PERCORSI DI TRASFORMAZIONE NELLA VITA CONSACRATA FEMMINILE
Numero 184 - 2024
Numero 184 - 2024
Percorsi di trasformazione nella vita consacrata femminile
L’8 dicembre 1965, ultimo giorno del Concilio Vaticano II, i Padri conciliari firmarono il decreto che approvava la creazione dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG). Sono quindi circa sessant’anni che la UISG unisce nel dialogo e nella solidarietà le congregazioni femminili di diritto diocesano e pontificio di tutto il mondo.
Questo la rende una testimone privilegiata dell’evoluzione della vita consacrata femminile lungo il corso di questi anni.
Il Concilio ha segnato una svolta decisiva tra l’idea della vita consacrata intesa come cammino di perfezione improntato all’individualismo e l’affermazione di una vita consacrata intesa come “capitale spirituale per tutto il corpo di Cristo” (cfr LG 43).
Partecipando alla missione evangelizzatrice della Chiesa le consacrate sono chiamate a vivere in stretto contatto con il Popolo di Dio, rispondendo ai bisogni dell’umanità con la loro testimonianza evangelica, il loro carisma, la loro vocazione all’amore, alla fecondità, all’unità, alla sororità…
Tutto questo ha comportato i mutamenti profondi che la vita consacrata femminile ha sperimentato nel corso degli ultimi anni. Le religiose hanno maturato nuovi modi di essere nella missione e nel ministero, tracciando nuovi cammini per individuare e raggiungere tutti i destinatari privilegiati dell’Amore Crocifisso e Risorto: i poveri, i migranti, le donne, le vittime di abusi, i bambini, gli anziani, i sofferenti…
Dal monastero alle marginalità della missione. Religiose in una Chiesa in uscita
Sr. Patricia Murray, IBVM
Papa Francesco ci sfida a spogliarci del clericalismo e dell’elitarismo e a ritornare alla semplicità del Vangelo. Ciò richiede un cambiamento culturale durante questo cambiamento di epoca. Egli invita costantemente la Chiesa a essere meno autoreferenziale, a guardare più verso l’esterno, incoraggiando uomini e donne, laici, religiosi e chierici a camminare insieme e ad affrontare le ambiguità e le complessità della vita. Come possiamo rispondere oggi alla sfida di essere una Chiesa ai margini? Dove sono le nuove ‘periferie’ e i nuovi ‘orizzonti’ che hanno bisogno di vicinanza e prossimità? Forse il percorso della vita consacrata femminile a partire dal Concilio Vaticano II e i cammini
emergenti possono offrire alla Chiesa una mappa per la via da seguire? Questo richiede un’attenzione costante ai segni dei tempi, un ascolto profondo della realtà della vita delle persone, una contemplazione orante e un discernimento che sappiano percepire l’invito dello Spirito.
Abuso spirituale nella Vita Consacrata
Anne Kurz, FMVD
La caratteristica più importante dell’abuso spirituale è la violazione dei confini. L’abuso viola l’intimità di una persona. Quest’ultima perde lo spazio protetto che appartiene alla sua dignità e che merita il massimo rispetto. Si tratta, in breve, dello “spazio” dove si svolgono gli aspetti più intimi e profondi della vita spirituale. Per questo si parla anche di “abuso di coscienza”. Come persone di Vita Consacrata, dobbiamo riconoscere che è qui che il luogo della vocazione divina viene colpito nel profondo. Qui le persone sono strutturalmente costrette a dubitare della loro percezione di Dio e sono portate a diffidare delle proprie esperienze, desideri e preghiere. Devono invece seguire ciò che gli altri dicono loro su “Dio e la sua volontà”. Questo genera alienazione e distruzione spirituale e umana.
Non più invisibili
Sr. Jean Quinn, DW
Le Religiose Cattoliche operano in modo significativo in alcuni dei punti caldi del mondo in cui viene perpetrata la violenza di genere, in particolare in America Latina. Ma con l’aumento dei tassi di violenza di genere in tutto il mondo, è fondamentale che noi religiose ampliamo la nostra presenza con organizzazioni e iniziative laiche. La Dottrina Sociale della Chiesa afferma che la solidarietà “non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti” (“Sollicitudo Rei Socialis”) (“La sollecitudine sociale della Chiesa,” n.38, 30 Dicembre 1987).
