[UNICO] people&style 16/12

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Poste Italiane spa - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB/CN - anno IV - numero 16 - Luglio - Agosto 2012

idee

ambizioni

obiettivi d’estate e 5,00

adrenalina e passione

iconica gufram

la musica di uto ughi

Onoterapia | Mondo, piste olimpiche | Loris Degioanni | Barbecue | Abbadie in Val Maira | Giardini a Monte-Carlo | Caffè

Su

diSegno dell ’A rchitetto

PERCHEʼ LA QUALITAʼ RICONOSCIUTA SIA RICONOSCIBILE

d omenico m AzzA - c ourmAyeur (A o )

EDITORIALE

Roberto Audisio direttore artistico

direttoreartistico@unicops.net

Finalmente è arrivata l’estate! Quella vera, con il caldo che non ci lascia dormire, i gossip dei giornali scandalistici, la tv che ripropone i soliti vecchi film e le tristi repliche di show ormai passati. Le scuole sono finite e finalmente possiamo pensare alle desiderate vacanze. Sempre più brevi, a dire il vero, complice il momento di crisi e il clima da spending review che impone a tutti sobrietà. E allora perché non cogliere l’occasione per scoprire meglio la nostra provincia? Un territorio ricco di attrattive naturalistiche, architettoniche e artistiche, spesso sottovalutate o snobbate perché troppo a portata di mano. Perché non lasciarsi rapire dal fascino di una vallata come la Valle Maira, conosciuta forse più dai tedeschi che non dai cuneesi, e riscoprire tradizioni radicate nella cultura montanara come le “Abbadie”, manifestazioni popolari che sanno di festa, sia pagana che religiosa? E poi scoprire nuovi sport come il “bouldering” e il “downhill”, un’esperienza da vivere con passione e adrenalina, immersi nella natura a pochi chilometri da casa; o ancora metodi di cura alternativi come l’onoterapia che utilizza il rapporto che si può creare con l’asino per riabilitare e guarire. Un territorio ricco di acqua e di terme, con un grande potenziale economico forse ancora troppo poco sfruttato, ma ricco anche di capacità imprenditoriali che sono invece realtà importanti anche fuori dai confini provinciali. Come la “Mondo”, produttrice di pavimentazioni in gomma per lo sport, protagonista a Londra del più grande evento sportivo del pianeta, le Olimpiadi, o la nuova “Gufram”, protagonista del design internazionale. Estate è anche barbecue, e la provincia ha tutti gli elementi per cucinare all’aria aperta con ingredienti a Km.0: la carne e il legno in primis. Ma, come sempre, guardiamo anche fuori dai confini e, da questo numero, Camilla Nata sarà il nostro occhio da Roma, per raccontarvi la cuneesità nella capitale.

Quindi: buone vacanze!

Rivista bimestrale della provincia di Cuneo Anno IV • Numero 16 • Luglio - Agosto 2012 Direttore responsabile: Alessio Botto • info@unicops.net Direttore artistico: Roberto Audisio • direttoreartisico@unicops.net

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Eloise Nania Alberto Peroli Marco Sasia Archivio Scuola di Musica “Arrigo Boito” di Fossano Archivio Terme di Lurisia Archivio Terme di Valdieri Archivio Terme di Vinadio Archivio Zooarte

traduzioni: Lidia Dutto

Errata corrige: Sullo scorso numero sono stati invertiti due indirizzi nelle segnalazioni delle gelaterie. Ce ne scusiamo e li indichiamo correttamente: GELATERIA BAR LURISIA – Via Einaudi 2 – Mondovì (CN) – Tel. +39 0174 43525. LA FONTANA – Piazza Vitt.

Emanuele II, 44 – Farigliano (CN) – Tel. +39 0173 76767 Piazza Maggiore 12/A – Mondovì (CN) – www.cremerialafontana.it

Questo numero è stato chiuso in redazione il 2 luglio 2012.

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero

In copertina: cloud at sunset di Daniele Molineris.

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SOMMARIO RITRATTO 8 | staffarda è sinfonia 11 | il percorso del “quotidiano”

STORIA E STORIE

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17 | ironico, iconico, gufram 14 | in pista per le olimpiadi

UNDER 40

14

22 | te la do io l’america

SOCIETÀ E COSTUME

44

style

26 | carne al fuoco

SPORT 34 | adrenalina e passione

ITINERARI 39 | abbadie religiose in valle maira 44 | lussureggiante verde scoperta

GUSTO 50 | il piacere del caffè

FASHION STYLE

50

zoom

56 | sole, sale, amore, mare

ECONOMIA 58 | benessere è salute

ATTUALITÀ 62 | nuovi orizzonti da esplorare

AZIENDE

et-cetera

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66 | maes 68 | la nuova età del legno 72 | l’acqua è vita

TERRITORIO 74 | onoterapia: volare con l’asino 80 | granda in musica

26 RUBRICHE 3 | EDITORIALE 5 | SOMMARIO 6 | PRIMO PIANO 55 | L’INTERVISTA IMPOSSIBILE 84 | LIFE-STYLE DA CUNEO 85 | LIFE-STYLE DA MONACO 86 | PASSAPAROLA 87 | DA ROMA 88 | BEAUTY 90 | MOTORI 92 | ARTE 94 | BON TON 95 | DESIGN 96 | PASSEPARTOUT 98 | BONTÀ A TAVOLA 99 | LEGGE 100 | FINANZA 101 | ESSERCI 110 | TRADUCTION FRANÇAISE

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UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | PRIMO PIANO

MELA ROSSA CUNEO FINALMENTE IGP

“L’ottenimento dell’Indicazione Geografica Protetta è un importante risultato - commenta Michele Quaglia, presidente di Zona Coldiretti Saluzzo e membro di Giunta con delega al settore frutticolo - È uno strumento economico che potrà essere utilizzato dalle imprese agricole e commerciali per creare del valore aggiunto, grazie ad un prodotto d’eccellenza del nostro territorio”.

Dopo tanti tentativi e risorse destinate a questo obiettivo, grazie alla sinergia tra Coldiretti e Assortofrutta, Camera di Commercio e Amministrazione Provinciale di Cuneo - dicono Marcello Gatto e Bruno Rivarossa, presidente e direttore di Coldiretti Cuneo - finalmente si è raggiunto l’Igp, con l’auspicio che serva a qualificare la produzione della mela rossa e vi siano ulteriori sbocchi sul mercato”.

Domenico Sacchetto, presidente Assortofrutta e Consorzio Mela Rossa Cuneo: “La prassi per l’ottenimento è stata lunga e complessa. Il risultato premia anni di lavoro e di ricerche. Ci auguriamo che l’IGP consenta l’ulteriore valorizzazione commerciale dell’eccellenza della mela rossa, insieme alle altre produzioni frutticole ottenute nel territorio piemontese”.

IL NUOVO MAGAZINE MADE IN CUNEO, DEDICATO ALLA DANZA

Presente anche il sindaco di Cuneo, Federico Borgna e gli assessori alla Cultura e alle Attività Produttive Alessandro Spedale e Gabriella Roseo, alla presentazione della rivista “Danza on stage”, periodico di danza per la nostra provincia. “Cuneo città capoluogo. Cuneo città della cultura. La danza è cultura. Dobbiamo comunicare – ha detto il sindaco – anche di danza come veicolo di cultura. Ben venga questo periodico che nasce con l’intento di raccontare il territorio attraverso questa antica arte”. Il direttore della rivista, che avrà cadenza trimestrale, è Simona Rivotti. “Il periodico ha puntualizzato - è rivolto a famiglie, appassionati, amanti o semplici curiosi. Il Iinguaggio è semplice e divulgativo. La finalità è quella di valorizzare le realtà locali scolastiche, accademiche, associative della danza e i giovani talenti sul territorio, consentendo agli allievi e ai genitori di trovare un lessico comune che arricchisca la comunicazione e i rapporti interpersonali”.

MECCANIZZAZIONE DI RANGO A SALUZZO

Al via, dal 31 agosto al 3 settembre la Fiera della Meccanica Agricola di Saluzzo, giunta alla 65a edizione e per il quarto anno insignita del riconoscimento di Mostra Nazionale. Filo conduttore dell’esposizione si riconferma l’innovazione, i nuovi orizzonti della tecnologia per un’agricoltura ecosostenibile. La Mostra della Meccanizzazione Agricola, appuntamento centrale della Festa di San Chiaffredo, parla con i numeri: 35 mila mq. di spazi espositivi, 400 gli stand con oltre 200 espositori di macchine agricole, la mostra regionale della frisona, 5 mila posti auto, senza tralasciare ciò che connota di festa quest’appuntamento agricolo autunnale, coniugando momenti a contenuto specialistico ed intrattenimento per il grande pubblico, alla gastronomia, alla musica, alle cene, ai concorsi, alla presenza degli animali, dai bovini da latte alla mostra cunicola.

PREMIO ANDERSEN 2012 ALLA BIBLIOTECA DEI BAMBINI E RAGAZZI DI CUNEO

Perché? Ecco le motivazioni. “Per l’attenzione dedicata a bambini e ragazzi, attraverso le molte attività di promozione alla lettura, a partire da “Nati per leggere”, sotto lo sguardo attento e partecipato delle volontarie. Senza dimenticare la formazione per gli adulti. Per l’attenzione dedicata al giovane pubblico durante il festival “Scrittorincittà”, proponendo un programma ad hoc, invitando gli autori più conosciuti e disponibili nei confronti del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza”.

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CIAK SI MANGIA: ALL’INSEGNA DELLE STAR DEL CINEMA

VALLE MAIRA SKY MARATHON

82ª edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba: l’appuntamento è dal 6 ottobre al 18 novembre. Tema centrale di questa edizione è il legame fra il tartufo bianco d’Alba e il mondo del cinema. Da Rita Hayworth a Marilyn Monroe, da Alfred Hitchcock a Sophia Loren: le più celebri stelle della storia del cinema sono state contagiate dalla passione per questo inimitabile fungo. Tra le novità di quest’anno la mostra intitolata “Cinema e tartufi” che racconterà, per la prima volta, le più significative apparizioni del tartufo sul grande schermo.

Al via il 9 settembre. Distanza 46 km e un dislivello 2493 metri, 21% sentieri, 69% sterrate, 10% asfalto: si svolge tra i comuni di Canosio e Marmora, negli splendidi scenari alpini della Valle Maira intorno allo spettacolare profilo della Rocca La Meja. www.vallemairaskymarathon.com

IL FAI ALLA RICERCA DEI LUOGHI DEL CUORE

UN FRANCOBOLLO PER LUIGI EINAUDI

Il FAI (Fondo Ambiente Italiano) nell’ambito delle sue campagne di sensibilizzazione e tutela del patrimonio artistico e naturalistico, ha lanciato il 6° censimento dei luoghi del cuore, chiedendo direttamente ai cittadini italiani quali siano i siti che più amano e che vorrebbero salvare dal degrado.

Dal 23 maggio al 31 ottobre 2012 cittadini di ogni nazionalità potranno segnalare il proprio “luogo italiano del cuore”, quel luogo unico, a cui ci si sente legati, che si vuole proteggere e tutelare per sempre, sia esso un monumento artistico o architettonico, una piazza ma anche un sito naturalistico. Attraverso il Censimento il FAI sollecita le istituzioni locali e nazionali competenti affinché riconoscano il vivo interesse dei cittadini nei confronti delle bellezze del Paese e mettano a disposizione le forze necessarie per salvaguardarle così da rendere possibile il recupero di uno o più beni votati.

Anche la provincia di Cuneo sta rispondendo, puntando l’obbiettivo su un angolo di Langa incontaminato, il sentiero denominato “Elvio Pertinance” che si sviluppa per una decina di chilometri sulle rive del Tanaro, nelle suggestive colline albesi, collegando Alba a Barbaresco e Neive, attraversando il torrente Seno d’Elvo in una piacevole passeggiata immersa nel verde di un territorio ancora incontaminato, a contatto con la flora e fauna locale. La segnalazione può avvenire in vari modi: compilando la scheda sul sito www.iluoghidelcuore.it, recandosi presso la sede della delegazione FAI di Cuneo in piazza Europa (c/o InTerreDiGranda) o aderendo alle iniziative che la delegazione propone sul territorio.

Il 2 luglio l’Italia ha onorato con un francobollo Luigi Einaudi, secondo presidente della Repubblica. Nato a Carrù il 29 marzo del 1874, salì al Quirinale il 12 maggio del 1948 e rimase in carica fino all’11 maggio del 1955.

Non è la prima volta che Einaudi riceve una commemorazione filatelica: già celebrato da un francobollo il 23 marzo del 1974, compare anche su un esemplare del 1976 con il suo predecessore De Nicola e i successori Gronchi, Segni, Saragat e Leone.

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staffarda è sinfonia

PG. 110-111 DI GIORGIO TRICHILO PHOTO: ASSOCIAZIONE ARTURO TOSCANINI

IL PROSSIMO OTTOBRE, IL MAESTRO UTO UGHI È OSPITE DE “LA SANTITÀ SCONOSCIUTA, PIEMONTE TERRA DI SANTI”. SODALIZIO ARTISTICO CON L’ASSOCIAZIONE CULTURALE ARTURO TOSCANINI, DI SAVIGLIANO

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ma con tutto se stesso la musica e l’arte.

La sua passione ti contagia, ti entra nella pelle, parola dopo parola: come le note del suo violino. Ecco cosa vuol dire intervistare Uto Ughi. Abbiamo incontrato il maestro a pochi mesi dall’inizio de “La Santità sconosciuta, Piemonte Terra di Santi”, la manifestazione a cura dell’Associazione culturale Arturo Toscanini di Savigliano, di cui è da anni ospite d’onore. Un’occasione per dirsi “arrivederci” all’Abbazia di Staffarda, a pochi passi da Saluzzo, il prossimo ottobre.

Maestro Ughi, grazie per averci concesso l’intervista. Facciamo un salto indietro: a sei anni fa, quando si è esibito per la prima volta all’Abbazia di Staffarda. Ricorda le sue emozioni?

L’Abbazia di Staffarda suggerisce una profonda

spiritualità, invita alla meditazione, alla concentrazione. Ricordo che la prima volta ho scelto di suonare, tra l’altro, la Ciaccona di Bach: si tratta di un brano che si sposa al meglio con le suggestioni di quel luogo straordinario.

Dopo sette edizioni de “La Santità sconosciuta, Piemonte Terra di Santi”, quale giudizio si sente di esprimere sul pubblico della manifestazione?

Non si può pretendere subito che il pubblico risponda qualitativamente a ciò che si vuole.

Devo, quindi, dare atto ai fratelli Ivan e Natascia Chiarlo dell’Associazione Toscanini, in qualità di direttori artistici, di aver saputo formare il pubblico anno dopo anno, con umiltà e senza invadenza. Il pubblico è come uno strumento, va coltivato con cura. Da musicisti, quali sono i fratelli Chiarlo, lo hanno compreso benissimo.

Uto Ughi durante una sua esibizione, di alcuni anni fa, nella Abbazia di Staffarda uno dei grandi monumenti medievali del Piemonte, meta di cultori dell’arte sacra e del bello.

Parliamo, quindi, del suo sodalizio con Ivan e Natascia Chiarlo dell’Associazione Toscanini.

Dall’anno scorso lei è anche consulente alla direzione artistica della manifestazione.

Perché ha accettato la proposta?

Io cerco sempre di condividere esperienze con persone con cui ho un’affinità elettiva di gusto, pensiero, cultura. Con loro mi sono trovato subito sulla stessa lunghezza d’onda. Per questo ho accettato questa consulenza: quando si va nella stessa direzione, è normale che ci si incontri.

L’anno scorso, “La Santità sconosciuta,

Piemonte Terra di Santi” l’ha vista anche docente del Master di Alto Perfezionamento in Violino. Quest’anno ripeterà l’esperienza?

Certamente, anche se l’insegnamento richiede un’energia totale. In passato ho insegnato all’Accademia Chigiana di Siena e alla fine dei corsi ero più stanco che al termine di una tournée. Esiste, tuttavia, l’aspetto positivo: insegnare vuol dire donarsi anima e corpo. Aristotele diceva che la differenza tra “chi sa” e “chi non sa” è la capacità o no di insegnare: il confronto con gli allievi costringe a un’autoanalisi che alla fine giova anche a se stessi.

UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | RITRATTO

I giovani sono la forza del domani, il futuro del mondo. Sono spugne che assorbono quello che viene offerto loro, senza discernere.

NUOVA EDIZIONE DE “LA SANTITÀ SCONOSCIUTA, PIEMONTE TERRA DI SANTI” Settima edizione per la manifestazione di musica, cultura e spiritualità, a cura dei fratelli Ivan e Natascia Chiarlo dell’Associazione culturale Arturo Toscanini di Savigliano. L’organizzazione è già al lavoro. “Stiamo definendo il calendario e gli ospiti. Anche quest’anno non mancheranno grossi nomi,” assicura Ivan Chiarlo, nella veste di presidente dell’associazione. Sottolinea, infine, la novità: “Sta per nascere l’Associazione “Amici della Santità sconosciuta”, aperta a chiunque vorrà iscriversi e assistere agli eventi in programma. Hanno già assicurato l’adesione importanti personalità della cultura, delle professioni e dell’impresa del nostro territorio”. www.santitasconosciuta.it

Intensa immagine di Uto Ughi, all’interno della Abbazia: l’importante complesso medioevale, fondato nel XII secolo dai monaci cistercensi venne dedicato alla Vergine e la sua costruzione continuò per tutto il XIII secolo.

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UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | RITRATTO

Il suo rapporto con i giovani e quello dei giovani con la musica: la sua opinione al riguardo?

I giovani sono la forza del domani, il futuro del mondo. Sono spugne che assorbono quello che viene offerto loro, senza discernere. Gli adulti hanno una responsabilità molto importante. L’educazione musicale affina la sensibilità, il gusto estetico, l’intelligenza, la capacità di pensare: è una scuola di vita. Questo non lo dico io, lo diceva Platone già 2.000 anni fa.

Parlando di giovani, un piccolo riferimento alla sua storia personale: lei, all’età di sette anni, eseguiva già in pubblico i Capricci di Paganini. L’espressione enfant prodige le dà fastidio oppure no?

La musica viene spesso scambiata come un trampolino di lancio per la propria vanità: questo è un aspetto negativo. La musica deve essere una componente insostituibile della

formazione umanistica, aldilà delle prospettive di successo del singolo individuo.

Maestro Ughi, lei spesso non ha taciuto critiche garbate ma precise alle istituzioni, sulla loro scarsa considerazione verso la cultura e la musica. In concreto, secondo lei, cosa non funziona in Italia? È un punto che mi sta a cuore e desidero soffermarmi sulla didattica. A scuola si studia storia dell’arte, della letteratura e non capisco perché la musica sia messa così all’angolo.

Ogni volta che ho incontrato un ministro dell’Istruzione, ho proposto di tenere concerti gratuiti nelle scuole e su questo punto mi sono trovato d’accordo con colleghi come Claudio Abbado e Salvatore Accardo. Sento l’esigenza di sollecitare le istituzioni su questo punto, perché non si rendono conto del valore pedagogico, e quindi civile, della musica per la crescita del Paese.

Da sinistra: Natascia Chiarlo, Uto Ughi, Alessandro Specchi, Ivan Chiarlo. I fratelli Chiarlo dell’Associazione Toscanini, sono i direttori artistici de “La Santità sconosciuta, Piemonte Terra di Santi”, prevista a Staffarda in ottobre.

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il percorso del “quotidiano”

DI FABRIZIO GARDINALI PHOTO: DANIELE MOLINERIS

ENTRIAMO NELL’AZIENDA CHE OGNI MATTINA DISTRIBUISCE I PERIODICI E I QUOTIDIANI PER RACCONTARE IL PERCORSO DIETRO LE QUINTE DALLA TIPOGRAFIA ALL’EDICOLA

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n Italia non siamo certo come nei Paesi anglosassoni. Non è d’uso fare abbondanti colazioni con uova, pancetta (pardon, bacon) e dolci vari, leggendo il giornale che ti hanno tirato davanti alla porta di casa, come si vede in tutte le commedie che si rispettino del cinema americano.

Alla mattina, in generale, il nostro approccio al cibo si limita a un caffè o a un tè, consumato in fretta, e il giornale ce lo andiamo a comperare in edicola.

Aldilà di tali abitudini, ci siamo mai domandati come il quotidiano ci arriva nelle mani? Ce lo troviamo lì, dal rivenditore, odoroso d’inchiostro, esattamente dove ci aspettiamo che sia. Se manca è un’anomalia, c’è qualcosa che non funziona.

Però al giornalaio all’angolo, quello dove andiamo da anni, non cala mica dal cielo. Qualcuno lo deve portare. Quel qualcuno, nella provincia

di Cuneo, si chiama ADG, di Ferraris e Toscano.

Se siete di passaggio nella sede di Via Tiziano a Cuneo, al pomeriggio, troverete un’atmosfera assolutamente tranquilla. Il capannone ospita nastri trasportatori, a quell’ora perlopiù fermi, grandi banconi sormontati da display digitali che segnano “zero”, scaffalature, qualche bancale. Il luogo di scarico è vuoto. Arriva un autocarro e deposita una bella quantità di riviste. Il tutto si anima immediatamente. Le lucine sui banchi s’illuminano: corrispondono alle edicole e i numeri indicano le copie assegnate. Alcuni dipendenti smistano con celerità i periodici. È tutto fluido, armonico, senza soluzione di continuità: ognuno sa cosa deve fare e come lo deve fare.

“Questo è nulla – dice Mariella Toscano – bisognerebbe essere qui al mattino presto e allora parrebbe un girone infernale. Fra le 3 e le 4, ar-

Il nastro trasportatore all’interno della Adg, distributore di giornali che ogni giorno vede protagonista la carta stampata nei suoi locali. A partire dalle quattro e mezza del mattino, in meno di un’ora, si smistano circa 18mila copie e, poi, fra le 5 e le 6 i ventotto furgoni iniziano il giro delle 500 edicole della provincia.

UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | RITRATTO

Tante storie si intrecciano dietro quei fogli che ci arrivano in mano ogni mattina. rivano i camion dei quotidiani da Milano, poco dopo quello de “La Stampa”. Nel giro di meno di un’ora, si smistano circa 18.000 copie e poi, fra le 5 e le 6, i nostri 28 furgoni iniziano il giro delle 500 edicole nei 240 comuni che in totale serviamo, come società. La consegna più lontana, tipo Ormea, arriva verso le 7,30. Questo succede sempre, tutti i giorni, con il bel tempo, la pioggia, la neve, non importa.”

A monte vi è un lavoro di programmazione accurato. Vi sono statistiche per ogni giorno della settimana, riferite ai vari periodi dell’anno, stagione per stagione. In base ai resi e ai venduti, oltre ad eventuali ricorrenze ed eventi particolari, si sa quante copie assegnare a ogni edicola.

La storia della ADG ha origini lontane e sem-

plici. Di quelle ha mantenuto il rigore, l’amore per il lavoro, lo spirito di unità familiare. Tutto nasce nel 1963, quando Agostino Toscano con la moglie Adriana, che rimane un vero pilastro dell’azienda, intraprende l’attività di edicolante in Corso Nizza a Cuneo, davanti alla Chiesa del Sacro Cuore. All’epoca, le agenzie erano appena nate. I giornali venivano portati direttamente alle edicole e quella più grande faceva da “smistamento” per le altre: in città se ne contavano diciassette.

I distributori erano due, Cavallero e Toggia, perché “La Stampa” e la “Gazzetta del Popolo”, i più diffusi quotidiani di quegli anni, si facevano una concorrenza feroce a ogni livello, così come i due principali editori di riviste: Rizzoli e Rusconi.

Agostino Toscano, figura storica che ha creduto nella forza della distribuzione e ha investito parte della sua vita per questa attività.

Ogni bancale corrisponde a una specifica edicola e tutto il processo è automatizzato. Questo consente la razionalizzazione della tempistica nella consegna.

I dipendenti smistano con quella velocità che è figlia della specializzazione. Ogni minuto scorre fluido, armonioso e snello.

Nella pagina seguente: Il “barcode”, lettore di codici a barre, permette una agile gestione dei resi.

Mariella Toscano è la rappresentante della nuova generazione e ha nel sangue la sfida che suo padre, Agostino, avviò a metà degli Anni Sessanta, con la moglie Adriana.

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dipendenti, tutti a tempo indeterminato, e copre l’intera provincia di Cuneo.

Molti gli aneddoti in così lungo tempo. Un paio, significativi, sono legati all’alluvione del 1994. “A Garessio, l’acqua aveva portato via tutti i ponti e persino un chiosco per giornali che si trovava in prossimità di uno di essi. Ebbene, il titolare si è arrangiato con un banchetto improvvisato, noi gli abbiamo portato le pubblicazioni e lui ha continuato a vendere imperterrito – narra Agostino Toscano. – Un po’ di tempo dopo, invece, siamo stati incaricati di consegnare gli assegni che “Specchio dei Tempi” aveva raccolto in aiuto alle popolazioni colpite dall’evento. A Corsaglia, una coppia di anziani lo ha rifiutato, dicendo che loro avevano già la pensione, che erano fortunati e che c’erano altri che ne avevano più bisogno...”

Tante storie s’intrecciano dietro quei fogli che ci arrivano in mano ogni mattina. Storie importanti e vere di vita di tutti i giorni, che perlopiù su quelle pagine non sono mai scritte.

UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | RITRATTO

Nel 1967, Toggia cessa l’attività che viene rilevata da Toscano, il quale di conseguenza si accolla la distribuzione de “La Stampa” agli altri punti vendita cittadini. “Era un lavoro duro. Ci si alzava tutti i giorni, tutto l’anno, alle 4 di mattina – afferma. – Si guadagnava bene, ma io e mia moglie non abbiamo avuto proprio tempo per goderci il frutto delle nostre fatiche.” Si cede l’edicola, si affitta in Via Vittorio Amedeo 18 fino al 1980.

In quell’anno, Toscano rileva anche Cavallero e diventa distributore zonale per le 130 rivendite dell’area di Cuneo, trasferendosi prima in Via Castellani, poi acquistando l’attuale sede di Via Tiziano nel 1983-84. Allora, in provincia, erano sette le agenzie simili nei principali centri della Granda; poco alla volta furono assorbite in parte da Toscano, in parte, nella zona verso la pianura saviglianese e l’Albese, da Ferraris, che partendo dall’edicola della stazione di Bra aveva fatto un percorso analogo. In seguito, le due realtà si unirono nella ADG, che ora conta una sessantina di

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in pista per le olimpiadi

DI: GIORGIO TRICHILO PHOTO: MONDO PRESS OFFICE

27 LUGLIO 2012: SI APRONO I GIOCHI OLIMPICI DI LONDRA. FORNITORE UFFICIALE È MONDO DI GALLO D’ALBA. INTERVISTA ESCLUSIVA ALL’AMMINISTRATORE DELEGATO, FEDERICO STROPPIANA.

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ono grandi campioni, non si discute. Ma se i migliori sprinter dell’atletica leggera di tutti i tempi, come Carl Lewis, Michael Johnson, Usain Bolt hanno costruito palmarès ineguagliabili, devono un po’ di riconoscenza anche alla provincia di Cuneo. Gli ori olimpici li hanno vinti, infatti, volando su piste firmate “Mondo”. Da oltre trent’anni, l’azienda di Gallo d’Alba lega il proprio nome alle Olimpiadi, realizzando piste di atletica, ma anche pavimentazioni e attrezzature sportive per altre discipline, adottate in numerose competizioni internazionali. Il segreto?

Ce lo spiega l’ad, Federico Stroppiana.

Mondo è fornitore ufficiale dei Giochi Olimpici di Londra. Dottor Stroppiana da quanto tempo vi state “allenando” per questo evento?

Da quattro anni, da quando sono terminati i

Giochi di Pechino. I lavori cominciano quando passano le consegne da un comitato locale all’altro. Questa volta, il committente è il Comitato di Londra 2012. Abbiamo partecipato al bando di assegnazione e ce lo siamo aggiudicato anche questa volta: lo dico senza presunzione, ma sono molto soddisfatto, anche a nome di tutti coloro che lavorano nell’azienda.

Quali sono le strutture realizzate da Mondo per le imminenti Olimpiadi, oltre alla pista di atletica?

La pista di atletica dell’Olympic Stadium rimane per antonomasia la struttura più importante e visibile, ma abbiamo realizzato anche le piste per gli allenamenti e portato a buon fine importanti forniture per altri sport, come il basket.

Inoltre, Mondo ha firmato numerose strutture per le discipline dei Giochi Paraolimpici, per

Le mascotte di Londra 2012 sulla pista dell’Olympic Stadium di Londra.

Occhi puntati sulla metropoli che diventa capitale dello sport per il mondo intero.

esempio quelle per il basket in carrozzina, il rugby, la boccia e il goalball.

Non ci limiteremo comunque alla sola fornitura dei materiali: un team di 40 persone assicurerà tutti i servizi di logistica prima, durante e dopo l’evento, per monitorare e gestire la manutenzione degli impianti.

Soffermiamoci alla pista di atletica. Quali sono i passi avanti compiuti dalla tecnologia Mondo, rispetto ai Giochi di Pechino del 2008?

Ci sono due aspetti da tenere presente: l’estetica e la performance. La tecnologia deve rispondere a entrambe in maniera perfetta.

Recentemente, la ricerca Mondo ha compiuto ulteriori passi avanti per progettare e realizzare impianti belli da vedere e funzionali.

La pista di atletica contribuisce alla prestazione sportiva?

Sicuramente. Quando parlo di perfomance, mi riferisco proprio a questo. La formulazione del manto e del sottostrato è progettata in linea con le esigenze di aderenza, confort e sicurezza, che fanno parte della prestazione atletica. Insomma, la pista non può e non deve essere considerata un agente esterno, un semplice palcoscenico. Il valore aggiunto della ricerca e della tecnologia sta in questa sfida.

A proposito di sfida: l’azienda ha vinto la prima medaglia d’oro nel 1976, quando è stata selezionata come fornitore delle Olimpiadi di Montreal. Come vi siete aggiudicati la gara?

Il punto di forza di Mondo è sempre lo stesso

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La ricerca Mondo ha compiuto ulteriori passi per progettare e realizzare impianti belli da vedere e funzionali.

Il Montreal Stadium: esempio mondiale in cui l’azienda Mondo è stata fornitore ufficiale.

A oltre trent’anni di distanza gli impianti sono ancora utilizzati perché continuano a garantire buone prestazioni.

Federico Stroppiana è l’amministratore delegato di Mondo e rappresenta l’azienda di Gallo D’Alba che, da oltre trent’anni, lega il proprio nome alle olimpiadi realizzando piste di atletica, ma anche pavimentazioni e attrezzature sportive per altre discipline.

Suggestivo scorcio della pista di atletica “BeijingTrack” a Pechino, durante uno scatto effettuato in occasione delle Olimpiadi 2008.

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Una immagine tratta dal Basketball test event per London 2012 al O2 Arena.

e si riassume in una parola: innovazione. Sin dai tempi di Montreal, la concorrenza a livello internazionale è sempre stata forte, ma noi, finora siamo riusciti a dare risposte ad alto valore aggiunto rispetto ai nostri competitor. Vorrei, inoltre, sottolineare un altro punto.

Quale?

La durata delle nostre forniture. A oltre trent’an-

ni di distanza, gli impianti realizzati a Montreal sono ancora utilizzati perché garantiscono tuttora buone prestazioni.

Ritorniamo a Londra 2012. Da quante persone è composta la squadra di Mondo che partecipa alle Olimpiadi?

All’inizio dei lavori, è coinvolta una decina di persone, poi il numero va crescendo. A Londra saremo presenti con una nutrita delegazione – se vogliamo usare un termine olimpico – perché l’azienda è presente, oltre che con i propri tecnici, anche sul piano del marketing e delle public relations.

E dopo Londra?

Stiamo già lavorando ad altri progetti: tra questi i Campionati del Mondo in Brasile.

“L’importante non è vincere, è partecipare”: Dottor Stroppiana è d’accordo con il motto decoubertiano?

(Sorride) Lo sottoscrivo, soprattutto se a partecipare siamo noi e non altri!

“Un angolo di mondo che affascina senza stordire, seduce senza creare false illusioni.

Riposo, relax, serenità, intingendo le ore nel tempo silente, piacere autentico di stare con gli amici”

6 camere doppie e 1 tripla con servizi privati e prima colazione a buffet (latte fresco, torte fatte in casa, marmellate, frutta fresca, biscotti, pane da forno a legna) Tv, telefono, fax, Internet wi-fi gratuito | Parcheggio privato gratuito | Degustazione e vendita prodotti tipici e della propria azienda Cantina con ampia scelta di etichette con possibilità di degustazioni guidate | Sala biblioteca enogastronomica | Organizzazione escursioni ed eventi 60 coperti - su prenotazione - tutte le sere e la domenica a pranzo.

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ironico, iconico, gufram

PG. 110-111

DI AXEL IBERTI

MARCHIO D’ECCELLENZA DEL MADE IN ITALY CON UN’ANIMA DIVERTENTE E FUORI DAGLI SCHEMI, PRODUCE ICONE CHE HANNO FATTO LA STORIA DEL DESIGN. HA TROVATO CASA A BAROLO NEL CUORE DELLE LANGHE

N

ella storia del design ci sono oggetti che sono entrati nell’immaginario collettivo e sono diventati pietre miliari della cultura visiva contemporanea. Tra questi, chi di voi per esempio non hai mai visto sulle principali riviste femminili, negli spot televisivi o in bella mostra di sé agli appuntamenti del settore, il divano a forma di bocca? Quello rosso fuoco, morbido e sensuale come le labbra di Marylin Monroe. Se ci pensate, vi sarà certamente capitato di intravedere anche quel cactus fuori scala ad altezza uomo, verde prima, tutto bianco poi: un appendiabiti tanto irriverente quanto spiazzante.

