umbria in voce
Novembre 2017
magazine
PUBBLICAZIONE NON PERIODICA AD INTERESSE CULTURALE LEGATA ALLA MANIFESTAZIONE UMBRIA IN VOCE
let’s go!
Numerozero
al via la terza edizione
da un idea di Andrea Cancellotti art director Matteo Fofi grafica Gu.Fo. comunicazione visuale stampa tipografia Donati
info e contatti umbriainvocemagazine@gmail.com
Ringraziamo tutti coloro che con gran cuore hanno reso possibile questa pubblicazione, offrendo risorse in questi tempi difficili. Hanno risposto condividendo il nostro pensiero di fondo, e cioè che far crescere la cultura di una comunità significa far crescere la comunità in tutti i suoi aspetti. Un ringraziamento particolare a Paolo Ceccarelli e all’Associazione Archè per la collaborazione.
umbria in voce e il sociale Umbria in Voce è attenta alle tematiche sociali. Ogni anno ospitiamo un concerto finale il cui incasso è devoluto in beneficienza. Quest’anno abbiamo incluso nel gruppo di lavoro alcuni ragazzi che partecipano alle attività del Centro Accoglienza Diurno “Il passo di Ulisse”, e dell’associazione “Civiltà Etica” che metteranno a disposizione il loro tempo per aiutarci. Sono stati coinvolti anche i Servizi Sociali e le Politiche giovanili del comune di Gubbio, con contributo attivo del servizio civile. Il festival quest’anno è anche legato alle attività dell’associazione Buonvento, che realizza progetti di “vela solidale” e di promozione del benessere giovanile. Siamo aperti a future collaborazioni con il mondo del sociale, contattateci. Uniti si va più lontano.
in voce www.facebook.com/umbriainvoce
sommario 03 Un festival per tutti 04 Programma Festival 06 Il poeta Franco Arminio 09 Che cos’è la paesologia? 10 La casa della dimensione umana 10 Nel senso del teatro 11 Un’eccellenza da conoscere 13 Sul filo 14 Il concerto del sabato
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I Fratelli Mancuso
17 Spazio MalaUmbra 19 Il villaggio dell’arte 20 Gubbio, John De Leo, il cuore d’Italia
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e il centro del mondo
21 Ma la voce, che cos’è? 23 L’importanza di canto e musica in 23 Ad alta voce, a voce alta 25 L’Antiquarium:
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perle dall’antichità di Gubbio
27 Il “core” degli Angels 28 Voci giovani 31 La voce della pietra 33 Torrendeadomo 34 I laboratori di Umbria in Voce
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gravidanza e prima infanzia
Gubbio (PG) via Lodi, 8 t. 075 78 16 100 www.fidoka.it info@fidoka.it
un festival per tutti
di Claudia Fofi > direttrice artistica del Festival Giunto alla sua terza edizione, Umbria in voce torna con un programma denso di appuntamenti che, come sempre, vogliono contribuire a riavvicinare le persone al canto spontaneo. Cantare insieme, come sostiene Franco Arminio, uno degli ospiti più attesi, è uno dei pochi antidoti a quell’autismo corale che ci isola, ci allontana, ci rende sempre più individui e sempre meno comunità. Abbiamo scelto di offrire dei momenti partecipativi, in cui chiunque può venire a leggere le proprie poesie o a cantare. Tutti i laboratori sono pensati sia per avvicinare al canto che come occasione di approfondimento per chi già canta. Tra le circle songs di Albert Hera e il canto popolare di Francesca Breschi, possiamo dire di avere tra i migliori formatori italiani in circolazione. Il festival, per tre giorni, diventa un piccolo popolo, vive la biblioteca comunale come una casa, si creano amicizie, legami, intimità. Il concerto del sabato quest’anno è affidato alle voci arcaiche e alle atmosfere meditative dei Fratelli Mancuso. Quello conclusivo al gospel degli Angels. Il festival ha trovato ancora più energia, grazie a nuove persone che credono al “fare insieme” per dare nuove opportunità di crescita culturale alla comunità. In queste pagine troverete approfondimenti sul programma e non solo. Nel futuro questo progetto vorrebbe occuparsi di dare voce a realtà artistiche che faticano a emergere, soffocate dai grandi eventi che catalizzano quasi completamente l’interesse dei mass media. Intendiamo continuare, anche dopo il festival, ad aiutare concretamente gli artisti ad emergere, presentarsi e far conoscere i propri pensieri. Crediamo che l’arte sia uno dei pochi strumenti in grado di arricchire le comunità di quel bene immateriale così prezioso che è la bellezza. Vogliamo farci “contaminare” da altri pensieri, da altri luoghi, da persone che camminano in questa direzione. Ci auguriamo quindi che questo progetto possa svilupparsi in una pubblicazione continuativa, uno spazio aperto per l’arte, i giovani, il sociale.
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Umbria in voce 2016 concerto sensoriale di Silvana Kuhtz
umbria in voce
programma
venerdì 17 novembre >Ex Refettorio Biblioteca Sperelliana di Gubbio ore 15.30 – 17:30 “L’imitatore di voci”. Tecniche di lettura per dare voce alle voci. Con Carla Gariazzo > iscrizione 15 € ore 18:00 Franco Arminio presenta “Cedi la strada agli alberi – poesie d’amore e di terra” > ingresso libero ore 20:00 Apericena con prodotti biologici ore 21:15 “Lasciamo ululare i lupi” Jam session poetica Con Franco Arminio, Andreina de Tomassi, Claudia Fofi Se scrivete poesia, se avete pubblicato, ma anche se siete poeti inediti, questo è il momento del festival dedicato a voi. Vogliamo incontrarvi e farvi incontrare. Darvi un microfono e la possibilità di aprirvi a un pubblico. Sarà una “jam session” fatta di parole e qualche canto. Non c’è un tema prestabilito. Costruiremo la serata insieme, facendola. Per partecipare e chiedere maggiori informazioni potete scrivere a umbriainvoce@gmail.com
sabato 18 novembre > Ex Refettorio Biblioteca Sperelliana di Gubbio ore 9:30 - 12:30 “Immersione nell’Universo Voce” Laboratorio con Claudia Bombardella > iscrizione 25 € ore 12:30 - 14:00 Lezioni individuali di canto popolare su prenotazione (ogni incontro della durata di 30’). Con Sara Marini > gratuito ore 14:00 – 18:00 “Circle Land” Laboratorio di circle songs con Albert Hera > iscrizione 30 € > Sala Attività ore 18:30 – 19:30 “ProfondaMente” Mindfullness e voce con Federico Giubilei > ingresso libero ore 20:00 Apericena con prodotti biologici ore 21:15 “Un canto essenziale” I Fratelli Mancuso in concerto Aprono il concerto Sara Marini e Paolo Ceccarelli, le canzoni nuove in acustico > ingresso 10 €
domenica 19 novembre > Ex Refettorio Biblioteca Sperelliana di Gubbio ore 10:00 – 13:00 “Il canto segreto degli alberi” Laboratorio di canti della tradizione orale italiana con Francesca Breschi > iscrizione 25 €
_programma_
> “Mailedirò” ore 23,00 fino a notte fonda “Festa della voce” Jam session aperta a tutti i cantanti, con l’accompagnamento di Michele Fumanti > partecipazione libera
ore 14:00 – 16:00 “La voce olistica” Introduzione ai corsi di formazione a Perugia con Roberto Panzanelli Proposte esperienziali a cura di Andrea Giordani, Giulia Attanasio, Tiziana Ciamberlini, Silvia Orciari > ingresso libero ore 16:15 – 17:45 “Improvvisazione vocale estrema” Laboratorio a voce libera con Claudia Fofi > iscrizione 15 € ore 18:00 – 19:00 “Respiro e vibrazione”. Laboratorio esperienziale con Manolo Rivaroli > iscrizione10€ ore 21:00 “Angels” in concerto Incasso devoluto all’associazione Buonvento per sostenere progetti di riabilitazione e prevenzione rivolti ai minori > offerta libera e consapevole
umbria in voce kids programma venerdì 18 novembre > Sala attività ore 15 – 15:45 “Piccoli in Voce”. Laboratori per bambini e loro genitori. 0-3 anni ore 15:45 – 16:30 “Le Pance cantano”. Attività per donne in gravidanza con Francesca Staibano > ingresso gratuito, su prenotazione presso la biblioteca e Consultorio Familiare ore 16:45 – 18:00 “Musigiocando” Laboratori per bambini della scuola primaria con Michele Fumanti > ingresso gratuito, su prenotazione presso la biblioteca
Comune di Gubbio
con il sostegno della
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con il patrocinio di
Franco Arminio Viene quest’anno al Festival il poeta Franco Arminio. Il libro di poesie “Cedi la strada agli alberi” è all’ottava ristampa, ha venduto in un anno più di 18.000 copie. Un vero caso letterario, che sfata il mito che “la poesia non vende”. La poesia di Arminio si, ed è bellissima. Viene a Gubbio per presentare il libro e anche per spiegare che cos’è la paesologia. Si parlerà anche di voce, del ruolo della voce nella comunicazione della poesia e si darà spazio ai poeti che vorranno venire a leggere le proprie opere. Un reading di Franco Arminio non è ciò che potreste aspettarvi da un poeta, se avete in mente un’idea “aulica” della poesia, un po’ distante, fondamentalmente noiosa.
