TrentinoMese novembre 2020

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appuntamenti, incontri e attualità trentina

ANNO XXVIII N. 345

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NOVEMBRE 2020

PALAZZO LODRON

NELLA RESIDENZA DI PARIDE OGGI SI FA... IL VINO

CATERINA CAVALLINI Followers: 56.000 Visualizzazioni di post: 30.000 mese

GIORGIO FRACALOSSI

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MIPA/NORD-EST/217/2020

IL MATRIMONIO DEL MESE

RENZO MARIA GROSSELLI GLI ULTIMI CHE NON DIVENTARONO PRIMI

LO DAVANO PER SPACCIATO ED INVECE IL DISCO IN VINILE HA SORPRESO TUTTI, RICOSTRUENDO UN PROPRIO MERCATO MONDIALE. NE PARLIAMO IN QUESTO NUMERO.

ANCHE IN TEMPO DI PANDEMIA, UN TEMPO SOSPESO, È IMPORTANTE SCEGLIERE IL DISCO GIUSTO. E QUANDO S’INCEPPA, DECIDERSI A CAMBIARLO. IL PIÙ PRESTO POSSIBILE

ARIANNA BRIDI BIONICA SIRENA CHE BATTE ANCHE I MASCHIETTI

MICHELA CEMBRAN A TEATRO, IL RACCONTO DI DONNE “GUERRIERE”


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RING

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RING di Tiziana Tomasini

di Silvia Tarter

a mali estremi I MESSAGGI VOCALI DI WHATSAPP: IL MODO MIGLIORE PER NON FARSI PIÙ ASCOLTARE

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tu li vedi lì, fermi per strada o che camminano in circolo. Lo sguardo pressoché assente, parlano da soli e non si fermano mai. Uomini e donne, giovani e adulti, indistintamente. Tengono in mano – ben inclinato – il telefono. Ma cosa stanno facendo lì impalati, a parlare con se stessi? Stanno mandando un vocale. Ennesima declinazione della comunicazione, questa modalità di messaggistica sta riscuotendo un considerevole successo. Sostenitori e seguaci lo definiscono pratico, veloce e d’effetto. Strumento per comunicatori prolissi, usato talvolta con narcisistico senso di protagonismo o per conclamata pigrizia da polpastrello, RISPONDI DICENDO il vocale presenta delle DI SCRIVERE E... evidenti criticità. TI MANDANO UN Cominciamo dal fatto ALTRO VOCALE! che tutto sommato non è poi così comodo come sembra; le istruzioni “tieni premuto per registrare, rilascia per inviare” traggono spesso in inganno e portano talvolta a cominciare prima il discorso e/o poi a chiuderlo magari senza aver finito. Quanti spezzoni ho ricevuto? Infiniti! Del tipo: “… e quindi resto fuori a cena, va bene?” Sì, ma prima cosa c’era? Perché hai fatto questa scelta? Quali eventi o quali incontri ti hanno portato a maturare quella decisione? Ti tocca comunque telefonare o scrivere per farti spiegare. Poi al vocale non puoi replicare, quantomeno subito. Devi stare lì a sorbirti il monologo, magari friggendo prima di poter far partire la risposta. Trovo molto più diretta la telefonata, nella quale hai un interlocutore parlante e attivo, in grado di rispondere, battibeccare, replicare e dire la sua. E di stopparlo, se è il caso. E poi i disguidi da vocale. Come non ricordare quelle volte in cui sei in riunione? Scrivi un messaggio e di risposta ti mandano un vocale! Allora vai in bagno ad ascoltare, rispondi dicendo di scrivere e ti mandano un altro vocale! Allora vai un’altra volta in bagno, ma è occupato. Ti accontenti del corridoio, ma con l’effetto eco la conversazione diventa improvvisamente alla portata di tutti. Poi sali in macchina, accendi la radio e senti quella canzone. Quella strofa, in particolare: “Ti mando un vocale / Di dieci minuti / Soltanto per dirti / Quanto sono felice”. Insomma, già mi mandi un vocale che magari neanche mi va. Per di più infinito e solo per dirmi che sei felice? Non bastava una faccina?! 6

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verde ostinato SE IL GREEN È SOLO UN PRETESTO