“Esci dalla tua terra…”
Sr. Antonietta Papa, FMM
La condizione di migrante accomuna un gran numero di persone da Abramo ad oggi: vi sono persone che emigrano perché obbligati dalle situazioni socio-politiche-economichereligiose e dai cambiamenti climatici, vi sono i migranti per scelta, per migliorare la loro vita, migranti anche bambini, soli, non accompagnati, inviati per ricongiungersi a parenti in Europa, tutti chiamati a confrontarsi con mondi diversi rispetto ai loro, con tutte le difficoltà che questo comporta. So bene che non tutti troveranno qui quello che sperano, e conosco le contraddizioni e le complessità che dovranno affrontare. Alcuni non riusciranno ad integrarsi, altri commetteranno reati, ma tutti, dopo aver rischiato la vita in svariati modi, sperano in una vita migliore e noi vogliamo che la abbiano davvero. Non è pietismo, è credere nell’umanità, e noi vogliamo crederci. Per questo siamo qui e restiamo qui. Con il nostro piccolissimo contributo, cerchiamo di fare la differenza e ci auguriamo che ognuno nella propria realtà e con le proprie risorse, questa differenza la faccia insieme a noi.
L’urgente o l’essenziale?
Sr. Marie Laetitia Youchtchenko, OP
Sì, la missione è urgente, ma la nostra responsabilità nei confronti delle nostre sorelle “straniere” è fondamentale! Diamo loro l’opportunità di una formazione approfondita, diamo loro i mezzi per una vita religiosa soddisfacente. Ciò richiede tempo dedicato allo studio, sonno sufficiente per permettere al cervello di assimilare le nuove conoscenze, accompagnamento personalizzato e attento... il tutto in un periodo che non può essere limitato a pochi mesi. Più in generale, vale la pena riflettere sul tempo e lo spazio che dedichiamo allo studio della lingua nella formazione permanente della nostra congregazione.
In memoria del Cardinal Eduardo F. Pironio, nuovo Beato
Cardinale Aquilino Bocos Merino, CMF
La sinodalità era nella sua mente, nel suo cuore, nella sua parola, nei suoi piedi e nelle sue mani. E forse questo è stato il suo miglior contributo alla Vita Consacrata, che ha tanto amato e per la quale ha offerto la sua vita: l’averla aperta, dalla Presidenza del Consiglio dei Laici, alla correlazione e alla collaborazione con le altre componenti della Chiesa: con la Sede Apostolica, i Vescovi, i sacerdoti e i laici. Come per istinto, cercava di creare armonia e di costruire insieme un mondo migliore. In breve, desiderava che la Chiesa fosse: Luce delle genti e Speranza dei popoli. Noi religiosi gli saremo sempre grati per tutto quello che ha fatto per la Vita Consacrata. Non dimenticheremo che durante il suo mandato di Prefetto della CIVCSVA ha pubblicato, tra gli altri, questi grandi documenti: Mutuae relationes, Religiosi e promozione umana e La dimensione contemplativa della vita religiosa.
UISGBollettino n. 184, 2024
Sr. Patricia Murray, IBVM
Sr.PatriciaMurray,IBVM,èmembrodell’istitutodellaBeataVergine Maria (Suore di Loreto). È un’educatrice che ha servito come Peace Education Officer e presidente della Commissione episcopale irlandese di giustizia e pace. È stata membro del Consiglio generale della sua congregazione e prima direttrice esecutiva di Solidarity with South Sudan, un nuovo modello di presenza missionaria intercongregazionale. Attualmente è segretaria esecutiva dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG). Ha conseguito un MEd (TCD-Dublino), un MA (Teologia) e un DMin presso l’Unione Teologica Cattolica di Chicago.
L’articolo è stato pubblicato su La Rivista del Clero Italiano, fasc. 1/24 http://rivistadelclero.vitaepensiero.it/
Il viaggio inizia
Non è possibile esaminare i cambiamenti avvenuti nella vita consacrata femminile negli ultimi decenni senza guardare retrospettivamente al Vaticano II, esaminando come le sue deliberazioni e i documenti successivi hanno plasmato la vita consacrata contemporanea. Al tempo del Vaticano II le religiose nel mondo erano più di un milione e anche se oggi sono circa 630.000, si tratta comunque di un numero considerevole. L’ultimo giorno del Concilio, l’8 dicembre 1965, i Padri conciliari firmarono il decreto che approvava la creazione dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG) delle congregazioni femminili di rito diocesano e pontificio. Questa struttura creativa avrebbe consentito alle religiose di costruire reti e comunicare in tutto il mondo, di riflettere insieme sui segni dei tempi e di discernere insieme come le religiose possono rispondere ai bisogni della Chiesa e del mondo.