E per rimanere in tema, come non riportarvi all’attenzione il Pratone, quel cespuglio di steli di erba di un verde smeraldo e alti oltre la cintola, pronto ad accogliervi in una comoda seduta dalla fattezza originale e ludica.

Questi sono alcuni dei pezzi più significativi della produzione Gufram: un’azienda di home furniture (mobili per la casa) conosciuta in tutto il mondo, che con i suoi progetti realizzati a partire dalla metà degli anni ’60, ha rivoluzionato il panorama domestico dell’architettura di interni.

Nata in Piemonte come impresa artigianale nel 1952, nei pressi di Torino, è diventata nel giro di 20 anni un fucina di talenti e di creatività, grazie alla dimensione sperimentale, al contributo di idee e all’entusiasmo di giovani e talentuosi visionari dell’epoca, come gli artisti Ugo Nespolo e Piero Gilardi, i designer Guido Drocco e Franco Mello, gli architetti Carlo Mollino, Gianni Pettena e Giuseppe Raimondi, così come i progettisti dello Studio 65 e del Gruppo Sturm, formato da Ceretti, Derossi e Rosso. Tutti innovatori del linguaggio formale del progetto che, codificando

Charley Vezza sul Pratone, poltrona chaise longue progettata per Gufram da Ceretti, Derossi e Rosso, oggi esposta nelle collezioni di design dei principali musei di arte moderna e arte applicata.

Dal Moma di New York al Design Museum di Weil am Rhein. Edizione limitata: 200 pezzi.

Photo: Bruno Murialdo.

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Sandra Vezza affiancata dal Nerocactus, appendiabiti disegnato da Franco Mello e Guido Drocco per Gufram. Edizione Limitata: 500 pezzi.

Photo: Bruno Murialdo.

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una nuova estetica dell’oggetto d’arredo tramite l’utilizzo del poliuretano – un materiale nuovo per l’epoca – hanno dato vita alla collezione “Multipli” della Gufram, prodotta ancora oggi e distribuita in tutto il mondo.

Questo continuo scambio tra la produzione e la voglia travolgente e appassionata di rompere gli schemi ha portato alla creazione di icone del design, che oggi sono custodite anche nelle collezioni dei più importanti musei del mondo: dal Museum of Modern Art (MOMA) e il Metropolitan Art Museum (MET) di New York, al Centre Pompidou di Parigi per arrivare al Vitra Design Museum di Weil am Rhein (forse la più importante istituzione museale del mondo per il settore). La storia più recente aveva visto la Gufram perdere in parte la sua identità piemontese, per gravitare dal 2004 al novembre del 2011 – un po’ silente, per la verità – all’interno del Gruppo Poltrona Frau, che a sua volta risponde alla cordata finanziaria denominata “Fondo Charme”, di cui sono azionisti anche Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle.

A partire dall’inizio del 2012, invece, la Gufram può essere considerata tra le imprese di livello internazionale e una delle eccellenze della provincia di Cuneo. L’attuale proprietà è, infatti, di Sandra Vezza, imprenditrice e industriale dal piglio sicuro, che l’ha rilevata per rilanciare questo importante marchio dalla preziosa eredità culturale. E dove si trova la rampa di lancio? Nel cuore delle Langhe, a Barolo.

Qui ha sede il quartier generale di questo marchio, capace con l’ironia di trasformare il design in un universo di sogni che diventano realtà: oggetti che vogliamo toccare, scenografie di una vita, ricordi tangibili della nostra esistenza. Mezzi con i quali inseguire e realizzare ancora altre visioni oniriche. E di questo sogno diventato realtà, ci racconta retroscena e prospettive future la signora Sandra Vezza, oggi anima dell’azienda.

Perché ha deciso di acquistare la Gufram?

Una passione. Questi oggetti così iconici hanno sempre catturato la mia simpatia. Sono capaci

di trasmetterti quell’ironica attitudine che può risolverti la giornata. Ti aiutano a considerare gli avvenimenti della quotidianità con un pizzico di sano surrealismo, un tocco “magrittiano”, utile a iniettare una buona dose di poesia nella vita di tutti i giorni. Poi c’è un motivo dettato dal territorio. Noi piemontesi siamo capaci a lavorare e a inventare cose sempre nuove, ad arrangiarci e vedere più lungo degli altri, salvo poi dimenticarcene. La Gufram rappresenta questa situazione e io volevo riportare a casa, in Piemonte, questo patrimonio culturale. È una questione di orgoglio oltre che di business.

Parliamo del business allora. Il mondo del design è una nuova esperienza per lei?

In parte sì, anche se la mia sensibilità per l’arte e la cultura visiva sono sempre state sulla mia lunghezza d’onda. Quello che è chiaro, appena ci si addentra nel mondo del design, è che esistono regole non scritte e si corrono molti rischi.

Centrare, anticipare o capire le tendenze del mercato non è facile, anzi, è quasi impossibile.

In questo nuovo percorso di Gufram, ci siamo

quindi strutturati per continuare a produrre i pezzi del catalogo storico che i collezionisti di tutto il mondo adorano. Allo stesso tempo, abbiamo già gettato le basi per mantenere viva l’identità di questo marchio, irriverente e fuori dagli schemi, mettendo subito in cantiere collaborazioni con importanti designer di fama internazionale e nuove proposte.

Qual è il compito più difficile in questo momento?

C’è un’eredità importante da riportare in luce, la sfida sta nel non soccombervi. Traghettare questo riconosciuto brand del made in Italy dal passato al futuro è un compito pieno di responsabilità. E per farlo mi avvalgo anche della dinamicità di mio figlio Charley, che ha selezionato validi collaboratori provenienti dal settore, professionisti navigati, ma anche giovani menti che in Gufram hanno la loro occasione per giocare in massima serie, con l’onore e gli oneri che questo comporta. Se sbagliano, ci penserò io a metterli in riga! In Gufram si scherza, fa parte dell’identità propria dei prodotti, ma con me no!

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A Barolo ha sede il marchio Gufram, capace di trasformare il design in un universo di sogni che diventano realtà.

Siedi-tee, sgabello di Fubini, Mansueto e Verrando per Gufram. Edizione limitata: 3000 pezzi.

Metacatus, la nuova versione del 2012 del Cactus appendiabiti di Drocco e Mello: Edizione limitata: 3000 pezzi.

Pink Lady, versione rosa shocking del divano Bocca dello Studio 65 entrambi prodotti da Gufram: Edizione limitata: 1000 pezzi.

Photo: Alberto Peroli.

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SCELTE DI LIBERTÀ

SONO SEMPRE DI PIÙ I GIOVANI CHE SCELGONO I NEGOZI SUN CITY, DOVE LA COMPLICITÀ UNITA AL RISPETTO DIVENTANO UNO STILE. “Questo è un luogo dove la testa si libera. Le porte sono sempre aperte. E’ un negozio, ma non solo. L’ambiente è frequentato da bravi ragazzi che condividono la passione per lo sport, il senso dell’estetica, la moda a prezzi democratici, la voglia di raccontarsi e il piacere di ascoltare”.

Lo dice con semplicità. Ha trent’anni, una laurea in Economia e Commercio e il lavoro a Milano. Quando torna il fine settimana a casa, a Cuneo, fa sempre un salto in negozio per salutare i titolari: lui è uno tra i clienti storici di Sun City Board Shop, nato nel 1999 a Cuneo come negozio di abbigliamento, snowboard, sci, surf e skate.

Gli ideatori di questo esercizio commerciale - che è anche, e soprattutto, polo di aggregazione tra i giovani - sono Enrica Picco, la titolare, e il marito Andrea Potente, commercialista ma soprattutto primo sostenitore di quello che è l’impegno della moglie in questa attività. In effetti, è lui il sognatore che l’ha spinta a tener fede a questo impegno commerciale e umano.

“A quindici anni - sostiene Andrea Potente - ero appassionato di skate. Poi lo sono diventato dello snowboard: negli Anni Ottanta ero l’unico a praticare lo snowboard in Piemonte. In Italia eravamo in tre. E, anche, la passione per il surf: sono nato a Livorno, quando mio padre era di servizio nella cittadina Toscana. Per la sua attività, maresciallo nella Guardia di Finanza, ho conosciuto molte città italiane. Questo mi ha aiutato a sviluppare apertura mentale. Ogni luogo ha patrimoni culturali e, perché no, anche sportivi che li contraddistingue. Anche la moda è un patrimonio e pure lo sport. Se poi si mettono insieme questi due elementi e si aggiunge entusiasmo, il risultato ha un nome. Si chiama: passione. Ho conosciuto tanti giovani e, ora, ho capito quanto sia importante prestare attenzione ai giovani, alle loro domande, al loro cercare certezze e genuinità”.

Nel negozio, arredato con colori pastello e un minimalismo che consente alla merce esposta di raccontarsi senza artifizi, entrano ed escono ragazzi che non hanno solo l’intento di acquistare, ma anche per scambiare semplicemente due parole, magari confidarsi o sfogarsi per vicende personali nel salottino che fa capolino tra le camicie.

Quali i marchi presenti? Alcuni esempi: VOLCOM, INSIGHT, VANS, RVCA, LIB TECH SNOWBOARD, BURTON, ANALOG, ALTAMONT, WESC, OBEY, SECTOR9.

“I capi e gli accessori che noi proponiamo - conclude Enrica Picco - sono di marchi prevalentemente americani. Giriamo le fiere più importanti che selezioniamo in giro per il mondo e seguiamo le tendenze. Stiamo educando i giovani nostri clienti ad abbigliarsi con gusto e in libertà”.

Sun City è presente a Cuneo, Mondovì, Prato Nevoso, Saluzzo e da settembre anche a Limone Piemonte.

Per arrivare ad essere si può passare attraverso anche il modo di essere: da Sun City si scopre la libertà di acquistare in libertà. E la clientela sa di potersi affidare: la fiducia non si vende, ma si conquista.

CUNEO, Via Mons. Peano 4 MONDOVÌ, Via Sant’Agostino 22 SALUZZO, Corso Italia 73 PRATO NEVOSO, Via Aurora Boreale LIMONE PIEMONTE, Via Roma 55

te la do io l’america

DI GIORGIO TRICHILO

LA STRAORDINARIA ESPERIENZA UMANA E PROFESSIONALE DI LORIS DEGIOANNI: DALLA PROVINCIA DI CUNEO ALLA SILICON VALLEY SENZA DIMENTICARE LE SUE ORIGINI A VINADIO

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om’è possibile che un giovane ingegnere fresco di laurea riesca a diventare un affermato manager dell’informatica negli Stati Uniti? Il segreto è uno solo: studiare, studiare, studiare. E lavorare sodo, con tenacia e umiltà: grazie a queste storiche virtù cuneesi, Loris Degioanni ha “conquistato” l’America. Ce lo racconta in quest’intervista.

Loris, partiamo subito dalla domanda più scontata: cosa hai inventato?

Durante la tesi di laurea al Politecnico di Torino ho sviluppato un software Open Source, WinPcap, che serve per catturare e osservare le informazioni trasmesse su una rete di computer. Questo permette di rilevare guasti, scoprire attacchi da parte di hacker e eseguire molte altre operazioni utili. Allora, per ottenere lo stesso risultato, servivano prodotti da decine

di migliaia di dollari, per cui il mio progetto ha guadagnato popolarità piuttosto in fretta: prima della fine della tesi, 80.000 persone avevano scaricato e installato WinPcap.

Come sei stato scoperto?

Grazie a WinPcap, ho avuto visibilità nel mio settore e ho ricevuto un paio di inviti a fare ricerca all’estero, persino dalla University of California Davis, non distante dalla Silicon Valley.

Partire per gli Stati Uniti voleva dire lasciare casa, gli affetti, gli amici. Cosa ti ha spinto a prendere l’aereo?

La voglia bruciante di vedere il mondo. La sfida di costruire da zero in un posto nuovo.

L’amore per quello che faccio.

Il primo impatto con la società americana e in particolare con il mondo del lavoro...

Con te lavorano anche giovani ingegneri italiani: che tipo di carriera hanno davanti a sé?

Dipende dal loro grado di preparazione. Qui le opportunità di carriera sono all’interno della propria azienda, ma anche nelle decine di migliaia di altre aziende nel settore IT, che popolano la Silicon Valley e la baia di San Francisco.

Per fare alcuni nomi: Facebook, Google, Cisco, Apple. I ragazzi di CACE hanno dimostrato di saper creare un prodotto di livello mondiale, in grado di competere e generare profitti in un mercato competititvo. Si tratta di un pedigree che qui apre molte porte.

Quanto guadagna un giovane ingegnere appena assunto?

Sicuramente, anche nei casi peggiori, si parla di multipli rispetto a quello che si guadagnerebbe in Italia. Lo stipendio, inoltre, è di solito integrato da diversi benefit: si parte da snack e bibite gratuiti e si arriva a piani sanitari e azioni dell’azienda. In un ambiente dove il talento è così corteggiato, questi benefit sono utilizzati per convincere i dipendenti a non andare a lavorare per qualcun altro.

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Il primo impatto sono stati due poliziotti energumeni seduti sulla mia valigia. Tentavano di chiuderla dopo averla svuotata e perquisita, indumento per indumento. Era l’inizio del 2004, gli effetti dell’attentato alle Twin Towers erano ancora molto evidenti. Riguardo al mondo del lavoro, non mi spiegavo come si potesse prendere sul serio un ragazzino senza esperienza come me.

In seguito hai fondato un’azienda che è stata acquistata da una multinazionale, vero?

Ho fondato CACE Technologies nel 2005, dopo aver lavorato qualche mese all’università. L’ho creata insieme al professore che mi aveva invitato negli Stati Uniti. L’abbiamo cresciuta per 5 anni, portandola da 2 a circa 30 dipendenti.

Nell’ottobre del 2010, siamo stati acquisiti da Riverbed, un’azienda di circa 2.000 dipendenti, con sede a San Francisco.

Oggi di cosa ti occupi?

Il mio titolo è Senior Director of Technology.

Guido la strategia tecnologica di una business unit che genera 50 milioni di dollari di ricavi l’anno.

Loris Degioanni, ingegnere informatico, originario di Vinadio, è il Senior Director di un’azienda che genera 50 milioni di dollari di ricavi.

La rivista di tecnologia Wired ha dedicato a Loris una copertina.

Loris Degioanni, insieme alla sua famiglia. È sposato con Stacey. I figli, Vincenzo e Josephine, sono gemelli. L’ingegnere, nato a Vinadio, ha vinto la sua sfida di costruire da zero in un posto nuovo.

Voleva vedere il mondo. Ha osato.

Ora vive a Davis, in California.

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UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | UNDER 40

Loris Degioanni, protagonista di un meeting sulle nuove tecnologie, testimonia la propria esperienza internazionale.

La ridotta flessibilità nel mondo del lavoro scoraggia le aziende estere a investire in Italia.

Nel suo ufficio in California: è direttore di Riverbed Technolog y, azienda leader nel settore IT.

In Italia, si lamenta la fuga dei cervelli: da un’azienda californiana come la tua, cosa vedi che non funziona da noi?

La mancanza di meritocrazia: qui le ballerine del ventre fanno strada solo se sono anche brave. La ridotta flessibilità nel mondo del lavoro scoraggia le aziende estere a investire in Italia.

Quali sono le doti che servono per fare strada in America?

Dove sono io, essere in gamba e lavorare sodo.

Parliamo di te come persona. In che cosa ti senti americano?

Domanda più complessa di quello che sembra.

Dopo otto anni in California non mi è ancora chiaro, cosa significhi essere americano.

Gli Usa sono un calderone di razze, colori e religioni, “parzialmente mescolato e con molti grumi”. In alcuni di questi grumi mi ci ritrovo, altri li trovo piuttosto bizzarri.

Quali sono i tuoi hobby californiani?

Di recente, uno solo: tenere il passo dei miei gemellini di un anno e mezzo. Prima della loro nascita, gli stessi hobby che avevo in Italia: arrampicata, sci, bicicletta. La California offre eccellenti opportunità di stare all’aria aperta.

In America hai anche messo su famiglia...

Ho conosciuto mia moglie Stacey alla palestra di arrampicata di Sacramento nel 2005. Ci siamo sposati nel 2007. Vincenzo e Josephine sono nati nel 2010.

Per finire, ti sei mai chiesto cosa faresti ora se non avessi preso quell’aereo?

Si, molte volte. Ma ho smesso di cercare di darmi delle risposte. La mia vita di decisioni radicali ed eventi fortuiti ne ha visti tanti; per adesso, sto bene dove mi hanno condotto e preferisco concentrarmi su ciò che riserverà il futuro.

LORIS DEGIOANNI Da Vinadio alla Silicon Valley in meno di 10 anni. Ecco come potremmo riassumere il curriculum straordinario di Loris: nel 2004, diventa ingegnere al Politecnico di Torino e parte per gli States dove fonda un’azienda di informatica: Cace Technologies. Oggi, è direttore di Riverbed Technology, azienda leader nel settore IT. Vive a Davis, in California.

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COMUNICATION

ristorazione italiana in korea IL RISTORANTE PUCCINI, GUIDATO DA PIERO SASSONE, CONFERMA QUALITÀ, FASCINO E PROFESSIONALITÀ MADE IN ITALY

L’

Nelle foto dall’alto: Piero Sassone all’ingresso del Ristorante Puccini.

Vino e pasta prodotti tipici del Made in Italy.

L’affollato interno del ristorante.

ospitalità Italiana è approdata nel padiglione Italia dell’EXPO 2012 Yeosu - Korea lo scorso 12 maggio.

A rappresentare il marchio dell’eccellenza italiana nel mondo è l’A.t.i. “Ospitalità italiana - Ristorante Puccini” che, su incarico del Commissariato Generale per l’Esposizione Internazionale di Yeosu 2012 del Ministero degli Esteri, fa da “ambasciatrice” del buon gusto e della qualità enogastronomica tricolore attraverso la gestione dell’area dedicata alla ristorazione italiana situata all’interno dell’Expo, e che prosegue fino al 12 agosto 2012.

L’appalto è stato aggiudicato ad un raggruppamento di imprese (RTI) con a capo Piero Sassone che ha voluto e saputo fortemente impegnarsi in prima persona nel promuovere nel mondo l’eccellenza del made in Italy, gestendo i servizi più la ristorazione all’interno del padiglione Italia. Promuovere le tradizioni dei prodotti agroalimentari italiani, valorizzare la cultura enogastronomica delle regioni d’Italia, consolidare l’immagine della nostra ristorazione all’estero garantendo il rispetto degli standard di qualità. Sono questi gli obiettivi primari, condivisi con il Commissariato, che saranno raggiunti in terra coreana dalla speciale partnership “Ospitalità italiana - Ristorante Puccini”, portatrice dei valori dell’autentica cucina e dell’accoglienza italiana. Nel Ristorante Puccini, con un servizio stimato tra i 90 e i 100 mila pasti, il Made in Italy è il vero protagonista: dai menu tipici regionali alla gamma dei vini, dall’arredamento al materiale di servizio.

Una cordata di selezionati brand, in grado di garantire e confermare la qualità, il fascino e la professionalità che il mondo riconosce e si aspetta dall’Italia, sono stati assurti a simbolo della cucina e dell’enologia italiana diventando fornitori ufficiali del ristorante.

Secondo il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, “si tratta di un’opportunità straordinaria per valorizzare le nostre eccellenze nel mondo e rafforzare il marchio Ospitalità italiana, simbolo distintivo dell’accoglienza tricolore all’estero. Oggi sono circa mille i ristoranti certificati dal marchio “Ospitalità italiana- Ristoranti italiani nel mondo” e contiamo di arrivare a quota 2.000 entro l’anno. Perché a tavola si promuove non solo la cucina, ma anche il Made in Italy e il suo magnifico territorio”. Per Piero Sassone, “i contenuti valoriali di questa importante partnership hanno accompagnato tutti i lavori: dalla fase preparativa all’operatività del ristorante a pieno regime, ai risultati che si stanno conseguendo giorno per giorno, al bilancio finale della presenza italiana in Corea”.

carne al fuoco

DI VANINA CARTA

IL BARBECUE È UN RITO COLLETTIVO CHE OGNI ESTATE SI RINNOVA, MA ANCHE UNA CULTURA GASTRONOMICA ANTICA CHE SI PRESTA A DIVENTARE “GLOCAL” E ALLA CONTAMINAZIONE CON LE PECULIARITÀ DI UN TERRITORIO.

T

orna il caldo e tornano i riti estivi per esorcizzare la canicola e celebrare l’amicizia en plein air. Tornano gli esodi verso le località marine preferite e le code dei week end verso le nostre valli e le campagne. Torna la voglia di consuetudini collettive lontane dagli schemi che ci impone la routine e di convivialità senza formalismi, senza orari. Torna, in un certo senso, la voglia di vivere un po’ zingari e liberi per un giorno.

Non importa se al mare, nel giardino di casa, in montagna, o sul prato del vicino, il barbecue è allegria della festa, vita all’aria aperta, amicizia, spensieratezza.

La “cerimonia” è lunga, sì, ma vale la pena: la preparazione e la marinatura degli ingredienti, l’accensione del fuoco e delle braci e il tempo di golosa attesa durante la cottura non fanno

che aumentare l’esultanza della mensa. Ma attenzione, senza il suo “sacerdote”, il rito non si compie. Il “gran maestro della brace”, quello del gruppo – in genere un uomo – che si sacrifica affumicandosi mentre gli altri si abbuffano, è colui che possiede la tecnica che, per quanto primordiale e, in fondo, piuttosto elementare, richiede una certa dose di esperienza. Per questo si sacrifica senza lamentarsi: compreso nel proprio ruolo insostituibile, sa che solo lui potrà nutrire la “truppa affamata” e che senza di lui, la carne sarebbe cruda o carbonizzata, in ogni caso immangiabile.

Un vero capobranco, un po’ scout e un po’ cowboy, che riporta indietro nel tempo, perché il barbecue nasce proprio dalle prime tecniche rudimentali di cottura, dai focolari all’aria aperta, nelle caverne o nelle prime abitazioni.

Vero rito estivo da celebrare tra amici, il barbecue è una pratica solo apparentemente elementare, dal momento che richiede esperienza, tecnica e la conoscenza di alcune regole di base.

Photo: Lockstockb www.sxc.hu

del fuoco per facilitare il consumo dei cibi, con il tempo iniziarono anche a intuire anche le potenzialità del fumo per la conservazione stessa delle carni. Il vero problema era, infatti, il mantenimento dopo la macellazione: in molti casi, l’essicazione (con il vento e il sole) non era abbastanza veloce e si ricorse al fumo per tenere lontani gli insetti. Fu così che il “sapore di fumo” si rivelò non solo utile, ma anche decisamente buono e ben presto si capì che lo stesso sapore (e profumo) si otteneva con la cottura, la quale ormai non doveva solo più soddisfare esigenze di ordine pratico, ma anche appagare il palato.

LE SCUOLE DI PENSIERO Gas o carbonella/legna? I “gran sacerdoti del barbecue” lo sanno. Sono due scuole di pensiero, due filosofie che si scontrano sul duro terreno della tecnica. Praticità contro dedizione, velocità contro pazienza, innovazione contro tradizione. Secondo alcuni, il grill a gas, dotato di bruciatore, rappresenta

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“GLOCAL” BARBECUE Parlando di barbecue, oggi, un luogo comune ci rimanda prima di tutto alle abitudini alimentari degli americani, alle feste in giardino, tra vicini, grondanti di birra, salse, chips e “soda”, o all’asado argentino delle pampas. Niente di più stereotipato. Perché queste sono solo due espressioni di una cultura che è molto più antica, quasi quanto l’umanità. Non solo: grigliatura e affumicatura sono diffuse in ogni Paese del mondo e producono un’immensa varietà gastronomica, fatta di cibi da strada e di tipicità millenarie che, in alcuni casi, sono entrate a buon diritto anche nella nostra tradizione europea (un esempio su tutti: il döner kebab).

La parola barbecue ha origini dubbie: per alcuni deriva da barbacoa, tecnica di affumicatura delle carni utilizzata dagli indiani, per altri, invece, è una contrazione del francese de la barbe à la queue (“dalla barba alla coda”), vale a dire la cottura di un animale intero, su spiedo o griglia. E se, in epoche remote, gli uomini capirono poco alla volta l’importanza

Il barbecue è una cultura antica e diffusa in tutto il mondo, che si declina in numerose varianti: dall’asado argentino, al churrasco brasiliano, dal döner turco allo yaki giapponese, oppure il barbacoa messicano, il tandoori indiano e così via.

Photo: Ilco, Kate Krav (www.sxc.hu)

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Nel barbecue, con il “metodo diretto” il cibo cuoce direttamente sulla fonte di calore (tra 230 e 350 °C), mentre con il “metodo indiretto”, la fonte di calore è laterale e la temperatura è intorno ai 160-180 °C. Nel secondo caso, però, è necessario che il barbecue sia coperto.

Photo: Tomasz Slowinski, Fatman73, Ril (www.stockfreeimages.com)

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la civilizzazione e la banalizzazione di una pratica millenaria che deve rimanere ancorata al passato, anche se in realtà consente una piena gestione della cottura e delle temperature senza rischi.

Il grill a carbonella, invece, è adatto a chi ama dedicarsi al processo di accensione e di cottura. La struttura è semplicissima: alla base un braciere in cui sta il combustibile, sormontato da una griglia di cottura e da un coperchio

con prese d’aria. Tra questi, esistono i kettle, riconoscibili dalla forma sferica e ideali per l’affumicatura dei cibi.

Ma nel mondo del barbecue non mancano gli irriducibili, i duri e puri, che parlando del Cuneese, delle nostre valli e pianure, sono forse la maggioranza.

Il vero “sacerdote della brace”, infatti, costruisce da sé il proprio “altare”: niente diavolerie da “cittadini” viziati, il barbecue è pura avventura, se la gita è in campagna o in qualche angolo sperduto in montagna. Oppure è una bella e solida struttura in muratura, se dietro casa, o ancora un “pezzo unico” costruito “in esclusiva” dall’amico fabbro.

Per non parlare degli amanti della versione evoluta del barbecue più spartano: la losa.

Una lastra in pietra, spesso recuperata dai tetti delle case alpine, grezza e porosa, utilizzata al posto della griglia, che è una vera prova di abilità. Un metodo indiretto, ideale per la cottura di pesci di acqua dolce (dalla carne tenera), che solo pochi eletti si azzardano a tentare...

E poi, i nostrani gauchos, soprattutto se valligiani, abituati a riconoscere, maneggiare o lavorare il legname, in una cosa sono davvero sono imbattibili: la scelta della legna, che – va da sé – è un’arte per pochi.

Conoscono, infatti, le essenze migliori e sanno che è necessario un legno ben secco, a basso contenuto di umidità e con buon potere calorico; che pino, larice e abete non sono adatti, perché le sostanze aromatiche che sviluppano possono interferire con il sapore dei cibi.

Così come sanno che la legna “dura” (quercia, faggio o acacia) produce fiamme che durano più a lungo, al contrario della legna “dolce” (betulla o pioppo). Ma c’è un ultimo grande segreto per il barbecue perfetto, la marinata. I più esperti conservano gelosamente le proprie ricette: misteriose combinazioni di spezie, olio, aceto, alcolici e altro, con cui “firmano” la propria grigliata, come una rustica opera d’arte.

mentazione, insieme alle particolarità genetiche, svolgono un ruolo fondamentale. Se fino a qualche anno fa, si preferiva la stabulazione fissa, ora l’allevamento delle Piemontesi è sempre più integrato con l’uscita delle vacche al pascolo nelle vicinanze dell’azienda; frequente è, inoltre, la monticazione estiva (alpeggio) e i tradizionali sistemi a posta fissa sono ora sostituiti da quelli a stabulazione libera, soprattutto per i vitelloni all’ingrasso. Il movimento non fa altro che rafforzare le fibre muscolari rendendole più sapide, ma senza indurirle troppo. E qui entra in gioco la genetica, poiché la selezione della razza (condotta da Anaborapi, Associazione Nazionale Allevatori Bovini Razza Piemontese, con sede a Carrù) ha favorito l’aumento delle masse muscolari (con un’ottima resa al macello), a cui si accompagna una diminuzione del grasso intramuscolare e del tessuto connettivo, con una conseguente maggiore tenerezza. Il

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GRIGLIE INFUOCATE Dopo tanta preparazione, il nostro “gran maestro” dispone la carne e gli altri ingredienti sulla griglia ed è qui che il barbecue diventa local, a dimensione “km 0”, grazie alla disponibilità di materia prima di straordinaria varietà e qualità su tutto il territorio provinciale. Dai pesci di acqua dolce dei nostri torrenti, in primo luogo trote, alla selvaggina (capriolo, cinghiale), passando per la carne bianca, per arrivare alle regine del barbecue, le carni rosse di bovino e di suino in tutte le sue declinazioni (salsiccia, braciole, costine ecc). E in tutto il Cuneese, carne bovina vuol dire soprattutto Razza Piemontese.

Nonostante la carne di questa razza, caratterizzata dalla tipica groppa doppia o ipertrofia muscolare, sia prevalentemente magra, le peculiarità la rendono comunque adatta anche alla griglia, per determinati tagli. Nel caso della Piemontese, le modalità di allevamento e di ali-

George Stephen creò il primo barbecue con il coperchio, nel 1952, che chiamò kettle, riconoscibile dalla classica forma ovale. Il kettle, che cambiò la cultura americana del barbecue, riuniva in un unico apparecchio due funzioni fondamentali: la grigliatura e l’affumicatura.

Photo: Weber.

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LUOGHI DEL GUSTO COALVI - CONSORZIO DI TUTELA DELLA RAZZA PIEMONTESE Strada Trinità, 32/A – Carrù (CN) Tel. +39 0173 750391 www.coalvi.it TERRA VIVA - COOPERATIVA AGRICOLA BUSCHESE SOC. AGR. COOP. Via Laghi di Avigliana, 140 Busca (CN) Tel. +39 0171 946724 www.terraviva.coop BAR-TRATTORIA PIAZZA BARBECUE A DOMICILIO Piazza Giolitti Villar San Costanzo (CN) Tel. +39 338 4654932 www.costatavallemaira.net ALPI GRILL RISTORANTE Via Bra, 1 - Madonna dell’Olmo Cuneo (CN) Tel. +39 0171 413249 www.alpigrillristorante.it

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LA VECCHIA TRATTORIA DEL CASTELLO Via Falicetto, 89 Verzuolo (CN) Tel. +39 0175 86359 www.trattoriadelcastello.it LA TAGLIATA Via IV Novembre, 45 Grinzane Cavour (CN) Tel. +39 0173 262692 www.latagliata.it M** BUN C.so Susa 22/E presso Galleria Vart Rivoli (TO) Tel. +39 011 9534062 info@mbun.it C.So Siccardi 8/A, angolo Via Cernaia Torino Tel. +39 011 5617097 infotorino@mbun.it www.mbun.it

risultato? La carne è saporita e consistente, ma comunque tenera. Se amiamo la fiorentina, la nostra Madama Piemonteisa avrà una fibra sapida, ideale da accompagnare a una salsa. Per i palati più delicati, invece, insuperabili saranno roast-beef, punta di petto e parti nobili, come il filetto e il sottofiletto, magari lardellati o bardati (avvolti in fettine di lardo o pancetta, da eliminare prima di servire, soprattutto nel caso di filets mignons), per evitare che asciughino troppo, oppure semplicemente cotti al sangue (saignant), appena scottati sulla griglia.

Meno grasso e maggiore delicatezza per la Piemontese si compensano con i classici tagli del suino, dove la parte grassa è invece importante, anche se non deve essere dominante e che va comunque eliminata se eccessiva (per evitare il rischio delle fiammate). Il grasso, fondendo per effetto della temperatura, penetra tra i tessuti e facilita la separazione delle fibre: e sono proprio quelle colature a

produrre quel magico “incenso” che ben conosciamo, quel profumo e sapore di fumo e di griglia, tanto intrigante.

SLOW E FAST: QUANDO GLI OPPOSTI SI ATTRAGGONO Per constatare come la cultura legata al barbecue in senso ampio (cottura alla griglia, ai ferri, alla piastra) possa fare proprie le peculiarità agroalimentari di una tradizione locale, creando un nuovo stile e una nuova filosofia gastronomica, siamo entrati in un M** Bun, a Torino, “slowfastfood” come recita l’insegna, dove il connubio sembra davvero ben riuscito.

Un luogo innovativo per cibo, servizio e identità stessa del locale.

Abbiamo chiesto a Francesco Bianco, titolare insieme a Graziano Scaglia, di parlarci di questa nuova concezione che sta riscuotendo un crescente successo.

Come nasce M** Bun? Tutto è nato quasi per gioco. Io e Graziano siamo amici da tempo. Una sera, ci siamo trovati a mangiare un hamburger di scarsa qualità e dal prezzo piuttosto alto. Da lì, l’idea di creare insieme un locale che potesse offrire hamburger e cibo di qualità, anche per una sosta veloce. Così abbiamo sviluppato il progetto di una “agrihamburgeria slow-fast food”: fast nei tempi di consumo, ma slow in quelli di allevamento e coltivazione, così come nella preparazione dei piatti.

La carne bovina è esclusivamente di Razza Piemontese?

Sì, la carne utilizzata è tutta di Razza Piemontese. Proviene prevalentemente dall’Azienda Agricola Scaglia e recentemente anche da una cooperativa sempre all’interno del circuito Coalvi.

Questa scelta è dovuta alla volontà di mantenere standard qualitativi di altissimo livello, rispettando il disciplinare Coalvi, e alla necessità di non voler snaturare una realtà già esistente, l’Az. Scaglia, che ha potuto

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nfine, un breve sguardo oltre i confini nazionali, per andare oltre la nostra classica “costinata” e capire come la tradizione della griglia possa adattarsi a culture locali, tanto diverse tra loro.