È una performance, un rito. A chi lo accusa di fare poesie retoriche e compiacenti lui risponde che ci vuole coraggio anche per la retorica, e che la gente soffre già abbastanza da dover sopportare pure una poesia che infligge il dovere di essere capita. Non è amante della poesia che fustiga il lettore insomma e il suo ultimo libro è pieno di esortazioni quasi prosastiche. Un libro che è un continuo incitamento a non cedere all’isolamento e alla disfatta. Un libro pieno di pensieri mai scontati per i giovani, i vecchi, il paesaggio, l’amore. Consigliato fortemente a chi non ha mai smesso di lottare e di sognare un mondo migliore di questo.
Franco Mario Arminio è nato e vive a Bisaccia, in provincia di Avellino. È un poeta, scrittore, saggista, regista. Scrive per “Il Manifesto”, il “Corriere della sera”, “Il Fatto quotidiano” ed è animatore del blog “Comunità provvisorie”. È il direttore artistico del Festival della paesologia “La Luna e i Calanchi” di Aliano (MT). Nel 2015 fonda la Casa della Paesologia a Trevico (AV).
’’ Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento. Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione. Attenzione a chi cade, al sole che nasce e che muore, ai ragazzi che crescono, attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato. Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza.
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da Cedi la strada agli alberi di Franco Arminio
MI AMO food for health C.so Semonte 9 06024 - Gubbio Pg 075 927 24 51 pagina fb Punto Natura Mi Amo-Food for Health
“I loro frutti serviranno come cibo e le loro foglie come medicina.�
di Franco Arminio
Guardare col corpo, scrivere col corpo, amare col corpo, lottare col corpo, parlare col corpo, dormire col corpo, sognare col corpo, morire col corpo. La paesologia è stare in un lieve e perenne spavento, ma è anche una contentezza, si può sentire la meraviglia delle cose usuali, ogni giornata è un capitolo dell’infinito, ci può essere beatitudine anche nella desolazione. Nell’italia di oggi essere paesologi significa dare valore ad alcune cose piuttosto che ad altre: la percezione piuttosto che l’opinione, il dettaglio piuttosto che l’astrazione, la fragilità piuttosto che l’arroganza. Non è una disciplina scientifica, ma emotiva, una postura che guarda il mondo dall’altezza del cane, uno sguardo sul mondo che non ha paura di nascondere le proprie incertezze, le proprie ossessioni, un egocentrismo che sa ascoltare. Si parte dall’idea che il mondo delle merci è un mondo morto. L’avventura degli uomini e delle donne ha bisogno di una rigenerazione, altro che riforme, altro che i giochetti di potere a cui assistiamo ogni giorno. Il capitalismo nella sua affannosa manutenzione uccide ogni forma di sacralità. la paesologia è un’obiezione, è un lavorare sull’orlo, sui margini poco battuti. Il paesologo è un mistico dell’ordinario. La casa della paesologia di Trevico è un luogo di avventure dello spirito, una piccola arca contro la miseria spiriturale dilagante.
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che cos’è la paesologia?
casadellapaesologia@gmail.com
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La Luna e i Calanchi, festival della paesologia. Aliano, Basilicata
la casa della dimensione umana
nel senso del teatro
Quando sono salita sul palco la prima volta, al Liceo, ho sentito che era lì che volevo stare e una volta finita la scuola dovevo poter continuare a farlo, così ho contattato la Compagnia Teatro della Fama e sono entrata a far parte della mia seconda famiglia. Il Teatro non è un hobby, è passione, è vita… è quello che ho dentro…è sentire di fare quello per cui si è nati, seguire l’istinto, dar voce a quello che sta chiuso dentro. C’è un momento, prima di andare in scena, in cui, pervasa dall’ansia, mi chiedo ogni volta “ma chi te l’ha fatto fare?”… poi le luci si accendono, il rumore del sipario che si apre mi fa stringere le mani in quelle dei miei compagni, la tensione si scioglie e inizia la magia, esco da me stessa e entro in qualcun’altro e questo mi dà la risposta. Penso che il Teatro sia la casa della dimensione umana e solo lì possiamo essere uomini politici, sociali, madri, padri, figli e cittadini. Sono stata presidente nello scorso triennio e da agosto ho lasciato il posto a Lucia D’Acri, in questo c’è grande apertura all’interno del gruppo... soprattutto i “più grandi” ci danno davvero tanto spazio e credono, anche prima di noi, nel cambiamento e nel responsabilizzare noi giovani. Con Lucia c’è una grande continuità, siamo molto in linea sugli obiettivi da raggiungere. In questo momento la Compagnia Teatro della Fama sta preparando Lisistrata, che verrà presentata fuori abbonamento sul libretto della stagione. In programma anche di riproporre il testo di Lucio Vinciarelli “Historia de Lupo e Francesco”, che ha riscosso grande successo in Piazza San Giovanni la scorsa estate.