Sr. Patricia Murray, IBVMDal monastero alle marginalità della missione
Dal Vaticano II al Sinodo sulla sinodalità
Numerosi documenti del Concilio Vaticano II hanno inciso notevolmente sull’evoluzione e sullo sviluppo della vita consacrata femminile. Anche se i documenti sono rivolti a tutte le persone consacrate, la maggioranza di loro sono donne. Le religiose hanno riflettuto su tutti gli aspetti delle loro congregazioni di appartenenza alla luce di questi e di documenti più recenti, discernendo continuamente la chiamata di Dio. In un recente articolo p. Michael Czerny SJ ha affermato che «i Padri conciliari hanno ridefinito la vita religiosa sulla base della categoria “consacrazione”, ponendo così le basi per lo sviluppo postconciliare di una “teologia del carisma” e un focus sulla “mistica della vita consacrata”1». Quando le religiose iniziarono a studiare i loro carismi fondativi, iniziarono di conseguenza a reimmaginare la loro vita e i loro ministeri. La Lumen Gentium, pubblicata nel 1964, poneva l’accento sul sacerdozio comune dei battezzati e sulla chiamata universale alla santità. Vedeva anche l’identità di un religioso definita in termini di un essere conformati a Cristo piuttosto che di azione. Il significato di questa distinzione diventerà evidente con il passare dei decenni e man mano che le religiose in molte parti del mondo inizieranno a trovare nuovi modi per dislocare le loro grandi istituzioni educative, sanitarie e di assistenza sociale, al fine di entrare in nuovi campi ministeriali dove la loro presenza, il loro ‘stare con la gente’, era assolutamente necessario.
Secondo Michael Czerny SJ, nelle riflessioni del Concilio sulla vita consacrata hanno riunito più dimensioni distinte. In primo luogo, la vita consacrata è vista come una vocazione ecclesiale e la missione e la spiritualità dei religiosi è per «il bene di tutta la Chiesa»2; così le religiose, a partire dal Concilio Vaticano II, iniziarono a riconoscere la necessità di condividere la loro spiritualità con i laici. Ciò ha portato a una crescita del numero di laici associati la cui vita spirituale e lavorativa è stata arricchita da una varietà di esperienze di formazione guidate dalla Congregazione.
UISGBollettino n. 184, 2024
In secondo luogo, per coloro che hanno abbracciato la vita consacrata, l’attenzione dopo il Concilio Vaticano II non è stata posta sulla ‘perdita’, ma sul ‘guadagno’ in termini di sviluppo umano, attraverso il rispetto personale, l’educazione, la maturazione psicosociale e la coltivazione dei doni e dei talenti3. Le congregazioni religiose femminili iniziarono a vedere la necessità di educare i membri per nuove aree di ministero oltre a quelle tradizionali dell’istruzione, della sanità e dei servizi sociali. Le suore vengono ora formate come teologhe, studiose delle Scritture, avvocate civiliste e canoniste, scienziate ambientali, economiste, informatiche, ingegnere e in molti altri campi emergenti. In terzo luogo, a causa del carattere escatologico della vita consacrata che annuncia il Regno di Dio nella pienezza dei tempi, dopo il Vaticano II essa non è più stata vista come una fuga dal mondo. Bensì come un impegno appassionato nella storia e con la realtà del qui e ora4. Ancora una volta, le congregazioni femminili che leggono i «segni dei tempi» alla luce dei loro carismi discernono continuamente nuovi modi per rispondere ai bisogni dell’oggi. Infine, poiché la vita consacrata è un dono speciale con cui lo Spirito ha arricchito la Chiesa, questa dimensione carismatica «appartiene alla sua vita e missione»5. Con questa intuizione è arrivato un nuovo riconoscimento della necessità che le religiose collaborino con il clero, i laici e con gli uomini e le donne di buona volontà.
Sr. Patricia Murray, IBVMDal monastero alle marginalità della missione
Perfectae Caritatis, pubblicata nel 1965, affermava le molteplici forme di vita consacrata: contemplativa, attiva, monastica e laica6. Ciascun Istituto è stato invitato ad approfondire le proprie origini e la propria storia affinché «lo spirito e le finalità proprie dei fondatori» potessero aiutare la Congregazione ad applicare l’originaria intuizione carismatica alle «mutate condizioni del nostro tempo»7. Il successivo studio intrapreso dalle religiose ha aiutato i membri a una più profonda comprensione e apprezzamento dei loro carismi fondativi. Molti erano stati costretti ad adottare una forma di vita monastica per ottenere l’approvazione ecclesiale, anche se il carisma fondativo prevedeva una forma di vita comunitaria e di missione inserite pienamente nei contesti contemporanei. Per altri il processo di rinnovamento e adattamento ha portato a un apprezzamento e uno studio più approfondito della propria identità monastica o laica.
