’argenteria più preziosa dai vecchi armadi di famiglia per lucidarla e metterla davvero a nuovo. Come solo una donna sa fare, appunto. Peccato, però, che la materia prima di cui si parla valga più dell’argento e che assomigli piuttosto ai diamanti. D’altra parte cosa più dei “migliori amici delle ragazze” – come cantava Marilyn in Gli uomini preferiscono le bionde, tra l’altro omaggiata del pregiato fungo ipogeo nel lontano 1961– poteva ispirare il nuovo corso della presi-
dente nella promozione del Tuber magnatum Pico? Lo spiega la stessa Allena ai lettori di UNICO, raccontando il suo background e gli obiettivi del suo mandato. Come si avvicina Liliana Allena al marketing territoriale e alla promozione turistica? Mi avvicino al mondo del turismo nel 2006, assumendo l’incarico di vicepresidente dell’Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero, dove rimango fino al 2015, quando vengo nominata dal sindaco Maurizio Marello a presiedere la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Rivesto dunque questa carica da febbraio 2015. Se i nove anni all’Ente Turismo sono stati, per me, una grande esperienza di crescita del territorio, ora le prospettive sono addirittura superiori. Lei svolge anche un’altra attività. Qual è il suo background e come concilia i diversi impegni? Da 26 anni possiedo e gestisco uno studio storico di consulenza automobilistica in Alba (Agenzia Abbate-Daga – ndr), che ha in realtà 60-70 anni di vita. Oltre a dirigere lo studio, ho ricoperto anche diversi incarichi presso l’associazione di categoria e sono stata segretario regio-
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UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | ritratto 16
Carrellata delle immagini promozionali della Fiera susseguitesi negli anni. Per l’edizione 2016, la novità sul piano della comunicazione, è la presentazione del logo della Fiera, un tartufo con le sfaccettature del diamante e dai contorni che ricordano i confini della città di Alba. Liliana Allena è anche titolare di uno studio storico di consulenza automobilistica in Alba (Agenzia Abbate-Daga): donna imprenditrice a tutto tondo, con grande passione (ed esperienza) per il marketing territoriale.
nale dell’UNASCA (Unione Nazionale Autoscuole Studi Consulenza Automobilistica – ndr). Da cinque anni ho anche uno studio a Torino e adesso stiamo predisponendo il tutto per creare una fusione tra le due società. Siamo tre socie con una decina di collaboratori, pertanto devo essere molto razionale nella gestione dei miei tempi e delle risorse umane, tra lavoro e l’impegno qui. Imprenditrice, dunque. E la famiglia? Dedico molto tempo agli impegni lavorativi, dal momento che non sono sposata e non ho figli. Ho comunque la mia vita privata, frequento amici e parenti con figli piccoli e mi piacciano molto i bambini. Tanto è vero che dal 2015 abbiamo voluto introdurre Alba Truffle Bimbi, evento nell’evento, con laboratori e una vera e propria esperienza didattica rivolta ai bambini, in un’area attrezzata all’interno del Palazzo Mostre e Congressi “Giacomo Morra”. Come per il resto dell’edizione 2016, il tema di quest’anno è l’albero, in linea con l’idea di comunicare una filosofia green
e sostenibile legata al nostro territorio. Quali gli obiettivi del suo mandato? L’obiettivo è non solo quello di mantenere alti gli standard che ci hanno permesso di ottenere la menzione di “Internazionale” nel 2007, ma anche di crescere ancora. Questo si può fare solo lavorando su più piani. Prima di tutto aumentare notevolmente la progettualità, cercando di anticiparla e ragionando a medio-lungo termine. La nostra, infatti, è una fiera abbastanza atipica, perché non vendiamo solo un prodotto che si esaurisce in se stesso ma, insieme a questo, un intero territorio. Per questo essere competitivi sul mercato turistico internazionale diventa strategico e ciò avviene se a fine anno esiste già una programmazione chiara per quello successivo, in grado di essere recepita a febbraio, quando il mercato pianifica. In secondo luogo, è importante definire una linea di comunicazione, che abbiamo valorizzato attraverso il design di un logo dedicato, per
Fin dove arrivano queste radici? Le radici sono le fondamenta dell’albero (la quercia) che incontrano le spore del tartufo, l’ambiente naturale in cui nasce, ma sono anche la nostra cultura, tradizione, i nostri prodotti, il vino, le ricette locali. Sono la stessa ristorazione che le valorizza, i grandi uomini della viticoltura, pionieri della comunicazione; sono Giacomo Morra, che ha gettato le basi della cultura del tartufo... Le radici sono un omaggio a tutto ciò. Poi, non secondario, sono una metafora connessa, ancora una volta, alla nuova filosofia alla base della manifestazione: la sostenibilità. Le stesse tartufaie naturali rischiano con il tempo di scomparire se il territorio non viene preservato nella sua integrità e, così, abbiamo lanciato il primo crowdfunding (Breathe the truffle), una raccolta fondi per salvare i boschi dove nasce il tartufo. Nonostante il suo valore commerciale, infatti, questo rischio esiste. Altre sfide? Sicuramente lo sforzo di prolungare la manifestazione da sei a otto settimane, aumentando l’offerta per non far calare il sipario e continuare ad attrarre turisti fino al 27 novembre (dall’8 ottobre). Poi, allargare le collaborazioni e le sinergie, come quella con il Ministero delle Politiche Agricole, che ha inserito la manifestazione nei 12 grandi eventi promossi dal MIPAAF a livello internazionale. Per finire, ma non è meno importante, creare un contesto per cui il tartufo non sia solo un’attrazione gastronomica, pur se di alto profilo, ma anche cultura e design, con eventi collaterali come Poetica, festival della poesia, e il lavoro
di progettazione da parte di alcuni noti designer e archistar di un kit per il taglio del tartufo: una sorta di concorso a inviti, capitanato da Alberto Alessi. Il progetto migliore, a partire dal 2017, verrà sviluppato e, successivamente, messo in produzione dalla stessa Alessi. Il trend del mercato? Quello del tartufo è un mercato sempre in crescita. Questo grazie soprattutto alla sinergia tra pubblico e privato e al contributo che svolgono i grandi brand albesi come Ceretto o altre imprese, e la stessa Fondazione Ferrero. Fondamentalmente è un mecenatismo diffuso che si impegna nell’investire sul territorio. Chiaramente, poi, è un mercato che si intreccia con quello turistico. Oggi, cresce l’attrattiva Langhe per merito anche di proposte e pacchetti legati all’outdoor, capaci di intercettare un flusso turistico che va oltre la stagionalità autunnale. Oggi il booking interessa ormai dieci mesi l’anno. Si tratta di target differenti e non sono solo più persone che cercano il buon mangiare, le cantine e un’ospitalità di prestigio. Crescono gli scandinavi e coloro che cercano il contatto con la natura. La sfida sta proprio nel soddisfare esigenze diverse creando un’offerta variegata con standard elevati. Si assiste a una momentanea flessione al ribasso degli arrivi dagli USA, dovuti ai recenti tragici fatti nel nostro continente, ma si sta lavorando anche su quel fronte.
Il Tartufo Bianco d’Alba non è solo un prodotto straordinario, ma anche un traino, insieme alla produzione vitivinicola di Alba, Langhe e Roero. Come spiega Liliana Allena, “la fiera è abbastanza atipica, perché non vendiamo solo un prodotto che si esaurisce in se stesso ma, insieme a questo, un intero territorio. Per questo è importante essere competitivi sul mercato turistico internazionale”. Ph. (in alto): Stefania Spadoni per Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba
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rafforzare il brand “Tartufo Bianco d’Alba”. Una sola immagine racchiude in sé tanti significati: il diamante. Il gioiello per eccellenza che, a ben vedere, ha i contorni della cornice della città di Alba. Poi, le sfaccettature dei colori di questa terra, da cui nasce il tartufo, coerentemente con lo spirito sostenibile di questa edizione, e il nuovo claim: “le radici del gusto”.
Cos’è il tartufo per Liliana Allena? È un oggetto del desiderio che piace o non piace, senza compromessi. Ed è fascino, mistero: un prodotto unico, poiché non ne esiste uno uguale all’altro. Ma è anche un’esperienza sensoriale che ti apre un mondo e che, quindi, va provata in loco. Assaporare un buon tartufo in un prestigioso ristorante a New York, anche lamellato semplicemente su un uovo, sarà assolutamente straordinario, ma invito a farlo anche qui, in uno dei tanti locali di Langa, dove il tartufo si sente, si respira, si vive.
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TARTUFO Bianco d’Alba IL TARTUFO È il corpo fruttifero dei funghi del genere Tuber che cresce e vive sotto terra (ipogeo), in simbiosi con alcune specifiche piante arboree. La determinazione delle diverse specie si basa sull’analisi dei caratteri morfologici: forma, dimensione, colore, aspetto del peridio (buccia esterna con funzioni protettive contro batteri e funghi), aspetto della gleba (polpa), profumo e sapore.
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Le specie classificate oggi come Tuber sono circa 63. In Italia ce ne sono 25, ma solo 9 sono commestibili e 6 quelle più comunemente commercializzate, tra cui il Tuber magnatum Pico.
COMPOSIZIONE Contiene generalmente oltre l’80% di acqua. Tra gli elementi minerali, prevalgono potassio, calcio, sodio, magnesio, ferro, zinco e rame.
“I geni nell’arte e i tartufi nei campi se ne fregano delle regole della cultura; si trovano ma non si possono imitare” JOHN PETIT-SENN
DIFFUSIONE In Piemonte, nelle aree di Langhe, Roero, Monferrato e Istria.
PIANTE SIMBIONTI Farnia, cerro, rovere, roverella, pioppo nero, pioppo bianco, pioppo carolina, pioppo tremulo, salicone, salice bianco, tiglio, carpino nero, nocciolo.
HABITAT PREZZO
RACCOLTA
(Riferito a pezzature medie di 20 g): nel 2015, causa la siccità, il prezzo del Tartufo Bianco, dopo i 300 euro/hg “di partenza” intorno all’inzio di ottobre, si è raggiunto il picco di 400 euro/hg alla fine dello stesso mese. Prezzo che ha retto fino a metà novembre, per poi attestarsi sui 350 euro/hg verso la fine dalla stagione (15 dicembre).
Dal 21 settembre al 31 dicembre. Il periodo di raccolta del Tuber magnatum Pico è regolamentato dalla Deliberazione della Giunta Regionale 31 maggio 2013, n. 2-5833, Calendario per la raccolta dei tartufi in attuazione dell’art.11 della legge regionale 16/2008 “Norme in materia di raccolta e coltivazione dei tartufi e di valorizzazione del patrimonio tartufigeno regionale”.
WHITE TRUFFLE
Terreno preferibilmente marnoso-calcareo, ad un’altitudine inferiore ai 700 m s.l.m, con una buona umidità in superficie anche nei mesi più secchi, una buona percentuale di calcare e potassio, poco fosforo e azoto. Di preferenza vicino a corsi d’acqua di fondo valle, ma dove non ci siano ristagni.
Fonte: Centro Nazionale Studi Tartufo
Il giardino, un bouquet per tutta la vita.
la voce, uno strumento
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UN TALENTO MUSICALE, IL GIOVANE BASSO-BARITONO STEFANO ARNAUDO. IL VENTISETTENNE “ENFANT PRODIGE” SALUZZESE RACCONTA LA SUA STRADA VERSO IL SUCCESSO
DI MARIANNA MORDENTI - PHOTO: DANIELE MOLINERIS
S
entir parlare Stefano Arnaudo è già un’emozione da brivido. Chiudendo gli occhi, con poca immaginazione, puoi vederlo in mezzo al palcoscenico di un teatro gremito, nei panni di Figaro o Don Alfonso, senza microfoni ma con uno strumento che sovrasta tutta l’orchestra: la voce. Un dono che gli ha permesso di cominciare a “giocare”, fin da piccolo, al cantante. Si definisce un “lupo solitario”, dal momento che nella sua famiglia non ci sono né melomani né musicisti. A quattro anni desidera ricevere da Babbo Natale una tastierina Bontempi, la sua “coperta di Linus”, che ancora oggi utilizza per i vocalizzi prima dei concerti in giro per il mondo. A sei, il gioco continua: partecipa a tutte le feste di paese dove si organizza l’imitazione del programma La Corrida di Corrado. Sbaraglia tutti i concorrenti e, senza quasi rendersene conto, arriva agli 11 anni ignaro di cosa volesse dire studiare canto. “Andavo in chiesa, cantavo un po’ più forte degli altri e tutto funzionava, così, quasi per magia” racconta Stefano. La sua è una passione nata per imitazione ascoltando un CD di Pavarotti e un’audiocassetta di Bocelli, che sfocia, a sua insaputa, in quella che ama definire una “truffa genitoriale”: i provini per Bravo Bravissimo (trasmissio-
ne condotta da Mike Bongiorno). Il gioco diventa interessante, insieme ai finalisti della trasmissione, per tre anni, sale sulla carovana di Radio Italia Solo Musica Italiana per un tour in preparazione delle Olimpiadi Invernali Torino 2006. Nel frattempo partecipa come solista alla cerimonia dell’anniversario del crollo delle Twin Towers a Roma, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e l’anno successivo vince La festa degli sconosciuti, con la direzione artistica di da Teddy Reno e Rita Pavone nella categoria canto lirico. Prosegue Stefano: “Verso i 16 anni, periodo della muta vocale, il mio strumento da tenorino ‘bianco’ si trasforma, si ‘ingravisce’. Inizio a studiare canto non orientandomi ancora all’opera. A 21 anni mi iscrivo al Conservatorio ‘G.F. Ghedini’ di Cuneo e qui il gioco si fa duro! Mi laureo, dopo tre anni, con il massimo dei voti”. Quali esperienze ha fatto durante il conservatorio? Quattro esperienze hanno segnato la mia attuale formazione. Innanzittutto la partecipazione, nel Coro del Regio in mondovisione Rai, alla produzione de La Cenerentola (regia di Carlo Verdone); poi, la conoscenza, nello stesso periodo, del
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Stefano in questo suo cammino lungo le note del pentagramma non si sente mai solo. Sa che a tenerlo per mano c’è sempre il nonno Gualtiero, che in vita l’ha sostenuto e appoggiato nella sua scelta.
baritono guatemalteco Luis Felipe Giròn May, con cui ho studiato un mese in Guatemala (una full immersion che mi ha permesso, nel 2013, di esibirmi come solista al Festival del Centro Historico a Guatemala City); ma anche l’invito al War Memorial Opera House di San Francisco per un periodo di perfezionamento sotto la direzione del Maestro Cesar Ulloa. L’ultima, in ordine di tempo e forse la più importante, l’incontro con il mezzo-soprano, di fama internazionale, Fiorenza Cossotto che mi ha proposto di studiare e perfezionarmi con lei e, in seguito, anche con il marito, Ivo Vinco. La caparbietà mi ha portato a continuare imperterrito sulla mia strada, creandomi anche delle inimicizie, ma le conoscenze avvengono per caso e nei momenti più inaspettati: bisogna cogliere l’attimo. Quale cantante lirico rappresenta la sua fonte di ispirazione? Ho la fortuna di studiare con il mio idolo fin da
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quando ero bambino: Roberto Scandiuzzi, basso italiano con carriera mondiale tutt’ora in piena attività che per qualità, timbro ed educazione vocale rappresenta l’erede di Cesare Siepi e della scuola italiana del bel canto. Da piccolo lo ascoltavo nei CD e oggi, dopo la lezione, pranzo con lui. All’inizio ero incredulo, mi sembrava un sogno e continuavo a ripetergli: “Maestro non è possibile. Se è un sogno mi svegli!”. Dopo averlo rincorso per due anni nell’attesa che smettesse di dirmi “Sei troppo giovane, aspetta!”, adesso scherziamo, ridiamo, tra di noi si è instaurato un bellissimo rapporto di complicità, gli sono molto affezionato e gli devo molto! Il suo repertorio? Sono un basso-baritono mozartiano ed è una cosa particolare perché non ci sono molte voci italiane che cantano Mozart e che lo interpretano bene, presumo, solo Ildebrando D’Arcangelo (classe 1969), il migliore tra i bassi mozartiani. La
Luciano Pavarotti
difficoltà è che Mozart non è uno scrittore italiano, però fortunatamente sono nato con questa voce nello “squillo mozartiano” con una “cavata” mozartiana e non verdiana, per il momento. Rientra anche nel mio repertorio Rossini, sia quello comico – perché mi rilassa, mi diverte – sia quello serio. Non disdegno qualche accostamento a Puccini, come La Bohème, ma aspettiamo che “il cavallo invecchi un po’”.
Giovane eclettico, Stefano Arnaudo, che si cimenta anche alla Regia, ha realizzato per il Comune di Saluzzo, in collaborazione con la palestra Kinesis, 7 produzioni tratte da titoli di Walt Disney; per il Comune di Manta, con la Compagnia LTM, 5 commedie, con il gruppo teatrale Scuole Medie di Manta, Saluzzo e Scuole Elementari di Torre San Giorgio, 13 classici e per il Comune di Savigliano la regia dello spettacolo teatrale di Roberto Vecchioni.
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“Penso che una vita spesa per la musica sia una vita spesa in bellezza ed è a ciò che io ho consacrato la mia vita”
Quanto contano gli affetti per un cantante? La vicinanza di genitori e nonni per me è stata fondamentale. I miei parenti sono stati sempre presenti e non si sono mai sottratti alle mie richieste. Mi hanno sostenuto, dedicato tempo e sforzi economici. È importante, quando sei lontano da casa, sentire che quel legame familiare è sempre con te e ti accompagna in un cammino, il tuo, con un sano senso di gratitudine e riconoscenza. Il mio mestiere è un lavoro eletto, “giochi a far finta di...”, come da bambino, per questo mi ritengo molto fortunato. La consapevolezza, i sacrifici, gli studi e la serietà mi hanno aiutato ad arrivare fino a questo primo traguardo. Come vive il palcoscenico? È un amore-odio costante soprattutto quando lavori da solista. Pavarotti era solito ripetersi, 30 secondi prima di entrare in scena, “Ma chi diavolo me l’ha fatto fare?”. C’è sempre questa paura, ma ho una “faccia di tolla” e mi diverto con il pubblico, lo guardo, lo sfido, cerco di creare il classico rapporto del do ut des, dove da parte mia do il massimo – pensando sempre che quella potreb-
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Stefano ha avuto l’onore di andare a lezione da due celebrità dell’opera italiana apprezzate in tutto il mondo: Fiorenza Cossotto, mezzo soprano e Ivo Vinco basso. Stefano, originario di Saluzzo, ma residente a Manta è da sempre legato al suo paese. In queste immagini lo vediamo all’interno del Castello di Manta nel Salone delle Grottesche e nel cortile.
be essere l’ultima volta – e da parte sua ricevo, in cambio, l’agognato applauso. In quell’istante non ne esci più vivo, ti senti sotto l’effetto di una droga. Il palcoscenico, come diceva Stanislavskij, bisogna immaginarlo come una quarta parete, trasformarlo in una casa, una camera, fino a quando, dopo i primi minuti, perdi la percezione del pubblico e diventi personaggio. Questo giocare a “perderti nel personaggio” ti dà l’opportunità di vivere altri ruoli, di essere padrone, servitore, ricco, nobile, assassino, diavolo in alcune parti mefistofeliche meravigliose. Ti consente di scoprire zone del tuo animo a volte inquietanti. È utile! Sembra di essere in una costante seduta psicanalitica che permette di arricchirti attraverso stralci di vita che non è la tua. Le sue tournée passate e i progetti futuri Il 2015 è stato per me un anno molto intenso. Dopo anni di “inseguimenti” per avere un’audi-
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zione ho iniziato il perfezionamento con il maestro Scandiuzzi e quasi contemporaneamente alcune collaborazioni internazionali come “aggiunto” con il ruolo di artista del coro. Il Coro Lirico Siciliano mi ha permesso di debuttare in Cina al Macao International Festival nel Faust di Charles Gounod, una produzione del Lyric Opera of Chicago diretta dal maestro Lu Jia; in Sardegna per l’Ente Concerti del Teatro Lirico di Sassari per la chiusura della stagione con la Nona Sinfonia di Beethoven, diretta dal maestro Gaetano d’Espinosa, e con il Coro Filarmonico Sardo per il concerto di fine anno diretto dal maestro Gianni Mastino. Da poco, inoltre, ho ricevuto una piacevole offerta dal mio maestro. Dal 1° settembre mi sono trasferito in Veneto, a Treviso, dove potrò perfezionarmi per il prossimo anno in “ruoli e interpretazione” con il maestro Scandiuzzi e in “tecnica ed espressione” con Anna Maria Bicciato, una tra le vocal
Un consiglio ai ragazzi che iniziano a studiare canto? La musica si studia con sacrificio e serietà, per questo occorre stare attenti: ogni cantante lirico ha uno strumento alto circa 4,5-5 cm, composto da cartilagini minuscole che si rovinano facilmente. Controllate da chi state andando a lezione: non è detto infatti che solo il “grande” nome sia sinonimo di buon insegnante. Informatevi sul suo curriculum didattico, non fermatevi a quello artistico. Il buon maestro è colui che vi permette di utilizzare al meglio la voce. E ricordate che non fa sempre carriera lo strumento migliore, ma quello che sa dare il massimo. Ogni strumento è unico, perciò bisogna essere molto critici nella ricerca della scuola migliore.
dei bambini è la cosa migliore che ti possa capitare per calibrarti, perché è sincero: se apprezza lo spettacolo applaude, se no fischia, fa rumore e se ne va. Dopo il tema dell’Inno alla gioia, ripreso nel quarto atto, il pubblico applaude tra un tempo e l’altro. A quel punto il direttore si gira, smette di dirigere e urla: “Ssssss!!!”. Prima di entrare in parte, sorrido e mi dico: “Guarda che bellezza, il teatro è scoppiato in un applauso sincero a scena aperta, ma per quale motivo devi zittirli?”. Cerchiamo di rendere la musica classica, una materia già ostica, più fruibile con produzioni anche in forma ridotta e biglietti accessibili a tutti, aprendo un dialogo tra pubblico e “palcoscenico”: se ci accorgiamo che stiamo facendo breccia vuole dire che chi viene ad ascoltarci ha ancora fame di musica.
Stefano con il maestro Roberto Scandiuzzi nella biblioteca Riccati di Treviso.
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coach di riferimento della scuola italiana di bel canto. Questo lavoro sarà finalizzato a prepararmi per le audizioni professionistiche in teatri e agenzie. Al giorno d’oggi un’occasione di alto perfezionamento come questa è più unica che rara. Forse l’unico rammarico è dovuto al fatto che ciò mi obbliga ad accantonare tutti i progetti attivati sul territorio come regista, ma questa è un’altra parte di me che vi racconterò in seguito. Dal 17 dicembre al 2 gennaio partirò per una tournée internazionale promossa dal Coro Lirico Siciliano, che mi vedrà impegnato in ben quattro produzioni (Turandot – Puccini, Cavalleria Rusticana – Mascagni, Pagliacci – Leoncavallo e Carmina Burana – Orff ).
Si ringrazia il FAI - Castello della Manta per la gentile concessione della location.
Quale “strumento” si potrebbe utilizzare per avvicinare il pubblico all’opera? Ritengo che l’errore di noi cantanti o musicisti classici sia quello di lavorare con una certa supponenza. Se il musicista si pone 20 spanne sopra il pubblico non potrà mai avere un seguito. Ho un ricordo splendido della Nona di Beethoven proposta, l’anno scorso, in una replica mattutina, alle scolaresche di Sassari. Premetto che una stupida norma vuole che nel sinfonico si vada ad applaudire solo in fondo. Il pubblico
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“vintage evolution”, cuore d’ottone
TESTIO E PHOTO: FRANCESCO DOGLIO
SI CHIAMA DANIELE BERGESE E HA TRASFORMATO UNA PASSIONE IN UN MESTIERE: FAR RIVIVERE VECCHI SAX, NON ATTRAVERSO UN SEMPLICE RESTAURO MA SVILUPPANDOLI MECCANICAMENTE, SENZA SNATURARLI
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entre si china sul bancone di legno, dove ha disposto con ordine le chiavi d’ottone da ripulire e calibrare, sintetizza il suo lavoro così: “Ho dovuto imparare un mestiere anacronistico per far rivivere strumenti anacronistici, ma con un suono caldo e pieno, che oggi non esiste più”. Lui è Daniele Bergese, cuneese di 38 anni che vive e lavora nelle Langhe, a Monforte d’Alba. Sul banco c’è, completamente smontato, un sassofono degli anni ’30. Ottone forgiato a mano, incisioni uniche, un vero pezzo di storia che risale a un’epoca in cui ogni azienda costruiva e progettava strumenti tutti molto diversi tra loro. Questo, tra poco, verrà dotato di nuove meccaniche, appositamente studiate e realizzate in
pezzi irripetibili per renderlo veloce e moderno, pur mantenendo un suono vintage inconfondibile. Daniele, infatti, riporta in vita sassofoni che il tempo e il mercato hanno relegato a soffitte polverose, ma che oggi sono particolarmente apprezzati e ricercati dai musicisti dei quattro continenti. “VINTAGE EVOLUTION” “I miei sax si chiamano Vintage Evolution – racconta. – Sono strumenti anni ’30-’40 con un suono bellissimo, caldo e irripetibile, ma che meccanicamente, per gli standard moderni, sono obsoleti. Io ho trovato un sistema per farli rivivere, senza snaturarli. Ho provato a pensare come si sarebbero sviluppati i loro concetti meccanici se negli anni ’50 la Selmer
Inizialmente Daniele Bergese sogna di diventare musicista. Durante gli studi al conservatorio in Olanda, un insegnante di tecnica jazz gli consegna il suo strumento per farglielo riparare. Ha paura a metterci le mani, ma il risultato del suo intervento è ottimo. In quel momento capisce che quella può essere una strada da percorrere.
(la più grande delle aziende che costruivano sax – nrd) non avesse fagocitato tutte le altre case. Tutti i sax moderni, infatti, sono figli dei loro modelli. I progetti della Selmer erano ottimi ma questo monopolio ha fatto abbandonare altri concetti di sax, altre soluzioni, altre meccaniche che oggi si trovano escludivamente su strumenti d’epoca. Naturalmente, per gli standard moderni, quei
sax sono superati per molte ragioni e in parte perché non più sviluppati. Ebbene, io li ho sviluppati e oggi li propongo in alternativa agli strumenti moderni, fatti da macchine e non da uomini, in serie e non pezzo per pezzo”. Mentre il pomeriggio colora le colline di quest’angolo di Langa e, sullo sfondo, il Monviso fa capolino da una coltre di foschia che sembra messa lì apposta per completare il quadro,
Antonio Marangolo, il sassofonista di Guccini, Claudio Chiara, che suona con Paolo Conte, il celebre Brendford Marsalis e Ray Gelato, altro nome di spicco nel panorama jazz, sono solo alcuni dei grandi artisti che ricercano i suoni caldi e irripetibili dei sax di Daniele. Proprio Ray Gelato, dopo aver provato un “Vintage Evolution” durante il “suond check” di un concerto ad Alba, ha deciso di suonarlo durante l’esibizione dal vivo.
