Umbria in voce magazine numero quattro

Page 1

LUG 2021 N° 4

PUBBLICAZIONE NON PERIODICA AD INTERESSE CULTURALE LEGATA AL FESTIVAL UMBRIA IN VOCE

Settima edizione

La voce del corpo

magazine


con il sostegno della

con il sostegno del

NE AZIO iale OCI ne soc ASpSromozio di

Comune di Gubbio

ringraziamenti Quest’anno il festival della voce compie sette anni e il magazine cinque. Un bel traguardo, di cui siamo molto felici. Traguardo che non sarebbe stato possibile senza l’aiuto, il sostegno, la forza che ci è arrivata dalle tante persone che hanno creduto in questo progetto. Il magazine contiene come sempre il programma ben dettagliato ma anche, e soprattutto, le voci di tanti amici e amiche che contribuiscono alla sua realizzazione con racconti, poesie, articoli, storie, fumetti, disegni e fotografie. Ringraziamo ognuno di loro per la collaborazione. Grazie di cuore naturalmente agli sponsor, che hanno capito cosa significa questo piccolo bellissimo gioiello e lo sostengono. Quindi con vera gratitudine ringraziamo per la fiducia che ci rinnovano il Sindaco Filippo Mario Stirati, l’assessora Simona Minelli e l’assessora Giovanna Uccellani. Un grazie doveroso anche all’ex assessore Nello Fiorucci. Grazie a tutta l’associazione Umbria in voce APS e ai volontari e alle volontarie che ci aiutano nella costruzione e realizzazione del festival. Grazie all’Informagiovani, alla Biblioteca Sperelliana e all’Ufficio Cultura per la collaborazione. E agli amici vecchi e nuovi che si avvicinano al festival.

da un’idea di Andrea Cancellotti art director Matteo Fofi Umbria in voce magazine team Claudia Fofi Giulia Nardi Maria Stocchi assistenti Gaia Berettoni, Ilaria Nardi www.umbriainvoce.it www.facebook.com/umbriainvoce www.instagram.com/umbriainvoce www.issuu.com/umbriainvocemagazine

info e contatti umbriainvocemagazine@gmail.com grafica @fofinardi stampa Tipografia Donati

Comune di Scheggia e Pascelupo

Commissione Pari Opportunità del Comune di Gubbio

LA CASA DELLA

PAESOLOGIA


sommario 03

05

08

La voce del corpo

Programma Festival

Un paese mille paesaggi

14

15

17

19

Paola Giorgi

Dalla mia pancia al resto del mondo

All you need is..

Radio Safari

19

21

22

23

A scuola, Radio web

Land Art Furlo

Portami lontano sulle onde

Battiatour

24

26

29

30

UIV 2021 concerti

Giovani utopie

Come un soffio di vento

Marianna Riccardini

31

33

34

35

37

Comunicazioni

La Città delle donne

Andrea Cancellotti

Diari di Pratale, 14 Maggio 2021

Antigone ancora ci somiglia

37

38

39

41

Le Shaggs

Spazio d’azione temporanea

“Trigramma”

Resized.. Un blues fuori scala

42

43

45

46

48

Intervista a Laura Dalla Ragione

Teatro dell’inclusione

Eterocromie

Approfondimenti ed Eventi

Laboratori

01

11

13

Tavole Eugubine

Romanticismo perduto



di Claudia Fofi

Cosa significa oggi cercare di lavorare nella cultura? Se guardiamo all’esatta etimologia niente è più vero del fatto che lavorare, nella cultura, significa faticare. Si fatica perchè si è presi dallo sconforto e il mantra “chi me l’ha fatto fare” tende a sostituire quello più ottimista del “faccio questa cosa perchè amo farla”. Si fatica perchè i grovigli burocratici dei quali siamo tutti vittime sembrano fatti apposta per creare problemi, piuttosto che risolverli. Si fatica a trovare i soldi, a convincere le persone a darti fiducia, a far capire che questo festival nasce da una visione poetica. E allora, perchè affrontare queste fatiche? Forse perchè accanto alla parola fatica ne esiste un’altra, che compensa ogni fatica. È la parola cura, il cui significato profondo rimanda all’occuparsi, al guardare, all’avere a che fare. Come dice il dizionario, l’attenzione può essere istantanea, fatuo l’interessamento, la cura no. Fare attenzione ai fiori, interessarsi ai fiori o prendersene cura sono atti profondamente diversi. La cura segue un processo che si sviluppa fra passato, presente e futuro. E possiamo distinguerne un altro tratto essenziale: l’apertura. Aprirsi invece che chiudersi favorisce il lavoro di cura, che in un festival coinvolge tante persone diverse e che si avvicinano per motivi diversi. Solo andando avanti negli anni sto iniziando a capire che cos’è, Umbria in voce. È un tentativo, sì, di avvicinare le persone al canto e a un uso più consapevole della voce, intesa anche come strumento di espressione e di comunicazione, ma è anche una proposta interessata all’ecologia delle relazioni, all’utilizzo non vorace dei luoghi, alla valorizzazione delle risorse umane di questo territorio, alla creazione di proposte che, per dirla molto semplicemente, fanno stare bene chi partecipa. Questa è la cura di cui si parla e per la quale vale la pena il lavoro culturale e artistico. Riuscire, attraverso la costruzione di un evento, a suscitare una trasformazione personale nella dimensione dell’accoglienza tipica di una comunità. Poi possiamo avere, come quest’anno, tanti bei concerti e tante esperienze formative di livello altissimo, ma sempre partendo da questo approccio “orizzontale”. C’è un forte bisogno di questo tipo di cura, specialmente dopo un anno come questo, che ha richiesto grandi sacrifici, in termini di rapporti umani. Ora è tempo di riavvicinarsi. Vi aspettiamo.

03

Foto Andrea Cancellotti

direttrice artistica del Festival

La voce del corpo


tutti gli eventi sono su prenotazione dove il costo non è indicato, l’evento è gratuito per informazioni e iscrizioni: umbriainvoce@gmail.com - 329 712 0219 (Michele) per prenotare i laboratori di umbria in voce kids 338 257 3193 (Giulia)

Programma Luglio 2021 Domenica 11 ore 11:30 Abbazia di Santa Maria di Sitria, Isola Fossara - Scheggia e Pascelupo L’ombra della luce omaggio a Franco Battiato con Claudia Fofi voce, Andrea Rellini violoncello, Paolo Ceccarelli chitarra

Conce rto

ore 16:00 Coldipeccio - Scheggia e Pascelupo L’avviamento all’ottava rima e l’improvvisazione poetica Laboratorio con Stefano Fabbroni, Associazione Lottava rima ore 18:00 Centro storico di Scheggia Sull’uscio, sulla strada, tra le sedie Performance-Laboratorio interattiva di letture ad alta voce con Carla Gariazzo ore 21:30 Centro storico di Scheggia Palco aperto a poeti, viandanti e musicanti

Sabato 17 ore 18:00 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio Inaugurazione del Festival Come un’aquila in alto Eleonora Bianchini in concerto

Conce rto

A seguire aperitivo

Domenica 18 ore 17:00 - 18:30 Umbri Parco del Teatro Romano - Gubbio an Voce Kidis Liberbici favole per bambini di ogni età con la biblioteca viaggiante di Michele Volpi ore 19:00 Conce Teatro Romano - Gubbio rto Milky Way Tour concerto di Sara Jane Ceccarelli con Lorenzo de Angelis, Paolo Ceccarelli, Matteo Dragoni, Giacomo Nardelli, Edoardo Petretti ingresso € 15 • ridotto 5 €


Luned ì 19 ore 10:00 - 12:00 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio A casa da me. Narrazioni condivise di corpi abitati Laboratorio di artiterapie con Francesca Nicchi ore 10:00 - 11:30 Biblioteca Comunale Sperelliana - Gubbio Ombre in Voce Laboratorio artistico alla scoperta dell’Ombra e del Teatro delle Ombre con Federica Ferrari

Umbri an Voce Kidis

ore 10:00 - 13:00 Biblioteca Comunale Sperelliana - Gubbio Estinte Voci Lezioni individuali di canto e ricerca vocale con Sara Marini ore 16:00 Biblioteca Comunale Sperelliana - Gubbio Convegno Ri-costruire scambi di idee, storie, speranze, progetti. ore 18:30 Piazza San Giovanni - Gubbio In(Di)visibili corpi Laboratorio aperto di movimento e creatività con Elisabetta Trupia ore 20:30 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio Cena de la Betti e jam session solo su prenotazione Il ricavato della cena sarà devoluto in beneficienza. 20 €

Martedì 20 ore 10:00 - 12:00 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio Il sentire danzato incontro esperienziale di danza creativa metodo Fux con Alessandra Cappelletti ore 10:00 - 12:00 Biblioteca Comunale Sperelliana - Gubbio VociOrchestra Laboratorio di musica d’insieme con Michele Fumanti ore 15:00 - 17:00 Chiesa della Madonna della Neve, Mocaiana - Gubbio Un coro, una sola voce Seminario di Gospel con Giovanni Bartolini ore 16:00 - 18:00 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio Come ti creo il mash up Laboratorio per giocare con le canzoni con Foreing Sales Office ore 21:00 Parco Ranghiasci - Gubbio Passeggiata fantasiologica notturna Laboratorio viandante con Maddalena Vantaggi

05

Umbri an Voce Kidis


Mercoledì 2 1 ore 10:00 - 19:00 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio Frantumazione Workshop rivolto a persone interessate alla scrittura poetica e della canzone, alla recitazione, al canto, alla lettura ad alta voce. Una giornata intensa che si concluderà con una restituzione di fronte al pubblico. Con Carla Gariazzo e Claudia Fofi e con la partecipazione di Gregorio Paffi Costo iscrizione 70 € ore 10:30 - 11:30 Umbri an Biblioteca Comunale Sperelliana - Gubbio Voce Kidis Piccoli InCanti Laboratorio per Bambini e genitori sul gesto canoro come canale di comunicazione con Cathy Fiorucci ore 15:30 Biblioteca Comunale Sperelliana - Gubbio Cameriera di poesia. RistorAzione dello Spirito Poesie in ascolto con Claudia Fabris ore 21:30 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio Frantumazione Esito del Laboratorio aperto al pubblico Con i partecipanti

Gioved ì 22 ore 10:00 - 13:00 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio Tra cielo e Terra Laboratorio corale di polifonia sui canti di tradizione orale italiana Con Gabriella Aiello Iscrizione 30 € ore 10:00 - 13:00 Umbri Biblioteca Comunale Sperelliana - Gubbio an Voce Kidis Laboratori di animazione della lettura a cura del premio FulgineaMente, Ass. FulgineaMente O.D.V. 10:00 Sabina Antonelli “Dieci gocce di pioggia” ed. Bertoni 11:00 Loredana Frescura “Rosa dai capelli al vento” ed. Notes 12:00 Loretta Bonamente “Il sarcofago di Rappi” di Laura Vedovati ed. Kimerik ore 15:00 - 18:00 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio Frequenze in ascolto Laboratorio di esplorazione vocale Con Claudia Bombardella Iscrizione 30 € ore 19:00 Chiese di San Giuliano, Santa Maria Nuova, San Filippo - Gubbio Dante Itinerante Canti e letture con Cor Ensemble e Teatro della Fama, la performance si ripete in tre tappe con partenza da San Giuliano ed arrivo a San Filippo

Venerd ì 23 ore 10:00 - 13:00 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio La voce del corpo, il corpo della voce Laboratorio con Marta Raviglia ed Elisa Mucchi Iscrizione 30 €


ore 15:00 - 18:00 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio Tecnica vocale Seminario con Francesca della Monica Iscrizione 30 € ore 21:00 Chiostro del Palazzo Ducale - Gubbio Serpentine, performance per voce, elettronica e live visual con Ludovica Manzo e Loredana Antonelli Prezzo speciale 2 €. Comprende la visita guidata al Palazzo Ducale

Conce rto

Sabato 24 ore 10:00 - 12:00 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio Mindfulness e voce nel bosco Laboratorio con Federico Giubilei ore 15:00 - 17:00 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio Lirica, che passione! Laboratorio di avvicinamento senza paura al canto lirico, nostro patrimonio nazionale con Sabrina Sannipoli Iscrizione 20 € ore 16:30 Chiesa di San Marziale - Gubbio Cameriera di poesia. RistorAzione dello Spirito Poesie in ascolto con Claudia Fabris ore 18:00 Centro storico - Gubbio Anarchia ritmica Street band in giro per la città ore 21:15 Teatro Romano - Gubbio Lula Pena in Concerto ingresso 18 € • ridotto 5 €

Conce rto

dopo il concerto Caffè del Teatro Romano - Gubbio Festa della voce Jam Session

Domenica 25 ore 10:00 - 13:00 Villa Filippetti, San Martino in Colle - Gubbio Circolarità, body music e musicalità comunicativa Laboratorio con Stefano Baroni e Charles Raszl ore 17:00 Monte Ingino - Gubbio Passeggiata In compagnia del CAI Gubbio. Appuntamento per la camminata davanti alla chiesa di San Marziale ore 19:00 Basilica di Sant’Ubaldo - Gubbio Geometrie vocali concerto dei Libercantus

Conce rto

07


Foto Luciano Gaudenzio

Un Paese mille Paesaggi mostra fotografica

L’impresa sembrava irrealizzabile. Fotografare le montagne italiane, tutte, dalle Alpi giù giù scendendo lungo la catena appenninica fino ad includere Sicilia e Sardegna appariva proprio una sfida impossibile. Anche solo scegliendo quelle più rappresentative, non si può negare che lo fosse davvero. La voglia di riuscire è stata però più forte dei previsti ostacoli ed è così che tre fotografi naturalisti professionisti, tutti e tre montanari, due appenninici e uno alpino, hanno deciso di iniziare l’impresa. Luciano Gaudenzio, Bruno D’Amicis ed il sottoscritto si sono coalizzati per riuscire a portare a termine l’ambizioso progetto al quale hanno subito trovato un nome significativo: L’Altro Versante. Già, perché non bastava solo fotografarle queste montagne, noi volevamo farlo attraverso la nostra personale visione, sforzandoci di trovare una prospettiva originale, che mettesse bene in evidenza la bellezza, la varietà e la fragilità di questi ambienti preziosi e ricchi quanto poco conosciuti e trascurati. Quanto fossero poco conosciuti lo abbiamo capito ben presto, visto che nel corso delle nostre escursioni in lungo ed in largo, abbiamo incontrato luoghi che hanno piacevolmente sorpreso anche noi, che pure di montagne ci ritenevamo esperti. Luoghi belli e inaspettati, nascosti tra le pieghe dei monti che, mese dopo mese, anno dopo anno, abbiamo avuto il piacere di scovare e visitare. La previsione iniziale era di riuscire ad avere foto di tutte e 20 le regioni italiane nell’arco di tre anni. Ce ne sono voluti più di sei, ma, alla fine, le cento missioni previste in altrettanti luoghi da noi ritenuti imprescindibili, sono state completate, anzi se ne è aggiunta anche qualcuna in più.