UISGBollettino n. 184, 2024
I cambiamenti implementati in relazione ai segni e ai simboli esteriori – presenza o assenza di clausura, indossare un abito formale o abiti comuni, pregare l’ufficio in comune o in privato, il focus della missione e l’apertura del ministero – riflettono le nuove intuizioni acquisite in termini di identità fondatrice e obiettivo. La cattolicità della vita consacrata femminile, con la sua molteplicità di tipi e forme, illustra la ricchezza e la diversità dei doni dello Spirito Santo. Ciò che unisce tutte le religiose è il loro amore per Dio e l’amore per il prossimo. La stessa fecondità della vita religiosa dipende dalla qualità della vita comune che scaturisce dall’osservanza dei voti di castità, povertà e obbedienza.
Sr. Patricia Murray, IBVMDal monastero alle marginalità della missione
Altri documenti influenti
Nel 1971 Papa Paolo VI nella Evangelica Testificatio chiese ai religiosi di riflettere nuovamente sul Concilio Vaticano II per discernere gli opportuni cambiamenti da apportare all’interno delle congregazioni. Ha scritto che riscoprire il carisma del fondatore aiuterebbe una congregazione a determinare le proprie «opzioni fondamentali» che renderebbe possibile «ravvivare incessantemente le forme esteriori»8. Paolo VI ha collegato il voto di povertà con l’opzione preferenziale per i poveri, facendo eco al desiderio di Giovanni XXIII espresso prima dell’inizio del Concilio di ripensare la Chiesa e la sua missione a partire dai poveri9. Scrive Paolo VI: «Più incalzante che mai, voi sentite levarsi “il grido dei poveri” dalla loro indigenza personale e dalla loro miseria collettiva». In un mondo che attraversa il pieno dispiegarsi dello sviluppo, questa persistenza di masse e individui colpiti dalla povertà costituisce un «appello insistente alla “conversione delle mentalità e degli atteggiamenti”, particolarmente per voi, che seguite “più da vicino” il Cristo nella sua condizione terrena di annientamento di sé»10. Paolo VI ha indicato una serie di approcci da seguire, tra cui quello di evitare ogni compromesso con l’ingiustizia sociale e di risvegliare le coscienze alle esigenze della giustizia sociale così come si legge nella Sacra Scrittura e nell’insegnamento sociale della Chiesa, invitando inoltre alcuni a «raggiungere i poveri nella loro condizione, a condividere le loro ansie lancinanti»11. Alle Congregazioni è stato chiesto di dedicare il proprio ministero al bene dei poveri. Molte congregazioni religiose in tutto il mondo hanno apportato modifiche significative alle istituzioni esistenti – scuole, ospedali, cliniche, ecc. – rendendole sempre più disponibili ai bisogni dei poveri. Sono stati aperti servizi di sensibilizzazione tra le persone delle aree urbane e rurali che soffrivano di estrema povertà e privazioni. Molte comunità religiose hanno avviato attività pastorali in aree remote che avevano grande bisogno della presenza della Chiesa.
UISGBollettino n. 184, 2024
Il Sinodo dei Vescovi del 1971 costituì un altro passo significativo nel continuo rinnovamento della vita religiosa. Un’affermazione, in particolare, ha ispirato la riflessione dei Capitoli e la programmazione delle Congregazioni: «L’azione in favore della giustizia e la partecipazione alla trasformazione del mondo ci appaiono pienamente come dimensione costitutive dell’annuncio del Vangelo, cioè della missione della Chiesa per la redenzione del genere umano e la sua liberazione da ogni situazione di oppressione»12. Il Sinodo dei Vescovi sull’evangelizzazione nel mondo moderno del 1974 affermava che «Evangelizzare, per la Chiesa, è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell’umanità, è, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l’umanità stessa: “Ecco io faccio nuove tutte le cose”»13. Michael Czerny nota che negli anni ’70 «la Chiesa attraversava varie vicissitudini, soprattutto a causa delle tensioni sorte tra e all’interno degli Istituti religiosi. C’erano due tendenze opposte: chi avrebbe voluto conservare i modelli tradizionali, e chi sperava che la spinta all’innovazione non si esaurisse»14
Nel 1996 Papa Giovanni Paolo II ha pubblicato l’Esortazione post-sinodale Vita Consecrata dopo il Sinodo su La vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo . Il Sinodo ha ricordato l’opera incessante dello Spirito Santo, « che nel corso dei secoli dispiega le ricchezze della pratica dei consigli evangelici attraverso i molteplici carismi»15. Ha celebrato «la schiera di fondatori e di fondatrici, di santi e di sante, che hanno scelto Cristo nella radicalità evangelica e nel servizio fraterno, specialmente dei poveri e
Sr. Patricia Murray, IBVMDal monastero alle marginalità della missione abbandonati»16. I membri delle congregazioni sono stati chiamati a trovare nuovi modi per manifestare «l’intraprendenza, l’inventiva e la santità dei fondatori e delle fondatrici come risposta ai segni dei tempi emergenti nel mondo di oggi»17. Il documento invitava i religiosi a sviluppare rapporti più stretti di scambio e di collaborazione con i laici, affermando che la vita religiosa non può vivere su un binario parallelo a quello dei laici. La collaborazione tra loro è invece vista come indispensabile per «rendere più efficace la risposta alle grandi sfide del nostro tempo»18 .