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“I miei sax si chiamano Vintage Evolution... e oggi li propongo in alternativa agli strumenti moderni”.
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Daniele fa rivivere strumenti degli anni ’30-’40 con un suono caldo e avvolgente, ma che meccanicamente, per gli standard moderni, sono obsoleti. Lo fa pensando a come avrebbero potuto svilupparsi i loro concetti meccanici.
Daniele racconta dei suoi inizi, quando quattro anni fa si trovava in Olanda per studiare al conservatorio e uno dei suoi maestri gli diede il suo primo sax da riparare. LA STRADA GIUSTA “Si, ho iniziato così, per caso. Quando il professore, un americano che insegnava tecnica jazz, mi diede il suo strumento avevo paura a metterci le mani sopra – spiega, – lo riparai comunque e lui, giorni dopo, mi disse che avevo fatto un ottimo lavoro. Così ho capito che quella poteva essere una strada, se non per il futuro, sicuramente per mantenermi parte degli studi. Il mio sogno, allora, era fare il musicista. E ho anche provato a intraprendere quella carriera, una volta tornato in Italia, ma qui la maggior parte dei jazzisti non riesce a guadagnare abbastanza per vivere”.
Dopo il diploma, in sassofono jazz, Daniele studia dai migliori riparatori olandesi, poi da un famoso restauratore di Torino. “Il nostro patto – racconta – è questo: tra 50 anni troverò un apprendista e gli ‘passerò il mestiere’, come lui ha fatto con me”. LA FILOSOFIA DEL RISPETTO Riparare sassofoni non è un’attività così rara in Italia, ma riprogettare gli strumenti antichi – e farli apprezzare dai musicisti – è una cosa che solo lui fa. “Ci sono degli svizzeri che hanno prodotti simili al mio – dice, non senza una punta d’orgoglio – ma non fanno altro che applicare meccaniche moderne su strumenti antichi. Io voglio curare anche l’estetica e i principi con i quali quegli strumenti sono stati costruiti”. E così, sul suo bancone, ci sono mole, saldatori, torni, cacciaviti. E ancora, strumenti per battere,
RICERCATO DAI PIÙ GRANDI Dal suo laboratorio sono passati tanti artisti, italiani e stranieri, come Antonio Marangolo, il sassofonista di Guccini, Claudio Chiara che suona con Paolo Conte o Brendford Marsalis, molto famoso nell’ambiente: “Come Totti nel calcio – dice Daniele. – Si è fermato a casa mia per un paio di giorni, mentre gli rimettevo in sesto gli strumenti che usava nei concerti di Monfortinjazz e nel suo tour italiano. Tutti hanno provato i prototipi e li hanno apprezzati”. Come Ray Gelato, altro nome di spicco nel panorama jazz, che dopo aver suonato dieci minuti un sax di Daniele durante il suond check di un concerto ad Alba, ha deciso di suonarlo durante l’esibizione dal vivo. “Quello era il primo prototipo che ho costruito – dice Bergese, – un lavoro di più di 1800 ore tra progettazione e realizzazione. Ricordo che mi presentai in una pausa delle prove e dissi ‘Ray prova questo’. Lui, per non essere scortese, decise di suonarlo per un minuto. Poi per dieci, poi per mezz’ora, sempre più stupito e convinto dalla mia idea. Infine decise di portarselo sul palco, la sera stessa e ci suonò tutto il concerto. Mi chiese anche di venderglielo, ma non lo feci. Ma fu in quel momento che capii che la strada che avevo scelto era quella giusta”.
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bombare, rettificare e pulire l’ottone. Già, perché i “pezzi di ricambio” devono essere costruiti uno a uno da tubi e lastre d’ottone vergine.
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industriale nel destino DI GIOVANNA FOCO - PHOTO: GRETA CANU
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atematica e azienda si sono frapposte tra lui e la laurea, spezzando il suo intento di terminare gli studi alla Liuc, l’università Carlo Cattaneo di Castellanza. Il carattere non gli mancava né gli difetta, temprato dal vivere. Nel 2017 compie 40 anni. È il presidente dei Giovani Imprenditori della Provincia di Cuneo. Ama i rally e non esclude di provare a gareggiare, prima o poi. Uomo concreto, osserva con attenzione guardando fisso negli occhi. Riconosce i propri limiti e, anche, le virtù. Nell’azienda di famiglia è entrato come impiegato generico addetto alla giacenza del gasolio dei pullman. Ora è amministratore delegato di Bus Company, società di trasposto persone “su gomma” a capitale misto pubblico e privato, composto dal partner di maggioranza – la famiglia Galleano – e una minoranza in quota alla GTT Gruppo Torinese Trasporti. Sul suo tavolo, si avvicendano le pratiche della società che ha 300 dipendenti, due uffici e 12 depositi, con un fatturato che supera i 24 milioni di euro. Si chiama Enrico Galleano. Sposato con Francesca, vive a Saluzzo, per ora in centro ma presto andrà in collina, là dove lo sguardo si
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PRESIEDE IL GRUPPO GIOVANI IMPRENDITORI DI CONFINDUSTRIA CUNEO ED È NELL’ESECUTIVO DELLA BUS COMPANY, SOCIETÀ DI TRASPORTO SU GOMMA A CAPITALE MISTO PUBBLICO E PRIVATO. SI CHIAMA ENRICO GALLEANO. VIVE A SALUZZO
sazia di orizzonte: declivi sinuosi che si srotolano dove il seme diventa frutto. E frutta. Gli studi secondari Sono stato bocciato il quarto anno di Ragioneria. Non ho vergogna a dirlo perché non è stato indifferente quel tassello di vita. Intendo: non vi erano stati segnali che, durante l’anno, mi facessero presagire quell’esito. Cosa ho fatto? Non ho perso tempo né mi sono perso nei meandri dei pensieri a ritroso, delle parole espresse o taciute, e delle incognite. Mi sono presentato l’anno dopo alla maturità preparando due anni in uno come privatista in una scuola pubblica, l’ITC Tesauro di Fossano, e ho superato l’esame. È stata una bella soddisfazione essere stato l’unico privatista a essere promosso. Il bivio tra laurea e azienda L’esame di Matematica era diventata la mia ossessione. Nel frattempo crescevano in me la voglia e la tentazione di entrare nell’azienda di famiglia, che mi aspettava corteggiandomi pazientemente. Mi sono psicologicamente sentito il peso di un bivio: concludere gli studi
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Due generazioni a confronto: Enrico, amministratore delegato della società, insieme al padre, Clemente, che anche è presidente della realtà imprenditoriale. Il carattere non gli manca ne gli difetta, temprato dal vivere. Nel 2017 compie 40 anni. È il presidente dei Giovani Imprenditori della Provincia di Cuneo. Ama i rally e non esclude di provare a gareggiare, prima o poi.
Credo nel “pensare chiaro”. Evito le perifrasi: non dirigo, comunico.
universitari e ritardare quell’autonomia che si acquisisce entrando nel mondo del lavoro, oppure fare lo scatto esistenziale: ho scelto di non essere più studente, ma lavoratore, imboccando la strada che mi ha poi portato a diventare imprenditore. Non sono “dottore”. L’entrata nella azienda di famiglia Nel 2000. La mia prima mansione fu quella di addetto alla giacenza del gasolio a Villafranca Piemonte, dove sento di essere cresciuto molto. Nel 2001, se ne andò il capo servizio
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dell’azienda e, in attesa di sostituzione, mi fu affidato quel compito “temporaneamente”. Quell’avvicendamento non avvenne più e sono stato capo servizio per alcuni anni. Ho saputo prendermi le mie responsabilità e ho lavorato in maniera equa. Sono riuscito a realizzare tanto perché avevo una squadra che mi capiva e mi seguiva. Due generazioni a confronto – lei e suo padre, Clemente: andate d’accordo? Mio padre è AD e anche presidente, mentre io
La “sua” Bus Company Punto e puntiamo alla sicurezza e sull’innovazione. Questo significa: per chi lavora in officina, investire in impianti e macchinari innovativi e sicuri; nei mezzi di trasporto, investire in tecnologia e responsabilizzazione del personale. Non dimentichiamo mai che il nostro “prodotto finito” è l’autista. Per questo, ci impegniamo per offrire le migliori condizioni di lavoro, applicando anche premi meritocratici ma, soprattutto, dialogando. Per quanto riguarda l’innovazione siamo molto attenti alle nuove tecnologie e investiamo in “Ricerca e sviluppo”. Quest’anno – insieme all’Istituto Superiore “Mario Boella” di Torino, a un’azienda greca, a una società francese e a una serba – abbiamo partecipato, vincendo, a un progetto europeo chiamato Ghost, un sistema sperimentale di monitoraggio dell’arredo urbano attraverso gli autobus.
al professore responsabile della gita. Tablet e braccialetti sono sincronizzati e se lo studente “esce” dal raggio dei 30-40 m messi di default, il tablet dell’insegnante emette un suono. Mia sorella, Emanuela, si occupa del tour operator, nonché agenzia viaggi, Linea Verde Giachino detenuta dalla Bus Company. Ha iniziato a lavorare nel 2000 con me dopo la maturità scientifica. Si è diplomata alla SAA, la
Bus Company punta sulla sicurezza e sull’innovazione. Questo significa, da una parte, nei confronti di chi lavora in officina, investire in impianti e macchinari innovativi e sicuri; dall’altra, per quel che concerne i mezzi di trasporto, investire in tecnologia e responsabilizzazione del personale.
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sono amministratore delegato e mi occupo del “Servizio”. I primi tempi da AD insieme sono stati un “dramma”: abbiamo impiegato oltre un anno e mezzo per redigere l’organigramma, la rappresentazione grafica della struttura organizzativa dell’azienda. Lui, infatti, aveva un’impostazione piramidale, con un capo e gli altri a seguire; io, invece, sono per l’impostazione piatta, fatta per funzioni. Alla fine, siamo arrivati all’accordo sull’organigramma piatto.
Le declinazioni che lei sta portando avanti e il ruolo di sua sorella in azienda Sicuramente ci stiamo specializzando anche nel trasporto dei disabili: abbiamo fatto adattare un mezzo per potere accogliere persone in carrozzina, che, per problemi di salute, non possono essere trasferite sulle poltrone di viaggio. Un altro bel segmento è quello dei viaggi per gli studenti delle scuole elementari: abbiamo infatti vinto il bando per un progetto europeo. Si chiama “Bussola”. Prevede l’uso di braccialetti per gli studenti e di un tablet in dotazione
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Enrico Galleano è entrato nell’azienda di famiglia nel 2000. La sua prima mansione è stata quella di addetto alla giacenza del gasolio a Villafranca Piemonte, dove sente di essere cresciuto molto. Nel 2001 è subentrato temporaneamente al capo servizio dell’azienda, in attesa di una copertura del posto, ma l’avvicendamento non è avvenuto ed è stato capo servizio per alcuni anni.
Scuola di Amministrazione Aziendale, e ha ultimato il corso di studi con un master in Turismo a San Diego, in California. Sviluppa da sola il tour operator con prodotti e servizi innovativi. La capacità di delegare Ragiono sugli obiettivi e cerco di lasciare la delega fino in fondo a chi ho delegato. Intendo, però, essere sempre tenuto al corrente dei problemi e delle situazioni. Una volta che l’obiettivo è chiaro e condiviso, può essere raggiunto percorrendo strade differenti, a volte anche molto diverse tra loro. Ma ognuno deve sentirsi addosso la libertà di arrivare allo stesso risultato seguendo la propria via. È un esercizio di rispetto della libertà altrui e di responsabilizzazione che faccio ogni giorno. E non è sempre facile.
Cosa le piace nella vita I piani ben riusciti: che sia la creazione del giardino di casa o di una ristrutturazione aziendale. La sua prima vettura e quella attuale La prima è stata la Uno SL di mia mamma: aveva anche i finestrini elettrici! Ora ho una Q3 della Audi. Sono anche appassionato di auto storiche: insieme ad amici ho una Porche 911 del 1972 e la Jaguar di “Diabolic”. La velocità è sempre stata la mia passione. Ora ho messo la testa. A posto. Lei chi è? Sono un pò come il diavolo e l’acqua santa: ho bisogno di emozioni forti e, anche, di tranquillità. Credo nel “pensare chiaro”. Evito le perifrasi: non dirigo, comunico.
SPUNTI nti per nuovi orizzo
e nuovi “mari”
ente Baravalle - consul a cura di Giorgio
di viaggio
spalle. ato e l’estate è alle tr ol in e è ancora ai m or è o L’autunn ia di sole e di mar gl vo la a m o, zz finite da un pe il lungo Le vacanze sono fuga per spezzare a m si os pr la al à pensando cosa grande, magari gi volete vedere qual se o, tt tu at pr so e, te sognare etto all’offerta inverno. Se dove stereotipato risp o en m ’ po un e o are, ordinari minciate a viaggi co e i di veramente stra od m co vi te te ok o ico di massa, met del vostro notebo et del mercato turist rn te in e on si dursi usilio della connes e allora perché ri perché no, con l’a o, ri va te en am andare mondo è estrem nsare in grande e smartphone. Sì, il pe lio eg M ? ni io attro destinaz del e incontaminate alle solite tre o qu lle be ù pi e in ll ra barriere co ovi un alla scoperta delle (magari abbinand e m si is ch an bi e le sue spiagg tralia: una Mozambico, con eensland in Aus Qu il re lie eg sc re a), oppu li, grandi safari in Sudafric are scenari natura ov tr ve do , lia ta i volte l’I regione grande se di tutti i generi. e a spostare città e tradizioni caraibica, provat a re l’a al re ia nc rriera rinu ordinarie che la ba Se poi non volete ra st e rm fo le n co, sul Belize, co llezze l’attenzione di po rovine Maya e be a Tr . e ol H u Bl o a cui il famos esta terra. riesce a creare, tr rdutamente di qu pe si ar or m na in o è quello di lgenti naturali, il rischi “colorate” ed avvo re fe os m at le a, in Colombi ola di San A poca distanza, alla magia dell’Is te en am fic ni ag osano m di Cartagena si sp sconosciuto. Andrés, paradiso ntani, i i luoghi vicini e lo Sono davvero tant trasformare sche, che possono ta le e tt tu r pe o i esclusiv soliti schemi. gio al di fuori dei ag vi un in a nz ca una va entare e inedite e ad alim et m te es qu e er Venite a conosc uti! à: sarete i benven it os ri cu ra st vo la
In Terre di Granda Club Piazza Europa, 9 - Cuneo t. 0171.67575 staff@interredigranda.com
senza esclusione di colpi
DI ILARIA BLANGETTI PHOTO: ELOISE NANIA
ARMATURE, ELMI E SCUDI ALZATI. IN CAMPO APERTO LE FORMAZIONI SI SCHIERANO PRONTE A FRONTEGGIARSI. NON È UN FILM, NEMMENO UNA RIEVOCAZIONE. È SPORT VERO: IL COMBATTIMENTO MEDIEVALE
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mmaginate di combattere con armature che fanno volare la mente secoli indietro, ma di essere al giorno d’oggi e di gareggiare per davvero. Il combattimento medievale è un vero e proprio sport, non una semplice rievocazione. Ancora poco conosciuto in Italia e in buona parte dell’Occidente, in realtà è una disciplina molto amata nei Paesi dell’Est. In antitesi con il nome, infatti, questo è uno degli sport più giovani del nostro Paese. Simile alle arti marziali per contatto fisico e forza, il combattimento medievale si sta affermando anche da noi grazie ad alcune società e a un team che ci rappresenta a livello internazionale. LO SPORT, OLTRE LA RIEVOCAZIONE Per praticarlo vengono utilizzate armi difensive
e offensive del Medioevo, adattate in termini di sicurezza a questo tipo di competizioni. Si combatte quindi con spade e armature medievali? Se ve lo state chiedendo, la risposta è assolutamente “sì”. Con qualche accortezza in più (per ovvi motivi), ma in tutto simili a quelle di un tempo, sia per peso, che per stazza. “L’Italia ha una vasta tradizione di rievocazioni e di scherma ‘storica’ – commenta Luca De Dea presidente dell’Associazione Taurus Medieval Fight Club di Torino, – ma noi facciamo qualcosa di molto diverso, un vero e proprio sport che prende spunto dall’Europa dell’Est e, in particolar modo, dalla Russia dov’è nato. Da un lato mantiene l’impronta storica nelle armi, nelle attrezzature e, durante gli eventi, anche nell’ambientazione e nell’abbigliamento, ma
Più simile a un’arte marziale che alla scherma, il combattimento medievale, in cui possono gareggiare sia uomini sia donne, ha come obiettivo il KO dell’avversario. Solo con l’atterramento, infatti, finisce il combattimento. Potenza, prestanza atletica e fisica sono prerogative fondamentali per praticarlo: uno sport, quindi, non proprio per tutti. Le armature, infatti, possono pesare dai 20 ai 40 kg e non si risparmiano colpi. Durante le gare si usano armi difensive e offensive del Medioevo, adattate a questo tipo di competizioni. Sono quindi spade, scudi e armature medievali in tutto simili a quelli di un tempo, sia per peso, che per stazza, ma realizzate con qualche “precauzione”, come lame non affilate.
I CLUB E IL MOVIMENTO L’Italia è stata tra i primi Paesi non appartenenti all’Europa dell’Est a partecipare a livello internazionale a competizioni dedicate, aumentando la visibilità di questo sport nel mondo, dove ormai quasi ogni bandiera ha un suo team. Da noi non esiste ancora un vero e proprio campionato, ma le società sono al lavoro per dare linfa al movimento e non mancano i club che si danno da fare: oltre al già citato Taurus Medieval Fight Club, Iron Tower (sempre torinese), il Team Marche-Club Feltrio, il Team San Giorgio (ligure) o il Team Sforza (Milano). Aspettando un torneo nazionale, sono tanti gli appuntamenti oltre confine, come l’ormai tradizionale Battle of the Nations, evento che si è disputato di recente (5-9 maggio) a Praga, in Repubblica Ceca, durante il quale squadre nazionali si sfidano senza esclusione di colpi. Ancora una volta ha dominato l’Est, con l’Ucraina e la Russia, quest’ultima laureatasi Campione del
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non è una semplice replica, perché vuole garantire una maggiore intensità di contatto e quindi di sicurezza legata agli equipaggiamenti”. Contatto pieno, oltre all’assenza di controllo del colpo che deve essere inflitto “senza sconti”. L’obiettivo è il KO dell’avversario, rendendo questo sport più simile ad un’arte marziale che alla scherma. Solo con l’atterramento, infatti, finisce il combattimento: vince chi rimane in piedi. Potenza, prestanza atletica e soprattutto fisica sono le caratteristiche fondamentali di un atleta di scherma medievale, anche perché non ci sono categorie di peso, insomma meglio non rischiare. Possono combattere, in competizioni separate, sia uomini sia donne: unico limite l’aver raggiunto la maggior età. Non si combatte solo uno ad uno (in questo è simile alla scherma) ma anche in massa, un pò come doveva avvenire in una vera battaglia medievale, con tanto di spade e scudi.
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Tra gli appuntamenti internazionali più importanti, c’è l’ormai tradizionale “Battle of the Nations” (durante il quale le nazionali si sfidano senza tregua), tenutosi lo scorso maggio a Praga e dominato dai Paesi dell’Est, Ucraina e Russia, luoghi di origine di questa disciplina.
mondo. Poco dopo (agli inizi di giugno), gli atleti della scherma d’altri tempi si sono trasferiti in Portogallo, per il Campionato del mondo IMCF (International Medieval Combat Federation), mentre a fine agosto si è disputato il Belmonte
Challenge, in Spagna, dove i torinesi del Taurus si sono aggiudicati il Bronzo nelle categorie 10 vs10 e 1vs1. Ci si butta nella mischia, per difendere la propria nazione, rimarcando senso di appartenenza e supremazia fisica.
COME INIZIARE Ma come si inizia a praticare il combattimento
medievale? “Il vantaggio è che si può fare a vari livelli – commenta Lorenzo Scipioni, capitano del Team San Giorgio. – Si inizia con la preparazione fisica, il potenziamento e allenamenti tecnici che abbinano lotta, scherma e pugilato. Lo step successivo è avvicinarsi al combattimento vero e proprio con armature però moderne, magari imbottite, e armi di plastica. A questo punto, il salto all’agonismo, con armature vere e i primi tornei. Oggi – prosegue – si sta cercando di capire come inquadrare il movimento in crescita, dato che si tratta di uno sport di combattimento di squadra e non c’è nulla di simile. Siamo in contatto tra i vari team e iniziano ad esserci tornei anche in Italia”. Per appassionarsi è sufficiente guardare i video che circolano su Youtube: sapranno catturare l’attenzione sia di chi ama la storia, che crederà così di assistere a un film ambientato ai tempi di Re Artù, sia di chi adora le arti marziali e gli sport di contatto. Impossibile, poi, non tifare, quando il combattimento è in corso, per la propria nazione.
In Italia non esiste ancora un vero e proprio campionato, ma il movimento sta crescendo. Tra i club, spiccano Taurus Medieval Fight Club, Iron Tower (entrambi torinesi), il Team Marche-Club Feltrio, il Team San Giorgio (ligure) o il Team Sforza (Milano).
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ARMI E CONTATTO FISICO L’unica differenza rispetto al Medioevo è che le lame non sono affilate, ma qualche livido pare d’obbligo, come conferma il toscano Antonio De Zio, capitano della Nazionale italiana, che si è avvicinato all’agonismo partendo dalle rievocazioni storiche. “Chi lo pratica deve sapere che è uno sport molto fisico, dove pochi sono i colpi proibiti e l’armatura che ci protegge può pesare dai 20 ai 40 kg. Il movimento sta crescendo rapidamente nel resto del mondo – prosegue; – quest’anno alla Battle of the Nations partecipavano 32 nazioni. L’obiettivo ora è far crescere questo sport anche in Italia; aumentare i numeri ed essere sempre più competitivi per arrivare il più in alto possibile nelle gare internazionali”. Una vera battaglia quindi, meglio se all’ombra di un castello. Sono previsti combattimenti singoli (1vs1), di squadra (5vs5) o di massa (21vs21).
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si rinnova il turismo a cuneo
DI GIOVANNA FOCO PHOTO: OSCAR BERNELLI
IL NUOVO PRESIDENTE DELLA ASSOCIAZIONE TURISTICA LOCALE, MAURO BERNARDI, SI RACCONTA CON ATTENZIONE: EVITA LE FRASI AD EFFETTO, STUDIA LA NORMATIVA, GUARDA AL FUTURO CON DETERMINAZIONE
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auro Bernardi, nuovo presidente della ATL del Cuneese, entra nell’esecutivo in un momento storico. È stata, infatti, promulgata la Legge 14/2016 per la riorganizzazione del Turismo in Piemonte. Pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, disciplina l’esercizio delle attività di promozione, accoglienza e informazione turistica in Piemonte e l’organizzazione delle strutture tecnico-operative preposte allo svolgimento delle stesse. Il turismo gli scorre nel sangue. Da bambino ne respirava l’aria: era di famiglia lo storico Albergo Roma di Borgo San Dalmazzo. Oggi, è socio in una riconosciuta azienda artigiana di Cuneo. Cosa si prefigge? Certamente creare rete. Intendo, collaborare
con i Comuni e con gli enti territoriali. Non escludo di programmare incontri con le singole amministrazioni, per capire che cosa possiamo migliorare per dialogare meglio. Il territorio cuneese è eterogeneo: montagna, collina, pianura da promuovere con specifiche caratteristiche. E le ATL? La definizione dei compiti delle Associazioni Turistiche Locali è definita dalla norma. In sintesi, organizzano a livello locale l’attività di accoglienza, informazione e assistenza turistica svolta dai soggetti pubblici e privati. In particolare, raccolgono e diffondono le informazioni turistiche riferite all’ambito di competenza territoriale, organizzando a tal fine e
Il neo-presidente è “figlio d’arte” nel turismo: era di famiglia lo storico Albergo Roma di Borgo San Dalmazzo. Oggi, è socio in una riconosciuta azienda artigiana di Cuneo. Mauro Bernardi, insieme a Giuseppe Carlevaris, Gabriella Giordano, Rocco Pulitanò del consiglio di amministrazione e a Paolo Bongioanni, direttore dell’ATL. Il neo-presidente crede nel “gioco di squadra” e nell’incontro tra teste che credono nel proprio territorio.
Come pensa di promuovere il Cuneese? Sono un pratico. Per carattere, sono poco per la rappresentanza legata al “taglio dei nastri”. Credo, invece, nella presenza alle fiere, nazionali e internazionali: lì si respira il sentiment e si tessono relazioni. Il flusso turistico sta premiando il territorio.
Gli ultimi dati ATl del Cuneese parlano di una flessione del +5% degli arrivi, in linea con l’incremento regionale. Si stanno consolidando nuove forme di recettività: dai rifugi ai bed and breakfast. Siamo in grado di scommettere sul territorio. Siamo noi che dobbiamo dare le linee di indirizzo. E occorre puntare su eventi che abbiano risonanza mediatica. Con il Giro d’Italia, ci siamo riusciti. Ora bisogna rilanciare su altre tappe: L’Illuminata, a Cuneo, è stata un’intuizione vincente. Ma occorre anche promuovere il territorio in concomitanza di questi eventi. Dobbiamo continuare a fare incoming, il resto viene da sé.
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coordinando gli IAT; forniscono assistenza ai turisti, compresa la prenotazione e la vendita di servizi turistici; promuovono e realizzano iniziative per la valorizzazione delle risorse del territorio, nonché manifestazioni ed eventi finalizzati ad attrarre i flussi turistici. Inoltre, contribuiscono alla diffusione sul proprio territorio di una cultura di accoglienza e di ospitalità, favorendo anche la formazione di proposte e pacchetti da parte degli operatori, e coordinando i soggetti del turismo congressuale che operano nel territorio di competenza.
Perché è stato scelto come presidente della ATL? Perché mi è stata accordata fiducia e io ho accettato l’impegno. Il turismo lo vivo da sempre
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Il flusso turistico sta premiando il territorio. Gli ultimi dati ATL del Cuneese parlano di una flessione del +5% degli arrivi, in linea con l’incremento regionale.
e ne ho respirato i mutamenti. Ricordo quando all’Albergo Roma trascorrevo le mie estati con i turisti che soggiornavano nella struttura di famiglia. Ricordo che giocavo a carte con loro, andavo a fare passeggiate in montagna, ascoltavo i loro racconti. Sono cambiati i tempi: all’epoca si trattava prevalentemente di liguri che soggiornavano anche per un mese. Oggi?
Tantissimi stranieri. Tra questi, una larga fetta ci arriva in moto. Tedeschi che hanno colto il fascino delle nostre valli. E noi ci stiamo muovendo per garantire un’offerta che si plasmi alle quattro stagioni. Confido nel lavoro di squadra, tra l’organico dell’ATL, il Consiglio di Amministrazione e il Comitato di Indirizzo.