BARBACOA MESSICANO Il barbacoa messicano richiede l’accensione, ore prima della cottura, di un falò all’interno di una buca profonda. Sulla brace si dispone la carne di agnello, insaporita con un condimento al peperoncino e avvolta in foglie di agave.

Dopo 8-10 ore, viene tagliata a pezzetti e servita nelle tortillas con le classiche salse piccanti.

ASADO ARGENTINO L’asado è il pantagruelico spiedo dei gauchos argentini. In genere, si tratta di un bue intero o una mezzena, infilzati su uno spiedo verticale a croce. La carne è tagliata poco alla volta dalla parte esterna, con il procedere della cottura.

Altra cosa è invece è la parillada, grigliata di salsicce e altri tagli. Il tutto, normalmente, è accompagnato dal chimichurri, intingolo preparato in innumerevoli varianti, a base di olio, aceto, prezzemolo, origano, pepe e peperoncino.

bbq senza confini LA TRADIZIONE DELLA GRIGLIA E LE ALTRE CULTURE DÖNER TURCO Il famoso döner, ormai molto noto e diffuso anche da noi come kebab, non è altro che uno spiedo verticale, sul quale vengono infilzate carni di diverso tipo (agnello, manzo o vitello, capretto). Una volta marinate con erbe e spezie e affettate sottilmente, vengono sagomate in forme cilindriche, che cuociono grazie alla rotazione dello spiedo su una fonte di calore laterale. La carne è utilizzata per farcire il pita (pane arabo), insieme a cipolla, insalata, pomodoro e salsa allo yogurt.

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così conservare alcuni punti di forza: l’autoapprovvigionamento delle materie prime per l’alimentazione animale, l’allevamento nel rispetto del benessere dei bovini e la lavorazione accurata della carne.

Il connubio tra innovazione “hamburger piatti veloci” e la tradizionale genuinità della carne di Razza Piemontese passa anche dall’utilizzo del Piemontese nei nomi dei piatti e dei prodotti, come il nuovo Can caud.

Come nasce quest’idea così originale?

La scelta di utilizzare il Piemontese è nata dal forte attaccamento territoriale e anche per gioco, per trovare una corrispondenza local a ciò che fino a ieri aveva altri nomi. Da qui, sono stati ideati panini come il Gaute mach da suta, dove troviamo, oltre all’hamburgher, anche la cipolla (che com’è noto, può avere effetti “collaterali” sull’alito – ndr.), oppure il Sensa cognisiun, con la bagna caoda, fino all’ultimo nato il Can caud, il nostro hot dog di sola carne di bovino Piemontese. I nomi sono originali quanto, a volte, audaci e vengono proposti dagli stessi dipendenti del mondo M** Bun! I vostri locali sono molto innovativi. Quali sono i vostri punti di forza per proporvi sul mercato come nuova tipologia di locale?

Oltre alla qualità del cibo, per noi è importante proporre la qualità del servizio nel rispetto dell’ambiente, per esempio con l’utilizzo di stoviglie in materiale biodegradabile e dello ionizzatore per la pulizia dei tavoli, in modo rendere il locale a “impatto 0”. Per migliorare l’accoglienza, nasce invece l’idea del cercapersone, per evitare che il cliente aspetti in piedi e per far sì che possa accomodarsi, magari ascoltando la nostra ultima creazione, “Radio M** Bun”: la prima radio a “km 0”, che fa delle giovani promesse piemontesi l’elemento vincente della propria programmazione.

Inoltre, da poco è stata lanciata l’agenda M** Bun, con informazioni su spettacoli, arte, cinema, musica su Torino, provincia e altre zone regionali. Per info: www.mbun.it

YAKI GIAPPONESE Il Giappone non è solo sushi. A riprova di ciò, la popolarità dello yaki (la griglia) nella gastronomia nipponica e dei yakitori, minuscoli locali dove si cucina il pollo (detto tori) alla griglia, abbinato a salse e altri ingredienti.

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il libro U del cavolo UN “TOPOLINO” IN CUCINA

n libro solo apparentemente “del cavolo”, che è partito da Cuneo per buttare un sasso nello stagno del panorama forse un po’ statico dell´editoria enogastronomica italiana.

Così si potrebbe definire il primo volume di Sigried Verbert, fotografa e foodblogger, autrice del blog cavolettodibruxelles.it. Il libro del cavolo (questo il titolo del volume) è un amabile diario culinario, ricco di immagini, aneddoti e ricette, che ricalca la falsa riga del noto blog dedicato al cavoletto, arricchito da quella dedizione nella curatela che solo un’opera prima comunica. Un viaggio dell’anima, semplice, evocativo e, a tratti, ironico, in dieci capitoli, tra Calabria, Sicilia, Bruxelles, l´Ungheria, il Giappone e molti altri posti speciali. Sigried, belga di origine – di qui la facile deduzione del nome del blog e del libro – ha una passione smodata per la cucina, un certo tipo di fotografia e per la ricerca del dettaglio nell’immagine, di quello charme che ogni cultura gastronomica

nasconde dietro i propri cibi e luoghi del gusto. Da questa passione, che è anche un raro talento per la perfezione dell’estetica e del foodstyling, e dalla sinergia creativa con Davide Dutto, fotografo fossanese e artefice della casa editrice Cibele, nasce il progetto di questo libro, acquistabile solo online, che conta ormai numerose ristampe. Bestseller assoluto, si può dire che abbia dato il là alla carriera editoriale della blogger, che è arrivata a pubblicare per Giunti Regali golosi (vincitore del World Cookbook Award per l’Italia) e che attualmente ha vari progetti in via di realizzazione. Una bella intuizione, quella di Cibele, visto che Sigried è un punto di rifermento ormai consolidato di tutta quella schiera di appassionati che comunicano sulla rete attraverso i blog di cucina, riversandovi e condividendo milioni di idee, informazioni, emozioni, immagini che ruotano attorno all’universo cibo. Una moda?

Chissà... Sta di fatto che il blog del cavoletto conta su una media annuale di 5 milioni di lettori, e che dopo e insieme a lei molte altre hanno tentato questa via. Staremo a vedere cosa le riserva il futuro e come evolverà questa intricata dimensione virtuale, prevalentemente femminile, in barba al dominio incontrastato degli chef (maschi) nel mondo editoriale cartaceo.

Genere: Attualità, spettacolo, tempo libero Argomento: Cucina Pagine: 256 Ricette: 97 Prezzo: 28,00 Euro

Insalata di Alicudi, immagine tratta dal volume Il libro del cavolo di Sigried Verbert

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adrenalina e passione

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PICCOLI E GRANDI MASSI O DISCESE A PERDIFIATO LUNGO PENDII SELVAGGI: LA CONCENTRAZIONE È D’OBBLIGO E CONSENTE DI VIVERE ATTIMI INDIMENTICABILI TRA SÉ E SÉ.

IL BOULDERING E IL DOWNHILL SONO I NUOVI SPORT PER VIVERE LA NATURA

DI FRANCESCO DOGLIO - PHOTO: DANIELE MOLINERIS

C

e li possiamo immaginare: uno a fianco dell’altro, magari ripresi in controluce come nelle sigle di certe serie TV americane, a braccia conserte e con lo sguardo serio. Il primo è in pantaloncini corti, in mano ha un paio di scarpette da arrampicata e sulle spalle un crash-pad. Il secondo è coperto di protezioni di plastica dura, ha un casco integrale e, accanto, una bicicletta bi-ammortizzata, con freni a disco e pneumatici larghi. Sono personaggi che rappresentano due facce diversissime del divertimento estivo, alfieri di due sport che vanno riscuotendo sempre più successo, sia tra i giovanissimi sia tra gli appassionati un po’ più maturi: il bouldering e il downhill.

IN VERTICALE, SUI MASSI Per chi si appassiona al bouldering basta poco per divertirsi. Un paio di scarpette per l’arrampicata, un po’ di magnesite e un masso con cui giocare. Certo, alla fine della giornata non si conteranno i lividi e le mani faranno male per aver strisciato sulla roccia fino a consumare, letteralmente, il primo strato di pelle, ma l’aver risolto un passaggio particolarmente difficile sarà un bel ricordo da conservare e, il giorno seguente, da

condividere con gli altri adepti di questa disciplina su Facebook o su internet, aprendo una discussione su uno qualsiasi dei forum di riferimento. L’origine del termine bouldering è inglese, o almeno così racconta Wikipedia. In realtà, è difficile stabilire dove sia nato questo sport, perché altro non è che l’arrampicata sui piccoli e grandi massi erratici che nelle nostre valli alpine, come in Inghilterra, sono disseminati un po’ ovunque. Facile da imparare e poco impegnativo dal lato economico, ma non solo: risveglia il bambino che ancora vive in ogni adolescente e in molti adulti, facendo tornare chi lo pratica ai tempi in cui la voglia di salire sopra ogni albero con appigli sufficientemente bassi si scontrava con il secco “no” dei genitori, che trasalivano alla visione del proprio figlio gemente a terra, magari con un braccio rotto dopo una brutta caduta.

Insomma, il bouldering fa tornare un po’ bambini e, grazie a un po’ di tecnica e a un particolare materassino che si usa proprio per attutire le cadute (il crash pad – ancora un’espressione frutto della facilità della lingua inglese nel coniare nuovi lemmi), se non potremo eliminare del tutto la componente rischio, la ridurremo abbastanza da poterlo considerare uno sport sicuro.

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In apertura: Diego Pirotti ritratto nel suggestivo scenario delle Sorgenti del Maira, conosciuto anche per la potenzialità dei piccoli e grandi massi erratici su cui si può arrampicare.

Il bouldering consente di essere immersi nella natura e ascoltare sensazioni e pulsioni: Diego Pirotti è uno tra gli appassionati di questo sport che alterna alla sua attività “La tavernetta di Diego” a Saretto.

Un casco integrale o un paio di scarpette: due accessori per divertirsi d’estate con una marcia in più.

IN DISCESA, VELOCI Stretti nelle placche di plastica che avvolgono il corpo come un’armatura, ci si sente decisamente protetti. Il giubbino ha un paraschiena che il designer ha sicuramente copiato dal guscio delle tartarughe e maniche con conchiglie di plastica all’altezza dei gomiti e delle spalle. Pantaloncini speciali riparano il coccige e le ginocchia. La testa è completamente al sicuro all’interno di un casco integrale, praticamente identico a quello indossato dai piloti di cross ed enduro.

Questa mise non lascia scoperto nemmeno un centimetro di pelle. E non importa se poi si suda: tutto questo serve, eccome, quando in sella alla propria bicicletta si toccano i 60 km/h tra pietre, salti e curve paraboliche sterrate.

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Il downhill non è altro, infatti, che una corsa adrenalinica contro il tempo, in discesa, lungo piste ricavate su quelle da sci. Ovviamente, il grado di difficoltà varia molto da una all’altra: dalle piste alla portata di tutti, alle “nere”.

Tuttavia, entrambe necessitano di una certa dimestichezza con la bicicletta ma, mentre le prime consentono un approccio rilassato con un po’ di velocità e poche criticità, le altre sono un tour de force tra radici, pietre, tornanti, passerelle ed enormi salti. Qui, o si possiede la tecnica, o si rischia l’osso del collo.

Così come i boulderisti, anche gli appassionati di downhill sono un gruppo unito da riti e mode. In cima ai pensieri di questi spericolati sportivi c’è il proprio mezzo, la bicicletta.

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Basta farsi un giro in un negozio specializzato per rendersi conto di quante migliaia di piccoli particolari possono fare la differenza e rendere unico un attrezzo che, in fin dei conti, ha pur sempre due ruote, una sella e un cambio.

La bici da downhill è un concentrato di tecnologia fatto di telai in carbonio o in leghe ultraleggere, forcelloni ammortizzati degni di una moto da cross e freni a disco che, fino a pochi anni fa non erano montati nemmeno sulle moto di piccola cilindrata.

Tutto questo, purtroppo, si paga. E a volte molto caro.

Per fortuna anche qui in Italia, e in particolare in provincia di Cuneo, tantissime stazioni sciistiche si stanno attrezzando per permettere a tutti di provare, almeno una volta, il brivido di una discesa in bicicletta su appositi tracciati.

Nella maggior parte dei casi, in loco, sono presenti negozi specializzati che possono affittare tutta l’attrezzatura idonea, soprattutto quella relativa alla sicurezza personale. Per un Cuneese non è necessario fare troppi chilometri: a Limone, Prato Nevoso, Frabosa, Lurisia e Argentera, ci sono piste e noleggi per tutti i gusti e per tutte le tasche.

Il downhill - letteralmente dall’inglese giù dalla collina - è una specialità della mountain bike. Si svolge a cronometro individuale, completamente in discesa, su tracciati di differente grado di difficoltà e lunghezza da 2 a 7 chilometri.

Piace anche alle donne.

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Il pericolo, in questi casi, non è più rappresentato dalla possibilità di incorrere in una caduta, anzi. Il vero punto, sul quale fare molta attenzione, è l’assuefazione.

In molti casi, basta una sola discesa per cadere nella trappola: al ritorno a casa, infatti, sarà subito un giro su internet, alla ricerca del negozio specializzato più vicino.

Poi, molto velocemente, arriveranno i cataloghi per posta, quelli con le parti speciali per personalizzare la bicicletta appena acquistata... E a quel punto saranno dolori: impossibile tornare indietro!

GUIDO DRACONE: UN CAMPIONE DI CASA NOSTRA

Gli scorci di Limone Piemonte dimostrano, nella sua essenza, il fascino di uno sport che tempra il corpo e allena la mente: non è questione di altitudini ma di volontà e concentrazione.

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Guido Dracone è il titolare della New Penta di Castelletto Stura, un’azienda che produce integratori alimentari per sportivi, fitoterapici e prodotti dietetici. Dracone è anche un atleta, pioniere del downhill, disciplina nella quale, 10 anni fa, si è laureato Campione Italiano.

Che cos’è il downhill e come lo descriveresti a una persona che usa la bici solo per spostarsi in città?

“Il Downhill è discesa contro il tempo su un percorso al 90% di pendenza, con passaggi estremi, tra radici, massi e contropendenze. Al contrario di ciò che si può pensare, non è soltanto una disciplina da kamikaze. Negli anni, l’aspetto tecnico ha subito una forte evoluzione.

Oggi, il downhill richiede concentrazione, preparazione atletica, un setup perfetto della bici e allenamenti mirati.”

Cosa si prova ad affrontare una discesa fuoristrada durante una gara?

“A livello emozionale è divertimento puro, adrenalina. Ma in gara c’è tensione. Bisogna imparare il percorso perfettamente e ogni dettaglio va curato con la massima precisione: dalle linee che si dovranno seguire alle traiettorie, perché in 2-3 minuti occorre dare il massimo e ogni errore si paga caro.”

Per un amatore, invece?

“A livello amatoriale, è uno sport divertentissimo: è come praticare lo sci da discesa. Vai in posti bellissimi, serviti dalle seggiovie. Quando ho iniziato, molti anni fa, le località in Italia erano poche, oggi invece ci sono percorsi ad hoc per passare una domenica in bici con gli amici. Il downhill viene considerato uno sport estremo, ma ci sono piste facili, medie e difficili. Posso affermare, senza paura di essere smentito, che oggi è uno sport per tutti.”

Cosa serve per iniziare?

“Per fare downhill sono indispensabili: casco chiuso, protezioni per schiena, gomiti e ginocchia. Le biciclette sono dotate di doppia ammortizzazione e gomme larghe. Poi, più si va avanti, più si possono acquistare materiali specifici. Per un appassionato che parte da zero, l’investimento minimo è di circa 1.000 euro. I negozi di riferimento sono: Proline a Cuneo, Cicli Mattio a Piasco e Sport Fly a Rossana.”

abbadie religiose in valle maira

TESTO E FOTO: ENRICO BERTONE

TRADIZIONI RADICATE NELLA CULTURA MONTANARA CUNEESE RIEVOCATE DAI RESIDENTI, DAI TURISTI E DAGLI EMIGRATI ANCHE DA OLTRALPE, CHE TORNANO AL PAESE NATIO IN OCCASIONE DELLA FESTA ESTIVA

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na terra che ha vissuto le alterne dominazioni del Marchesato di Saluzzo, della Francia e del Regno di Savoia, nonché le vicende legate alle lotte tra cattolici e protestanti: è la Valle Maira. Nel 1588, fu l’inquieto duca di Savoia Carlo Emanuele I a invadere il territorio, all’epoca sottomesso al dominio francese, con il pretesto di evitare un’invasione da parte degli Ugonotti.

Proprio alla presenza dei protestanti francesi di orientamento calvinista del XVI secolo, si ascrive la nascita delle abbadie religiose che ancora oggi hanno luogo, ogni anno, a Castellaro di Celle Macra e a Preit di Canosio.

Castellaro è la frazione più elevata del Comune di Celle e qui, l’ultima domenica di luglio, si tiene la Festa di Sant’Anna, che vede la partecipazione della locale abbadia. I membri del sodalizio sono tutti uomini armati di alabarde, ornate con nastri

multicolori, che fin dal mattino si ritrovano sul sagrato della chiesa con la banda musicale. I due abbà, quello entrante e quello uscente, portano entrambi una grande bandiera tricolore: quello in carica è il capo della festa e sulla sua bandiera è raffigurata l’immagine di Sant’Anna. Prima della funzione, l’abbadia compie tre giri intorno alla chiesa; successivamente partecipa alla funzione e, all’uscita, ripete i rituali tre giri di controllo.

Nel pomeriggio, ha luogo la processione con la statua di Sant’Anna e di Maria bambina. L’abbadia ripete il rituale del mattino e scorta la processione nel suo percorso. Al termine, sul sagrato della chiesa, avviene il rito del cambio dell’abbà: il sindaco di Celle Macra toglie la feluca nera dalla testa dell’abbà vecchio e la posa sul capo dell’abbà nuovo, investendolo così della carica che durerà un anno. All’abbà uscente viene consegnato un

Castellaro, la solenne processione del pomeriggio in onore di Sant’Anna con la partecipazione dell’abbadia.

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“Vivo l’Abà nòu”.

“Viva l’abbà nuovo”: non è solo una voce, ma è tradizione.

Preit di Canosio, abbadia e banda musicale davanti alla Chiesa di San Lorenzo.

Nella pagina a fianco dall’alto: L’Abbadia di Castellaro di Celle Macra compie i rituali giri di controllo attorno alla chiesa: in testa i due abbà, con la bandiera.

Alcuni componenti dell’Abbadia del Preit di Canosio.

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cappello con il pennacchio blu, quindi i due si scambiano le bandiere e il rituale termina con un’ultima sfilata che chiude la festa, ma nei prati che circondano la Chiesa di Sant’Anna, musiche e balli proseguono fino a notte inoltrata.

Nella frazione Preit di Canosio, la Badia, come viene chiamata in loco, si svolge in onore di San Lorenzo e ha luogo la domenica più vicina al 10 di agosto. Due dei membri del sodalizio, che portano tutti la fourcho (una curiosa picca

a due punte), si dispongono davanti alla porta della chiesa, mentre gli altri partecipano alla funzione. I due abbà prendono posto nei banchi anteriori: entrambi portano un bastone da passeggio, detto “bastone di Badia”, ma quello in carica indossa una feluca con pennacchio bianco e rosso, mentre quello dell’edizione precedente, che ha la funzione di vice, una con pennacchio nero. Durante la processione, sono sempre due soldati armati di picca ad aprire la strada, gli altri,

fre a tutti un’abbondante bicchierata. In seguito, si riforma il corteo che, al ritmo della musica della banda, giungerà al luogo dove si svolgeranno le danze. Nel dare il via ai balli e ai festeggiamenti, destinati a continuare fino a notte fonda, gli abbà sono ancora una volta protagonisti.

Un tempo i componenti delle due abbadie erano unicamente maschi, ma per la Badia del Preit tale vincolo è caduto nel 1978, quando per la prima volta una donna è diventata abbà: da allora sono ammessi partecipanti anche di sesso femminile.

Oggi, le due abbadie della Valle Maira sono gemellate e a loro si è unita quella di Castelmagno, della vicina Valle Grana. Ogni anno, oggi come nel passato, con i loro arcaici rituali, regalano ancora autentici momenti di aggregazione sociale, simbolicamente ricchi di valori umani, in grado di coinvolgere residenti, turisti e molti emigrati provenienti anche da oltralpe, che tornano al paese natio in occasione della festa.

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invece, scortano la statua di San Lorenzo e le reliquie sorrette dal sacerdote.

Nel pomeriggio, si tiene l’investitura del nuovo abbà: la banda musicale intona una melodia per richiamare tutti i partecipanti, ma l’identità del prescelto risulta sconosciuta ai più. Allora, i membri della Badia lo cercano ovunque tra gli stretti vicoli del villaggio e, di tanto in tanto, vengono invitati dagli abitanti della frazione a bere un buon bicchiere di vino nelle loro case. Alla fine, una volta scoperto il nascondiglio, l’abbà nuovo, che non vuole mostrarsi, viene condotto fuori a forza. Sul capo gli viene posto il cappello dal pennacchio bianco e rosso, e tutti acclamano a gran voce tra l’euforia generale: Vivo l’Abà nòu! (“Viva l’abbà nuovo”). A questo punto, colui che ha ceduto il cappello all’abbà nuovo riceve la feluca con il pennacchio nero dall’abbà vecchio, che termina così il suo mandato. Il nuovo capo della festa riceve abbracci e congratulazioni e of-

LE ANTICHE ABBADIE Fin da epoche precristiane, si ha notizia di aggregazioni giovanili che occupavano una posizione di tutto rispetto nella vita sociale. Con l’avvento del cristianesimo, tali sodalizi mutarono ma non scomparirono del tutto. Nel Medioevo si costituirono le cosiddette “abbadie” o “badie”, che partecipavano alla vita comunitaria organizzando gli eventi festivi profani e, spesso, anche religiosi. Parte di queste associazioni mantennero legami con il mondo pagano, che si manifestavano in riti ed espressioni derivanti da culti primordiali connessi al ciclo della natura. Le antiche abbadie rappresentavano la contrapposizione al potere ecclesiale e la loro organizzazione richiamava in forma satirica quella della Chiesa: i membri erano chiamati “monaci” e il loro capo “abate”. Tanto fu il potere di queste associazioni, che in alcuni casi ad esse era delegato il compito di mantenere l’ordine pubblico. Per tornare a quelle della Valle Maira, di cui esistono testimonianze scritte, nel 1533 il marchese di Saluzzo Francesco confermava i privilegi alle abbadie di Lottulo, Celle e Alma, che prevedevano un diritto di barriera per le spose, mentre per coloro che non erano alla loro prima esperienza matrimoniale era richiesta una tassa pari a 2 testoni, per evitare la scampanata che localmente veniva chiamata chabra (capra). Se quest’ultima tassa non veniva pagata, i membri dell’abbadia avevano il potere di far salire lo sposo o la sposa su un asino e condurlo ridicolmente in pubblico. L’Abbadia del Preit di Canosio ebbe le sue vicissitudini e nel 1829 rischiò di essere soppressa dal governatore di Cuneo, a causa di disordini verificatisi tra gli abitanti della Frazione Preit e quelli del capoluogo. Gli amministratori locali interessarono il vescovo di Saluzzo, Antonio Podestà, che intervenne presso il governatore e ottenne di mantenere l’abbadia come sodalizio di puro carattere religioso.

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Un itinerario estivo di gusto che, da Cuneo, passa a Saluzzo città d’Arte, per fermarsi a Staffarda ricca di Storia, procedendo fino a Racconigi, la terra dei Savoia.

ALL’INTERNO DEL PRESTIGIOSO RELAIS

I Baloss di Poggio Radicati Il ristorante è situato all’interno di Relais Poggio Radicati, una signorile villa situata sulla collina di Saluzzo affacciata sullo splendido panorama della pianura.

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ermano Morina, maestro nell’arte dell’accoglienza, saprà mettervi a vostro agio, con cortese discrezione. Seduti a tavola, sulla terrazza adiacente al verde fiorito del giardino, ci si potrà deliziare delle portate dello chef Davide Testa, artefice di percorsi gastronomici dal carattere innovativo, rispettosi però della sapiente tradizione piemontese. Così come la scelta fra le 700 etichette conservate nella cantina, sarà il prezioso contributo ai piacere del palato. Quiete e relax in un’atmosfera raffinata, indispensabili componenti per godere di un tempo ritrovato di benessere.

Di contorno tutte le comodità necessarie, compreso il parcheggio interno.

Sono inoltre a disposizione degli ospiti una sala congressi predisposta per video conferenze, il servizio wi-fi e le camere del Relais a 4 stelle. Aperto tutti i giorni. È gradita la prenotazione.

I BALOSS SI POGGIO RADICATI Via San Bernardino, 19 Saluzzo (CN) Tel. +39 0175 248292 - www.balossdipoggio.it - info@balossdipoggio.it

TRADIZIONE E CREATIVITÀ

Ristorante l’Arancera Adiacente alla splendida Villa settecentesca appartenente alla nobile famiglia Berroni, questo ristorante è un angolo di storia della pianura cuneese appena fuori Racconigi.

I

l nome prende spunto dall’antico casale dove una volta vi erano le piante di arance.

Oggi si presenta come una suggestiva serra storica del 1904, mantenuta tale grazie alla scelta e all’impegno dei proprietari ed al supporto delle Belle Arti. La cucina, ad opera dello chef Silvio Saracco, unisce tradizione e creatività in un contesto denso di passato, cultura e prestigio. La cura nella scelta delle materie prime, dei prodotti di stagione e le eccellenti proposte della carta dei vini, fanno di questo ristorante un luogo dall’atmosfera fuori dal tempo ma attraente, uno spazio di quiete e respiro anche grazie all’immenso parco secolare. Le tre sale interne e la serra accolgono fino a 200 coperti, anche nel periodo invernale. Spazioso parcheggio. Possibilità di visitare, su prenotazione, la Villa Berroni della Contessa. Giorni di chiusura: Lunedì tutto il giorno – Martedì e Mercoledì a pranzo. È gradita la prenotazione.

L’ARANCERA Tenuta Berroni , 11 Racconigi (CN) – Tel +39 0172 86419 Cell. +39 3397116347 – www.arancera.it ristorantearancera@libero.it

COMUNICATION

ALL’OMBRA DELL’ABAZIA

Il Sigillo di Staffarda Incastonato in un antico borgo medioevale, all’ombra dell’imponente Abbazia di Staffarda, c’è un luogo dove il gusto si unisce alla sapiente arte dell’accoglienza.

I

l titolare, nonché chef Alberto, reinterpreta i piatti regionali tipici ma con varianti di menù per incuriosire l’ospite con nuove soluzioni. Di recente ristrutturazione, il salone a volte e le tre salette più intime, concedono spazio ad un’atmosfera amichevole e rilassata, con possibilità di pranzo turistico ma curato, o di una cena raffinata al lume di candela. A disposizione un’ottima carta dei vini, così come il monopolio dei tabacchi per terminare la serata con un buon sigaro.

Continuativo il servizio bar, di supporto alle visite turistiche, e soprattutto la sempre fresca produzione artigianale di gelato e delle tradizionali “paste di meliga”, ricercatissime. Un luogo dove assaporare cultura, gusto e amicizia al riparo dalla frenesia del mondo. Aperto: pranzo e cena dal martedi alla domenica - Chiuso: domenica sera e lunedì tutto il giorno. È gradita prenotazione.

RISTORANTE IL SIGILLO Piazza Roma 9, Staffarda (Cn) Tel. +39 0175.273120 – info@ristoranteilsigillo.com – www.ristoranteilsigillo.com

LA NUOVA SPLENDIDA CORNICE ESTIVA

Les Gourmands

Un ristorante dove gustare portate fuori dagli schemi ma di assoluto pregio, grazie all’estro di Jean Paul Martinengo, chef e proprietario, autore di una cucina divertente e ricca di sorprese.

F

ar star bene a tavola all’insegna dei cambiamenti è il motto del locale.

Cultura del cibo, studio, ricerca delle migliori materie prime, guidati da una grandissima passione. E molti riconoscimenti internazionali a conferma. Egocentrico, esibizionista, arrogante, prepotente ma tremendamente creativo (come si autodefinisce) nell’estate in corso decide di rilanciare il Country Club Cuneo, facendogli ritrovare all’istante la forma migliore, con il trasferimento estivo del Ristorante Les Gourmands. Nella splendida cornice all’aria aperta, il profumo delle portate regala momenti di assoluta delizia.

LES GOURMANDS, SEDE ESTIVA PRESSO COUNTRY CLUB CUNEO ASD Viale Angeli, 77 – Cuneo – Tel. +39.0171.602090 – www.lesgourmands.it

lussureggiante verde scoperta

PG. 110-111 DI MARIA BOLOGNA PHOTO: C.D.P. MONACO

IL PRINCIPATO DI MONACO HA GIARDINI CHE COPRONO IL 20 PER CENTO DEL SUO TERRITORIO. L’INDISCUSSO MICROCLIMA ESISTENTE È APPREZZATO DAI RESIDENTI E DAI TURISTI

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er la sua posizione privilegiata, il territorio monegasco – un lembo di terra di 2 km2 affacciato sul Mediterraneo – gode di un microclima eccezionale e ideale per vegetazioni tropicali che qui sono “accolte” come “residenti privilegiati”.

A testimoniarlo i suoi giardini, che rappresentano più del 20% del territorio monegasco, vale a dire ben 428.683 m2 di spazi verdi che, in termini di distribuzione pro-capite, corrispondono a 13,40 m2 per abitante, uno dei tassi i più alti in Europa.

Inoltre, le aree pubbliche occupano 272.980 m2 e contano diversi giardini dislocati in varie parti dell’area urbana monegasca, ognuno con le proprie peculiarità e tutti accessibili facilmente.

A regolamentare, attraverso una norma specifica, la proporzionalità tra cemento e aree verdi,

fu il Principe Ranieri III nel 1966, che promulgò l’articolo 56 dell’Ordonnance Souveraine n° 3.647 del 9 settembre, secondo il quale tutte le costruzioni dovevano impegnarsi alla conservazione o alla creazione di giardini, nella percentuale del 35-50% e fino al 65%, se la proprietà faceva parte di una zona verde delimitata e protetta.

SULLA ROCCA I GIARDINI DI SAINT MARTIN Creati nel 1816 per volere del Principe Honoré V (1778-1841), i Giardini di Saint Martin (Jardins St. Martin) furono occasione per dare lavoro alla popolazione monegasca, provata dalle conseguenze della Rivoluzione Francese. La vegetazione, già presente allora e integrata nel progetto, era tipicamente mediterranea grazie alla massiccia presenza di una rigogliosa pine-

Il giardino esotico, ubicato sulle pendici della scogliera, raggruppa 7.000 specie di piante grasse e di cactus di dimensioni impressionanti. È splendido il panorama sul Principato che si scorge da lassù.

Ogni scorcio nel Principato è occasione per saziarsi di colori che si avvicendano di stagione in stagione, nel lembo di terra affacciato sul Mediterraneo.

ta, intervallata da cespugli di specie indigene, come mirti e pistacchi.

Attualmente, la struttura ordinata del giardino, raggiungibile unicamente a piedi, accoglie, oltre a numerose specie come azalee, rododendri e camelie, anche diverse fontane e opere d’arte, che armonicamente si fondono con la natura circostante. Da non perdere, una sosta sulle tante panchine dislocate a margine del sentiero o a ridosso dei muretti lungo le varie terrazze affacciate direttamente sul mare, particolarmente romantiche e lontane dai soliti circuiti turistici.

IL PARCO PRINCESSE ANTOINETTE Anche se è sulla Rocca che la biodiversità del piccolo Principato è più che mai presente, ricordiamo che l’intero territorio monegasco conta ben 350 piante indigene, con 5 habitat di particolare interesse botanico e alcune specie endemiche delle Alpi Marittime e della Liguria.

Tuttavia, sono numerosi i parchi, dislocati in vari quartieri monegaschi, dove un turista curioso e anticonformista – diciamo pure UNICO – può scoprire le preziose tracce di una vegetazione mediterranea incontaminata.

Per esempio, a ricordare le antiche tradizioni contadine legate alla produzione dell’olio e ai mulini, sono i muri del sottopasso che attraversa Place des Moulins. Qui, troviamo foto e immagini di un tempo, che raccontano di questi luoghi, dove la vita era regolata dalle maree e dalle stagioni. Ma la testimonianza più viva in natura la troviamo nell’ulivo stesso: dissemina-

to un po’ ovunque, nelle aiuole pubbliche, nei giardini scolastici e lungo le numerose scalinate, diventa protagonista soprattutto nel Parco Principesse Antoinette (Parc Princesse Antoinette). Un polmone verde, quest’ultimo, che si trova nel quartiere alto della Condamine, al 54 di Bd. du Jardin Exotique, e che ospita, oltre a orti biologici, mini-fattorie, giochi per bambini e un minigolf con 18 buche. Il parco conta ben 157 esemplari di ulivi, molti centenari e uno addirittura di oltre 1000 anni. Un vero angolo di pace, aperto liberamente al pubblico durante il periodo estivo, dalle 8.30 alle 19.00, e comodo da raggiungere, grazie al parcheggio del Giardino Esotico, distante solo poche decine di metri dall’ingresso principale.

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Immagini di un tempo raccontano di questi luoghi, dove la vita era regolata dalle maree e dalle stagioni

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Per chi ama l’essenziale, la meta da non perdere è il Giardino Esotico, vera e propria serra a cielo aperto. Mentre per chi adora la Monaco centrale, immancabile meta sono i Giardini del Casino, sempre ricchi di fiori in ogni frangente dell’anno.