UISGBollettino n. 184, 2024
Una sezione particolare del documento si concentrava sulla dignità e sul ruolo delle donne consacrate invitandole, sulla base della loro esperienza di Chiesa e in quanto donne nella Chiesa, a contribuire a eliminare prospettive unilaterali che non riconoscono pienamente la loro dignità. Si affermava che «è legittimo che la donna consacrata aspiri a veder riconosciuta più chiaramente la sua identità, la sua capacità, la sua missione, la sua responsabilità sia nella coscienza ecclesiale che nella vita quotidiana»19. Invitava le religiose a « farsi promotrici di un “nuovo femminismo” che, senza cadere nella tentazione di rincorrere modelli “maschilisti”, sapesse riconoscere ed esprimere il vero genio femminile in tutte le manifestazioni della convivenza civile, operando per il superamento di ogni forma di discriminazione, di violenza e di sfruttamento»20.
Altri ambiti di impegno che hanno avuto bisogno della presenza delle religiose sono stati l’evangelizzazione, le attività educative e formative, l’animazione delle comunità cristiane, il sostegno spirituale, la promozione della vita e della pace e l’educazione delle donne. Il documento auspicava che un riconoscimento della missione della donna potesse fornire alla vita consacrata femminile una maggiore consapevolezza del suo ruolo specifico e una maggiore dedizione alla causa del Regno di Dio.
Sr. Patricia Murray, IBVMDal monastero alle marginalità della missione
Nel 2005 l’Instrumentum Laboris del Congresso Internazionale sulla Vita Consacrata con il tema Passione per Cristo, Passione per l’umanità rilevava che lo Spirito sembra chiamare la vita consacrata alla «riorganizzazione interna – non solo di ciascun Istituto, ma di tutti gli Istituti» – e la necessità di promuovere il dialogo intercongregazionale e di costruire «ponti di collaborazione e di integrazione al servizio della missione»21. Il documento parlava di «nuovi paradigmi», di «rifondazione», di «fedeltà creativa», sottolineando che la vita consacrata «è sempre stata un laboratorio di nuovi modelli culturali e organizzativi […] (con) una forte tendenza all’inculturazione che è presente nei nostri tempi e che dovremmo riattualizzare»22
Nell’ultimo decennio, in particolare nel 2015, anno dedicato alla Vita Consacrata, Papa Francesco ha esortato i religiosi a svegliare il mondo e ad andare verso i margini della vita. Papa Francesco ha invitato i religiosi a «lasciare i vostri nidi»; «uscire da quella porta e incontrare la gente», «uscire per le strade»; «andare alle frontiere», «lasciare il centro e viaggiare verso le periferie»; «raggiungere i margini dell’umanità»23. Le religiose sanno che lì incontreranno migranti e rifugiati, coloro che sono stati oggetto di tratta, sfruttati e oppressi, coloro che soffrono di molti diversi tipi di povertà, soprattutto a causa del cambiamento climatico e della distruzione dell’ambiente. Inoltre, nella Laudato Si’, Francesco chiarisce che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale». Questo deve essere un viaggio profetico di trasformazione.
Vivere la transizione. Un laboratorio dello Spirito di Dio all’opera
È chiaro che, a partire dal Concilio Vaticano II, la vita consacrata femminile ha esteso e approfondito la sua portata e la sua presenza, dai monasteri fino ai margini della società, per il bene della missione evangelizzatrice della Chiesa. I documenti della Chiesa fornirono l’ispirazione teologica e spirituale che portò ai cambiamenti avvenuti nella vita religiosa femminile. Il processo di transizione e cambiamento che ha implicato, l’approfondimento e la trasformazione, non riguarda solo le religiose, ma è anche un dono e una grazia per tutta la Chiesa. Indica la strada verso un’esperienza di apertura alla guida dello Spirito verso un nuovo modo di essere comunità, un nuovo modo di essere nella missione e nel ministero, lungo percorsi nuovi e stimolanti. Questi appelli risuonano con quanto sta emergendo dal Sinodo sulla sinodalità.