LEGGE 14/2016: LA RIORGANIZZAZIONE DEL TURISMO IN PIEMONTE Nell’ambito delle attività di promozione, accoglienza e informazione turistica disciplinate dalla nuova legge, la Regione favorisce lo sviluppo economico e sociale del territorio attraverso la crescita di un turismo sostenibile e responsabile, promuovendo iniziative finalizzate a potenziare e migliorare la qualità del sistema di accoglienza turistica; cura i rapporti con il Governo e l’Unione Europea per quanto riguarda la materia del turismo; svolge funzioni di indirizzo e di coordinamento delle attività e sovrintende all’organizzazione turistica; predispone i programmi annuali previsti dalla legge; monitora, anche tramite l’Osservatorio del Turismo, lo sviluppo del sistema di informazione, di accoglienza e promozione turistica, in coerenza con gli indirizzi dei programmi regionali; promuove la costituzione dell’Agenzia regionale per lo sviluppo e la promozione del turismo e dei prodotti agroalimentari di qualità in Piemonte, denominata Destination Management Organization Turismo Piemonte (DMO Turismo Piemonte); riconosce le agenzie di accoglienza e promozione turistica locale (ATL) e vigila sul loro operato; effettua interventi di sostegno dell’organizzazione turistica, della promozione e commercializzazione del prodotto turistico. Le Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura (CCIAA), le Province, la Città metropolitana di Torino, le Unioni di Comuni, i Comuni, nei limiti e secondo le modalità previste dalla legge, partecipano alla formazione dei programmi annuali, concorrono alla costituzione di DMO Turismo Piemonte e delle ATL, nonché alle attività di accoglienza, informazione e promozione turistica locale.
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l’intervista impossibile DI FABRIZIO GARDINALI
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l sole si avvia a calare sull’acqua che pare vetro fuso od olio combusto. Afa costante, aria spessa. Anche qui, all’ombra resinosa della folta chioma di questo pino marittimo, fra le cui fronde, io, piccolo passero marroncino e grigiastro, mi sono rifugiato. In verità non c’è proprio nessuno che si è accorto di me, ma sapete, per atavica prudenza, l’eccesso di gente mi dà un certo fastidio. Anzi, diciamola tutta: un po’ di timore. Ed è affollato questo tratto di costa di questo paese alle porte delle Cinque Terre, zona aspra e fascinosa. Non c’era la spiaggia una volta, a guardare le vecchie foto ingiallite. Solo rocce, frangenti e una stradina. Gli alberi dove mi riparo e abito, invece, esistevano già (o forse i loro padri?), così come le case abbarbicate alla irta scogliera. Poi, hanno ricavato una spiaggia e sulla stessa l’immancabile stabilimento balneare, cioè più di uno, tanto da occupare con le cabine anche la passeggiata a mare. Per fortuna posso volare, così dall’alto l’impatto è meno forte. Ma quando fa troppo caldo preferisco starmene qui. Ogni tanto becchetto un semino, senza voglia. Lì vicino, sul ramo, si è posata una farfalla. È piccola, snella, ha una bella silhouette ed è completamente bianca. Ha ali che sembrano di seta. Starebbe così bene a zampettare su un tavolo di Rosati, in Via Veneto, nella Roma dei Fellini, dei Pannunzio, Moravia, insomma quando non c’era il net, ma l’intellighenzia. Invece è qui, chissà perché, chissà da dove è arrivata. Sarebbe anche appetitosa; sono sempre un passero in fondo e anche goloso, ma no, la guardo: dell’estetica ci si ciba con gli occhi e con la mente. Già: la vista. Non è bella. La sabbia non si vede. Ombrelloni, persone, voci, palloni che volano, barchini e motoscafi puzzolenti che partono “sgommando” (pardon, volevo dire, alzando onde), tra i bagnanti un po’ goffi. Mi cade lo sguardo su qualcosa che luccica. Un paio di occhi, un viso, una donna. Non giovane, il tempo è passato su di lei, anche se bene e con dolcezza. Però luccica. Si muove diversamente in mezzo alla folla scomposta. Un altro portamento, un altro stile. Un altro tempo. Come la farfalla. Forse andava in Via Veneto, quando l’arte era arte e le mostre non erano eventi. Il sole è rosso e rade l’orizzonte. Quattro cabinati da diporto, con bandiera caraibica improbabile, hanno gettato l’ancora in rada. Le vampate di canicola portano sentore di legno bruciato e, fra un po’, di carne e pesce arrosto.
Il popolo del “bagno di mare” sciama verso case, alberghi o le auto arroventate. Alcuni “ragazzi” quarantenni, tatuaggi e Ray Ban d’ordinanza, un po’ abbronzati e un po’ bruciacchiati, pilotano le infradito verso l’happy hour. Le loro voci, di piana lombarda, sovrastano il rumore della pseudo-musica generata da un computer manovrato da un DJ senza dischi. Le ombre si allungano nella notte, si accendono piccoli lampi azzurrognoli per le vie del borgo: qualcuno fa danni con l’Iphone. La calura genera una foschia al largo sulla quale si riflettono i raggi di una grande luna. La farfallina bianca, qui vicino, non si muove. Ha ripiegato le ali, che non le serviranno più, e ha spiccato un altro volo. Peccato; come tutto ciò che è buono ed educato, è durata poco: il solo spazio di un giorno. In verità sono ricordi, di qualche settimana o mese or sono. Adesso è bello. L’aria è frizzante, sa di sale e di pulito. Le barche di legno sono state tirate a secco, le strutture dei “bagni” smontate: così si vede la spiaggia e il mare pare più liscio e blu. Anzi, nel silenzio, rotto solo da qualche lontano motore, posso anche sentire il rumore delle onde. Certo qui non vengono a svernare le greggi, scendendo dai monti, come aveva cantato un noto poeta del secolo scorso. Però, la massa indistinta dei “forzati” dell’abbronzatura se n’è tornata su, nelle colline e pianure centrali, ormai avvolte dalla nebbia, che maschera la volgarità quotidiana in un velo latteo e pietoso. Così, ora il Mediterraneo è di nuovo l’antico mare solcato da secoli, i frangenti frustano le splendide rocce a picco e si insinuano nelle calette. Nuvole si addensano nel crepuscolo. Qualche grossa goccia cade sulle foglie e sugli aghi, ancora resinosi dei pini. È il momento di svolazzare via; torno al mio nido tra i vecchi alberi dell’antico parco dove si affacciano le ville Liberty che guardano sussurrando il mare. Il cancello pare si alzi fino al cielo e lasci fuori il nulla che amo osservare durante il giorno. Così, finalmente al solo sciabordio della risacca, leggo qualche pagina, poi reclino il capino sotto l’ala e riposo sereno. Leggo, si. Vi meravigliate? Da quando voi, affascinati dalle “nuove tecnologie”, dal web e dal “multimediale”, avete abbandonato i libri, noi passeri abbiamo iniziato a consultarli... Interessanti. Abbiamo imparato a ricordare quello che voi state dimenticando.
il frullo del passero
terra di confine e di commistioni
DI FABRIZIO GARDINALI PHOTO: VANINA CARTA
VENTIMIGLIA, AVAMPOSTO ITALIANO AL CONFINE CON LA FRANCIA, È CITTÀ MULTIETNICA NOTA PER I FATTI LEGATI AI FLUSSI MIGRATORI, MA DIETRO LA CRONACA E IL CLAMORE SI NASCONDONO ARTE E BELLEZZA
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più tendono a credere, complice anche la grafica di molti cartelli stradali, che Ventimiglia porti questo nome perché indica una distanza, più o meno stradale, da qualche luogo. Ma non è così e la storia lo dimostra. CITTÀ STRATEGICA Il nome deriva dal Albon, che pressappoco vuol dire “capoluogo”, e Intemelium, con cui i Latini identificavano le bellicose popolazioni liguri che abitavano la foce del Nervia. Nel 180 a.C. furono sottomesse, almeno parzialmente, dai Romani del console Spurio Postumio Albino e, in prossimità dell’abitato “barbaro”, fu costruito un campo trincerato. Molti decenni dopo, circa nell’89 a.C., in seguito alla lex Pompeia, gli Intemeli ebbero i diritti latini e l’insediamento
divenne un municipium con il nome di Albium Intemelium, appunto. Con la riforma organizzativa dell’Impero, in età augustea, prese il nome Albintimilium, da cui, per susseguenti modifiche, l’attuale Ventimiglia. A dirla tutta, però, la cittadina ligure, in effetti, si trova proprio a 20 miglia nautiche da Nizza – per la cronaca. Ventimiglia fu un centro florido in epoca romana. Attraversata dalla via Iulia Augusta, che collegava la pianura padana alla Costa Azzurra e oltre, fino ad Arles, già allora ebbe la vocazione di città di scambi commerciali e umani che mantenne, poi, nei secoli fino a oggi. Nel Medioevo, in particolare dopo l’invasione dei Longobardi di Rotari nel 644, la popolazione si spostò sullo sperone roccioso alla destra del
Anche se il nome “Ventimiglia” ha origine da “Albon” (capoluogo) e “Intemelium”, con cui i Latini identificavano le bellicose popolazioni liguri che abitavano la foce del Nervia, è curioso il fatto che la cittadina si trovi a 20 miglia nautiche da Nizza. Molto amata dai vicini francesi, che varcano a frotte il confine per fare acquisti vantaggiosi durante il mercato del venerdì, è frequentata anche da molti piemontesi che ridiscendono la Valle Roya per giungere al mare. Nell’immagine, la Cattedrale di Santa Maria Vergine Assunta, che risale ai secoli XI-XIII, e il Convento delle Suore dell’Orto,con l’imponente scalone a due rampe contrapposte, nella “città alta”.
fiume Roya e fondò Vintimilia, quella che oggi costituisce la “città alta”. Dopo alterne vicende, nel 1221 entrò a far parte dei possedimenti della Repubblica di Genova – pur essendo per secoli oggetto di contese dei signori locali – della quale seguì le sorti. Fu parte dell’Impero Napoleonico, poi, a seguito del Congresso di Vienna, fu inglobata nel Regno di Sardegna e successivamente in quello d’Italia. LA “NUOVA” ESTENSIONE URBANA La Ventimiglia più conosciuta è quella della parte nuova, nata nella seconda metà del XIX secolo, grazie soprattutto all’attività di Giuseppe Biancheri, che qui nasce nel 1821 (per dieci mandati Presidente della Camera dei Deputati del Regno d’Italia tra 1870 e 1907, nonché Ministro della Marina sotto Ricasoli), e alla presenza di Thomas Hanbury, che nel 1867 crea a Mor-
tola il famoso orto botanico, ma anche scuole primarie, e influenza lo stile dei nuovi palazzi, adoperandosi pure per la costruzione di un giardino pubblico urbano.
La foce del fiume Roya divide la “città alta” dall’estensione urbana più recente, nata nella seconda metà del XIX secolo grazie soprattutto all’attività di Giuseppe Biancheri. La città è allo sbocco della Valle Roya, pertanto si trova, storicamente, in una doppia posizione strategica: al confine con la Francia e appena oltre le montagne che separano Liguria e Piemonte.
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Un’antica vocazione frontaliera che ne ha fatto una città di commerci, di scambi ma anche un luogo ricco di storia.
CONTRADDIZIONI E BELLEZZE La città ha risentito, come quasi tutte le aree urbane del Paese, del boom selvaggio dell’edilizia degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, mantenendo però, e anzi rinforzando, una sua “storica” vocazione frontaliera, che si evidenzia nell’affollatissimo mercato del venerdì, appuntamento “di rigore” per i francesi, e naturalmente turistica. Balneare in primo luogo, con alcune spiagge di assoluto fascino naturalistico, come quella cosiddetta “delle uova” ai Balzi Rossi, le cui grotte costituiscono uno dei più importanti siti paleolitici europei; quella “delle Calandre”, sot-
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to la città vecchia, o quelle in località Grimaldi, in prossimità degli splendidi Giardini Hanbury.
Scorcio sul loggiato di Villa Hanbury (Ph. GBH); la Fontana del Leone in Via Garibaldi, nel cuore della “città alta”, e vista sul mare dal terrazzo del Forte dell’Annunziata in prossimità del confine francese, sede del MAR, il Museo Civico Archeologico “Girolamo Rossi”, che custodisce oltre 700 reperti provenienti dagli scavi romani.
LA “CITTÀ ALTA”, CUORE CULTURALE Ma Ventimiglia può essere anche meta di turismo culturale. La “città alta”, su un colle alla destra del Roya, è il secondo centro storico per estensione della Liguria, dopo quello di Genova, ovviamente. Il suo punto focale è la Piazza della
Cattedrale dove, oltre alla chiesa e al convento, si trovano l’ex Municipio e il Palazzo vescovile. Il Duomo, dedicato alla Vergine Assunta, risale ai secoli XI-XIII; fu edificato sopra una chiesa preesistente che la tradizione vuole fosse, a sua volta, eretta su un tempio pagano dedicato a Giunone. Nel XII secolo fu ricostruita totalmente a forma basilicale con tre navate e, nel corso del tempo, subì diversi interventi. Un importante lavoro di restauro, effettuato fra il 1968 e il 1970, la riportò alla forma originale: oggi è il più importante esempio di architettura romanica immediatamente posteriore al 1000 in Liguria. Da citare per la sua singolarità è la Biblioteca Aprosiana, da oltre 50 anni ospitata nell’ex Teatro Comunale, un edificio del 1862 in Via Garibaldi, in pieno centro, nella “parte vecchia”. Fu fondata nel 1648 da Angelico Aprosio, frate agostiniano e appassionato bibliofilo, nei locali del suo convento, e fu la prima biblioteca pubblica ligure, contando migliaia di volumi. Oggi, rinata nel 1901 grazie al mecenatismo di Hanbury, è un punto di riferimento per gli studiosi di letteratura barocca, con i suoi 40 manoscritti, 7.000 libri antichi e 10.000 moderni. Da non tralasciare, infine, il MAR, il Museo Civico Archeologico “Girolamo Rossi”, situato nel suggestivo Forte dell’Annunziata in prossimità del confine francese, che custodisce oltre 700 reperti provenienti dagli scavi romani e, in particolare, dalla necropoli e dal teatro. Il Museo ospita, con l’insieme delle iscrizioni romane di Albintimilium, uno dei lapidari più grandi di tutta la Liguria, oltre a una cospicua serie di busti, teste e rilievi raccolti da Thomas Hanbury. I motivi per una visita sono, quindi, molteplici e non da ultimo le suggestioni ambientali che colpirono anche il poeta ligure Camillo Sbarbaro che a “Ventimiglia vecchia” dedicò versi delicati ed efficaci, colpito da un’immagine notturna: “Non c’era che questo: ma la luna dava al luogo un aspetto così stupito che pareva di vivere in un’antica stampa”.
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PROGETTIAMO IL BENESSERE DELLA TUA CASA
c’è pasta per te
DI VANINA CARTA
UN PIATTO CHE È QUASI UN SIMBOLO NAZIONALE OGGI SI FA ISTANZA DI RINASCITA: È L’AMATRICIANA, CHE DOPO I TRAGICI EVENTI DI FINE AGOSTO, UNISCE L’ITALIA NELLA SOLIDARIETÀ.
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embra un secolo da quando nel febbraio 2015 era scoppiata l’annosa diatriba sull’Amatriciana per “colpa” di Carlo Cracco che, ignaro di scatenare cotanta polemica, aveva osato suggerire a una concorrente di C’è posta per te di usare l’aglio in camicia nella preparazione del celeberrimo condimento. Apriti cielo! Ne era nata una faida tutta italiana, tra i “puristi”, con il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi a guidare la fazione dei tradizionalisti, e gli “innovatori”, che forse un po’ ingenuamente tentavano di aprire qualche spiraglio alla novità. Da Nicola Zingaretti che si faceva fotografare intento a preparare la ricetta in forma “pura” (senza aglio né cipolla), ai conduttori di Radio Deejay e altri personaggi noti e meno noti, ognuno su social e media diceva la sua,
tanto che persino il “Corriere della Sera” dedicava attenzione alla querelle. Allora la cucina divideva, in un crescendo di clamore “montato a neve”. Oggi, che tutto ciò sembra lontano e sterile, in un momento in cui le polemiche si annullano di fronte alla tragedia, la cucina torna a unire, riacquisendo il suo vero valore socio-culturale di condivisione e di rinascita. Dopo la devastazione, la morte e la lacerazione delle coscienze, il cibo della propria terra rinsalda l’animo ferito. L’Amatriciana, dal fatuo palco dei media, è scesa in piazza a rivendicare la sua natura popolare; si è fatta simbolo e veicolo di solidarietà, e ne sono nate tante e lodevoli iniziative per devolvere fondi a favore delle popolazioni colpite dal terremoto attraverso la preparazione del piatto.
L’Amatriciana nasce nel cuore dell’Appennino, tra le montagne che uniscono i confini di Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, e racconta di una tradizione fatta di pastorizia, di trasnsumanza e di gusti semplici, ma intensi. Ph. Fotolia
DA AMATRICE A ROMA Ma facciamo un passo indietro: prima di chiamarsi “Amatriciana”, si chiamava “Gricia”, che pare derivi dal toponimo “Grisciano”, frazione del tristemente noto comune di Accumoli. Qui la cucina era semplice: pasta in bianco con guanciale gustoso e pecorino. Da Grisciano e Amatrice a Roma, la strada non è lunga e i pastori, nel periodo invernale, scendevano in città per vendere i loro prodotti. Fu così che arrivò nella capitale la tradizione della Gricia.
Assolutamente vietato il Parmigiano sull’Amatriciana, che “consente” solo il Pecorino. Quello del Monti Sibillini, Presidio Slow Food, è tra i piu adatti a questo piatto. Ph (in alto a sinistra): Ann@74 via Foter.com / CC BY-NC-SA I borghi dell’Appennino sono spesso piccoli tesori di architettura in pietra disseminati tra le montagne, dove la vita è “slow” e a misura di uomo, e dove oggi sopravvivono attività come la pastorizia o l’allevamento di suini. Da rimarcare la produzione del guanciale “matriciano”, d’obbligo per una vera Amatriciana da “puristi”. Ph. (in alto a destra e in basso): enrico.pighetti via Foter.com / CC BY; wolfango via Foter.com / CC BY
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UN PIATTO INTENSO, COME LE PERSONE Un popolo fiero e combattivo quello che vive nel cuore montuoso dell’Italia, che tanto si batteva con orgoglio per la purezza di una ricetta autentica, emblema della sua storia, quanto ora, in un contesto così drammatico, resiste alla tragedia stringendo i denti per tornare a far rivivere i propri borghi. E non gli manca di certo il carattere forte, che nasce dall’adattamento all’asprezza dei luoghi che uniscono il Parco dei Monti Sibillini a quello del Gran Sasso e dei Monti della Laga, popolati un tempo da pastori. Come ha raccontato Pierluigi Salvi al “Corriere della Sera”, dell’omonimo e storico ristorante romano (un tempo “Trattoria delle Corse”) dove si cucina questo piatto dal 1957, l’Amatriciana in origine era fatta con quattro ingredienti, quattro: “guanciale, strutto, pecorino, pasta secca. Era la materia prima facilmente conservabile e reperibile che i pastori potevano trasportare in montagna transumando con le greggi di ovini. Con l’arrivo dei Borboni, approdò anche il pomodoro San Marzano da Napoli e la variante piacque ai romani”. Anche se, a onor del vero, nemmeno ad Amatrice si esclude l’uso del pomodoro, annoverando sia la versione bianca sia quella rossa (www.amatricetusrimo.it).
Nella pagina seguente: la trecentesca Basilica di San Francesco ad Amatrice, in uno scatto precedente al terremoto del 24 agosto. Oggi la chiesa è parzialmente crollata. Sono quasi 300 le vittime della sciagura che ha portato morte e devastazione sull’Appennino a fine agosto. Ph. Fotolia
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Ma la tradizione, come sempre, porta con sé aneddoti e storie diverse, spesso parallele. Sembra infatti che alla diffusione del piatto nella capitale abbia contribuito in modo determinante una donna straordinaria e forte, Anna de Angelis. Con la crisi della pastorizia, arrivò a Roma, sulla scia di un flusso migratorio importante alla fine del XIX secolo, e incominciò a preparare con mezzi di fortuna la ricetta dei suoi avi. Nonostante le origini “matriciane” della locandiera (“matriciano” era il termine usato per indicare prima i forestieri, visti con diffidenza, poi venne a indicare genericamente un’osteria, dato che molti osti erano amatriciani), in poco tempo il piatto iniziò a essere apprezzato da molti cittadini, che vi sentivano l’autenticità della campagna. E Roma lo fagocitò anche dialettalmente, trasformandolo in “matriciana”.
L’ETERNA POLEMICA: GLI INGREDIENTI Spaghetti o bucatini? Guanciale o pancetta? Con la cipolla o senza? In bianco o rossa? Se all’ultima domanda abbiamo tentanto di dare una risposta cercando nella storia, agli altri quesiti non resta che affidarsi alle “fazioni”. Per quel che riguarda il formato della pasta, gli amatriciani non vogliono sentir parlare di null’altro che di spaghetti, mentre a Roma non disdegnano i bucatini, forse “per quella certa dose di allegria che si sprigiona a punta di forchetta dal risucchio delle labbra a favore dell’entrata trionfale in bocca” (Giuliano Malizia, La cucina romana ed ebraico-romanesca, ed. Newton). Tuttavia, va detto che la “regola”, in un certo senso, è stata codificata con la richiesta alla Comunità Europea, nel 2004, del marchio IGT (Indicazione Geografica Tipica) per gli Spaghetti all’Amatriciana e che la ricetta originale è detenuta dall’Istituto Alberghiero di Amatrice, fiore all’occhiello del borgo. Sul secondo quesito, amatriciani e romani sono concordi sul guanciale, la cui consistenza sarebbe più compatta e saporita della pancetta, mentre sulla cipolla non c’è speranza di trovare il minimo compromesso e, quando Joe Bastianich in un’intervista dell’11 febbraio 2015 dichiarò di preparare la matriciana con la cipolla, la cosa provocò reazioni persino all’altro capo del mondo: l’executive chef dell’Hyatt Regency Hotel sull’isola di Guam, Mirko Agostini, prese le distanze e arrivò a parlare di “uno schiaffo alla tradizione, in primis alla terra reatina”. Forse i soli a poter sentenziare, in questo caso, sarebbero i proprietari di quell’Hotel Roma di Amatrice collassato sul peso di se stesso, la famiglia Bucci, depositari di una tradizione che evidentemente tanto affascina stimolando papille gustative e fantasia. Non conosciamo le loro sorti dopo la terribile notte del 24 agosto, ma è chiaro che la loro eredità rimane. Perché c’è un fatto: crolla il cemento, la vita è appesa a un filo, ma resta l’opera, imperitura, delle persone.
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Nel segno di Emilio Scanavino Art Gallery La Luna – Borgo San Dalmazzo (Cn)
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abato 15 ottobre alle ore 17,30, nella suggestiva sede di via Roma 92 in Borgo San Dalmazzo (CN), con la mostra Nel segno di Emilio Scanavino, la galleria La Luna inaugura la stagione espositiva autunnale con omaggio a uno dei grandi protagonisti italiani della stagione segnico informale del Novecento. Una riflessione sull’alfabeto pittorico e plastico di Scanavino che si sviluppa in un percorso di oltre quaranta opere che Riccardo Zelatore ha ordinato per proporre una ricognizione eloquente del percorso espressivo dell’artista ligure. Come già ebbe a scrivere Rachele Ferrario “(...) Pittura, scultura e ceramica diventano facce di una stessa medaglia, verifiche costanti di aspetti differenti di un’unica indagine: quella del fare, sull’agire con i segni e con i simboli”. La mostra, fortemente voluta da Franco Carena e Alessandro Capato, riunisce opere su tela, su carta, ceramiche e bronzi, tutte provenienti da collezioni private e permette un’in3
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dagine profonda nel linguaggio e nella tecnica di un autore di levatura internazionale. Pittura e pensiero, emozione e azione, coscienza e urgenza 4 gestuale, rappresentano al contempo soggetto e oggetto dell’agire creativo di Scanavino (Genova, 1922 – Milano, 1986). Se nell’immediatezza del fatto percettivo, la presenza segnica assume una dominanza strutturale, altri elementi concorrono a stabilire un’identità iconografica più legata di quel che non sembri ad una tradizione rappresentativa. E piuttosto bene lo si evince in questa occasione espositiva che consente al visitatore di ripercorrere, pur nella parzialità delle opere esposte, un percorso trasver-
sale sulle diverse possibilità comunicative scelte da un autore che, in un quarantennio di indomita attività, ha sempre custodito nell’animo il senso della pittura. 2
1. Tramatura, anni settanta, olio su tela, cm 33x41 2. Senza titolo, 1952-1955, tecnica mista su carta, cm 14,1 x 20,5 3, Vaso, 1951, ceramica, h. cm 29 ø 30 4, Piatto, anni sessanta, ceramica, ø cm 20
ART GALLERY LA LUNA Via Roma, 92 - Borgo San Dalmazzo (Cn) 15 ottobre - 27 novembre 2016
INAUGURAZIONE: SABATO 15 OTTOBRE ORE 17,30 Orari: sabato 10,30 – 13,00 / 16,00 – 19,00 domenica 10,30 – 12,30 PER INFO: tel. +39 347.4051563 – tel. + 39 339.7108501
LA MOSTRA NON SARÀ VISITABILE NEL WEEKEND DEL 12 E 13 NOVEMBRE
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Testi: Giovanna Foco – Photo: Luca Privitera
Sfumature che si aggrappano alla vita. Vergate su
corteccia custode di sapienza naturale.
LANGA
Il clima cadenza il ritmo, nell’incessante replica dove il vignaiolo, solista, modula la sinfonia. Rispetto e parsimonia: rallenta il passo, la corteccia non è fretta.
Il tatto intimo, quello che non ha pudore perchÊ cerca l’essenza. Celato tra sfumature, perfette come il disegno intagliato dal saggio. Aggrappato, dove il visibile diviene oscuro a chi non osserva con il cuore.
PiÚ su, la fronda ad un passo dal cielo sfiora il pensiero che già è. Il tortuoso si fa lineare ed il fosco diventa terso: basta attendere.
C’è un tempo per piantare, uno per avere cura, un altro per cogliere raccogliere offrire. La bruma calza scalza incalza, ed è già stagione altra.
LA VITA PER L’ARTE,
L’ARTE PER LA VITA
Piero Simondo racconta i tempi dell’avanguardia nel dopoguerra, le sperimentazioni ad Alba e a Torino, il rapporto tra arte e società e il superamento dei luoghi comuni
IL PUNTO
di Sandro Ricaldone Nel contesto delle avanguardie del secondo dopoguerra Simondo si inserisce anzitutto come uno sperimentatore a tutto campo, con l’elaborazione di una metodologia che utilizza l’imprevisto e il dialogo per superare l’idea obsoleta dell’arte prodotta dall’ispirazione individuale. Per altro verso fondamentale è il suo apporto di natura pedadogica, volto ad abbattere le barriere specialistiche e fare dell’arte un ambito praticabile da tutti. Il suo forte carisma personale gli ha consentito di coinvolgere con entusiasmo in questo “laboratorio” professionisti, studenti e operai, in una prospettiva di ricerca comune.