08


La mostra prosegue fino al 31 Agosto 2021 Foto Maurizio Biancarelli

di Maurizio Biancarelli

La squadra ben presto si è arricchita della presenza del nostro regista Marco Rossitti, che si è occupato delle immagini in movimento, mentre l’associazione Obiettivo Mediterraneo ha fornito il supporto organizzativo necessario per svolgere al meglio il nostro impegnativo lavoro. Alla fine le soddisfazioni sono arrivate: abbiamo organizzato, esponendo stampe di alta qualità, due mostre nel nord Italia, la prima a Trento, la seconda ad Udine ed ora questa terza edizione a Gubbio presso la Sala dell’Arengo del Palazzo dei Consoli. Abbiamo stampato un bel catalogo per le mostre e abbiamo realizzato - in collaborazione con National Geographic Italia ed il CAI - una collana di successo dal titolo “Le Montagne Incantate”. Ciliegina sulla torta è stata poi la recente pubblicazione del nostro libro “Sublime” in edizione limitata a sole 700 copie e firmata da noi autori. L’Altro Versante, come ogni altro importante progetto fotografico, è stato una continua ricerca della luce giusta, ha richiesto pianificazioni accurate per inseguire questo elemento, vero, sfuggente soggetto di ogni fotografia. La luce è la vera ossessione di ogni fotografo, ne condiziona le scelte, ne impedisce il sonno, in senso letterale. Camminate antelucane, in orari spesso impossibili sono state all’ordine del giorno. Gli insuccessi non sono mancati, ogni tanto, però gli elementi hanno deciso di collaborare, incastrandosi alla perfezione: l’immagine a lungo sognata, inseguita, si è allora finalmente materializzata. Sono proprio queste le foto che abbiamo selezionato ed esposto per voi, nella speranza che possiate condividere le nostre stesse emozioni.


Il Garden Società Cooperativa Via Perugina 06024 GUBBIO (PG) T. e F. 075-9221177 www.ilgarden.com ilgarden@tiscali.it


Le Tavole Eugubine Ciò che di solito si dice delle Tavole Iguvine, è che le loro 4400 parole sono dedicate alla descrizione di alcuni riti pubblici e delle norme che regolavano i rapporti tra i patrizi che li officiavano. Invece, ciò che oggi rende assolutamente fondamentali le sette tavole non è più solo il fatto che sono il «più importante testo rituale di tutta l’antichità classica» (Devoto, 1975), ma il fatto che, interrogate nel loro insieme, e utilizzando tutti i collegamenti referenziali che presentano, i testi delle Tavole offrono informazioni indirette di natura economica, sociale, e culturale in genere, fino ad informazioni storiche di natura “geopolitica”. E, se non bastasse, lo “scavo nelle parole”, che la tecnica glottologica ha saputo mettere in campo negli ultimi decenni, mostra che i testi iguvini rivelano l’origine umbro-sabina di alcuni dei fondamenti culturali che saranno capitali nella cultura di Roma. È così che le Tavole Iguvine si pongono alle origini della cultura europea, costituendo per ciò stesso un vero patrimonio dell’umanità. Credo che sia sufficiente un esempio di quanto si trova implicato nei testi delle Tavole. Cruciale è nei testi la presenza delle diverse comunità che avevano rapporti politici con Iguvium, e che appaiono distinte in due categorie: quelle confederate con Iguvium e quelle esterne, se non nemiche. Le prime sono elencate all’inizio della tavola IIb, nella cosiddetta “menzione” all’inizio della cerimonia “decadica”, cioè la cerimonia che rinnova l’impegno federale tra i popoli legati dal patto sacro. E cioè: «Alle riunioni decadiche l’officiante scelga un porco e un capro; siano le decime della confraternita. Al dodicesimo giorno del mese Quintile dica nella proclamazione: “Per l’Atiediate e per la seconda Atiediate; per i Claverni e per i secondi Claverni; per la Coreiate e per la seconda Coreiate: per i Satàni e per i secondi Satàni; per la Peiediate e per la seconda Peiediate; per la Talenate e per la seconda Talenate; per la Museiate e per la seconda Museiate; per gli Iuiescani e per i secondi Iuiescani; per la Caselate, per la seconda Caselate e per la terza Caselate; per i Peraznani”». Ma le Tavole ricordano anche altre comunità che risultano estranee alla “confederazione”: quelle umbre dei Tadinati e dei Naharki, quelle Etrusche e quelle Japodiche, che ricorrono nelle “maledizioni” (p.es. Tavola VIIa 11). Partendo dalla base logica, secondo cui tutte le genti estranee citate nelle preghiere iguvine fossero confinanti con le terre della confederazione che faceva capo a Iguvium, si profila per questa un’estensione molto significativa. E c’è più di qualche indizio per ritenere valida questa idea. Anzitutto ci sono le affermazioni della Tavola Iguvina V.b, relative agli obblighi dei federati: “I Claverni devono dare ai confratelli Atiedii per ogni acnu 4 libbre di farro selezionato, prodotto nell’agro Tlatio del Pico Marzio ... La Casilate deve dare ai confratelli Atiedii per ogni acnu 6 libbre di farro selezionato, prodotto nell’agro Casilo del Pico Marzio”. Il territorio Casilo, e quello Tlatio sono dunque territori consacrati al Pico di Marte, ciò per cui a Roma si chiameranno Piceni. Ma questo non impedisce che quelle comunità facessero parte integrante del sistema politico-economico della dekuria“federazione di dieci’, che ha il centro sacro in Iguvium. A riprova di quanto rivelano le Tavole, sta un reperto archeologico conservato al Museo di Chieti, un bracciale di bronzo del V sec.a.C. rinvenuto nella valle del Pescara, che porta incise le parole ombriìen akren “nell’agro umbro’. L’espressione conferma che il territorio locale era parte dell’agro umbro, il che è suggerito ancora oggi dal toponimo sopravvissuto di Poggio Umbricchio, in provincia di Teramo.

di Ancillotti Augusto

Le radici dell’Europa sono a Gubbio? Lo sostengono studiosi, intellettuali, artisti che a livello nazionale hanno firmato una petizione lanciata da Patrizia Zappa Mulas e Anna Buoninsegni. La petizione, inviata alle massime cariche istituzionali (dal presidente UE Sassoli al ministro Franceschini), affinchè venga riconosciuta dall’UNESCO l’unicità delle Tavole Eugubine. Nella petizione si sottolinea come le Tavole siano memoria del mondo e dunque patrimonio dell’umanità. Dal 2020 al 6 aprile 2021, hanno aderito alla candidatura delle Tavole Eugubine all’UNESCO: Philippe Daverio e Franca Valeri (che nel frattempo ci hanno purtroppo lasciato), Andrea Carandini, Goffredi Fofi, Annamaria Guarnieri, Paolo Fallai, Franco Cordelli, Masolino D’Amico, Flavio Caroli, Valerio Magrelli, Alfonso Berardinelli, Claudio Longhi, Marco Senaldi, Guido Fabiani, Filippo La Porta, Davide Rondoni, Oliviero Diliberto, Annarosa Buttarelli, Giacomo Marramao, Mario Martone, Stefano Boeri, Salvatore Carrubba, Maria Giulia Castagnone, Marina Colonna, Elio Pecora, Giorgio Amitrano, Silvia Piera Calamandrei, Renato Minore, Silvia Carandini, Beppe Navello, Paola Mannoni, Lidia Ravera, Sandra Petrignani, Felice Cimatti, Giancarlo Cauteruccio, Nanni Garella, Ruggero Cappuccio, Rodolfo di Giammarco, Piero Maccarinelli, Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Ivan Berni, Riccardo Sabbatini, Ruggero Savinio, Annelisa Alleva, Gianfranco Albano, Francesco Scacciati, Pino Strabioli, Stefano Napoli, Marco Cecchini, Vincenzo Pietrini. Chi vuole sottoscrivere la petizione può farlo alla pagina facebook “Tavole Eugubine Riconoscimento Unesco”

di Anna Buoninsegni

11


il partner ideale per ogni soluzione: Progettazione, Allestimento, Realizzazione. Stand, Fieristica, Eventi

Via Europa 63 - Loc. Cipolleto 06024 Gubbio - PG - cell.340 838 6004 www.dettofattoservizi.com - info@dettofattoservizi.com

SCUOLA DI PARRUCCHIERIA IO CLAUDIO A.P.S. Agenzia formativa accreditata con la Regione Umbria

Viale Europa, 41 Cipolleto - Gubbio - 334 27 19 389 scuolaioclaudio@gmail.com - fb io HAIR Academy


di Alessandro Pannacci

romanticismo perduto

13


Foto Paola Giorgi


Spazio Diapason, dalla mia pancia al resto del mondo

di Valeria Ruspi

Spazio: “il luogo disponibile per gli oggetti della realtà” (Def. Oxford Languages), Diapason [dal greco Dià pasón (khordon): “attraverso tutte (le corde)”] (Def. Oxford Languages). Era il 2019, stava per nascere mio figlio, dopo dieci lunghi anni prendevo davvero una pausa dal lavoro, impegno quotidiano, viscerale e costante nella mia vita. Alla gioia per la nuova avventura insieme si univano i dubbi sul futuro e le paure di non poter tornare alle conquiste lavorative che, nel tempo, ero riuscita a costruirmi, decidendo di aprire uno studio come logopedista in libera professione e provando a restituire alla mia città quanto avevo studiato nelle mie esperienze in Italia. Da tempo cercavo uno Spazio che sapesse accogliere il mio lavoro, ma che avesse anche modo di ospitare quello delle tante colleghe e dei colleghi con cui mi era capitato, nel tempo, di condividere esperienze e progetti. Quell’essere in due in uno stesso spazio corporeo, forse, è stata la vera spinta ad avere bisogno di qualcosa in più. Proprio in quei giorni mio padre mi ha proposto di riflettere sull’utilizzo di un suo ex studio, molto grande, molto ricco di potenzialità: ho accettato, senza sapere chi ci sarebbe stato, senza sapere come avrei potuto gestire tutto, senza prevedere cosa, poco tempo dopo, sarebbe successo nel bene e nel male. E così le stanze sono state ridipinte, arricchite di mobili e colori, rispolverate e immaginate. Una dopo l’altra, con strade diverse ma arrivi comuni, sono entrate le colleghe. Sette donne, sette professioniste, sette come le note e i colori dell’arcobaleno. Ed ecco nascere lo Spazio Diapason, un “luogo disponibile” per avere cura della persona che vi entra, “attraverso tutte le corde”. Due logopediste, una terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, una tutor compiti e Game trainer, una musicoterapista, un’arteterapeuta e un’ostetrica si alternano nelle stanze, nei progetti e nelle idee, pronte ad accogliere chi vorrà offrire una ricchezza in più in questo nostro tempo delicato. Lo Spazio è aperto a tutti, come utenti e come attori promotori di iniziative che abbiano bisogno di un luogo per esistere, con l’obiettivo di mettere insieme le menti brillanti che arricchiscono la nostra città ma troppo spesso restano nascoste. Vi aspettiamo, per aggiungere colori e toccare qualche corda in più!

disegno Gaia

Fanno parte dello Spazio Diapason: Mara Angeloni, (Tnpee) Vittoria Citino, (ostetrica) Laura Della Modesta, (logopedista)

Cathy Fiorucci, (musicoterapista) Katia Martini, (tutor compiti e game trainer) Giulia Nardi, (arteterapeuta) Valeria Ruspi, (logopedista)

Lo Spazio Diapason si trova a Gubbio, in Via Benedetto Croce

15


un progetto per il teatro

JUJI

servizi per lo spettacolo


All you need is...

Quando è nata l’idea del disco? In realtà non era previsto. Dopo essermi ammalato per la prima volta mi sono messo a studiare chitarra fingerstyle. Ho riarrangiato dei pezzi e creato un repertorio. Poi, mi sono ammalato una seconda volta. Ma sono stato fortunato: in un reparto molto delicato, dove entri senza sapere come andranno le cose, ho sempre trovato il sorriso. Questa cosa mi ha colpito molto; mi emoziono ancora quando ne parlo. Lì il personale sorride, ti aiuta; fa passare velocemente le due ore e mezza di terapia. Da lì mi sono detto: devi fare qualcosa, per il reparto e per chi si occupa di altri malati oncologici, dunque l’AELC. Perciò ho coinvolto Benvenuto Procacci, il presidente dell’associazione, e gli ho parlato della mia idea: fare un crowdfunding per produrre il disco e dare il ricavato in beneficienza. È stato difficile per te esporti? Molto. Sono abituato a tenere per me le cose che riguardano la mia vita privata. Anche se per una buona causa, mettersi alla mercé di tutti non è stato facile. Però ho pensato: se facciamo tutti così non si muoverà mai nulla, allora mi sono detto lo faccio, mi butto. Vada come vada. Come è strutturato l’album? È composto da 13 brani, che ho scelto e riarrangiato personalmente. Poi, ho invitato amici e musicisti con cui collaboro e che conosco da una vita. Ad ognuno di loro ho consegnato un pezzo e ho detto fai quello che vuoi, senza indicazioni. Mi piaceva l’idea che ciascuno mettesse il proprio modo di suonare, le proprie emozioni. Alla fine, non è venuto fuori un semplice omaggio ai Beatles in stile fingerstyle. Ogni brano, infatti, è una storia a sé: la base sono i Beatles, ma sopra ci sono le persone, i singoli musicisti. Proprio per questo sarà un disco diverso: di solito nei dischi c’è un legame tra un pezzo e l’altro. Qui il legame sono i Beatles, ma poi ogni brano è un mondo diverso. Come mai proprio i Beatles? Io sono nato musicalmente con i Beatles. Per me rappresentano tantissimo: c’è stato un periodo in cui mi associavo a loro. Frequentavo l’Istituto d’Arte come George Harrison, come lui suonavo la chitarra... Il tutto è nato da un concerto visto quando ero piccolo. È lì che ho capito di voler suonare la chitarra. Chiesi a mia madre se me la potesse comprare. Lei in quel periodo era ammalata, dello stesso male che ho avuto io. Lei non ce l’ha fatta. Mi disse: quando guarirò ti prometto che te la compro. Da lì ho capito che lo dovevo fare, e i Beatles sono sempre stati parte integrante della mia vita, musicale e non. Il titolo, “All you need is...”, viene lasciato aperto, sospeso. Esatto. Perché ognuno può associare il finale a ciò che vuole. Amore, pace, musica, serenità... I tre puntini significano tutto ciò che può essere il bene possibile. L’amore per le persone, per le cose, per la vita. Il disco è pieno di musicisti eugubini. A Gubbio abbiamo una grande ricchezza musicale. Sei d’accordo? Gubbio ha un patrimonio di musicisti con un talento enorme, soprattutto tra i giovani. Con Paolo Ceccarelli abbiamo creato per questo un bellissimo punto di riferimento, Al Fondino, gestito dall’associazione Arché, che il prossimo anno festeggerà i suoi primi dieci anni. Se la situazione lo permetterà, abbiamo tante idee per festeggiare... Intervista di Maria Stocchi a Francesco Fagiani sul suo omaggio acustico ai Beatles, realizzato in collaborazione con l’associazione Arché. Il ricavato andrà in beneficienza all’AELC

All’iniziativa hanno partecipato: Anna Maria Allegretti, Carmine Allegretti, Michele Baccarini, Francesco Biccheri, Lorenzo Cannelli, Giampaolo Cavalieri, Maurizio Ceccarelli, Paolo Ceccarelli, Sara Jane Ceccarelli, Claudia Fofi, Michele Fondacci, Katia Ghigi, Walter Lanzara, Sara Marini, Maddalena Mosca, Franz Piombino, Maurizio Pugno, Fabia Salvucci, Giovanni Sannipoli, Riccardo Tordoni.