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vete fatto caso a quante volte venga usata la parola “sostenibilità”? Sostenibile, ma anche green, eco – friendly, biodegradabile, impatto zero… Una terminologia ormai entrata nel nostro quotidiano e che campeggia, spesso e volentieri, sui prodotti impilati tra gli scaffali di supermercati e negozi. Ormai esiste la versione green praticamente di qualsiasi cosa. C’è la moda green, dove possiamo trovare abiti e accessori in cotone biologico, o ancora detersivi 100% biodegradabili, vernici ecologiche, trucchi ecologici… E poi c’è il cibo. I prodotti naturali e biologici ormai spopolano, così come il vino biologico, biodinamico, vegano fino a quello naturale, promossi anche tra le nostre belle colline. Sembra quindi possibile essere rispettosi dell’ambiente, senza rinunciare a consumare ciò che serve. Purtroppo, non è tutto green ciò che luccica. Molte aziende cavalcano quest’onda verde, perché hanno intercettato la crescente consapevolezza dei consumatori ad acquistare con un occhio all’ambiente, oltre che al portafoglio. Questo fenomeno viene chiamato greenwashing, ovvero, lavaggio in chiave green. Il primo utilizzo di tale parola risale agli anni ’80, quando alcuni hotel iniziarono a pubblicizzare come iniziativa di attenzione ambientale il riutilizzare più volte gli asciugamani, prima di lavarli, cosa che in realtà era dettata da meri motivi economici. Ma si potrebbero fare altri esempi: il riportare in etichetta che per quel prodotto è stata impiegata una percentuale di energia proveniente da fonti rinnovabili, quando magari la quota in questione è irrisoria, o che per la confezione di quel detergente si sono utilizzati imballaggi riciclati, quando poi il detergente in questione è concentrato e dunque ha un contenuto maggiore ORMAI ESISTE LA di benzene, altamente VERSIONE GREEN inquinante. Insomma, è facile giocare anche PRATICAMENTE DI sulla scarsa conoscenza QUALSIASI COSA... del consumatore, che è spinto così ad acquistare quel prodotto, pensando di aver compiuto un gesto responsabile. Dobbiamo dunque demonizzare tutte le iniziative sostenibili? Naturalmente no. Esistono normative che possono garantirci se effettivamente quel prodotto rispetta determinati criteri, come la presenza in etichetta degli standard EMAS, gestiti dal Comitato Ecolabel-Ecoaudit, o ISO 1400001, che impone dei requisiti minimi per ottenere la certificazione ambientale. Districarsi in questo mondo non è facile, ma cerchiamo di non lasciarci indurre in tentazione da vaghi proclami e di allenare il nostro occhio critico, se davvero vogliamo compiere un gesto di responsabilità ambientale.


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Piedicastello – Trento Ingresso libero Martedì – Domenica: 10:00 \ 18:00 Info +39 0461 230 482 www.museostorico.it

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RING di Pino Loperfido

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JOHN LENNON, MIO NONNO GIUSEPPE E IL CONTROVERSO RAPPORTO TRA LA REALTÀ E LA SUA OSSERVAZIONE