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di Cristina Mazzariello
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ià che uno dichiari di se stesso di essere un artista è preoccupante”. Si conclude così l’intervista a Piero Simondo, fondatore dell’Internazionale Situazionista e artista universalmente riconosciuto. Un concetto che è la chiave del suo pensiero e del suo modo di intendere l’arte. Criptico e geniale nelle risposte, a 88 anni racconta di quando, da giovane studente universitario, divenne ‘agit prop’ dell’avanguardia artistica del dopoguerra. Tutta una questione di incontri fatali che lo portarono da Alba, dove dipingeva nel cortile di Pinot Gallizio, ad Albisola, dove viveva Asger Jorn. “Tre artisti di Albisola - Siri, Sciutto e Caldanzano - avevano chiesto di fare una mostra alla fiera del tartufo di Alba. Mostra che abbiamo organizzato e - incredibile a quei tempi - vendettero perfino qualcosa. Pare che un dentista acquistò una scultura di Siri. Loro ci hanno invitato ad Albisola e lì abbiamo conosciuto Asger Jorn. Così è cominciata la storia”.
Fondamentale l’incontro con Jorn. “Jorn era un girandolone. Non viveva in un posto, viveva in Europa. Io e Gallizio lo abbiamo invitato ad Alba, dove è venuto portandosi un figlio, Ole: era molto simpatico, allegro e vivace, ne divenni una sorta di tutore. Ad Alba abbiamo organizzato un lavoro di gruppo, una sorta di laboratorio del Movimento per una Bauhaus Immaginista fondato da Jorn e l’anno seguente un congresso internazionale sulle relazioni tra arte e società insieme a una mostra nei locali dismessi del vecchio cinema Corino. Era stata un’idea di Asger, lui amava moltissimo organizzare congressi: se avesse potuto ne avrebbe organizzati tutto l’anno in tutti i posti possibili”. Come reagirono gli Albesi a questa iniziativa? “Devo dire che gli Albesi non se ne sono neanche accorti… Se si fosse chiesto a qualcuno, magari la risposta sarebbe stata: ‘Ah Pinot Gallizio è matto…’ ma Gallizio era molto meno matto di quanto forse lui stesso voleva far credere. Il vero problema era un altro: que-
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sto ruolo sociale dell’arte c’era davvero o in realtà l’arte era una ‘piccola baracca’ che ruotava attorno a pochi collezionisti, a pochi eletti insomma?”. Tornato a Torino lei ha portato avanti una ricerca ‘fuori dalla baracca’ con il CIRA (Centro Internazionale di Ricerche Artistiche). “Il CIRA è nato un po’ per caso, dall’incontro con un giovane operaio FIAT, tale Cagliero, con il pallino dell’arte e della pittura. Lui ed altri operai si sono incontrati con me ed è uscita questa idea del centro di lavoro cooperativo, un’attività artistica per uscire fuori dalla condizione certamente non esaltante qual era quella di un operaio FIAT. La cosa non ebbe un successo eclatante. Eravamo marginali, non posso neanche dire fossimo emarginati. La mia idea era che tutti aves-
sero il diritto di farsi la propria arte e di non dipendere dal circolo delle gallerie e degli specialisti. Ma la gente, il mondo, preferiva quel sistema”. Ieri come oggi. “Perché è più tranquillo: vuoi un quadro, vai alla galleria, lo compri, lo appiccichi al muro. Quello che proponevo io era qualcosa di più complicato perché lo potevi sintetizzare con ‘L’arte per la vita e la vita per l’arte’. Poi è chiaro che io non ho mai pensato che tutti debbano fare arte, perché sarebbe anche una gran rottura di scatole”. Il suo percorso artistico è stato caratterizzato da un’insaziabile curiosità nella novità e nella sperimentazione: di supporti, di materiali, di tecniche, dal monotipo alle nitrocolle, fino all’arte computerizzata.
“La mia risposta è un’altra domanda: ma è vero? A me non pare perché quel poco che si faceva e che ho fatto era sempre ovviamente nell’universo del possibile. E il possibile in un certo senso non è mai né nuovo né vecchio, è possibile. Forse sì, forse no, magari”. Come conciliare l’arte con la realtà e la vita vissuta? “L’arte o fa parte della vita oppure è una bazzecola. Se la vita si riducesse all’arte potete immaginare che noia sarebbe, non potresti uscire di casa senza incontrare un artista con sulla testa o sulla schiena le sue opere che cercherebbe di venderti”. Però l’arte può aiutare a vedere la realtà? “La mia risposta è nuovamente una mia domanda: ma tu conosci un artista con questo potere?”
[IN COLLABORAZIONE CON]
ARCHIVIO SIMONDO
1. Piero Simondo a Cosio di Arroscia, 1957
ART GALLERY LA LUNA
Presso: Studio Rolla
2. Senza Titolo, 1955 (donato al Comune di Cosio di Arroscia)
Per informazioni 347.4051563
Corso Galileo Ferraris, 26 - Torino
info@artgallerylaluna.com
Per informazioni 011.538841
3. Nitropittura A-B, 1983
www.artgallerylaluna.com
segreteria@studiorolla.it
l’arredo urbano high-tech DALLA COLLABORAZIONE TRA LA TECNO WORLD GROUP DI CUNEO E LA MASSIMO MAGLIOCCO DI SCARNAFIGI NASCE TECHNIC, BREVETTO PER MODULI UTILI AL FUNZIONAMENTO “SMART” DELLE CITTÀ
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i dice “arredo urbano smart”, ovvero modulare, componibile e versatile, per ogni esigenza. A parole sembra facile spiegarlo, ma dietro ci sono tanta passione, investimenti consistenti, progetti e prototipi, oltre a un brevetto esclusivo, battezzato Technic Modular Pole. A realizzarlo due aziende cuneesi “doc”, la Tecno World Group di Cuneo e la Massimo Magliocco di Scarnafigi, unendo carpenteria, design e informatica. Si tratta di uno speciale palo, tutelato da un brevetto, con elementi tubolari in acciaio intervallati da scuretti per installare qualsiasi tipo di modulo, ma anche un’area interna per l’impianto elettrico e staffe speciali per accessori. Agli occhi di chi vive a Cuneo è già un elemento ben presente nel paesaggio urbano, i cui pregi sono non solo estetici, ma anche tecnici.
Il fondatore di Tecno Wolrd, Alberto Mandrile, 39 anni e tanto entusiasmo, racconta: “Oggi siamo una realtà di 14 dipendenti specializzati in vari settori e diversi soci. Con Technic Modular Pole operiamo già a Cuneo, il primo Comune in assoluto a credere in noi, Limone, Pietraporzio, Villafranca, Verzuolo, Vernante, Villafalletto e San Michele Mondovì. Technic Modular Pole è il sostegno degli impianti di videosorveglianza di varie dimensioni, dove è possibile installare speciali display grafici a led, antenne wifi, sistemi di autenticazione Rfid per colonnine di ricarica, ma anche chiamate SOS e qualsiasi altro modulo utile al funzionamento smart di una città. Le prossime installazioni – prosegue Mandrile – saranno a Ascoli Piceno e sull’Isola di Capri. Il progetto si sta ampliando con la rete di rivendita esclusiva della
TECNO WORLD GROUP S.R.L. Via Villafalletto, 7 ter Madonna dell’Olmo, CUNEO Tel. 0171/680814 – Fax. 0171/680815 info@tecnoworldgroup.it www.tecnoworldgroup.it www.technic.city
unici a dare certi standard. I risultati sono arrivati grazie a costanza e lungimiranza”. La storia di Tecno World inizia con l’installazione di webcam sulle piste da sci a Limone, poi la videosorveglianza, sempre puntando sull’offerta integrata, dalla progettazione alla realizzazione, fino alla manutenzione. Oggi l’azienda (con sede a Madonna dell’Olmo e succursale ad Albenga) serve 70 Comuni solo per i sistemi di videosorveglianza e oltre 200 aziende medie e piccole. Ancora Mandrile: “Prima di arrivare a Technic Modular Pole abbiamo superato tanti problemi, estetici e normativi. Lo studio di questo arredo modulare è stato complesso: con Massimo Magliocco abbiamo lavorato, la scorsa estate, per un mese intero, tutte le notti, con i prototipi realizzati grazie alla sua macchina a taglio laser 3D. Oggi operiamo da Ascoli Piceno a Milano, siamo in contatto con Roma e la Valle d’Aosta. Il palo ha cinque diverse unicità; il brevetto è costato migliaia di euro e sei mesi di lavoro, ma certificare la proprietà intellettuale era il solo modo per tutelarla”.
Tra i 70 Comuni che si sono affidati alla Tecno World Group per la videosorveglianza, a Cuneo sono presenti pali Technic Modular Pole su tutte le strade di accesso al centro storico (nell’immagine in basso a destra uno dei pali nei pressi del Complesso Monumentale di San Francesco. Technic Modular Pole è una struttura caratterizzata da elementi tubolari in acciaio, intervallati da scuretti per installare qualsiasi tipo di modulo, e da un’area interna per l’impianto elettrico e staffe speciali per accessori. Installazioni di video sorveglianza e Alberto Mandrile, founder della Tecno World Group.
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Elmat di Padova, leader nazionale del settore”. Questi sono gli sviluppi recenti, preceduta da una storia lunga due decenni. Spiega Mandrile: “Ho iniziato a lavorare a 15 anni, nel laboratorio elettrico della Bottero spa di Cuneo. Sono un sognatore e un autodidatta. Semplicemente, se non so qualcosa chiedo a chi ne sa di più. Da oltre dieci anni offriamo soluzioni integrate per la sicurezza e non solo, per enti pubblici e privati. All’inizio mi guardavano come fossi un matto, parlavo di smart cities e di sicurezza integrata, concetti sviluppati solo in qualche università. Nel 2006 parlammo alla presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, che ci disse: ‘Siate avanti di dieci anni’. Con il tempo abbiamo costruito una brand reputation intorno a un marchio. Chi ci ha scelto in passato adesso ha servizi all’avanguardia. L’esempio è il Comune di Cuneo che da 20 anni investe in fibre ottiche e oggi ha risultati, risparmi, servizi invidiati anche da grandi metropoli. Abbiamo messo da parte il periodo in cui facevamo fatica a essere identificati pur essendo gli
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metodo pentadiet, nuove frontiere A CASTELLETTO STURA, LA NEW PENTA, DA OLTRE 15 ANNI NEL SETTORE DEGLI INTEGRATORI ALIMENTARI A USO DIETETICO, AMPLIA LA DIFFUSIONE DEL “METODO PENTADIET” CON NUOVE PARTNERSHIP
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roiettata al futuro. La New Penta, azienda leader nel mercato degli integratori alimentari a uso dietetico, da dieci anni guidata da Guido Dracone, guarda avanti instaurando nuove partnership per continuare a garantire una dieta fondata su un protocollo scientifico, quindi sicura, efficace e salutare. La New Penta è una bella storia di famiglia, di passione e tenacia. “L’azienda è nata nel 1999 grazie a mia mamma e proprio in suo onore ho deciso di prenderne la guida”, racconta Guido Dracone. La mamma era Cinzia Pasta, farmacista conosciuta per la sua professionalità, che sviluppò un nuovo protocollo dietetico basato sui principi della dieta proteica. Con l’inevitabile passaggio generazionale, l’azienda si è evoluta crescendo nell’organiz-
zazione, nella gamma dei prodotti offerti e nella rete commerciale, ampliando le collaborazioni, ma confermandosi sempre più uno strumento efficace dalla parte dei medici, per combattere le malattie legate al sovrappeso e all’obesità. Insomma, un sicuro alleato. “Stiamo ampliando anche la diffusione del metodo – continua Dracone – grazie al lavoro iniziato con alcune delle principali società scientifiche nel settore, come la Simg (Società Italiana di Medicina Generale), la Sio (Società Italiana Obesità), l’Andid (Associazione Nazionale Dietisti), l’Ame (Associazione Medici Endocrinologi) e la Sinut (Società Italiana di Nutraceutica)”. Un metodo di comprovata efficacia, tanto che a inizio 2017 la New Penta sarà tra gli attori
NEW PENTA Via Piave 10, 12040 Castelletto Stura (CN) Tel.: +39 0171.348073 (dal lun al ven, h 8,30 - 19,00) Numero verde gratuito da fisso e cellulare 800 198 658 (dal lun al ven, h 8,30 - 19,00) E-mail: info@pentadiet.it Fax: +39 0171.349705
Da dieci anni Guido Dracone implementa l’attività creata nel 1999 dalla mamma, Cinzia Pasta, rinomata farmacista che ha sviluppato un nuovo protocollo dietetico basato sui principi dell’alimentazione proteica.
del nuovo master formativo in Nutrizione Clinica, in collaborazione con la Sinut e con il patrocinio dell’Università Sapienza di Roma, con la partecipazione dei professori Giovanni Spera, Lorenzo Maria Donini, Arrigo Cicero e Giovanni Scapagnini. Nomi importanti per un progetto che celebra i dieci anni in azienda di Guido e ricorda nel modo più nobile la sua fondatrice. “Un’opportunità in cui crediamo molto – prosegue Dracone. – Sarà inoltre indetta una borsa di studio dedicata alla memoria di mia mamma”. Formazione e aggiornamento sono una costante, con un’intensa attività congressuale per garantire ogni giorno un adeguato supporto ai medici che utilizzano il Metodo Pentadiet. Sono in tanti a credere nel metodo New Penta: tra questi c’è anche il noto chef Luca Barbieri, promotore dalla Cucina Lineare Metabolica®, che collabora con l’azienda di Castelletto Stura per insegnare come coccolarsi e amare la buona cucina, anche quando è preferibile seguire una dieta. Il gusto, il piacere di sedersi a tavola, la convivialità di un pasto, infatti, sono
possibili anche quando si deve seguire un regime controllato: la NikiFood, startup collegata alla New Penta, sta lavorando alla produzione di prodotti proteici e senza glutine con l’esclusivo impiego di materie prime nobili. Questa realtà diventa uno strumento importantissimo per trasferire concretamente su un prodotto il know how degli studi scientifici sulla cucina metabolica. La New Penta è attiva anche sul sociale con la campagna “PrenditiCuorediTe” con obiettivi di sensibilizzazione e prevenzione della sindrome metabolica (www.prenditicuoredite. it), spesso correlata a sovrappeso e obesità. La prima edizione ha coinvolto tutto il territorio nazionale con la partecipazione attiva di medici di famiglia e specialisti offrendo la possibilità di effettuare una visita totalmente gratuita. Visto il successo la campagna tornerà nei prossimi mesi. “Siamo molto attenti a questo tipo di attività – commenta Dracone. – La nostra azienda è principalmente un incubatore di idee, da sperimentare, condividere e promuovere per continuare a sviluppare progetti”. Insomma, dieci anni... e tanti altri.
UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | benessere | special advertising
Alcuni prodotti della vasta gamma New Penta. Tra i tanti a credere nella New Penta c’è anche Luca Barbieri. Promotore dalla Cucina Lineare Metabolica®, lo chef, in collaborazione con l’azienda, conduce un’opera di sensibilizzazione volta a far apprezzare il buon cibo, anche quando è necessario mantenere un regime alimentare controllato.
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resina, ovvero forza ed estetica DALL’EDILIZIA INDUSTRIALE A QUELLA CIVILE, L’AZIENDA BERTERO REALIZZA PAVIMENTAZIONI IN RESINA CHE CONIUGANO RESISTENZA E DESIGN, CON INFINITE POSSIBILITÀ DI COLORAZIONI ED EFFETTI
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l valore del “bello” anche nell’architettura industriale. Un ambiente esteticamente armonioso, funzionale ma accattivante, è l’arma vincente in un’abitazione quanto in una grande impresa. Lo sa bene l’Azienda Bertero di Sommariva Perno, specializzata in edilizia civile e industriale, che proprio in questo settore è conosciuta per la sapiente esecuzione di pavimentazioni in resina. La realtà dei fratelli Massimo e Fabrizio Bertero è una consolidata storia di famiglia: un’impresa che unisce tradizione e innovazione per soddisfare il cliente in ogni sua esigenza, personalizzando ogni singolo intervento. “A livello industriale le resine sono un’ottima soluzione perché permettono di soddisfare molte necessità del cliente grazie alla flessibi-
lità e all’adattabilità di cui godono – commenta Fabrizio Bertero. – Funzionali, antiscivolo, studiate per resistere ad acidi e agenti chimici, ma anche alle aggressioni meccaniche, al passaggio dei muletti e all’inevitabile usura. Tutto ciò sempre con una finitura esteticamente gradevole per un’azienda che vuole puntare in alto, contando su un ambiente pulito, ordinato e piacevole. Senza dimenticare rapidi tempi di posa”. Antipolvere, facilmente lavabile, impermeabile, resistente alla compressione e alle aggressioni esterne, la pavimentazione in resina è infatti ideale anche per chi vuole definire gli ambienti di lavoro, grazie alle infinite possibilità di colorazioni ed effetti. “Non solo, – continua Bertero – grazie alla va-
BERTERO Sommariva Perno (CN) info@bertero.net – www.bertero.net
In questa pagina (dall’alto): Fabrizio Bertero, titolare con il fratello Massimo dell’omonima azienda, all’interno dello stabilimento della Gai Macchine Imbottigliatrici di Ceresole d’Alba, la cui pavimentazione in resina è stata realizzata dalla stessa Bertero. Tra le opere portate a termine, anche la pavimentazione dello stabilimento Bianco di Alba (immagine in apertura).
sta gamma di prodotti a disposizione, con caratteristiche differenti, possiamo selezionare la soluzione migliore per ogni singolo cliente, preferendo una pavimentazione antiacido per alcune aziende o una antistatica per determinate altre”. Insomma, una soluzione dall’alto livello tecnico, resistente, funzionale e adattabile. Caratteristiche che portano questo materiale all’interno di molte imprese. Tra queste di re-
cente hanno scelto di appoggiarsi alla Bertero per la realizzazione di resine anche due importanti realtà industriali del territorio come lo stabilimento albese Bianco Spa e la Gai Macchine Imbottigliatrici di Ceresole d’Alba, entrambe con oltre 35.000 mq di superficie realizzata. “Inoltre, questo tipo di materiale può essere ideale per rivestire vecchie pavimentazioni a livello industriale, ma anche commerciale
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Le resine sono funzionali, antiscivolo, resistenti ad acidi e agenti chimici, ad aggressioni meccaniche, al passaggio dei muletti e all’inevitabile usura.
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Le resine, particolarmente versatili, si adattano all’edilizia industriale quanto a quella privata. In alto: corridoio all’interno della Gai Macchine Imbottigliatrici. In basso (a sinistra): sapiente utilizzo della resina armoniosamente mixato alle piastrelle, a creare un effetto “optical”, per la realizzazione di una doccia in un’abitazione privata.
ristrutturando gli ambienti – precisa. – Una possibilità interessante che viene studiata in casi particolari e messa a punto garantendo solidità e resistenza, anche attraverso l’intervento di un cosiddetto pacchetto multistrato. Un mondo infinito, sia in termini di prezzi che di colori”. Per agevolare il cliente nella scelta, i fratelli Bertero basano il proprio lavoro su alcuni saldi principi: innanzitutto lo studio a tavolino delle specifiche necessità dell’azienda, poi un’attenta ricerca e selezione del meglio che offre il mercato. Al cliente viene garantita anche una prova di posa, per avere la certezza del risultato. Le resine sono nate per l’impiego in campo industriale perché rappresentano una soluzione flessibile, altamente igienica – grazie all’assenza di giunti di dilatazione – e indubbiamente importante anche da un punto di
vista estetico. Ma oggi il loro utilizzo si fa interessante anche in ambito civile, commerciale e abitativo. Di forte impatto, adatte a case con personalità, le resine non sono un sostituto del legno o della piastrella, ma una valida alternativa per creare contrasti, aree visivamente delineate o ambienti ricercati, giocando allo stesso tempo sulla storicità di un edificio e su una sofisticata rifinitura moderna e contemporanea. Con un valore aggiunto: la possibilità di cambiare colore con relativa facilità, adattando l’abitazione al nuovo arredamento o semplicemente ai gusti e alle mode che cambiano. La Bertero, oltre alla posa di resine a livello industriale ma anche civile, opera da anni nell’ambito delle decorazioni e del restauro, realizzando facciate, ma anche tutto ciò che riguarda le finiture di un ambiente, dal soffitto al pavimento, passando per le pareti. Pavimenta-
Nella pagina precedente (in basso a destra): la stesura della resina con l’inserimento di una rete armata in fibra di vetro all’interno della stessa pavimentazione e lavorazione per eliminare le bolle d’aria nell’impasto. La Bertero non si ferma alle resine, poiché opera da anni anche nell’ambito delle decorazioni e del restauro, realizzando facciate, ma anche tutto ciò che riguarda le finiture di un ambiente, dal soffitto al pavimento, passando per le pareti. Pavimentazioni in parquet, fondi cromatici, decorazioni e rivestimenti personalizzati.
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zioni in parquet, fondi cromatici, decorazioni e finiture interne personalizzate, rivestimenti unici e pregiati, portati a termine con grande perizia da maestri nell’ambito decorativo. “Ci avvaliamo di preziosi artigiani che collaborano con noi e che mettono a disposizione professionalità differenti – conclude. – A tutto questo aggiungiamo materiali di valore e tecnologicamente avanzati, scelti con cura, con lavorazioni studiate con il cliente e assolutamente personalizzate”. Finiture moderne, restauri storici, ambienti glamour, ma anche negozi o spazi commerciali esteticamente interessanti, per creare spazi unici e di pregio, sapientemente abbinati. La Bertero puó rendere qualunque ambiente un luogo unico e naturale, il posto dove ognuno di noi vorrebbe vivere il proprio angolo di felicitá. La Bertero sarà presto online anche con il nuovo sito www.bertero.net.
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un sorriso per tutti, il meglio per ciascuno A FOSSANO, BORGO SAN DALMAZZO E CUNEO LO STUDIO DEL DOTT. RIVAROSSA SI PRENDE CURA, DA PIÙ DI 30 ANNI, DELLA SALUTE ORALE DI GRANDI E PICCOLI, DALLA CONSERVATIVA AGLI INTERVENTI ESTETICI
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o Studio Rivarossa di Bruno e Stefania Rivarossa festeggia un importante anniversario: il 35° anno di attività. Era infatti il 1981 quando Bruno Rivarossa, medico chirurgo specialista in odontostomatologia, iniziò la sua attività a Fossano. Un anniversario importante, che coincide anche con l’ingresso nello studio della figlia Stefania, specializzata nella conservativa, che da qualche mese arricchisce di nuove competenze lo staff medico. Oggi Rivarossa è presente anche a Borgo San Dalmazzo e a Cuneo, dove i pazienti sono accolti nel nuovo studio, ampio e luminoso, affacciato sulla centralissima Piazza Galimberti, e dove si può usufruire, ormai da tre decenni, dei servizi proposti con comprovata professionalità e sempre con particolare
attenzione alle tecniche più innovative. Da 30 anni, infatti, Bruno Rivarossa pratica l’implantologia dentale, un campo nel quale lo studio è all’avanguardia da sempre. L’implantologia a “carico immediato” permette, dal mattino alla sera, di ritrovare una bella dentatura fissa (prima provvisoria, poi definitiva) per donare al paziente, nel minor tempo possibile, il piacere di sorridere di nuovo. “Ovviamente, però, il nostro principale obiettivo è la conservazione della dentatura naturale – commentano Bruno e Stefania Rivarossa,– per permettere ai pazienti di ritrovare il loro naturale sorriso, evitando estrazioni precoci e utilizzando tecniche che mantengono i denti integri il più a lungo possibile. Anche denti apparentemente ‘persi’ possono essere curati,
STUDIO RIVAROSSA FOSSANO c. Emanuele Filiberto, 34 Tel. +39 0172 61524 BORGO San Dalmazzo Via Bergia, 42 Tel. +39 0171 262273 CUNEO Piazza Galimberti, con ingresso da Via Roma, 55 Tel. +39 0171 698521 www.studiorivarossa.it
Il dottor Rivarossa e la figlia Stefania visitano personalmente ogni paziente e attraverso una corretta e puntuale diagnosi, possono consigliare le soluzioni più adatte e innovative per ogni tipo di esigenza. Grazie alle più moderne attrezzature presenti in studio, infatti, è possibile effettuare panoramiche, tac dentali e, con l’innovativa radiologia digitale, ottenere tutte le informazioni necessarie a una corretta diagnosi, fondamentale per l’attuazione della terapia appropriata. Lo Studio Rivarossa può affrontare qualsiasi tipo di intervento, di natura sia parodontale (ossia di cura dei tessuti che circondano il dente e cioè gengive e osso sottostante), sia estetica. Proprio in questo settore lo studio vanta un’esperienza pluriennale in trattamenti che vanno dallo sbiancamento, alle faccette in ceramica,
utili per risolvere inestetismi ridonando lucentezza e vitalità. La chirurgia plastica gengivale, infine, è perfetta per eliminare quelli gengivali. Lo Studio Rivarossa si avvale di laboratori odontotecnici di comprovata fiducia che permettono quindi interventi mirati, professionali, completi e veloci, oltre a un piccolo laboratorio interno per le riparazioni urgenti. Con Invisalign, inoltre, è possibile, anche negli adulti, allineare perfettamente i denti in modo del tutto invisibile, evitando metodologie più invasive, per risolvere i problemi sia estetici sia funzionali dovuti al loro mal posizionamento. Sono tanti anche i bambini che frequentano lo studio per la prevenzione e per l’ortodonzia, sempre più necessarie, e così ci si preoccupa anche della salute dei più piccoli, dalle prime carie all’allineamento dei denti. “Pensiamo sia importante – commentano – far conoscere in maniera graduale la figura del dentista ai bambini per aiutarli a prendere confidenza”. La salute della bocca, per tutta la famiglia!
Professionalità, tecniche innovative e soprattutto una corretta diagnosi sono i tre pilastri fondamentali su cui si basa l’operato dello Studio Rivarossa. Era il 1981 quando Bruno Rivarossa, medico chirurgo specialista in odontostomatologia, iniziò la sua attività a Fossano. È presente anche a Cuneo e Borgo San Dalmazzo ed oggi è coadiuvato dalla figlia Stefania, odontoiatra laureata alla Dental School.
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attraverso trattamenti, magari complessi, che però garantiscono il mantenimento dei denti naturali. Solo quando ciò non è possibile, facciamo entrare in gioco l’implantologia”.
Uno studio all’avanguardia: dall’implantologia a carico immediato alla conservazione della dentatura naturale, dallo sbiancamento alle faccette in ceramica, dalla chirurgia estetica gengivale all’Invisalign, senza dimenticare la prevenzione e l’ortodonzia per i più piccoli.