17



di Niccolò Tramontana

Radio Safari Radio Safari nasce come una serie di audio-documentari sugli animali e su quello che, degli animali, sentiamo. Questo progetto è il risultato di un percorso interiore che io (Niccolò Tramontana) non sapevo neanche stessi percorrendo, finché nel marzo 2020 a Milano, in pieno lockdown, alcuni amici fondano una webradio come forma di socialità in quarantena, e chiedono a chi vuole di mandare dei mixati o della musica originale. Questa webradio era Radio Quartiere, che ha ispirato altre realtà gemelle, la più famosa delle quali, Radio alHara, trasmette dalla Palestina come forma di (r)esistenza per la causa palestinese. Con tutto il mondo fermo e chiuso dentro casa, ho pensato che fosse divertente fare qualcosa di diverso e sfogare una passione grandissima che avevo sin da piccolo per le scienze naturali, e invece che fare della musica ho iniziato a raccontare di animali più o meno sconosciuti e far sentire i loro suoni. In ogni puntata andiamo in esplorazione di luoghi speciali, a scoprire i suoni degli animali che li abitano. Perché da un punto di vista evolutivo e anatomico un animale produce quel suono? Quale scopo ha il suono per quella specie? Come si sviluppa un linguaggio al di fuori dell’homo sapiens? Da subito Radio Safari è diventato un progetto a quattro mani, perché la mia compagna Chiara ha creduto in quello che stavamo facendo e ci si è buttata con le mie stesse energie. È importante dire che Radio Safari nasce come urgenza artistica ma allo stesso tempo come il nostro modo di contribuire con la comunicazione ad un futuro dove le persone siano più consapevoli di grandi temi ambientali che come sappiamo sono tutti connessi fra di loro, e partecipano a mettere in pericolo noi e la biodiversità di cui facciamo parte. Il nostro desiderio più grande è che chiunque ci ascolti capisca quanto siamo fortunati ad abitare questo mondo insieme a milioni di specie diverse che sono tutte a loro modo straordinarie, e meritano come noi di avere il loro spazio e la loro vita. Per questo motivo, Radio Safari è diventata anche altro: quando ne abbiamo l’occasione, ci piace approfondire la dinamica delle relazioni tra fauna, flora e mondo antropico, attraverso interventi site-specific, come passeggiate sonore e altri interventi in cui proviamo a scoprire il mondo intorno a noi. L’esplorazione è sempre partecipata, ed è sempre mediata dal suono, o meglio dall’ascolto, attraverso il quale possiamo tendere ad un’esperienza organica con gli elementi. Oggi Radio Safari prosegue con i Radio Safarini, degli episodi mensili indipendenti che potete ascoltare iscrivendovi su www.radiosafari.eu Nei Radio Safarini aggiungiamo un ulteriore livello di lettura, perché per ascoltare i suoni degli animali, esploriamo il mondo guidati da quelli che abbiamo chiamato “pen pal” (compagni di penna): sound artist, field recorder, ricercatori, che condividono la loro storia e le loro registrazioni.

della Scuola Secondaria di I grado Mastro Giorgio-Nelli

A scuola nella web radio: non una radio qualsiasi Safe and Sound, sani e salvi! Questo è il nome della radio della nostra scuola. Il progetto è nato con l’intento di coinvolgere tutti i ragazzi sviluppando temi comuni, al fine di intrattenerli e aiutarli in questo anno difficile. La Safe&Sound ha permesso a noi alunni di esprimerci, facendo sentire la nostra voce e abbattendo qualche piccola insicurezza. Il fatto di non averci dovuto mettere la faccia è stato un grande aiuto per noi... Ci ha fatto riavere la socializzazione tra coetanei, la quale non ci era stata più concessa per ovvi motivi. Vi abbiamo dedicato molto tempo. Più volte è capitato di pensare “ma chi ce lo ha fatto fare!”, magari verso la fine di un meet di due ore per organizzare la puntata o dopo una giornata stancante a cui si aggiungeva del lavoro per la web. È stata comunque un’esperienza bellissima. Tra noi è nato un rapporto di collaborazione e aiuto: momenti di battute e risate si alternano a momenti di pensiero e ragione, ma soprattutto ogni classe può offrire idee originali e molto belle. La radio è composta di tre commissioni. I contenuti si occupano dell’organizzazione della trasmissione e della scaletta: sono i primi a sbirciare quello che poi viene trasmesso durante la puntata. Conteggiano la durata di ogni contributo, scrivono un titolo e una presentazione appropriata. Dopodiché spetta ai presentatori organizzare battute e legare insieme i singoli interventi. Il lavoro finale è compito dei tecnici: tagliare, armonizzare, migliorare i suoni... Ci sono stati sacrifici e molta forza di volontà all’interno di tutte le commissioni. In poco tempo siamo diventati una squadra ben organizzata, ed è stato divertente cercare di ambientarci in lingue che non conoscevamo, per capire un po’ il contesto! Così siamo riusciti a creare due interessanti puntate: una sull’inquietudine (cara a noi ragazzi per la sua particolarità e la sua profondità) e una sulla settimana civica. La prossima in preparazione riguarda l’allegria. Speriamo che chi è all’esterno possa riconoscere quanto c’è dietro ad un singolo podcast e possa apprezzare quello che ascolta. Da parte nostra ci siamo saputi adattare in modo molto maturo alla situazione che stiamo vivendo, dimostrando che l’unione fa davvero la forza.

di I ragazzi e le ragazze della web radio 19


Piccoli produttori del nostro territorio per cucina vegetariana. Via Cavour 27, Gubbio (PG) Tel: +39 075 927 767 - info@ortogubbio.com

MAGAZZINI SANTINI tel. 075 927 43 47


21

Street Art, fontane, arte del Filo. La Land Art del Furlo si fa in tre.

e prefigurare una vasta collettiva per la primavera prossima, nella sede prestigiosa del Palazzo Mochi Zamperoli della città di Cagli, insieme all’Assessora alla Cultura, sensibile e attenta, Benilde Marini. Terzo invito: costruire una fontana nel Parco di Sculture di Sant’Anna del Furlo. Un’impresa per scultori e mosaicisti provetti e che vedrà l’allocazione di tre fontane artistiche che dialogheranno con l’acqua e i visitatori. Come ogni anno, il minifestival dell’Arte&Paesaggio al Furlo (www.landartalfurlo.it) vedrà degli eventi collaterali: il 21 si apre la Fiber Art con una performance della danzatrice Arianna Ilardi (e chi se non Arianna può prendere il bandolo della matassa?), accompagnata dalla chitarra free jazz di Antonello Andreani; il 22 si presenta il saggio di Andrea Baffoni: “Dannati Romantici”- da Gericault a Ligabue, vite in bilico tra genio e follia(Fabrizio Fabbri Editore - Perugia). Il 29 è la volta del professor Elvio Moretti con una videoconferenza: “Tappeti, Arazzi, Tessuti. Le trame dell’Arte”, mentre per il finissage sarà ospite della Casa degli Artisti la cantante e compositrice Stefania Dipierro che presenta: “Geometrie vocali di Kandinskij”. Fin qui il programma, ma la nostra Claudia Fofi mi chiede una chiosa finale: “Pandemia, ecologia, arte. Quale futuro?”. Rispondo brevemente: dobbiamo convivere con tutte e tre. Ma l’impegno sarà incentrato sulla scelta di vita ecologica, con una società verde e inclusiva, con le Transition Town, e una nuova ruralità connessa, dimenticando il profitto e scegliendo il progresso sostenibile. L’alleata sarà l’Arte in tutte le sue declinazioni, che dovrà essere un Lavoro! Se non si vive di Arte e Cultura e industrie leggere l’Italia è destinata al declino, non solo per la mancanza di eredi. Le pandemie vivranno con noi, come sempre, ma se non continuiamo a uccidere la Natura, forse troveremo un equilibrio.

di A n d r e i na d e To ma s s i

Sant’Anna del Furlo – Oramai ci conoscete, non è la prima volta che scriviamo per questa bella rivista. Siamo quei due matti sessantottini impenitenti che hanno messo su la Land Art al Furlo nelle Marche, Antonio Sorace e Andreina De Tomassi, mecenati-pensionati, curiosi della vita, che, come si dice, non hanno “mollato di un centimetro”. Così alla XI edizione, l’anno scorso, armati di termometro, gel, mascherine, abbiamo varato egualmente la manifestazione nel parco di Sant’Anna del Furlo. Quest’anno, visto che il virus serpeggia e si trasforma, noi, testardi, abbiamo rilanciato! La XII edizione 2021 si apre il 21 agosto con un’offerta culturale triplicata e si chiuderà il 5 settembre. Abbiamo lanciato 3 bandi, o 3 “Chiamate”, la prima si rivolge a pittori, mosaicisti, scultori e riguarda la costruzione del “Cammino sull’arte”, delle passerelle, come dei tappeti volanti disposti su un antico sentierino nel bosco piccolo di Sant’Anna. Abbiamo cominciato l’anno scorso e già 12 camminamenti sono stati collocati, quest’anno, di fronte a un profluvio di proposte, sceglieremo 20 artisti, (gli altri li rimanderemo al 2022). Il progetto finale è quello di formare una “Street Art” ad anello, un Cammino per 100 Autori, anche con un’esperienza tattile, visto che si invita a camminare a piedi scalzi. La seconda chiamata è rivolta alla Fiber Art, nuova per la Casa degli Artisti, ma un linguaggio di arte contemporanea che sta vedendo un vasto consenso in Italia e all’estero. Avevamo scritto nella presentazione del bando: “Ricucire il mondo dopo la tempesta, con trame e orditi come narrazioni, fili di un discorso; non solo i “fili del destino” di Maria Lai, ma anche trame e intrecci per elaborare il lutto virale che ci assedia per ricamare un mondo nuovo”. Anche qui le proposte sono state tantissime, e per questo, pensiamo di scegliere intanto 10 opere per questa edizione, (una delle artiste presenti sarà l’eugubina Marilena Scavizzi),


un piccolo omaggio ad

illustrazione Giulia Nardi


B a tt i a t o u r

un grandissimo Dopo l’esame di maturità, era d’obbligo fare un viaggio da soli, per dimostrare che a quella maturità l’avevamo davvero. E mentre le mete preferite dei nostri coetanei erano le Baleari, la riviera romagnola o la Costa del Sol, io riuscii a convincere il mio manipolo di amici a un viaggio diverso: la Tunisia. Lo confesso, non sono mai r stato un grande amante delle discoteche e ho sempre preferito un oceano infinito o meglio ancora il deserto. Cosa c’è di meglio che la Tunisia allora, con il Sahara alle porte? E fu così che fra giorni di mare a Monastir e una gita ad Hammamet a t cercare di incontrare Craxi, trascinai i miei sventurati compagni di viaggio nella famigerata carovanata in mezzo al Sahara, con soste nelle varie oasi. Una di queste i era vicina ad una città che risuonava nella mia memoria musicale: Tozeur. Con uno scalcinato taxi, abbandonando la compagnia, volli visitare quel luogo cantato da Battiato. O meglio, mi diressi direttamente alla stazione, perché lui parlava dei treni s di Tozeur. Eccomi qui, 45 gradi all’ombra, a luglio in una desolata stazione in mezzo al Sahara ad attendere dei treni solo per una canzone che mi risuonava in testa. Il primo treno passò dopo 3 ore di noiosissima e torrida attesa. t Non sapevo che quel pomeriggio era iniziato un mio viaggio interiore e non solo. Due giorni dopo eravamo diretti a Tunisi, al museo del Bardo, quando vidi una distea sa di alberghi. Tutti pieni. Mi venne in mente un’altra canzone, “L’Era del cinghiale