Definire un ambito all’interno del quale muoversi per tracciare un percorso culturale che si ponga il desiderio di trovare la possibilità di divenire strategico è operazione ambiziosa e difficile. Una contemporaneità che veicola messaggi a velocità impensabili solo 10 anni fa, adeguandoli quindi alla necessità di mantenere un passo piuttosto che alla ricerca di una capacità relazionale e di confronto, rende la definizione di un ambito non solo difficile ma addirittura marginale. L’estemporaneità e la ricerca di una “grandeur” tendono ad allargare le trame del tessuto fino a creare voragini non più capaci di trattenere suggestioni e di farne elemento incrementante. La sfida messa in atto fino a questo momento, partendo dal teatro e dalle sue funzioni, è stata quella di recuperare un senso del teatro, dell’essere in un teatro, cercando di cogliere quegli elementi che potessero, oggi, nel contemporaneo, attribuirgli un’utilità, che oltre la rappresentazione, riuscisse a ridefinirne il suo ruolo di spazio relazionale, di luogo sociale e politico. È quindi necessario proseguire e andare oltre, aggiungere elementi che anziché semplificare complichino il percorso arricchendolo di tutte le suggestioni, anche critiche, che si sono raccolte nella trama del tessuto. Il percorso di “Umbriainvoce” apre degli spazi di riflessione di enorme interesse sia per l’idea di teatro che stiamo inseguendo sia per la possibilità di costruire e/o proporre cultura oggi e per esemplificarne il senso propongo di seguito il pensiero che quest’anno guiderà il nostro agire:
di Simona Minelli
di Luca Berettoni
“Avere una voce significa essere umani. Avere qualcosa da dire è essere una persona. La capacità di parlare dipende dalla qualità dell’ascolto, dall’essere ascoltati; ed è un atto intrinsecamente relazionale” Carol Gilligan
di Rita Pagnozzi
_dal teatro_
Centro Teatrale Umbro un’eccellenza da conoscere
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Il Centro Teatrale Umbro è un’associazione culturale, fondata nel 2000 da Massimiliano Donato e Naira Gonzalez, finalizzata allo sviluppo di un “teatro d’innovazione”, in cui la scrittura scenica trova nell’attore il suo creatore principale, in osmosi con il regista. Un teatro che partendo dalla preparazione fisica e vocale dell’attore ricerca nuove forme d’espressione, nuove contaminazioni nei linguaggi artistici, che valorizzi le diversità, capace di costruire ponti di dialogo interculturale. Alla base del lavoro vi sono profonde motivazioni personali, forti contenuti di ricerca e sperimentazione, versatilità, rigore etico e onestà intellettuale. Vivere il fare teatro come momento di definizione della propria identità ha portato i fondatori a decidere di realizzare questo progetto in una situazione privata e rurale: la pieve di S. Giovanni Battista di Goregge (anno 1330). Un luogo raccolto e protetto, immerso nel silenzio della natura. Un bene vincolato dalla Soprintendenza per il suo valore storico-artistico, diventa, dunque, sede di un lavoro di esplorazione umana e teatrale che contagia chi vi lavora. Lì, tra quelle pietre, prende corpo l’idea di farne anche sede di un festival di formazione attoriale che, partito nel 2004 con il nome “Di umanità, si tratta”, è giunto quest’anno alla decima edizione. Lo spazio è una delle poche strutture riconosciuta dal MIBACT come Residenza Artistica in Umbria. Nel 2015 l’urgenza di colmare un vuoto nel territorio, dove è completamente assente il teatro per le famiglie, porta all’organizzazione della rassegna “Fuori traccia”, che vede, appunto, tre date di teatro contemporaneo e tre di teatro ragazzi. Quest’anno la Rassegna sarà di scena dal 10 al 26 novembre presso il Teatro Comunale di Gubbio. Per ulteriori dettagli: info@centroteatraleumbro.it
info line 327 98 200 81 - www.gubbioexpress.it
GASTRONOMIA, ENOTECA, RISTORANTE CUCINA ESPRESSA E DA ASPORTO Aperto dalle ore 9.00 alle ore 16.00 - dalle ore 18.00 alle 24.00 - Chiuso il Mercoledì Piazza Quaranta Martiri N°36 06024 Gubbio PG Tel. 075 9920393 Cell. +39 392 3354805 Gastrò, ci trovate anche su
sul filo
Una delle mie più grandi passioni sono gli adolescenti. Non so, dev’esserci una parte di me che si è fermata a quell’età e da lì non s’è più schiodata. Quando osservo o ascolto un adolescente vengo colto da una tenerezza che mi squassa. Vedo tutto il futuro, lì affacciato alla finestra, e tutto il presente, appena dietro le imposte, che tenta di oscurare i vetri. Non si può certo dire che tutti gli adolescenti abbiano ragione e che tutti gli adulti abbiano torto, ci mancherebbe. Ma, tant’è, nonostante io sappia questo, in caso di dubbio o di pareggio, tifo sempre per gli adolescenti. E la mia non è una posizione intellettuale, per così dire. Non è un’idea o un ragionamento o un’analisi. È un semplicissimo, e al contempo potentissimo, sentire. Io non li capisco e non ho soluzioni per loro. Però li sento, questo sì. E nel tempo, durante gli innumerevoli laboratori che ho tenuto con adolescenti, ho realizzato che loro sentono che io li sento. Quella che nasce tra noi è allora una fiducia a livello di sensi, istintiva, quasi animale. Io sono diplomato come attore alla Scuole d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Faccio spettacoli da attore, altri da autore e attore, altri da autore, attore e regista. Faccio spettacoli soprattutto miei. Ma alcuni anche da scritturato, come succederà con “Il Viaggio di Enea”, per la regia di Emanuela Giordano, che andrà in scena al Teatro Carcano di Milano tra Novembre e Dicembre. Poi, sempre a Dicembre, la casa editrice “Il Margine” pubblicherà il libro dello spettacolo “Francesco polvere di Dio” da me scritto e interpretato. In scena con me il compositore e musicista Paolo Ceccarelli. Autrice della trasposizione dal testo orale a quello scritto è Simona Bianchi. Gli adolescenti e il teatro. Il futuro e il presente. Non ho alcuna soluzione ai problemi dei più giovani. Ma, e questo è un fatto, mi ritrovo tra le mani uno strumento che può aiutarli ad aiutarsi. Ai maestri non credo perché, secondo me, non esistono. Se ce n’è uno è quello Invisibile, interno o esterno che sia. Non esistono maestri ma esistono tanti artigiani che hanno appreso un mestiere sedimentato in anni di lavoro, questo sì. Sono un attore. E poi ho una “bottega”. E quando entra un adolescente gli canticchio la strofa di una canzone di Caparezza: “Chi dice che il mondo è meraviglioso non ha visto quello che ti stai creando per restarci”. E allora gli dico: “Accomodati, vediamo se posso aiutarti a rendere visibile il mondo che stai creando”.
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di Riccardo Tordoni
Concerto del sabato
I FRATELLI MANCUSO
La terza edizione del Festival Umbria in Voce ha il piacere e l’onore di ospitare il concerto dei Fratelli Mancuso, un’occasione eccezionale per ascoltare dal vivo la magia di questi due cantori siciliani, eredi di una tradizione musicale recuperata e riscritta, autori di musiche che affondano nel passato le loro radici dando vita a una musicalità intensa e pregna di emozioni, che travalica tempo e luogo superando ogni confine. Musicisti apprezzati in Italia e all’estero, polistrumentisti, i Mancuso propongono un concerto dal titolo emblematico, “Un canto essenziale”. Il concerto affida alla nudità della voce e a una scelta attenta degli strumenti il compito di guidare il pubblico attraverso le tappe più significative del per-
corso umano e musicale dei Fratelli Mancuso. Canzoni, canti sacri a cappella, narrazioni, poesia, insieme formano l’ordito di una trama dove musica e vita si intrecciano in una armonica figura di espressività e passione. Teatro di questo viaggio, oggi come in passato, è la Sicilia, bussola della loro ricerca continua e ponte tra le opposte sponde del mare Mediterraneo, da cui lanciare lo sguardo su affinità e accordi di poesia e di musica. Si percorrono i suoi sentieri attraversando, con il canto, paesi e lingue: siciliano, arabo, spagnolo, latino, greco, la lingua immaginata dei migranti in viaggio sul Canale di Sicilia, con l’anima sospesa su un barcone, come sul ciglio di un nero precipizio, nella ormai quotidiana lotta della vita contro la morte.
“Quando ascolto i fratelli Mancuso c’è una parte di me che sorride forte e una parte che piange forte. Ma non si tratta né di felicità né di tristezza. La loro musica va oltre e arriva nella profondità del mio sentire, da dove forse nascono quel sorriso e quella lacrima. Lirica d’autunno è il pezzo che preferisco e spesso lo metto in macchina mentre riporto i bimbi a casa, ed ogni volta mi chiedono: “Giulia perché ascoltiamo questa musica antica?”.... poi si incantano a guardare fuori dal finestrino e ascoltano...”
Impresso a fuoco Resto in silenzio, ebbro di suono e sentimento. Secondi, minuti, poi di nuovo play, di nuovo ad ascoltare dall’inizio quello che non sembra essere un disco, non sembra essere una raccolta di poesie, non sembra essere nient’altro che un capolavoro. Come posso io parlare di un opera così tanto perfetta, io che ascolto il rock, che mi piacciono le sonorità contemporanee, che sono sempre alla ricerca per appagare il mio desiderio di nuovo. Un anno fa per la prima volta
“...Se vuoi tempesta Mi faccio vento E se vuoi fuoco Cera che si squaglia L’amore dove passa brucia E a fondo scava La sua via Ed è dolore E un forte struggimento È meraviglia E fragile armonia Rompe catene Antiche le sue maglie stella segreta che segretamente spia...”