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artigianato, un nuovo racconto A SALUZZO LA 78A EDIZIONE DELLA MOSTRA NAZIONALE ARTIGIANATO SI PRESENTA RINNOVATA NELLE IDEE, NELLE STORIE E NEI TANTI EVENTI “FUORI MOSTRA”, ANCHE PER LE VIE E LE PIAZZE DELLA CITTÀ
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Saluzzo l’Artigianato non viene solamente “mostrato”, ma anche “raccontato”. Questa è la chiave con cui FAB, Fondazione Amleto Bertoni, in collaborazione con Art.Ur, rinnova l’appuntamento con la Mostra Nazionale Artigianato. Un contenitore sì, ma non solamente di manufatti. Un contenitore di storia e storie, di persone, idee, eccellenze. Oggi anche un incubatore, con una grande attenzione ai giovani e al mondo della formazione, in linea con il più ampio progetto del Polo del Legno del Saluzzese. È la musica, linguaggio universale, il filo conduttore che unisce i vari mondi artigiani. Un nuovo lavoro di video art di Ugo Giletta racconta al pubblico la vita del maestro Victor Salvi e vengono esposti alcuni strumenti della collezione antica “Accardi”, recentemente affidata
alla Città di Saluzzo. Non mancano laboratori tematici per bambini e ragazzi e performance musicali senza soluzione di continuità. Ritorna anche in questo ottobre la formula del Fuori Mostra, dopo il successo dello scorso anno. Un’esposizione diffusa, un modo differente di intendere l’Artigianato, fatto di luoghi e attori emergenti, che coinvolge l’intera città. Il 21 ottobre, dopo il taglio del nastro, concerto dell’organista Andrea Macinanti in cattedrale, organizzato dall’azienda Brondino Vegezzi-Bossi di Centallo. Evento nell’evento è la Traversée che, dopo New York, Tokyo, Parigi e la Biennale di Venezia, approda a Saluzzo con un’azione itinerante che promette di conquistare la città. Il duo francese,
Raccontare e non solo mostrare è la chiave di lettura con cui ritorna la Mostra Nazionale Artigianato, giunta ormai all’edizione n. 78. Non solo più i manufatti ma anche le persone e le idee che ruotano intorno a queste, in un nuovo “story telling” che si declina attraverso le creazioni, le video installazioni, la musica (quest’anno filo conduttore della mostra) e le “performance”.
percorsi espositivi, conferenze e discussioni legate al lavoro artigianale del legno e al tema della musica. Dal giovedì alla domenica, le unità vengono trasportate a spalla attraverso il centro storico, tracciando un itinerario da scoprire giorno per giorno, e chiunque vorrà appropriarsi di un tavolo e di un letto e provare l’esperienza di invertire, anche se in modo temporaneo, ritmi di vita abituali e relazione consueta allo spazio pubblico sarà il benvenuto. La partecipazione all’azione è infatti aperta a tutti, giorno e notte, 24 ore su 24. Domenica 23 ottobre la Traversée termina con un pic-nic in FAB, all’ex-caserma Musso, dalle ore 12.00.
Evento nell’evento è la “Traversée”, che approda a Saluzzo dopo essere stata a New York, Tokyo, Parigi e alla Biennale di Venezia. Si tratta di un’azione itinerante realizzata attraverso la partecipazione del pubblico e lo spostamento collettivo di tavoli, sedie letti, fino alla creazione di spazi abitativi in luoghi cittadini, dove si mescolano creatività, dimensione pubblica e privata.
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formato dall’architetto Sebastien Renaulf e dal sociologo Laurent Boijeot, dal 2010 porta nel mondo una serie di attività chiamate “traversate”, che implicano la costruzione partecipata e lo spostamento collettivo di tavoli, sedie e talvolta letti, fino alla creazione di vere unità abitative in uno spazio pubblico. In concomitanza con la Mostra Nazionale Artigianato, da lunedì 17 a domenica 23 ottobre, i due artisti “abitano” il centro di Saluzzo, accompagnati da chi vorrà lasciarsi coinvolgere in una temporanea e conviviale occupazione di strade e piazze. L’azione fa da preambolo alla tradizionale Mostra, che per due settimane, a partire dall’opening di venerdì 21 ottobre, promuove
MOSTRA NAZIONALE ARTIGIANATO 21-30 ottobre 2016 – Apertura nelle giornate di venerdì, sbato e domenica Fondazione Amleto Bertoni Piazza Montebello, 1 – Saluzzo venerdì 21 ottobre ore 18.00 opening venerdì 28 ottobre ore 16.30-20.30 sabato 22-29 ottobre ore 10.30-20.30 domenica 23-30 ottobre ore 10.30-20.30 Ingresso Gratuito www.fondazionebertoni.it
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il futuro delle pmi decolla con l’export ITALIA PER LE IMPRESE, CON LE PMI VERSO I MERCATI ESTERI: FA TAPPA A CUNEO, IL 19 OTTOBRE, IL ROADSHOW PER L’INTERNALIZZAZIONE PER SOSTENERE LE REALTÀ CHE VOGLIONO APRIRSI AL MONDO
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ell’era di una globalizzazione ormai toutcourt, il rilancio dell’economia non può essere disgiunto da un moderno processo di internazionalizzazione. Anche se gli ultimi dati riguardanti l’efficacia dell’export in provincia di Cuneo segnalano una flessione, è indubbio che proprio l’export rappresenti un importante volano per lo sviluppo imprenditoriale. A tal proposito, Confartigianato Imprese Cuneo organizza per il 19 ottobre una delle nuove tappe del Roadshow per l’Internazionalizzazione presso il Centro Incontri della Provincia. L’iniziativa è patrocinata dal Ministero degli Affari Esteri ed è promossa e sostenuta dal Ministero dello Sviluppo Economico. Oltre all’ICE-Agenzia, a SACE e a SIMEST, l’evento si avvale del contributo di Camera di Commercio di Cuneo,
della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e Intesa San Paolo, ed è realizzata in collaborazione con Regione Piemonte, Provincia e Città di Cuneo, Università di Torino – sede di Cuneo. La sintesi della giornata di lavoro appare chiara: i mercati globali, sia a livello europeo sia extra europeo, offrono ancora molti spazi per inserirsi e all’estero occorre andare con un progetto strategico ben preciso, oltre che con prodotti di eccellenza. Molte sono le potenzialità del nostro sistema produttivo e imprenditoriale che, per affrontare al meglio il mercato globale, deve poter contare su tutti gli strumenti oggi disponibili: dall’istituto innovativo delle Reti di Impresa ai migliori servizi di consulenza offerti dal Paese, come quello di Confartigianato Imprese Cuneo.
CONFARTIGIANATO CUNEO Tel. +39 0171 45 11 11 mailto:export@confartcn.com export@confartcn.com Per partecipare iscriviti online sul sito www.roadshow.ice.it
rando assieme per promuovere il Made in Italy nelle sue molteplici e positive sfaccettature. In tal senso si inserisce quindi l’evento che si apre con una sessione plenaria e vede l’intervento di esperti nel settore dell’internazionalizzazione, i quali illustrerano opportunità e strumenti per accedere ai mercati esteri. Per le imprese, in base a un calendario prestabilito, è possibile poi incontrare, nel corso della giornata, gli specialisti di settore per la messa a punto di piani di internazionalizzazione. Nella fase pomeridiana infatti, dalle 13.00 alle 18.00, gli imprenditori presenti hanno l’opportunità di partecipare a incontri individuali con i funzionari dell’ICE e delle altre organizzazioni che collaborano all’iniziativa, per individuare strategie studiate sulle singole esigenze. Infine, importante e ricca di spunti è la testimonianza di una ditta artigiana della Provincia Granda che, con passione e dedizione, è riuscita a portare nel mondo la propria produzione birraria lavorando su qualità, scelta delle materie prime, senza tralasciare innovazione e originalità.
“Non si può negare – conclude Massimino – come oggi l’internazionalizzazione possa rappresentare la carta vincente, ma a fare la differenza come sempre sono la progettualità e la capacità di analisi, così come il farsi affiancare in percorsi mediamente complessi, da realtà associative come la Confartigianato, in grado di strutturare una strategia adeguata alle proprie peculiarità e agli specifici mercati d’interesse”. Per maggiori informazioni è possibile contattare l’Ufficio Internazionalizzazione di Confartigianato Imprese Cuneo.
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“In una fase come quella attuale, – commenta Domenico Massimino, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo – caratterizzata dal difficile rilancio della domanda interna, l’idea di fare affari all’estero per gli imprenditori italiani, è diventata ormai una strada quasi obbligata. Chi decide di operare su altri mercati però, deve essere ben cosciente fin dal principio che ci si trova di fronte a sfide stimolanti, ma tuttavia complesse. Il processo di internazionalizzazione non si può dunque improvvisare, ma deve essere pianificato con la consulenza di esperti e il supporto di enti e associazioni che si occupano del settore. Il successo dipende molto dal livello di preparazione e di adattamento aziendale e dalla capacità degli imprenditori di allargare i loro orizzonti operativi. Il Roadshow rappresenta quindi un momento strategico per l’avvicinamento delle nostre imprese all’export”. Per essere competitivi a livello globale, è importante che tutti gli attori pubblici e privati coinvolti nel processo di internazionalizzazione oggi si presentino uniti in un’ottica di sistema, collabo-
“Una strada quasi obbligata – spiega Domenico Massimino, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo – per gli imprenditori italiani, quella di fare affari all’estero. Una decisione che non può essere improvvisata, ma pianificata con la consulenza di esperti e il supporto di enti e associazioni”.
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A ottobre fa il suo ingresso a Cuneo, in Piazza Foro Boario Un nuovo spazio polifunzionale al servizio del tuo business.
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ING, acronimo di Pensare in Granda, è un nuovo centro multiservizi integrato la cui mission è promuovere l’imprenditorialità, lo sviluppo e la condivisione di idee e progetti, attraverso iniziative di natura economica, sociale e partecipativa, capaci di generare nuove esperienze, crescita educativa e opportunità lavorative per tutti i soggetti coinvolti. Il core business di Ping, è la condivisione di spazi di lavoro e la creazione d’impresa, sviluppando anche l’inserimento lavorativo e la piena integrazione dei soggetti svantaggiati, permettendo loro di esprimere al meglio le proprie qualità.Ping scs vuole essere un nuovo approccio allo sviluppo sociale fondato sulla cooperazione, collaborazione, condivisione e contaminazione delle idee. Un luogo di incontro non solo di persone, ma anche di talenti, di competenze, di idee, attraverso la creazione di uno spazio di lavoro condiviso (Coworking) dotato
di tutto quanto necessario per svolgere un’attività professionale (Business Center) che faciliti la formazione (Educational) e la comunicazione tra i partecipanti, valorizzando gli elementi umani e relazionali, per generare e sviluppare insieme (Incubatore/Acceleratore) nuove idee e progetti imprenditoriali. La condivisione dello spazio di lavoro (postazioni in coworking, uffici singoli, sale riunioni, sala conferenze, sala lounge), aperta non solo a professionisti, web designer, creativi, ma a tutti coloro che cercano un punto di appoggio per lavorare a Cuneo, favorisce il confronto e la diffusione delle idee tra tutti i partecipanti. L’area educational punterà sulla conoscenza e la formazione con corsi, aperti a tutti gli interessati, incentrati sulla stampa 3D, sulla robotica educativa (con corsi pomeridiani riservati a bambini e ragazzi), coding e Arduino, ma anche volti alla crescita delle attitudini e capacità imprenditoriali.
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“RIMETTI LE COSE AL POSTO GIUSTO” CON HO’OPONOPONO
Per chi vuole approfondire la conoscenza di Ho’Oponopono, una pratica hawaiana molto antica, è appena uscito per BBEuropa Edizioni il libro Tutto è possibile di Marco Giordano. Ho’Oponopono significa “rimettere le cose al posto giusto” per far sì che ognuno diventi il vero protagonista della propria vita. È una tecnica che deriva dalla tradizione Huna e, per la sua semplicità, è accessibile a tutti. Dona gli strumenti per pulire alla radice e liberare le vecchie memorie e credenze che ci ostacolano e non ci permettono di vivere in salute, nell’abbondanza e in piena felicità. Come un’onda Ho’Oponopono si sta diffondendo in tutto il mondo ed è uno degli strumenti più efficaci per accompagnare il genere umano nel suo cammino evolutivo. Desiderio dell’autore è condividere la sua esperienza e il grande miracolo che Ho’Oponopono gli ha donato: l’aver contattato l’essenza divina del proprio Essere.
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A SALUZZO, WINEAROUND “VINI E DINTORNI” Il 2,3 e 4 dicembre, a Saluzzo, nella cornice della ex Caserma “Mario Musso”, torna WineAround, giunto alla terza edizione. La manifestazione, organizzata in collaborazione con la guida Vinibuoni d’Italia del Touring Club Italiano, Enoteca Italia e Slow Food Condotta del Marchesato, è una tre giorni dedicata alle eccellenze vitivinicole e enogastronomiche: vini da tutta Italia in degustazione e vendita, street food e birre artigianali. L’evento è anche occasione per festeggiare i 20 anni della Doc Colline Saluzzesi, piccolo consorzio che riunisce i wine maker del Saluzzese, che trova nel percorso un’area dedicata. www.winearound.it
IN VALLE D’AOSTA UN SITO ECCEZIONALE Grande afflusso al Parco archeologico e Museo dell’area megalitica di Saint Martin de Corléans, inaugurato a fine giugno. I primi scavi risalgono al 1969, quando una ruspa, durante i lavori per la costruzione di alcuni condomini, alla periferia di Aosta, trovò il primo reperto, una stele antropomorfa, a una profondità di circa 5 metri. Anni di progetti e scavi hanno regalato al numeroso pubblico questo sito di eccezionale importanza scientifica e internazionale, che ha rivoluzionato le conoscenze della preistoria europea. Si estende su una superficie di quasi un ettaro (9.821 mq), di cui 1.200 mq di spazio espositivo, nel quale si alternano testimonianze archeologiche dal Neolitico (fine del V millenio a.C.) all’Età del Bronzo, passando per l’Età del Ferro, per giungere al Medioevo, periodo in cui venne costruita la Chiesa di Saint Martin de Corléans. Il sito è unico in Europa – e uno dei pochi al mondo – poiché in grado di presentare sotto una gigantesca struttura sia i monumenti sia il museo che li illustra, per offrire al pubblico l’emozione di una passeggiata tra le vestigia della preistoria, ma anche l’opportunità di approfondire in tempo reale le informazioni sui reperti nelle teche museali. www.lovevda.it
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RACCONTARE FOSSANO PUNTI DI VISTA SULLA CITTÀ
PREMIO CESARE PAVESE, TUTTO DA LEGGERE
Centosettanta pagine per Raccontare Fossano (Fusta editore), il libro che narra e illustra la città sotto tutti i punti di vista, per incuriosire sia chi vi abita sia chi la vive per un giorno. Un’opera a sei mani, per riuscire a trasmettere quella sensibilità, al femminile, che le tre autrici, Fiorenza Barbero, Agata Pagani e Samantha Viva hanno saputo comunicare attraverso le loro esperienze. Una guida raccontata per descrivere la Fossano di ieri e di oggi in tre “viaggi” diversi: il primo, quello di Fiorenza Barbero, narra la storia cittadina attraverso luoghi e testimonianze; il secondo di Samantha Viva cura la parte più intima e personale, l’esperienza da “forestiero” e, infine, quello di Agata Pagani raccoglie, attraverso i mesi e le stagioni che scandiscono il calendario contadino, eventi e opportunità della “Fossano da vivere”. La parte narrativa è arricchita da oltre 150 immagini provenienti da Archivio Storico comunale, Ufficio Turistico, associazioni, fotografi professionisti e appassionati fossanesi. Da sottolineare anche il contributo fondamentale svolto dagli aderenti del Movimento Fotografico Fossanese, protagonisti, con i loro scatti, del progetto editoriale.
La regista Cristina Comencini con il Premio “Narrativa”, il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky e il sociologo Franco Ferrarotti con il Premio “Saggistica” e il giornalista Mario Baudino con il Premio Speciale della giuria sono i vincitori del XXXIII Premio “Cesare Pavese”, riconoscimento nato a Santo Stefano Belbo per omaggiare scrittori e intellettuali italiani che sono riusciti con i loro scritti a trasmettere il legame con il territorio, il valore dell’impegno civile o hanno fornito punti di vista stimolanti su tematiche attuali. La premiazione è avvenuta il 28 agosto scorso nella casa natale dello scrittore Cesare Pavese, con letture tratte dai testi vincitori: Essere vivi di Comencini (Einaudi, 2016), Senza adulti di Zagrebelsky (Einaudi, 2016), Al santuario con Pavese, storia di una amicizia di Ferrarotti (Edizioni Dehoniane, 2016), Lo sguardo della farfalla di Baudino (Bompiani, 2016).
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FAIMARATHON, APERTURE SPECIALI
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L’Italia è un paese meraviglioso e il suo patrimonio d’arte e di natura appartiene a ciascuno di noi. Un patrimonio che ha sempre più bisogno di essere valorizzato e tutelato. Il FAI – Fondo Ambiente Italiano, da oltre 40 anni lavora, con i propri volontari, proprio per questo. Anche quest’anno viene attivata la campagna nazionale di raccolta fondi “Ricordiamoci di salvare l’Italia”, dal 1 al 31 ottobre, un mese intero per stimolare i cittadini a mettersi in gioco in prima persona, senza delegare più ad altri e “fare” in concreto un piccolo gesto per il futuro del Paese. Al centro di questo significativo momento si colloca la FAImarathon, iniziativa nata nel 2012 con grande successo di pubblico. 3.500 volontari, 130 città e oltre 400 aperture in tutta Italia: sono questi i numeri del consueto appuntamento autunnale del FAI, che quest’anno si tiene il 16 ottobre, e che invita a riscoprire i luoghi più preziosi delle nostre città. Il cuneese, terra ricca di piccoli tesori, propone aperture speciali ed esclusive a Boves, Montelupo Albese e Rodello, La Morra e Fossano: una grande passeggiata culturale, senza punti di partenza o arrivo, che permette, attraverso itinerari tematici e visite guidate a contributo libero, di vivere una giornata da “turisti a casa nostra”. Agli iscritti FAI e a chi si iscrive in occasione di FAImarathon vengono dedicate tante aperture eccezionali e corsie preferenziali per le visite più richieste.
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AUTUNNO, SUBLIMAZIONE DEI SAPORI DI SOTTOBOSCO CHE “METTONO RADICI” NELL’ANIMA
superbi segreti di bosco
VELLUTATA DI FUNGHI E UOVO BIOLOGICO POCHÉ CON TARTUFO BIANCO D’ALBA
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INGREDIENTI Per 4 persone • 200 g di gallinacci • 200 g di porcini • 400 ml di brodo • 100 ml di latte intero • 50 g di scalogno • 50 g di burro di montagna • 20 ml di vino bianco secco • panna fresca • olio di oliva • sale integrale • 4 uova biologiche • aceto di vino bianco • acqua • fleur de sel • 30-40 g di Tartufo Bianco d’Alba PREPARAZIONE
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Per la vellutata di funghi Lavate i funghi e tagliateli a pezzetti (1-2). In una casseruola fate rosolare lo scalogno nell’olio e nel burro. Aggiungete i funghi, fateli saltare e sfumate con il vino bianco. Tenete da parte 50 g di funghi cotti per la guarnizione. Versate il brodo, il latte e la panna nella pentola con i funghi (3), aggiungete un pizzico di sale e fate cuocere circa 20 minuti a fuoco basso. Frullate bene il tutto e passate al colino fine (4). Per l’uovo poché Portate a ebollizione 500 ml di acqua in una casseruola con un cucchiaio di aceto. Aprite
l’uovo in una ciotola e versatelo nell’acqua bollente (5). Con molta cura ricoprite il tuorlo con l’albume durante i primi secondi (6). Fatelo cuocere per non più di 2 minuti e mettetelo in acqua e giacchio per raffreddarlo (7). Ripetete l’operazione per ogni singolo uovo. Per la composizione del piatto Scaldate la vellutata a fuoco basso (8). Riportate l’acqua con l’aceto a ebollizione e togliete dal fuoco. Immergete l’uovo poché nell’acqua bollente per 20 secondi e disponetelo nel piatto fondo caldo. Ricoprite l’uovo con la vellutata (9) e guarnite con i funghi spadellati cotti precedentemente. Macinate un pizzico di fleur de sel sui funghi e sull’uovo, completando con lamelle di Tartufo Bianco d’Alba (10). Guarnite con una fetta sottile ricavata della cappella di un fungo porcino e un fogliolina di prezzemolo fritto. Servite subito (11).
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a cura di Amy Bellotti - Sommelier
IL VINO IDEALE di Amy Bellotti A Montemagno, in provincia di Asti, il giovane vigneron Maurizio Ferraro coltiva viti autoctone seguendo metodi di agricoltura biologica e produce vini sorprendenti, dal carattere unico. Ho scelto la sua etichetta “F”, un assemblaggio di ruchè, grignolino e barbera. Le vigne di grignolino e barbera risalgono al 1967, mentre il ruchè viene da una vigna giovanissima che conferisce al vino profumi delicati di rosa, ciliegia e pepe verde. Ferraro utilizza solo il 10% dell’anima del grignolino, aggiungendo bucce, raspi, e vinaccioli dopo la pigiatura, i quali arricchiscono la struttura del blend con il loro carico di tannini, equilibrato dall’acidità data dalla barbera.
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a cura di Phil Boschero - personal shopper
PER GLI IRRIDUCIBILI DEL GLAMOUR, LE NOVITÀ PER ESSERE TRENDY ANCHE SULLA NEVE
chic & sci, e “scendi in pista” P
er venire incontro a chi vuole essere chic anche sul “bianco mantello” delle piste da sci, alcuni stilisti hanno presentato una serie di creazioni capaci di coniugare, in un giusto mix, lusso, tecnologia e stile.
Un accessorio davvero utile, ma anche fashion per un look da sciatori, è la maschera da sci. Interessante è quella firmata D&G, ricoperta da più di 2.500 cristalli Swarovski applicati a mano e realizzata in edizione limitata. Altra proposta è la mascherina Fishbowl Fur di Salice, azienda italiana da decenni leader dell’occhiale sportivo, che ha prodotto un accessorio interamente fatto a mano, rivestito da vera pelliccia di cavallino o ghepardo, da alternare a lenti nere od oro, e dotato di un elastico decorato con brillanti Swarovski.
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Carrera, invece, storico marchio della Safilo Group, ha collaborato con Jimmy Choo per proporre una linea di occhiali da sole. Frutto della partnership di Ferrari con Dynastar & Lange, sono da segnalare gli sci griffati cavallino rampante, da associare a scarponi, bastoni in carbonio, sacca porta-sci e sacca per scarponi. Gli sci Ferrari sono potenti, precisi e con un’ottima tenuta grazie all’integrazione della fibra di carbonio, materiale utilizzato in F1 per la sua leggerezza e la sua resistenza agli urti. Stile e performance caratterizzano anche gli scarponi Ferrari, risultato dell’esperienza racing e del progetto Lange-Pininfarina.
Il perfetto abbigliamento sui campi da sci potrebbe essere quello della linea EA7 di Armani, che propone look per tutti i gusti. Dalle tute ai guanti contro il freddo, i capi sono tutti realizzati con materiali leggeri e altamente tecnologici. Ogni dettaglio, poi, è curato per essere glamour e allo stesso tempo competitivo. Infine, le tavole da snowboard griffate Chanel sono il must per chi non rinuncia mai allo stile, anche mentre fa sport sulla neve.
STELLE “DI TERRA E DI CIELO”: CELEBRARE LA CREATIVITÀ E RICORDARE IL SACRIFICIO DI GRANDI UOMINI
moda e legalità, visioni “stellari” KARMA E LEGALITÀ I giuristi dell’Associazione Iusdisputando e Iusgustando hanno scelto, a fine luglio, la “matematica stellare” per commemorare le stragi di Via d’Amelio e di Capaci. L’analisi del karma dei giudici Falcone e Borsellino e di tutti coloro che si sono esposti per la tutela della legalità era il tema dell’insolita tavola rotonda. Artefice della serata l’avvocato Antonella Sotira che ha dialogato con l’astrologa Luisa De Giuli, lo scrittore Pier Paolo Segneri, il giornalista Giampiero Ventura Mazzuca e Camilla Nata. Due interventi significativi: quello commovente di un funzionario di Polizia addetto alla scorta dei magistrati Falcone e Borsellino durante le trasferte a Roma, e quello dell’attore Michele Placido che, con un brillante parallelo, è riuscito a collegare le saghe shakespeariane con l’attuale momento storico. Prima di degustare i deliziosi piatti preparati
dallo chef Ernesto Casacchia del Crowne Plaza St Peter’s, è stato condiviso il “pane della legalità”, realizzato dalla chef Sara Papa con le farine dei territori confiscati alla ’ndrina calabrese. La strepitosa attrice-cantante Federica Vincenti, testimonial della legalità per Iusgustando (nonché moglie di Michele Placido), e il maestro Gerardo di Lella hanno accompagnato musicalmente la serata. FASHION “CHE INCANTA” A luglio, al Westin Excelsior di Via Veneto è andata in scena la collezione di Giuliana Guidotti dal titolo Incanto, nella cornice del XVII World of Fashion di Nino Graziano Luca. Ventitrè creazioni uniche, realizzate interamente a mano con cura meticolosa e attenta ricerca dei tessuti, con nuance di colori caldi e femminili, alternate a tenui tonalità di rosa, verde, azzurro e bianco. Nel corso dell’evento sono stati consegnati i
World of Fashion Award realizzati dal maestro orafo del Festival di Sanremo Michele Affidato. Hanno ricevuto l’ambito premio: la “guru” della comunicazione politica Monica Macchioni, il magazine U Fashion, diretto da Elio Frasca, e l’Istituto Europeo di Design (nella persona della direttrice della sede di Roma, Nerina Di Nunzio), che quest’anno festeggia i 50 anni e che rappresenta da sempre un riferimento internazionale di matrice italiana nel campo della formazione e della ricerca nel design, nella moda, nella comunicazione visiva, nel management, nel cinema e nei new media. Tra i 500 ospiti presenti alla kermesse, Sara Iannone, Camilla Nata, Georgia Viero, Lando Buzzanca, Daniela del Secco D’Aragona, Franco Chiarizio, Linda Batista, Irma Capece di Minutolo, Barbara Pasquini, Roberta Damiata, Cinzia Malvini, Gaia Verdi, Andrea Lo Cicero, Antonio Paris, Vincenzo Bocciarelli, Claudia Conte.
UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | Da roma
a cura di Camilla Nata - giornalista Rai
Michele Placido, mattatore della serata organizzata a luglio da Iusdisputando e Iusgustando, durante la quale è stato analizzato il karma dei giudici Falcone e Borsellino, con il contributo di Luisa De Giuli. Durante il “XVII World of Fashion” è andata in scena la collezione di Giuliana Guidotti (al centro nella foto a destra) dal titolo “Incanto”. Ph. www.fashiondmg.it; Michele Simolo
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UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | una mela al giorno
a cura del dott. Fabio Moretti - presidente EBIOS FUTURA
PER NON SCORDARE
le malattie neurodegenerative
È
da poco passata la giornata mondiale sulla SLA (sclerosi laterale amiotrofica) e in TV sono andati in onda alcuni film sul tema, che hanno sicuramente sensibilizzato le nostre coscienze su questa terribile malattia, ma per quanto? Per questo, vi proponiamo un crudo promemoria affinché la nostra attenzione non si limiti a un giorno l’anno. La SLA o malattia di Charcot o dei motoneuroni, è una malattia neurodegenerativa, come l’Alzheimer, il morbo di Parkinson, la corea di Huntington, caratterizzate dalla perdita lenta e progressiva di una o più funzioni del sistema nervoso. Si tratta di forme estremamente invalidanti, che
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necessitano di assistenza continuativa. Il numero di persone affette da neurodegenerazione è drammaticamente elevato. L’Alzheimer colpisce circa 600.000 persone solo in Italia (e più di 5 milioni nel mondo), i malati di Parkinson superano le 250.000 unità nel nostro Paese, mentre per la SLA l’incidenza è di circa 2 malati per 100.000 persone. Per capire meglio, vediamo nel dettaglio il decorso della SLA. Si inizia dalla diagnosi, che è legata all’insorgenza dei sintomi e quindi al fatto che la malattia è già presente. Progressivamente si ha un irrigidimento di alcuni mu-
scoli e la loro riduzione di volume e capacità: il malato prima avverte difficoltà nelle capacità prensili delle mani (questo, spesso, è il campanello d’allarme dal quale partono i controlli), poi aumenta la difficoltà nel loro utilizzo fino perderlo completamente. Tutto l’apparato muscolare poco per volta si indebolisce e si riduce fino a impedire di camminare; persino respirare diventa sempre più difficile, fino alla morte per asfissia, che ne è la principale causa (quasi il 95 % dei casi): i protocolli, infatti, prevedono l’intubamento nel decorso finale per consentire il respiro artificiale e allungare il tempo di vita. Non esiste alcuna terapia per tentare di guarire ma solo quelle sintomatiche, cioè mirate ad alleviare i sintomi. Non se ne conoscono le cause, se non per quel 5% legato a un fattore ereditario, ma in compenso sono molti i gruppi di ricerca che stanno conducendo degli studi sulla SLA e sulle altre malattie neurodegenerative. I progressi inducono ottimismo, ma la carenza di fondi a sostegno della ricerca è un grosso limite e la situazione è migliore nel caso delle malattie a grande impatto numerico, dove l’industria farmaceutica interviene direttamente finanziando. Diversa è la specifica situazione della SLA, dove la generosità di tutti è per adesso una fonte insostituibile di supporto. Nell’attesa dei futuri successi della ricerca, unica arma contro queste e altre patologie, è un corretto stile di vita, fatto di sana alimentazione, attività fisica e impegno intellettivo - anche il cervello, infatti, ha bisogno di tenersi in forma - unitamente all’attenzione quotidiana verso chi ha avuto meno fortuna, magari dedicandogli un po’ del nostro preziosissimo tempo.
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UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | bon ton
a cura di Monia Re - wedding & event designer
RICEVERE È UN’ARTE, ANCOR DI PIÙ SE A TAVOLA, IN CUI CONTANO TESTA E CUORE
indovina chi viene a cena? I
n tavola tutto è pronto ed ecco che arrivano gli ospiti. La cena scorre senza intoppi, gli amici chiacchierano tra loro in modo gioviale e noi già siamo felici. La gioia più grande, però, arriva a fine pasto, quando del cibo non rimane più nulla... Così, forse, ci immaginiamo la cena perfetta, ma conosciamo i segreti per essere bravi padroni di casa? Scopriamoli insieme.
IN FAMIGLIA
ORGANIZZAZIONE
Fondamentale è organizzarsi e non farsi cogliere impreparati. Sapere in anticipo come allestire la tavola e, soprattutto, quale sarà il menu è importante. Si tratta di un’arte tutt’altro che facile, dove non bastano le regole. Servono buon senso, disinvoltura e tanto calore.
BUON UMORE
Ricevere è un piacere e non una forma di schiavitù, quindi invitiamo solo se siamo predisposti a farlo e se abbiamo voglia di comunicare. Non facciamoci opprimere dall’ipocrisia del “devo fare”. L’arte di accogliere è un bel modo di stare insieme e, per questo, intratteniamo gli ospiti con naturalezza e gioia sincera.
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MENU
A ospiti abituali non proporremo sempre gli stessi piatti e un buon aiuto in tal senso può essere l’annotazione del menu e della data su un bloc-notes. È importante ricordare chi non ama la carne o il pesce e, ancora più apprezzabile, chi ha problemi di intolleranze o allergie. L’ospite straniero preferirà i cibi nostrani per assaporare la cucina del territorio e, per coloro che seguono una dieta, faremo attenzione a calibrare le calorie delle portate studiando un menu adatto a tutti. Non obblighiamo gli astemi a bere solo acqua: con un occhio di riguardo nei loro confronti, offriremo bevande non alcoliche come succhi di frutta, spremute, tè freddo o tisane. E all’invitato che per motivi di lavoro è obbligato a mangiare fuori quasi tutti i giorni, prepariamo piatti buoni ma leggeri. La semplicità, come sempre, prima di tutto.
Ricevere aiuta ad ampliare le nostre conoscenze, ad approfondire relazioni interessanti e resta un punto di riferimento per i nostri famigliari. I primi a essere invitati, infatti, dovrebbero essere proprio i membri della famiglia. È fonte di grande gioia ricevere i parenti e rappresenta un momento di unione che i più piccoli ricorderanno. Non è il caso di stupire. L’atmosfera che si crea attorno a un tavolo imbandito e arricchito da piatti cucinati con amore è straordinaria e spesso trasmette più di tante parole.
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TRA ECONOMIA E COSCIENZA
c’è bisogno di leader “L’
efficienza non è e non può essere l’unico elemento che regola la vita. C’è un limite oltre il quale il profitto diventa avidità e chi opera nel libero mercato ha il dovere di fare i conti con la propria coscienza’’. Queste parole sono di Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles. Ma cosa significa avidità? Significa avere il desiderio di arricchirsi oltre misura e in modo incontrollato, accrescendo il proprio possesso di beni o altro. E cos’è il mercato? In economia, per mercato si intende il luogo – anche in senso figurato – e, nello stesso tempo, anche il momento in cui vengono realizzati gli scambi economico-commerciali di materie prime, ma anche di beni, servizi, denaro del sottosistema di riferimento. A questo punto, cos’è la coscienza? La risposta ci è data dal vocabolario Treccani che così recita:
“Consapevolezza che il soggetto ha di se stesso e del mondo esterno con cui è in rapporto, della propria identità e del complesso delle proprie attività interiori”. È indubbio che la forza del libero mercato in un’economia globale sia fuori discussione. Come anche il funzionamento del mercato che non può essere frenato o alterato da chicchessia. Cosa intende con questo Marchionne? La risposta, rilasciata agli organi di informazione, è qui di seguito: “Il perseguimento del mero profitto, scevro da responsabilità morale, non ci priva solo della nostra umanità, ma mette a repentaglio anche la nostra prosperità a lungo termine”. Occorre quindi “creare le condizioni per un cambiamento virtuoso” e “per promuovere la globalizzazione che sia davvero al servizio dell’umanità”.
Le sue parole sono state accolte con estremo interesse tra gli studenti vincitori della Rotman European Trading Competition (RETC) della Luiss di Roma. Il punto focale su cui riflettere è un sostantivo: economia o società? L’economia di mercato, infatti, è uno strumento valido ed efficace, ma è uno strumento, e come tale utile per organizzare la produzione. Al contrario, una società di mercato è un posto dove tutto è in vendita, nel quale i valori e le logiche di mercato dominano ogni ambito della vita. Trovare il punto di intesa, di accordo, di armonia tra l’economia di mercato e la società di mercato è fondamentale per accorgersi quando l’avidità ha preso il sopravvento. Non è facile né immediato, ma c’è un fatto: solo un leader è in grado di cambiare le regole. E il leader lo si riconosce per l’eredità che ha lasciato alle sue spalle.
UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | money, money, money...
a cura di Giovanna Foco - Giornalista ex redattore infografico “Class CNBC”
Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, è manager italiano noto a livello internazionale. Ha guidato il profondo rinnovamento del colosso automobilistico torinese Fiat. È laureato in Legge alla “Osgoode Hall Law School of York University” in Canada. Vive in Svizzera.
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UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | arte
a cura di Luca Morosi - esperto d’arte
RICETTA DI UN PICCOLO BORGO LIGURE PER UN DOMANI SOSTENIBILE
badalucco, ieri è già domani L
’entroterra della Liguria di Ponente nasconde innumerevoli sorprese, tra uliveti e antichi borghi in pietra a pochi chilometri dal mare. Badalucco è sicuramente una delle località più suggestive e pittoresche della regione, complici anche la sua felice esposizione lungo il torrente e lo spettacolo dei vicoli stretti, dei carruggi scoscesi e delle piazzette romantiche. La storia di Badalucco è legata ai destini dei Conti di Ventimiglia, che ne furono i signori fino alla metà del XIII secolo, quando la città divenne parte della Repubblica di Genova, da tempo impegnata in una politica di forte espansionismo. A metà del XVIII secolo, il borgo subì l’invasione da parte dell’esercito austriaco e, circa un cinquantennio più tardi, quella delle truppe napoleoniche durante la calata dei francesi in Italia (1797). Con la Restaurazione del 1815, la cittadina fu infine inglobata nel Regno di Sardegna e successivamente, a partire dal 1861, nel Regno d’Italia. Oggi, Badalucco conserva inalterati i segni del
tempo e delle vicissitudini storiche che ha attraversato: un borgo ospitale, dove regna sovrana l’enogastronomia, capitanata dall’eccellente olio extravergine, il famoso “stoccafisso alla badalucchese” (a cui nel mese di settembre viene dedicata una festa) e i celeberrimi fagioli rundin, recentemente entrati nel novero dei Presidi Slow Food. CONSERVARE LE TRACCE DEL PASSATO Dal punto di vista monumentale, numerose tracce testimoniano la vivacità artistica del borgo, dalle epoche più remote alle soglie del XX secolo. Si va dai due caratteristici ponti a schiena d’asino risalenti al tardo Medioevo – che, collocati alle due opposte estremità dell’abitato, danno il benvenuto e l’arrivederci al visitatore – alla Chiesa di San Nicolò, eretta nel XV secolo in posizione dominante, al di sopra delle rovine del castello dei signori di Ventimiglia, e ricostruita nel corso del XVII secolo. Da non Dall’alto: scorcio sulle vie del centro di Badalucco, trasformate in un museo a cielo aperto con opere in ceramica, come visibile sulla sinistra nell’immagine, e murales. Ph. Luca Morosi La Chiesa di San Nicolò, posta al di sopra delle rovine del castello e risalente al XV secolo, e sguardo panoramico su Badalucco, all’imbocco della Valle Argentina. Ph. Franco Bianchi Nella pagina seguente: la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta e San Giorgio. Ph. Luca Morosi
INFO I.A.T. Badalucco Tel. +39 0184 407007 info@comunedibadalucco.it
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ALIMENTARE I SEMI DEL FUTURO Ma l’arte a Badalucco è protagonista del presente, non solo del passato, perché le amministrazioni che si sono susseguite nel tempo hanno saputo proiettare la vocazione artistico-artigianale del borgo verso le sfide del futuro: negli ultimi anni, infatti, le strade sono diventate un museo a cielo aperto, con murales e opere in ceramica – realizzati da artisti di provenienza locale e non – collocati direttamente sulle facciate delle case del centro storico. A questa galleria d’arte diffusa si affiancano alcune sale espositive e due laboratori per la lavorazione della ceramica, che consentono di completare l’itinerario artistico dei carruggi e che costituiscono, di fatto, la base per il rilancio culturale del piccolo paese nel mondo del domani.
APPUNTAMENTI D’ARTE SCELTI DALLA REDAZIONE
agendarte
AFTER OMEROS Alba, 15 settembre-13 novembre After Omeros è il nome della personale che Francesco Clemente porta ad Alba, in occasione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba, presso il Cortile della Maddalena. Due installazioni e 41 acquerelli per celebrare Omero e Derek Walcott. www.fieradeltartufo.otg
LUZZATI INCANTA
ANDY WARHOL - POP SOCIETY
Caraglio, dal 22 ottobre a gennaio 2017
Genova, dal 21 ottobre al 26 febbraio 2017
Cento opere di Emanuele Luzzati sono le protagoniste della mostra Gli Incantesimi di Emanuele Luzzati, al Filatoio di Caraglio (CN). Il percorso è organizzato in tre grandi tematiche ispiratrici: re, regine, principi, principesse e cavalieri; magia, festa, animali e, per finire, incantesimi, orche e streghe. www. filatoiocaraglio.it
La pop society di Warhol rappresentata in 170 opere tra tele, prints, disegni, polaroid, sculture, oggetti, provenienti da collezioni private, musei e fondazioni italiane e straniere. Al Palazzo Ducale un percorso tematico attraverso sei sezioni: il disegno, le icone, le polaroid, i ritratti, Andy Warhol e l’Italia e, infine, il cinema. www.palazzoducale. genova.it
FUTUR-BALLA
UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | arte
dimenticare anche la possente Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta e San Giorgio (1682-1693), capolavoro barocco dall’elegante facciata a due ordini di colonne sovrapposte, e, non meno interessante, Palazzo Boeri (XVI secolo), episodio notevole di architettura civile che, posto dirimpetto alla parrocchiale, svetta fra le case con la sua guizzante altana dotata di archi a sesto acuto.
Alba, dal 29 ottobre al 27 febbraio 2017 La Fondazione Ferrero di Alba rende omaggio a Giacomo Balla, con una mostra di risonanza internazionale, a cura di Ester Coen. L’esposizione segue il filo dei grandi temi toccati dall'artista: il realismo sociale e la tecnica divisionista; le compenetrazioni iridescenti e gli studi sulla percezione della luce; l’analisi del movimento e il futurismo. www.fondazioneferrero.it
MERAVIGLIE DEGLI ZAR I ROMANOV Torino, fino al 29 gennaio 2017 Immagini, proiezioni, dipinti, abiti, arazzi, porcellane e oggetti preziosi che provengono dalle sale auliche del palazzo imperiale di Peterhof sono esposti alla Reggia di Venaria mostrando lo sfarzo della corte russa in tutto il suo splendore. www. lavenaria.it
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UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | motori
a cura di Riccardo Celi - giornalista automobilistico
SCENDE IL CARO-POLIZZA GRAZIE ALLA LOTTA ALLE TRUFFE, MA ATTENZIONE ALLE SCATOLE NERE
“cara” vecchia polizza
I
n Italia i costi dell’assicurazione sull’auto sono tuttora più elevati che in altre nazioni: nel 2015, il gap italiano rispetto alla media europea era di +138 euro e, sebbene nei primi cinque mesi di quest’anno sia sceso, restiamo ancora penalizzati. Tuttavia, anche se non è ancora il caso di gridare al miracolo, il caro-polizza si va attenuando e potrebbe ridursi ancora. Tra i principali motivi dell’anomalia italiana c’è l’elevato numero di falsi incidenti (per ottenere un risarcimento) che gravano sui conti delle compagnie. E se i loro costi cominciano a scendere è anche perché le autorità e le compagnie stesse si sono mobilitate per combattere questa piaga. Le prime, poi, grazie ai nuovi dispositivi telelaser che leggono il numero di targa a distanza, ora possono sapere subito se un veicolo è assicurato (ma anche revisionato e
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se il conducente sta commettendo alcuni tipi di infrazione), senza nemmeno fermarlo. Le seconde, con la smaterializzazione del contrassegno assicurativo, hanno praticamente reso inutile falsificarlo, altro diffuso metodo utilizzato dai truffatori. Tutto ciò, insieme alla ripresa del mercato dell’auto, si traduce, da una parte, in un aumento dei veicoli assicurati e quindi degli introiti delle compagnie, dall’altra in una diminuzione dei costi che esse sostengono per i risarcimenti. Entrambi questi fattori contribuiscono ad abbassare i premi che, secondo l’AIBA (l’Associazione dei broker assicurativi), nel 2015 sono scesi mediamente del 3,5%, mentre Segugio.it, noto comparatore online di polizze, dichiara che nel primo semestre 2016 la flessione al ribasso è stata del 7,4%. La discesa di costi e prezzi va
Nel 2016 il caro-polizza ha registrato un ribasso nei primi mesi dell’anno grazie a numerosi fattori, come le nuove strategie adottate dalle autorità preposte al controllo stradale e dalle compagnie assicurative per combattere la piaga dei falsi incidenti. Tra queste, l’adozione di nuovi dispositivi telelaser da parte delle prime, e la smaterializzazione del contrassegno assicurativo (che oggi non è più obbligatorio esporre sull’auto), da parte delle seconde. Ph. Foter.com / CC BY Nella pagina seguente (da sinistra): un “crash test” condotto dalla compagnia assicurativa Axa e un sinistro stradale. L’uso sconsiderato del cellulare alla guida, in particolare per inviare messaggi o scattare foto, è oggi una delle principali cause di incidente. Ph. Riccardo Celi
UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | motori ricondotta anche ad altri motivi. Per esempio, al calo del numero degli incidenti stradali (favorito anche dai nuovi dispositivi di sicurezza sulle auto), scesi nel 2015 dell’1,8% rispetto al 2014, e pure a quello dei danni ai passeggeri: i feriti, in tutto 246.050, sono diminuiti del 2%, anche se sono aumentati quelli gravi. Purtroppo, rispetto al 2014 i deceduti sono l’1,1% in più (3.419 contro 3.381), ma si tratta del primo incremento dal 2001 dopo 15 anni di diminuzioni. Questi risultati, in complessivo miglioramento, sono tanto più significativi in quan-
to si inseriscono in uno scenario di ripresa della circolazione stradale e della mancata manutenzione alla rete viaria, cosa che favorisce i sinistri. Il futuro? Gli addetti ai lavori ipotizzano un’ulteriore riduzione del costo dei premi, dovuta anche alla diffusione delle cosiddette “scatole nere” a bordo delle auto, che consentiranno di calibrare la tariffe in senso pay per drive (paghi se guidi). Ma attenzione: le “scatole”, che oggi in Italia sono già quasi 5 milioni e che presto saranno obbligatorie su tutte le auto, servono anche a ricostruire modalità e meccanica degli incidenti
stradali, cosa che può consentire di negare il risarcimento agli imprudenti. Inoltre, e il dubbio è già stato sollevato da alcune organizzazioni a difesa dei consumatori, il costo del dispositivo, in teoria a carico degli assicuratori, potrebbe venir spalmato sul premio in modo non trasparente. In tal caso, addio alla riduzione del caro-polizza. Infine, c’è il previsto arrivo, intorno al 2020, delle auto a guida autonoma, che potrebbero (forse) favorire una riduzione del numero dei sinistri. Ma qui le questioni assicurative (e anche altre) sono ancora tutte da mettere a punto.
INCUBO CELLULARE Gli incidenti stradali diminuiscono, ma aumentano quelli causati dall’uso del cellulare. Il fenomeno è in crescita ovunque e sono in molti a stimare che sia ormai al primo posto tra le principali cause di sinistro. In Italia, alcuni studi sostengono che l’uso sconsiderato del cellulare in ambito stradale (e per “uso sconsiderato” si intende anche quello di ciclisti e pedoni) sia responsabile addirittura dell’80% degli incidenti. Al riguardo non esistono statistiche precise perché è difficile determinare a posteriori se un sinistro abbia davvero tale origine, ma è un fatto che le autorità (e anche le compagnie assicurative) sono preoccupate. A scoraggiare gli abusi non pare sufficiente l’esistenza, per i trasgressori, di sanzioni non trascurabili. Quel che sembra mancare è un’informazione più incisiva (magari anche da parte di compagnie telefoniche e produttori di cellulari), capace di sensibilizzare sui rischi sanitari e sociali dovuti all’uso improprio di dispositivi di comunicazione che, inevitabilmente, causa un deficit di attenzione pericolosissimo per ogni utente della strada.
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UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | leggere
a cura di Claudia Casella - Consulente editoriale
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DAL NOSTRO RAPPORTO COL CIBO DIPENDE MOLTO PIÙ DEL BENESSERE FISICO
siamo ciò che mangiamo
MANGIARE PER CORRERE
MIO FIGLIO MANGIA SOLO SCHIFEZZE
UN BOCCONE DOPO L’ALTRO
Eugenio Del Toma Ed. Laterza Età: per adulti
Nessia Laniado, Gianfilippo Pietra Ed. Red! Età: per adulti
Roberto Ostuzzi, Gian Luigi Luxardi Ed. Baldini Castoldi Dalai Età: per adulti
Un libro per fornire le informazioni nutrizionali necessarie a un corretto rapporto tra spesa energetica e attività fisico-sportiva, semplificando al massimo le nozioni di base e sgombrando il campo dalle vecchie e nuove “dicerie” dietetiche, di stampo consumistico e quasi mai comprovate dall’evidenza scientifica. Per l’uomo moderno il vivere intensamente, ma senza un adeguato coinvolgimento muscolare e una corretta alimentazione, si sta rivelando una trappola per la salute. Poco importa sotto quale forma si fa attività sportiva. Basterebbe riscoprire anche il semplice gioco delle bocce, oppure una camminata con il nostro amico a quattro zampe, perché la stanchezza di una giornata spesa tra il traffico e ore di lavoro sedentario, con pasti frettolosi, nuoce alla nostra salute: un dono troppo grande per rinunciare a migliorare il proprio stile di vita.
La scoperta del gusto inizia quando il bambino non è ancora nato e nuota beatamente nel liquido amniotico della madre. Gli studiosi hanno scoperto che quest’acqua della vita ha il sapore dei cibi che la mamma consuma e il preferito è quello zuccherino. Perché i bambini amano il dolce e hanno una repulsione istintiva nei confronti dell’amaro? Sin dalle origini, l’uomo ha imparato che la sostanza dal sapore dolce è benefica, fornisce energia e quindi è buona, mentre quella amara è disgustosa. Il rapporto distorto del bambino con il cibo è la maggior preoccupazione delle mamme, che in questo volume troveranno le soluzioni per “bonificare” la casa dalle “schifezze” e per impedire che i piccoli si nutrano prevalentemente di junk food, “cibo spazzatura”, facendo riscoprire loro il piacere della tavola, degli alimenti sani e dell’educazione al valore del cibo.
Nei paesi occidentali l’obesità è spesso motivo di derisione e c’è la convinzione diffusa che gli obesi siano tali perché pigri e incapaci di autodisciplina e di forza di volontà. Il pregiudizio è che siano poco competenti e inaffidabili, più lenti, anche nel pensiero, con minori capacità intellettive. Studi che analizzano i fenomeni sociali all’interno del mondo della scuola dimostrano che i coetanei obesi sono emarginati e derisi. Ricevono voti peggiori e le ragazze hanno minori probabilità rispetto a quelle dal “peso normale” di trovare un fidanzato di classe sociale superiore alla loro. Persino alcuni medici e operatori sanitari sostengono che l’obeso è incapace di rispondere al trattamento terapeutico. L’obesità rimane una malattia seria. Il contenuto di questo libro può essere di grande aiuto per evitare errori e ricadute capaci di condizionare una vita.
BOSCARETO RESORT & SPA Serralunga d’Alba (CN) “UNA DISTESA DI VETRATE CHE SI AFFACCIANO SULLE COLLINE DELLE LANGHE, TRACCIANDO I CONFINI DI UN PREZIOSO GIOIELLO INCASTONATO IN UN TERRITORIO UNICO AL MONDO. UNA STRUTTURA COSTRUITA NELLA PERFETTA GEOMETRIA DEI VIGNETI, INCORNICIATA DA ELEGANTI CIPRESSI CHE CREANO UNO SCENARIO MAGICO, AI CONFINI DELLA REALTÀ.”
Tipologia Catena - gestione Anno di apertura - restyling Superficie Piscine scoperte Piscine coperte Vasche/docce con idrogetti Saune Bagni turchi Vasche/docce di reazione Docce emozionali Percorsi vascolari/kneipp Area relax Cabine trattamenti Cabina di coppia Area fitness Operatori Consulenze mediche Periodo di apertura
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a cura di Andrea Bovero - Spa Spectator
UNICO 41 | OTTOBRE – NOVEMBRE 2016 | spa spectator
Photo: Le foto di marzo
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n lontananza i contorni delle Alpi, sullo sfondo il profilo nobile del Castello di Serralunga d’Alba: ci troviamo a pochi chilometri dalla città di Alba, perla dell’enogastronomia mondiale, con le sue torri medioevali e la famosa Fiera del Tartufo. Qui sorge il Boscareto Resort & Spa, un hotel 5 stelle lusso costruito con passione dalla famiglia Dogliani, proprietaria dell’azienda Beni di Batasiolo di La Morra. Il design contemporaneo si sposa con la scenografia dell’ambiente circostante, generando un dolce equilibrio favorito dal comfort, dai profumi e dal silenzio della natura. Sono questi gli elementi alla base di una struttura in cui bellezza e benessere si mescolano in un’eco-filosofia fondata sulla sapienza olistica, sugli elementi naturali e sulla professionalità del personale. “La Sovrana” è la Spa del Boscareto, area dedicata al relax e alla cura del corpo, divisa su due piani. Al piano superiore si trova la Sala delle Acque, con piscina, vasca idromassaggio e una palestra perfetta per la remise en forme. Al piano inferiore il percorso continua con tre suite dedicate ai trattamenti, la sala make up e hairstyle, la sauna finlandese, il bagno turco aromatico, il frigidarium, le docce emozionali e di reazione, e un angolo relax con camino per degustare tè e tisane rilassanti. Il sistema a scomparsa delle vetrate permette un accesso diretto all’esterno, per immergersi negli ambienti naturali del solarium e godere della piacevole brezza durante la bella stagione. In inverno le vetrate offrono l’emozione di un caldo bagno con una vista mozzafiato che si perde tra le colline innevate. Attenzione all’estetica e all’armonia psico-fisica, per un autentico soggiorno benessere con prodotti eccellenti, ottimi vini e trattamenti a base di ingredienti selezionati con cura. www.ilboscaretoresort.it
TRATTAMENTI DA PROVARE • Trattamento ayurvedico Abhyanga: massaggio ayurvedico con oli caldi aromatizzati con blend specifici e movimenti armonici che riequilibrano le tipologie costituzionali (dosha), favorendo l’eliminazione delle tossine e creando un flusso emozionale positivo. • Sovrana Full Sensation: comprende una serie di trattamenti sapientemente uniti in un mix armonioso, ideale per drenare, detossinare, allentare le tensioni e recuperare il benessere fisico e mentale. Un viaggio multisensoriale di 3 ore e mezza. • Stress Fix: Combinazione di tecniche di massaggio svedese, connettivale, riflessologia plantare e digitopressione. Il tutto accompagnato da estratti biologici di lavanda, salvia sclarea, incenso e vetiver.
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TACCUINI URBANI PER LE STRADE DI TERRA MADRE - SALONE DEL GUSTO
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photo: Ugo Comollo
TorinoCuneoVualà S
abato 24 e domenica 25 settembre, nell’ambito di Terra Madre Salone del Gusto 2016, la Fondazione Peano di Cuneo ha proposto una due giorni di disegno live in vista della quarta edizione della propria rassegna dedicata al carnet de voyage ideata e curata da Ivana Mulatero. Per l’occasione, grazie alla collaborazione con l’Associazione Autori di Diari di Viaggio di Ferrara, sono stati coinvolti i maggiori sketchers e specialisti nel taccuino da viaggio disegnato che hanno realizzato un racconto per immagini dei luoghi, dei protagonisti e dei sapori della prima edizione open di Terra Madre.