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o scorso 9 ottobre, John Lennon ha compiuto 80 anni. Giuro. L’ho letto da qualche parte. C’era scritto proprio così: “compie”. Ho controllato più volte: non “avrebbe compiuto se…”, ma proprio “compie”, indicativo presente. La cosa mi ha fatto riflettere. O meglio, ha ridato forza ad un’idea che mi accompagna fin dai primi anni dell’adolescenza. L’idea è la seguente: la morte è davvero tanto assoluta e definitiva come tutto sembra voler farci credere? Cerco di spiegarmi raccontandovi un aneddoto che mi riporta ancora più indietro, al 1977. Ho dieci anni. L’11 dicembre mio nonno Giuseppe muore all’improvviso. Nonostante prima del funerale ne osservi attentamente il cadavere (la morte allora non la si nascondeva, nemmeno ai più piccoli) non riesco ad accettare la sua scomparsa, o meglio il mio cervello rifiuta SE ALL’IMPROVVISO, di crederlo. Nei giorni VEDESSI COMPARIRE seguenti allora, nel IN TV ANDY WARHOL segreto del mio CHE DICE LA SUA lutto di sconsolato SU TRUMP NON MI nipotino, pur di dare una spiegazione STUPIREI PIÙ DI TANTO razionale all’accaduto, comincio a tessere l’ordito di complicate teorie complottistiche, in virtù delle quali, per ragioni che lì per lì mi rimangono oscure, egli è stato in realtà “rapito”. Da chi e per quale motivo sono particolari evidentemente irrilevanti. Per questo ogni volta che suona il citofono di casa io sobbalzo. Perché non ho dubbi a riguardo: giù di sotto ci sono “loro”, i rapitori che vengono a chiedere il riscatto. Il fatto è che nella mia logica di bambino il non vedere più il nonno non significava che lui fosse morto, scomparso, sepolto sotto due metri di terra, ma solo che io non lo stavo vedendo. La morte era la condizione necessaria di una tale assenza, ma non era sufficiente. Non bastava affermarlo. Non bastavano i manifesti funebri che cominciavano a scolorire. Non bastava la sua sedia vuota a tavola. Insomma mancava il necessario nesso causale tra la morte e la contemporanea sparizione del nonno. John Lennon, ma anche Andy Warhol, Italo Calvino, Gianni Brera: sono alcuni nomi di personaggi oggettivamente non più in questo mondo, ma che nella mia mente – chissà perché – sono ancora vivi. Ovvero, i

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RING neuroni qui sopra non sono tutti concordi nell’accettarne l’assenza definitiva. So che è pazzesco, ma – tanto per dire – se oggi all’improvviso vedessi comparire in tv Andy Warhol che dice la sua su Donald Trump, o se leggessi dell’uscita di un nuovo romanzo di Calvino, o se leggessi un pezzo del Giuanin nazionale su – chessò – calcio e pandemia, probabilmente non mi stupirei più di tanto. Anzi, avrei la conferma delle mie segrete supposizioni e, nonostante un piccolo choc iniziale, tirerei finalmente un sospiro di sollievo. Ogni dubbio sarebbe sciolto, alfine. Sarebbe la conferma che anche mio nonno, ormai ultracentenario, è ancora nelle mani dei rapitori, in attesa di questo benedetto riscatto. Un vuoto ontologico capace, però, di consolare. In definitiva, come possiamo essere certi che l’albero che cade nella foresta faccia effettivamente rumore se non c’è nessuno ad ascoltarlo? Qualcuno forse si sorprenderà nello scoprire che il rapporto tra osservatore e realtà non è solo il fesso dubbio di un bimbo nel dicembre 1977, bensì uno dei più grandi enigmi della meccanica quantistica. Domandarci dove si trova una particella prima o dopo averla osservata è una domanda priva di senso perché è lo stesso atto dell’osservazione a determinarne una posizione e, quindi, l’esistenza. In pratica, la particella esiste proprio per il fatto che la guardiamo! Come dire che la realtà è determinata in via esclusiva da chi ci è immerso. E se il vostro lui o la vostra lei escono di casa, si chiudono la porta alle spalle e scompaiono alla vostra vista, per la meccanica quantistica, non abbiamo certezze sul fatto che continuino effettivamente ad esistere o meno. Così per tutto il resto. Le case, il supermercato, il municipio? Un dubbio che ci fa uscire di corsa, andare dietro al nostro amore e lo vediamo, eccolo lì, esiste eccome, sono le sue spalle quelle, e il viso che ci ha fatto innamorare. Guardale qui, le case! Il municipio e tutto il resto! E se fosse solo merito della convinzione? La fortissima convinzione di ritrovare tutto esattamente come ce lo ricordavamo? Una convinzione talmente intensa e radicata da trasformarsi non nella nostra idea di realtà, ma nel suo stesso nucleo. La vediamo, sì, la possiamo anche toccare, ma solo un infinitesimo di secondo dopo averla forgiata nella nostra fervida immaginazione. Allora, buon compleanno, John! E tieni duro, nonno! Ovunque voi siate.