da “Suli su l’uri”
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nella mia vita ho conosciuto i Fratelli Mancuso. Ero al festival La luna e i Calanchi, pioveva, era freddo e non si sapeva bene dove le manifestazioni si sarebbero svolte. Nell’auditorium ad un certo punto il tempo si è fermato, ho avuto chiara la sensazione che mi trovassi di fronte a qualcosa di bello. Con bello mi riferisco a quello che ti lascia la loro musica, perché se poi vado ad indagare nei loro testi, bello mi sembra quasi limitante, un aggettivo povero. Vorrei avere la forza di trasmettere l’emozione, trovare le parole giuste per parlarne, credo però che sia meglio lasciare a loro questo compito. Teo
contatti tel. 075 922 11 46 cell. 327 76 31 581
www.tartufidigubbio.it Info@tartufidigubbio.it tartufiefunghiitalia@gmail.com
spazio MalaUmbra di Maddalena Vantaggi
Carmela de Marte, attrice cosentina, ha deciso di aprire a Gubbio uno spazio che sia un porto franco per l’espressione creativa di qualità. Io, eugubina, ho deciso subito di aiutarla a costruirlo. Carmela mi ha raccontato che quando sette anni fa scese dall’autobus davanti alla porta degli Ortacci, Gubbio la accolse con il suo cielo azzurro, ricca di colori e suoni di mercato, con la sua bianca eleganza adagiata alle pendici della montagna, subito sentì che quella poteva essere la sua città. Lo stesso provo anche io, oggi, dopo aver tanto girato per decidere di tornare. Sia io che Carmela abbiamo scelto Gubbio come posto dove viaggiare. E il nostro nuovo viaggio si chiamerà “Spazio MalaUmbra”. Questo nome, nato dalla fusione di “malombra” e “umbra” e scelto da Carmela e Miriam Guinea, fondatrici dell’omonima compagnia teatrale residente nello spazio, denota la fusione tra l’anima meridionale e quella umbra del progetto. MalaUmbra sarà uno spazio dedicato all’espressione corporea e creativa, che promuoverà una formazione di qualità, grazie al coinvolgimento di professionisti di livello. Oltre che la formazione, lo spazio sarà aperto a tutti gli eventi legati al teatro, alla musica e alla performance; si creerà così una stagione di eventi off, alternativi al circuito istituzionale.
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Infine lo spazio sarà un luogo per le famiglie, dove verranno realizzati incontri e laboratori finalizzati a creare momenti di condivisione creativa per papà, mamme e bimbi. In definitiva, cosa potreste trovare allo spazio MalaUmbra? Un assaggio: laboratori di teatro per bambini, adolescenti e adulti; workshop artistici per bambini ed adulti; laboratori domenicali per tutta la famiglia; centro estivo artistico e teatrale per bambini; laboratori di psicomotricità per mamme e gestanti; workshop di musica elettronica, canto e sperimentazione vocale.
via XXIII Gennaio, 113 - 61049 Urbania PU tel. 0722 31 74 08
il villaggio dell’arte di Andreina de Tomassi
La Casa degli Artisti è un’associazione culturale senza scopo di lucro nata dal desiderio di coniugare Arte e Paesaggio e da una forte volontà di condivisione che anima da sempre Andreina e Antonio. Una giornalista e uno scultore che nel Duemila hanno lasciato Roma per trasferirsi nelle Marche, (le loro madri erano pesaresi), a Sant’Anna del Furlo, un minuscolo borgo nel comune di Fossombrone. Nel 2010 si propone la prima Passeggiata d’arte, nasce la LAND ART AL FURLO, giunta nel 2017 alla VIII edizione. Gli artisti vengono ospitati gratuitamente presso la Casa e loro lasciano un’opera nel Parco, che in otto anni è arrivato a 140 opere (quelle di pura Land Art si sono dissolte nel tempo). Il pubblico, i fruitori, sempre liberi di entrare, sono curiosi, “familiarizzano” con l’arte, la toccano, la scoprono all’improvviso nel bosco. Crediamo che l’Arte renda più leggero il peso della vita, forse regala un senso, forse “cura”, quasi sempre solleva da terra.
Nel 2019 il Villaggio compie cento anni, ci piacerebbe che qualche studente volesse approfondirne la storia. Noi siamo “Agricoltori custodi” conserviamo alberi.
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La cultura del Sessantotto ci ha donato l’indifferenza al potere, e infatti non abbiamo ne’ padrini ne’ padroni, e una sana voglia di rilanciare i BENI CULTURALI, che sono BENI COMUNI... Per noi Arte è curiosità, condivisione, stupore. È una freccia, è un pensiero altro, è un’infinita domanda di senso. Accogliere gli artisti, qui, al limite del mondo... Ci riempie di gioia, ci sentiamo utili, impegnati, altruisti, sognatori. Crediamo che sia utile per loro conoscere una bellezza così struggente come il Furlo e per il territorio sia altrettanto utile avere delle persone speciali che vanno in giro a conoscere questi paesaggi, le memorie mezzadrili, le colline del Montefeltro. E vedere intere famiglie che passeggiano liberamente nel giardino, nel bosco, a scoprire le opere più nascoste è una gioia che non ha prezzo. La casa grande era una casa operaia, abitata generazione dopo generazione dagli addetti alla Diga e alla Centrale, nella casa piccola, sono costruzioni del 1919, ci abitava l’Ingegnere con la sua famiglia. Nei sei ettari di parco, bosco, giardino, frutteto ci sono sette piccoli torri colombaie utilizzate dagli abitanti come “dispense alimentari”, sotto il pollaio, sopra i piccioni. Il Fiume Candigliano era allora una grande risorsa, poi nel tempo abbandonata. In questo vero e proprio “Villaggio Operaio” c’era un’assoluta autarchia e autonomia, con i cavalli per spostarsi e frutteti e orti molto curati.
GUBBIO, JOHN DE LEO, IL CUORE D’ITALIA E IL CENTRO DEL MONDO di Stefano Chiocca L’anno scorso ho partecipato al festival Umbria in Voce. Durante il festival, della durata di 3 giorni intensi, numerosi sono stati i corsi interessanti a cui ho partecipato. E comunque, solo la presenza del mitico John De Leo, la cui voce ho infinite volte tentato di imitare senza ovviamente mai poterci riuscire, è valsa il viaggio di 4 ore in macchina nel cuore d’Italia. Oggi, a distanza di quasi un anno, sto cercando di ripensare alle cose importanti che ho riportato a casa con me. Sembra strano, ma poco di tutto ciò che mi torna in mente riguarda la tecnica vocale in senso stretto. Con ciò non voglio sminuire la qualità tecnica dei corsi, di sicuro elevata, ma evidenziare che la tecnica è solo un mezzo per esprimersi. Gubbio con la sua meravigliosa architettura. Gubbio sotto il sole ma anche immersa nella nebbia. Lo splendido posto affrescato dove si è tenuto il festival. Il pranzo io e Chiara, a casa di Paolo e Sara, insieme ai colleghi di corso in un’intimità rara. La nostra gioia nel farne parte. Daniele, la sua leggerezza nel cantare, la primavera, la determinazione. Manolo, che con le sue tecniche di rilassamento e di canto d’insieme improvvisato, mi ha fatto riscoprire che vivere e cantare sono sinonimi, o almeno, questo ho capito. Meravigliarsi che vivere in una piccola città come Gubbio comporta una socialità forte tra i suoi cittadini e favorisce la cultura, al punto che, veramente, si può pensare per 3 giorni di essere nel centro del mondo. La lieve sbornia dopo la Jam Session al pub e andare a comprare le sigarette con John parlando di minchiate... non lo scorderò mai. Per me è stato assai più figo di vedere Michael Jackson. Sperando di aver reso l’idea, chiudo consigliando a tutti di partecipare alla terza edizione del Festival. Sarò sempre grato a Claudia per avermi coinvolto in una catena di eventi che suscitano emozioni. Non capita quasi mai, quando succede queste occasioni vanno colte.