I taccuini raccolgono i reportage in punta di penna, matita o acquerello completati in pochi minuti e caratterizzati da un segno fluido e veloce reso possibile dalla pratica costante e dalla professionalità dei disegnatori. Il pubblico potrà ammirare i carnets e i disegni realizzati dal 15 ottobre al 6 novembre presso la sede della Fondazione Peano in Corso Francia 47 a Cuneo. La mostra “TorinoCuneoVualà – Taccuini urbani per le strade di Terra Madre Salone del Gusto”, sarà visitabile dal giovedì alla domenica dalle 15.30 alle 18.30 con ingresso gratuito.
L’arte scende in piazza “C
uneo si fa bella” è lo slogan che da mesi imperversa nella città subalpina, dimostrando l’intenzione dei cuneesi di uscire dal torpore e dall’isolamento e presentarsi al meglio ai propri cittadini e al pubblico. Un’azione che i commercianti di Piazza Boves hanno preso alla lettera, il 17 e 18 settembre scorsi, organizzando la prima edizione di Arte in Piazza, week end dedicato alla creatività artistica. Oltre 60 pittori italiani e francesi all’opera sotto gli occhi del pubblico, 8 artisti francesi di street art e 15 fumettisti hanno trasformato la piazzetta in un animato e colorato quartiere degli artisti, una piccola Montmartre in cui si è respirato “arte”
a pieni polmoni. Ospite d’eccezione Patrick Moya, l’artista nizzardo famoso per le sue opere grafiche esposte in vari musei del mondo. Ospite del Circolo L’Caprissi, eccezionalmente aperto al pubblico, con una mostra personale che ne raccontava il mondo fatto di personaggi colorati, è stato il protagonista di una performance live realizzando un murales su una delle pareti, messe a disposizione degli artisti dal Comune di Cuneo, suo personale dono alla città. A completare l’offerta artistica un’esibizione di hair stylist ed un concorso di body painting sotto la guida di Ennio Bettoni, esperto internazionale del settore.
Ph.: Emiliano Sciandra
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PIAZZA BOVES A CUNEO TRASFORMATA IN UNA PICCOLA MONTMARTRE
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ANCHE SALUZZO INVITA I GIOVANI AL MOVIMENTO FISICO
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photo: Sara Barbagianni
tutto lo sport in piazza U
n vero e proprio giro intorno al mondo dello sport: dal golf alla pallavolo, dalle arti marziali, alla ginnastica ritmica, dal calcio allo sci. E poi ancora ciclismo, rugby, danza, tennis, kick boxing, bocce, football americano, basket, nuoto, atletica ed escursionismo. Alla 19ª edizione di Sport in piazza, ospitata nella splendida cornice dell’area pedonale di Saluzzo mercoledì 7 settembre, ha vinto la voglia di mettersi in gioco, di cimentarsi in ognuna di queste discipline, di raccontare lo
sport nella sua forma più autentica, quella del divertimento. Le 29 associazioni sportive della città e delle valli del Monviso che hanno accettato l’invito del Comune, responsabile dell’organizzazione dell’evento, hanno incontrato e coinvolto le 2.000 persone presenti nel cuore della città del Marchesato: tra loro tantissimi bambini, impegnati per oltre quattro ore a “correre” da uno stand all’altro. Per l’intero mese di settembre la manifestazione, promossa dalla Provincia di Cuneo e dal Coni, è stata riproposta in tutte le principali città della “Granda”.
Samya, spa e benessere A
lla Grande Fiera d’Estate al Miac di Cuneo, nel nuovo WellnesSpace, Samya – Culture di ben&ssere è stata protagonista con una SPA allestita per l’occasione. Il nutrito pubblico che affollava l’area dedicata al wellness experience ha potuto godere degli ‘assaggi di benessere’ ad un prezzo promozionale in modo da poter conoscere e valutare le varie tecniche. Tra le proposte Samya durante i giorni dell’esposizione, il bagno alle erbe in vasca-culla: nella caratteristica vasca di rame, immersi nell’acqua profumata alle erbe, si viene cullati e massaggiati. Il bagno di fieno, che deriva dalla tradizione nordica, durante il quale, distesi su un
lettino di fieno caldo e avvolti nelle coperte, si eliminano le tossine dall’organismo attraverso la sudorazione. Il bagno di vapore alle spezie nella cabina in legno, trattamento che apre i pori della pelle purificandola. Varie tipologie di massaggio come l’Ayurveda, la Coppettazione e il Candle Massage. Diversi trattamenti viso e corpo eseguiti anche con prodotti freschi locali a KM 0, castagne, mele e frutti di bosco. Infine, epilazione orientale, eseguita con precise manualità con un filo di seta. Estirpa alla base il pelo senza calore ed esfoliazione della pelle. Particolarmente adatta alle pelli sensibili e alle zone delicate, elimina anche i peli incarniti.
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WELLNESS EXPERIENCE ALLA GRANDE FIERA D’ESTATE
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PER LA 41A EDIZIONE LA GFE DI CUNEO SI CONFERMA UNA VETRINA IMPORTANTE
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la fiera di tutti P
romossa la “nuova” Grande Fiera d’Estate: il pubblico ha risposto “presente” per la quarantunesima volta e gli espositori sono riusciti a porre le basi di un’attività che, per molti, si svilupperà in lavoro per tutto l’anno. La Fiera registra un trend in crescita dovuto alle novità e alle strategie messe in campo da Al. Fiere Eventi: il costo d’ingresso ridotto, le due domeniche gratuite, la convenzione con l’app Satispay (cashback del 50%) e gli sconti per tutti gli studenti. E poi le novità: le nuove aree tematiche WellnesSPAce, con le sue proposte per il benessere, e la Piazza del Gusto, con eccellenze enogastronomiche locali una diversa
dall’altra, in primis, ma anche Biosphera 2.0, la casa della Energy Revolution che produce più energia di quanta ne consuma. Apprezzate le nuove aree relax, con panchine lungo tutto il percorso e nell’area verde esterna, la novità “Un piatto e via”, proposta con il Gruppo Fly Catering e gli ingredienti delle aziende Coldiretti e Confartigianato del progetto “Agriarti”. Massimo Barolo, amministratore unico di Al. Fiere Eventi: “Stiamo lavorando, con il Comune di Cuneo, per riportare la Fiera in piazza d’Armi, nel cuore della città in cui è nata 40 anni fa”.
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NON PERDERE IL NUMERO DI DICEMBRE-GENNAIO 2016/17
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Ottobre Novembre
2016
S P E C I A L E
GOURMET
IL GUSTO SI FA PROTAGONISTA
TECNICA
PROTAGONISTI
PERCORSI
Dal bollito alla bagna cauda sferificata
Giulio Bava. Alta Langa, identità territoriale
Autunno dalla Granda alla Liguria di Ponente
NERGI : IL “SUPERFRUTTO” RICCO DI VITAMINE ®
Alla sua seconda stagione in Italia, NERGI® sta cambiando il modo di consumare la frutta. La carta d’identità di questo baby-frutto si esprime in 5 caratteristiche fondamentali:
DOLCISSIMO SALUTARE
ORIGINALE
COLTIVATO IN ITALIA ORIGINALE Sorprende per le sue piccole dimensioni, così come per le caratteristiche uniche della sua pelle, liscia, sottile e commestibile. La sua polpa ricorda quella del kiwi verde. È in vendita da inizio settembre a metà novembre, nello spazio del banco frigo dei supermercati dedicato ai frutti di bosco o in quello degli snack naturali. È presente anche nel mondo dell’alta ristorazione e nei circuiti gastronomici specializzati. Si tratta di un piccolo frutto totalmente naturale e non un OGM (Organismo Geneticamente Modificato). COLTIVATO IN ITALIA I suoi frutteti sono concentrati in Piemonte (in provincia di Cuneo con ampia pertinenza nella piana del saluzzese), con una
PRATICO trentina di NERGI®coltori, che stanno aumentando sia qui, sia in Francia e in altri Paesi del Sud Europa. DOLCISSIMO Naturalmente zuccherino con un lieve retrogusto acidulo, seduce anche i palati più resistenti. PRATICO Mini nelle dimensioni è disponibile in comode vaschette facili da trasportare (in ufficio, a scuola, in palestra, in viaggio…), non si sbuccia, non va tagliato e non macchia. Lo si può gustare durante tutta la giornata al naturale, in modalità finger-fruit, o come ingrediente di ricette sfiziose. Si conserva tre giorni a temperatura ambiente e una settimana in frigorifero.
SALUTARE È ipocalorico con sole 52 Kcal per ogni 100 g di frutti freschi interi. È un vero concentrato di vitamina C (52,5 mg) e grazie al suo contenuto di fibre (3,6 mg) stimola in modo efficace gli intestini pigri. Contiene anche numerosi sali minerali (ogni 100 g di frutti freschi interi): 268 mg di potassio; 45,9 mg di calcio; 29,4 mg di fosforo e 19,4 mg di magnesio. Ideale per bambini, giovani, anziani e atleti.
www.nergi.info
SOMMARIO
EDITORIALE
“L
a cucina è una bricconcella; spesso e volentieri fa disperare, ma dà anche piacere, perché quelle volte che riusci-
te o che avete superata una difficoltà, provate
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3 | Editoriale
4 | Percorsi d'autunno 10 | Carnè: sinonimo di alta qualità 12 | Alta Langa, identità territoriale 16 | Il futuro del "fuori casa professionale" 18 | Dal bollito alla bagna cauda sferificata 22 | ItsGood: stile di vita italiano
compiacimento e cantate vittoria” (Pellegrino Artusi). Non c’è frase migliore per presentare il mondo della gastronomia intesa come “arte della preparazione dei cibi”, un universo diventato di moda che riveste un ruolo importante in tutti i media, dalla televisione alla carta stampata, dalla radio al web (regno dei foodblogger), dove il cibo assume significati diversi e rappresenta allo stesso tempo uno strumento di unione, conoscenza, persuasione, solidarietà (pensiamo a Un’amatriciana per Amatrice) e mediazione culturale. Un’arte, oggi giorno, alla portata di tutti. Ma siamo veramente tutti artisti? O la nostra sete di apparire ci spinge a mettere in ridicolo un duro lavoro, quello del cuoco o dello chef (due figure ben distinte a detta degli esperti), fatto di studio, sacrifici, creatività, sperimentazione e valorizzazione dei prodotti del territorio? Soffermiamoci un attimo a pensare a quanto siamo fortunati: viviamo in Italia, nel Paese sinonimo del mangiar bene, dove la tradizione culinaria è presente in ogni luogo. E il nostro luogo, la provincia Granda, è uno dei territori d’eccellenza più rinomati dove il “gusto si fa protagonista”. Leggendo le pagine dello speciale Gourmet potrete scoprire, addentrandovi in questo mondo immenso, una scelta di itinerari enogastronomici per la stagione autunno-inverno; assaporare la storia, il recu-
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pero e la valorizzazione della bollicina piemontese, raccontata dal Presidente del Consorzio Alta Langa Docg, gustare un esaustivo excursus sull’evoluzione della cucina, dalla tradizione alle tecniche moderne: senza tralasciare un’ampia vetrina sulle novità del “fuori casa” professionale o sull’ultima tendenza: l’e-commerce di prodotti di qualità.
Percorsi d'autunno
di Nicola Ferrero
Dalla Granda alla Liguria di Ponente: un breve itinerario gastronomico dedicato ai piatti "autunnali".
O
ttobre (e novembre), andiamo, è tempo di mangiare... Parafrasando con estremo rispetto, e senza nessun intento dissacratorio, Gabriele D’Annunzio, abbiamo pensato di far nostra, adattandola un minimo, la famosa apertura della poesia I pastori. Sì, perché è proprio nei mesi autunnali prima, e invernali poi, che la cucina piemontese (e in special modo quella della Granda e dell’Astigiano) dà il suo meglio. Pensiamo al tartufo, ovviamente, e ai funghi, ma non ci possiamo dimenticare i bolliti (in particolare quelli che utilizzano il bue grasso, un rito prettamente di-
cembrino), i brasati, i tortini di verdura sovente accompagnati dalla fonduta. Tutti quei piatti, a farla breve, che si gustano appieno quando la temperatura scende. Abbiamo quindi pensato a un breve vademecum per la stagione enogastronomica autunno-inverno: per motivi di spazio non possiamo, né vogliamo, essere esaustivi e rimandiamo perciò alla lettura delle moltissime guide in commercio e alle centinaia di siti che si trovano online. Questi, semplicemente, sono i locali che ci sentiamo di consigliarvi. Partiamo dal top, l’unico ristorante insignito delle prestigiose tre stelle
I funghi tipici della tradizione culinaria piemontese, rappresentano per la loro versatilità un ingrediente “principe” in molte ricette. Basti pensare ai funghi trifolati ottimi come contorno a cacciagione, polenta, pesce, o come condimento per un risotto, oppure come piatto unico, senza dimenticare una ricetta presente anche nel fritto misto alla piemontese, i funghi impanati o un classico antipasto come il carpaccio di porcini… Ph. malfet_ via Foter.com
Anthelme Brillat-Savarin
dalla guida Michelin presente in Piemonte: Piazza Duomo di Alba, regno dello chef Enrico Crippa. Una visita è consigliata a prescindere, perché il livello della cucina di Crippa è veramente impressionante; tuttavia, se deciderete di andarci in questo periodo troverete certamente piatti in cui spicca il tartufo, tra cui i famosi tagliolini (o tajarin) al tartufo bianco. Anche all’Antica Corona Reale di Cervere non resterete di certo delusi: due stelle Michelin e lo chef Gian Piero Vivalda a proporre piatti a cavallo tra l’innovazione e la tradizione. Il “Filet tartare di vitella piemontese e funghi porcini di Sestriere, come al Combi 1961” colpirà gli amanti dei funghi, mentre il tartufo accompagna gli immancabili tajarin e l’ “Uovo terme su cardi gobbi di Nizza Monferrato con fonduta di Raschera d’alpeggio”. Difficile non trovare funghi e tartufo tra le proposte dei ristoranti con una stella presenti in provincia, come All’Enoteca di Canale, La Ciau del Tornavento di Treiso e la cucina di Massimo Camia, ospitato nelle Cantine Damilano lungo la Statale Alba-Barolo. Un altro locale che ci piace segnalare per il suo altissimo rapporto qualità-prezzo è il Nazionale di Vernante. La cucina parte da una solida base
Enrico Crippa nella cucina del suo ristorante ad Alba, "Piazza Duomo". Uno chef talentuoso che ottiene la sua prima stella Michelin nel 2006, la seconda nel 2009 e la terza nel 2012. Nel 2013 Piazza Duomo è entrato nella "World's 50 Best Restaurants" e nel 2016 ha raggiunto, sempre in questa lista,la 17a posizione.
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"La scoperta di un piatto nuovo è più preziosa per il genere umano che la scoperta di una nuova stella."
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territoriale che viene rielaborata con fantasia e grandissimo gusto. Troverete il tartufo, certo, ma qui sono i funghi a farla da padrone. Il “Cappuccino di funghi porcini, nocciole e croissant salato” o la “Zingara con i porcini” sono due esempi perfetti di ciò che vi aspetta. Le osterie presenti in provincia sono tali e tante (e praticamente tutte, durante la stagione autunnale, hanno in carta piatti con il tartufo o con i funghi) che ci affideremo unicamente al nostro gusto personale. Partiamo con l’Osteria dell’Arco di Alba (e il “cugino” Boccondivino di Bra, entrambe gestite dalla stessa cooperativa), perché per entrambi il consiglio
con ricca presenza di tartufo e funghi (quando si trovano). Stesso discorso vale per l’Osteria La Torre di Cherasco, dove lo chef Marco Falco da anni propone una cucina di ottimo livello. Per chi volesse spostarsi in Val Maira, invece, Lou Pitavin a Marmora, offre un menu che trae grande ispirazione dalla tradizione occitana, dove funghi e castagne sono ingredienti di fondamentale importanza. Lasciando da parte le delizie tipicamente autunnali, vorremmo spostare l’attenzione su quei locali che hanno nel carrello del bollito il proprio punto di forza. Senza ombra di dubbio si deve partire da Carrù, patria del bue grasso: l’Osteria del Borgo propone
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è davvero semplice: non perdetevi per niente al mondo il loro “Uovo in cocotte” coperto di tartufo bianco. È semplicemente magnifico. Altro locale a cui siamo molto affezionati è La Coccinella di Serravalle Langhe. Il posto è delizioso, la cucina ha raggiunto livelli di tutto rispetto e, durante l’autunno, si può trovare un menu completamente dedicato al tartufo. Dalla battuta d’antipasto all’ “Uovo affogato in fonduta di Bra tenero”, tutto viene servito con l’accompagnamento del prezioso fungo ipogeo. Anche Trattoria Roma, da qualche anno trasferitasi in Via Roma, a Cuneo, è una garanzia. Menu autunnale
Nella pagina precedente: l'autentico "gran bollito misto" dev'essere preparato con 7 tagli di carne, 7 ammennicoli, 7 bagnetti o salse e 4 contorni. Se volete saperne di più consultate il sito della Confraternita del Bollito Misto: www.bollitomisto.it Ph. Sergio Lanteri I turisti delle Langhe non solo godono di un paesaggio stupendo dove i castelli (nella foto Castiglione Falletto) si alternano ai verdi pendii delle vigne, ma sono attirati soprattutto dai prodotti e dalla gastronomia del territorio. Ph. Enzo Massa In questa pagina: il "Tuber magnatum", detto "Tartufo bianco" tagliato a lamelle sopra un piatto di "tajarin". Questa varietà di fungo (del tipo ipogeo), molto diffuso nella zona di Alba, viene gustato, a differenza di quello nero, a crudo. Ph. wonsun via Foter.com La locanda occitana "Lou Pitavin" si trova a Marmora, in Valle Maira, un posto incantevole dove far tappa dopo una camminata assaggiando i piatti della cucina occitana-piemontese. Ph. forumandersreisen.de
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il gran bollito misto alla piemontese (sette tagli più gallina e cotechino) con le rispettive salse ed è sempre un piacere per il palato. Anche il Ristorante Battaglino di Bra da 50 anni si fregia di un carrello dei bolliti di altissimo livello. Concludiamo con un piccolo excursus extra-provinciale (ma si tratta davvero di pochi chilometri): il Ristorante del Belbo da Bardon di San Marzano Oliveto. Osteria classica e super consigliata che ha il proprio cavallo di battaglia proprio nelle carni. Il bollito, ovviamente, è superlativo, ma difficilmente riuscirete a resistere al loro carrello “normale”, sul quale campeggiano stinco, stracotto, costolette e altri ottimi tagli. Se, invece, vi vorrete concedere una gita verso la Liguria di Ponente, vi
consigliamo senz’altro un passaggio da Magiargè, a Bordighera alta. È vero, d’estate si mangia nel bellissimo dehors sulla piazzetta, ma d’inverno le sue salette sono calde e accoglienti e la cucina non delude mai: non troverete il tartufo, ma facilmente qualche piatto a base di funghi farà la sua comparsa nel menu. Stesso discorso per A Viassa di Dolceacqua: attenzione alla stagionalità e ai prodotti locali, accompagnata da grande qualità. Per chiudere, se avete voglia di spendere un po’ di più e di alzare il livello della proposta, non vi resta che fare una visita a Paolo e Barbara, in Via Roma a Sanremo. Una stella Michelin e una cucina in cui il pesce la fa da padrone. Il menu degustazione ha un ottimo rapporto qualità-prezzo.
Il castello di Dolceacqua fatto costruire nel XII secolo dai Conti di Ventimiglia, rimaneggiato diverse volte durante tuttti questi secoli, sovrasta il "Ponte del Diavolo". Due monumenti famosi anche per essere stati immortalati da Monet nel 1884. Ph. eddzis via Foter.com Se nel vostro itinerario volete includere anche sapori diversi da funghi e tartufi, e siete amanti dei piatti a base di pesce (nella foto ricetta del Cappon Magro), potete recarvi a Bordighera da "Magiargè", a Dolceacqua da "Viassa" o se non potete star lontano dalle "stelle" da "Paolo e Barbara" a Sanremo. Ph. Pasta Voiello via Foter.com
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La Gallina Bianca è oggi un gioiello per gli amanti della buona tavola, del verde curato in ogni dettaglio e degli animali ornamentali.
AGRITURISMO
La Gallina Bianca Regione Torrazza, 59 – SALUZZO (CN) Tel. +39 0175.42197 info@gallinabianca.com www.gallinabianca.com Per informazioni su animali e parco: Tel. +39 335.6424425 SEGUICI SU:
“C’
è un luogo dove la pace della natura filtra in noi come la luce del sole tra gli alberi e gli affanni si staccano da noi come le foglie. Non è difficile arrivarci: basta guardarsi dentro”. Così scriveva Romano Battaglia e questo pensiero è quel che affiora passeggiando nel parco di questo meraviglioso agriturismo immerso nel verde, a soli 3 km dallo scenografico centro cittadino di Saluzzo. Nato dall’ingegnoso recupero della cava di ghiaione della Costrade srl, azienda di Famiglia di Franco Lovera e dei figli Elena ed Enrico, imprenditori edili con una lunga tradizione agricola e grande amore per il territorio, l’Agriturismo La Gallina Bianca è oggi un gioiello per gli amanti della buona tavola, del verde curato in ogni dettaglio e degli animali ornamentali. L’agriturismo è un luogo magico dove festeggiare un evento speciale, dove i bambini possono correre, giocare, divertirsi e dove anche gli adulti si possono emozionare, osservando da vicino i numerosi esemplari di specie che popolano il parco. Il grande parco, un’accogliente sala al piano terra senza barriere architettoniche d’ingresso, tre ampie sale al primo piano con vista mozzafiato sul Monviso, un dehors esterno panoramico, perfetto per l’estate, e una grande location per gli eventi fanno dell’agriturismo il luogo adatto a ogni esigenza, nello spirito di far sentire il cliente a casa propria, con un tocco di ospitalità country chic. Dirige la sala la sorridente Silvia Sola e in tavola si assaporano piatti tipici della storia piemontese con alcune declinazioni moderne che interpretano materie prime rigorosamente locali e stagionali, a cura del cuoco Andrea Cavallo, insieme alla pasta fresca fatta in casa da Davide Mastrogiacomo. Imperativi categorici sono l’eccellenza delle materie prime, la sicurezza della loro provenienza e la fantasia nel realizzare nuove ricette con i prodotti locali e di stagione. Il menu è fisso, in piena tradizione piemontese: quattro antipasti, un primo fatto in casa (da menzionare il risotto al fondo bruno su ricetta originale del celeberrimo Nino Bergese, primo cuoco stellato d’Italia, nato proprio a Saluzzo), un secondo con contorno, una trilogia di dolci, caffè e liquori di ramassin e nocciola. È possibile studiare nel dettaglio appositi menu direttamente con lo
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A due passi da Saluzzo, la magia della natura si fa gusto
chef per eventuali intolleranze o allergie, previa comunicazione al momento della prenotazione. Su richiesta si organizzano anche servizi di baby sitting ed è presente un punto vendita aziendale di prodotti locali, tra i quali domina il tonno di gallina bianca di Saluzzo, regina indiscussa tra le tipicità saluzzesi e Presidio Slow Food.
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carnè: sinonimo di alta qualità Gli undici soci del consorzio garantiscono serietà, provenienza, tracciabilità e valorizzazione di un prodotto esclusivamente cuneese per la tutela del consumatore finale.
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arnè è il “Consorzio Macellai Tipici di Cuneo” creato per valorizzare e sviluppare le piccole realtà locali che commercializzano carni bovine di Razza Piemontese selezionata. “Perché mangiare nostrano vuol dire mangiare sano – afferma Roberto Bruna, presidente del Consorzio. – Sui banchi delle macellerie Carnè si trova esclusivamente carne made in Granda. Il Consorzio, infatti, nato nel 2012 grazie all’iniziativa di un gruppo di macellai qualificati, ha lo scopo di valorizzare il “prodotto carne” derivante da capi bovini nati, allevati, macellati e distribuiti esclusivamente in provincia di Cuneo, e la volontà di garantire al con-
sumatore la certezza della provenienza di ciò che servirà in tavola. Gli allevatori che forniscono la carne ai macellai di Carnè, proprio per questo, devono seguire un attento disciplinare che prevede indicazioni stringenti sul benessere animale e sulla qualità dell’alimentazione. Banditi gli insilati, i soci di Carnè chiedono ai loro allevatori particolari attenzioni per assicurare un prodotto sano, nostrano e certificato. Qualità e gusto riconosciuti anche dalla manifestazione Oktoberfest Cuneo, dove il Consorzio Carnè è fornitore ufficiale degli hamburger cucinati durante le serate del grande evento cuneese.
È possibile acquistare presso le macellerie del Consorzio anche la carne bianca con il marchio "Pollo Felice" e nel periodo invernale si possono trovare le pregiate carni di manzi e buoi di razza Piemontese e il rinomato cappone.
si, dall’allevamento alla macellazione alla vendita, seguono rigide regole di conformità e precisi controlli a tutela del consumatore finale. Nell’ottica della massima trasparenza e della serietà che contraddistingue Carnè, si trovano sul sito, www.carnecuneo.it, disciplinare e regolamento del Consorzio. Intanto, in vista dell’autunno e delle prossime Festività Natalizie, nelle macellerie del Consorzio si potranno acquistare anche le pregiate carni di manzi e buoi di razza Piemontese, oltre al cappone, allevato a Margarita secondo tradizione. Il sodalizio è in continuo fermento per permettere ai suoi consorziati di lavorare con serenità grazie a gruppi di acquisto e accordi commerciali e strategici che permettono di ottimizzare i costi. “Il Consorzio – commentano – è in evoluzione e siamo sempre aperti
ad abbracciare nuovi soci interessati a sposare la nostra filosofia”. Inoltre Carnè è al lavoro per sostenere alcuni progetti che riguardano la carne suina e i salumi, sempre con l’intenzione di far arrivare in tavola prodotti garantiti, certificati e buoni. La qualità Carnè si può trovare alla Bottega del Buongustaio a Gaiola, alla Macelleria Marchisio Sergio di Mondovì, al Salumificio Villanovese di Villanova Mondovì, alla Macelleria Spada di Demonte, a I piaceri della tavola a San Chiaffredo di Busca, alla Macelleria gastronomia d’Ale di Cuneo, alla Macelleria Gautero di Dronero, da Aldo Carni a Cuneo e alla Macelleria Garelli a Peveragno. Info: CARNÉ Consorzio Macellai Tipici di Cuneo www.carnecuneo.it
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Oggi il Consorzio conta una decina di soci, accuratamente selezionati, accomunati dalla storicità del loro esercizio, dalla professionalità di chi ci lavora e dalla convinzione che un macellaio non può essere un semplice venditore, ma il garante di ciò che vende. “Sentiamo la responsabilità di ciò che vendiamo – continua Bruna –, per questo abbiamo fatto una scelta importante e siamo pronti ogni giorno a metterci la faccia, perché abbiamo la certezza della provenienza e della qualità delle nostre carni”. Nelle macellerie del Consorzio si può trovare anche carne bianca di qualità: grazie al marchio Pollo Felice, allevato secondo metodi naturali della tradizione cuneese, in esclusiva per Carnè. Il Pollo Felice cresce, infatti, in condizioni ottimali, nel massimo rispetto del benessere animale, ed è alimentato con mais e granaglie che donano alla carne un naturale colore giallo. Il Pollo Felice è allevato da un’azienda di Margarita e si può trovare esclusivamente nelle macellerie del Consorzio e in alcuni punti vendita, attentamente selezionati e autorizzati da Carnè, nel Torinese e in Liguria. A partire da quest'anno Pollo Felice è protagonista all'interno del programma Top Chef Italia: tutti i mercoledì sera alle ore 21,00, sul canale 9 del digitale terrestre, Pollo Felice sarà, infatti, tra gli ingredienti a disposizione dei 15 cuochi professionisti in sfida tra loro. Un riconoscimento importante che conferma ancora una volta il pregio della carne bianca cuneese, esclusiva di Carnè. “La provenienza e la tracciabilità dei prodotti nei negozi Carnè sono garantite grazie ai controlli e alle verifiche di Asprocarne Piemonte”. Tutti i proces-
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Alta Langa, identità territoriale
di Gabriele Rosso Photo: Luca Privitera
Giulio Bava, Presidente del Consorzio Alta Langa racconta la valorizzazione della "bollicina" piemontese sulle colline più alte di albese e astigiano.