bianco” che inizia proprio con “Pieni gli alberghi a Tunisi / per le vacanze estive”. Cavolo, pensai, ma che succede? Succede che se per un punto passano infinite rette, per due punti ne passa una sola. Quella linea retta che partiva da Tozeur e finiva a Tunisi era ormai un lato del poligono dei miei futuri viaggi: da quel giorno decisi che avrei reso reali le canzoni di uno dei miei artisti (musicista è riduttivo) preferiti: Franco Battiato. Subito il giorno dopo andai a vedere le rovine di Cartagine (Delenda Carthago). Da allora, viaggio dopo viaggio, sono stato al “Caffè de la Paix”, di Parigi, sulla “Prospettiva Nevskij” a San Pietroburgo e “Alexander Platz” a Berlino est. Ho sorvolato “i campi del Tennessee” (citati ne “La Cura”) in un volo da Cincinnati a Los Angeles, “per le strade di Pechino” (citate in “Cerco un centro di gravità permanente”) e nel “Giappone delle geishe” (“Sentimiento nuevo”). Di lunedì sono andato a Lisbona (“Segunda feira”), ho visto sia i “dervisci” rotanti che l’Irlanda del Nord (“Voglio vederti danzare”), toccato la tappa “Venezia-Istanbul”, il “Tibet”, e cosa più stramba, prima a Poggibonsi (con radiocronaca del Gubbio annessa) e subito dopo a Gerusalemme (associate nella canzone “Poggibonsi”). Ho visto gli studenti di Damasco vestiti tutti uguali, un salto a Giza, uno in Myanmar (la vita cinica ed interessante di Landolfi opposto ma vicino a un monaco birmano). Ma non è che per forza bisognava fare viaggi strani e lunghi: se è vero che sono andato a Shangai a vedere le biciclette di quella città cantate in “Radio Varsavia”, ho visto, sempre dietro alla radiocronaca del Gubbio, pure le biciclette di Forlì (cantata da Alice, ma scritta da Battiato); oppure basta andare nell’hinterland bolognese (Hai mai veduto a Borgo Panigale un’aurora simile alla boreale?). L’ultimo viaggio l’ho fatto in Kirgizistan, in quelle “Strade dell’est” dove “Spinto dai Turchi e dagli Iracheni / qui fece campo Mustafà Mullah Barzani”. Ora, avrete capito che sono un grande appassionato di Battiato: ho visto tantissimi suoi concerti, nei quali lui è sempre stato molto più trascinante e travolgente di colleghi che all’apparenza sembrano più rock. Quel signore apparentemente ascetico, quasi asettico, sapeva tirare fuori da tutti la parte più profonda: il famoso animale che ognuno si porta dentro. Ma non finisce qui. Un giorno, la trasmissione “Il Ruggito del Coniglio” propone come argomento di raccontare il proprio strano viaggio. Io racconto questa esperienza, ribattezzata con felice intuito dai due conduttori il “Battiatour”. A seguito di questo intervento, alcune testate italiane, fra cui il Messaggero, mi intervistano per approfondire. Ora, in qualche modo Franco Battiato viene a sapere questa cosa e, tramite un suo amico, riesce a contattarmi prima via Facebook, poi telefonicamente. Mi chiede di questo viaggio. È fra lo stupito, l’incredulo e il divertito. Mi spiega che come Salgàri (rigorosamente con l’accento sulla seconda a, ci tiene a sottolineare, da quel giorno ho cambiato pronuncia) molti dei posti che lui ha cantato non li ha mai visti. Stai attento, mi dice, qualcuno potrebbe pure essere pericoloso. Io gli chiedo se magari può realizzare una canzone che parli di una tranquilla spiaggia dei Caraibi, così unirei l’utile al dilettevole. Gli racconto dei vari suoi concerti che ho visto (che banalità, ripensandoci ora). Lo saluto con un tremante “Continuerò a seguirla”. E lui mi dice che forse sarà lui a dover seguire me. Chiudo il telefono e non mi rendo conto se sia successo davvero o se tutto sia stato frutto della mia fantasia. O se magari era un qualcuno che lo ha imitato e mi ha fatto uno scherzo. Se così fosse, preferirei non saperlo...

23

di Simone Zaccagni


17 Luglio ore 18:00 Villa Filippetti San Martino in Colle

Gubbio Eleonora Bianchini Come un’aquila in alto

Questa presentazione prende nome dal primo brano che scrissi durante gli anni vissuti negli Stati Uniti, “Come un’aquila in alto”, in cui vedevo la mia vita cambiare, la mia mente aprirsi, il mio cuore rinascere; ammiravo dell’aquila la sua forza, l’eleganza e la sua capacità di volare sino le più alte vette osservando tutto con una pace unica. Ho vissuto 9 anni fuori dal mio paese di origine, l’Italia, passando da Boston a New York, da Quito a Delhi, così che scrivere canzoni si trasformava in una serie di appuntamenti con me stessa in cui raccontavo di storie vissute, di lezioni imparate e del desiderio di continuare a scoprire cosa la vita mi teneva ancora in serbo. In questo concerto avrò il piacere di suonarvi principalmente brani che fanno parte dei miei 3 dischi come cantautrice: “Come un’aquila in alto” registrato a Boston, “Esperare” nato a New York e utimato a Quito, ed infine “Surya”, registrato un paio di anni fa a Roma, insieme ad altri brani di cantautori che stimo che in qualche modo hanno risuonato nelle mie corde.

È uscito venerdì 11 giugno per Parco della Musica Records “Milky Way”, secondo album della cantante Sara Jane Ceccarelli. Un disco pensato per i live, che sprigiona un grande eclettismo nelle ispirazioni varie, sintesi del vissuto artistico della cantante e autrice italo-canadese. Nelle stesure dei brani, tutti in inglese tranne uno in italiano, c’è spazio per una rielaborazione, con testo originale di Sara, di “Children’s Song No. 3” di Chick Corea, e la reinterpretazione, con riscrittura in inglese, della canzone “Del tempo che passa la felicità” di Motta. Una “Via lattea” nella quale si possono contemplare le stelle più diverse restando sotto lo stesso cielo della buona musica, grazie a una scrittura multiforme: funk, jazz, folk nordamericano, reggae e naturalmente pop sofisticato. Con lei sul palco il fratello Paolo Ceccarelli alla chitarra elettrica, Edoardo Petretti tastiere e fisarmonica, Lorenzo De Angelis chitarra acustica, Matteo Dragoni batteria e percussioni, Giacomo Nardelli basso elettrico.

18 Luglio ore 19:00 Teatro Romano

Gubbio Sara Jane Ceccarelli Milky Way Tour 2021


24 Luglio ore 21:15 Teatro Romano

Gubbio Lula Pena in concerto Tour 2021

Lula Pena è una delle voci più conturbanti e misteriose della scena contemporanea. Nata e cresciuta a Lisbona, questa cantante, chitarrista e poetessa si appropria del fado per andare “oltre il fado” rinnovandolo per consegnarlo al nuovo millennio con la sensibilità poetica della nostra epoca. Lula ha una voce che sembra venire da un altrove lontano. È un’artista che fa del suo concerto un rito magico, legando una canzone all’altra in un atto unico fluido ed emozionante. È autrice di tre dischi, “Phados” del 1998, di cui rapidamente si sono perse le tracce, “Troubadour” del 2010 e “Archive Pittoresco”, pubblicato da Crammed Discs e premiato dal Giornale della Musica come Miglior Album World Music 2017. La sua parsimonia nel pubblicare accresce il suo enigma e la sua fama in tutto il mondo. Chitarrista eccellente, con una tecnica tutta sua nel percuotere lo strumento, dotata di una vocalità definita da Gaetano Veloso una delle più belle al mondo, Lula crea nei suoi concerti un ambiente di totale rapimento musicale e poetico.

Serpentine è un percorso sinuoso, di cui non si osserva la fine se non scivolando al suo interno, curva dopo curva, in una danza tra audacia e concentrazione. Ludovica Manzo crea un tragitto non lineare utilizzando la voce come principale sorgente sonora. Giustappone ed intreccia l’esplorazione timbrica della voce nuda a trame sonore create grazie all’uso del live sampling, alla voce cantata su brani originali suonati con synth e laptop. Un unico flusso sonoro caratterizzato da un approccio intimo e sintetico, vicino al mondo cantautorale, combinato con l’interesse per la sperimentazione sulla forma narrativa. La trama sonora si incontra qui con quella visiva creata da Loredana Antonelli. Artista multimediale, regista e performer, nel 2009 inizia un percorso di ricerca su nuove tecnologie e sistemi di elaborazione dati in tempo reale. Principi di pittura astratta e fenomeni percettivi-sensoriali sono elementi che ricorrono nella sua produzione che include installazioni video, live visual, stampe digitali, performance e video musicali.

23 Luglio ore 21:00 Palazzo Ducale

Gubbio Ludovica Manzo Loredana Antonelli Serpentine Tour 2021


di Leonardo Pugno di Martino Paffi

Controcorrente: fare musica nel 2021

Giovani

La musica, ancor prima della chitarra, è parte integrante della mia vita. Ho sedici anni e inizio sempre più a pensare a cosa fare dopo il liceo, ma non esiste per me un futuro senza musica. Facendo tale scelta sono consapevole dei sacrifici da affrontare, ma non ne sento il peso, essendo ormai la musica per me come bere e respirare. Il mio presente è comunque quello di un normale adolescente che suona la chitarra: suono in diverse band che ancora cercano il loro baricentro stilistico, ma cerco di fare gavetta ed esperienza macinando rock, funk, R&B, ma anche musica moderna; vado a lezione di musica ed esco ogni tanto con gli amici. Ma oggi, nell’epoca della comunicazione veloce e del tutto pronto, quali sono i problemi e le difficoltà che deve affrontare un ragazzo un po’ controcorrente - visto come e dove la corrente sta tirando - musicalmente parlando? Per un ragazzo che suona e ascolta blues e rock direi che socialmente è abbastanza difficile trovare dei partners e dei “complici”, se possiamo chiamarli così, in quanto la corrente porta i giovani a fare musica senza strumenti. La speranza che nutro è riposta in artisti moderni che ammiro molto e che miscelano la musica elettronica con quella strumentale e roots con un risultato, a mio avviso, che graffia la lavagna del mio contemporaneo. Artisti come Fantastic Negrito, Larkin Poe e Gary Clark Jr. stanno riuscendo a far incontrare gli appassionati di musica “old style” con quelli di musica moderna. Per quanto riguarda i miei progetti per il futuro, sto cercando di studiare seriamente chitarra elettrica nel tentativo di entrare in Conservatorio. Sono un po’ emozionato, ma allo stesso tempo non vedo l’ora di fare questo salto che mi permetterà di costruirmi un futuro difficile, ma mio e vero! Rock’n’Roll.

La genesi La musica per me è come un vecchio saggio che è sempre lì per aiutarti; a volte è pronto a parlarti, altre invece resta in silenzio e fa sì che tu colga quello di cui la tua persona ha bisogno in quel momento. La musica per me è come una sorella maggiore sempre disposta ad abbracciarti e a coccolarti, ma non si arrabbia se a volte ti dimentichi di lei. La musica ha accompagnato la mia vita fin dall’infanzia e ha permesso di farmi diventare così come sono ora, senza rimpianti. Se la giornata va male mi metto a suonare e, non dico che la musica sia sempre in grado di cambiare il brutto in bello, ma dico che lo rende amaramente dolce. La musica per me è anima e scoperta, è liberazione dell’io che tutti noi ogni giorno, involontariamente o no, mettiamo da parte. Con la musica puoi fare quello che vuoi e puoi viaggiare dove vuoi, ma non si arriva mai. La musica si collega a tutte le altre forme di pensiero, di vita e di arte esistenti. La musica è sempre esistita ed esisterà sempre perché tutto ciò che ci circonda lo è e lo può diventare. La musica è.


Utopie

Se dovessi trovare una costante nella mia vita, sarebbe la musica. Mi è sempre stata accanto, sia come spalla su cui piangere sia come compagna nei momenti spensierati. Per fortuna, non se n’è andata nemmeno in questo periodo così particolare, anche se, ovviamente, il nostro rapporto è cambiato, costrette come siamo state, entrambe, a modificare le abitudini, a ricalibrare i ritmi, a rivedere i modi di affrontare le giornate. Ciononostante, siamo riuscite a non perderci d’animo e a continuare a coltivare, per quanto possibile, questa grande passione reciproca. La mia cameretta - che si è trasformata in aula per le lezioni universitarie di mattina, studio di registrazione di pomeriggio e sala prove di sera – ha dovuto addirittura fare le veci di un palco virtuale per i piccoli concerti online che ho realizzato o per i video che ho registrato. Purtroppo sono state molte, forse troppe, le volte in cui ho sentito la mancanza di quella creatività che è linfa vitale per chiunque si dedichi all’arte, ma ho cercato comunque di prendere spunto dalle piccole cose che quotidianamente mi hanno sorpresa, o da tutte quelle che, costretta a stare a casa, sono riuscita a riscoprire. Se dovessi trovare qualcosa che tra me e la musica non è cambiato anche in questo anno, sarebbe il bisogno di “farci” ascoltare, io e lei: pur essendomi sentita a volte invisibile, non considerata, sia come artista che come giovane, con lei non ho potuto non raccogliere quei sentimenti e quelle emozioni, impossibili da esprimere con le sole parole, per ripartire ogni giorno, in ogni situazione, attraverso un infinito racconto di note, che siano quelle del mio/suo pianoforte, che siano quelle della mia/sua voce.