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IL GIARDINO ESOTICO Dal Parco Princesse Antoinette, salendo verso l’entrata alta del Principato di Monaco, troviamo invece il Giardino Esotico (Jardin Exotique), che il prossimo anno festeggerà 100 anni dall’inaugurazione ufficiale, avvenuta per opera del Principe Luigi II. Vera e propria serra a cielo aperto, il Giardino Esotico, concepito dall’ingegnere monegasco Louis Notari, oltre a trovarsi in una posizione privilegiata per il panorama mozzafiato sulla Rocca e sull’intero Principato, ospita un gran numero di cactus e piante grasse, originarie soprattutto dell’America centrale e meridionale, dell’Africa e dalla penisola arabica. È proprio in questi mesi che la maggior parte delle piante succulente fiorisce rigogliosa, producendo un ampio arcobaleno di colori e di profumi godibili lungo il percorso tra le rocce sospese nel vuoto.

Inaspettata poi, nella parte inferiore del giardino, si apre una grotta calcarea, detta “dell’osservatorio”, accessibile fino a una profondità di 60 metri.

Fresco rifugio estivo, tra le immancabili stalattiti e stalagmiti, l’antro custodisce numerose tracce

della presenza umana, i cui reperti sono esposti nelle teche del vicino Museo di Antropologia.

L’ingresso al Jardin Exotique è a pagamento e, nel periodo estivo, è aperto dalle 9.00 alle 19.00.

I GIARDINI DEL CASINO E solo grazie alla sua politica avveniristica, che il Principe Charles III riuscì a creare, a partire dal 1863, il quartiere più noto di tutto il Principato, Monte-Carlo. In realtà, tuttavia, è solo negli ultimi due decenni del XIX secolo che prenderanno forma i giardini adiacenti al Casino, grazie al progetto dell’architetto Edouard André.

Partendo a piedi da qualche lussuoso negozio del Carré D’or, il cuore di Monte-Carlo, possiamo concederci un po’ di svago passeggiando tra i viali alberati che conducono a tre diversi giardini, frutto di tre diverse composizioni arborree e floreali. il primo, il più noto, è detto “del Boulingrins” ed è delimitato da decorazioni alla francese con vasche e getti d’acqua composti e ordinati; il secondo, più prossimo all’Hotel Metropole, sicuramente più lussureggiante per

IL ROSETO PRINCESSE GRACE Piccolo gioiello nascosto nel quartiere di Fontvieille, il Roseto Princesse Grace (Roseraie Princesse Grace) fu inaugurato il 18 giugno 1984 ed è attualmente composto da 5.500 roseti, distribuiti su 4.000 m2. Molto amato dalla Principessa Grace, fu a lei dedicato per volontà del Principe Ranieri. Parte delle specie qui esposte, una cinquantina circa, sono state donate da floricultori di fama internazionale. In totale, sono ben 330 le varietà di rosa presenti, per otto diversi gruppi: grandi fiori, rampicanti, a grappolo, rose in miniatura, le Tiges, le Floribunda, le specie botaniche e le Polyantha. Tra le più belle, naturalmente, la “Grace de Monaco”, di un rosa vivo e dal profumo molto marcato, selezionata in occasione delle nozze del Principe Ranieri con la Principessa Grace. Molto delicate le “Princesse Stéphanie”, dal colore rosa corallo, così come la “Caroline de Monaco”, dal fiore bianco crema molto luminoso, e la nota “Madame Meilland”, che con il suo giallo vivo è nota in tutto il mondo come “Rose de la Paix”.

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le specie presenti, con il suo laghetto animato da dragoni in bronzo, è conosciuto come “Piccola Africa”; infine, a partire dal retro del Café de Paris si riunisce in una unica passeggiata, originatasi dietro l’immobile del Casinò e dell’Opera Garnier, il percorso che conduce sulle terrazze affacciate sul mare, ricche di opere d’arte tra cui i bronzi di Fernando Botero.

Ma è proprio di fronte al famosissimo Casino, che alberga il giardino detto “Camembert” per la sua forma circolare, tra il Café e l’Hotel de Paris.

Sempre ricco di fiori, a seconda delle stagioni, o di abeti natalizi a dicembre, è il luogo prediletto per la foto di rito dei turisti. Sullo sfondo, svetta lo Sky Mirror, scultura in acciaio dell’artista Anish Kapoor, inaugurata da S.A.S. il Principe Alberto II di Monaco il 10 luglio 2007. L’opera riflette le immagini delle auto lussuose parcheggiate tutt’intorno, quasi a formare i petali di un’immaginaria margherita colorata.

Il Roseto Princess Grace, gioiello intarsiato nel quartiere di Fontvieille, è attualmente composto da 5.500 roseti distribuiti su 4.000 metri quadrati.

La rosa “Principe Ranieri III”, creazione unica dell’ibridatore ligure Antonio Marchese.

Il fiore viene spesso utilizzato nelle cerimonie ufficiali: in questa immagine il SAS Principe Alberto II e SAR Carolina di Monaco con il Primo Ambasciatore d’Italia a Monaco, Min. Mario Polverini.

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il piacere del caffè

DI NICOLA FERRERO

SODDISFA IL GUSTO E SAZIA ANCHE LA VISTA: L’EVOLUZIONE DEI LOCALI NELLA PROVINCIA DI CUNEO, FRA QUELLI CHE HANNO FATTO STORIA E QUELLI DI TENDENZA, PARADIGMA DEL NUOVO “CAFFÈ”

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utto cominciò a Venezia, ponte ideale tra Oriente e Occidente, verso la fine del XVI secolo, quando tale Prospero Alpini, rinomato botanico e medico, portò con sé da un viaggio alcuni sacchi di caffè. La città lagunare fu, dunque, il centro da cui si espanse nei secoli successivi la cultura del caffè, intesa sia in senso letterale – il consumo della bevanda, originariamente considerata una sorta di toccasana – sia in senso traslato, visto che “caffè” si chiamavano anche i locali in cui questa veniva servita. C’è discordanza sulle date (alcuni parlano del 1615, altri del 1645), ma di sicuro il primo locale in Europa in cui fu servito si trovava a Venezia. Da lì, la crescita dei consumi e l’apertura di luoghi di mescita crebbe in modo esponenziale, invadendo l’Inghilterra e la Francia (l’apertura dello storico Cafè Procope, a Parigi, è datata 1686):

si diffuse così non solo la bevanda, ma anche il luogo stesso in cui si serviva, posti in cui gli uomini si trovavano per bere, fumare e soprattutto parlare: di politica, di letteratura, di donne. Presto la mescita fu accompagnata da dolci o altre cibarie e, poco alla volta, la fisionomia dei caffè assunse i connotati che noi tutti conosciamo. A 350 anni di distanza, proviamo ad analizzare l’evoluzione di questo tipo di locale, esaminando 4 esempi della nostra provincia: tre di questi hanno alle spalle una storia secolare, mentre il quarto può essere preso come paradigma del “nuovo caffè”.

CAFFÈ PASTICCERIA CONVERSO® Il primo documento che attesta con certezza l’esistenza a Bra, in Via Vittorio Emanuele, del Caffè Pasticceria Converso® è datato 1901, an-

Il caffè è giunto fino a noi grazie al “ponte” commerciale tra Oriente e Occidente, costruito dai mercanti veneziani alla fine del XVI secolo.

Photo: Henrischmit - www.stockfreeimages.com Nella pagina seguente: Il caffè pasticceria Arione, caro ad Ernest Hemingway, lo scrittore e giornalista statunitense che si fermò a Cuneo per portare in dono i cuneesi al rum di Arione alla moglie che si trovava in Costa A zzurra. Photo: Daniele Molineris.

ha meglio incarnato in tutti questi decenni la “cuneesità” nelle sue svariate sfaccettature.

Arione nasce ufficialmente nel 1923 e inizialmente si trovava vicino alla Chiesa del Sacro Cuore. “Però, a quei tempi, avere il negozio laggiù equivaleva ad averlo a Roccasparvera – ci spiega Andrea Arione, titolare del caffè e omonimo del fondatore. – E così, nel giro di pochi anni, i miei nonni si trasferirono presso la sede attuale. Il nonno e la nonna si conobbero

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che se la licenza per produrre dolciumi, paste e cioccolatini risale al 1838. Converso, in oltre un secolo di vita, ha cambiato poco, dal punto di vista estetico: la boiserie, le vetrinette, il locale diviso in due ambienti, quello dedicato al bar vero e proprio e quello della pasticceria. Dal punto di vista della qualità, invece, l’evoluzione è stata grande. Racconta Federico Boglione, che nel 1992 ha rilevato il bar con la sua famiglia e da allora ne regge le redini: “Converso arrivava da un periodo buio, quello degli anni ‘80.

Con mio padre e mio fratello Alessandro (oggi chef stellato presso il Castello di Grinzane, che ancora collabora con la pasticceria del bar), abbiamo deciso di puntare tutto sulla qualità, mantenendo però lo spirito e la struttura del locale. Abbiamo iniziato a produrre noi tutto ciò che serviamo, dalle brioche ai tramezzini, dalle paste secche ai gelati, dai cioccolatini alle torte. Non prepariamo piatti per il pranzo, giusto qualche panino, e la sera chiudiamo verso le 21,00. Siamo rimasti un bar classico, in definitiva. Ma la scelta della qualità ha pagato moltissimo: Converso è stato eletto ‘Miglior bar d’Italia’ dalla Guida del Gambero Rosso nel 2004 e nel 2005, mentre abbiamo sempre raggiunto la finale negli anni successivi, ottenendo i ‘Tre chicchi’ (per la qualità del caffè) e le ‘Tre tazzinÈ (per il servizio generale offerto), che rappresentano la valutazione più alta. La nostra clientela è variegata ed è una peculiarità di cui vado fiero: abbiamo i giovani per l’aperitivo, le signore a prendere il tè con le paste al pomeriggio, gli affezionati della pasticceria e dei gelati e chi viene apposta a comprare le nostre caramelle genziana e menta, fatte ancora con la ricetta di fine Ottocento. Siamo riusciti a crescere senza stravolgere ciò che Converso è stato per oltre 100 anni”.

PASTICCERIA CONFETTERIA ARIONE All’angolo tra Piazza Galimberti e Corso Nizza, da quasi 100 anni, si trova uno dei simboli di Cuneo: il caffè pasticceria che probabilmente

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Il primo locale in Europa in cui fu servito il caffè si trovava a Venezia.

a Savigliano, tutti e due pasticceri, si sposarono e andarono in viaggio di nozze a Cuneo, perché allora mica si andava alle Maldive: e durante quel viaggio decisero di aprire qui la loro pasticceria.”

Nel corso del tempo, Arione è cambiato poco nell’arredo: le vetrine, i tavolini con il piano di marmo, le poltroncine, tutto ha ancora quel sapore retrò del primo locale. E, ovviamente, non sono cambiati i cavalli di battaglia della pasticceria: i Cuneesi al rum® e le meringhe.

“Pensi che nel 1954 si fermò qui Hemingway, in

viaggio fra Milano e Nizza, per portare in dono a sua moglie i nostri Cuneesi – continua Arione.

– Possiamo dire che Arione è un bar pasticceria tradizionale, nel senso che apriamo dalla mattina fino alle 20,00, più o meno: chiudiamo con gli aperitivi. E ci tengo a usare questa parola, perché ‘apericena’, mi piace poco. Ma se voglio giusto un crodino, devo per forza essere circondato da insalate di riso, salumi, formaggi e bagna caoda? No, noi diamo le care, vecchie, patatine, le olive e i salatini di nostra produzione. Abbiamo assunto del personale capace

Photo: Alberto Peroli

QUANDO IL CAFFÈ È SPERANZA

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Il caffè, a volte, può rappresentare una speranza vera: non solo nei Paesi in cui viene prodotto, ma anche in Italia. Nel 2002, infatti, Slow Food decide di dar vita al Presidio del Caffè di Huehuetenango, in Guatemala. Un Presidio è un progetto volto a tutelare, disciplinare e promuovere produzioni di qualità a rischio di scomparsa: dai formaggi alle razze animali, dal caffè agli ortaggi e alla frutta, ma non solo. Gli obiettivi di questa operazione sono principalmente di natura economica (migliorare la remunerazione dei produttori, sviluppare un indotto locale, aumentare l’occupazione) e ambientale (salvaguardare la biodiversità, migliorare la sostenibilità delle produzioni). Ma torniamo al caffè di Huehuetenango, di ottima qualità e coltivato in maniera rispettosa dell’ambiente. Una volta tutelato e messo sotto l’ala protettiva di Slow Food, bisognava anche cercare di avviare la lavorazione e la vendita. E così, nel 2005, in collaborazione con la cooperativa Pausa Caffè, nasce l’idea di coniugare produzione d’eccellenza e valore sociale: grazie alla lungimiranza di Pietro Buffa, direttore del carcere torinese delle Vallette, parte il progetto di torrefazione in carcere, che continua ancora oggi. Un gruppo di detenuti lavora, da più di 6 anni, il caffè che arriva dal Guatemala, i produttori sono soci della cooperativa e vendono il caffè a un prezzo equo e remunerativo. E il caffè è buono, tanto che è disponibile in vendita da Eataly, per esempio. Info: fondazioneslowfood.it – www.pausacafe.org

ANTICO CAFFÈ BOGLIONE Si torna a Bra, per visitare uno dei più antichi, se non il più antico, caffè della provincia.

Il Boglione, infatti, risale al 1847, anno in cui Enrico Boglione aprì l’esercizio, passato in seguito al figlio Giovenale. A partire dagli anni ‘50, si susseguono gestioni veloci e senza grande storia, fino al 2009, anno in cui un gruppo di ragazzi braidesi rileva il bar. Racconta Alessandro Monchiero, uno dei gestori: “Il Boglione è sempre stato il caffè per eccellenza. Qui si veniva a bere (caffè e alcolici) e a giocare a carte.

Arpino, tra gli altri, era un assiduo frequentatore. Qui si giocava principalmente a ‘fumo’ e cospicui rotoli di banconote hanno cambiato di mano, negli anni. Il bar era buio e fumoso e si deve all’ultima proprietà un restauro luminoso dei locali (boiserie, specchi e decorazioni sono tutte di fine Ottocento) con l’introduzione di una cucina. Ecco, noi siamo partiti da lì, dalla voglia di fare un passo avanti. Di dare anche da mangiare, per esempio, con un menu più limitato per il pranzo e più articolato alla sera, sfruttando le nostre competenze (tre dei soci arrivano dal mondo Slow Food, NdR) e le nostre passioni. Il bar si è trasformato diventando una sorta di ibrido: puoi venire al pomeriggio a prendere un tè, oppure la sera a cena, a mangiare i tajarin e la salsiccia, oppure a degustare

un rum o una birra artigianale. Crediamo che la tradizione sia adesso, nel senso che si ricrei costantemente. C’è un modello di riferimento e c’è l’innovazione, che da sempre accompagna la tradizione. È l’evoluzione insita in ogni cosa. Per questo, ospitiamo anche concerti acustici, reading e piccole performance teatrali: perché ci piace mischiare e ci piace provare. E perché pensiamo che la qualità delle proposte, materiali e immateriali, paghi sempre. Per lo stesso motivo, i cuochi che si alternano nella nostra cucina arrivano dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che, va ricordato, non è una scuola in cui si insegna a cucinare, ma che ospita giovani interessati al mondo del cibo in tutte le sue declinazioni, alcuni dei quali hanno già avuto esperienze dietro ai fornelli. Per questo, in carta, potete trovare piatti cosme i carciofi alla romana o una carbonara superba”.

Nella pagina precedente: Il bar Converso, in Bra, nel 2004 è stato eletto “Miglior bar d’Italia”.

La clientela è variegata ed è affezionata alla caratteristica del locale che si è mantenuto, con successo, classico. Photo: Caffè Converso.

In questa pagina: L’Antico Caffè Boglione, di Bra è tra i più antichi caffè della provincia. Assiduo frequentatore era Giovanni Arpino, lo scrittore che si trasferì per un periodo a Bra, la città di sua madre.

Photo: Caffè Boglione.

Relais Cuba Chocolat, a Cuneo, è l’esempio di perfetta convivenza tra tradizione e innovazione.

Nel 2010, nell’edizione della guida del Gambero Rosso, ha vinto il “Premio Innovazione”.

Photo: Dominique Silberstein.

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nella preparazione dei cocktail e al passo coi tempi, per assecondare le richieste dei nostri avventori. Per il resto, non è cambiato molto negli ultimi 50 anni.” Arione resta quindi nel solco della tradizione e la sua forza si basa molto sulla qualità della pasticceria, conosciuta in tutto il mondo, molto meno sulle mode, alcune delle quali – si spera – passeggere. Guardatevi I compagni di Mario Monicelli, del 1963 con Marcello Mastroianni e Annie Girardot. Una scena è girata proprio nei locali di Arione: stessi arredi, stessa dislocazione, stessa atmosfera.

Solo il bianco e nero a testimoniare il passare del tempo.

RELAIS CUBA CHOCOLAT E ora qualcosa di completamente diverso, come direbbero i Monty Python. Il Relais Cuba

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UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | GUSTO

LUOGHI DEL GUSTO CAFFÈ PASTICCERIA CONVERSO® Via Vittorio Emanuele, 199 Bra (CN) Tel. + 39 0172 413626 info@converso.it www.converso.it

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Chocolat di Cuneo può essere tranquillamente utilizzato come paradigma di quello che potremmo definire il “nuovo caffè”. Sincretismo, forse, è la parola chiave, oppure convivenza di tradizione e innovazione, di una proposta tipicamente da bar (le colazioni, il caffè, gli aperitivi) con altre più tipiche di una pasticceria, di un ristorante e di un club. Un luogo in cui il design dell’ambiente (e dell’illuminazione) ha un ruolo importantissimo, per definire stili e atmosfere. Le sculture di Elio Garis si accompagnano alle vecchie stampe della Venchi, storica casa cioccolatiera cuneese, i cui prodotti si trovano qui in vendita e il cui cacao viene utilizzato per tutte le preparazioni, rigorosamente artigianali, del locale. Un’attenzione accurata alle materie prime e alla stagionalità dei prodotti e la qualità generale dell’offerta fanno sì che il Relais compaia da diversi anni tra i migliori bar segnalati dalla guida del Gambero Rosso e che, nell’edizione 2010 della stessa, abbia vinto il “Premio

Innovazione”. Il patron Alberto Martelli è riuscito nell’intento di creare un locale che offre ai propri avventori un ventaglio di esperienze e di possibilità davvero ampio: dalle prime colazioni al pranzo leggero e a prezzi contenuti (ma di qualità), al tè del pomeriggio con la pasticceria artigianale, fino agli aperitivi-cena, per finire con cene vere e proprie, serate a tema e dj set. Potremmo definire il Relais Cuba Chocolat come la versione 2.0 del concetto di bar che, come abbiamo visto, ha percorso molta strada dai suoi esordi, verso la metà del XVII secolo.

Una rivisitazione che tiene conto non solo del mutato atteggiamento del pubblico, ma anche di tematiche che hanno assunto grande importanza negli ultimi anni: l’attenzione per l’ambiente e per una produzione alimentare di qualità, improntata alla salubrità, innanzitutto.

Il Relais è aperto dalle 7,00 alle 22,00 fino al giovedì, mentre nel fine settimana si può tirar tardi fino alle 2,00.

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BORGO SAN DALMAZZO Via Cuneo 97 | tel. +39 0171 260627 - 0171262629 | fax +39 0171 721221 VENTIMIGLIA C.so Francia 5 | tel. +39 0184 34226 | fax +39 0184 633286 SALUZZO C.so XXVII Aprile 2 | tel. +39 0175 055003

l’intervista impossibile DI FABRIZIO GARDINALI

M

i hanno chiamato “l’uomo di Dronero”. Ma in realtà io, Giovanni Giolitti, sono nato a Mondovì nel 1842. Il Comune della Valle Maira, che ho amato moltissimo, era il mio collegio elettorale e mi ha consentito una lunga, anzi lunghissima, presenza al Parlamento. Dal 1892 al 1928, quando alla Camera, pronunciai il mio ultimo discorso contro la legge elettorale voluta da Mussolini (uno sbaglio, l’ho sottovalutato), che di fatto abrogava lo Statuto Albertino. È stato il mio “canto del cigno”: poco dopo, nello stesso anno, a Cavour, ho lasciato questa “valle di lacrime”.

Se guardo questa Italia attuale mi viene un po’ di invidia e un pizzico di malinconia. Nel 1912 ho dovuto introdurre il suffragio universale – solo maschile, ovvio – per far stare buone le opposizioni socialiste che avevano mal digerito la guerra di Libia. La cosa era stata sconvolgente: avevo dovuto trattare con i cattolici di Gentiloni (ma è forse un antenato di quello che ora è nel PD, che dovrebbe essere un partito di sinistra?

Sono un po’ confuso), se no, con tutti gli elettori popolani, noi liberali perdevamo le elezioni.

Oggi, dopo poco più di 60 anni che avete il diritto di voto per tutti, donne comprese, non vi interessa nulla. Manco ci andate più alle urne. Nel capoluogo della mia provincia, il nuovo sindaco non rappresenta neppure un cittadino su tre.

Sembra di essere tornati a inizio Novecento.

Invidio anche il vostro ultimo premier, quel Monti. Io per avere la maggioranza alla Camera dovevo fare carte false. Per questo me ne hanno dette di tutti i colori, compreso che ero “il ministro della malavita”. Vedessero oggi che i pregiudicati fanno i deputati!

Comunque, lui ha tutto facile: basta che dica che se ne va, se non gli passano una legge, che lo dice l’Europa, che lo chiedono i mercati e gli votano tutto.

Compresa la cosiddetta sinistra gli dà la fiducia. Ai miei tempi, fossero state presentate certe proposte, Turati & C. mi occupavano le fabbriche per 6 mesi. E valli poi a sentire gli industriali, che si lamentano sempre che lo Stato non lascia fare loro quello che vogliono, salvo pretendere di essere “salvati” nel momento del biosgno.

Mi intendevo di economia, ma faccio fatica a capire quanto sta succedendo.

Quando ero alle Finanze, nel 1889, credevo nel rigore, ma avevo in mente una riforma tributaria a favore delle classi meno abbienti. Nel primo dopoguerra, poiché l’Italia era in difficoltà, andai a prendere i soldi dove c’erano, con la nominatività dei titoli azionari, tassando i sovrapprofitti di guerra e tagliando gli aiuti di Stato alle imprese private: del resto, questi si dichiaravano liberisti e per coerenza non avrebbero dovuto volere l’intervento pubblico in economia.

Invece, se la presero a male e andarono a chiedere aiuto a Mussolini. E successe quanto sapete.

Ora, per uscire dalla crisi, tassano i pensionati, bloccano da anni gli stipendi del pubblico impiego, vogliono rendere più facile licenziare e i risultati li vedete da soli. Certo: se come principale oppositore avete un comico, non starei molto tranquillo.

Comunque non sono più affari miei.

Del resto, qualche errorino l’ho fatto pure io. Penso al fattaccio della Banca Romana, che aveva stampato moneta e l’aveva messa in circolazione abusivamente, e che comunque fallì. La cosa era un po’ intricata, anzi un tipico paradosso all’italiana. Quei soldi da un lato erano falsi e, dall’altro, veri, perché stampati da un istituto di credito autorizzato a farlo. Ebbi la colpa di tacere i risultati dell’inchiesta e ci rimisi il Governo. Poi mi rifeci e fui Presidente del Consiglio quasi ininterrottamente del 1903 al 1914, cercando di dare un impulso a questa Italia, facendola più moderna e più aperta. Penso di esserci riuscito almeno in parte. Ora mi godo il meritato riposo, compiaciuto delle tante strade e piazze (forse troppe) che mi avete dedicato.

giolitti: “l’uomo di dronero”

Busto di Giovanni Giolitti esposto a Palazzo Montecitorio a Roma

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benessere è salute

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DI FIORENZO CRAVETTO

ACQUA, ALGHE, MUFFE, FANGO, GROTTE: BENVENUTI NELLE TERME IN PROVINCIA DI CUNEO. LE METE SONO RICONOSCIUTE A LIVELLO INTERNAZIONALE DAI CULTORI DELLO STAR BENE

“L’

acqua rappresenta il principio dell’arché, elemento generatore del cosmo.” Talete di Mileto (VII secolo a.C.).

“Lo diceva Neruda che di giorno si suda.” Renzo Arbore (Foggia, 1985).

Che cosa unisce il primo filosofo occidentale, inventore della geometria e dottissimo studioso delle stelle e della natura, al moderno pensatoreclarinettista, autore di trasmissioni fondamentali quali la radiofonica Alto gradimento e la televisiva Quelli della notte? Semplice: la constatazione che l’uomo è costituito in gran parte da acqua e che all’elemento liquido dobbiamo inevitabilmente ricondurci.

Tra leggenda e storia, filosofia e medicina contemporanea, certo è che “passare le acque” resta un gran bel piacere, oltre a recare conclamati vantaggi alla salute. Questo rito caro agli avi, nel-

la austera provincia di Cuneo, gode di una vasta popolarità. Qui esistono acque, alghe, muffe, grotte e stabilimenti termali di grande prestigio e nobile lignaggio. Tesori nascosti lungo le valli alpine che corrono a cerniera dai primi contrafforti liguri all’incanto paesaggistico delle Marittime.

Lurisia, Vinadio, Valdieri sono altrettanti nomi di grido che rimandano a un passato di gloria e a un presente di successo. Sono queste le vere Spa, le salus per aquam del presente Cuneese, ricchezza del territorio e motore di turismo nazionale e forestiero. Andiamo a (ri)scoprirle.

TERME DI LURISIA Siamo nel 1900, sui versanti del Monte Pigna si scava per estrarre le lose. Un minatore, nella grotta del Nivolano, sotto i colpi di piccone, vede affiorare ai suoi piedi una vena sorgiva. È

Alle Terme di Lurisia le proprietà salutari dei fanghi e delle loro molteplici applicazioni sono utilizzate per prevenire disturbi respiratori digerenti e articolari. Photo: Tino Gerbaldo.

Nella pagina a fianco: Lo staff dello stabilimento termale guidato da Alessandro Invernizzi e Domenico Sclavo.

L’acqua delle terme proviene dalle fonti Garbarino e Santa Barbara.

si di benessere. L’attuale supervisione di Oscar Farinetti, il genio di Eataly che ha puntato molto su questa realtà e sulle sue acque prodigiose, ha dato un’ulteriore spinta.

Le proprietà salutari e depurative delle fonti Garbarino e Santa Barbara, dei fanghi e delle loro molteplici applicazioni, sono utilizzate per prevenire alcuni fra i più diffusi disturbi respiratori, digerenti e articolari. Lo stabilimento termale è un’oasi di goduria nel verde. Molto aiuta il ristorante stellato, che sotto la guida di Alessandro Pittavino e con l’ispirazione di Marc Lanteri, rallegra la tavola dei frequentatori, venuti sì per curarsi ma anche per appagare il palato.

TERME DI VALDIERI Corna animali e “corna reali”. Risalgono al VI secolo i primi documenti attestanti la “meraviglia” delle acque termali sotto la cuspide del Monte Matto. Il primo Savoia ad accorgersene è Re Carlo Emanuele III nel 1755, il quale decide di sfruttare i bagni di Valdieri. Nasce “Il Baraccone”, tempio di delizie per damine e cicisbei di corte.

La parentesi bellica napoleonica ferma il tempo.

LE ALGHE MIRACOLOSE Dalle alghe termali di Valdieri, nascono i prodotti Algaval che ne sfruttano gli estratti. Si tratta di una linea completa di cosmetici (dalle creme per il viso a quelle per il corpo e anticellulite, e persino solari, shampoo e bagno schiuma).

Il tutto, sottoposto a severi controlli microbiologici e senza sperimentazioni su animali. Le Terme di Valdieri sono le uniche in Italia a coltivare e a impiegare diffusamente le alghe termali o “muffe” a scopi terapeutici. Anche per questo, l’etichetta Algaval sta lasciando il posto a una nuova definizione: “Linea cosmesi naturale Terme di Valdieri”.

Linee di prodotti cosmetici e terapeutici, sotto varie forme, sono proposte anche dai centri termali di Lurisia e Vinadio. Ognuna con le proprie specificità, sempre all’insegna dell’assoluta originalità del made in Cuneo.

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acqua buonissima da bere, ma non solo. Il minatore, che come tutti i propri compagni di fatica è afflitto da ferite e lacerazioni, ne approfitta per lavarsi e disinfettarsi con quel fiotto generoso.

Pochi giorni e anche le piaghe più purulente si rimarginano. La voce corre in fretta, medici e ricercatori attratti dalla notizia devono constatare che quell’acqua ha proprietà straordinarie. In realtà, la popolazione locale aveva già da tempo intuito la presenza di una sorgente dal potere cicatrizzante, buona anche per lenire le ferite che i cavalli si procuravano agli zoccoli. “Di Lurisia l’acqua ogni piaga lava”, diventa così il motto del posto.

Nel 1940, grazie agli investimenti di Pietro Cignolini, David Garbarino e Piero Sciaccaluga, nasce lo Stabilimento Termale Lurisia, luogo di vacanza e di benessere, meta prediletta dei personaggi dell’epoca. Inoltre, il Ministero della Sanità consente l’imbottigliamento e la vendita dell’acqua proveniente dalla Fonte Santa Barbara. Ora alle Terme di Lurisia, come ricorda il nostro cicerone, Domenico Sclavo, bastano pochi giorni per dimenticare lo stress e ricaricar-

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Le Terme di Valdieri offrono scenari di rara bellezza che si snodano a 1.300 metri di altitudine. Le terme reali sono alla portata di tutti.

Sarà Carlo Alberto a rilanciare il sito con la sistemazione della strada. Soprattutto, ci penserà il sanguigno padre della patria, Vittorio Emanuele II, a disporre la costruzione – posa della prima pietra il 10 luglio 1857 – dell’edificio di 25 m di altezza per 95 m di lunghezza, che tuttora ospi-

ta l’Hotel Royal Centro Benessere. Compreso delle sorti della nascente Italia e ugualmente del proprio personale benessere, Re Vittorio intuisce che Sant’Anna di Valdieri è il posto ideale per le cure, le cacce e gli amori silvani con la “Bela Rosin” (regina permettendo). D’altronde, due anni prima, il Conte Cavour aveva detto: “La località di Valdieri è la più ricca di acque salutari che esistano nello Stato e forse anche in tutta Europa. Io, per vero, non so se esista altra località in cui si trovi riunita una sì gran varietà di acque efficacissime”. Le acque termali di Valdieri appartengono, infatti, al gruppo delle sulfuree solfato-cloruro-sodiche ipertermali (50-75 °C) e presentano un pH nettamente alcalino (9,4), con una temperatura della falda profonda di 130 °C. Con l’avvento della Repubblica, il paradiso dei re diventa appannaggio della gente comune. Dall’autunno del 1978, lo stabilimento termale è gestito dalla spa del cuneese cavalier Agostino Bonetto, noto per il Caffè Brazil e le attività immobiliari, ed è attualmente diretto dai figli Daniela, Donatella e Giuseppe. L’albergo dispone di oltre 100 camere e l’unico limite è rappresentato dall’apertura esclusivamente estiva (giugno-settembre), poiché le terme si trovano a più di 1.300 metri, anche se esiste, in effetti, un progetto della Comunità Montana Alpi del Mare per portare le acque sulfuree fino a Valdieri, tramite una conduttura sotterranea.

L’idea era già stata avanzata negli anni ’60, quando gli amministratori dell’epoca pensavano di fare di Cuneo città termale, localizzando lo sta-

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TERME DI VINADIO Lo stabilimento si trova a 1.323 m sul livello del mare, alle pendici del Monte Oliva, da cui scaturisce una serie di fonti calde conosciute da sempre. Su una lapide romana, infatti, si fa riferimento a strade ricostruite e a bagni fatti “rinascere”, ma per avere informazioni certe sulle terme occorre attendere il 1552, quando Bartolomeo Viotti, con il suo De Balneorum naturalium viribus, riporta dati specifici in merito.

Anche le Terme di Vinadio intrecciano la loro storia ai Savoia, che amavano alternare la geografia del loisir. Dal chalet dei primi bagni ai lavori per dotare lo stabilimento di lavanderia,

garage, servizi igienici e un sontuoso arredamento, passeranno altri 50 anni. Nella Seconda guerra mondiale, il complesso, occupato dai tedeschi, è bombardato dagli alleati e, dopo vari avvicendamenti nei decenni, dal 2008 le terme sono affidate alla D&D di Luca Demaria, che ha avviato una poderosa opera di ristrutturazione, garantendo l’apertura tutto l’anno. Con il solo pagamento del ticket sanitario, si può effettuare un ciclo di cure che comprende: aerosol, inalazioni, fanghi termali, bagni terapeutici, antroterapia. Quest’ultima, nello specifico, è una particolarità delle terme. Consiste nell’esposizione del corpo ai vapori esalati dall’acqua all’interno di grotte naturali, una sorta di bagno turco che ha un’azione benefica per purificare la pelle e migliorare le funzionalità dell’apparato respiratorio.

Le fonti di acqua calda delle Terme di Vinadio sono conosciute già dall’epoca romana.

Photo: Beckyabell www.stockfreeimages.com Nella Valle Stura la meta è Vinadio. Occorre ricordare che, in tutti i centri termali, alcune cure possono essere effettuate anche con il solo pagamento del ticket e prescrizione medica.

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nuovi orizzonti da esplorare

DI MARIO DE MASI PHOTO: DANIELE MOLINERIS

PAROLA DI GIOVANNI VERCELLOTTI, STORICO PRESIDENTE DALL’ATL CUNEESE: UN’INTERVISTA A TUTTO CAMPO SULLE CONQUISTE DEL PASSATO E LE SFIDE DEL FUTURO.

“L

e persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone” questa frase dello scrittore americano John Steinbeck calza a pennello per descrivere uno dei viaggiatori più eccellenti della nostra provincia: Giovanni Vercellotti, presidente dell’Atl cuneese. L’avvocato Vercellotti ci ha concesso un’intervista nel suo studio: racconti, avventure, sogni di una vita dedicata a scoprire il mondo e a far scoprire al mondo Cuneo e il suo territorio.