C’
è una pagina, su Wikipedia, che si apre solo quando digitiamo una parola che può avere differenti significati. Si chiama “pagina di disambiguazione” e serve, per l’appunto, a chiarire il significato di un termine che ne ammette più di uno. Ora, immaginiamo di digitare “Alta Langa”. Wikipedia, o chi per essa, potrebbe risponderci con almeno due risultati. In effetti l’Alta Langa, oggi, è sia quella parte di territorio cuneese-astigiano situata a Sud del torrente Belbo al confine con la Liguria, sia il nome del Consorzio di tutela di vini spumanti realizzati con metodo classico in una zona compresa nelle
province di Cuneo, Asti e Alessandria, e che corrisponde suppergiù all’Alta Langa storica. Alla guida del Consorzio c’è Giulio Bava, volto e anima dell’azienda vitivinicola Bava così come della Giulio Cocchi, nome di punta della grande tradizione spumantistica piemontese. Una tradizione che potremmo definire “sabauda” e che ci riporta indietro alla fine del XIX secolo, legando insieme passato e presente nel nome di un territorio. Al punto che, vista da qui, la disambiguazione per il termine Alta Langa non è nemmeno così necessaria: il percorso del Consorzio
Giulio Bava, enologo astigiano, classe 1962, presidente dell'Assoenologi Piemonte e Val d'Aosta, titolare, insieme alla famiglia, delle case vinicole Bava e Cocchi, tra i fondatori del Consorzio Alta Langa e per la seconda volta presidente del Consorzio Alta Langa.
Giulio Bava
e dei produttori che riunisce è, nelle parole del suo presidente, tutto rivolto al recupero e alla valorizzazione di un’identità territoriale che rischiava di perdersi, quella costruita proprio intorno all’economia della bollicina piemontese nelle colline più alte dell’albese e dell’astigiano. In una giornata di sole, tra le colline di Cocconato su cui si distendono le vigne in vendemmia, ci siamo quindi avvicinati alla vecchia stazione ferroviaria, dove sorge la sede dell’azienda vitivinicola Bava, per fare qualche domanda al presidente del Consorzio Alta Langa Docg. Una chiacchierata piacevole, con qualche calice di vino di fronte che non tarda a riempirsi. Giulio ha lo sguardo appassionato di chi crede fermamente in un progetto, in un percorso comune. E, soprattutto, le sue parole ci danno un’idea chiara della direzione che sta seguendo l’Alta Langa, che sia un vino spumante o un intero territorio.
ma come produttori di vino e proprio nelle cantine in cui ci troviamo oggi fin dal 1911: sono 105 vendemmie. La nostra è un’azienda agricola che nel tempo si è consolidata. Abbiamo 50 ettari di vigna e la nostra anima di quinta generazione è a cavallo tra Langhe e Monferrato: qui a Cocconato è dove siamo nati, ma in realtà abbiamo anche una cantina a Castiglione Falletto, dove facciamo il Barolo e i
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"Uno spumante è territorio, savoir faire e tradizione stratificata."
Può dirci qualcosa della sua storia personale nel mondo del vino? Siamo la quinta generazione di una famiglia che fa vino e quindi può immaginare come faccia parte del mio quotidiano. I Bava sono su queste colline come viticoltori dal XVII secolo,
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Giulio Bava vorrebbe sempre avere in cantina una bottiglia di metodo classico "autentico". Dove per "autentico" intende un sinonimo di "grande tradizione di un territorio".
nostri vini di Langa. Lì ci siamo da 27 anni. Accanto a questa storia di produttori di vini classici ce n’è anche un’altra: mio padre nel 1978 ha rilevato una piccola azienda artigianale nel cuore di Asti, la Cocchi, che per Asti ma non solo era ed è una realtà di riferimento. Cocchi da 125 anni produce spumanti realizzati con il metodo classico, vermouth e Barolo chinato. Qual è il vino a cui non potrebbe mai rinunciare? Che caratteristiche deve avere per conquistarla? Per me è un fatto quotidiano. Aldilà del lavoro e degli assaggi che faccio in azienda, un bicchiere di vino c’è quasi in tutti i miei pasti: fa proprio parte della mia cultura alimentare. Nel complesso, comunque, mi piace
esplorare vini diversi perché ho una grande curiosità personale e tecnico-professionale. Bevendo in giro non cerco il vino perfetto. Mi piacciono i vini che, con un po’ di presunzione, commento dicendo “io li farei diversi”, ma mi piacciono perché hanno un’anima loro, sono sgarbati, hanno una sorta di graffio. Forse il fascino sta anche in questi dettagli. A ogni modo la tipologia che mi sta appassionando di più, soprattutto negli ultimi dieci anni, è quella degli spumanti. E quindi, qual è la bottiglia di spumante che vorrebbe avere sempre in cantina? È Alta Langa per forza: il presidente del Consorzio non può pronunciarsi diversamente. A parte gli scherzi, la bottiglia che non deve mai mancare nella mia cantina è davvero una bottiglia di metodo classico, punto. Un metodo classico autentico, che rispecchia un territorio e che abbia alle spalle una grande tradizione. Quando bevo uno spumante di qualità voglio poter bere le annate che ci sono state prima, che sono condensate nel bicchiere come una storia con un suo fascino. Pensiamo allo Champagne: un grande Champagne mi dà piacere anche per tutto quello che c’è stato prima. Quello che non mi piace è la casualità di una bottiglia, perché uno spumante è un qualcosa di più di un vino bianco con le bollicine. Capita troppo spesso che ci siano delle improvvisazioni: tante volte si vedono produttori che fanno bollicine partendo dal fatto che nessuno le aveva mai fatte prima con quell’uva e in quel territorio. Ma se nessuno le ha mai fatte prima ci sarà un motivo.
Il Consorzio Alta Langa al suo interno ha realtà molto diverse: grandi aziende storiche e piccoli produttori indipendenti. Ciò che unisce tutti, però, è un disciplinare giocato sulla ricerca estrema della qualità. Da presidente del Consorzio ci può dire come sta l’Alta Langa oggi e quali sono le sfide principali che avete di fronte? In realtà l’Alta Langa ha un’anima sola. Ci sono aziende con caratteristiche diverse, che però vivono questo percorso tutte nello stesso modo. Sta diventando la terza grande Docg piemontese e l’obiettivo è quello di essere la prima tra i bianchi e le bollicine, cosa che non è ancora in termini di numeri. Ad oggi, ci sono 20 aziende produttrici di spumante e un’ottantina di famiglie di viticoltori che lavorano le vigne all’interno della denominazione. Ma Alta Langa è qualcosa di più di questo. Parte da un forte radicamento storico: il metodo classico italiano è nato in Piemonte e a testimoniarlo ci sono documenti e tracce visibili, come le cattedrali del vino che fanno parte del patrimonio Unesco. D’altronde, quando in Piemonte si faceva spumante metodo classico a fine Ottocento lo si esportava, cosa che non possiamo dire per i nostri grandi vini rossi di quell’epoca. È per questo motivo che 30 anni fa sette aziende hanno detto: riappropriamoci
di un’identità che già abbiamo e che rischiamo di perdere. E così è nato il “cappello” Alta Langa, che pone l’accento su un territorio che è a margine delle grandi Docg rosse del Barolo, del Barbaresco e della Barbera. Si può dire che in questo momento uno dei principali obiettivi su cui lavora il Consorzio sia quello della crescita della denominazione? Sì, è proprio questo. Tre anni fa il totale del vigneto dell’Alta Langa consisteva di 110 ettari. Non granché. In due anni siamo riusciti a raddoppiarli. Oggi ne abbiamo circa 200, di ettari, per una capacità produttiva di circa 1,5 milioni di bottiglie annue. Con questi numeri, è inevitabile, iniziamo ad avere un po’ di visibilità.
L'ALTA LANGA IN NUMERI • terza grande Docg piemontese • circa 200 ettari di vigneto Alta Langa • 20 aziende produttrici di spumante • 80 famiglie che lavorano le vigne • 1,5 milioni di bottiglie annue
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Eduardo De Filippo diceva: “un ragù non è carne con la pummarola”. Io ogni tanto la ripeto, questa frase. Non basta avere la carne e la pummarola, così come non basta avere un vino bianco con le bollicine. Uno spumante è territorio, savoir faire e tradizione stratificata.
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Il futuro del "fuori casa" professionale La manifestazione biennale per i professionisti del settore Ho.re.ca. e Food & Beverage sbarca a Torino dal 13 al 15 novembre.
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uturo e innovazione del fuori casa professionale tornano protagonisti a Torino, alla II edizione dell’expoforum Gourmet, la manifestazione biennale del settore Ho.re.ca. e Food & Beverage in programma dal 13 al 15 novembre a Lingotto Fiere di Torino. Un progetto nato nel 2015 da una strategica collaborazione tra GL Events Italia – filiale italiana del player mondiale nell’organizzazione di eventi, tra cui Sirha Lyon e Bocuse d’Or – e Gambero Rosso, azienda global trend leader & educator nel settore wine travel food, che oggi si consolida con un accordo quadriennale. L’obiettivo è la realizzazione della
seconda e terza edizione dell’expoforum Gourmet, nonché lo studio e l’attuazione di iniziative ed eventi enogastronomici sul territorio nazionale e internazionale fino al 2019. Per l’edizione 2016, Gourmet raddoppia lo spazio con 2 padiglioni e un percorso suddiviso in 5 settori merceologici. Un’area è dedicata ad attrezzature, forniture, arredi e complementi d’arredo, una è riservata al beverage, uno spazio a comunicazione, servizi, start up, enti ed editoria, una quarta area al food (pane, pasta, pizza) e una a caffè, macchine da caffè, tè, pasticceria e gelateria. L’area dedicata alle start up tecnologiche è stata ampliata per dare voce
Due padiglioni, cinque settori merceologici, un'area dedicata alle start up tecnologiche, incontri, degustazioni, workshop... per la seconda edizione di Gourmet Expoforum a Torino.
Gourmet propone poi incontri sui temi più attuali del momento: dalle trattorie “3.0” alle nozioni base di social media marketing. Numerosi i workshop che affrontano argomenti importanti, come lo “spreco zero” della cucina circolare di Igles Corelli; l‘utilizzo degli essiccatori e il food delivery con consigli concreti per un menu trasportabile. Non mancano, infine, le degustazioni di vino, birra, olio, formaggi e le specialità norcine italiane, tutte guidate dagli esperti del Gambero Rosso. Il programma, in continuo aggiornamento, è consultabile sul sito www.gourmetforum.it. La partecipazione a Gourmet è riservata agli operatori del settore. L’accesso è gratuito previo accredito online.
INFO: Gourmet – Expoforum Ho.re.ca. e Food & Beverage Seconda edizione 13-15 novembre 2016 Lingotto Fiere – Padiglioni 2 e 3 Via Nizza 294, Torino www.gourmetforum.it info@gourmetforum.it facebook.com/GourmetforumTorino
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a nuovi chef, pizzaioli, gelatai e ristoratori, affiancandoli a nomi già affermati come Davide Oldani, Gabriele Bonci, Iginio Massari, Igles Corelli, Max Mariola, Massimo D’Addezio, Dario Laurenzi. Quest’anno, inoltre, grande attenzione è dedicata alla mixologia. Due i punti centrali: l’Area Mixology e il Concept Bar, gestiti in collaborazione con Gambero Rosso, per presentare i cocktail più particolari con i prodotti delle aziende leader del settore. All’interno dell’Area Mixology si parla di gin, rum, vermouth, whisky e molto altro. Il Concept Bar è invece uno spazio dedicato a buyer, operatori del settore e stampa specializzata, dove poter degustare i cocktail preparati dai migliori bartender presenti in Italia.Il Forum – curato dagli esperti di Gambero Rosso – offre un fitto calendario di incontri strategici e formativi, degustazioni, workshop, contest e competizioni (a cura di S.C.A.E. Italia), showcase delle aziende del settore comunicazione e incontri con gli esperti. Gli appuntamenti in programma sono rivolti a tre categorie professionali – ristoratori, panificatori/pizzaioli/barman, pasticcieri/ gelatieri – e molti sono già gli incontri confermati, dove è possibile ricevere preziosi consigli e indicazioni su vari aspetti della professione: dalla progettazione e gestione di un ristorante di successo alla costruzione del menu e della carta dei vini, dai consigli e dalle idee sull’apertura di una pasticceria alla scelta del caffè, dall’ideazione e realizzazione della pizza, con un focus sul suo significato, alla selezione delle materie prime.
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Dal bollito alla bagna cauda sferificata
di Vanina Carta
Tradizione, innovazione, sperimentazione, tecniche moderne per una cucina che non dimentica il rispetto degli ingredienti e dei sapori.
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on è un titolo di “fantacucina”, ma evoluzione costante, reale, palpabile, anzi assaporabile. D’altra parte, il focolare prima e le cucine moderne, poi, sono da sempre anche fucine di nuovi esperimenti e alchimie sul cibo, dove l’uomo diventa la cavia per eccellenza. Sembra ovvio, ma il principio della trasformazione degli alimenti accompagna la storia dell’umanità fin dagli esordi. Il nostro stesso divenire, come esseri umani, ha molto a che fare con la storia della cucina, puntellata di tappe importanti che spesso ignoriamo o diamo per scontato: come quando distrattamente ci avviciniamo
ai fornelli per preparare di corsa un pasto, apriamo un vasetto sottovuoto, sottosale o sottolio, usiamo una bustina di lievito... LA CUCINA, UNA STORIA UNIVERSALE Già verso la metà del XIX secolo, Justus von Liebig e Louis Pasteur operavano nell’ambito della ricerca sulla conservazione dei cibi e sulla loro trasformazione attraverso determinati processi fisico-chimici. Parallelamente, con la crescita delle tecniche, iniziarono a cambiare le cucine passando dal fuoco diretto a sistemi di cottura più evoluti. Tutto ciò si intreccia con l’evoluzione della gastronomia, che di tali
In questa pagina: Un esempio di "sferificazione", una tecnica base della cucina molecolare. Tutti i liquidi (succhi, frullati, sciroppi...) si possono trasformare in sfera (o drop, o caviale), basta mescolare il liquido con un alginato. Il tutto andrà fatto gocciolare in una soluzione satura di acqua e cloruro di calcio. Ph. smashz via Foter.com Nella pagina successiva: Ferran Adrià durante uno "show cooking". Ph. cronicagastronomia via Foter.com Una brigata di cucina al lavoro. Fu Escoffier ad assegnare i nomi come "sous chef, chef de partie..." oggi entrati nell'uso comune.
FRANCIA, FULCRO DELLA TRADIZIONE Con il matrimonio di Caterina de’ Medici con Enrico II, il centro dell’attività gastronomica si sposta da Firenze a Parigi. La nuova regina porta con sé una nutrita brigata di cucinieri e pasticceri, che pongono le basi per quella che sarà la grande cucina francese dei secoli XVII e XVIII, codificata per la prima volta da François Pierre de La Varenne (autore de Le Cuisinier François, del 1651). È qui che si parla per la prima volta dei “fondi” o delle basi di cucina, con le quali creare un gran numero di salse. Il XVIII secolo vede sempre la Francia in prima fila, con la nascita del paté di foie gras, dei sughi di base (coulis), delle mirepoix e delle brunoise di verdure, nonché della maionese. Sull’onda della Rivoluzione Francese e della successiva Restaurazione, la Francia non perde il suo primato gastronomico con personaggi come Marie-Antoine Carême, vero filosofo della gastronomia (la sua opera più vasta fu L’art de la cuisine française au XIX siècle) e soprattutto Auguste Escoffier che, alla fine del XIX secolo insieme a Cesar Ritz, rivoluziona l’idea stessa della cucina trasformandola in una struttura organizzata, base dell’imprenditoria moderna della ristorazione. Con la diffusione del turismo del nuovo ceto borghese, i due segnano la nascita di alberghi, treni, transatlantici dotati di grandi ristoranti. Escoffier coordina il personale di cucina in brigate e i nomi che oggi spesso sentia-
mo leggendo di chef e cucina (come sous chef, chef de partie, chef pâtissier, commis, ecc.) derivano proprio da questa struttura gerarchica dall’impronta aziendale. LA NOUVELLE CUISINE Ma la vera grande rivoluzione arriva nel XX secolo e con la cucina contemporanea, post-bellica: in ogni casa, con il tempo, entrano il frigorifero, il forno, la cucina a gas, gli elettrodomestici multiuso. Ed è allora, in questi anni tumultuosi di boom e di rinnovamento socio-culturale, che fa la sua comparsa la nouvelle cuisine. Ancora una volta la trasformazione parte dalla Francia, patria proprio delle più complesse elaborazioni gastronomiche, spazzando via tutto ciò che appesantisce i piatti e le ricette.
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tecniche si “alimenta” per il proprio sviluppo e che dal Rinascimento trova nella Francia un luogo di crescita raffinata.
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Gualtiero Marchesi ritenuto il fondatore della "nuova cucina italiana" basata sulla leggerezza dei piatti. Ph. br1dotcom via Foter.com La cottura sulla piastra, alimentata da gas o elettricità, dove i cibi si grigliano a contatto e i liquidi restano raccolti. Ph. Sergio. V via Foter.com
Verso la metà degli anni ‘60, Henry Gault e Christian Millau, giornalisti e critici, si fanno fautori di questa nuova tendenza che abbandona i fondi, la besciamella, le salse pesanti ed evita la farina come legante. Le cotture vengono ridotte e si cerca di lasciare il più possibile in evidenza il sapore degli ingredienti. In sostanza, leggerezza e delicatezza, un tempo considerate cheap, da poveri, contro le lunghe e artificiose elaborazioni del passato, prerogativa delle tavole dei grandi signori – che come quella cucina poco a poco scompaiono. Si getta così la prima pietra della gastronomia di oggi.
ma forte identità culturale nel cibo e nelle ricette della tradizione solo all’inizio del XX secolo, con Pellegrino Artusi che, con il suo La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene del 1911, per la prima volta raccoglie e ordina le diverse tradizioni regionali. Ma da noi il vero fermento arriva tardi. Anni '80: Gualtiero Marchesi, dopo alcuni anni passati in Francia, dà alle stampe La mia nuova grande cucina italiana e con la sua instancabile opera forgia nuove generazioni di cuochi che lavorano con una filosofia innovativa, all’insegna della leggerezza, anche visiva, prima di tutto.
LA RIVOLUZIONE “MARCHESIANA” E in Italia? Un po’ “Cenerentola” nella storia della gastronomia, a causa anche della storica frammentazione politica, l’Italia trova la propria pri-
PROIETTATI IN AVANTI Oggi definire la cucina italiana è impossibile, poiché le scuole di pensiero restano tante e, come è giusto che sia, ogni grande chef ha la propria “dottrina”. Tuttavia, c’è una rete di legami che si intrecciano e un filo conduttore che diventa tendenza, sintetizzabile in concetti come creatività personale della mano che progetta il piatto, innovazione (anche nella cucina che si definisce “di tradizione”), rispetto degli ingredienti, selezionati e autentici, rispetto anche della loro integrità. Sul filo di questi principi si gioca spesso l’identità di ogni cucina. Poi – capitolo non troppo a parte – ci sono le cotture e gli strumenti, che sempre di più si allontanano dalla tradizione (dalla classica frittura, dalla cottura in umido, e cosi via). E anche se non tutti amano le cosiddette “tecniche moderne”, va detto senza paura di smentita che le creazioni straordinarie che si vedono e si assaggiano in molti ristoranti di prestigio non sarebbero possibili senza
mare e montagna, cioè la ‘mediterranizzazione’ dell’alta cucina ecc., un qualcosa che non ho nemmeno fatto da solo, ma che è sorto con l’operato di altri cuochi”. La cucina oggi, è anche questo. Sperimentazione che “fa scuola” e scatto verso un futuro che va di pari passo con un’evoluzione tecnico-scientifica tumultuosa. Senza mai dimenticare, però, il legame con un territorio, un’eredità, pur quando prevale la modernità. E anche se la tendenza personale dello chef è quella alla commistione, o alla libertà totale di mixare e “giocare” con la materia prima, una cosa resta su tutte nella cucina dei grandi maestri: la qualità dell’ingrediente di partenza, il rispetto della sua origine e dei sapori che la terra o il mare gli regalano.
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meraviglie della tecnica, come abbattitore, sifone, Pacojet, Roner, Gastrovac o cottura sottovuoto a bassa temperatura. Per non parlare della tanto chiacchierata “cucina molecolare”, inventata da Ferran Adrià, padre di tecniche come la sferificazione, le cotture senza fiamma, l’uso di azoto liquido, le spume e le arie, capaci di presentare sapori tradizionali in altre forme e composizioni per stupire, provocare, dando piacere agli occhi e al palato. Perché, per Adrià, niente è quel che sembra: “Mi piacerebbe che si analizzasse il nostro primo lavoro, raccolto in El Bulli 1983-1993 […], si potrebbe vedere che contiene molte tecniche e molti concetti che in quel momento erano stati messi in discussione e che nel presente sono normali e sono impiantati: la cucina servita in stampi, la tecnica dei molluschi, il
Nuovi e vecchi utensili si alternano in una cucina professionale. Grazie a sifoni, abbattitori, essiccatori, macchina per il sottovuoto a campana, oggi la cucina moderna può trasformare qualsiasi ingrediente in presentazioni che stupiscono, incuriosiscono e provocano il commensale. Ph. Ph. mart_museum via Foter.com Anche l’occhio vuole la sua parte! La filosofia innovativa di Gualtiero Marchesi nella cucina italiana è all’insegna anche della leggerezza visiva. L’impattare è lo strumento, in mano agli chef, necessario a coinvolgere il senso della vista nell’esperienza del mangiare.
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ITsGOOD: stile di vita italiano Un portale cuneese che promuove prodotti selezionati e la passione per il gusto della buona cucina sulle tavole di tutto il mondo.
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TsGOOD.it: è buono! Buono nella qualità dei prodotti, buono nell’intuizione del grande potenziale, buono nel successo riscontrato fin dai suoi esordi. Il portale e-commerce che da Cuneo propone in tutto il mondo l’eccellenza enogastronomica italiana, attivo da luglio 2015, è già una scommessa vinta: merito del progetto ideato e sviluppato, in oltre due anni di studi e analisi, dall’apprezzato imprenditore Adriano Giordana e dal giovane e brillante Francesco Degioanni, entrambi cuneesi. ITsGOOD si basa su un equilibrio perfetto tra tradizione e innovazione,
sostenuto da valori che incarnano l’“italianità” più genuina, offrendole una vetrina privilegiata sul resto del mondo. Il pubblico di riferimento per la “grande famiglia ITsGOOD” non conosce confini: in questi primi 15 mesi di attività on-line, utenti dall’Italia al Nord Europa, dagli Stati Uniti alla Russia hanno scelto ITsGOOD.it per portare sulle loro tavole l’alta qualità del prodotto italiano. La proposta è ampia ma selezionatissima: circa 80 i produttori presenti sulla piattaforma, tra cui numerose aziende piemontesi, per un totale di oltre 700 prodotti presentati con una
L'"e-commerce" nato nel 2015 ha al suo attivo 80 produttori per oltre 700 prodotti. È semplice da usare e offre anche a chi si registra sconti immediati e aggiornamenti sulle ultime novità e promozioni.
Photos: Emiliano Sciandra
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grafica caratterizzante, chiara e ordinata. Nella sezione “Dispensa” si può scegliere tra pasta, pane e riso, farine, legumi e cereali, formaggi e conserve, funghi, lumache e tartufi, condimenti e spezie, dolci, caffè, tè e infusi; la “Cantina” del sito propone etichette dai più rinomati terroir italiani, ma anche birre artigianali, succhi biologici, liquori e distillati. Le sezioni dedicate rispettivamente al biologico e alle specialità completano la panoramica sul portale ITsGOOD.it. Un servizio semplice da usare ed eccellente sia per chi acquista (senza dimenticare che ITsGOOD offre anche l’assistenza all’acquisto al numero 0171 630302), sia per i protagonisti di questo portale, siano essi piccoli produttori artigiani o aziende affermate:
La riscoperta e valorizzazione dell’Aj d’Caraj (Presidio Slow Food) trova espressione nelle prelibatezze di Fattoria dell’Aglio Sede leg.: Borgata Valliera • Castelmagno (CN) Laboratorio: Via Roma 1 • Caraglio (CN) | Azienda: Via Macagno 22 • Caraglio (CN) Tel. 0171 619507 • Cell. 3479095702 - info@fattoriadellaglio.it
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ai primi, infatti, viene offerta un’efficace possibilità di promozione su una platea internazionale, ai secondi la certezza di essere parte di un progetto che fa della selezione accurata uno dei principali punti di forza. Perché ITsGOOD.it non è semplicemente un sito internet, ma un “paniere da cui servirsi per portare in famiglia, oltre a selezionati prodotti enogastronomici regionali, emozioni e suggestioni capaci di dare valore aggiunto a ogni pasto”. Gli utenti che si registrano al sito possono usufruire di sconti immediati ed essere aggiornati sulle novità e sulle promozioni, frequenti e interessanti, che vengono via via proposte. Per gli amanti dei social network è d’obbligo un “mi piace” alla pagina Facebook di ITsGOOD, dove ogni settimana viene
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Un cenno di storia dei Cuneesi “Siamo all’inizio del ‘900 e come spesso accade, nasce per caso dal desiderio di tal Pietro di preparare un dolce al cioccolato profumato al liquore. È cosi’ che in un piccolo laboratorio della provincia cuneese dopo varie prove e con l’ aiuto della passione per le cose buone, viene confezionata una gustosissima pralina con crema pasticcera, cioccolato fondente e rhum originale. Questo dolce così ricercato è oggi un cioccolatino che rappresenta l’ orgoglio dell’ arte pasticcera cuneese ed essendo così particolare e così buono viene considerato il dolce principale in tutte le pasticcerie della città.” 26
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