Alla cortese attenzione di Dott.ssa Alessandra Varriale Dott. Martin Nuttall Cambridge International Examinations Cambridge, United Kingdom
Mi chiamo Alberto Fràsher, residente in Umbria (Italy), già titolare di cattedra di matematica e fisica nei licei scientifici di Viterbo, Parma e, negli ultimi 10 anni della carriera, nel Liceo Scientifico “A. Volta” di Spoleto. Sono nato in Albania, (cittadino italiano dalla nascita), dove ho lavorato fino al 1990, come ricercatore presso il Dipartimento di matematica dell’Istituto Nazionale delle Ricerche sull’Istruzione. Negli ultimi anni della mia permanenza in Albania sono stato responsabile del dipartimento. Campo della mia ricerca era la riforma dell’istruzione matematica nelle scuole di ogni ordine e grado e che riguardava contenuti e metodologie d’insegnamento. Ultimamente ho avuto contatti con i dirigenti della scuola “Udha e Shkronjave” di Tirana, in particolar modo con il suo preside prof. Artur Shkurti, quindi sono a conoscenza del lavoro che il suo staff svolge per l’educazione degli alunni. Vorrei umilmente esprimere un paio di osservazioni sulle esperienze di questa scuola. Negli ultimi venticinque anni la scuola albanese, nell’ambito di un complesso processo di democratizzazione della vita del paese, si è avviata verso un rinnovamento profondo che coinvolge la scuola pubblica e quella privata. Forse quest’ultima si è trovata meno vincolata nelle sue scelte. Nella sua evoluzione la scuola albanese ha consolidato una tradizione radicata nella realtà culturale del paese. Fa parte di questa tradizione la realtà religiosa tridimensionale di cattolici, mussulmani e ortodossi. La tradizione ha visto in equilibrio e armonia la coesistenza pacifica delle tre religioni senza mai atti di violenza collettiva per motivi religiosi. In quel universo, nonostante le grandi difficoltà del paese, la scuola ha avuto modo di maturare un carattere fortemente laico evidenziando come sua prima funzione la formazione del cittadino e poi anche lo specialista. Il cittadino, povero o ricco, operaio o intellettuale, ha visto nella scuola il futuro del suo figlio. È molto antico il detto dei cattolici albanesi delle Alpi del Nord, secondo cui quando un uomo con la pena incontra l’uomo col fucile, quest’ultimo è un uomo morto. Nel quasi mezzo secolo di regime totalitario, guidato da un’ideologia dichiarata unica ammissibile con legge costituzionale, la scuola aveva subito la politicizzazione estrema. La famiglia, però, ha continuato a credere nella funzione formatrice della scuola, che migliorava la preparazione dei suoi allievi nell’ambito scientifico, impoverendo drasticamente la loro formazione 1