Quattro importanti percorsi raccolgono i frutti di questo cammino di trasformazione e conversione.
Primo percorso: dal fare all’essere. L’importanza della presenza
UISGBollettino n. 184, 2024
Come possiamo constatare, negli ultimi decenni, i membri delle Congregazioni femminili hanno riflettuto sul significato della loro vita consacrata e sul suo valore per la Chiesa e per il mondo. La loro esperienza di vulnerabilità, sia a livello personale sia a livello congregazionale, ha approfondito la loro comprensione del voto di povertà. L’atto di dare un nome alla vulnerabilità ha chiamato le donne religiose a un livello di onestà e umiltà che crea spazio per la conversione e il cambiamento. In passato, le congregazioni femminili acquisivano fama mondiale per le loro istituzioni educative, sanitarie e sociali.
Sr. Patricia Murray, IBVMDal monastero alle marginalità della missione
Più recentemente, le religiose sono state denunciate per il loro fallimento nel prendersi cura e proteggere i bambini da diversi tipi di abuso. Questa esperienza ha portato con sé un profondo senso di vergogna e di rimorso.
In molte parti del mondo le suore vivono nel luogo della fine, di diversi tipi di fine. Per alcune di loro la congregazione si sta avviando allo spegnimento, altre vivono la chiusura di una comunità o la fine di un ministero particolare, sono tutte esperienze dolorose. Questa è una sorta di «notte oscura dell’anima». Lo scrittore spirituale Beldon Lane scrive che «il dolore della chiusura» è spesso «l’antecedente di ogni nuova apertura nelle nostre vite»24. Abbracciare la vulnerabilità richiede «l’abbandono di ogni sicurezza ed è solo accettando la vulnerabilità che la grazia richiede, che ci troviamo invitati alla completezza»25. Forse come religiose possiamo dimostrare che i tempi di vulnerabilità richiedono preghiera, riflessione e conversazioni oneste per discernere la chiamata di Dio. Durante la prima fase del Sinodo sulla Sinodalità i partecipanti hanno utilizzato la metodologia della Conversazione nello Spirito. Ciò richiede una certa vulnerabilità nell’essere aperti gli uni agli altri, dopo aver considerato in preghiera un argomento, per discernere dove lo spirito di Dio sta guidando la Chiesa attualmente. Questo esercizio di ascolto profondo apre la persona alla conversione e alla trasformazione. E’ una pratica di discernimento che viene utilizzata dalle religiose da molti anni.
UISGBollettino n. 184, 2024
percorso: dal centro ai margini
Le suore hanno risposto all’appello ad andare oltre la sicurezza dello status quo e ad assumersi il rischio di muoversi verso i margini e hanno fondato comunità congregazionali nei luoghi di maggior bisogno. Nonostante il calo del numero delle vocazioni, le religiose hanno anche esplorato nuovi modi di andare insieme in missione, creando reti e partenariati intercongregazionali per raggiungere i più bisognosi.
Sr. Patricia Murray, IBVMDal monastero alle marginalità della missione
L’Unione Internazionale delle Superiore Generali ha sviluppato una serie di reti di questo tipo per combattere la tratta di esseri umani, prendersi cura del pianeta Terra e della sua popolazione, prendersi cura dei bisogni dei bambini vulnerabili, tendere la mano per accogliere i migranti e aiutare la Chiesa in Sud Sudan. Molte di queste reti implicano la collaborazione tra laici, religiosi e religiose.
Il progetto Talitha Kum contro la tratta unisce le suore e i loro collaboratori provenienti da oltre 90 paesi nella preghiera e nell’azione per combattere la tratta di esseri umani. Seminando speranza per il pianeta, invita le congregazioni femminili a condividere le loro risorse e le loro azioni profetiche per proteggere la Terra e salvaguardare le persone che vivono in ambienti vulnerabili. Catholic Care for Children International educa suore e laici in Africa e Asia sulla riforma dell’assistenza in modo che le congregazioni possano passare dall’assistenza istituzionale per i bambini vulnerabili a un approccio basato sulla famiglia. I progetti della UISG International Migrants e Migrants in Sicily sono gestiti da comunità intercongregazionali di suore che vivono e lavorano insieme negli hotspot o ai confini, dove accolgono e soddisfano i bisogni pratici di migranti e rifugiati. Le sorelle guardano a Cristo per trovare ispirazione, Egli si è immerso nel mondo e ha camminato con la gente nel viaggio verso la liberazione.