Il mio nome è Stella, Stella Merano. Ho 15 anni e frequento il primo anno del Liceo Mazzatinti, a Gubbio, indirizzo Scienze Umane. Fin da piccina la mia grande passione è stata la musica. Ho iniziato in tenera età a cantare e prendere Lezioni. Nel tempo sono cresciuta man mano sempre più circondata dalla Musica. Da quando ho iniziato a suonare il pianoforte ho sentito che c’era qualcosa in me che voleva uscire fuori: qui è scattata la molla e ho iniziato a scrivere. Da qualche mese ho iniziato una collaborazione con una etichetta discografica, la JUST HIT Records, e anche un progetto musicale a lungo termine. Infatti, il 28 marzo è uscito su tutte le piattaforme musicali il mio primo inedito “Al tempo dei Modà” (di cui abbiamo realizzato anche il video, visibile su YouTube). Il pezzo, scritto testo e musica da me durante il lockdown, ha come tema centrale la fiducia in se stessi e nel prossimo, l’importanza di sorridere alla vita anche in un momento come questo. Ho scritto anche altri brani che mi rappresentano e che spero presto tutto il pubblico conoscerà, infatti a fine giugno uscirà il mio prossimo inedito. Il mio stile musicale si sta pian piano delineando, sono ancora giovane ma molto determinata, quello che avverrà nel mio futuro non lo posso sapere ma sento che sarà comunque legato a questo meraviglioso mondo. La Musica è davvero la mia vita, fa parte di me, mi circonda e mi aiuta ogni giorno ad affrontare piccoli o grandi ostacoli e insicurezze tipiche proprio della mia età. Il mio progetto sta prendendo forma e mi auguro che tutti possano apprezzare la mia musica e i miei testi.

di Stella Merano

Al tempo di Stella

di Beatrice Goracci

Una stanza tutta per noi


info line 327 98 200 81 - www.gubbioexpress.it


di Riccardo Ruspi

Come un soffio di vento

Viviamo in un tempo complicato, frenetico, senza spazio per l’ascolto, cinico, egoista, appiattito sull’eterna semplificazione del bianco contro il nero: un tempo sempre “contro”, che svuota ogni concetto del suo contenuto, che sfinisce ogni animo. Un tempo di venti forti, che giungono a folate improvvise, distruttive e brevi, e che poi subito si voltano per andarsene altrove, senza guardarsi indietro. Per questo passiamo ogni nostra giornata alla ricerca di piccoli sprazzi di un mondo ideale, fatto di calma, amore, curiosità, ascolto, fantasia, empatia: ogni tanto un soffio di vento gentile, per tornare a sentirsi bene. Nel mio percorso ho cambiato molte volte strada, alla ricerca di una qualche misteriosa realizzazione, o di qualcosa che mi facesse stare bene. Tra le tante fortune, ho avuto anche quella di incontrare un bellissimo soffio di vento, fatto di parole e poesia: il Metodo Caviardage®. Il Caviardage® è un metodo di scrittura poetica ideato da Tina Festa, che permette, partendo da una pagina già scritta e attraverso un processo ben definito, di tirar fuori la poesia che si nasconde in ognuno di noi. (www.caviardage.it; Tina Festa, Trovare la poesia nascosta. Educare alla bellezza con il Metodo Caviardage®, Ed. La Meridiana, 2019). Il mio incontro con il Caviardage® è stato tanto casuale quanto folgorante, durante un laboratorio di fotografia e parole al Perugia Social Photo Fest (bellissimo festival di fotografia sociale e terapeutica, ad oggi purtroppo interrotto). Scoprire che qualsiasi testo poteva raccontare qualcosa di me, senza dover partire da una pagina bianca, significava abbattere quell’argine interiore che tutti quanti ci costruiamo per contenere e difendere le nostre emozioni più intime, e lasciarle finalmente fluire. In breve tempo ho approfondito la conoscenza del Metodo (fino a diventarne Insegnante Certificato nel 2018) ed ho iniziato ad esplorarne le tantissime possibili declinazioni ed applicazioni. Unendo i miei due ambiti professionali, la relazione d’aiuto e la fotografia, ho potuto sperimentare la magia del Caviardage® nell’orientamento individuale e di gruppo, in laboratori esperienziali applicati all’ambito sensoriale e personale, ma anche durante visite museali e naturalistiche (progetto Umbria Poesia Nascosta), e nel processo di ricerca e costruzione artistica di una performance teatrale (“I Am”, a cura di Carmela De Marte, in scena a Gubbio nell’estate 2021). Ma è forse nell’ambito personale che questo Metodo ha espresso meglio la sua forza, aprendo una via terapeutica sincera che ancora percorro per trovare le parole giuste con cui raccontare me stesso (ne parlo nell’articolo “STORIE STORTE Fotografia e scrittura creativa nel processo di consapevolezza della malattia”, pubblicato sulla rivista online NE.MO – www.networkitalianofototerapia.it/ne-mo/). In un tempo di banalizzazione eccessiva della complessità del mondo, il Metodo Caviardage® rappresenta un riassunto denso e intelligente (esatto contrario di un tweet) di quello che si prova e si vorrebbe dire: un momento di calma e ascolto, un soffio di vento gentile che ognuno dovrebbe provare a respirare almeno una volta.

29


Foto Marianna Riccardini


di Francesca Mengoni

Comunicazioni Sta scrivendo velocemente con la tastiera del computer usando tutte le dieci dita e si blocca un attimo, ravvisando che le sue compagne di ufficio si sono prese una pausa dalle loro mansioni, assestando la scrivania e la sedia dove sono sistemate: «Questa notte ho vissuto un sogno buffo...» Rompe il silenzio cercando di attirare la altrui attenzione. «Hai sognato i numeri per il lotto?» La interroga scherzosamente Sabina, che si aggiusta la chioma vaporosa dei biondi capelli con una penna. «No, no – la rassicura Anna – mi è accaduta una situazione comica, cioè ho sognato che scorreva acqua ovunque e che cercavo di fermarla con una pentolina piccola, figurati se ci riuscivo. C’erano tubi pieni di acqua e un ruscello in piena... Insomma, ero disperata, non sapevo come contenermi e poi...» «E poi?» «E poi mi sono svegliata e dovevo andare in bagno... di corsa. Avevo una certa impellenza!» «Ah ah ah! – Ride la collega Sabina - Ecco, l’acqua che non riuscivi a fermare!» «Succede anche a me, è successo anche a me! – Si affretta a precisare Maria Luisa mentre estrae un biscottino dal sacchetto nascosto sotto la scrivania – sì, è comico, nel sogno c’è acqua e tu devi correre a orinare, è come se il corpo e i sogni fossero connessi...» «Il sito del Ministero ancora non mi fa entrare... - Sospira Sabina rassegnata – Con i sogni accadono combinazioni misteriose: prima che mio padre fosse operato alla cistifellea si lamentava in continuazione di questi brutti incubi. Gli ho chiesto di che si trattasse e mi ha risposto di pietre che rotolavano contro di lui. Dopo che si è tolto la cistifellea, perché c’erano dei calcoli, non ha più avuto questo genere di incubi.» «Che insinuate – si inserisce sospettosa Anna lanciandosi in una breve tamburellata di lettere sulla tastiera – che il corpo ci comunica il suo stato attraverso i sogni?» «Non lo so, mi sembra assurdo, ma ho notato anche che certi miei incubi ricorrenti di gente insanguinata, sventrata, pozze di sangue dappertutto...» «Ma che schifo! Che orrore! – Interrompe infastidita Maria Luisa - Allora Sabina che hai notato?! Spero qualcosa di interessante.» «Ho notato che questi sogni ripugnanti sopraggiungono sempre prima delle mestruazioni.» Anna scuote il capo: «Che idee bizzarre, sostieni che il corpo comunichi con noi attraverso i sogni. Che fantasia!» «Perché, non potrebbe essere?!» Aggiunge serafica Sabina. «Mi pare... – La terza collega si inserisce distrattamente nel dialogo delle altre, mentre si sforza di leggere delle comunicazioni dal monitor – di aver capito, da qualche libro di psicologia, che sono possibili questo genere di interazioni.» Anna vuole concludere la conversazione: «Scusate, ma ho un certo languore allo stomaco, ecco, questo è un modo chiaro del corpo di comunicare, ho chiaramente fame. È tempo che ci prendiamo una pausa e mangiamo qualcosa. Ahia, a forza di stare seduta a questa scrivania mi duole la schiena. Non lo so se il corpo chiacchiera attraverso i sogni, ma sicuramente chiacchiera parecchio attraverso i dolori!» E si alza sofferente dalla sua postazione. E Sabina, massaggiandosi con un certo godimento la pancia e strizzando l’occhio alle altre: «Comunica molto anche con il piacere...» E sorride, gustando con calma un soffice dolce appena posato tra le labbra.

Spazio Bandini i racconti di Umbria in Voce 31


FERREDILE Di Bellucci Gianluca & C.

Zona Ind.le Padule Gubbio (Pg) 075 929 30 25

ferredile - Ferramenta - Idraulica

- Taglio Ferro e Legno su Misura - Smalti e Vernici con Sistema Tintometrico

Generali Italia S.p.A. Agenzia Generale di Gubbio Verdi

via Giuseppe Verdi • Gubbio (PG) • tel. 0759 273 917 agenzia.gubbioverdi.it@generali.com • www.agenzie.generali.it/gubbioverdi


di Valentina Pigmei

Quando abbiamo fondato l’associazione di promozione sociale “La Città delle Donne” alla fine del 2019 non pensavamo all’omonimo film di Federico Fellini, ma a un’opera meno conosciuta e ben più antica. “La città delle dame” di Christine de Pizan (1405) racconta di una visionaria città fortificata, abitata solo da donne: regine, guerriere, poetesse, indovine, scienziate, martiri, sante. Una roccaforte immaginaria dove le donne virtuose hanno uno spazio di libertà e autonomia. Probabilmente uno dei primi testi della storia a parlare di differenza di genere, “La città delle dame” è stato scritto sul finire del Medioevo da una donna oggi considerata una proto-femminista. Ed è proprio la sua intatta struttura urbana medioevale che rende unica Gubbio, città dalla storia antichissima, pagana e insieme cristiana. Una città famosa nel mondo per un evento tanto affascinante quanto celebrativo della forza maschile, in cui le donne non hanno potere di parola, né visibilità. Eppure la Corsa dei Ceri è un rito molto amato dalle donne e dalle bambine, a loro modo protagoniste attive della festa. La “Città delle donne” nasce con l’obiettivo di piantare in questo luogo che da millenni è teatro di rituali legati alla terra, piccoli semi di libertà, lavorando sulla formazione, l’informazione, il linguaggio e la cultura delle donne. La settima edizione di “Umbria in voce”, un festival diretto da una donna, che mai come quest’anno dà voce, spazio di relazione e visibilità alle donne è un seme molto importante e rigoglioso. Se abbiamo chiamato così la nostra associazione non è perché consideriamo Gubbio una “città degli uomini” – o non meno di tutte le città del mondo! - ma perché pensiamo che sia fondamentale aumentare l’inclusività, aprirci alle minoranze, creare spazi a misura di donna. In un saggio scritto di recente da una geografa canadese intitolato “La città femminista” (Treccani) si parla proprio questo tema delicato. Come sarebbe una città per le donne lavoratrici? Si chiede Kern. Una città di amicizie, di relazioni. Un luogo accogliente per le mamme. Uno spazio pubblico con servizi e trasporti pensati per le donne che lavorano fuori e dentro casa. Un luogo dove le donne possono camminare senza essere molestate. Sia ben chiaro che una “città femminista” non complica la vita ai maschi. Anzi. Potrebbe rendere più semplice ai padri la cura dei figli, e quindi offrire loro l’opportunità di occuparsene. È il momento di fare di Gubbio “la città delle donne”, un luogo in cui le donne vengono ascoltate e i loro corpi siano meno invisibili. Perché siamo certe che migliorando la qualità di vita delle donne e delle ragazze si migliori la vita di tutti. A cominciare dagli uomini.

33


Foto Andrea Cancellotti


di Etain Addey

Diari di Pratale, 14 Maggio 2021

Sto seduta su un sasso su un campo scosceso questa mattina mentre sorge il sole. Faccio la guardia alle pecore perché ormai è tornato il lupo, il lupo che era famoso a Gubbio. Ci vorrebbe San Francesco qua, e invece ci sono solo io. Questo ritorno del lupo ci ha cambiato la vita: prima si lasciavano uscire le pecore anche di notte d’estate e pascolavano con il fresco, ma ormai la vita selvatica ha preso il posto delle tante persone che hanno abbandonato questi luoghi e, un bel giorno, abbiamo visto le pecore fuggire spaventate e abbiamo colto in flagrante due lupi che avevano appena ammazzato una pecora e il suo agnello. Da quel giorno, quando stanno su un pascolo distante da casa, le accompagniamo. Credevamo che questo lavoro di parare le pecore sarebbe stato una scocciatura, portando via tempo che eravamo abituati a dedicare ad altri lavori. Invece abbiamo scoperto che è un lavoro contemplativo, che dà un senso di pace. Anche se noi, mentre le pecore mangiano, magari puliamo il pascolo dalle ginestre oppure facciamo fascine di legna per il fuoco, è bello trovarsi di prima mattina nel silenzio, circondati dalle querce che in questi giorni mettono finalmente le nuove foglie. È maggio, e domani a Gubbio ci sarebbe stata la festa dei Ceri. Di solito il 14 maggio si ha la sensazione che arrivi dalla città un’ondata di tensione elettricizzante per l’avvicinarsi dell’alba festiva, ma domani la festa non ci sarà e ci arriva solo la tristezza per questo vuoto nei cuori eugubini. Da quando abitiamo qui, da quarant’anni, non era mai mancata quella giornata di follia e incanto collettivo e ci manca più di ogni altro appuntamento. Ma il verde intenso che fiorisce nelle colline nelle due settimane fra i canti del Maggio e la festa dei Ceri mi ricorda come ogni festa abbia le sue radici nella natura del proprio luogo. Qui la primavera viene tardi e il suo arrivo, fra i fiori di ginestra e di rose selvatiche che sbocciano e l’orniello e il lillà che profumano, sembra sempre un miracolo. Dopo la festa, questi pascoli ricchissimi con ogni tipo di erbe, cosparsi di fiori di trifoglio, timo, di margherite e bottini d’oro, sorvolati da api e farfalline azzurre, sembrano capire che il momento della quintessenza primaverile è passato: inizia il calore dell’estate che illumina la vita ma brucia la tremolante perfezione di maggio. Le foglie nuove delle querce, così tenere ora, induriscono per difendersi dal caldo e questi alberi maestosi, generose nutrici di vita selvatica, si fanno ombrosi. Mentre canta l’upupa e il cuculo nei boschi, noi seminiamo l’orto estivo, cerchiamo di tenere a bada i cinghiali invadenti, facciamo “la vignarola” con le fave, i piselli e i carciofi come ci ha insegnato l’amica Tina e iniziamo a fare il pecorino e la ricotta. E la festa è qui, le radici della festa dei Ceri affondano in questa stagione vitale, nelle tradizioni che sono nate nei secoli dalla bellezza e dalle difficoltà che questo luogo continua a offrire a tutti noi abitanti.