ma la voce, che cos'e? di Federico Giubilei
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Mi sto chiedendo, per l’ennesima volta, cosa penso della voce… e perché, ad un certo punto, abbia deciso di occuparmene, partendo dalla mia… In realtà, con la voce abbiamo tutti a che fare dal momento del concepimento; anzi, anche da prima, visto che, presumibilmente, nessuna inseminazione, di qualsivoglia tipo, avviene in una camera insonorizzata in cui le parti coinvolte nella faccenda stanno mute come pesci, badando di non emettere suono alcuno... Da lì in poi è tutto un vociare: parole, canti, gemiti, grida, sussurri, balbettii o fonemi, più o meno strutturati in contrattazioni, confidenze, monologhi o colloqui, dibattiti di natura varia e di varia intonazione emotiva, in una gamma amplissima di intensità, altezze, ritmi e durate. Dal mondo ovattato del ventre ne abbiamo sentite di tutti i colori, sotto forma di pressioni mediate dal liquido nel quale stiamo immersi; fino a quando nasciamo, accompagnati da voci, alle quali si unisce la nostra che, immagino, ci raggiunga con un certo stupore, visto che per la prima volta tiriamo fuori, nello spazio esterno, il nostro fiato. Immaginare il contrario è davvero impossibile…Tant’è che, da lì in poi, la voce di chi ci dà le cure regola, ora più, ora meno, i nostri ritmi biologici, le suzioni, le cacche, i pianti, le colichette gassose… Questo è un fatto incontrovertibile, che ci fa assolutamente uguali, come la livella di Totò. Poi, tutti ad aspettare le lallazioni, nella forma semplice e variata, fino a quando il miracolo succede: vengono fuori le prime parole. Ma, a quel punto, già avremo dato ampio sfoggio delle nostre abilità di “piangitori”, cantanti, sperimentatori, giocolieri vocali... E di maghi, visto che attraverso la voce faremo accadere un sacco di cose nel mondo che ci circonda... In un certo senso, una specie di bacchetta magica immateriale, che, per paradosso, tocca i corpi al pari e più delle mani. Tutto questo ognuno di noi contiene, come un gioco di matrioske, anche a cent’anni. Questo, penso della voce.
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di Francesca Staibano
Ma davvero? Ma davvero ancora? Sì, è vero! Ancora dopo millenni cantiamo e suoniamo! Lo facciamo quando meno ce lo aspettiamo, all’improvviso, quando siamo felici, quando siamo insieme, lo facciamo per ninnare, studiare, divertirci, pregare, ricordare, far sentire le nostre ragioni, giocare. È un universo s-confinato che ci accompagna da sempre. E ancora ci chiediamo perché cantare, suonare e ballare ci fa stare bene? Da tempo si studiano i motivi del benessere che dà la musica agli esseri umani. La scienza spiega che con la musica, il canto, la danza, si liberano nel nostro organismo le endorfine che ci alleviano il dolore e migliorano l’umore. Quando la mamma canta al suo bimbo nella pancia, fortifica il legame e rafforza la comunicazione. Mentre lo fa massaggia i muscoli dell’addome, rinvigorisce il diaframma, allenta le tensioni, le vibrazioni della voce arrivano fino al liquido amniotico che entra in contatto con la pelle del bimbo e gli dona benessere. Ah, che meraviglia! Un massaggio dentro la pancia: creazione di bimbi felici! Poi se la futura mamma vocalizza durante il parto, anche solo mugolando, produce un’azione autoanalgesica, diminuendo il dolore. Dopo il parto le mamme cantano le ninne nanne (con o senza parole) per tranquillizzare i piccolini e piano piano saranno proprio loro a sorprenderle con i loro suoni vocali di risposta. Sì, perché i bimbi rispondono, provano a comunicare e sperimentano la loro voce, che è musica, che è gioco ritmico. E allora giochiamo, impariamo ad ascoltare profondamente quello che i piccoli ci propongono e poi trasformiamo e ripetiamo e stiamo anche in silenzio. E poi di nuovo. Così di Valeria Ruspi si apprende ad usare l’apparato fonatorio, e piano piano si imparaz ad andare incontro al linguagVoce alta o alta voce? Pur contenengio. La musica è esperienza sociale, comunido le stesse parole, queste due espressiocazione, emozione, gioco e divertimento, espressione e creatività. ni nascondono delle differenze. Ricordiamocelo: siamo antichi e Per “voce alta” si intende una voce ad alta intensaggi come la Musica. sità (alto volume) che, se prodotta in modo prolun-
_voce al corpo_
importanza di canto e musica in gravidanza e Prima infanzia
gato e senza naturalezza, può portare a fatica vocale. Ad “alta voce”, invece, la voce esce all’esterno senza necessità di intensità eccessive. Parlare ad “alta voce” non richiede di usare una “voce alta”, ma soltanto udibile. In passato l’uso della voce a volume elevato era abitudine naturale e necessaria. La voce era il mezzo per manifestare diritti, raccontare storie, sostenere la fatica del lavoro. Questa voce nasceva da una forte esigenza personale e collettiva, coincideva con una liberazione, l’uscita decisa e convinta di un messaggio vitale. Il volume, quindi, poteva essere elevato perché doveva arrivare agli altri anche all’aperto, ma era prodotto senza tensioni e squilibri. Voce alta e alta voce convivevano con naturalezza. “L’alta voce” di oggi, invece, coincide troppo spesso con una voce alta, prepotente, tesa, fatta uscire con rabbia nel tentativo di sovrastare le altre, di essere più forte. Siamo più vicini, non sarebbe necessario gridare, ma il rumore di fondo e le distanze emotive creano la percezione ingannevole per cui una voce a volume adeguato, non gridata, sia debole e inefficace. A lungo andare, però, l’uso di volumi elevati può creare disturbi vocali, fino a determinare vere e proprie patologie. La cura della voce passa attraverso la cura di sé e della comunicazione. Trovare equilibrio nel dire e nel fare è la base più forte per una voce sana. La voce va ascoltata, usata a volumi sostenibili, curando il corpo che la produce attraverso il riposo, la giusta alimentazione e una corretta idratazione. Se parleremo ad alta voce senza usare una voce alta, se sapremo aspettare il nostro turno e il silenzio per parlare, comunicare sarà meno faticoso. La voce risponderà sempre ai nostri bisogni, come noi sapremo fare con lei.
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ad alta voce, a voce alta
La rinascita di un antico vino
L’Azienda Agraria Semonte si colloca nel vasto territorio eugubino, in cui ambiente e natura incontaminati fanno da splendida cornice a una cittĂ piena di storia, cultura e tradizioni. Ăˆ un contesto di particolare bellezza paesaggistica, con una perfetta geometria dei filari, che offre prodotti agricoli di eccellenza. Una tradizione che rivive oggi grazie all’iniziativa della famiglia di Giovanni Colaiacovo che ha sempre creduto nei valori di un territorio unico nel suo genere.
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L’ANTIQUARIUM: perle dall’antichità di Gubbi
di Spartaco Capannelli e Alessandra Pannacci, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria Per chi vuol conoscere le radici storiche ed artistiche della città di Gubbio una tappa all’Antiquarium del Teatro Romano è d’obbligo: è uno scrigno di reperti archeologici di varie epoche e di diversa natura. La visita a questo museo, costruito sopra i resti di un’abitazione romana che conserva bei mosaici pavimentali, permette di ripercorrere le tappe della storia più antica di Gubbio. Si parte dalle tracce dell’insediamento degli Umbri (una delle più arcaiche popolazioni italiche), risalente a più di tremila anni fa; si passa alle testimonianze dell’epoca classica in cui le élites locali rappresentano il proprio status con corredi funebri composti di gioielli, armi, vasi bronzei o grandi crateri attici con pitture sovradipinte; si giunge all’epoca della Iguvium romana, quando la città raggiunge il suo massimo splendore, testimoniato dai frammenti delle statue, dei capitelli e delle ricche cornici in marmo che decoravano l’imponente mole del Teatro, dai numerosi mosaici che raffigurano mitologici mostri marini, dalle variopinte terrecotte archittettoniche che abbellivano gli edifici più illustri, come terme e templi. Fra i pezzi più curiosi esposti all’Antiquarium spiccano i resti dei sacrifici animali eseguiti presso un tempio in zona Guastuglia (ossa, ampolle e strumenti per l’interpretazione delle viscere), la ricostruzione di un letto funebre con elementi in bronzo che rappresentano la testa di Diana e del suo animale sacro: l’asino. C’è poi la singolare riproduzione di un topolino in bronzo, nell’atto di rosicchiare una nocciola, forse simbolo di abbondanza e benaugurio ed infine una vera rarità: un sistro in bronzo, cioè uno strumento musicale simbolo della dea egizia Iside. Il sistro di Gubbio era posto nella tomba di una donna col braccio piegato sull’addome, ancora stretto tra le dita dello scheletro. Il corpo della defunta, avvolto in teli di tessuto di cui restavano piccoli residui, aveva vicino alle spalle e ai piedi quattro incensieri, il che fa pensare che fosse una devota o addirittura una sacerdotessa di Iside. Il sistro di Gubbio è rinomato tra gli studiosi perchè, nonostante le piccole dimensioni, non era un oggetto-simbolo, ma un vero strumento, tanto che ancora oggi funziona, dopo quasi duemila anni! Inoltre sulla sommità raffigura una gatta, altro simbolo egizio, che si può vedere distesa sia frontalmente, che di profilo. Questa e molte altre curiosità dal passato vi aspettano all’Antiquarium di Gubbio.