La passione per i viaggi si è innestata in una solida cultura umanistica, per dirla ancora una volta con Steinbeck, ne ha fatto una persona curiosa, un vulcano di idee al servizio del turismo cuneese. “Sono stato in 147 località – esordisce Vercellotti – entrando nel ‘Club dei Grandi Viaggiatori’. Si tratta di un’organizzazione francese, certificata a livello internazio-

nale, alla quale si accede dopo aver superato la soglia dei cinquanta Stati visitati”. Un amore coltivato con cura: “Non ho mai viaggiato alla cieca, sempre supportato da un’organizzazione di prim’ordine il mio approccio rimane quello dello studioso, dello storico che viaggia per scoprire, per entrare dentro la cultura del territorio”.

Un viaggiatore doc che non rinuncia a tendere la mano al semplice turista: “Confesso che noi viaggiatori ‘soffriamo’ di una presunzione di casta, ma personalmente credo che il turista possa diventare viaggiatore se lo vuole”. A questo punto entra in scena il presidente dell’Atl di Cuneo: “Nel 1998 ho ereditato questa carica dall’allora Presidente della Provincia Giovanni Quaglia e gliene sono grato ancora adesso”.

La memoria ritorna agli anni pionieristici

Il profilo inconfondibile del Monviso visibile da ogni punto della provincia di Cuneo.

Nella pagina a fianco: Gianni Vercellotti presidente dell’ATL Cuneese.

Gli investimenti in comunicazione degli ultimi anni hanno attirato sempre più turisti internazionali nella vallate cuneesi.

dell’Atl, quando l’idea di portare turisti nel cuneese sembrava una follia. “Tempi eroici. – commenta il presidente – Io e il mio direttore Paolo Bongiovanni andavamo nelle diverse fiere, nessuno voleva pagare la quota associativa che allora ammontava a 500.000 lire”.

La scommessa era quanto mai chiara: costruire una cultura del turismo, trasformare un territorio in una risorsa da far conoscere e apprezzare. Per vincerla, Giovanni Vercellotti

e il suo team l’hanno affrontata con il piglio del viaggiatore: passo dopo passo, valutando gli ostacoli incontrati per strada.

“Allora gli enti pubblici erano poco preparati a questi tipi di iniziative, ancora meno le associazioni, ci siamo rivolti quindi alle fiere, ma, al di fuori di Carrù, erano eventi di tono minore eppure non ci siamo arresi”.

Il percorso è in salita, ma l’Atl di Cuneo vuole più che mai raggiungere la vetta: “Convincen-

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Credo che il turista possa diventare viaggiatore se lo vuole.

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Il pregiato porro di Cervere prodotto tipico del territorio cuneese. Photo: Archivio ATL. La promozione del territorio punta sia all’ambiente naturale, con tutte le sue possibilità, sia ai centri cittadini.

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do una volta un sindaco, un’altra un presidente di associazione siamo riusciti a organizzare le prime fiere, come quella del porro di Cervere, e da lì con un semina continua abbiamo negli anni raccolti i frutti”.

A parlare oggi sono i numeri: l’Atl organizza 2.500 fiere e conta oltre 100 soci. Gli eventi fieristici sono la vetrina della provincia: storia, artigianato, enogastronomia, diversi percorsi alla scoperta del cuneese.

Sotto la presidenza di Giovanni Vercellotti, l’Atl di Cuneo ha immesso un circolo virtuoso, grazie al quale una varietà di soggetti locali hanno preso consapevolezza delle potenzialità del turismo. “Oggi – puntualizza il presidente – abbiamo ottimi rapporti con le diverse amministrazioni locali, ma i risultati dell’Atl non sono dovuti solo al loro impegno: dai commercianti all’associazionismo, fino ai singoli abitanti, tutti sono diventi attori del turismo locale”. Un esempio per tutti, la Val Maira: “L’Atl ha investito in comunicazione in base alle risorse disponibili, questo ci ha fornito la possibilità di attrarre turisti soprattutto dalla Germania: pensi che la prima guida turistica sulla Val Maira è stampata in tedesco”. Ed

ancora: “Lo sviluppo turistico in questa zona ha fatto cambiare la mentalità: il ‘montanaro chiuso’ ha interiorizzato il valore dell’ospitalità e agisce di conseguenza”.

“Abbiamo cercato di estendere il modello Val Maira in altre valli – prosegue Vercellotti – ora puntiamo a valorizzare la Valle Po e far riconoscere il Monviso Patrimonio dell’Umanità, riconosciuto dall’Unesco”. Un nuovo traguardo a cu il presidente crede con fermezza: “Il patrimonio storico di quella zona, il valore della cultura occitana che ne fa un crocevia di esperienze storico-sociali è assolutamente un punto di forza che gioca a nostro favore”.

A proposito di punti forza, Vercellotti non esita a ‘gettare sul tavolo’ i jolly, grazie ai quali il cuneese è un polo di attrazione turistica: natura, ambiente, sport, tradizione e cultura.

Su questo ultimo punto il presidente chiarisce: “Anche da noi, per via dei continui tagli, la cultura rischia di diventare la Cenerentola: il ruolo delle fondazioni bancarie è quindi fondamentale”.

E puntiamo lo sguardo al futuro. Prima di tutto i rapporti con la Francia e la Liguria: “Mai come in questo periodo l’unità fa la forza: il

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cuneese può diventare un player turistico e un interlocutore ancora più forte per attrarre turisti, soprattutto russi, che da mare arrivano nell’entroterra”. Secondo punto, il dialogo con l’Atl di Alba, Langhe e Roero: “I rapporti sono positivi, ma si può e si deve fare di più. – ammette Vercellotti – Ognuno deve promuovere la propria identità territoriale in un quadro di sistema turistico organizzato”. Stesso discorso per Torino: “Non è logico che il turista vada alla Reggia di Venaria e al massimo arrivi al Castello di Racconigi: anche in questo caso occorre creare sinergie”. Non si può tacere sul punto dolens dell’aeroporto di Levaldigi. Ecco a riguardo l’opinione del presidente dell’Atl di Cuneo: “Serve un coinvolgimento serio di un’organizzazione di tecnici che sappiano stilare e mettere in pratica un piano strategico secondo una vision turistica: sono contento che i cuneesi vadano a Londra, ma lo sarei di più se i londinesi venissero a Cuneo”.

Il turismo, infine, come volano di occupazione: “Sono aumentate sostanzialmente le nostre strutture ricettive, ed è cresciuto il numero di ragazzi che frequentano le scuole alberghiere, un trend sempre più positivo”. Questo risultato premia una vision che ha messo al centro i rapporti di tutti i player del territorio: Conclude Giovanni Vercellotti: “Recentemente l’Ente del Turismo Svizzero ci ha invitati per farsi illustrare i motivi del nostro successo”. Il turismo ‘made in Cuneo’ da utopia è diventata realtà. E fa scuola.

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maes mezzo secolo di eccellenza L’AZIENDA DI SAVIGLIANO SPEGNE 50 CANDELINE FATTE DI GRANDI SUCCESSI: CON I CLIENTI SEMPRE AL CENTRO, E SEMPRE MAGGIORE EFFICIENZA E COMPETITIVITÀ

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inquant’anni e non li dimostra, perché la passione è quella di sempre, la ricerca della qualità è costante, come pure l’originalità.

Ma sono certamente la crescente efficienza e competitività che hanno reso questa Azienda una realtà di assoluta eccellenza, rivelando i frutti di questo mezzo secolo di attività che, attraverso i rivenditori specializzati nella commercializzazione di pavimentazioni, rivestimenti, arredobagno e soluzioni tecniche indoor e outdoor, consentono oggi alla Maes di potersi ritenere davvero orgogliosa e soddisfatta di questo importante traguardo.

Il merito è tutto della famiglia Occello, sana generazione di imprenditori che ha saputo evolversi nel tempo mantenendo costanti gli altissimi standard qualitativi dei prodotti e dei servizi offerti. Collaborando negli anni

con imprese, costruttori, geometri, architetti, arredatori e professionisti del settore, Maes è diventata una realtà altamente specializzata, in grado di soddisfare le più svariate esigenze nel settore dell’arredamento tecnico - in ambito residenziale e contract. I prodotti commercializzati spaziano dal tessuto d’arredo ad una vastissima gamma di marchi e materiali trattati per facciate ventilate, serramenti, porte, vetrate, rivestimenti per piscine e materiali tecnici particolari. Risparmio energetico, attento studio del design, avanzate tecnologie e ampia scelta dei materiali sono i criteri che, da sempre, guidano la proprietà nella selezione dei prodotti proposti al cliente, scelti tra i migliori produttori made in Italy e internazionali.

Maes nasce nel 1962 come rivendita specializzata per la commercializzazione all’ingrosso e

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tamente l’anima dell’Azienda, legata alla tradizione e al saper fare artigianale, ma fortemente proiettata all’innovazione.

Non a caso, l’Azienda ha ottenuto importanti riconoscimenti da parte dei propri clienti soprattutto in Piemonte, Liguria, Val d’Aosta e Costa Azzurra, che continuano a scegliere l’eccellenza Maes, concretizzata dal perfetto mix di tre ingredienti esclusivi: i migliori marchi della produzione italiana e internazionale, personale altamente qualificato ed un servizio di assistenza globale al cliente.

Cinquant’anni di successi sono un traguardo importante. Per questo, ricordando il percorso svolto finora, la famiglia Occello desidera ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a rendere grande la realtà di MAES: non solo chi ha lavorato e lavora in Azienda, ma anche, e soprattutto, i clienti che le hanno dato fiducia e l’hanno scelta nel corso degli anni.

L’obiettivo futuro? Continuare a rappresentare il fiore all’occhiello del design e della qualità Made in Italy, vestendo il nostro quotidiano di uno stile personale: unico ed esclusivo.

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al dettaglio di pavimenti e rivestimenti. Oggi l’Azienda, con sede in via Montebianco, si avvale della forza di 30 addetti qualificati e della collaborazione di 70 artigiani per garantire un servizio di altissima qualità capace di rispondere alle specifiche richieste di clientele anche molto differenziate. Il cliente - privato, progettista o impresa - è seguito in tutte le fasi del lavoro, dall’assistenza nella scelta dei prodotti alla formulazione dei preventivi, dalla progettazione degli interventi alla posa in opera. Un servizio completo chiavi in mano che si avvale di un plus competitivo importante, riconosciuto come Expo 360. È questo il nome della nuova aera espositiva voluta recentemente dal titolare Roberto Occello, dotata di avanzata tecnologia Virtual 3D per la resa fotografica tridimensionale dinamica dei progetti e delle ambientazioni ideate e proposte. Un servizio esclusivo grazie al quale i clienti possono visualizzare gli ambienti architettonici renderizzati e assistere alla presentazione emozionale dei materiali, dei prodotti e delle soluzioni d’arredo. Un’idea Maes che racchiude perfet-

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la nuova età del legno L’UNIONE DI LEONARDO E PEPINO, AZIENDE LEADER NELLA PRODUZIONE DI SERRAMENTI IN LEGNO, CREA UNA NUOVA REALTÀ PER RISPONDERE ALLA RICHIESTA DI ALTA QUALITÀ

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spite di amici in una splendida villa della Costa Azzurra sto contemplando il golfo sotto di noi da una terrazza a strapiombo sul mare. Il paesaggio è veramente mozzafiato e capisco perché molti russi e arabi stanno acquistando immobili prestigiosi e grandi ville da queste parti. La luce, qui, riesce a rendere vivi i colori: l’azzurro del cielo, il blu del mare e il verde della macchia sembrano un quadro che muta nel tempo, diverso in ogni istante ma sempre attraente e unico. Rientro in casa varcando la grande vetrata, e mi rendo conto che chi l’ha pensata lo ha fatto per rendere omaggio all’ambiente, riuscendo a portare dentro tutta l’atmosfera dell’esterno. Pare una tela enorme, grande quanto la parete intera.

Solo allora mi accorgo che il serramento è come una cornice di quell’immagine, e mi colpiscono

le dimensioni, decisamente fuori dall’ordinario e il fatto che scorrendo sparisca completamente nella parete. Mi avvicino e inizio a notare i particolari come il binario a filo del pavimento, il legno di prima qualità, piacevole al tatto, insomma perfetto per quell’ambiente elegante.

Ma chi realizza serramenti così esclusivi, curati in ogni minimo particolare e di dimensioni così importanti?

Con piacere scopro che è una falegnameria di Cuneo, la Leonardo, una piccola ma importante realtà, considerato uno dei principali produttori nazionali di serramenti speciali. Una di quelle aziende in cui si progetta pezzo per pezzo, che non ti impone di accettare compromessi ma si adatta alle tue esigenze in un rapporto con il cliente che va al di là della semplice vendita, ma che diventa consulenza e realizzazione dei sogni

LEONARDO SNC - PEPINO via Boves, 26 Borgo San Dalmazzo (Cn) Tel: +39 0171 262808 www.leonardowood.it - www.pepinosrl.it

Un’azienda costruita sulla qualità, che progettando e realizzando pezzi unici, ha conquistato la fiducia della clientela più esigente e raffinata.

Un’immagine aziendale che non deriva dalla pubblicità, ma esclusivamente dal valore reale dei suoi prodotti, duraturi, funzionali e di elegante design. Ne è la prova il fatto che sono ormai gli stessi figli dei clienti storici ad affidarsi alla falegnameria, alla ricerca di quella stessa qualità che hanno avuto modo di toccare con mano fin da bambini e che ora, senza neppure pensarci, vogliono ritrovare in casa propria. Da sempre al privilegio di un prodotto esclusivo affianca l’abilità e l’esperienza manifatturiera di un team che lavora la materia con amore e passione.

Il mercato, oggi, si evolve a ritmi frenetici imponendo prestazioni sempre più elevate in una continua sfida con sé stessi. Per rimanere leader la risposta è: sinergia. L’unione di due aziende, espressione dell’eccellenza artigiana, da vita ad una realtà veramente importante, forse unica per completezza in cui si può apprezzare la condivisione dei principi e l’affinità nella filosofia e nell’approccio al lavoro. L’esperienza di Pepino, unita alla tecnologia di Leonardo, genera una vera e propria “sinfonia” del legno. Un insieme

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di ognuno. Noto poi che è sempre lei ad aver realizzato la vetrata curva dell’ingresso, qualcosa che ricordavo di aver visto in una famosa gioielleria svizzera, ed anche il portoncino blindato concavo, un’opera unica per raffinatezza di esecuzione e solidità. Già, il portoncino di ingresso, vero biglietto da visita della casa. Ci accoglie e ci consente di apprezzare, fin dall’esterno, la qualità degli ambienti interni, raccontandoci qualcosa dei suoi abitanti, ne interpreta lo spirito, solido ed austero oppure opulento, elegante, contemporaneo e tecnologico.

Sono così curioso che voglio saperne di più, perché ciò che ho visto e toccato con mano mi ha fatto capire che i serramenti non sono tutti uguali. La casa è un bisogno naturale, il luogo in cui vivere, ma anche il soddisfacimento del legittimo desiderio di realizzazione di sé. Un sogno, spesso atteso per anni, attraverso il quale poter affermare il proprio essere ed il proprio “status”.

Scopro così che la Leonardo si è unita alla Falegnameria Pepino, un altro nome storico del settore, forse il più noto in provincia di Cuneo.

Il suo laboratorio di Borgo San Dalmazzo, da oltre 60 anni, è senza dubbio il riferimento per la clientela d’elite di tutto il Piemonte.

Nella pagina precedente: Vetrata scorrevole alzante a scomparsa interno a parete e vetrata a vasistas motorizzata, in legno di rovere. Progetto: Arch. Valentina Bernardi e Manuel Giulano. Photo: Eloise Nania In questa pagina: Combinazione di serramenti “tutta luce” integrati a frangisole e rivestimenti esterni in amazaque.

Progetto: Arch. Gianni Arnaudo.

Photo: Leonardo serramenti.

Soppalco su trave lamellare curvo in pianta.

Pavimento in carabottino di tek su bagno turco.

Progetto: ufficio tecnico Leonardo.

Photo: Eloise Nania Vetrata scorrevole a doppia curvatura in pianta, in legno di rovere lacccato a campione. Progetto: Arch. Carlo Schira e Santina Caizzi.

Photo: Leonardo serramenti

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coordinato ed armonico di elementi, bombature e virtuosismi di rara esecuzione, ottenuti con lavorazioni particolarissime e proposti con maestria e tecnica tali da far apparire il legno come un elemento docile, quasi malleabile, per risultati senza confronti. La continua ricerca e le diverse esperienze hanno permesso di raggiungere uno standard di specializzazione elevato che si riscontra in soluzioni uniche ed innovative in grado di soddisfare anche i progettisti più esigenti che trovano in Pepino-Leonardo il partner perfetto per dare risposta alle loro fantasie. La falegnameria diventa così un incubatoio di idee, lo strumento ideale attraverso il quale esprimere il loro genio creativo. Idee architettoniche e doti artigiane ormai rare producono insieme risultati straordinari da quel “curioso insieme di fibre” che la natura ci mette a disposizione. Natura che l’azienda rispetta, prediligendo legnami certificati e coltivati razionalmente a dispetto di quelli provenienti da deforestazioni selvagge.

La stessa attenzione viene rivolta nella scelta della ferramenta, della meccanica e delle automazioni per ottenere aperture di ogni tipo e dimensione, manuali o assistite, isolate o integrate in insiemi gestiti in domotica. Per tutti la casa è un rifugio. Ci protegge dalle intemperie ma è anParticolare serramento “tutta luce” in legno amazaque. All’interno si presenta come un serramento tradizionale, con apertura alzante scorrevole. La vista esterna mette in evidenza l’assoluta scomparsa del legno, nascosto dalla muratura e protetto dalle intemperie. Progetto: Arch. Duilio Damilano. Photo: A. Martiradonna.

Nella pagina seguente: Porta di ingresso di dimensioni extra (270x110 cm.) con lavorazione artistica, in listellare di tek, utilizzando elementi massello da 9 cm. di spessore.

La decorazione scultorea è un’opera esclusiva di Elio Garis. Photo: Gian Cerato.

Silvano Pepino e Claudio Bertolotto.

Photo: Eloise Nania Bow-window vetrato con serramenti alternati fissi e aperture a vasistas motorizzati, combinati con zanzariere, barriere infrarossi e frangisole. Tutta la vetrata è integrata nella boiserie interna, in legno di tek. Progetto Arch. Barbero Pier Mario.

Photo: Gian Cerato.

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Chiusure combinate composte da serramento, zanzariera, allarme ad infrarossi, inferriate e frangisole, tutti a scomparsa totale, uniti in un unico insieme gestito in domotica. Portoncini blindati concavi e convessi. Vetrate esterne a scomparsa nella parete. Porte curve in pianta su muri piani.

E se questo non bastasse, con la stessa filosofia del tailor made, la falegnameria può sviluppare anche molti altri dettagli. Boiserie ed imbotti, armadiature e mensole, soppalchi a carabottino e spettacolari scale elicoidali, vere e proprie opere d’arte ottenute con una particolare tecnica per un risultato che lascia a dir poco sbalorditi.

Anche l’odiosa manutenzione è stata superata, senza rinunciare alla bellezza del legno. Il serramento “tutta luce” di Pepino-Leonardo espone sul lato esterno solo il vetro a filo della muratura, per un risultato estetico assolutamente unico ed una totale assenza di manutenzione, lasciando all’interno la vista di un serramento tradizionale. In questi manufatti nulla è di serie e nulla è lasciato al caso, perché questo è il solo modo di servire il cliente che cerca qualità e prestazioni in un contesto elegante.

Felix qui potuit miscere utile dulci questa è, in sostanza, la filosofia di Pepino-Leonardo.

Il futuro del legno è qui.

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che il nostro scudo. Oltre al confort deve offrirci sicurezza, proteggere gli abitanti e quanto in essa custodito. Anche in questo caso la falegnameria Pepino-Leonardo ha la giusta risposta: i suoi serramenti hanno superato i test e le prove anti-effrazione raggiungendo la Classe 3, l’equivalente di un portoncino blindato di alta sicurezza.

Ogni prodotto racchiude i valori di qualità e raffinatezza del marchio ed è creato per offrire prestazioni uniche, in grado di sfidare il tempo, grazie una filosofia che fa del tailor made una scelta strategica della casa. Oggi le parole non bastano più a descrivere un prodotto: servono risultati per garantirne le prestazioni. La certificazione raggiunta posiziona i serramenti di PepinoLeonardo ai livelli più alti di tenuta ad aria, acqua e vento e li omologa per l’impiego in case di Classe A o passive.

Per entrare davvero nel mondo Pepino-Leonardo bisogna però fare un salto nella piccola esposizione di Borgo San Dalmazzo: lì si tocca con mano il legno, se ne sente il profumo, si vede la qualità e lo stile con cui è lavorato, si riesce ad immaginarlo nella propria casa scoprendo materiali e finiture diversi, accessori e soluzioni che permettono di ottenere le aperture più versatili. Vetrate scorrevoli e girevoli curve in pianta.

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l’acqua è vita SALVARE LA VITA DELL’ACQUA È LA MISSIONE DI IDRORICERCHE DI CHIUSA PESIO, AZIENDA ALL’AVANGUARDIA PER SOLUZIONI INNOVATIVE LA SUA LEADERSHIP È RICONOSCIUTA ANCHE ALL’ESTERO

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uando si parla di acqua si è soliti parlarne i termini poetici o di benessere. Ma non sempre conoscendo a fondo tutti gli aspetti reali che appartengo al mondo dell’acqua. In qualsiasi caso, abituati ad averla, troppo spesso ci dimentichiamo di considerarla un bene preziosissimo!

L’acqua è un valore immenso, e dev’essere protetto e preservato da tutto quanto può portare alla sua riduzione.

Da diversi anni Giuseppe Gerbotto si impegna affinché il problema dell’acqua sia risolto... alla fonte. Grazie ad un’innata passione per questo vitale elemento, inizia molto tempo fa a dedicare la propria attenzione alla magia dell’acqua. Prima come fontaniere, scoprendo tutti i segreti delle falde acquifere e delle sorgenti ed imparando a dominare con intelligenza e rispetto i cicli dell’acqua.. “Ci vogliono almeno 2 anni di

studio da quando si inizia a mettere in sicurezza una sorgente prima che questa sia pronta alla captazione – ci dice Gerbotto – Innanzitutto va capito, in base ai principi di mantenimento dalla temperatura, se la sorgente è ‘affidabile’. Poi dovranno seguire tutte le analisi chimiche per capire il tipo di acqua ed eseguire i rilievi idrogeologici per la logistica degli impianti di captazione”.

Oggi è necessario più che mai che di acqua se ne occupino persone sempre più esperte, anche considerando le variabili dovute al clima e all’inquinamento, in particolare quest’ultimo, che rischia di ridurre in modo considerevole, se non controllato, l’approvvigionamenti idrico mondiale.

La protezione dell’acqua diventa dunque necessaria per mantenere le risorse per le nuove generazioni.

IDRORICERCHE srl Loc. Brucco – Fraz. Abrau 2012 CHIUSA DI PESIO (CN) Tel. 0171 734154 www.idroricerche.com

alizzando impianti che “guardino” al futuro, e cercando di non utilizzare più acqua di quanta la natura ne ripristini.

E dalla vitale e costruttiva mentalità di questa Azienda, nasce anche un altro progetto “prezioso” che, sempre nel fondamentale principio di rispetto per la natura, mette al centro dell’attenzione la Terra che ci è Madre, realizzando presso la propria sede il loro primo impianto geotermico che sfrutta, per il riscaldamento degli stabilimenti, il calore della terra. Intervento che è poi stato da loro realizzati anche in altre aziende in Piemonte. Una diversificazione del proprio business, che permette a Idroricerche di concentrare le energie laddove è consapevole di poter essere competitiva e di poter offrire un alto livello di qualità. È un augurio, e non solo a se stesso, quello di Gerbotto in chiusura di questa piacevole chiacchierata: “Un mio obiettivo è incrementare la realizzazione di impianti geotermici nel Cuneese e nelle zone limitrofe: è un settore nel quale non abbiamo ancora espresso completamente le nostre potenzialità. Poi, riuscire a trasmettere una maggior consapevolezza del valore dell’acqua, con potabilizzazioni esenti dall’utilizzo di prodotti chimici (visto che le nuove tecnologie lo permettono) e risparmio energetico. Sono principi che sappiamo di poter perseguire e soprattutto sappiamo renderli realtà!”.

Lo stabilimento, ricavato dal recupero della sede storica della Fonte Abrau. All’interno è stata realizzata una fontana da cui proviene l’acqua direttamente dalla sorgente.

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Per questi motivi Gerbotto ha dato vita alle società Idroricerche, E-Water, Il Fontaniere.

Ciascuna con lo specifico compito di creare soluzioni a difesa e ottimizzazione delle linee idriche, dalla captazione delle sorgenti fino al consumo, ai sistemi di filtraggio per la potabilizzazione, a quelli di risparmio per uso irriguo e industriale.

Tutta l’esperienza acquisita viene resa disponibile attraverso più strutture organizzate che offrono consulenza e lavorazioni in tutti i settori connessi al mondo dell’acqua: realizzazioni di pozzi e sorgenti e relativi antintrusione e monitoraggio; criteri di piping, ossia sistemi ingegneristici di altissimo livello, per condotte, serbatoi stoccaggio, centrali di distribuzione, con la messa a punto di tutti quelli che sono i più moderni sistemi di micro filtraggio, molti dei quali creati su misura in base alle specifiche esigenze. Una vera armata a difesa dell’acqua, capace di fornire consulenze approfondite per ogni tipo di problematica.

Orgoglioso delle proprie squadre di tecnici, ingegneri e operai, Giuseppe Gerbotto sottolinea: “Idroricerche durante questi anni ha realizzato una cinquantina di pozzi e sorgenti ed è intervenuta su un centinaio di sorgenti per risolvere il problema d’inquinamento, per isolare le falde superficiali da quelle profonde e per interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria e ristrutturazione”.

Molti i riconoscimenti ottenuti, così come le pubblicazioni che hanno citato le “intuizioni” di Giuseppe Gerbotto nella risoluzione di problemi nel campo dell’acqua. Una competenza spesso richiesta anche all’estero.

“Purtroppo oggi continuiamo a sprecare ancora molta acqua – prosegue l’AD – La nostra esperienza ha potuto constatare che esistono diversi impianti datati che hanno rese molto basse nell’utilizzo corretto dell’acqua ed alcuni acquedotti ancora con tubazioni in eternit con perdite non trascurabili”.

Diventa dunque di fondamentale importanza l’avanzare in una mentalità che “crei sistema” nel pensare all’approvvigionamento idrico, re-

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onoterapia: volare con l’asino

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IL CONTATTO, LA CAREZZA, IL CALORE CHE DIVENTANO EMOZIONE SONO LA FRONTIERA POSSIBILE. IL SUO NOME È PET THERAPY. LA PROVINCIA DI CUNEO HA CUORE E ENTRA NEL CUORE

DI GIOVANNA FOCO - PHOTO: ALEX ASTEGIANO

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a coccola è la prima medicina. La mano carezza la mandibola che pulsa per il dente che duole. La mamma sfiora con le labbra il ginocchio del figlio che piange per una caduta sul selciato.

La coccola ha in sé funzione antidolorifica.

In effetti, non vi è alcuna molecola che intervenga nel processo di guarigione, ma è il ricostituirsi del contatto che dà libero evolversi ai benefici. La vicinanza significa attenzione.

Il rapporto tra essere umano e animale è benefico. Linguaggio paraverbale, senza abuso di termini o frasi che riempiono il cervello.

L’essere umano ha bisogno di amore. La verità è nei sentimenti, non nei vocaboli.

Ma cosa centrano gli animali? Le attività con loro, spesso, divengono terapie. Come dire: curano. Sono fonte di benessere.

Usano il linguaggio del corpo e non quello della parola.

Attraverso il contatto, la carezza, danno calore, comunicano emotività che diviene sentimento. Tutto passa per il corpo: è l’elemento centrale per la comprensione della realtà profonda dell’altro. È nel comune sentire che, se si vogliono

comprendere le espressioni delle sensazioni e delle emozioni negli altri, occorre essere attenti nel percepire le manifestazioni delle emozioni che passano per il loro corpo.

La capacità di manifestare l’affettività è ciò che assegna umanità all’uomo.

Sono in molti a conoscere la pet therapy con i cani. Sono pochi, invece, coloro che sanno che anche l’asino è ottimo pet. Il termine che lo legittima nella sua attività è: “onoterapia”.

“Il primo gesto che tutti compiono arrivando all’asineria – scrive Eugenio Milonis, psicologo psicoterapeuta, nel sul libro Un asino per amico – è cercare qualcosa da mangiare per gli asini. Dare da mangiare è il primo tentativo per stabilire un contatto e prendere confidenza. È la richiesta di attenzione. È una attività che dà piacere. È un dono che si offre, ma soprattutto una attenzione che si chiede. È contento l’asino che mangia e si sente considerato. È soddisfatta la persona che offre il cibo e si sente accettata”. È la ricerca di affettività la molla che muove l’essere umano. Per questo, l’animale diventa uno straordinario mezzo maieutico: tira fuori il tacito, come faceva la levatrice che aiutava

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le puerpere a mettere al mondo i propri figli.

Cinzia Dutto, che è stata la prima operatrice Play Pet a interagire con lo staff che collaborava con il dottor Alberto Sibilla, ex dirigente medico Asl1 che le diede l’opportunità di iniziare i progetti con la Asl e che ora gestisce l’Asineria dei Colli di Moiola, spiega: “L’attività con l’asino aiuta a recuperare una comunicazione autentica, semplice, profonda, basata sulla corporeità, sulla spontaneità, sul gioco. L’asino è animale versatile, ideale per i bambini, socievole, curioso, paziente, divertente, abitudinario, fedele, empatico, testardo, intelligente.

Nell’onoterapia, l’asino diventa un vero e proprio terapeuta. È indubbio, in ogni caso, che la scelta dei soggetti da utilizzare vada fatta da persona esperta che ne sappia valutare attentamente le caratteristiche individuali, l’affidabilità, la disponibilità”.

Tutti gli animali che sono selezionati per l’onoterapia vivono nel rispetto delle norme

CHE COSA È L’ONOTERAPIA È un tipo di pet therapy diffusa in Francia, Stati Uniti e Svizzera. Solo recentemente si sta diffondendo nei centri di riabilitazione italiani. In provincia di Cuneo vi sono alcune strutture specializzate. Questo metodo di cura è attivo.

Non permette mai di restare passivi o di isolarsi. Si rivolge perlopiù a un’utenza che soffre di disturbi della personalità.

Più in generale a cardiopatici ed ipertesi, handicappati motori, bambini ed anziani, malati psichiatrici e tossicodipendenti, detenuti, sieropositivi, audiolesi, non vedenti, persone con problemi di ansia, stress, solitudine, accettazione e disarmonia emotiva.

O semplicemente persone bisognose d’affetto.

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igienico sanitarie previste dalla legge e sono sottoposti ciclicamente a rigorosi controlli veterinari. Non vi è spazio per l’improvvisazione.

“L’operatore – puntualizza Daniela Turco, operatice Play Pet della azienda agricola Lungaserra di Chiusa Pesio – svolge le importanti funzioni di facilitare la comunicazione e di addestratore dell’animale. I progetti di cura prevedono: la conoscenza dell’animale tramite il tatto, valorizzando la mano come strumento di interazione e affetto, esercizi in serie e giochi che favoriscono linguaggio, responsabilità e concentrazione”.

Indubbiamente l’asino non è né vuole essere, nell’intento degli operatori Play Pet, una soluzione di vita radicati e insoluti, ma è un contributo alla costruzione di una speranza in una società più affettuosa e calma.

Camminare con l’asino è comunque un rallentare e, forse, anche ritrovare sé stessi nei propri passi.

I PRIMI A CREDERCI

Nella pagina precedente: Daniela Turco è operatrice Play Pet e si dedica alla onoterapia nella azienda agricola Lungaserra di Chiusa Pesio.

In questa pagina: Alberto Sibilla, medico psichiatra in pensione, è stato il primo a portare la Pet Therapy in provincia di Cuneo.

Cinzia Dutto è stata la prima operatrice Play Pet che ha collaborato con lo staff del dottor Sibilla, ex dirigente medico medico Asl1.

Alberto Sibilla, medico psichiatra ora in pensione, è stato primario del Servizio Psichiatrico di Mondovì e Cuneo. È stato il primo a portare la Pet Therapy in provincia di Cuneo. Ebbe l’appoggio della Direzione Sanitaria che ne condivise le ragioni profonde. Sua collaboratrice è stata Cinzia Dutto. “Per comprendere la pet therapy – puntualizza Alberto Sibilla – occorre partire da lontano e riflettere sul legame uomo-animale e sulla psicologia dei due soggetti in causa, cercando di comprendere come comunicano e quali possono essere i bisogni reciproci. Pet riconduce il termine all’“animale da affezione”, accolto dall’uomo più per caratteristiche di compagnia, affetto, attaccamento che per utilità. La pet therapy fa riferimento alla mente relazionale, all’intelligenza sociale a alla comunicazione empatica. Alla lunga, la comunanza con gli animali modifica anche l’uomo. Si crea quella che viene definita ibridazione culturale, come dice lo studioso Roberto Marchesini, un vero e proprio imparare dall’animale, simile al processo di apprendimento che lega i cuccioli di una specie al proprio genitore e alla comunità di accoglienza maternale. Proprio in virtù di questo processo, che ha basi biologiche e psicologiche, la vicinanza di un animale ha la funzione di supporto emotivo e di vicinanza terapeutica nei confronti della sofferenza”.