Terzo percorso: rivendicare voce e visibilità. Il posto delle donne nella Chiesa
UISGBollettino n. 184, 2024
Nel passato le religiose hanno servito la Chiesa in modo nascosto e silenzioso. Raramente venivano nominate e rimanevano in gran parte invisibili. In tempi più recenti, rispondendo all’esigenza «di vedere più chiaramente riconosciute la loro identità, capacità, missione e responsabilità, sia nella coscienza della Chiesa che nella vita quotidiana»,26 le religiose hanno chiesto una rappresentanza formale nei sinodi, negli incontri ecclesiali e in diverse commissioni. Con la Costituzione Apostolica Episcopalis Communio di Papa Francesco sul Sinodo dei Vescovi, la UISG è annoverata fra le organizzazioni da consultare e può ora nominare cinque rappresentanti votanti. Papa Francesco ha regolarmente nominato suore per incarichi all’interno di Dicasteri, Consigli e Comitati vaticani. Diverse suore prestano servizio come Sottosegretarie27 nei Dicasteri Vaticani; una sorella ricopre la carica di Segretaria Generale del Governatorato dello Stato del Vaticano, mentre altre sono state nominate Consultori di Dicasteri. Ciò deve essere replicato a livello diocesano e parrocchiale. All’Assemblea della UISG del 2016, la Presidente, Sr. Carmen Sammut Msola, ha chiesto a Papa Francesco di esaminare se le donne potessero essere ordinate diaconi, poiché questa sembrava essere stata la pratica nella Chiesa primitiva. Finora due Commissioni hanno lavorato sulla questione delle donne diacono. Nel recente Sinodo, durante il quale la questione delle donne al servizio della Chiesa ha ricevuto molta attenzione, sono state espresse posizioni diverse. I partecipanti hanno chiesto: «come può la Chiesa includere più donne nei ministeri esistenti e quali nuovi ministeri potrebbero emergere e chi li discernerebbe?». Forse l’esperienza delle religiose può indicare una via da seguire per tutte le donne?
Quarto percorso: vivere interculturalmente
Il teologo Thomas O’Loughlin dice che dobbiamo riconoscere che la diversità è ricchezza e che lo Spirito è il creatore della diversità. È importante riconoscere che «la nozione
Sr. Patricia Murray, IBVMDal monastero alle marginalità della missione di sinodalità spaventa molti nella Chiesa perché dà spazio alla diversità – le persone la temono perché la vedono solo come disordine e caos»28. Come dice O’Loughlin: «La diversità è ovunque. La diversità è ricchezza e fonte di bellezza. La diversità è ciò che rende la vita degna di essere vissuta»29. Nel giorno di Pentecoste vediamo lo Spirito generare una diversità di lingue e ciascuno comprenderle nella propria lingua e lodare le grandi opere di Dio. Quindi, possiamo vedere che lo Spirito è Colui che «unifica nella nostra diversità e diversifica nell’unità»30. Questa è una realtà che dobbiamo rendere presente e testimoniare nel nostro vivere quotidiano. È una sfida. Il documento New Wine in New Wineskins della CIVCSVA31 rileva l’enorme cambiamento avvenuto laddove «le congregazioni femminili sono passate da contesti quasi interamente monoculturali alla sfida del multiculturalismo»32. Il volto della vita religiosa femminile riflette oggi un «labirinto di culture»33. Questa recente evoluzione verificatasi all’interno e tra molte congregazioni «ha reso la sfida dell’integrazione di culture diverse ancora più acuta»34. In passato ci si aspettava che chi entrava in una congregazione religiosa si ‘integrasse’ nella cultura dominante e che i membri della cultura dominante non dovessero apportare alcun cambiamento. Lo stesso documento rileva che la de-occidentalizzazione della vita consacrata va di pari passo con il processo di globalizzazione35. Essenziale, afferma, «non è la conservazione delle forme», ma la disponibilità «nella continuità creativa a ripensare la vita consacrata come memoria evangelica di uno stato permanente di conversione»36. Leader e membri devono ora educarsi sui diversi aspetti della cultura in modo da poter guidare bene, vivere saggiamente e creare comunità interculturali in cui tutti si sentano amati e rispettati. In una comunità interculturale nessuna cultura domina e sorelle di diverse culture lavorano per creare insieme una nuova cultura. Questa è una sfida per la Chiesa mondiale, per la quale la formazione è necessaria per tutti.