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IL CALORE DEL LEGNO, LA FORZA DELL’ALLUMINIO

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IL CIELO SOPRA TOBLINO Di questi tempi, a chi non capita di sentirsi appeso ad un filo? La magnifica fotografia di Roberta Pisoni (www.robertapisoni.it) ha colto in azione uno dei ragazzi di Slackline Trentino. Sullo sfondo, il Lago con Castel Toblino. La slackline è un’ardita disciplina sportiva che sta prendendo piede anche in montagna (suscitando anche qualche polemica). Ci vuole coraggio, certo, a praticarla. L’equilibro – su una corda elastica, così come nella vita – è tutto.



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RING di Fabio Peterlongo

di Denise Fasanelli

blues di provincia IL LIBRO, NOSTRO MIGLIOR ANTIDOTO ALLE FAKE-NEWS

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gni giorno ci riserva notizie di ogni sorta: da un lato aumentano i contagi e i ricoveri nelle terapie intensive, dall’altra si fa fremente l’attesa spasmodica per il vaccino. È difficile tenere il ritmo delle notizie ed ogni riflessione può risultare superata dagli eventi. Per questo risultano un po’ ingenui i numerosi instant-book a tema Covid-19, i libri che escono a decine in questo periodo, quando è chiaro che ogni riflessione su questa pandemia richiederebbe un minimo di sedimentazione, un minimo di “senno di NELLA SUA poi”: medici, giornalisti, ANTI-TECNOLOGICA psicologi, sociologi, tantissimi autori stimati SEMPLICITÀ UN stanno proponendo LIBRO CONFORTA nelle librerie i loro saggi, SEMPRE nel tentativo di mettere qualche punto fermo in un dibattito che ormai è un far west violento e, soprattutto sui social-network, scellerato. La persona di buona coscienza si rifugia così nell’antico amico, il libro, che nella sua anti-tecnologica semplicità conforta sempre, anche perché ci sottrae per qualche ora allo stillicidio di notizie e di tweet. Il libro è come un maestro che prende per mano e dice: ecco qui per te un ragionamento, pensa, non twittare, prenditi del tempo, non gridare subito la tua opinione, assorbi ed assapora la complessità delle cose che accadono. Trovo il libro l’ansiolitico più potente in questa fase in cui siamo tutti davvero spaventati: e i più spaventati sono proprio quelli che “negano” o sminuiscono la pericolosità del virus, chiudendo la propria anima alla paura che cerca di entrare, dicendo a se stessi e agli altri che l’allarme è esagerato e che c’è una “dittatura”. Risulta quindi “sintomatico” di questa fase un cambiamento singolare nel consumo di libri da parte degli italiani. Questo cambiamento si rispecchia nella lista dei libri più acquistati sulle piattaforme di vendita online. Ricordo come nelle prime settimane della pandemia il libro più venduto su Amazon fosse un bel romanzo educativo ed angosciante come La peste di Camus. Perché era ed è giusto essere angosciati e leggere libri per attrezzare il proprio animo. Oggi invece al primo posto c’è Il nuovo almanacco alimentare 2021. Giorno per giorno tutte le ricette dell’anno”. Perché ora la gente vuole pensare al 2021 ed appagare la propria pancia, sia concretamente che metaforicamente. Non solo staccando la spina dal turbinio dell’angoscia, che è vitale, ma negandosi di provare la sensazione di allarme. È proprio questo che allarma di più. 12

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lost in glocal LA STANCHEZZA SI PUÒ SCIOGLIERE IN UN GESTO?