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latte d’asina I per bellezza IL PIACERE DI STARE BENE ED ESSERE BELLI

richiami all’asino, nel benessere, sono scritti nella storia. Facevano bagni in latte d’asina: Paolina, la sorella di Napoleone Bonaparte; Poppea, seconda moglie dell’imperatore romano Nerone e la straordinaria Cleopatra, regina dell’Antico Egitto. La leggenda dice che occorressero 700 asine per fornirle la quantità di latte necessaria ai suoi bagni di bellezza quotidiani.

L’onoterapia vede l’asino protagonista per il benessere interiore dell’essere umano e l’azienda Lungaserra di Chiusa Pesio e l’Asineria dei Colli di Moiola, oltre a attività tradizionali, si sono specializzate in questa lusinghiera attività. Nel panorama cuneese e dintorni vi sono altre iniziative interessanti per il benessere. Ecco alcuni esempi.

L’Asinerie des Alpes, situata fra il verde della Valle Maira, offre ai suoi visitatori la possibilità di entrare a far parte, anche solo per un giorno, dell’affascinante mondo degli asini. Valerie guida adulti e bambini alla scoperta delle attività aziendali. Nell’annesso laboratorio artigianale è possibile conoscere le proprietà del prezioso latte d’asina e dei suoi diversi usi, in campo alimentare e per la preparazione di prodotti cosmetici, in particolare dei profumatissimi saponi che i ragazzi possono divertirsi a confezionare. E poi? Bianca Cosmetics, nella vicina provincia di Torino: l’azienda è conosciuta nel panorama internazionale: propone “Latte 55 d’Asina”, un prodotto basato al 55% di Latte d’Asina e con l’utilizzo del 100% di ingredienti naturali.

E per chi cerca relax e latte d’asina? C’è il Bricco degli Uccellini, Bed&Breakfast a pochi chilometri da Saluzzo. È immerso in un angolo raro di natura. Nell’area dedicata al benessere, c’è la possibilità di bagni con latte fresco d’asina, non liofilizzato. E per chi ha intolleranze? Tra le aziende specializzate, c’è l’azienda agricola Pavaglione di San Bovo di Castino che produce e vende latte di asina per i bambini intolleranti al latte vaccino.

Per stare bene occorre cercare la propria fonte di benessere, riconoscere la strada che conduce alla meta e percorrerla con umiltà e determinazione.

La mungitura è un gesto antico e suggestivo. In questo scatto è ritratto Luciano Ellena, titolare della azienda agricola Lungaserra di Chiusa Pesio, operatore equitazione ricreativa con asini e guida equestre ambientale someggiata in attività ricreativa per disabili con asini.

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presenta in anteprima esclusiva

piazza galimberti - cuneo

22 settembre 2012 - 21.30

Elisabetta

Gregoraci

Alviero Martini

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Una sera di settembre. Al rientro dalle vacanze trovarsi a passeggiare in una delle piazze più belle d'Italia accarezzati dal primo fresco venticello che anticipa l'autunno. Un cielo terso, blu come la notte costellato di mille stelle che pare un fondale costruito apposta per valorizzare l'eleganza dei palazzi intorno. E la luna, limpida e suadente, come un faro puntato sulla città per esaltarne un fascino nascosto ma ben presente.

In questo scenario, per la prima volta, si materializza un sogno.

In un'atmosfera unica ed eccezionale, creata da grandi professionisti, siamo invitati a scoprire il meglio che la città possa offrire: moda e stile diventano spettacolo in un evento grandioso.

L'abilità e la qualità del lavoro cuneese si mostra su una passerella esclusiva.

Una madrina d'eccezione come Elisabetta Gregoraci, incarnazione della bellezza, ci accompagna in un percorso nell'affascinante mondo della moda, fra arte e cultura, con performance live di danza e musica a completare una serata ricca e straordinaria. Rappresentante d'eccezione della cuneesità nella moda non può che essere Alviero Martini, ospite d'onore della serata, ambasciatore di talento e creatività nel mondo. Una nuova idea per una grande città che sta crescendo.

Un nuovo modo per valorizzare il lavoro, la creatività e le eccellenze cuneesi.

Cuneo Fashion Night notte di moda e di spettacolo Evento ideato e promosso da:

Media Partners w w w. l u c a r e v e l l i . c o m Organizzazione: M.E. Events di Barbara Gourdain - www.meevents.it

www.cuneofashionnight.it

granda in musica

DI RICCARDO CELI

LA TRADIZIONE MUSICALE E BANDISTICA DELLA GRANDA HA ORIGINI ANTICHE E OGGI SOPRAVVIVE NELL’ATTIVITÀ DI NUMEROSI GRUPPI TUTTORA PRESENTI IN PROVINCIA

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a tradizione musicale e bandistica del Cuneese è profondamente legata al tessuto socio-economico della provincia e alla presenza delle fanfare militari. Uno dei fiori all’occhiello di tutta la Granda è il gruppo bandistico fossanese, che vanta una storia antica e gloriosa, pur non senza varie vicissitudini.

Nel 1789, il conte Cigna di Lignana fonda a Fossano l’Accademia di Musica, la cui attività, dopo un inizio promettente, “si spegne” letteralmente verso il 1840. Nel 1841, entra in scena l’Accademia Filarmonica, presieduta dal sindaco di Fossano, Francesco Bava. Avrà vita breve e verrà sciolta nel 1846. Le scuole di musica sono comunque il serbatoio dal quale si attinge per formare i musicisti da destinare, per chi ne ha la vocazione, all’attività nelle bande, il cui successo è tale che già nel XIX secolo, nella sola Fossano,

se ne contano ben sette. Le due maggiori, la Società Orchestrale e la Società Filarmonica, entrambi nate nel 1883 e subito animate da una certa rivalità, già a fine secolo, accompagnano con le proprie esibizioni gran parte dei più importanti eventi cittadini. Solo per citare qualche esempio: la festa del patrono San Giovenale (ma anche quelle analoghe nelle città vicine) la prima domenica di maggio; quella di Santa Cecilia, protettrice dei musicanti, il 22 novembre; l’inizio di ogni anno scolastico e, nei primi decenni del XX secolo, le partenze per l’avventura coloniale dei reparti di stanza a Fossano, città militare da lunga data.

Naturalmente, è proprio il passaggio alla vita civile dei direttori delle fanfare reggimentali ad accrescere, con il loro bagaglio di esperienza, il prestigio della Filarmonica e di altre formazioni.

La tradizione delle bande musicali nel Cuneese, orchestre prive degli strumenti ad arco e formate da fiati e percussioni, è legata alla presenza delle fanfare militari sul nostro territorio.

Photo: Zafon404 - www.stockfreeimages.com.

Nella pagina seguente: La Scuola di musica “Arrigo Boito” a Palma di Mallorca nel 2005. I concerti itineranti sono l’occasione per comunicare con quella che è la lingua universale: la musica.

Photo: Scuola di Musica “Arrigo Boito”.

Oggi sono 36 le bande della Granda iscritte alle sezione provinciale dell’ANBIMA (Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome): una vitalità che testimonia la solidità della tradizione bandistica in provincia.

Photo: Jeancliclac - www.stockfreeimages.com.

musicisti si aprono i tristi vuoti di chi, chiamato al fronte, non tornerà mai più. Con la pace, però, l’attività bandistica riprende fiorente, pur nelle difficoltà della ricostruzione e della non sempre sollecita disponibilità delle amministrazioni al supporto economico. Oggi sono 36 le bande della Granda iscritte alle sezione provinciale dell’ANBIMA (Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome), ma esistono altri gruppi che non ne fanno parte.

La “Arrigo Boito” è tuttora uno dei gruppi più au-

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È il caso, per esempio, del violinista Pasquale Lambiase, direttore della fanfara del 61° Reggimento di Fanteria che, nel 1893, assume la guida della Filarmonica e che inaugura la tradizione dei concerti nelle piazze, affiancando le bande dei vari reparti che spesso escono dalle caserme per esibirsi.

Graditissimi alla popolazione sono anche i concerti domenicali o infrasettimanali tenuti nei caffè da quartetti e sestetti composti da musicisti delle bande, tra i quali proprio Lambiase. Sotto la sua guida, già nel 1893, la Filarmonica conquista a Cherasco il primo premio al concorso per bande di seconda categoria e prosegue con una serie di grandi riconoscimenti: fioccano premi e medaglie anche nelle competizioni internazionali e, nel periodo tra le due guerre, quella di Fossano è la banda più importante della provincia, che tuttavia ne conta già parecchie.

In quegli anni, quasi nessuna compagine ha una divisa sociale: si indossa l’abito della festa e, in era fascista, la divisa del regime, preclusa ai non iscritti al partito, ma comunque obbligatoria per il direttore. Proprio a Fossano, grazie a una delibera comunale del 25 aprile 1925, la banda cittadina, nel frattempo divenuta Scuola di Musica “Arrigo Boito” il 22 febbraio 1921 in omaggio all’insigne compositore, ottiene 1.000 lire quale contributo per l’acquisto delle divise.

Ovviamente, la retorica dell’epoca ha effetto anche sul repertorio: le romanze e le marce militari cedono spesso il passo a pezzi come Ritorna il legionario e Il gladio.

Quanto al denaro, certo non viene sempre elargito con generosità da parte delle amministrazioni municipali e i documenti ufficiali che raccontano la storia di ogni banda testimoniano di frequenti richieste di fondi al Comune. Ma si va avanti. Talvolta, i direttori migrano da una banda all’altra ed è implicito che il gradimento riscosso da ciascuna sia direttamente proporzionale all’abilità di chi impugna la bacchetta.

Le due guerre mondiali riducono ovviamente le esibizioni e i concerti, anche perché nelle file dei

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Si ringraziano: il dottor Giuseppe Botto e il maestro Giampiero Brignone, rispettivamente presidente e direttore della Scuola di Musica “Arrigo Boito” di Fossano (quest’ultimo anche direttore della banda omonima e direttore didattico dell’Istituto Civico Musicale “Vittorio Baravalle”); il signor Osvaldo Boggione, consigliere e vice-presidente regionale Piemonte dell’A.N.B.I.M.A.

bastoni e musica A CARRU’ UN ECCELLENTE VIVAIO PER IL FUTURO DEL TWIRLING RICONOSCIUTO ANCHE DAL CONI

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alvolta le bande musicali sfilano accompagnate dalle majorettes, una tradizione mutuata da quella americana degli anni ’20, quando i musicisti venivano preceduti da un singolo “mazziere” che manovrava, sottolineando i ritmi della partitura, un bastone lungo circa 80 cm.

Ancora oggi, benché esista un’associazione nazionale delle majorettes, con sede a Torino, molti gruppi si affiliano a quelli musicali con i quali sfilano.

Esiste, tuttavia, una specialità sportiva, il twir-

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torevoli della provincia e mantiene ancora uno strettissimo legame con la locale Scuola Civica di Musica, l’Istituto “Vittorio Baravalle”, tanto che l’attuale direttore della “Boito”, il maestro Giampiero Brignone, dirige anche l’Istituto.

Ma in zona si incontrano anche altre bande di ottimo livello e di antica e prestigiosa tradizione. Si distinguono, tra le più attive, la Banda Musicale “Città di Benevagienna”, nata nel 1896; “La Montatese” di Montà D’Alba, fondata nel 1888 come emanazione della Società AgricoloOperaia, che conta oggi 49 elementi, tra cui mol-

ti giovani, e che organizza corsi musicali di due anni: il primo di solfeggio, il secondo di pratica dello strumento (per il biennio 2011-2012 gli allievi sono ben 18!).

La data di nascita della “Giovanni Alesina” di Carrù, oggi di 35 elementi, risale al 6 gennaio 1866, agli albori dell’Unità d’Italia, quando il consiglio comunale stanziò per la sua costituzione (allora la denominazione era di “Filarmonica Carrucese”) la somma di 400 lire, dopo una raccolta insufficiente di azioni da 10 lire ciascuna con sottoscrizione pubblica.

ling, che forse può essere confusa con la realtà delle majorettes, ma che è cosa ben diversa. Il twirling è una vera disciplina sportiva: la FITW, Federazione Italiana TWirling, è associata al CONI e questo sport potrebbe presto essere incluso tra quelli olimpici. È simile alla ginnastica ritmica, ma prevede l’utilizzo di un bastone lungo tra i 50 e i 75 cm e dotato di due pomelli di gomma, uno piccolo (il tip) e uno più grande (il ball).

Il termine twirling deriva dall’inglese to twirl, “far ruotare”, ed è riferito al movimento impresso dall’atleta all’asta, che perlopiù deve essere armonicamente coordinato con del corpo sulla base di un pezzo musicale.

Il twirling si può praticare a livello individuale, a coppie oppure a squadre, con uno o due bastoni, e la Federazione italiana, a sua volta affiliata a quelle internazionali, conta 75 squadre. Una di queste è l’ASD Twirling Carrù.

Abbiamo chiesto all’assessore allo Sport del Comune di Carrù, Nicola Schellino, di darci qualche informazione in più in merito a una squadra, quella carrucese, che oggi vanta un palmares invidiabile: “La realtà sportiva carrucese, di recente riorganizzatasi attraverso la nascita della Polisportiva Comunale di Carrù, conta sulla presenza dell’ASD Twirling Carrù, che dal 1970, per merito di una consolidata struttura interna con istruttori

e tecnici qualificati, si è affermata come punto di riferimento per la promozione della pratica sportiva. L’attività svolta dall’associazione, presieduta da Marinella Cavalleris, pone particolare attenzione alla fascia delle giovanissime, tanto che, oggi, il vivaio carrucese viene a buon diritto considerato un vero e proprio fiore all’occhiello.

A riprova di ciò, il CONI di Roma, nel 2010, ha assegnato alla nostra realtà la Stella al Merito Sportivo, onorificenza destinata alle associazioni che abbiano svolto benemerita attività sportiva a livello nazionale.

L’impegno e il duro allenamento di questi anni hanno consentito di ben figurare ai recenti campionati italiani (Montegrotto Terme, PD – 26 e 27 maggio), dove l’ASD Twirling Carrù ha conquistato il primo posto in classifica con il Team Junior serie B, formato da Marianna Asuni, Giorgia Ballauri, Carol Bono, Giulia Borgogno, Elena Filippi, Chiara Marengo, Chiara D’Angelo Clara Pollano ed Eleonora Vazzotti”.

Ma non basta, perché l’ASD Twirling Carrù vanta il titolo di Campione d’Europa a squadre nel 1998 (Londra), 2 medaglie di bronzo agli Europei del 1996 e del 2008, 1 medaglia d’oro a squadre nella Coppa Europa del 1991 (Torino) e l’oro all’International Cup del 2006 (Roma).

L’ASD, che conta oggi oltre 200 atleti, ha inoltre organizzato nel 2010 la finale dei campionati italiani.

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UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | LIFESTYLE

OSCAR BERNELLI, IL FOTOGRAFO, INSEGNA

Una mostra negli ex Lavatoi di Cuneo da non perdere. È nata grazie alla collaborazione nata tra i partecipanti al progetto “In itinere”, che si rivolge a persone con disabilità post-traumatiche, e il fotografo di Borgo San Dalmazzo. Il nome del progetto, “In itinere”, indica chiaramente che non vi sia una sede stabile. Ogni attività è contestualizzata, in adeguati spazi e con consulenti specializzati. Ecco il corso di computer presso l’Enaip, il laboratorio di produzione musicale all’Istituto Civico Musicale di Borgo San Dalmazzo, l’attività di cucina e il corso di fotografia (poi sostituito, una volta terminato, da un laboratorio di teatro) presso i locali degli Ex-lavatoi, infine, l’attività di fisioterapia a Borgo San Dalmazzo, nella palestra Fisiodinamyc. Oscar Bernelli si è reso disponibile a svelare i lati più nascosti e sconosciuti di questa disciplina, in un corso di fotografia appassionante. Il progetto “In itinere”, ideato e finanziato dal Consorzio socio assistenziale del Cuneese e dall’Asl Cn 1 è affidato alla realizzazione della Cooperativa Proposta 80.

WILDLIFE PHOTOGRAPHER OF THE YEAR Il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, dopo il grande successo ottenuto con le passate edizioni, propone, sino al 9 settembre 2012, la mostra itinerante del Museo di Storia Naturale di Londra e di BBC Wildlife Magazine. Dagli spettacolari paesaggi sconfinati ai ritratti che svelano l’intimità dei comportamenti animali, la mostra Wildlife Photographer of the Year offre un quadro ineguagliabile della bellezza, del dramma e della diversità del mondo naturale. Organizzata dal Natural History Museum di Londra e dalla rivista BBC Wildlife Magazine, questa esposizione è la mostra simbolo della fotografia naturalistica ed esalta la meraviglia e l’importanza della natura nel suo aspetto più incontaminato. MRSN Museo Regionale di Scienze Naturali, via Giolitti 36, Torino - dal 30 giugno al 9 settembre 2012, tutti i giorni: 10 - 19 chiuso il martedì. Biglietto euro 5,00 intero – euro 2,50 ridotto. Info: +39 011.432.6354 – www.mrsntorino.it

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a i c n i v o r ep o e n u C da

“DEISIGN” IL SACRO NEL DESIGN

A distanza di quattro anni dalla sua nascita – spiegano gli organizzatori – siamo entrati nella seconda fase per la proclamazione dei vincitori della terza edizione di Deisign, il concorso internazionale interamente dedicato al sacro che, come di consueto, si concluderà a novembre 2012 con la proclamazione-premiazione dei vincitori; in quella occasione, durante il convegno, il confronto critico tra mondo liturgico, professionale ed accademico tenterà, per quanto possibile, di fare il punto della situazione su cosa vuol dire arte sacra oggi. Rispetto ad una tematica così importante quanto poco conosciuta quale la progettazione dei vasi sacri o meglio l’arte a servizio della liturgia, l’obiettivo della Fondazione San Michele, unitamente alla Diocesi di Cuneo ed alla associazione culturale Aretè, vuole proseguire il percorso iniziato nelle due precedenti edizioni. Il tentativo è quello di alimentare la vera ricerca, l’avvicinamento del mondo dei professionisti - siano essi designer architetti o studenti - a quello più prettamente ecclesiale, in un percorso di catechesi attraverso l’arte.

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A CENA A FONTVIEILLE, CON IL CIRCUS DINNER SHOW

TUTTO È GRANDE A MONACO, ANZI EXTRA LARGE

L’estate monegasca, ogni anno, prevede un’esposizione di gran prestigio e unica nel suo genere.

Quest’anno, a partire dal 13 luglio e fino al 9 settembre, assistiamo al gran ritorno dell’arte contemporanea al Grimaldi Forum, con la creazione di una sorta di dépendance del Centre Pompidou parigino, adattata ad opere monumentali che non sempre hanno trovato spazio nella capitale francese. La mostra, dal titolo Extra Large, promette dunque grandi sorprese con l’allestimento di una cinquantina di opere colossali, create da artisti del calibro di Joan Miró, Jean Dubuffet, Matta, Pierre Soulages, Frank Stella, Sam Francis, Yan Pei-Ming. Ma non mancano nemmeno importanti sculture e installazioni, come quelle di Joseph Beuys, Christian Boltanski, Daniel Buren, Sol LeWitt, Anish Kapoor e Bill Viola.

Insomma, capolavori della creatività moderna e contemporanea: un melange artistico fuori dell’ordinario, per qualità e quantità.

IN SCENA LE ILLUSTRAZIONI DI KEES VAN DONGEN Proprio di fronte al Grimaldi Forum (dove si tiene l’esposizione Extra Large), a Villa Sauber – Nuovo Museo Nazionale, fino al 25 novembre prossimo, è visitabile la mostra Kees Van Dongen, il laboratorio, rassegna di illustrazioni realizzate dal celebre artista olandese durante il periodo fauves ed estrapolate da riviste satiriche, ma anche i diversi e noti ritratti mondani i cui tratti lo resero famoso. Particolarità dell’allestimento è la ricostruzione dell’ambiente in cui Van Dongen lavorava, per un totale coinvolgimento empatico del visitatore: una full immersion in atmosfere di tempi lontani.

COMUNICATION

C’è grande attesa per le inedite Cene gastronomiche organizzate dal Comitato del Festival Internazionale del Circo di MonteCarlo, previste dal 19 giugno al 19 luglio. Le cene, che si tengono tutti i giovedì, venerdì, sabato e la domenica alle ore 21.00, s’ispirano a tematiche legate al circo, con un menu composto da quattro portate ed elaborato dallo Chef Philippe Joannès, conosciuto per i suoi sofisticati Private Dining by Fairmont Monte Carlo. Le serate però, pur se precedute da un elegante welcome Champagne drink, non saranno solo occasione per partecipare a una cena esclusiva, perché il programma prevede anche spettacoli, musica con ospiti, artisti di fama interna.

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UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | LIFESTYLE

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UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | PASSAPAROLA

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“QUI DA NOI”: COLTIVARE CON AMORE Nel mese di giugno è stato inaugurato a Peveragno, presso la cooperativa Agrifrutta, il punto vendita QUI DA NOI - Cooperative Agricole - gestito dalla cooperativa sociale Cassiopea di Boves. “Una realtà sociale attenta alle esigenze delle persone e anche del territorio – ha spiegato Paola Bernardi, Presidente della Cooperativa Cassiopea - Mettere insieme prodotti di qualità realizzati in ambito cooperativo e valorizzarli attraverso una realtà che si occupa di inserimento lavorativo”.

QUI DA NOI, marchio di qualità distintivo, è gestito in collaborazione con alcune Cooperative Agricole del territorio: Coop. Agrifrutta per i prodotti ortofrutticoli, Caseificio Valle Josina, Coop. Piemonte Miele e Cantine di Clavesana. I consumatori potranno scegliere tra una vasta gamma di prodotti cooperativi tipici e genuini, tracciabili e di qualità, che vanno dalla pasta ai vini, dagli olii ai salumi, dai formaggi alla frutta e verdura di stagione, dai prodotti ortofrutticoli in scatola ai dessert e tanto altro ancora, tutto rigorosamente prodotto daI soci cooperatori. Il punto vendita è aperto dal lunedì pomeriggio al sabato mattina con i seguenti orari: dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 16.00 alle 19.00.

QUI DA NOI - VIA BEINETTE, 2 - PEVERAGNO - TEL. 0171 390146 CASSIOPEA@LAGROLLA-BOVES.IT

ARNÒ APRE A CUNEO A Cuneo il primo punto vendita della catena di franchising ARNÒ Exclusive Personal Perfume, inaugurato lo scorso maggio.Nato da un’idea di Giuseppe Arnone, noto “naso” siciliano titolare della Escent srl, dopo il primo negozio aperto personalmente in Pozzallo nel luglio scorso, è stato l’incontro con altre due realtà la Pief Contract e il GRUPPO/input di Torino a far crescere l’idea della catena di profumerie con la possibilità di personalizzazione delle fragranze. In un momento in cui “crisi” è la parola più utilizzata su qualsiasi media, è positivo veder nascere ancora qualcosa di innovativo nel nostro paese. Il nuovo punto vendita si trova a Cuneo, in Piazza Europa 18 e, attraverso la scelta delle famiglie olfattive o con l’aiuto di un apposito software, si potrà ottenere una fragranza completamente personalizzata, fino alla scelta del flacone, del nome e dell’etichetta da applicare. Un viaggio fra le note olfattive che sicuramente renderà la scelta di un profumo un’esperienza unica. Finalmente non più stili di vita da imitare o divi a cui assomigliare, ma gusto e scelte da esprimere attraverso il principe dei sensi: l’olfatto. Con ARNÒ si potrà creare personalmente il proprio profumo, o scegliere tra makeup, orologi, borse, anelli, bracciali e altri accessori, personalizzabili e unici come ciascuno di noi.

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de n e i z a e rl e p o c i n U

L’ARTE METTE LE RADICI NELLA TERRA

VIAPAC - Via per l’Arte Contemporanea, è il nuovo progetto di cooperazione transfrontaliera tra Italia e Francia promosso dalla Regione Piemonte, dall’Associazione culturale Marcovaldo, dal Conséil Général des Alpes de Haute-Provence e dalla Réserve Gèologique des Alpes de Haute-Provence, programma Alcotra 2007-2013 “Insieme oltre i confini”. L’arte, non solo nei luoghi privilegiati come musei, gallerie e riviste di settore, ma connessa intimamente al territorio e alla gente che lo abita. Un percorso turistico culturale che si snoda su 200 km e che unisce i 2 centri d’arte Digne in Francia e Caraglio in Italia. Un’importante iniziativa che valorizza il territorio e stimola il confronto fra tradizioni culturali differenti, avvalendosi di artisti di fama internazionale. Il progetto prevede la realizzazione di sculture / installazioni site-specific permanenti, sette delle quali selezionate da Nadine Gomez, conservatrice del Museo Gassedi di Digne-les- Bains e cinque in Valle Stura selezionate da Patrizia Bottallo, direttore artistico di Martin –Martini Arte Internazionale. In Italia i luoghi di intervento e gli artisti sono: Vinadio, nel Forte Albertino / David Mach – Regno Unito; Aisone, nel centro abitato / Paolo Grassino – Italia; Demonte, presso i Giardini Borelli / Pavel Schmidt – Svizzera; Roccasparvera, nella frazione Castelletto / Pascal Bernier – Belgio; Moiola, nel centro abitato / Victor López González – Spagna.

I NUOVI TAG HEUER FORMULA 1 Da Boite d’Or è possibile ammirare i nuovissimi cronografi Tag Heuer FORMULA 1, l’orologio sportivo ispirato all’Equipe MacLaren di Formula 1, modelli dove l’elevata tecnologia e le perfette prestazioni diventano eccellenza, proprio come la straordinaria ceramica creata apposta per la linea F1 donna. Questi segnatempo uniscono il meglio dei due mondi: acciaio e ceramica, affidabilità ed eleganza, stile maschile e femminilità. Il modello in foto, una delle due versioni donna, interamente bianco, è caratterizzato dalla lunetta sportiva in acciaio con interno in ceramica, Per lui, disponibile il Chronograph 42 mm con cassa in acciaio satinato, lunetta in acciaio lucido e ceramica nera, cinturino satinato. Entrambi con dal vetro zaffiro e con un’impermeabilità fino a 200 metri.

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a cura di Camilla Nata

LE PERICOLOSE PASSIONI DELL’ANIMO INCONTRANO QUELLE DEL PALATO

una cena dai gusti “noir” A

vvocati, aristocratici ed eleganti signore a convivio presso l’Hotel De la Ville di Via Sistina a Roma, per la cena noir che ha visto protagonista il noto avvocato e criminologo, il Prof. Natale Fusaro.

Regista della serata, Antonella Sotira, avvocato e presidente dell’Associazione Ius... Gustando, che promuove la collaborazione fra avvocatura e magistratura attraverso una gara culinaria, durante la quale, ogni anno, entrambe le “parti” si fronteggiano davanti ai fornelli, in un’ambitissima contesa.

In collaborazione con Antonella Sotira, il direttivo di Roma Aurora, club tutto al femminile, ha ideato un particolarissimo “invito a cena... con delitto”, mettendo in relazione le pericolose passioni dell’animo con quelle del palato. Un connubio davvero intrigante e stuzzicante!

Dopo un aperitivo di benvenuto a base di Prosecco di Valdobbiadene, dry snacks e soft drinks, si è “aperto il dibattimento” e, sulla “scena del crimine” (metaforicamente parlando) della bellissima sala adibita a platea, si è svolta l’intervista a Natale Fusaro, che ha rievocato un caso giudiziario ampiamente trattato dai media: gli amanti diabolici di Riano Flaminio. Moderatrice e coordinatrice degli interventi con il pubblico, la chargé de presse, Camilla Nata. La discussione si è conclusa con molti applausi e l’offerta da parte della Bailli di una targa al conferenziere, in ricordo della serata “da brivido” con la Chaine des Rotisseurs (per info: www.chaine-desrotisseurs.it).

Menu rigorosamente tradizionale, concordato fra il consigliere gastronomico, Lilly Bonanni, e la stessa Camilla Nata.

Magnifica la cura degli addobbi e dei dettagli nei due splendidi giardini e nelle sale riservate

dell’hotel. Assolutamente di qualità la cena, che prevedeva: Prosciutto di Parma e baffa di salmone affumicato al coltello, cubetti di Mortadella Bologna IGP, bruschette calde, treccia di Mozzarella di Bufala DOP e Pomodori Pachino IGP, ricca selezione di formaggi italiani accompagnati da marmellata e miele, tra cui spiccava la toma provenzale, il ben noto formaggio a pasta morbida “che scappa”, di Villar S. Costanzo (CN), vera e propria delizia dei maestri casari delle valli cuneesi. A seguire: fusilloni di Gragnano alla norma, con ricotta, melanzane, basilico e pomodoro fresco; risotto mantecato al cedro d’Amalfi, gamberi e profumo di vaniglia; vitello in salsa tonnata, verdure grigliate, tortini e frittini misti caldi. Per finire: torta millefoglie con crema chantilly e fragole, seguita da una magnifica tagliata di frutta fresca di stagione e dai... “cioccolatini delittuosi” offerti alle dames.

Ottima la proposta dei vini, generosamente offerti dalla signora Giulia Barberini, terza generazione di una famiglia che guida l’azienda vinicola (255 ettari) dal 1946.

UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | DA ROMA

a m o R da

Gli ospiti hanno potuto apprezzare il blend rosso (Sangiovese, Montepulciano e Merlot), di forte personalità sia a livello olfattivo sia al palato, dall’aroma di frutti rossi e amarena, equilibrato e ricco di sapore, di buona struttura e persistenza, così come il blend bianco (Trebbiano toscano, Malvasia puntinata e Malvasia del Lazio), dal brillante colore giallo paglierino e profumo fruttato, con particolari note aromatiche caratteristiche della malvasia, sapido, armonico e molto persistente, con una piacevole mineralità.

A sorpresa, l’omaggio dell’ultimo libro dello chef Fabio Campoli, Il mattino ha l’oro in bocca. Infine, tra gli ospiti più illustri ricordiamo: l’assessore Gemma Gesualdi, la presidente Prodomed Silvana Campisi, Sara Papa, Giò di Sarno, il Conte Raffaele Frangipane, la presidente Aurora Colladon, il confrère Giuseppe Culiersi, e tanti altri! Foto, applausi e brindisi finale con l’eccezionale “brigata bianca” dell’hotel e Francesco Boi, inappuntabile responsabile eventi della struttura.

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OLTRE LA BELLEZZA

sguardo di ghiaccio C

uneo. Entro in un bar, chiedo un caffè a una ragazza di spalle che si volta e mi “ferisce” con due occhi azzurri come il mare. Occhi di ghiaccio che illuminano e colpiscono al primo sguardo. È Silvia, 24 anni, Cuneese: il volto di questo numero. Apparentemente timida, insicura, Silvia sembra davvero poco consapevole del proprio fascino nordico. Nascosta sotto un colore di capelli anonimo e senza trucco, quasi a volersi imbruttire a tutti i costi, non sa ancora cosa la aspetta: una vera metamorfosi che la renderà eterea, luminosa, radiosa, “una donna a colori”.

Mi avvicino e le propongo questo breve ma straordinario percorso insieme per farla rinascere:

MAKE-UP GIORNO

UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | BEAUTY

a cura di Luca Revelli

PRIMA

accetta e insieme fissiamo un appuntamento nel mio studio. Intanto, io già fantastico e mi immagino il risultato: strabiliante!

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MAKE UP PER IL GIORNO [1] Per la preparazione della pelle di Silvia, che ha un incarnato chiaro e delicato, utilizzerò un fattore di protezione alto per le prime esposizioni: un prodotto perfetto anche da usare sotto il fondotinta o la crema colorata. L’ideale, in questo caso, è un fluido idratante leggero, beige

dorato, con un fattore di protezione 15. Oltre a proteggere la pelle, la uniforma e crea una struttura sulla quale accostare colori caldi ed estivi. A questo punto, è sufficiente un velo di terra luminosa, per enfatizzare l’effetto abbronzatura e contornare un viso leggermente rotondo.

[2] Sugli occhi di Silvia, poco abituati al trucco, stendo un leggero strato di ombretto, cremoso e dorato per richiamare i toni dell’abbronzatura, sulla palpebra mobile. Sul contorno interno, invece, scelgo di applicare una matita bianca kajal

Photo: Daniele Molineris

per evidenziare l’azzurro limpido del mare.

[3] Infine, per sottolineare le ciglia, renderle più definite e intensificare lo sguardo penetrante, niente di meglio di un mascara volumizzante.

[4] Per il tocco finale sul make up da giorno, scelgo per Silvia un gloss super brillante e trasparente, che rende le labbra sensuali ma quasi eteree.

MAKE UP PER LA SERA Per una cena o la movida, la strategia cambia e il make-up scelto per la sera si fa più intenso, espressivo. L’obiettivo: “effetto seduzione” e valorizzare al meglio lo sguardo per rendere Silvia irresistibile.

[1] Per prima cosa, applico un ombretto color oro all’interno dell’occhio, mentre per la parte esterna e inferiore scelgo il marrone scuro, creando così una sfumatura verso un colore più intenso man mano che si procede verso l’esterno dell’occhio, con l’effetto immediato di uno sguardo più intrigante.

[2] A questo punto sfumo il kayal nero, sopra e sotto l’occhio, per evidenziarne i tratti e il colore penetrante, e concludo con un’applicazione di mascara waterproof per intensificare questo effetto.

[3] Non dimentico gli zigomi, che andrò a mettere in evidenza con il phard.

[4] Per completare il tutto, non le farò mancare un rossetto lucido color pesca, che smorza l’effetto intenso e marcato del make up sugli occhi, ma rende le labbra attraenti e delicate.

[5] Il colore anonimo dei capelli di Silvia ora brilla al sole estivo. Dopo averli schiariti con la tecnica “Shatush”, utilizzando la crema decolorante XDream di Biosthetique, ho applicato un colore Color System Biosthetique 743 a 10 volumi. Infine, per un effetto visibile e immediato di salute e brillantezza, li ho trattati con lo shampoo e la maschera della Linea Cheveux Longs di Biosthetique.