35


Via dei Consoli, 13 Gubbio PG tel. 075 927 1424


di Daniele Sannipoli

Vive di corpi che sanguinano e palpitano questa riscrittura di “Antigone”, corpi di tombe vuote, corpi troppo fragili per sostenere il cielo smaltato e muto che incombe indifferente su Tebe. Apparentemente, nulla è cambiato dalla celebre opera di Sofocle: Polinice è ancora insepolto, preda della pioggia e dei cani; Creonte, re di Tebe, è ancora furente e indomito nella sua ostinazione; Antigone ancora non recede di un passo di fronte a un potere che vuole privarla di quello che la legge del sangue impone. Eppure già dalle parole di apertura, che qui sono affidate all’indovino Tiresia, il tempo trascorso ci si spalanca di fronte con il peso del suo inappellabile incedere: è il tempo di un mondo frantumato, quello della “povertà estrema”, il tempo della solitudine esistenziale di personaggi troppo umani per essere eroi, ma troppo simili a noi per non essere tragici. Se lo strappo nel cielo di carta ha fatto di Oreste Amleto, allora la cifra di questo teatro è il dubbio: non un dubbio filosofico o razionale, ma un dilemma talmente primitivo e radicato nell’uomo da farlo titubare di se stesso e del suo istinto di auto-conservazione. Prima ancora della politica, prima ancora dei tronfi discorsi pubblici, nelle stanze segrete del palazzo e dell’io, di fronte a uno specchio, è Creonte a manifestare su di sé i segni di un’anima frantumata, il dolore di un uomo che ha perduto l’amore e con esso le leggi della vita. Gli fa da contrappunto il figlio Emone, promesso sposo di Antigone, che sgrana il tempo della fine per non affrontare il suo amore destinato a morire: la sua voce cristallina e trasparente illumina per qualche istante il cieco rotolare degli eventi e prova a recuperare il fondo sdrucciolevole di anime alla deriva. Pure Euridice, sua madre e moglie di Creonte, fallisce il ritorno alla vita, stretta da un Orfeo che ha rinunciato alla forza dell’arte di fronte al peso di una esistenza che non ha scelto. Amore, vita, morte, dolore e solitudine vibrano nelle voci di personaggi alla fine scrostati dalla patina talora algida che si accompagna alle opere classiche. Il fatto è che tra Creonte, Antigone ed Emone il lettore non sempre sa scegliere: ognuno ha le sue ragioni, ognuno porta con sé le stigmate del suo dolore, ognuno in fondo merita la nostra comprensione. E solo ora in fondo scopriamo che il tragico è tutto qui: in una vita in cui ogni scelta si strugge nelle contraddizioni delle sue conseguenze. La casa editrice abruzzese “Daimon Edizioni” e la sua direttrice, Alessandra Prospero, hanno deciso di pubblicare questo libro in un anno difficile, un anno di teatri chiusi, di cadaveri trasportati in convogli militari, di famiglie separate, di affetti sospesi e solitudini impreviste, riconoscendo in “Antigone” la capacità di essere sempre contemporanea al suo tempo. Perché ognuno di voi si è posto, almeno una volta, le domande eterne che emanano dalle voci di questi personaggi e ognuno di voi le ha già riconosciute come sue.

Le Shaggs,meglio dei Beatles

Tra il cielo muto e un corpo insepolto: Antigone ancora ci somiglia

Avrò avuto circa 8 anni, mia nonna mi regalò una pianola Bontempi anni ‘80 che, una volta accesa, faceva suppergiù lo stesso rumore di un aereo della RAF in volo sopra Dresda. Le flebili note che ne uscivano erano però per me motivo di grande orgoglio. Quelle composizioni totalmente spontanee mi sembravano non dico capolavori, ma oh, c’era qualcosa. Anche le sorelle Wiggin, di Freemont, nel New Hampshire, avevano una nonna che ha segnato il loro rapporto con la musica. La differenza sta nel fatto che la loro, nel tempo libero, si occupava di Chiromanzia. La leggenda vuole che leggendo la mano al figlio, la signora predisse che avrebbe sposato una donna “strawberry blonde”, che avrebbe avuto tre figlie e che queste avrebbero formato una band di fama mondiale. Passano gli anni e Austin, questo il suo nome, si sposa con una donna come quella della profezia; nascono poi Dorothy, Betty e Helen, che per i meno poliglotti sono tre nomi femminili. Avveratisi quindi due punti su tre, il padre decide di andare incontro al destino e, appena le ragazze raggiungono un’età adeguata, le ritira da scuola, compra due chitarre, una batteria e le mette in cantina a suonare. Nascono così le Shaggs e il 15 giugno 1969 (un giorno prima di Trout Mask Replica) esce “Philosophy of the world”. Il disco è semplicemente allucinante, scordato, scoordinato, stonato; 12 tracce composte e suonate senza la minima nozione tecnica. Esattamente come me con la pianola Bontempi: la creatività più pura e incondizionata. Tra le intenzioni delle Shaggs, però, non c’era certo quella di diventare di culto nella scena alternativa. Loro stavano soltanto tentando di imitare la musica di successo all’epoca, di raggiungere la fama il prima possibile. Per fare questo non hanno utilizzato però delle progressioni apprese durante qualche lezione. Non sapendo né cantare né suonare, si sono inventate il loro modo di farlo. I testi bambineschi accentuano, per contrasto, la tristezza e la cupezza della storia delle Shaggs, aiutando a rendere tutta questa storia ancor più epica e surreale. “My Pal Foot Foot” è perfetta come filastrocca di un film horror. Con un po’ di coraggio si può dire che il loro suono sta involontariamente alla base di quello che sono Garage Rock, Low-fi e, grazie alla loro storia e alla loro persona, il concetto di Outsider Music. Kurt Cobain aveva “Philosophy of the world” nella lista dei suoi 50 dischi preferiti, mentre per Frank Zappa erano “better than the Beatles”. Ma sapete che cos’è che mi fa davvero impazzire delle Shaggs? Siamo nel 2021, non hanno fatto tour internazionali, non hanno fatto i milioni con le loro canzoni, ma io sono qui e ve ne sto parlando. Quella pazza della nonna aveva azzeccato pure questa.

di Sebastiano Ramacci

37


Unitevi ad AltraCittà e sostenete VIAVAI presso il vivaio “Il Garden” di Via Perugina a Gubbio! AltraCittà è un libero laboratorio di giovani professionisti, uniti dal bisogno condiviso di attivarsi per rendere più inclusivi gli spazi che quotidianamente abitiamo. Per curiosare tra i progetti passati, trovate il nostro portfolio nella piattaforma Issuu o sui nostri profili Instagram @altracittà e Facebook AltraCittà.

38

di AltraCittà

VIAVAI

Spazio d’azione temporaneo

Il progetto è stato ideato da AltraCittà per dare un nuovo volto a Via di Fonte Avellana. Il luogo, protagonista negli ultimi anni di vicende controverse, rimane un punto di riferimento nella memoria degli abitanti ed accoglie ogni giorno la vita, il lavoro e la crescita della nostra comunità (dall’asilo nido alle scuole elementari, passando per il servizio bibliotecario comunale e il centro sociale anziani). Queste realtà necessitano di un luogo accogliente in cui poter sostare ed incontrarsi. Per realizzare questo obiettivo si propongono 3 azioni: AZIONE 1 - Il completamento della parete verde (iniziata nel 2019 con l’intervento “Altromuro”) permetterà di schermare interamente il muro in cemento armato appartenente al parcheggio multipiano di Via di Fonte Avellana, così da donare alla strada un aspetto più gradevole che favorisca il rifiorire delle relazioni sociali. AZIONE 2 - restituire parte della carreggiata ai pedoni, disegnando una nuova pavimentazione su entrambi i lati della strada non solo per rendere la via più sicura ed inclusiva, ma anche per aprirla a nuovi utilizzi che vadano oltre il semplice passaggio e favoriscano il confronto, l’incontro e la condivisione. AZIONE 3 - Nuovi arredi urbani ed illuminazione permetteranno agli utenti di Via di Fonte Avellana di sostare in modo confortevole lungo la via. L’iniziativa avrà carattere temporaneo, in attesa di un intervento organico e definitivo dell’area da parte degli organi preposti. In questo intervallo di tempo AltraCittà intende migliorare la vivibilità della via, stimolando la partecipazione attiva dei cittadini e dimostrando che piccole azioni collettive e strategiche possono apportare rapidi benefici alla vita urbana e sociale della comunità. Ma quali sono i vantaggi dei progetti temporanei? Possono essere realizzati con poche risorse economiche e in breve tempo permettendo subito alle persone di fare esperienza delle trasformazioni. Attraverso i comportamenti e le riflessioni delle persone che vivono i nuovi spazi si possono trarre delle conclusioni e capire se effettivamente la trasformazione proposta con il progetto temporaneo funziona o meno, o se alcune parti sono più riuscite di altre per poterle eventualmente riproporre nei progetti definitivi futuri.


“Trigramma” : come il lavoro artistico diventa veicolo di riscoperta della propria terra d’origine

di Laura Di Paoli

La fine del percorso universitario è un momento di svolta per ogni studente, una tappa della vita accademica che ci pone di fronte alla consapevolezza non solo di star lavorando per costruire il proprio futuro, ma anche di aver potuto scoprire interessi di cui fino a quel momento ignoravamo l’esistenza. Nel mio caso è stato così. Al termine del mio percorso triennale all’Accademia di Belle Arti di Perugia, in previsione di quello che sarebbe stato il lavoro di tesi, mi sono trovata a riflettere sulle tematiche che lo hanno maggiormente influenzato. Dal primo all’ultimo esame di questi tre anni, fatte alcune eccezioni, ho visto la presenza di un argomento ricorrente che, da un’iniziale ricerca quasi inconsapevole, ha messo radici sempre più solide in quasi tutti i miei lavori. Tutto è iniziato nel 2018, da un racconto per immagini di alcuni dei meravigliosi scorci e luoghi simbolici della nostra Gubbio, progetto da cui è nata gradualmente una profonda e duplice esigenza: quella di scoprire la sua storia e quella di rendere protagoniste tutte quelle tradizioni e peculiarità culturali che, di generazione in generazione, sono ancora gelosamente custodite dalla nostra comunità. Questa spinta porta alla nascita di “Trigramma” (cioè lo spazio musicale che accoglie le note del Campanone): un’installazione che racchiude fotografie, stampe tipografiche e testi trascritti a mano, elementi volti a dare un racconto di Gubbio da una delle sue testimonianze più antiche fino ai giorni nostri: dalle Tavole Eugubine, alle parole di poeti ed appassionati che nel tempo hanno scritto di lei, fino alle immagini che testimoniano come, ancora oggi, il nostro quotidiano continui a costruirsi intrecciato con le tradizioni più lontane. Tutto questo ha acquisito un valore ancora più grande quando ho scelto di rendere partecipi anche gli eugubini chiedendo loro di parlare del proprio legame con la città privilegiando le sensazioni, i ricordi, gli aneddoti, tutto ciò che di bello la caratterizza al di fuori degli stereotipi, rendendo questo contributo la parte del lavoro a cui mi sono affezionata di più. Di fatto, seppure ogni persona sia intervenuta a modo proprio mettendo in risalto aspetti differenti, è stato emozionante rendersi conto di quanto ogni parola emanasse amore e orgoglio verso la propria terra. Un lavoro che, da iniziale motivo di ricerca, è diventato veicolo di riflessione per la comunità sull’attaccamento a quello che non rappresenta solo il luogo in cui siamo nati e cresciuti, ma anche il nostro patrimonio culturale, la nostra storia e la nostra identità.

39



di Maurizio Pugno

foto Isabella Sannipoli

Resized... Un Blues Fuori Scala

Disegno Giorgia GIgì

Passeggiando in cerca di silenzio, pentagramma ottimale, pochi giorni fa ho incontrato l’amica Claudia Fofi: “vorrei scrivessi qualcosa sul tuo nuovo album”. Il blues racconta di come la sacralità dell’esistente sia maledettamente scollegata dal come vorremmo disegnare il nostro dolore. Il dolore è fuori dalla nostra architettura terrestre ma il blues è un geometra sornione e obbiettivo. È il sesso del cuore fatto di fango; se infilo la mano nel taschino della giacca, posso palparne la consistenza, in qualsiasi momento. Fuori dalla traiettoria della nostalgia provo ad alleviare dai più giovani il fardello di cose che sentono “stantie”. La retorica spesso si trasforma in pozzanghere che non riflettono i loro volti e vorrei lasciargli un’acqua che proviene dalla sorgente ma che disseti il blues del loro tempo. Tutto ciò mi interroga continuamente sul cosa stiamo combinando come società artistica. L’adesione al si o al no senza mai passare per il boh mediato da una azione spesso ipocrita in quanto specchio del paradigma in cui ci muoviamo, ha generato in me la voglia di far partire un piccolo corso d’acqua, conscio del fatto che, forse, qualcun altro lo renderà navigabile. Così è nata la PBB. “Raffo” Barbi, è stato per me l’altro con cui riscrivere l’inizio, Franz Piombino, Alex e Riccardo Fiorucci gli altri con i quali svilupparlo. Natali diversi dai quali proviamo a tradurre in note la borghese latenza figlia delle sue stesse contraddizioni. Mettere i disagi sullo stesso piano si sta trasformando nel costume dove ognuno ha il suo feudo morale e il suo ognuno. Questo tempo ha trasformato la mia umile anima in un luogo a volte ostico, con il quale fare i conti ma dal quale trarre spunti; tanta voglia di rompere gli oggetti per dare anima alla materia. È ormai qualche anno che la musica suonata per essere suonata non mi basta più. L’autoreferenza che poggia su degli stereotipi rassicuranti mi ha seriamente stancato e la trovo francamente razzista. O i miei 40 anni di musica (ma soprattutto di furgoni) si trasformano in un Blues che si amplifica nei tombini di quello che siamo oggi, o non ha più senso fare shuffle in MI fino ad inserimento definitivo di catetere senile. RESIZED, il mio quindicesimo album ed il primo della PBB, è una fionda emotiva e transitiva, un mettere insieme ciò che mi ha fatto più volte rialzare per fotografarlo con coerenza contemporanea grazie agli altri; è l’istantanea che anticipa l’uscita di OUT OF THE FRAME; un blues che esce dal recinto, con le sue ferite graffiate dal filo spinato. Il mondo sta cambiando, forse morendo, forse trasfigurando, ma se continuiamo a ragionare in termini di “torniamo alla vita di prima” la vita di prima sarà peggiore di quella di domani in quanto avrà la sua rincorsa! Questa è la nostra ballad!

41


Psichiatra e psicoterapeuta, fondatrice della Rete per i Disturbi del Comportamento Alimentare della USL 1 dell’Umbria. Docente al Campus Biomedico di Roma, Presidente della Società Scientifica per la riabilitazione nei DCA SIRIDAP. Direttore del Numero Verde Nazionale SOS Disturbi Alimentari della Presidenza del Consiglio e dell’Istituto Superiore di Sanità.

Intervista a Laura Dalla Ragione L’arteterapia, le arti applicate, il teatro, la musica possono porre le basi per una relazione positiva tra psiche e soma e dunque tentare di aprire la strada ad un rapporto più equilibrato tra questi due aspetti. È d’accordo con questa affermazione?