L’Antiquarium si trova in via del Teatro Romano.
Per informazioni o per concordare visite guidate tel. 075 922 09 92 o 334 68 07 440
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Siamo aperti tutti i giorni, eccetto Natale e Capodanno. Orario continuato 10:00 - 19:30 (Aprile - Ottobre); 9:00 - 18:30 (Novembre - Marzo)
_angels_
Ho scritto di getto il titolo di questo articolo e poi mi sono bloccato!!! Forse non so più scrivere? Oppure non ne sono stato mai capace? Mi è stato chiesto di parlare della mia esperienza come direttore musicale degli Angels Gospel Choir, ma non mi riesce di scrivere nulla. Forse il segreto è nel “ mi è stato chiesto di parlare”. Ok parlo, mi registro sul cellulare e poi metto su carta. Cari amici, che dire, quasi 20 anni di convivenza di cui 10 di Gospel portano a fare dei bilanci. Guidare in qualche modo questi ragazzi è stato ed è per me trasmettergli il mio modo di percepire questo genere musicale così forte, così energico, così emozionalmente intenso, denso di spirito e basato sul dare. Forse perché, da cristiano cattolico, sento il bisogno di mandare un messaggio esente da ipocrisia ed egoismo, un messaggio “schietto”, basato su passione, umiltà e rispetto. Mi preoccupo quando alle nostre prove settimanali manca qualche corista, e penso subito che non ci sia il giusto amore nel fare un qualcosa che si tramuta in arte solo con la presenza di quest’ultimo. Vorrei fare della vita un’arte e se l’arte è amore tutto diventa più semplice. Per me l’amore è dare e se è fine a se stesso, non è amore. Forse è proprio
questo che ricerco negli Angels: sacrificio nel provare con costanza, stare insieme, migliorarsi tecnicamente, per poi dare il tutto con forza e energia al nostro pubblico senza altri scopi se non quello di poter continuare a stare insieme. Essere direttore di questo coro mi ha portato a vivere esperienze magnifiche, sia con i giovani che con gli anziani. Spesso ne sono uscito scoraggiato e con il timore di non essere “arrivato”, ma questo è normale, quindi si continua dritti ma con flessibilità. Negli Angels ci si arrabbia, poi ci si abbraccia, si torna sereni e si canta con “una voce sola”, forti come una “montagna che sorride” mentre ci specchiamo nei visi del nostro pubblico che ci restituisce tutto con gli interessi. Spero di portare avanti ancora a lungo questo progetto sempre con persone nuove che si uniscano a noi. Approfitto di questo spazio per dire a chi legge che gli Angels cercano sempre nuove voci (poi se sanno cantare ancora meglio). Ops !!!! Ho finito la batteria del mio telefonino!!!! Vi aspetto il 23 Dicembre a teatro per il nostro e vostro Concerto di Natale e ancora prima ad Umbria in Voce per il concerto di chiusura del festival, il 19 di novembre. Ciaoooooooooooooooooooooooooo !!! Un abbraccio Giovanni Bartolini
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il “Core” degli Angels
“Posso” è il cd delle Lune Storte in vendita nelle giornate del Festival o contattando il profilo Facebook: lune.storte
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Non ho scelto io di cantare, il canto mi scelse quando ero ancora troppo piccolo per capire cosa volesse dire cantare, cosa significasse sentire la musica. Lei è sempre stata insieme a me, anche quando i diavoli dell’adolescenza mi tapparono gli occhi e le orecchie. Per 10 anni non mi esibii mai su un palco. La nascente avanguardia elettronica mi portò nei club underground e trovai molto stimolante cominciare a suonare come dj e a comporre brani techno. Ricordo quegli anni di scoperte, con grande affetto e gioia, ricordo amicizie legate indissolubilmente dalla musica, amicizie che ancora coltivo. Ma erano anche anni bui, in cui indossavo una maschera comoda ma che non poteva rappresentarmi a lungo. Poi, non ricordo come, un giorno ripresi in mano la chitarra e qualcosa mi richiamò all’infanzia, piano piano strappai quella veste troppo rigida per me e ritrovai quello per cui ero venuto al mondo: il canto. Il canto per me è una meditazione, un modo per scrollarsi di dosso le tensioni e lo stress che il nostro stile di vita ci porta a sentire. Attraverso la musica si usa il proprio corpo come strumento di un linguaggio universale che comunica a tutti gli esseri viventi grazie alle vibrazioni; quando queste si “accordano” nasce la musica. Dove non si canta vi è povertà di spirito e freddezza, dove si canta si abbattono le menzogne della paura e si comunica ad un livello più alto. Non c’è alcuna differenza tra cantare e fare l’amore proprio perché, come spesso si sente dire, non si può scegliere chi o cosa amare, accade che un giorno quel qualcosa ti rapisce e sei andato. Il fatto che io non abbia scelto consapevolmente di suonare e di cantare è legato strettamente a questo e tutto ciò a volte mi fa paura. Paura che un giorno di colpo mi svegli e quel bisogno non c’è più, paura di non ritrovare la mia voce. Paura di sentirne solo l’eco lontana. Ma come ho detto, queste sono menzogne. Io lo so che lei resterà con me. I nostri sorrisi fugaci Non basteranno mai A ripararmi dal vento Delle malinconie Che Aspettano l’attimo giusto Per colpire Mi lasciano solo ed inerme Colpevole del mio fallire
nella musica di Michele Menichetti
Facevo la terza elementare la prima volta che misi piede su di un palco per cantare. Era uno dei meravigliosi progetti costruiti dal prof. Maurizio Ceccarelli, la figura musicale più importante della mia infanzia e non solo. Mi fece innamorare perdutamente di questo mondo sconfinato ed ora che ho scelto di farne la mia vita non saprò mai ringraziarlo abbastanza. La musica, la scrittura, il canto, la voce rappresentano tutto per me.