Per i bijoux si ringrazia: YOUNG by Ravizza - Corso Nizza, 44 - Cuneo

UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | BEAUTY

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UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | MOTORI

a cura di Riccardo Celi

AVERE SPAZIO PER NON PERDERE TEMPO

voglia di vacanze e di bagagliaio

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l bagagliaio di un’auto è un po’ come il ripostiglio di casa: non basta mai e, quando occorre davvero, ci si accorge che è sempre più piccolo di quanto servirebbe. In particolare, ciò avviene durante le vacanze estive, quando la famiglia si muove unita. Anche la capienza e la comodità dell’abitacolo, aspetti spesso trascurati negli spostamenti quotidiani, diventano importanti nei lunghi viaggi. Dunque, quali sono le vetture più interessanti del mercato, quanto a spazio per bagagli e passeggeri? Non c’è dubbio: la regina è la Lancia Voyager, che con i 7 sedili disponibili già occupati – comodi, l’abbiamo verificato – e quindi senza ribaltarne alcuno, ha un bagagliaio minimo di 934 litri. Se poi si eliminano le file posteriori, la vettura americana (è una Chrysler con lo scudetto Lancia) dichiara un volume di 4.100 l, un record assoluto che si paga in termini di ingombri: la Voyager è un pachiderma di 5,22 metri. Quanto alle motorizzazioni, abbiamo un benzina a 6 cilindri e 3,6 l di origini Usa (208 kW-283 CV) che la spinge a 209 km/h dichiarati,

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piuttosto vivace, ma anche assetato, e un 2,8 l turbodiesel da 120 kW-163 CV, un po’ fiacco, ma più adatto all’odierno “caro-carburanti”. Prezzi: la turbodiesel Gold costa 40.600 euro Ipt esclusa, mentre le versioni Platinum, a benzina o a gasolio, 4.000 in più.

Per chi non intende acquistare un “quasi-autobus”, la scelta non è poi tanto facile. Le odierne giardinette di media taglia, infatti, con i loro tetti spioventi, hanno sacrificato la capienza del bagagliaio all’estetica: basti pensare che la vecchia Opel Kadett E del 1991 offriva una cubatura massima di 1.520 l, praticamente la stessa dell’Opel Insigna di oggi, che però è lunga ben 69 cm in più. Quanto alle monovolume, spesso offrono una gestione razionale dello spazio, ma non è detto che ne abbiano di più rispetto alle giardinette corrispondenti: la Peugeot 4008, per esempio, è lunga 14 cm più della 308 S.W. e ha un bagagliaio più piccolo: minimo di 510 l contro 526 l e massimo di 1.686 contro 2.149 litri. Insomma, chi oggi cerca un’auto molto

La Lancia Voyager è la monovolume più spaziosa disponibile sul mercato italiano, reclinando i sedili posteriori negli appositi vani, lo spazio utile ai bagagli raggiunge il volume record di 4.100 litri.

Nella pagina seguente dall’alto: La Renault Kangoo è disponibile in Italia in sei versioni con quattro motorizzazioni, una a benzina e tre a gasolio.

Il Peugeot Bepper Teepee è praticamente uguale al Fiat Qubo.

La Dacia Lodg y è la nuova proposta low cost nel settore delle monovolume di taglia media.

vendite, hanno provveduto a ingentilirne linee di carrozzeria e allestimenti interni per avvicinarli a quelli di una vera auto. In molti casi, il risultato raggiunto è apprezzabile. Il rapporto prezzo-spazio di tutti questi veicoli è comunque imbattibile. La Citroën Berlingo, con un bagagliaio minimo di 642 l e massimo di 2.800, parte da 17.950 euro (1.6 a benzina da 72 kW-98 CV) e tocca i 22.200 euro per il 1.6 a gasolio da 84 kW115 CV. La Volkswagen Caddy, l’unica a essere offerta anche a 7 posti, può arrivare addirittura a 3.700 l e ha la gamma di versioni più vasta: 11 motorizzazioni a benzina, gasolio, gpl e metano, con potenze da 63 kW-86 CV a 103 kW-140 CV, e prezzi da 19.438 a 35.615 euro. Anche a trazione integrale.

DACIA LODGY: PIÙ ARROSTO CHE FUMO

UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | MOTORI

spaziosa deve puntare sui segmenti di mercato superiori, quindi su vetture grandi e costose.

Ma c’è un’alternativa: un concetto di veicolo che pare fatto apposta per soddisfare chi esige volumetrie king size, ma non vuole spendere un capitale. Ci riferiamo a modelli come le Citroën Berlingo e Nemo, le Fiat Doblò e Qubo, la Peugeot Bepper Teepee, la Renault Kangoo, la Vokswagen Caddy e anche la Skoda Roomster.

Si tratta, in molti casi, di proposte derivanti da un veicolo commerciale, che quindi impongono qualche rinuncia in termini di confort e prestazioni e che, certo, non eliminano la sensazione di aver a che fare con i classici furgoncini delle consegne. Tuttavia, le case automobilistiche, sapendo che ciò sarebbe stato un ostacolo alle

Fin dal suo esordio al Salone dell’Auto di Ginevra, la nuova Dacia Lodgy, ha sparigliato le carte nel settore delle auto multispazio per il suo prezzo: com’è consuetudine della casa franco-rumena, che del low cost ha fatto la propria bandiera, parte da appena 9.900 euro.

Con tale somma, si acquista la versione “base” a 5 posti, equipaggiata con un 1,6 l da 82 CV, l’unico a benzina, che certo non permette all’auto (1.163 kg a vuoto) prestazioni fulminee: si va al massimo a 160 km/h e da 0 a 100 km/h in 14,5 secondi. Anche la dotazione è francescana: niente vetri elettrici né clima.

Ci sono, per 1.050 euro in più, sulla versione Ambience, che con altri 500 euro è offerta a 7 posti: la più economica vettura del genere. Il bagagliaio, ridotto in configurazione a 7 posti (207 l), diventa ampio se ne vengono eliminati 2 (827 l) e gigantesco (2.627 l) se ci si accontenta dei due anteriori. Ci sono anche versioni a gasolio da 1,5 l, con 90 e 107 CV. La versione top costa 15.350 euro.

Attenzione ai prezzi finali: dati quelli di partenza contenuti e i bassi margini riservati ai concessionari, lo sconto in pratica non esiste.

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UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | ARTE

a cura di Luca Morosi

FOCUS

medioevo verzuolese A

Dall’alto: Antica Parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo, visuale esterna dalla collina.

Pietro da Saluzzo, Martirio di San Sebastiano metà del XV secolo.

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ppartata, come per timidezza, con la fronte rivolta verso la collina sovrastante, l’antica Chiesa Parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo quasi si nasconde alla vista dei passanti, richiudendosi su se stessa. Sembra di parlare di una forma di vita, di un roditore in letargo… invece è di un edificio medievale che qui si sta trattando, di una di quelle gemme disseminate alle pendici delle vallate saluzzesi. Mattoni, malta, pietre e tanto lavoro di instancabili maestranze di un tempo hanno prodotto un simile capolavoro di architettura sacra, che custodisce affreschi attribuiti a mani diverse e di epoche differenti.

Partiamo dall’esterno. La facciata a capanna della chiesa presenta al centro il portale che conserva, nella parte superiore, la lunetta gotica con l’affresco della Madonna con bambino tra i Santi Giacomo e Filippo, risalente al terzo decennio del XV secolo. Sulla destra, databili allo stesso periodo, spiccano l’imponente San Cristoforo, che sviluppa un’iconografia peraltro molto diffusa sui prospetti delle chiese della zona (si veda, per esempio, la Parrocchiale di Rossana), e Santa Barbara, che reca in mano il consueto attributo della torre. Alla sinistra, infine, è raffigurata una Deposizione dalla croce del 1472.

Inoltrandoci all’interno della chiesa, scopriamo un’ampia navata unica, costellata di cappelle laterali, molto spesso rimaneggiate del corso del XVII e del XVIII secolo, con aggiunta di stucchi, intagli e sculture che, come spesso accade, si sovrappongono alla decorazione precedente senza soluzione di continuità. Ma la storia è la storia, e nell’arte, da che mondo è mondo, funzionava così. Uno dei brani pittorici più interessanti, sulla parete destra, è certamente il Martirio di San Sebastiano, opera di Pietro da Saluzzo. Il disegno delicato farebbe propendere per una collocazio-

ne cronologica inclusa nella prima metà del XV secolo, anche se non è inverosimile stabilire un terminus post quem (cioè una data “dopo la quale” si sarebbero realizzati gli affreschi) al 1453, anno in cui avvenne un documentato rinforzo delle murature. Accettando di rimanere nel dubbio, ci si affida poi al dato puramente stilistico: in alcuni dei personaggi raffigurati – negli aguzzini del santo, in particolare – si avvertono fisionomie caricate e arcigne, dai nasi prominenti, riconducibili ai modelli “jaqueriani”, che l’autore dovette assimilare osservando le opere “di bottega” presenti in alcune chiese mantesi (Cappella del Castello e Santa Maria del Monastero) e di Scarnafigi (SS. Trinità).

Ma per trovare la vera “chicca” del percorso, “pietanza da palati raffinati”, bisogna compiere un ulteriore sforzo, chinando la schiena e incuneandosi nel basamento del robusto campanile.

Qui troviamo, infatti, un ciclo di affreschi romanici risalenti all’XI secolo e raffiguranti le Storie di San Nicola di Bari: i grandi occhioni tondi “spalancati”, le gote tonde e rosse, le sopracciglia arcuate e “appoggiate” sui volti solenni e rigidi parlano una lingua arcaica, d’ispirazione bizantina, che produce una sequenza di grande, enorme effetto. Dopo un’intensa campagna di restauro conclusasi nel 2008, nell’ambito del progetto europeo DOCUP, la chiesa è tuttora interessata da cantieri per il risanamento di alcune porzioni interne. I risultati raggiunti finora sono stati apprezzabilissimi: ora ci auguriamo che l’edificio possa divenire al più presto fruibile dal pubblico.

Info: ACV – Associazione per la Tutela del Patrimonio Culturale Verzuolese tel. +39 0175 88390 - www.saluzzoturistica.it info@saluzzoturistica.it

TRALARTE: UNA NUOVA OCCASIONE PER FOSSANO dal 14 al 28 luglio 2012 Il progetto Tralarte nasce dall’incontro tra il fotografo Davide Dutto, il grafico pubblicitario e fotografo Corrado Buzzi e l’artista Francesca Ramello. A partire dalla particolarità architettonica del ponte ferroviario sul fiume Stura, è scaturita l’ambizione di portare, nelle gallerie che attraversano i pilastroni portanti, le opere di un gruppo di artisti che potessero valorizzare questo “non-luogo”. Con tali presupposti, si è cosi deciso di creare a cadenza annuale un’esposizione collettiva “itinerante” di livello internazionale, la cui prima edizione, intitolata Sotto il treno, sopra il fiume, si terrà quindi proprio a Fossano e coinvolgerà due diverse sedi.

14-15 luglio: Ponte ferroviario sul fiume Stura 18-28 luglio: Castello degli Acaja www.tralarte.com

DA NON PERDERE

agenda

PIERO SIMONDO, PROTAGONISTA A CUNEO E A BORGO SAN DALMAZZO dal 13 ottobre al 25 novembre 2012 Nel prossimo mese di ottobre, l’Art Gallery La Luna di Borgo San Dalmazzo e la Fondazione Peano di Cuneo propongono un eccezionale evento in duplice sede, dedicato a Piero Simondo. Artista attivo ad Alba negli anni ’50, Simondo fu in grado di creare un profondo sodalizio culturale con numerosi altri autori di calibro internazionale, gravitanti nella temperie “gestuale e informale” del tempo (tra cui Asger Jorn e Franco Garelli). Allievo di Felice Casorati e Filippo Scroppo all’Accademia Albertina di Torino, nel 1957 contribuisce a fondare l’Internazionale Situazionista, movimento a cui prende parte entusiasticamente anche Pinot Gallizio, ma già l’anno successivo, ne fuoriesce polemicamente per dissensi di carattere ideologico.

Art Gallery – Borgo San Dalmazzo www.artgallerylaluna.com orari: ven 16,00-19,00 – sab 10,3013,00/16,00-19,00 – dom 10,30-12,30

I “PROGRESSI DELLA COMUNICAZIONE” NEL CASTELLO DI RACCONIGI dal 31 marzo al 28 ottobre 2012 Dallo scorso 31 marzo, le sale del Castello di Racconigi ospitano la mostra Dalle incisioni rupestri a Steve Jobs: gli strumenti della comunicazione, un’esposizione che ripercorre il lungo e faticoso cammino intrapreso dall’umanità dalle prime forme compiute di espressione fino alla moderna comunicazione di massa. Attraverso attrezzature e congegni d’epoca, vengono passate in rassegna le fondamentali scoperte che nel corso dei secoli hanno consentito di raggiungere gli attuali livelli di interconnessione globale.

Chissà se proprio lungo le sponde del grande lago del parco, Guglielmo Marconi, ospite al castello nell’estate del 1902, avrebbe immaginato che la sua fresca invenzione sarebbe divenuta il più formidabile strumento di propagazione di note musicali mai concepito da mente umana?

Castello di Racconigi – Racconigi (CN) Tel. +39 0172 820880 www.ilcastellodiracconigi.it orari dal 1° luglio al 31 agosto 2012: sab e dom 9,00-17,30 – dal 1° settembre al 28 ottobre 2012: tutti i giorni escluso lunedì, 9,00-17,30

UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | ARTE

“BIANCO E NERO” AL PALAZZO MARCHIONALE DI CHIUSA DI PESIO fino al 26 agosto 2012 Prosegue, a Chiusa Pesio la mostra delle opere di Ametista Arnaldi e Luciano Proverbio, in concomitanza con il ritiro estivo della Juventus: tele e terrecotte in bianco e nero.

Palazzo Marchionale, Chiusa Pesio (CN) orari: lun-dom, 10.00-13.00 (ad agosto dom anche 16.00-19.00)

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UNICO 16 | MESE - MESE 2012 | BON-TON

a cura di Monia Re

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RILASSARSI, DIVERTIRSI, E RISPETTARE. ANCHE IN VACANZA

il bon-ton in spiaggia S

iamo a luglio e già mi immagino sdraiata sotto l’ombrellone, tutta cosparsa di crema, con gli auricolari e con la mia musica preferita, immersa nella lettura di un romanzo che da mesi sogno di leggere. Lì, proprio lì, sotto l’ombrellone, ad assaporare e godere di quelli che per me, come per tante persone, sono momenti di relax impagabili.

Tutto sembra apparentemente perfetto, perché ho scelto un luogo un po’ appartato e non troppo vicino al bagnasciuga. Sento sulla pelle il caldo del sole, il profumo del mare, ammiro una spiaggia pulita, un lungomare luccicante e il cullare delle onde sulla riva. Immagino, chiudo gli occhi, sto bene, ma... improvvisamente tutto lo scenario cambia. Che succede? Una sorta di spiacevole ciclone stravolge il contesto ideale in cui sono immersa.

Bimbi, mamme, papà, cugini, zii, nonni e nonne in arrivo in massa, schierati e decisi come in una parata militare! Ed eccoci catapultati in un folle cortometraggio! La cremina che ti sta penetrando nella pelle lattiginosa in un batter d’occhio è completamente rivestita di sabbia. Sì, la sabbia che i bambini sollevano scorrazzando accanto a te, davanti, dietro… sopra?! Ti arrivano addosso scie di quel candido manto luccicante che fino a mezz’ora prima stavi ammirando in una pace idilliaca e in un relax insolito. Gli auricolari?

Non servono più. Perché la radio che il vicino ha appena acceso, la senti tu e tutte le persone sulla spiaggia in un raggio di 20 m. Volume assordante. Musica tecno. La mia preferita!

E poi quel profumino di carne alla brace, che arriva fin sotto al naso e che ti aromatizza la pelle, perché qualcuno sta facendo il barbecue sulla spiaggia e sta trasformando anche il tuo spazio vitale in un accampamento di pentole

di vario genere, bottiglie e borse frigo di ogni dimensione.

A volte pare che in vacanza, soprattutto al mare, anche le persone più educate e responsabili nel quotidiano, allentino ogni freno inibitorio e spesso in modo completamente ingiustificato, senza considerare gli effetti fastidiosi su chi si trova accanto a loro.

Cerchiamo allora di dare noi, per primi, il “buon esempio” con qualche piccolo accorgimento, ricordandoci che una persona adulta può rilassarsi e divertirsi senza mai dimentcare il rispetto per gli altri e per il quieto vivere. Nulla di tutto ciò toglie qualcosa alle nostre vacanze.

Cominciamo col dire che quando arriviamo in spiaggia, che sia libera o attrezzata, se procediamo con calma, non infastidiremo con la sabbia chi è già sdraiato. Se andremo a stendere il nostro telo a una giusta distanza dal vicino, rispetteremo la privacy altrui e potremo distribuire meglio tutte le nostre cose. Musica, cellulari e chiacchierate vanno moderate e controllate. Le regole sono poche e semplici: per esempio, il ricorso agli auricolari, con cui possiamo senti-

re ad alto volume le nostre canzoni preferite e scatenarci in silenzio sul lettino, magari facendo sorridere chi ci è accanto, divertito per la nostra performance. Conversazioni lunghe e ad alta voce, oppure suonerie di cellulari noiose e insistenti come un call-center vanno evitate, perché ai nostri vicini non interessa nulla dei nostri discorsi. In questo modo eviteremo di “rompere” (in ogni senso!) la quiete e il riposo altrui.

Non possiamo dimenticare, inoltre, la mise ideale da spiaggia. Ai nudisti solo le spiagge dove si possa praticare il naturismo. Alle amanti del topless è consigliato – e so di inimicarmi molti uomini dicendo questo – il seno scoperto solo durante l’esposizione al sole sdraiate e mai nelle passeggiate. Per il resto, rimando alla discrezione di ognuno, che dovrà cercare di non andare troppo oltre quel buon senso comune e quel sentimento del pudore, che regolano la convivenza civile in questi casi. Ben vengano, quindi, occhiali da sole glamour, costumi all’ultima moda – per quest’anno con grande ritorno del bikini a fascia – parei, top e abiti chic, ma sempre con una buona dose di bon ton e di rispetto per gli altri e per l’ambiente. E se nel nostro splendente total look, glamour e fashion, riusciremo anche a farci una bella passeggiata distensiva sulla battigia, senza inciampare negli appassionati della tintarella ed essere colpiti da palline, palloni o giochi improvvisati sul bagnasciuga, sarà ancora più piacevole assaporare quella meraviglia che si chiama “mare”.

Per concludere, dunque, per noi, per il nostro benessere e per il benessere delle persone con le quali condivideremo sole, spiaggia o vacanze, teniamo sempre ben presente la regola di base: “la libertà di un individuo finisce dove inizia quella di un altro”.

MASTER Kartell Sedia in materiale plastico.

Design: Starck Ruatasio home PEBBLE Bonaldo Tavolino in materiale plastico in vari colori.

Design Matthias Demacker Bensa Arredamenti

TIC & TAC Slide Chaise longue in polietilene, composta da due parti distinte utilizzabili anche separatamente.

Design: Marco Acerbis Borgo Design

in & out A CURA DI ROBERTO AUDISIO

TEMPO DI ESTATE, TEMPO DI RINNOVARE IL GIARDINO. PERCHÉ NON PENSARE AD ARREDI CHE SI ADATTINO SIA AGLI ESTERNI CHE AGLI INTERNI? TAVOLI, SEDIE, DIVANI OGGI POSSONO “ENTRARE E USCIRE” A SECONDA DEI GUSTI E DELLE OCCASIONI PLAY Dedon Collezione di sedie e tavoli in polipropilene e fibra “dedon”, con ampia scelta di colori e i materiali. Design: Starck Marcarino arredamenti

PIVOT Slide lampada da terra da interno ed esterno in polietilene.

Design: Giò Colonna Romano Borgo Design

AMI Paola Lenti Seduta in poliuretano schiumato a freddo con struttura in acciaio inox.

Marcarino arredamenti

PISOLO Modà Be Green Sedia a dondolo in legno, moderna e classica al tempo stesso, in legno anticato o nei colori laccati Bertone Arredamenti

SKOOP Bonaldo Sgabello ricavato da un unico stampo in polietilene, dalle linee sinuose e sensuali, in vari colori.

Design: Karim Rashid.

Bensa Arredamenti

INDIRIZZI Borgo Design - www.borgodesign.eu - via Cuneo, 97 - Borgo San Dalmazzo Bensa arredamenti - www.bensa.com - via Cuneo, 9 - Vignolo Bertone arredamenti - www.arredamentibertone.it - S.S. Monregalese, 1 - Pianfei Marcarino arredamenti - www.marcarino.com - S.Rocco Seno d’Elvio, 3 - Alba Ruatasio home - www.ruatasio.it - Località Biglini, 82 – Alba

UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | PASSEPARTOUT

a cura di Axel Iberti

IN ESTATE È TEMPO DI PROGRAMMARE

mete

CAPOLAVORO DEL TIZIANO AD ALBA | sino al 31 dicembre I capolavori pittorici dei grandi maestri del passato, lo sappiamo, sono tanto eccezionali quanto delicati. La Banca d’Alba si è fatta carico del minuzioso e attento restauro di un’opera emblematica del percorso produttivo del Tiziano, dipinta tra il 1546 e il 1559, all’apice della carriera del maestro. Si tratta della pala lignea del Martirio del San Lorenzo (patrone della città), proveniente dalla Chiesa dei Gesuiti di Venezia e da oggi visitabile fino alla fine dell’anno nella sede della banca in Via Cavour, ad Alba. Il processo di restauro effettuato dal laboratorio di Nicola Restauri di Aramengo ha riportato in gloria gli strati di pittura originali, tanto martoriati nel corso dei secoli, che hanno restituito all’impianto complessivo la dovuta luminosità. L’opera è spettacolare e mostra una notte tragica, fatta di toni scuri, dove le ombre pesanti e le figure umane vibrano tra la fioca luce delle torce di fuoco e i carboni attizzati del supplizio, rivelando, forse tra le prime nella storia dell’arte, la “vera” notte e il comportamento fedele della luce prodotta artificialmente. Da vedere anche per l’attualità economico-politica, riferita al periodo in cui è stata realizzata. Uno degli aguzzini del Cristiano è un soldato delle milizie asburgiche: l’Impero visto come il male che sferza la pelle dei santi, ma che non intacca la potenza divina della misericordia e del bene.

Martirio di San Lorenzo - Tiziano (particolare)

MONFORTE D’ALBA CAPITALE DEL JAZZ dal 6 al 2 agosto Ritorna Monfortinjazz, una delle manifestazioni musicali più interessanti del panorama internazionale. La selezione musicale di altissima qualità ha luogo nell’incantevole cornice dell’auditorium all’aperto di Monforte d’Alba, uno dei borghi più suggestivi delle Langhe. Si apre venerdì 6 luglio con il funk degli Incognito e prosegue con un omaggio a Miles Davis dei Miles Smiles, giovedì 12 luglio. Venerdì 20 luglio è la volta dei Blonde Redhead, progetto italo-giapponese elettro-pop.

Sabato 28 luglio, il grande Stefano Bollani e, a chiudere in bellezza, giovedì 2 agosto, Elio e Le Storie Tese. I concerti iniziano alle 21,30.

Per info: www.monforteinjazz.it

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Dal 5 al 31 luglio, il centro storico della città di Cuneo diventa location delle installazioni urbane di artisti e progettisti selezionati da Zooart, mentre ai Giardini Fresia, come ogni anno, sono esposte le opere di 36 artisti che hanno lavorato sul comune denominatore della relazione tra uomo, società e ambiente. Tra questi, ben 8 rappresentano la provincia di Cuneo, grazie alla collaborazione con la Fondazione CRC: Daniele Beccaria, Marco Cerutti, Nefertari Di Cianni & Damiano Fenoglio, Moira Franco, Paola Monasterolo, Enrico Tealdi, The Bounty Killart e Viola Virdis. Il programma prevede, inoltre, che 3 artisti vengano selezionati e premiati con l’acquisizione delle loro opere da parte dello sponsor dell’iniziativa. L’inaugurazione è fissata per giovedì 5 luglio, alle ore 21,00. I Giardini Fresia, per tutto il mese di luglio, ogni giovedì e sabato sera, si trasformano nel palcoscenico di incontri ed esperienze artistiche, da vivere insieme a eventi collaterali, performance, dj live set e laboratori per i bambini. Approfondimenti e programma completo su: www.zooart.it

UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | PASSEPARTOUT

ZOOART | dal 5 al 31 luglio

NOTTURNI NELLE ROCCHE nelle serate del 10 e 31 luglio Con i “Notturni” si va avanti tutta l’estate camminando per i sentieri suggestivi del Roero. Passeggiate che partono al calar della notte, per serate coinvolgenti e originali. Dai racconti tratti dalle letture di Giovanni Arpino e animati da compagnie teatrali, alle lezioni sulle curiosità naturalistiche e le mitologie celesti: una serie di appuntamenti fissi per tutto il mese di luglio e la prima parte di settembre, ogni martedì e venerdì sera. Si parte sempre alle ore 21,00, ogni volta da una piazza diversa di uno dei Comuni del Roero. I percorsi sono adatti a tutti e nelle serate del 10 e del 31 luglio, per chi lo volesse, è possibile percorrere i sentieri in mountain bike, con istruttori qualificati. Un giro tra le Rocche, in questa stagione, è davvero da non perdere, perché l’estate vissuta così, al chiaro di luna, tra le stelle e i profumi della natura, assume una connotazione magica.

Per il programma completo: www.ecomuseodellerocche.it

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UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | BONTÀ A TAVOLA

a cura di Jean Paul Martinengo - Chef

LA FILOSOFIA ORIENTALE SI FONDE CON LA TERRITORIALITÀ CUNEESE

sushi d’acqua dolce N

ella filosofia di vita giapponese la ricerca della perfezione estetica è un valore radicato in molti aspetti quotidiani. Per questo popolo il piacere procurato dal cibo è qualcosa di sacro: la sensibilità estetica deve essere sollecitata dalla bellezza della presentazione dei cibi, dall’armonia dei colori nel piatto, dall’equilibrio dei sapori, dalla cura dei particolari sulla tavola.

Un equilibrio formato da vista, gusto, tatto. Il sushi è un’esperienza culturale, che permette di “degustare” la concezione filosofica buddista dalla quale questa cucina trae fondamento: il rispetto per la stagionalità dei prodotti, la scelta dell’ingrediente crudo al fine di conservarne le proprietà salutari, la ricerca di armonia tra i componenti del piatto. Dagli ingredienti con cui è realizzata una portata di sushi è possibile,

per un giapponese, riconoscerne il luogo di provenienza.

Nella mie creazioni al Ristorante Les Gourmands di Cuneo rendo “mia” questa esperienza, unendo la filosofia orientale del sushi al valore della territorialità cuneese.

Come nella filosofia giapponese, dove, per diventare un artista del sushi, l’aspirante cuoco nei primi due anni da apprendista può solamente osservare il proprio Shokunin, o maestro, studio per apprendere l’arte culinaria che tratta il pesce crudo. Mi avvicino con disciplina ai preziosi segreti quali l’arte della sfilettatura e l’estrema precisione della cottura, così come il mistero che fa sì che i sapori possano armonizzarsi ma non confondersi, mantenendo intatta la propria essenza.

Nasce così il mio personale sushi, che si avvale di sapori e profumi dell’eccellenza italiana e cuneese: il riso Roma o l’integrale di Barge, i rinomati pesci piemontesi d’acqua dolce, la verza che sostituisce l’alga nori, a sorpresa entrano in scena i bucatini. Le proposte sono una più affascinante dell’altra: Orata al tartufo, Seppie all’amatriciana, Alici con peperone di Cuneo, Tonno alla tonda gentile...

LES GOURMANDS Via Statuto, 3/e – Cuneo Tel. 0171 436147 Sede estiva: Viale degli Angeli, 77 Tel. 0171 681529 - 0171 602090

Salmerino di fonte con riso alla lavanda Photo: AF Cravero

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LA TUTELA DELLA PARTE CONTRATTUALE “DEBOLE”

contratti senza sorprese L

a realtà del nostro sistema economico, produttivo e sociale, impone a qualunque individuo, a prescindere dalla propria preparazione giuridico-economica, di assumere impegni economici (tecnicamente, assumere obblighi aventi a oggetto prestazioni in denaro), per la fruizione di beni e servizi, di cui ha bisogno nella propria quotidianità, mediante la semplice sottoscrizione di moduli o formulari. Tali formulari, in genere, sono unilateralmente predisposti dalla parte che quei beni o servizi è in grado di offrire, senza che, all’atto dell’apposizione della firma, quell’individuo abbia consapevolezza del significato giuridico ed economico dell’operazione che sta per compiere.

Pensiamo per esempio all’acquisto di un elettrodomestico o di un’autovettura, alla sottoscrizione di un piano telefonico, alla stipula di una polizza assicurativa. In tali casi, è consuetudine rivolgersi al “fornitore” di quel bene o servizio, riempire con i propri dati personali gli spazi bianchi di un modulo già predisposto a tal fine dal fornitore, apporre una (ma spesso) due firme per garantirsi quel bene o servizio e contestualmente impegnarsi a versare, in cambio, un corrispettivo in denaro.

Poiché con tale sottoscrizione ci si impegna ad accettare una serie di regole contrattuali inserite nelle clausole del contratto, è opportuno conoscere alcune elementari regole per evitare di incorrere in spiacevoli sorprese.

Punto di partenza di ogni trattazione che concerne il tema delle “condizioni generali di contratto” (ovvero quelle predisposte unilateralmente da una parte – il “contraente forte” – e che devono essere sottoscritte da un’altra parte – il “contraente debole”) è il

codice civile, il cui art. 1341 prevede l’obbligo di trasparenza e conoscibilità delle condizioni contrattuali. Al suo secondo comma, l’articolo contiene un elenco di clausole, definite in dottrina e giurisprudenza come “vessatorie”, ovvero quelle clausole che, oltre a essere, come le precedenti, imposte da una parte e subite dall’altra, hanno in più l’aggravante di essere particolarmente gravose per il sottoscrittore, ponendo a suo carico obblighi e limiti maggiori, e creando uno squilibrio sostanziale tra le parti. Per quanto attiene l’obbligo di trasparenza e di conoscibilità, il primo comma dell’art.

1341 stabilisce che “le condizioni generali di contratto predisposte da uno dei contraenti sono efficaci nei confronti dell’altro, se al momento della conclusione del contratto questi le ha conosciute o avrebbe dovuto conoscerle usando l’ordinaria diligenza”. Tale diposizione di legge pone, quindi, a carico del predisponente, l’onere di rendere le clausole conoscibili attraverso idonei mezzi di comunicazione (si pensi per esempio all’obbligo di trasparenza imposto alle banche) e, a carico del contraente, l’onere di agire con diligenza, ovvero di prepararsi in maniera consapevole alla sottoscrizione, attivandosi per conoscere il contenuto delle norme in esso previste.

Una disciplina invece più rigorosa è prevista al secondo comma dell’art. 1341 del Codice Civile, con riferimento alle clausole vessatorie.

Tali clausole, proprio in quanto particolarmente gravose per il contraente debole, non solo devono essere rese conoscibili (come è previsto, in generale, al primo comma), ma devono essere oggetto di specifica approvazione per iscritto da parte dell’aderente, in quanto il contraente deve attestare di averle conosciu-

te e accettate. Queste si distinguono in clausole che stabiliscono un particolare favore al predisponente e in clausole che pongono un particolare onere all’aderente, ovvero al “contraente debole”.

Tra le prime vi sono quelle che stabiliscono, a favore del predisponente, limitazioni di responsabilità relativamente al prodotto fornito, oppure la facoltà di recedere dal contratto o di sospenderne l’esecuzione a suo piacimento. Alla seconda categoria appartengono, invece, tutte quelle condizioni che stabiliscono a suo carico: [1] decadenze contrattuali: si pensi per esempio all’obbligo di denuncia di eventuali difetti entro un determinato termine; [2] limitazioni alla facoltà di opporre eccezioni nell’eventuale giudizio, che dovesse essere instaurato riguardo l’adempimento del contratto sottoscritto; [3] proroghe o rinnovazioni tacite e automatiche del contratto; [4] deroghe al Tribunale competente per territorio nel caso di controversie.

Essere consapevoli di tali rischi e conoscere queste semplici regole potrà mettere al riparo da spiacevoli inconvenienti e, una volta sottoscritto un contratto, permettere al contraente di sapere con certezza quali siano i propri diritti.

UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | LEGGE

a cura di Alessandro Parola - Avvocato

Studio Legale PAROLA - MARABOTTO - QUARANTA Corso Nizza 18, 12100 Cuneo Tel. e fax +39 0171 692855 Mobile +39 338 7339360 E-mail a.parola@studioparola.net

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UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | FINANZA

a cura di Guido Testa - Promotore Finanziario

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OCCORRE IMPARARE A OSSERVARE IL MONDO

investire i risparmi C

ome posso investire i miei risparmi senza correre alcun rischio? Dove posso preservare il mio capitale?

Queste sono le domande più frequenti che mi pongono i miei clienti; il tasso d’interesse percepito, con l’attuale instabilità, quasi passa in secondo piano nella disperata ricerca di un investimento sicuro. Ma come cerco sempre di sottolineare, gli investimenti possono essere diversificati in tutto il mondo, utilizzando strumenti finanziari a più ampio spettro e ricordando che una buona parte del pianeta non risente certo della bufera finanziaria europea.