Certamente sì. Il modello riabilitativo messo a punto nei nostri centri pone un’attenzione particolare al coinvolgimento del corpo e, più in generale, dell’espressività di cui è veicolo. Gruppi di bioenergetica, danzamovimentoterapia, laboratorio teatrale, meditazione, yoga, karatè, sono solo alcune delle attività corporee che abbiamo introdotto nel corso degli anni. L’importanza di coinvolgere il corpo è prioritaria in queste patologie proprio perché in loro si ripropone l’equivoco di una scissione tra mentale e corporeo. L’esperienza delle nostre pazienti ce lo ricorda giorno per giorno: il corpo può essere vissuto come traditore, alieno e indesiderato. Da questa premessa prende le mosse il progetto, sospinto da una volontà tirannica, di assumere un controllo totale su tutto ciò che dal corpo proviene. La restrizione alimentare cui si sottopongono le persone affette da anoressia nervosa, ad esempio, non deve essere intesa come mero desiderio di un corpo magro. In essa si cela un continuo sforzo di soggiogare tutti i bisogni corporei, eclissati, neutralizzati. Il corporeo, così, viene sottomesso al mentale. La fisiologia dell’appetito, i normali segnali corporei di fame e sazietà, cedono il passo alle cognizioni su introito e consumo calorico. La psicologia del piacere corporeo, quello del corpo sessuato come quello espressivo di un corpo che è veicolo del nostro essere nel mondo, si sottomette alla sola gratificazione della rinuncia, del poter farne a meno. è in questa scotomizzazione tra mentale e corporeo che si inseriscono le arti espressive e le altre attività che coinvolgono il corpo: restituire al corporeo il proprio senso, quello del nostro essere che, attraverso il corpo, si situa e si muove, si relaziona e si realizza nel mondo. Sappiamo che Bruno de Franceschi (esperto di formazione vocale e compositore) ha collaborato con lei in diversi progetti. Vuole raccontarci una particolare esperienza rispetto all’uso della voce nei contesti riabilitativi? L’incontro con il maestro Bruno de Franceschi che ha collaborato presso Palazzo Francisci in laboratori sulla voce con le ragazze, è stata un’esperienza straordinaria. Il lavoro sulla voce passa attraverso il corpo. Che nel caso delle pazienti anoressiche è un corpo ferito e drammaticamente scisso. La frase che costituisce l’incipit dell’esperienza mi è stata suggerita proprio dal maestro De Franceschi. È una frase di Plotino; “L’anima ha bisogno di un luogo”. E il luogo, per molte delle pazienti è “confinato” nel loro corpo, nel senso che è il corpo l’unica struttura che abitano e conoscono profondamente, aprendo casualmente, spesso caoticamente e attraverso vari livelli di complessità, i contorni al mondo e all’altro da sé. Ecco che allora “la trama intessuta di rapporti”, nel nostro caso sembra essere rappresentata da un unico filo, ora rigido ora apparentemente sottile e sul punto di spezzarsi e la

relazione con memoria, sentimenti ed emozioni pare inaccessibile se non addirittura compromessa. In questo spazio creo il mio luogo, in quel luogo poggio il mio corpo. Questo è stato il senso del lavoro di Bruno de Franceschi. Ma mi piace proprio citare un brano del maestro a proposito del lavoro fatto con noi: Come facciamo a respirare, a camminare, a parlare: che succede mentre e subito dopo, che cosa è successo prima. Cammino, vado da qua a là, incontro sulla mia strada un altro corpo: che me ne faccio, che ne faccio del mio, cosa dono e cosa ricevo, cosa evito e cosa abbraccio. È in quel momento che smetto di pe(n)sare il corpo. Smetto di chieder/mi e lascio che lui dica: rimango in ascolto della parola dello straniero, dell’estran/io che si racconta nel suo manifestarsi improvviso. La pandemia ha aggravato il disagio psichico in ogni fascia d’età e in particolare tra i giovani. Quali sono secondo lei le misure che andrebbero adottate da chi svolge ruoli di cura ed educativi?

Il dilagare delle sofferenze ansiose e depressive che stanno affliggendo la popolazione nel corso dell’ultimo anno, in particolare la più giovane, non ci deve sorprendere. Ciò che stiamo vivendo è un’esperienza senza precedenti: lo squarcio dell’ordine della quotidianità. Senza eguali nella storia recente e in modo simile soltanto alle grandi guerre, l’attuale pandemia ci ha mostrato la precarietà del nostro mondo. Ciò che stiamo vivendo è il venir meno di quel sentimento di prevedibilità riprodotto giorno per giorno dall’ordine abituale delle nostre attività. Ciò che più di tutto i giovani stanno patendo è la fiducia che, giorno dopo giorno, il loro divenir persona possa poggiare su una struttura preesistente che è quella della società in cui tutti i loro modelli educativi, tradizionali e non, si inscrivono. La pandemia, in altre parole, ha prodotto uno squarcio, uno shock, non solo nelle biografie individuali, ma nell’intero ordine della quotidianità che tutti quanti davamo per scontato. È ancora presto per riuscire a cogliere l’entità di questo passaggio storico e fornire indicazioni precise su come provvedere educativamente e terapeuticamente nel prossimo futuro. Quel che è certo è che la sfida del mondo adulto consiste nel prestare un’inedita attenzione alle vite dei più giovani. Viviamo un mondo di cambiamenti troppo repentini per concederci il privilegio dell’attesa. Serve prestare ascolto ai più giovani, serve pensarli, serve attendere che si facciano sentire e tenere le orecchie ben aperte per quando questo accadrà. Serve restituire priorità al futuro e quindi ai giovani di oggi e a quelli di domani. Tutti noi, chi più chi meno, viviamo nell’attesa che l’emergenza finisca e che torni il mondo di prima con tutto il precedente ordine del quotidiano. Ciò che ci attende, se rimarremo aggrappati a questa speranza, sono disillusione e impreparazione alla sfide del domani. Ai più giovani, allora, dobbiamo riconoscere la funzione sociale di sentinelle, campanelli di allarme della nostra società, e lasciare che siano essi ad orientarci al cambiamento che ci attende.


Teatro dell’inclusione

“ ” Il processo teatrale non consiste nel produrre e poi vendere, ma nel prepararsi e poi nascere. Peter Brook

di Massimo Verdastro

Il progetto “Teatro dell’inclusione”, Convivio Didattico multidisciplinare delle arti sceniche è un percorso pedagogico di mia ideazione accolto con entusiasmo dal direttore Luca Berettoni e dall’amministrazione comunale, ed è rivolto a tutti coloro, in particolare ai giovani, che sono interessati ai mestieri del teatro. Per la realizzazione di questo progetto ho pensato alla città di Gubbio, in quanto luogo di origine del mio legame materno e per la lunga attività teatrale che ho svolto qui negli anni ’80. Nel mese di Ottobre del 2020 c’è stata l’inaugurazione al Teatro Comunale con quattro giorni di incontri, seminari, conferenze e spettacoli, che hanno visto una numerosa partecipazione di pubblico. Dopo la chiusura pandemica il Convivio Didattico ha proseguito la sua attività attraverso regolari e periodici incontri on-line. In questo momento della mia vita, dopo più di quarant’anni di lavoro teatrale alle spalle, sento il bisogno di trasmettere a persone più giovani di me il mio bagaglio di conoscenze, consapevole, in quanto produttore di cultura, di far parte di un settore lavorativo fondamentale per il benessere della società. Il progetto Teatro dell’Inclusione nasce con l’intento di creare un itinerario conoscitivo delle molte discipline della scena e comprende: studio e approfondimento della pratica attoriale, seminari e incontri con alcuni tra i più significativi maestri della scena italiana e internazionale, con l’obbiettivo di realizzare uno o più spettacoli. Durante questo tempo di isolamento sono emerse innumerevoli riflessioni, non solo logistiche, ma anche concettuali riguardo alla riapertura post-pandemica degli spazi deputati alle attività teatrali e a un ripensamento dell’utilizzo che se ne dovrà fare alla luce di una nuova dimensione di vita che riguarderà ognuno di noi. Quale sarà la funzione sociale del Teatro Comunale quando torneremo a una normalità delle nostre attività umane e lavorative? E come dovremo operare all’interno di uno spazio da sempre deputato alle attività teatrali e musicali, nella prospettiva di una rinnovata visione del mondo dell’arte e della cultura? Io credo che il teatro possa accogliere al suo interno esperienze culturali diverse, con l’obiettivo di creare momenti significativi di compartecipazione e condivisione e che abbia come punto centrale la conoscenza e l’approfondimento pratico/teorico delle discipline teatrali in una direzione, forse utopica, di legittimazione del valore immateriale del processo artistico, che necessita di tempi di studio, di riflessione, ricerca, maturazione e verifica, con rimandi costanti alle arti visive, letterarie, filosofiche, scientifiche e tecnologiche. Questo progetto vuole dare anche ai cittadini la possibilità di partecipare e interagire nei diversi percorsi creativi che porteranno alla realizzazione degli spettacoli: assistere alle prove, seguire incontri, seminari, dibattiti che di volta in volta si alterneranno nelle varie tappe di approfondimento e costruzione dell’opera teatrale.

Massimo Verdastro debutta il 23 luglio al Teatro Romano con il suo nuovo spettacolo “Eugenia, trittico della gente invisibile”, di cui cura anche la regia. Con lui in scena Mariella Lo Sardo ed Emanuele Carucci Viterbi. Lo spettacolo è una produzione del Teatro Comunale “Luca Ronconi”.

43


Loc. Molino delle Ogne Scheggia (PG) T. +39 075 925 90 06 www.motette.it

San Martino in Colle, 2 - Gubbio (PG) t. 075 922 99 47 - m. 340 83 86 004 residenzadepocafilippetti@gmail.com

il vostro matrimonio con il catering che desiderate


Intervista di Maria Stocchi al duo acustico composto da Andrea Zoppis e Lorenzo Ghirelli. “Eterocromie”: Un disco in cammino tra poesia, relazione e natura A settembre è uscito il vostro album di esordio, “Eterocromie”. Come è stato accolto? Siete soddisfatti dei risultati raggiunti? Lorenzo: Essendo, il nostro, un album autoprodotto in un momento a dir poco critico per la musica, non abbiamo avuto molte occasioni per farlo sentire e per sponsorizzarlo nella maniera che più ci piace: dal vivo. Tuttavia, le poche occasioni che ci hanno visto esibire, ce le portiamo nel cuore con grande soddisfazione, soprattutto per il calore e l’entusiasmo che il pubblico ci ha trasmesso. Quindi tutto sommato si, siamo contenti! Ed è stato molto bello essere recensiti positivamente da “Rockit” e “Music.it” che ringraziamo di cuore! Prima di essere un duo musicale, voi siete due grandi amici. “Eterocromie” è un progetto recente, oppure un sogno nel cassetto custodito per molto tempo prima di venire alla luce? Andrea: Io e Lorenzo ci conosciamo ormai da 15 anni e il nostro rapporto è sempre stato caratterizzato dalla musica. Pensa che da ragazzi, appena ci siamo conosciuti, abbiamo cominciato a fare produzione di musica elettronica! Poi con il tempo la nostra ricerca si è orientata sempre di più verso la musica acustica. In particolare Lorenzo ha cominciato a studiare seriamente la chitarra, mentre io mi sono dedicato soprattutto alla voce e alla poesia. La vostra esperienza poetica ha avuto un ruolo nella scrittura delle canzoni? Lorenzo: Decisamente. Entrambi oltre che comporre musica scriviamo poesie e pensieri. Non solo: Eterocromie nasce proprio da Bauxite, collettivo creatosi attorno all’omonimo libro di poesie pubblicato da Andrea nel 2019. Andrea: In effetti è proprio nel contesto dei palchi aperti di Bauxite che ci siamo esibiti le prime volte. Ci serviva spesso qualcuno che facesse da “innesco” per le nostre serate, così, per scaldare il palco. A volte chiamavamo degli ospiti a farlo, altre volte coglievamo le occasioni per far sentire le cose su cui stavamo lavorando. Il vostro disco è sentimentale e ricco di riferimenti alla natura. Quanto è importante per voi il rapporto con i luoghi nella vostra musica? Andrea: Direi che è fondamentale. La nostra idea è proprio quella di ricominciare a “creare” a partire dal contatto con la natura. A volte parlando di questa nostra ispirazione la sento come scontata e banale, ma poi mi rendo conto che oggi il mercato della musica sta andando in tutt’altra direzione e questo mi fa capire che è sempre più necessario e vitale ricominciare a ispirarsi dal contatto con il silenzio dei boschi, dalle vedute più alte, dalla fatica del cammino. Avete in mente dei progetti per il futuro? Lorenzo: Abbiamo dei nuovi pezzi e idee che molto probabilmente saranno raccolte nel prossimo lavoro in studio. Chissà, magari il secondo album ci vedrà collaborare con altri musicisti per ampliare il range sonoro. Comunque, leggi permettendo, speriamo vivamente di riuscire a suonare un po’ di più nei prossimi mesi.

ETEROCROMIE


11 Luglio ore 16:00 Coldipeccio,

Scheggia e Pascelupo L’ a v v i a m e n t o all’ottava rima e l’improvvisazione poetica

Associazione Lottava Rima Sull’uscio, sulla strada, tra le sedie: Piccolo percorso di ascolto e narrazione di un paese, dei suoi paesani e degli ospiti che son venuti a trovarli. Come si partecipa? Cosa si fa? Ognuno porta la sua sedia, si mettono le sedie per strada e come nelle “veglie” di un tempo ci si ritrova a chiacchierare, a raccontare e raccontarsi, per riscoprire la bellezza e la semplicità della condivisione tra persone attraverso la parola. Una pratica umana naturale, dialogare, incantarsi, immergersi nel vissuto degli altri con partecipazione. Le persone del posto verranno coinvolte insieme a chi deciderà di esserci, ognuno con la sua storia, ognuno con il suo mondo unico e prezioso.