_voci giovani_
di Lorenzo Ghirelli
Dopo la maturità un vortice di emozioni fortissime e di incontri importanti (tra i quali fondamentali sono stati Matteo Volpotti e Claudia Fofi), mi hanno portato a intraprendere questa strada, per rispondere a un bisogno profondo e radicato di comunicazione. Una strada che per me è una vera e propria vocazione. Così mi sono iscritto alla Music Academy di Bologna per dedicarmi sul serio al mio strumento: la voce. Ora sono quasi alla fine di un primo percorso che è stato ed è intenso sotto ogni punto di vista. In questi due anni a Bologna ho esteso i miei orizzonti, ho suonato e collaborato con tantissimi artisti e ho dato vita insieme ai miei compagni di viaggio a una formazione nuova, “La Gabbia”, che attualmente è il mio progetto musicale più importante. Il nostro primo EP si intitola “Bruciare vivo” ed è in procinto di debuttare proprio in questo periodo. Scrivo canzoni da sempre, e credo che continuerò per sempre... Io che conosco solo questa stanza I vostri occhi sulla pelle e quelle luci dritte in faccia Qualcosa da cui non posso scappare O resto qui o starò male La mia finestra sporca l’ho lucidata Saper vedere è sempre stato ciò che conta Ma non capivo la tua mano Come la neve potesse bruciarmi vivo
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lei e me
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la voce della pietra È con i segni incisi nella sua stessa carne che la terra narra le antiche e incessanti vicende della sua formazione e trasformazione naturale ed umana. Non solo. Che cosa sono i mari, le foreste e le montagne se non corpo terrestre a cui il vento è chiamato a dar voce? La scrittura sposa così un’oralità sempre melodiosa. Almeno per i musicisti, i letterati e gli artisti capaci di conferire valenza estetica persino alla sublime potenza infinita e orrorifica della natura. Ma il sublime, da sublimis, è ciò che sta sotto il limite. Qui si muove il geologo Alessandro Montanari, padre della geofonia e della geomelodia. È stato lui ad inspirare Gabriele Rossetti, il musicista informatico che nel brano “Across the boundaries” ha saputo far melodia delle sequenze contenenti l’impatto di un meteorite con la terra avvenuto 65 milioni di anni fa, causando la scomparsa dei dinosauri. Dalla roccia alla pietra coltivata. “Il canto delle Cave” è il titolo del lavoro di Marco Cesare Consumi e Alessandro Cocchi, gli scienziati misuratori delle capacità acustiche d’una grotta marmorea avente un volume di circa 40.000 m3. Un genere musicale, questo delle cave “a tetto” sotterranee, assai diverso da quello delle cave a cielo aperto, teatri millenari d’un coro accordatissimo di strumenti a percussione diretta e indiretta, prima che gli esplosivi e i fili elicoidali li confinassero nel mondo dell’archeologia sonora. Un grandioso finale alla Chaikovskij ha così preso il posto di una cavatina! Né il discorso pare mutare per il viaggio della pietra dalla cava al cantiere. Anche qui il rombo dei motori e il clangore delle sirene di tir e navi hanno azzerato il rimbombo dei tronchi rotondi o squadrati posti sotto i giganteschi blocchi di pietra trainati da uomini o animali lungo le secolari vie di lizza, così come lo strepitare delle ruote dei carri per le vie rurali e cittadine, spesso anticipato o seguito dal gemito del legno delle gru o delle naves lapidarie in viaggio per mare. È però sufficiente che lo zoccolo d’un cavallo torni ad incontrare il selciato pietroso d’una storica via, o che la mano d’un bambino riprenda a giocare con l’anello ferroso incastonato nei muri d’antichi edifici proprio per aggiogarvi una cavalcatura, perché qualcosa di quel mondo sonoro torni a farci visita. Un’eco lontana, certo. Proprio come quella dei cantieri. Eppure è quasi impossibile seguire con gli occhi e con la mano le inconfondibili impronte della punta e della martellina, della bocciarda e della subbia sulle superficie d’un blocco litico lavorato senza sentirne al tempo stesso il suono. Tutte cose ben note agli artisti, come Mirella Bentivoglio, pronta ad affidare al respiro della natura l’esecuzione delle note del pentagramma serigrafato sulla lastra pietrosa del suo La Scrittura di Adamo (1983). E tuttavia già nell’Ovo di Gubbio i frammenti delle pietre scagliate contro l’adultera d’evangelica memoria annunciavano la definitiva rottura dell’uovo, dalla quale soltanto il gesto dell’artista romana avrebbe guadagnato la sua simbolica efficacia. Non più rappresentato, ma semmai ostentato, è il suono nelle opere di Pinuccio Sciola, che prendono a cantare in virtù dell’interazione col vento o con la mano del fruitore. Azione manuale che rinvia al bussare delle pietre in cerca di fessurazioni dei restauratori d’immortali architetture.
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di Cesare Coppari
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Sono nata a Gubbio nel 1983 da padre sardo e madre umbra. Ho incontrato il canto da bambina e non me ne sono più staccata. Nel tempo ho sperimentato vari generi, approdando a quello che si è poi rivelato come il mio universo più congeniale: il canto popolare, la musica folk ed etnica. Incontrare e assimilare da maestri importanti come Giovanna Marini o Elena Ledda, mi ha portata a comprendere che il canto popolare è la ricerca delle radici e del senso di appartenenza propria dell’essere umano. Io canto con l’anima in mano ciò che per me è sentimento, passione, archetipo. Intorno a questo nucleo mi sono forgiata negli ultimi anni, sia vocalmente che come persona, nel modo di esprimere chi sono sul palco, nel modo di trasmettere un’emozione, di dichiarare come la penso, cercando di essere me stessa. Sono strettamente connessa ai due luoghi della mia vita, l’Umbria e la Sardegna, credo che questa doppia appartenenza abbia influito non poco nelle mie scelte artistiche. Sono due luoghi caratterizzati da forti legami alle tradizioni e senso di appartenenza alle radici. In questo periodo sto lavorando ad un album di canzoni nuove. Il mio primo album è stato un bel viaggio nei canti popolari legati al mondo del lavoro, dove ho cercato arrangiamenti diversi per brani molto conosciuti. In questo nuovo lavoro sarò interprete e anche coautrice di alcuni brani, per lo più scritti per me da Claudia Fofi, che curerà la produzione artistica. Gli arrangiamenti saranno affidati a Paolo Ceccarelli, mio compagno nella vita e nell’arte. In questo progetto, che avrà come titolo “Torrendeadomo”, in sardo “ritorno a casa”, vorrei cercare di fare una sintesi del mio percorso musicale ed esistenziale, raccontando il mio vissuto, i miei sogni, le musiche che ho amato, i ritmi che mi hanno percorsa, le mie emozioni più profonde. Raccontare i frammenti che si mettono insieme fino a esprimere la donna che sono oggi. Un po’ umbra, un po’ sarda, monti, isole e mare. Tutto in una voce, la mia.
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di Sara Marini
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torrendeadomo
i laboratori di VEN
Carla Gariazzo > L’imitatore di voci
17 NOV
Attrice, regista e formatrice teatrale. Dopo il corso propedeutico al CUT di Perugia continua ad approfondire la propria formazione con diversi maestri, fra i quali Cora Herrendorf, Danio Manfredini, Andrea Jeva, Michel J.Marteau, Beatrice Bracco, Massimo Maluccelli, Danilo Cremonte, Zigmunt Molik, Bruno de Franceschi e molti altri. Da diversi anni oltre alle regie, alla diffusione teatrale, alla formazione di professionisti e non, porta avanti una personale ricerca sul proprio essere comunicativo, che sperimenta e studia a più livelli le possibilità dell’interazione umana e della comunicazione ecologica. Collabora con artisti ed operatori di varia provenienza culturale ed espressiva: musicisti, danzatori, pittori, attori, scultori, fotografi, poeti e videomaker. A Umbria in Voce presenta un laboratorio di lettura ad alta voce adatto a tutti, particolarmente rivolto ad appassionati lettori e scrittori, volontari, educatori, insegnanti, studenti. “L’Imitatore di voci” è un libro di Thomas Bernhard da cui la Gariazzo prende spunto per sollecitare le voci a sperimentarsi non solo come veicolo, ma come contenuto, con l’intento di “dare voce alle voci”.
SAB
Claudia Bombardella > Immersione nell’Universo Voce
18 NOV
Musicista eclettica, polistrumentista, compositrice e arrangiatrice, è una delle rare “front woman” italiane nel campo della musica etnica e folk. Tiene concerti e seminari in tutta Europa, ha all’attivo 6 album e ha composto le musiche per due film. Nell’ultimo decennio si è dedicata intensamente al lavoro di ricerca sulla “vocalità e creatività” attraverso seminari in scuole e associazioni. Nel 2008 ha ricevuto il premio Teresa Viarengo dedicato alla musica etnica e folk. Negli anni ha portato avanti una ricerca appassiona e attenta, approfondendo con costanza lo studio di vari strumenti e in particolare della voce. Una ricerca che guarda l’uomo da un punto di vista psico/energetico attraverso un percorso di lucida immersione nel suono, che attiva una consapevolezza sempre più sottile del proprio potenziale vibratorio e risonante. Tale percorso è anche una via di accesso alle parti più remote di noi stessi e consente di inoltrarsi nel mondo della tensione/distensione, armonia/disarmonia dell’intero essere. Che cos’è un’immersione nell’universo voce? Diciamo subito che è un’esperienza rivolta a tutti quelli che sono interessati a scoprire, ricercare e sviluppare le potenzialità della propria voce, della sua unicità e al tempo stesso duttilità in quanto mezzo espressivo e comunicativo più immediato. Non sono richieste particolari capacità se non curiosità e amore per la ricerca. Il lavoro, pur essendo in gruppo, è essenzialmente un percorso interiore più che estetico, per questo possono coesistere e stimolarsi vicendevolmente livelli molto diversi. Nel laboratorio vengono affrontati vari argomenti che coinvolgono livello fisico, emotivo e mentale, attraverso esercizi e stimoli che ci mettono in contatto profondo con “quello che c’è”, possibilmente senza giudizio, sviluppando le capacità auditive, di percezione e di osservazione pura ai fini di una espressività più naturale e vera.