L’instabilità dei mercati, i dubbi sul “sistema euro”, il debito pubblico sotto pressione, la situazione economico-finanziaria del nostro Paese e le aspre soluzioni adottate per porvi rimedio hanno profondamente cambiato il rapporto con gli strumenti d’investimento degli Italiani. Da un giorno all’altro, sono crollati miti e certezze: si è scoperto che non solo le società, ma anche gli stati possono fallire e questa volta non si parla di quelli del terzo mondo o economie lontane da noi, come l’Argentina. Oggi, quei titoli governativi, dove “parcheggiare” il denaro per tenerlo al riparo dalle tempeste finanziarie, sono i titoli di casa nostra, o della vicina Grecia, della Spagna, o del Portogallo, colpiti da speculazioni e da saliscendi vertiginosi.

Condizioni raccontate dalla cronaca finanziaria sono sotto gli occhi di tutti: cambiano principi consolidati, che costringono a ripartire su basi nuove, con metodologie diverse e ricordando che il risparmio, se ben gestito, può essere uno straordinario moltiplicatore della crescita individuale e collettiva. Serve, dunque, un’educazione finanziaria, una visione più ampia verso

i prodotti offerti dal mondo finanziario e una diversificazione verso i mercati globali.

Dopo gli ultimi eventi, ci ritroviamo in una nuova dimensione, dove il rischio “pari a 0” non esiste più. I mercati sono sempre più volatili e la fiducia degli investitori diminuisce ma, allargando la nostra visuale, è facile rendersi conto che esistono Paesi in forte espansione, dove la crescita è a doppia cifra. Già da alcuni anni, se si parla di investimenti nei così detti Paesi emergenti, si usa un acronimo, BRIC, per individuare quelli più forti (Brasile, Russia, India e Cina), poi evoluto in BRICS, con l’aggiunta, cioè, del Sudafrica. L’inventore di quest’acronimo è Jim O’Neil, presidente della più grande banca d’investimento mondiale, la Goldman Sachs.

O’Neil, in collaborazione con i colleghi, ha pubblicato numerosi studi sui BRIC quali protagonisti della crescita mondiale futura, portando nelle tasche dei suoi clienti, anche in questi anni di grandi scossoni borsistici, forti guadagni. Oggi più che mai, dice O’Neil, questi sono i Paesi su cui puntare. Bisogna abbandonare il vecchio modo di allocare i risparmi su pochi prodotti di casa, ma diversificare molto e guardare al mondo in modo globale. E Non solo il BRIC, ma anche la Turchia, l’Indonesia, la Corea e il Messico stanno prendendo una posizione dominante nell’economia mondiale, a tal punto che questi otto Paesi non dovrebbero più essere chiamati “emergenti”.

Ognuno di loro rappresenta almeno 1% del PIL mondiale e sono in grado di attuare soluzioni che non solo determineranno il proprio destino, ma avranno anche un impatto su moltissime aziende italiane, mondiali e su ognuno di noi. Il BRIC e il NEXT 11, altro acronimo coniato da O’Neil per definire gli undici Paesi

a grande espansione, stanno trasformando l’economia e la società e, per chi investe, tenere d’occhio queste realtà è di gran lunga più importante che restringere il proprio campo d’azione all’Europa o agli Stati Uniti.

Per capire le dimensioni di questo sviluppo, nel 2011 il PIL della Cina è passato da 5,9 a 7,3 miliardi di dollari, mentre quello della Greca è 300 miliardi. Ciò vuol dire che la Cina, ogni settimana, “crea un’economia greca”!

L’Italia è l’ottava “potenza” del mondo, ma quest’anno i quattro Paesi del BRIC creeranno da soli “un’altra economia italiana”.

Perché quindi non approfittarne? Perché non investire in queste economie in così forte espansione? Perché non diversificare i propri portafogli, affiancando ai soliti prodotti di casa a breve termine, fondi di investimento che sfruttano queste crescite vertiginose?

Dobbiamo imparare che, anche negli investimenti dei nostri risparmi, la visione del mondo deve essere globale e non limitata a ciò che accade vicino a noi.

Guido Testa promotore finanziario e-mail: guido.testa@bancamediolanum.it

ivana spagna a cuneo G

rande successo al gala di beneficenza di Amitiè Sans Frontieres svoltosi all’Hotel La Ruota di Pianfei e arrivato alla sua sedicesima edizione. Il Club di Cuneo ha devoluto il ricavato della serata all’associazione onlus “Cuneo nel cuore” per l’acquisto e installazione di una vasca fisioterapica presso uno spazio adiacente alle “Stanze del sollievo” che ospitano bambini cerebrolesi gravi e gravissimi nella residenza “Mater Amabilis Angeli” di Cuneo.

Ospite musicale del gala è stata Ivana Spagna che ha cantato i suoi successi e coinvolto i

presenti con i pezzi anni ottanta “Easy Lady” e “Call me”. Al suo spettacolo è proseguita la disco music con D.J. Franco Frassi che ha intrattenuto gli ospiti fino a tarda notte.

Presenti la fondatrice e presidentessa internazionale Regine Vardon West che si è complimentata con il Club di Cuneo per il lavoro svolto sempre con molto impegno e dedizione.

Il Presidente Gianluca Pasquale ha intrattenuto i diversi invitati provenienti dal club di Cuneo e provincia, dai diversi club italiani e dal club “madre” del Principato di Monaco.

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BENEFICENZA PER BIMBI CEREBROLESI

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bellezza e cabaret fra le stelle di lurisia LA BOTTIGLIA D’ACQUA PIÙ ELEGANTE DEL MONDO, “BEST BOTTLE IN GLASS 2009”, CERCA DUE VOLTI CHE LA POSSANO RAPPRESENTARE: MISS STILLE E MISS BOLLE. APPUNTAMENTO IL 27 LUGLIO ALLE TERME DI LURISIA.

U

na serata esclusiva dedicata al fascino femminile nella prima edizione del concorso di bellezza, nuovo appuntamento annuale delle Terme di Lurisia. Bolle e Stille, le acque riferimento del “Made in Italy” nel mondo per la qualità ed il design, cercano un volto che le possa incarnare. La bottiglia vincitrice del “Best Bottle in Glass 2009” cede la corona: classe, eleganza e naturalezza per rappresentare Miss Stille; esuberanza, allegria e vivacità per Miss Bolle. E inoltre

Paolo Labati

le nuove testimonial per il Chinotto, l’Aranciata, la Gazzosa e l’Acqua Tonica di Chinotto, le ormai famose bibite. Una serata di moda con gli abiti di Marcos, storico marchio monregalese, danza e musica, la gastronomia de “La Losa” e gli ospiti d’eccezione Rocco il Gigolò e Paolo Labati direttamente dal palco di Zelig.

Chi saranno le Miss Bolle e Miss Stille 2012?

Vieni a scoprirlo alle Terme di Lurisia... www.termedilurisia.it

Rocco il gigolò

L’elegante bottiglia disegnata da Sottsass Associati

LA NOTTE DEL RING A BORGO SAN DALMAZZO

boxe mondiale D

opo il successo delle prime due edizioni il Team Boxe Cuneo Piras-Manca ha portato nel Palazzetto dello Sport di Borgo San Dalmazzo un evento mondiale: il cuneese Ivan Sciolla ha sfidato, e vinto, il campione mondiale di full-contact Wojchiech Peryt. La serata, patrocinata dal Comune di Borgo S. Dalmazzo e dalla ATL del Cuneese, organizzata dalla Boxe Cuneo del maestro Luca Piras e curata da Zucchi Fabri-

zio Pubblicità affiancato da Paolo Bongioanni direttore ATL Cuneese, ha portato sul ring grandi campioni che si sono sfidati in varie discipline di combattimento, introdotti dall’esibizione di atleti che si sono sfidati in incontri di pugilato dilettantistico. Un appuntamento che si propone di diventare sempre più importante facendo entrare Borgo San Dalmazzo a pieno titolo nel panorama sportivo internazionale.

Walter Varrone

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photo: Oscar Bernelli

Luca Piras e Edvina Damilano

Francesco Basso e Alessio Floris

Ivan Sciolla, campione del Mondo Wako Pro Full-contact

Cristian Valinotti e Carlos Cevallos

Ivan Sciolla e Wojchiech Peryt

Roberto Audisio e Daniele Campana

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L’ITALIA FESTEGGIA IL 2 GIUGNO NEL PRINCIPATO DI MONACO

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photo: Andrea Cabiale

festa della repubblica L

o scorso 2 giugno, Festa della Repubblica, sulle terrazze del Monte-Carlo Bay Hotel, si è tenuto un suntuoso ricevimento offerto dall’Ambasciatore d’Italia a Monaco, Antonio Morabito. Oltre alle autorità e agli illustri ospiti, come diplomatici, imprenditori e uomini di cultura del Principato, nonché personalità provenienti da alcune città italiane confinanti, spiccavano per qualità e caratteristiche peculiari i prodotti enogastonomici e le specialità

tipiche dei paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato, ancora in corsa per ottenere l’ambito riconoscimento di “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco.

Per Morabito, fiero dei successi ottenuti, la Festa della Repubblica ha rappresentato “un momento d’incontro intenso, di sentita partecipazione e di vicinanza all’Italia”, soprattutto in un periodo difficile, come quello che il Paese ha attraversato con il terremoto in Emilia.

Awana Gana

Gruppo Storico “Giostra delle Cento Torri” albese

Vittorio Sgarbi, Claudio Sajola

Roberto Russo, Patrizia Dalmasso, Vittorio Sgarbi.

Guido Botto, Alberto Cirio, Roberto Russo

Il buffet

Monte-Carlo Bay Hotel

Gli sbandieratori della città di Alba

Monte-Carlo Bay Hotel

Gruppo Storico “Giostra delle Cento Torri” albese

photo: Mario Erario

unico nella danza L’

impegno, la volontà, la dedizione, l’entusiasmo e la collaborazione: sono questi i valori che Unico sostiene in quello che è il primo premio istituito a favore di questa arte antica. Il riconoscimento è stato consegnato da Roberto Audisio, direttore artistico di Unico, in occasione dello spettacolo di fine anno, organizzato al Teatro Toselli di Cuneo da La Maison de la Danse, la scuola cuneese diretta da Simo-

na Rivotti. L’incontro di intenti tra il periodico e la scuola cuneese è frutto di obiettivi comuni: raccontare il territorio, dando spazio alle eccellenze.

Alla presentazione del premio, presente anche il primo cittadino di Cuneo, Federico Borgna, che ha riconosciuto il valore dei mezzi di informazione come strumento per divulgare anche la cultura.

Simona Rivotti, Federico Borgna, Gabriella Roseo

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PRIMA EDIZIONE PROTAGONISTA NEL TEATRO TOSELLI DI CUNEO

Roberto Audisio consegna il premio [UNICO] per la danza

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L’ASSOCIAZIONE MOVING IN FASHION AL CASTELLO DEL ROCCOLO DI BUSCA

evento di charme L’ Bianca Cosmetics

Gli allestimenti di Momenti Fiori

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associazione Moving in Fashion, con Marcovaldo, ha presentato la 3a edizione di CHARME. Un team che costituisce una realtà unica nel panorama nazionale: stilisti, fotografi, video-maker, hair stylist, make-up artist, uniti insieme per proporre il meglio della creatività, facendosi strada in un percorso che non sempre lascia spazio ai giovani. Nei piani del castello un percorso multi-sensoriale nel mondo dello stile, fra tessuti preziosi ed eleganti addobbi floreali, pellicce e gioielli, prodotti per il benessere e vere e proprie sculture alimentari. Una scenografia da sogno per il defilè degli abiti d’alta moda, intimo e sposa di Marcos, fra le candide composizioni

floreali di Debora Fiori. Con il tramonto l’attenzione si è spostata al parco, illuminato da mille candele in un allestimento anni ‘20 curato da Monia Re, wedding planner d’eccezione. Una seconda passerella, integrata nell’architettura del parco sul belvedere che domina la pianura cuneese ha accolto i giovani stilisti. Tutt’intorno i tavoli per gli ospiti che hanno apprezzato le gustose specialità degli chef di quattro grandi locali: Alpi Grill, Antico Podere Tota Virginia, La Losa e Il Portichetto, con i formaggi de La Poiana e Si-Vu-Plè e i vini delle cantine Ceretto. Un grande successo di pubblico, entusiasta delle creazioni che rendono Cuneo protagonista della moda.

Terme di Lurisia

Il Ninfeo

Gheby’s torte

Ottica “In Vista”

Natural Beauty Carla Viglietti

Le spose di Marcos

Abiti alta moda – Marcos

Elia Tarantino e i fiori di Debora Fiori

Paola Atelier pellicce

Torino Havana

Florian, Nathalie, Roberto, Monia, Alessio

Monia Re e Nathalie Cescatti

I Bijoux di Carole Chabrand

Katia Occelli

Alberto Caneglias

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photo: Roberta Boano

Coquette

Alla Nitsenko

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rendez-vous à staffarda

de Giorgio Trichilo - Pg 8 Au mois d’octobre prochain, le maestro Uto Ughi est de nouveau l’invité de « La Sainteté inconnue, Piémont Terre de Saints ». L’histoire d’une rencontre artistique avec l’Association culturelle Arturo Toscanini de la ville de Savigliano. Il aime la musique et l’art de tout son être. Sa passion vous gagne, vous entre dans la peau, mot après mot, tout comme les notes de son violon : voilà ce qu’est une interview avec Uto Ughi. Nous avons rencontré le Maestro à quelques mois du lancement de « La Sainteté inconnue, Piémont Terre de Saints », la manifestation organisée par l’Association culturelle Arturo Toscanini de la ville de Savigliano, dont il est, depuis des années, l’invité d’honneur. Une occasion pour se souhaiter un « au revoir » à l’abbaye de Staffarda, à quelques pas de Saluces, en octobre prochain.

Maestro Ughi, nous vous remercions de nous avoir concédé cette interview. Faisons, tout d’abord, un saut en arrière : il y a six ans, vous vous êtes produit pour la première fois à l’abbaye de Staffarda. Vous souvenez-vous de vos émotions ?

L’abbaye de Staffarda suggère une spiritualité profonde, invite à la méditation et à la concentration.

Je me souviens avoir choisi d’interpréter, entre autre, la Chaconne de Bach : c’est un morceau qui s’harmonise parfaitement avec les suggestions de ce lieu extraordinaire.

Au bout de sept éditions de « La Sainteté inconnue, Piémont Terre de Saints », quel jugement portez-vous sur le public de cette manifestation ?

On ne peut prétendre que le public réponde instantanément et qualitativement à nos attentes. Je dois donc donner acte aux frères Ivan et Natascia Chiarlo de l’Association Toscanini, en qualité de directeurs artistiques, d’avoir su former le public, année après année, avec humilité et discrétion.

Le public est comme un instrument, il doit être conduit avec délicatesse. En tant que musiciens, les frères Chiarlo l’ont parfaitement compris.

Parlons donc des liens qui vous unissent à Ivan et Natascia Chiarlo de l’Association Toscanini.

Depuis l’année dernière, vous êtes également consultant de la direction artistique de la manifestation. Pourquoi avez-vous accepté cette proposition ?

Je cherche toujours à partager des expériences lorsque j’éprouve une affinité élective de goût, de pensée et de culture. Avec eux, je me suis immédiatement senti sur la même longueur d’onde.

C’est pour cela que j’ai accepté ce rôle de conseiller : lorsque l’on va dans la même direction, il est normal que l’on se rencontre.

Lors de la dernière édition de « La Sainteté inconnue, Piémont Terre de Saints », vous avez également occupé la fonction d’enseignant du Master de Haut Perfectionnement de Violon.

L’expérience se répètera-t-elle cette année ?

Certainement, même si l’enseignement exige une énergie totale. Par le passé, j’ai enseigné à l’Académie Chigiana de Sienne et, à la fin des cours, j’étais plus fatigué qu’après une tournée. Les relations avec les élèves m’obligent à une autoanalyse qui m’est finalement très utile.

Votre rapport avec les jeunes et le rapport des jeunes avec la musique : quel est votre avis à cet égard ?

Les jeunes sont la force de demain, le futur du monde. Les adultes ont une responsabilité très importante. L’éducation musicale affine la sensibilité, le goût esthétique, l’intelligence et la capacité de penser : c’est une école de vie. Ce n’est pas moi qui l’affirme, Platon le disait déjà il y a 2.000 ans.

En parlant de jeunes, une petite référence à votre histoire personnelle : à sept ans, vous avez exécuté en public les Caprices de Paganini. L’expression enfant prodige vous gêne-t-elle ?

La musique est souvent considérée, à tort, comme un tremplin pour sa propre vanité. En fait, la musique doit être une composante irremplaçable de la formation humaniste, au-delà des perspectives de succès de l’individu.

ironique, iconique, gufram

de Axel Iberti - Pg 17 L’histoire du design est caractérisée par des objets qui sont rentrés dans l’imaginaire collectif et ont représenté des étapes fondamentales dans la culture visuelle contemporaine.

Parmi ceux-ci, le divan sous forme de bouche. Rouge feu, souple et sensuel comme les lèvres de Marylin Monroe. Ou bien ce cactus hors mesure, en hauteur de l’homme, vert au début et tout blanc après: un portemanteau aussi tant irrévérencieux que surprenant. Pour rappeler ensuite le Pratone, ce buisson de fils d’herbe vert émeraude, prêt à vous accueillir confortablement, comme une chaise, original et ludique en même temps. Ceux-ci sont quelques unes des pièces parmi les plus significatives de la fabrication Gufram: une entreprise fabricant home furniture connue dans le monde entier qui, avec ses projets réalisés à partir dès la moitié des années ’60, a révolutionné le panorama de l’architecture du design de

l’intérieur. Née au Piémont en tant que petite entreprise artisanale en 1952, à côté de Turin, l’entreprise est devenue en 20 ans un foyer de talents et de créativité, grâce à la dimension expérimentale, la contribution d’idées et l’enthousiasme de jeunes et d’artistes de l’époque, tels que les artistes Ugo Nespolo et Piero Gilardi, les designers Guido Drocco et Franco Mello, les architectes Carlo Mollino, Gianni Pettena et Giuseppe Raimondi, ainsi que les architectes du bureau Studio 65 et du Gruppo Sturm, formé par Ceretti, Derossi et Rosso. Tous innovateurs du language formel du projet qui, en codifiant une nouvelle esthétique de l’objet de décor et d’ameublement par l’utilisation du polyuréthane, un nouveau matériel pour l’époque, ont conçu la collection “Multipli” de la Gufram, fabriquée aujourd’hui encore et vendue dans le monde entier.

Cet échange continuel entre la production et l’envie passionnée de rompre avec les schémas a conduit à la création d’icônes du design, qui se trouvent aujourd’hui même chez les collections des musées les plus importants du monde entier: du Museum of Modern Art (MOMA) et du Metropolitan Art Museum (MET) de New York, au Centre Pompidou de Paris pour arriver au Vitra Design Museum de Weil am Rhein. A’ partir de cette année, la Gufram se place non seulement parmi les entreprises travaillant au niveau international mais aussi parmi celles qui sont considérées des excellences de la province de Côni. La propriétaire actuelle est maintenant Madame Sandra Vezza, entrepreneur et gérant industriel à l’air sûr, qui l’a reprise pour relancer cette marque importante dont l’héritage culturel est précieux. Dans le coeur des Langhe, à Barolo, se trouve le siège de cette marque, capable de transformer ironiquement le design en univers de rêves qui deviennent réels: des objets que nous aimerions toucher, des scénographies d’ une vie, des souvenirs tangibles. Dans ce rêve réel, madame Sandra Vezza, aujourd’hui l’âme de l’entreprise, nous raconte l’arrière-scène ainsi que les perspectives futures.

Pourquoi avez-vous décidé d’acheter la Gufram?

C’est la passion. J’ai toujours beaucoup aimé ces objets iconiques. Des objets capables de transmettre une attitude ironique qui peut résoudre positivement ta journée. Ils aident à considérer les événements de tous les jours avec une dose de surréalisme, un peu de la griffe de Magritte, utile à donner de la poésie dans la vie. Après il y a une raison qui nait du territoire. Nous, les Piémontais, nous sommes capables à travailler et inventer des choses toujours nouvelles, à nous débrouiller, à voir au delà des choses, mais après malheureusement nous oublions tout cela. La Gufram représente cette situation et moi, je voulais “emmener à la maison”, au Piémont, ce patrimoine culturel.

C’est une question d’orgueil, aussi bien que de business.

Allons parler de business alors. Le domaine du design est une nouvelle expérience pour vous?

En partie oui, même si la sensibilité vers l’art et la culture visuelle ont toujours été sur ma longueur d’onde. Ce qui est clair, dès qu’on rentre dans le domaine du design, c’est qu’il y a des règles non écrites et des risques. Centrer, anticiper ou comprendre les tendances du marché n’est pas facile, sinon impossibile. Dans ce nouvel parcours avec Gufram nous nous sommes structurés de façon à continuer à produire les pièces du catalogue historique que les collectionneurs adorent dans le monde entier. En même temps, nous cherchons à garder l’identité de cette marque, irrévérencieuse et hors schémas; c’est pourquoi nous sommes en train d’entamer des collaborations avec des importants designers connus au niveau international et nous pensons à de nouvelles propositions.

Quelle est la tâche la plus difficile en ce moment?

Il y a un héritage important à relancer. Faire passer ce brand du made in Italy du passé au futur c’est une tâche comble de responsabilité. Et pour ce faire, j’ai demandé à mon fils Charley de collaborer avec moi. Il a déjà sélectionné des collaborateurs très valuables provenant du secteur, des professionnels aussi bien que des jeunes esprits. Chez Gufram tous ont leur occasion de jouer au plus haut niveau, avec l’honneur aussi bien que les charges que cela entraine.

un coin de verdure et de luxuriance

de Maria Bologna - Pg 44 Par sa position privilégiée, le territoire monégasque - un pan de terre de 2 km2 donnant sur la mer Méditerranée - bénéficie d’un microclimat exceptionnel, idéal pour les plantes tropicales, comme en témoignent ses jardins, qui représentent plus de 20% du territoire monégasque, c’est-à-dire 428.683 m2 d’espaces verts, soit 13,40 m2 par habitant, l’un des taux les plus élevés d’Europe. D’autre part, les espaces publics occupent 272.980 m2 et comptent différents jardins répartis dans la zone urbaine monégasque, tous facilement accessibles. La proportion entre le béton et les zones vertes fut réglementée, à travers une norme spécifique, par le Prince Rainier III en 1966, qui promulgua l’article 56 de l’Ordonnance Souveraine n° 3.647 du 9 septembre, selon laquelle toutes les constructions devaient s’engager dans la conservation ou la création de jardins, avec un pourcentage de 35 à 50% et jusqu’à 65% si la propriété faisait partie d’une zone verte délimitée et protégée. Sur le Rocher, les jardins Saint-Martin. Créés en 1816 par la volonté du Prince Honoré V (1778-1841), les Jardins Saint-Martin furent l’occasion de donner du travail à la population monégasque, éprouvée par les conséquences de la Révolution française. La végétation, alors existante et intégrée dans le projet, était typiquement méditerranéenne grâce à la

Le bien-être nous chouchoute

de Fiorenzo Cravetto - Pg 58 Entre légende et histoire, entre philosophie et médecine contemporaine, l’eau est un plaisir; de plus quand elle offre des avantages à notre santé. En province de Cuneo, il y a des eaux, des algues, des moisissures, des grottes et des établissements thérmaux de grand prestige. Des trésors cachés dans les vallées alpines qui forment la charnière à partir des premiers contreforts ligures jusqu’au paysage ravissant des Maritimes. Lurisia, Vinadio, Valdieri sont les stations thérmales parmi les plus renommées qui rappellent un passé de gloire et un présent de succès.

Ce sont de véritables Spa, des Salus per Aquam du présent de la province de Cuneo, une richesse du territoire et appel pour le tourisme national et international. Les voilà.

Station thérmale de Lurisia C’est l’année 1900, sur les versants du Mont Pigna on creuse pour extraire l’ardoise. Dans la grotte du Nivolano, sous les coups de sa pioche, un mineur voit affleurer sous ses pieds une nappe d’eau. C’est une eau très bonne à boire, mais non seulement. Le mineur, affligé par des plaies et des blessures causées par le dur travail, en profite pour se laver et désinfecter par ce flot généreux. Peu de jours après même les plaies les plus sanieuses sont guéries. Tout le monde en parle, médecins et chercheurs, attirés par cette nouvelle, doivent constater que l’eau dont on parle autant a des propriétés extraordinaires. Les gens d’ici s’étaient d’ailleurs déjà rendus compte qu’il y avait une source dont le pouvoir cicatrisant avait été remarqué, et que l’on utilisait aussi tant pour soulager les plaies des sabots des chevaux. L’année 1940 voit la naissance de l’Etablissement Thérmal de Lurisia, endroit de vacances, de bien-être, destination chérie de plusieurs personnages de l’époque. C’est encore à ce moment que le Ministère de la Santé autorise l’embouteillage et la vente de l’eau provenant de la Source Sainte Barbara. A’ nos jours, la Station Thérmale di Lurisia est très connue, ici il suffit juste quelques jours pour oublier le stress et se recharger de bien-être. La supervision de Monsieur Oscar Farinetti, le génie de Eataly qui croit vraiment beaucoup en cette réalité avec ses eaux prodigeuses, a donné un ultérieur éclat. Les propriétés salutaires et dépuratives des sources Garbarino et Sainte Barbara, des bains de boue avec les nombreuses applications de cette dernière, sont utilisées dans le traitement de certaines affections au niveau respiratoire, digestif et articulaire. L’établissement thérmal est une oasis de plaisir dans le vert auquel s’ajoute ici le plaisir de la table chez le restaurant géré par Alessandro Pittavino, avec l’inspiration de Marc Lanteri.

Station thérmale de Valdieri Les premiers documents qui attestent la “merveille” des eaux thérmales de Valdieri remontent au VIème siècle. Le premier de la Maison Savoie qui qui s’en aperçoit c’est Roi Carlo Emanuele III en 1755, qui décide d’exploiter les bains de Valdieri. La parenthèse de la guerre avec Napoléon arrète le temps. Avec Carlo Alberto on recommence à relancer le site, avec la reconstruction de la route, tandis que Vittorio Emanuele II décidra la construction de l’immeuble de 25 mètres d’hauter et 95 de longueur – la première pierre fut posée le 10 juillet 1857 – où à présent se trouve l’Hotel Royal Centre de Bien-Etre. Le Roi Vittorio a l’ intuition que Sainte Anna de Valdieri est l’endroit idéal pour les soins, la chasse et ses amours. Les eaux thérmales de Valdieri appartiennent au groupe des eaux sulfureuses-chlorurées-sodiques hyperthérmales (50-75 °C) et présentent un pH nettement alcalin (9,4), avec une température en profondité de 130 °C. A’ l’avènement de la République, le paradis des rois devient accessible à tout le monde. Depuis l’automne 1978, l’établissement thérmal est géré par la société par actions de Monsieur Agostino Bonetto de Côni, et à présent par ses enfants Daniela, Donatella et Giuseppe. L’hôtel dispose de plus d’une centaine de chambres; la seule limite est représentée par les possibilités liées à son ouverture qui peut avoir lieu seulement pendant l’été (juin-septembre), puisque les stations thérmales se trovent à plus de 1.300 mètres. Il y a maintenant un projet de la “Comunità Montana des Alpes de la Mer” pour diriger les eaux sulfureuses jusqu’à Valdieri par moyen de canalisations sousterraines.

Station thérmale de Vinadio L’établissement se trouve à 1.323 mètres sur le niveau de la mer, aux pieds du Mont Oliva, à partir duquel se forment de sources chaudes connues depuis toujours. Déjà les Romains parlaient d’une reconstruction de routes et de “bains”, mais pour avoir des données certaines sur cette station thérmale il faudra attendre l’an 1552, quand Bartolomeo Viotti, avec son De Balneorum naturalium viribus, en parlera spécifiquement. Même les Stations thérmales de Vinadio nouent leur histoire aux loisirs de la Maison des Savoie, puisqu’ici ils venaient séjourner. Pendant la deuxième guerre mondiale, l’établissement fut occupé par les Allemands et bombardé par les alliés. Depuis 2008, les Stations thérmales sont confiées à la société D&D de Luca Demaria, qui a entamé un grand projet de restructuration, en assurant l’ouverture au cours de toute l’année. Plusieurs soins sont possibles ici: aérosol, inalations, bains de boue, bains thérapeutiques, antrothérapie. Par antrothérapie on entend la modalité de traitements thermaux caractérisée par le séjour en grotte, particularité des Stations thérmales d’ici. On y expose le corps aux vapeurs de l’eau de la grotte, ce qui a une action bénéfique de purification de la peau et d’amélioration des fonctions de l’appareil respiratoire.

UNICO 16 | LUGLIO - AGOSTO 2012 | TRADUCTION FRANÇAISE

présence d’une pinède abondante, entrecoupée de buissons indigènes, comme les myrtes et les pistachiers. Actuellement, la structure ordonnée du jardin, accessible uniquement à pied, accueille de nombreuses espèces comme les azalées, les rhododendrons et les camélias, ainsi que différentes fontaines et œuvres d’art, sur des terrasses donnant directement sur la mer.

Le parc Princesse Antoinette Bien que ce soit sur le Rocher que la biodiversité de la petite principauté est plus que jamais présente, il faut rappeler que l’ensemble du territoire monégasque compte 350 plantes indigènes, avec 5 habitats d’un grand intérêt botanique et quelques espèces endémiques des Alpes Maritimes et de la Ligurie. Toutefois, nombreux sont les parcs, répartis dans les différents quartiers monégasques, où l’on peut découvrir les traces précieuses d’une végétation méditerranéenne intacte. Un exemple : les murs du passage souterrain de la Place des Moulins rappelle les anciennes traditions paysannes liées à la production de l’huile et aux moulins. Là, des photographies et des illustrations anciennes retracent l’histoire de ces lieux où la vie était rythmée par les marées et les saisons.

Mais l’olivier est bien le témoin le plus vivace dans la nature : disséminé un peu partout, sur les plates-bandes publiques, dans les jardins scolaires et le long de nombreux escaliers, il tient un rôle essentiel dans le parc Princesse Antoinette. Le parc, situé dans le quartier haut de la Condamine, au 54, boulevard du Jardin Exotique, abrite des potagers biologiques, des mini-fermes, des jeux pour enfants et un minigolf de 18 trous. Il dénombre 157 exemplaires d’oliviers, nombreux centenaires, dont un de plus de 1000 ans.

Le jardin exotique Depuis le parc Princesse Antoinette, en montant vers l’entrée haute de la Principauté de Monaco, se trouve, par contre, le Jardin exotique. Il fêtera ses 100 ans l’an prochain et fut officiellement inauguré par le Prince Louis II. Véritable serre à ciel ouvert, le Jardin exotique, œuvre de l’ingénieur monégasque Louis Notari, abrite, sur cette position si privilégiée au panorama à couper le souffle sur le Rocher et la Principauté, un grand nombre de cactus et de plantes grasses, surtout originaires de l’Amérique Centrale et de l’Amérique du Sud, de l’Afrique et de la Péninsule arabique. Sur le bas du jardin, s’ouvre, à l’improviste, une grotte calcaire, dite « de l’observatoire », accessible jusqu’à une profondeur de 60 mètres. Un frais refuge estival, parmi les immanquables stalactites et stalagmites, qui conserve de nombreuses traces d’une présence humaine.

Les jardins du Casino Grâce à sa politique avant-gardiste, le Prince Charles III créa, à partir de 1863, le quartier le plus connu de toute la Principauté : Monte-Carlo. Ce n’est toutefois que dans les deux dernières décennies du XIXe siècle que prendront forme les jardins adjacents au Casino, grâce au projet de l’architecte Édouard André. En partant, à pied, de l’un des luxueux magasins du Carré d’or, le cœur de Monte-Carlo, l’on pourra flâner sur les allées ombragées conduisant à trois jardins aux compositions arboricoles et florales différentes. Le premier de ces jardins, le plus connu, est dit « du Boulingrins ». Il est délimité par des décorations à la française, avec des bassins et des jets d’eau composés et ordonnés. Le second, proche de l’Hôtel Métropole, avec son petit lac animé de dragons en bronze, est connu sous le nom de « Petite Afrique ». Enfin, sur l’arrière du Café de Paris, une unique promenade, démarrant derrière les bâtiments du Casino et de l’Opéra Garnier, conduit sur des terrasses face à la mer, riches d’œuvres d’art, parmi lesquelles les bronzes de Fernando Botero.

Et, face au très fameux Casino, se dresse le jardin, dit le « Camembert » pour sa forme circulaire, entre le Café et l’Hôtel de Paris, toujours fleuri au gré des saisons ou décoré de sapins de Noël en décembre. Sur le fond, se dessine le Sky Mirror, une sculpture en acier de l’artiste Anish Kapoor, inaugurée par S.A.S. le Prince Albert II de Monaco, le 10 juillet 2007. L’œuvre reflète les images des voitures luxueuses garées tout autour, pour former quasiment les pétales d’une marguerite colorée imaginaire.

La roseraie Princesse Grace Un petit joyau caché dans le quartier de Fontvieille, la roseraie Princesse Grace fut inaugurée par la famille régnante le 18 juin 1984. Elle est actuellement composée de 5.500 rosiers, répartis sur 4.000 m2. Très appréciée par la Princesse Grace, elle lui fut dédiée par la volonté du Prince Rainier.

Une partie des espèces exposées, une cinquante environ, a été offerte par des floriculteurs de renommée internationale. Au total, on y dénombre 330 variétés de rose.

Parmi les plus belles, naturellement la « Grace de Monaco », d’un rose vif et au parfum très marqué, sélectionnée à l’occasion des noces du Prince Rainier et de la Princesse Grace, la rose « Princesse Stéphanie », très délicate, d’un rose corail, la rose « Caroline de Monaco », à la fleur blanc crème très lumineux, et la fameuse « Madame Meilland », qui, avec son jaune vif, est connue dans le monde entier comme la « Rose de la Paix ».

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