21 Luglio ore 15:30 Biblioteca Sperelliana

Gubbio 24 Luglio ore 16:30 Chiesa di San Marziale

Gubbio

Cameriera di poesia

Claudia Fabris

L’ottava rima è il metro usato nei cantari trecenteschi e nei poemetti del Boccaccio; non è certo chi l’abbia inventato, ma il suo uso può essere rintracciato fin dal XIV sec. Si è fatto spazio come metro nella poesia colta e popolare e ancora oggi in alcune aree della penisola è usato dai poeti estemporanei per i loro contrasti di improvvisazione durante feste di comunità e luoghi di lavoro. La pratica dell’improvvisazione poetica popolare in ottava rima è stata pratica viva fino ai primi anni del secondo dopoguerra nell’area di Scheggia-Pascelupo e intorno ai monti Strega, Cucco e Catria. Una tradizione che è andata via via scemando fino a scomparire quasi del tutto. Coldipeccio ospita ancora un poeta e molti appassionati del canto all’improvviso. Il laboratorio sarà dunque un’occasione per riscoprire questa poesia a carattere orale attraverso giochi e varie attività. Sarà dato spazio ad alcune delle molte melodie, canti monodici e polifonici che ne hanno accompagnato la trasmissione e assicurato le longevità nel corso del tempo. Dal 2020, l’associazione Lottava Rima, in collaborazione con l’Associazione Lentopede - Narratori di Comunità (Montevarchi), ha promosso il progetto Decameron in Ottava Rima, composto dai poeti durante il lockdown. Per ulteriori info: https://lottavarima.wordpress.com

11 Luglio ore 18:00 Centro Storico,

Scheggia

Sull ’uscio, sulla strada, tra le sedie

CarlaGariazzo

La Cameriera di Poesia nasce dal desiderio di nutrire lo spirito con la stessa cura con cui si nutre il corpo, offrendo la possibilità di ascoltare le parole incorniciate dal silenzio, esperienza rara al giorno d’oggi, dopo averle scelte dai menù proposti. I testi poetici diventano antipasti, piatti, piatti unici e dolci, esattamente come in un ristorante; i piatti della casa e le “Parole Sotto Sale” sono componimenti originali dell’artista. I suoi ospiti hanno a disposizione cuffie senza fili, hi-fi, con una portata di 100 metri, attraverso queste i testi vengono serviti da una postazione con microfono, computer e mixer e la voce risuona nell’intimità dell’ascolto di ognuno come in una chiesa vuota, dove riverbera, per restituire alla parola la sua dimensione originale, poetica appunto, quella che aveva quando si credeva che le parole potessero davvero generare mondi. Claudia Fabris progetta spazi, installazioni ed interventi performativi che creano relazioni e sinergie tra la visione e la parola, lo spazio e l’ascolto, in un percorso di ricerca artistica che trova nel corpo
il proprio fulcro, coinvolgendo gli spettatori su differenti piani percettivi. Nell’autunno 2020 ha pubblicato con la casa editrice Anima Mundi le Parole Sotto Sale, il piccolo vocabolario poetico che ha iniziato a scrivere nel 2013.


11 Luglio ore 11:30 Abbazia di

Santa Maria di Sitria Isola Fossara, Scheggia e Pascelupo

L’ombra della luce Omaggio a Battiato

Claudia Fofi

Un viaggio in tappe tra canti e letture dantesche, in compagnia di Cor Ensemble (ensemble vocale diretto da Sabrina Sannipoli), Simona Minelli e Angelo Mischianti della Compagnia Teatro della Fama. La performance si sviluppa su tre chiese: partenza da San Giuliano, tappa a Santa Maria Nuova e chiusura a San Filippo. Il repertorio dell’ensemble, composto da cantanti eugubine e tifernati, comprende canti gregoriani, canoni, semplici polifonie medievali. I canti accompagnano e creano una cornice intorno ai versi del sommo poeta, scelti con particolare riferimento al rapporto di Dante con la figura femminile. La performance prevede lo spostamento a piedi da una chiesa all’altra e si può seguire insieme agli artisti come una vera passeggiata nel medioevo.

25 Luglio ore 19:00 Basilica di Sant’Ubaldo

Gubbio

Geometrie vocali concerto dei

Libercantus

La morte di un grandissimo artista del ‘900, musicista raffinato e popolare, poeta mistico, sperimentatore di molteplici linguaggi, è un lutto che lascia un grande vuoto, ma è anche spesso il momento in cui si inizia a riascoltare, studiare, approfondire, cercare di capire meglio l’opera (in questo caso davvero sconfinata) e l’uomo. Insieme al violoncellista Andrea Rellini e a Paolo Ceccarelli alle chitarre, Claudia Fofi compie un breve viaggio tra alcune canzoni di Battiato in un luogo speciale, l’Abbazia di Sitria, scelta per il raccoglimento, l’acustica e la dimensione meditativa. Guidata dal proprio gusto personale, Claudia ha scelto solo canzoni che in questo momento le risuonano di più, senza nessuna pretesa di essere esaustiva rispetto a un repertorio così vasto. Al termine del concerto i partecipanti saranno invitati a unirsi ad una improvvisazione vocale.

22 Luglio ore 19:00 Chiese di San Giuliano, Santa Maria Nuova, San Filippo

Gubbio

Dante Itinerante

Cor Ensemble

TeatrodellaFama

Fondato nel 2006 a Perugia, Libercantus Ensemble è un gruppo vocale di musica colta formato da cantori appassionati di polifonia antica e contemporanea. Il suo repertorio spazia dalla musica antica a quella contemporanea alla musica sacra. L’ensemble ha collezionato nella sua storia premi e riconoscimenti, partecipando a importanti festival tra i quali la Sagra Musicale Umbra, il Festival Internazionale “S. Juliae” di Livorno, il Festival Internazionale Voce! di Verona, MITO Festival. Ha inciso il CD Fratres edito da Armel Music. I compositori Girolamo Deraco, Lorenzo Donati, Stefano Teani, Palmo Liuzzi e Carlo Pedini hanno dedicato loro opere a Libercantus. Un concerto di chiusura all’insegna della bellezza senza tempo della polifonia vocale nella Basilica di Sant’Ubaldo.


I laboratori di Umbria in Voce LUN Estinte voci, con Sara Marini

Marini sarà disponibile per tre lezioni individuali del suo progetto “Estinte voci”, sui canti della tradizione 1LUG 9 Sara orale di lingue in estinzione. Di grande interesse per chi vuole un confronto sulla propria voce con particolare attenzione alle qualità espresse nel canto popolare.

MAR Gospel con Giovanni Bartolini, direttore del coro Angels

Gospel per stare insieme. Voci diverse formano un coro. Pregare cantando. Preparazione ed esecuzione di 20 LUG un brano gospel o spiritual. Giocare con le canzoni e con gli stili musicali, con Foreign Sales Office

MAR Attraverso ganci armonici, melodici e testuali è possibile saltare da un brano all’altro (o sovrapporli) creando

dei piccoli incredibili puzzle che sembrano avere vita propria. La pratica quotidiana nella composizione di 20 LUG mashup e medley ha portato i quattro ragazzi (Michele, Gregorio, Gianluca e Leonardo) a pensare ad un laboratorio interattivo accessibile a tutti coloro che amano scherzare (ma in maniera stilosa) con la musica.

MER

2 1 LUG

Frantumazione. Workshop con Carla Gariazzo e Claudia Fofi Questo laboratorio, rivolto a persone interessate alla scrittura poetica e della canzone, alla recitazione, al canto, alla lettura ad alta voce, è il primo step di un progetto di studio-lavoro per una residenza. Si lavorerà sulla creazione di testi fino alla composizione di un atto unico performativo, una sorta di “oratorio laico” che comprenderà parti di lettura, parti di canto e parti di movimento. Dalla mattina alla sera, una giornata intensa che si concluderà con una restituzione aperta al pubblico.

G I O Frequenze in ascolto. Laboratorio con Claudia Bombardella

22 LUG

La voce come strumento di conoscenza, di richiamo ad una coscienza sottile, vibrazionale, ci permette di contattare con delicatezza la realtà dell’essere nella sua integrità, di imparare il linguaggio della percezione e sviluppare equilibrio fra le varie funzioni umane. Un’esperienza formativa fonte di crescita e ispirazione.

Tra cielo e Terra, laboratorio con Gabriella Aiello

G I O Un laboratorio di polifonia corale dedicato ai canti della tradizione orale italiana. Si affronteranno canti di

lavoro e canti devozionali, spaziando da Nord a Sud, “tra cielo e terra” ovvero quello spazio in cui una colletti22 LUG vità si riconosce, si esprime e condivide sudore e fede. Non è assolutamente richiesta conoscenza musicale e capacità di lettura ma buon orecchio e voglia di condividere voci ed emozioni. Seminario di tecnica vocale con Francesca della Monica

VEN Occasione unica per poter lavorare sulla propria voce con una delle più importanti e originali voci del

23 LUG

panorama della musica sperimentale italiana e internazionale. I contenuti in sintesi: studio dei parametri dell’azione vocale, studio della dimensione spaziale dell’azione vocale, studio e significato dell’estensione vocale, gestione dei differenti linguaggi nel gesto vocale. La voce del corpo, il corpo della voce. Laboratorio con Marta Raviglia ed Elisa Mucchi

VEN Questo Laboratorio Sperimentale di Canto, Movimento e Improvvisazione propone un approccio innovativo

23 LUG

SAB

24 LUG

DOM

25 LUG

allo studio e alla pratica del canto e del movimento. Si tratta di un progetto di ricerca in cui le formatrici cercano di individuare, circoscrivere e rafforzare il legame sottile che c’è tra la voce e il corpo che la genera. Si affronteranno alcune delle tematiche centrali dello studio del canto e del movimento attraverso una serie di esercizi mirati allo sviluppo della propriocezione e della percezione nonché dell’ascolto di sé e dell’altro da sé.

Lirica, che passione! Laboratorio con Sabrina Sannipoli Cosa significa “canto lirico”? Che rapporto c’è tra canto e memoria? Cos’è un Melodramma e perché il mito di Orfeo è così importante per la nascita dell’opera? Perché i cantanti lirici fanno sempre i vocalizzi e qual è la differenza tra un testo cantato e un testo recitato? Perché il cantante lirico non usa il microfono e deve studiare tanto? In questo laboratorio si cerca di rispondere a queste domande apprendendo semplici arie e duetti, per avvicinarci al piacere del bel canto. Circolarità, body music e musicalità comunicativa. Laboratorio con Stefano Baroni e Charles Raszl La Body Music è protagonista di questa esperienza condotta da due facilitatori che portano l’uno un bagaglio tecnico e culturale derivanti dalla cultura brasiliana, dalla danza e dall’esperienza nei Barbatuques, l’altro l’esperienza della Circular Music, dell’improvvisazione e dell’inclusione. Obiettivo del laboratorio è quello di lavorare sulla Musicalità Ritmica e Comunicativa del corpo e della voce attraverso attività di body music, canti e giochi musicali cooperativi che diventano piattaforme per la creazione personale e il dialogo sonoro.


I laboratori proposti dal Festival Umbria in voce sono aperti a chiunque. Non si richiedono requisiti musicali, attoriali, canori, vocali. “A casa da me” narrazioni condivise di corpi abitati, con Francesca Nicchi

LUN Questo progetto consiste in un intervento di arteterapia di gruppo di due ore, rivolto a ragazzi ed adulti. Il

affrontato è il corpo come spazio abitato nella relazione con sé stessi e con gli altri. 1LUG 9 tema L’intervento di arteterapia includerà una parte d’interazione verbale e una parte di elaborazione delle immagini nate dall’esperienza creativa.

LUN

1LUG 9 MAR

20 LUG

“In(DI)visibili corpi” laboratorio aperto di movimento e creatività, con Elisabetta Trupia Questo incontro aperto è dedicato al corpo e alle sue possibilità espressive in relazione agli altri corpi, senza vincoli di età o di esperienza di movimento. Diamo spazio al piacere, alla creatività, al respiro personale e collettivo. Nel ri-abitare i nostri corpi all’aperto, insieme, ri-abiteremo anche lo spazio pubblico in nuove forme, restituendo alla piazza il suo ruolo di incontro e relazione. Passeggiata fantasiologica notturna, con Maddalena Vantaggi In un momento critico di spaesamento fisico e psicologico il recupero della consapevolezza della realtà, della bellezza della natura intesa come luogo di ascolto, diventa necessario. “Ribaricentrarci” su ciò che abbiamo a disposizione, per scoprire, attraverso la percezione e la fantasia, che non esiste luogo dove la natura non ci possa raccontare qualcosa al quale appigliarci per vivere, vivere meglio e crescere sempre. “Il sentire danzato” incontro di Danza Creativa metodo Fux, con Alessandra Cappelletti

MAR Un’esperienza di movimento espressivo. Una possibilità creativa di benessere che unisce la dimensione corporea, emotiva, creativa e relazionale. La Dmt è rivolta a tutti, nelle diverse fasce di età; è aperta a tutti 20 LUG coloro che desiderino ampliare le proprie capacità relazionali, superando i blocchi emozionali, le rigidità nella postura, le paure che derivano dal contatto con gli altri, le difficoltà di relazione con sé stessi ed il proprio corpo.

SAB Mindfulness e voce nel bosco, con Federico Giubilei

Laboratorio di voce e mindfulness nella relazione con sé stessi, con gli altri, con gli elementi naturali. 24 Aperto a chiunque senta di essere in un processo di ricerca, l’incanto del bosco e i suoni che esso ospita LUG liberano le nostre voci a partire dalla percezione attenta e curiosa dei sensi.

Umbria in voce kids

Un’ampia offerta di laboratori per bambini dai 6 ai 10 anni di età nella Biblioteca Sperelliana

DOM Liberbici. con Michele Volpi Rinoceronte Teatro

“barbonaggio teatrale” in bicicletta si svolge all’aperto e offre a chi lo incontra la possibilità di ascoltare 1LUG 8 Ilfavole, racconti, brevi narrazioni e letture da libri illustrati. La divertente liberbici di Michele Volpi si farà trovare al Teatro Romano il 18 luglio verso le 17:00.

LUN

1LUG 9

Ombre in voce. Con Federica Ferrari Il laboratorio si propone come un viaggio alla scoperta di sé e della propria ombra attraverso situazioni ludico-sensoriali che alternano momenti di osservazione, di gioco e costruzione artistica, fino a scoprire il dispositivo scenico del teatro delle ombre, un luogo dove dare un’anima e una voce ai nuovi personaggi nati dalla scoperta delle nostre ombre. Per aiutare i bambini a valorizzare il proprio universo poetico in una dimensione di ascolto profondo.

MAR VociOrchestra. Con Michele Fumanti

Quante voci possiamo essere? Possiamo essere una voce grossa, piccola piccola, strisciante, appuntita 20 oppure comoda e panciuta... A partire dalle nostre tante voci, insieme alle tante voci degli altri costruiremo LUG una VociOrchestra, giocando a pieni polmoni e a ugole spiegate. Piccoli incanti. Con Cathy Fiorucci

MER “Mi piace pensare che la nostra voce sia una sorta di librone delle foto di famiglia”

2 1 In questo laboratorio giocoso scopriremo il potere della voce e soprattutto del suo utilizzo cantato, come LUG gesto comunicativo e relazionale, come possibilità di espressione emotiva e di ascolto dell’altro e nella sua funzione nella relazione genitore-bambino.

G I O Animazione della lettura. A cura del Premio FulgineaMente di Foligno

Tre letture animate, tre storie fantastiche interpretate dalle stesse scrittrici dei libri facenti parte del Premio. 22 LUG Per esplorare il potere evocativo e incantatorio della voce nella narrazione.

49


www.vinisemonte.com • vendite@vinisemonte.com