TrentinoMese Giugno 2012

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ring

trentinocommenti

ring di Francesca Negri

di Carlo Martinelli

colpo di tacco

alla carlona FIGURINE AL SUPERMERCATO I BAMBINI FANNO FESTA I GENITORI SEMBRANO OSTAGGI

P

are che le regole siano persino cambiate in corsa. Perché ad un certo punto della raccolta delle figurine – sì, quelle che ti regalano al supermercato quando fai la spesa: e il termine regalo è un eufemismo – molti genitori (la spesa la fanno loro, le figurine le raccolgono i figli, il corto circuito consumista è studiato alla grande) si sono accorti che quel benedetto album non si riempiva mai. Pare che le povere cassiere – impegnate più a districarsi tra Simpson, Puffi, elefanti e zebre che non tra pomodori, latte, surgelati e bistecche – abbiano dovuto ammettere che la raccolta si completava con figurine, questa volta a pagamento. Pare che i numeri verdi all’uopo istituiti dalle agenzie che curano queste campagne promozionali (le figurine dei Simpson, dei Puffi e degli animali le trovi nei supermercati di Trento, Erba, Vibo Valentia e Castellamare di Stabia, le trovi ovunque, i diritti d’autore dei personaggi protagonisti in taluni casi costano l’iradiddio...) siano stati subissati da telefonate di protesta. Pare che adesso le figurine siano tutte gratis: si fa per dire, perché solo facendo la spesa riceverai bustine (a proposito: puoi raccogliere anche quelle e se le spedisci ti danno qualcosa) in quantità proporzionale a quel che acquisti. Pare che il successo, presso i bambini, sia di dimensioni planetarie. Al punto che in alcuni supermercati si sono organizzati incontri per lo scambio delle figurine. Proprio come succedeva negli anni Sessanta e Settanta con quelle dei calciatori: celo manca, celo manca... Piccola, fondamentale differenza: allora nessun genitore si sarebbe sognato di gestire, controllare, organizzare la raccolta delle figurine. Facevano tutti i ragazzi, eccome. Oggi è necessario, per il successo commerciale dell’iniziativa – l’unico che importa, al diavolo il gioco e la fantasia dei piccoli – che i genitori siano sempre accanto ai figli. Pare che mamma e papà, accortisi di essere finiti ostaggi di una guerra commerciale tra supermercati, non ne possano più. Ma ormai il piccolo consumista delle figurine ce l’hanno in casa e reclama la sua parte, spesso con il dispotismo (favorito dalla molle accondiscendenza degli adulti, talvolta) che è facilmente riscontrabile a fronte delle urla e del puntare i piedi dei piccoli collezionisti. Perla finale: cosa il mitico Homer Simpson, campione mondiale di rutti dopo le bevute di birra e il figliolo Bart “ciucciati il calzino” abbiano a che fare con lo sport – con una idea di sport che possa far crescere e non solo imbambolare i ragazzi – è mistero ancora non risolto. Buona raccolta (e buona spesa...) a tutti!

siamo un POPOLO DI SANTI, POETI E CRITICI DISFATTISTI

U

ltimamente, lo sport nazionale sembra essere quello della critica disfattista. Probabilmente è perché siamo in stand by, in attesa di diventare tutti allenatori in occasione degli Europei di calcio. O forse perché c’è un malessere generale che non riesce a trovare vie di fuga, esplodendo così in una violenza verbale inedita, in incomprensibili trabocchetti da tendere malignamente a chi cerca di agire, invece che stare – come i più - semplicemente alla finestra a guardare. Sono molto colpita da tutto questo e credo che oggi più che mai ci sia la necessità di fermare le bocce e di riflettere. Perché dire che niente funziona e denigrare tutto e tutti non porta certo sulla strada del futuro. L’Italia, come il Trentino, in questo momento di crisi, ha bisogno di sostegno, di incentivi al fare, di nuove idee, di critiche per migliorare, di gente che abbia voglia di metterci faccia, impegno e sudore in prima persona. C’è bisogno di sapere che si può anche inciampare, ma che lì a guardarti ci sarà sempre qualcuno pronto a tenderti una mano e non a deriderti o, addirittura, a gioire per i tuoi insuccessi. Ci sarebbero tanti esempi da portare per spiegare meglio quello a cui mi riferisco, ma scelgo di parlare in modo generico perché in primis credo che tutto questo dipenda da un atteggiamento generale, da un modo di vivere che non dipende dal settore in cui si opera, dai ruoli che si ricoprono o dai mezzi che si hanno a disposizione. C’è un mondo di imprenditori di cui ogni giorno raccolgo scoraggiamento, e talvolta anche rabbia, per il continuo fuoco incrociato a cui sono sottoposti tutti i giorni. Un po’ come quei muratori, che ogni mattina sono il passatempo di molti vecchietti che, con le braccia conserte dietro la schiena, si affacciano tra le reti di protezione del cantiere e non hanno di meglio da fare che stare lì a guardarli, dando consigli su come posare un mattone oppure criticando come è stato costruito un muretto. Ecco, io credo che dovremmo essere tutti un po’ più muratori, un po’ più costruttivi: architetti del fare e non del disfare. 13

tmgiugno


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