UISGBollettino n. 184, 2024
In conclusione, Papa Francesco ci sfida a spogliarci del clericalismo e dell’elitarismo e a ritornare alla semplicità del Vangelo. Ciò richiede un cambiamento culturale durante questo cambiamento di epoca. Egli invita costantemente la Chiesa a essere meno autoreferenziale, a guardare più verso l’esterno, incoraggiando uomini e donne, laici, religiosi e chierici a camminare insieme e ad affrontare le ambiguità e le complessità della vita. Come possiamo rispondere oggi alla sfida di essere una Chiesa ai margini? Dove sono le nuove ‘periferie’ e i nuovi ‘orizzonti’ che hanno bisogno di vicinanza e prossimità? Forse il percorso della vita consacrata femminile a partire dal Concilio Vaticano II e i cammini emergenti possono offrire alla Chiesa una mappa per la via da seguire? Questo richiede un’attenzione costante ai segni dei tempi, un ascolto profondo della realtà della vita delle persone, una contemplazione orante e un discernimento che sappiano percepire l’invito dello Spirito. All’inizio di quest’anno, Papa Francesco ha detto alle religiose «Andate sempre con coraggio, cercate il Signore e quello che ci dice oggi»37 . Per Francesco le religiose sanno creare nuovi cammini, e questo implica «ascoltare, pregare e camminare». Incominciamo allora con gioia il cammino sinodale.
1 M. Czerny SJ. (dal 2022 Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale), Religious Life from Vatican II to Fratelli Tutti, «Review for Religious», Vol 1, Issue1, Summer 2021.
2 Lumen Gentium (LG), n. 44.
3 Ibi, n. 46.
Bollettino n. 184, 2024
4 Ibidem.
5 Ibi, n. 44.
6 Perfectae Caritatis (PC), nn. 7-11.
7 Ibi, n. 2.
8 Paolo VI, Evangelica Testifi catio (ET), 29 giugno 1971, par. 12.
9 Giovanni XXIII, Radio Message to All the Christian Faithful One Month Prior to the Opening of the Second Vatican Ecumenical Council, 11 settembre 1962.
10 ET, nn. 17. 26, 29, 30.
11 ET, n. 18.
12 Sinodo dei Vescovi, Il sacerdozio ministeriale e la giustizia nel mondo, 1971, n. 6.
13 Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 8 dicembre 1975, n. 18.
14 M. Czerny, Religious Life from Vatican II to Fratelli Tutti, cit., p. 92.
15 John Paul II, Vita Consecrata (VC), 25 marzo 1996, n. 5.
16 Ibidem.
17 VC, n. 37.
18 VC, n. 54.
19 VC, n. 57.
20 VC, n. 58.
21 Instrumentum Laboris, in International Congress on Consecrated Life, Passion for Christ, Passion for Humanity, Pauline Books and Media, Boston 2005, p. 57.
22 Ibidem, p. 48.
23 Congregation for Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life, Rejoice: A Letter to Consecrated Men and Women, p. 60; Apostolic Exhortation of the Holy Father Francis, Th e Joy of the Gospel: Evangelii Gaudium (EG), n. 46.
24 Beldon C. Lane, The Solace of Fierce Landscapes: Exploring Desert and Mountain Spirituality, Oxford University Press, London 2007, p. 25.
25 Ibidem, p. 30.
26 Giovanni Paolo II, Vita Consecrata, n. 5.
27 Sr. Carmen Ros and Sr. Simona Brambilla (segretario del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica); Sr. Nathalie Bequart (Uffic io del Si nodo); Sr. Raffaella Petrini (Segretaria generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano).
28 Th. O’Loughlin, Pentecost and a synodal Church: The diversifying Spirit, «La Croix International», 20 Maggio 2021, https://international.la-croix.com/news/religion/pentecost- and-a-synodal-church-the-diversifying-spirit/14341
29 Ibidem.
30 Ibidem.
31 Congregation for Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life [NdR].
32 New Wine in New Wineskins, The Consecrated Life, and Its Ongoing Challenges since Vatican II , Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2017, n. 7.
33 Marie Chin RSM, Towards a New Understanding of Cultural Encounter in Our Communities, «Horizon», Winter 2003, p. 16.
34 New Wine in New Wineskins, n. 13.
35 Ibidem.
36 Ibidem.
37 Francesco, Udienza con le religiose italiane, 14 aprile 2023.