SAB
Sara Marini > Lezioni individuali di canto popolare
18 NOV
Sara Marini, cantante e insegnante esperta di musica popolare e etnofolk, propone degli incontri individuali per entrare in contatto con questa forma del canto.
Albert Hera > Circle Land
SAB
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_i laboratori_
umbria in voce NOV
Cantante, performer, formatore, compositore, ricercatore instancabile della voce, Albert Hera è un “Narratore di suoni” specializzato in improvvisazione corale. Hera ha portato in scena spettacoli di CircleSongs in vari teatri italiani con grandi consensi di pubblico e critica: “...E dopo il silenzio...”, “Frasi”, “La via della Seta”, “Insieme”. Tra i suoi ultimi progetti, come solista, anche “Simbiosi – omaggio a Bobby McFerrin”: un confronto umile e pieno d’affetto con il suo ispiratore e maestro, un incontro ricco di sonorità affascinanti e intrise di quell’amore e di quella passione che raramente si possono incontrare in un mondo dove la tecnica e il rigore ci hanno abituati ad essere ingabbiati in pesanti schemi. Altre collaborazioni significative lo vedono come special guest al London a Cappella Festival 2012 (un evento curato da Ikon Arts Management e dai Swingle Singers, il più importante gruppo di vocalità a cappella al mondo, vincitore di 5 Grammy Awards). Le sue capacità tecnico-stilistiche e pedagogiche, unite ad una profonda sensibilità lo rendono uno dei più richiesti insegnanti di canto in Italia.
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Che cos’è una circle song? Ideate dal cantante Bobby Mc Ferrin, le “Circle Songs” rappresentano una forma di improvvisazione corale: in un processo di libera improvvisazione, un direttore, attraverso specifici moduli ritmico vocali, crea delle parti, assegnate gradualmente a dei coristi disposti a cerchio, e ripetute in una sorta di litania. Dal loro incastro nasce lo sviluppo armonico che crea una vera e propria “canzone”. L’esperienza delle “Circle Songs” riesce a farci lavorare sull’orecchio, sulla memoria, sul ritmo, sul corpo, sul respiro e sulla voce. Ed è divertentissima!!!
i laboratori di SAB
Federico Giubilei > ProfondaMente, mindfulness e voce
18 NOV
Federico Giulibei, psicologo clinico, cantante e pianista formato al Conservatorio di Perugia, ha lavorato per vent’anni come musicoterapista, dedicandosi contemporaneamente alla carriera di cantante classico, con concerti in Italia e all’estero. È istruttore di protocolli MBSR e MBCT. In questo laboratorio Federico Giubilei ci invita a chiudere gli occhi, sentire e guardare da dentro respiri e pensieri andare e venire... poi lasciare che il corpo suoni e cercare la radice della voce. La pratica di consapevolezza, millenaria, che è il cuore della mindfulness, ci guida ad entrare nella ProfondaMente, e a far cantare il corpo liberi dal giudizio. Che cos’è la Mindfulness? La Mindfulness – la consapevolezza che emerge dal porre attenzione al momento presente sospendendo il giudizio – è una strategia mentale che consiste nell’uso intenzionale, focalizzato e non giudicante dell’attenzione, che nella vita quotidiana è invece sempre più distratta e inconsapevole. La mindfulness costituisce una risposta alle difficoltà che insorgono in un’era come la nostra, dominata dalla distrazione e dalla velocità e dove lo sviluppo tecnologico ci ha reso intolleranti, insoddisfatti e incapaci di accettare i limiti. La mindfulness affonda le sue radici nelle grandi tradizioni culturali del passato, disseminate tra Oriente e Occidente, e non è legata a una religione o a una determinata corrente spirituale. DOM
Francesca Breschi > Il canto segreto degli alberi
19 NOV
Torna a Umbria in Voce Francesca Breschi, apprezzatissima durante la scorsa edizione con il suo laboratorio sul canto popolare italiano. Quest’anno propone un seminario dal titolo suggestivo, “Il canto segreto degli alberi”, sempre con canti della tradizione orale, trasmessi con un mix sapiente di profonda competenza e grandi doti artistiche e umane. La Breschi vanta collaborazioni importanti con Nicola Piovani, Vincenzo Cerami, Micrologus, Davide Riondino e soprattutto il Quartetto di Giovanna Marini, per il quale è stata assistente per la direzione dei cori. Un invito per gli appassionati di canto di ogni età, specialmente indicato a chi canta nei cori. DOM
La voce olistica
19 NOV
Introduzione ai corsi di formazione a Perugia con Roberto Panzanelli, direttore di Umbriaincanto Proposte esperienziali a cura di Andrea Giordani, Giulia Attanasio, Tiziana Ciamberlini, Silvia Orciari DOM
Manolo Rivaroli >Respiro e vibrazione
19 NOV
Cantante, formatore, arrangiatore e compositore, esperto di Canto Funzionale, ricercatore, ha sviluppato il Metodo Vibrazionale e la Meditazione Vibrazionale come suo personale percorso, con il quale tiene corsi in tutta Italia. In questa esperienza di laboratorio si lavora su una profonda percezione e consapevolezza di come l’energia, scorrendo nel corpo, possa diventare vibrazione reale, tangibile, udibile e visibile. La respirazione consapevole e in particolare la relazione tra la respirazione e la fonazione, sono alla base di una autentica e sana vocalità.
DOM
Claudia Fofi > Improvvisazione vocale estrema
19 NOV
Cantautrice e autrice, educatrice e ricercatrice della voce. È perfezionata in musicoterapia e operatrice olistica della voce e del suono. Segue da molti anni la formazione in Francia presso il Centro Internazionale Roy Hart, nel Gruppo Pedagogico di ricerca. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti nell’ambito della canzone d’autore, tra cui il Premio Ciampi, Premio Recanati, Musicultura, Grinzane-Cavour. Ha messo a punto un suo approccio di lavoro personale, la Voce Creativa, con il quale fa formazione per enti pubblici e aziende, associazioni, scuole di teatro, musica e danza.
_i laboratori_
umbria in voce
Cos’è Improvvisazione vocale estrema? in questo laboratorio si lavorerà prevalentemente sull’improvvisazione come mezzo di scoperta ed esplorazione di sé attraverso ciò che la voce crea e desidera. I partecipanti saranno incoraggiati a lavorare in modo libero e gioioso, senza schemi, senza giudizio, portati dal gesto vocale nei territori del suono non verbale. SAB
Umbria in voce kids 18 NOV
Francesca Staibano > Piccoli in Voce Attività musicale per bimbi 0-3 anni e genitori La voce è mezzo espressivo primario in questa prima fase di crescita. Insieme ai genitori giocheremo con ritmi e melodie cantate, associate a movimenti del corpo, all’uso di oggetti sonori e non. L’attività proposta coinvolge attivamente il bambino nella sua totalità, stimolandone la partecipazione emotiva, cognitiva, espressiva, motoria e relazionale. Non sono necessarie competenze musicali specifiche.
Francesca Staibano > Le Pance cantano Attività musicale per donne in gravidanza La voce della mamma ha un legame profondo con la creatura che porta in grembo ed è fondamentale per stabilire la futura relazione. Già dal quinto mese di gravidanza l’apparato uditivo del bambino è pronto ad ascoltare quello che succede fuori e dentro la pancia della mamma. Viaggeremo tra ninne nanne, canti africani e giochi ritmici. Non sono necessarie competenze musicali specifiche.
Michele Fumanti > Musigiocando Attività di musica per la Scuola Primaria
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Giocheremo con voci, mani, piedi, strumenti e ci “sporcheremo” di suoni e di ritmi. L’attività è pensata per un gruppo di alunni della Scuola Primaria e non è richiesta nessuna competenza, tranne la voglia di suonare, stare insieme e giocare.
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