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e giornate si accorciano e il buio sembra prendere il sopravvento sulla luce, manca ancora un po’ di tempo prima dell’alba. Il mondo è stanco, l’anno è vecchio, lei è madre e si sveglia a fatica dopo notti dormite a singhiozzo. Stropiccia gli occhi, scivola via dalle coperte e si infila nel suo vecchio cardigan, se lo incrocia lungo i fianchi per tenersi al caldo, mentre dalla finestra osserva gli alberi nudi, eccezion fatta per quel caco in mezzo al giardino. È un panorama un po’ malinconico, in un mese uggioso e triste, pensa, prima di dedicarsi alla solita giornata frenetica. Si prepara il caffè, un momento di quiete, un momento per sé. Seduta aspetta quel borbottio leggero, il profumo che invade la cucina e rasserena i sensi da che ne ha memoria. Si sveglia anche lei brontolando, dentro, per tutta la stanchezza accumulata, fiera di non aver ceduto alle macchine espresso o tantomeno ai lunghi caffè americani solubili, simili ad “acqua sporca”. Si gode questi minuti rannicchiata sulla panca, ipnotizzata dal fumo dei primi camini accesi, mentre la prima luce sale timidamente tra la foschia novembrina. Lascia spazio allo scorrere dei pensieri, sa che presto arriverà il periodo natalizio, con tutto il carico di preparativi, ancor prima delle emozioni. Il mese in cui il calendario dell’avvento inizia a comparire, ma non si può ancora toccare e si attende insieme ai bambini. Si fa coccolare da qualche ricordo: questo era il periodo in cui gli adulti prestavano attenzione al colore del vino novello, dei suoi SI GODE QUESTI MINUTI primi assaggi dopo le RANNICCHIATA SULLA corse campestri per le PANCA, IPNOTIZZATA feste di San Martino, l’estate che dura tre DAL FUMO DEI PRIMI giorni e un pochino, CAMINI ACCESI in cui “si veste il grande e il piccino”. “I bambini! Adesso li sveglio” pensa tra il sonno, la voglia di cioccolata calda e castagne che dovrebbe ricordarsi di comprare. Beve il caffè, in un gesto automatico, raccoglie i vestiti dei figli e, con la premura di chi ama davvero, li mette in caldo sul termosifone. Poi li sveglia. “Lo faceva anche la tua mamma?” chiede il più grande. “Sì”. “E la sua mamma, prima?” “Non proprio, perché all’epoca non c’erano i termosifoni e così metteva i vestiti sotto le coperte per intiepidirli e accendeva la stufa”. In fondo, era quasi la stessa cosa... “Mamma ma a te chi li scalda i vestiti?” E la stanchezza si scioglie in un abbraccio. Chissà in quante altre case, nello stesso momento dell’alba, si consuma uno dei gesti di amore più semplici. E più grandi.


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RING di Marco Pontoni

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POSSIAMO CAMBIARE LA NOSTRA VITA SENZA PER QUESTO “CONDANNARCI” ALL’INFELICITÀ?

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l Festival dell’Economia di Trento, quest’anno svoltosi necessariamente on-line, era dedicato al tema “Ambiente e crescita”. Un argomento, diciamo così, piuttosto ben noto, alle nostre latitudini. Forse le peculiarità del nostro habitat (siamo nel cuore delle Alpi, abbiamo le Dolomiti patrimonio Unesco e gli orsi di Life Ursus, per quanto ci facciano tribolare), forse anche la nostra vicinanza al mondo tedesco, han fatto sì che da noi una certa sensibilità per i temi “dell’ecologia”, come si diceva nei profondi anni 70, si sia sviluppata anche prima che altrove. Oggi siamo una terra di parchi naturali, centri di ricerca che ai temi del green dedicano non poco impegno, raccolta differenziata ed energie alternative, protezione civile e edilizia sostenibile. Non esente da problemi, certo, e da contraddizioni. Per dirne una: conciliare un’industria turistica che dà lavoro e benessere a migliaia di persone con la necessità di limitare, contenere, ridurre…cosa? Ma tutto, naturalmente: cemento, emissioni, traffico, rifiuti, consumi. Un’impresa da far tremare i polsi. Questo argomento, del limite, che 50 anni fa fu un cavallo di battaglia del Club di Roma - ma allora ci si preoccupava dei limiti “fisici” allo sviluppo, ritenendo che il petrolio si sarebbe presto esaurito - è tornato più volte nelle riflessioni che abbiamo sentito al Festival. Sinceramente, a chi ha familiarizzato in passato con i temi del de-sviluppo, non è parsa una novità. La novità è semmai che fino all’altro ieri si pensava che l’alternativa al “fare marcia indietro” fosse rappresentata

RING dall’evoluzione tecnologica. Questa visione accomunava il mondo della politica e quello dell’economia, perché entrambi devono prospettare ai cittadini un futuro di sviluppo e maggiore benessere, non di rinunce e sobrietà. Sono gli stessi cittadini ad esigerlo, no? Ma, stando ad alcune relazioni sentite al Festival, oggi quel tipo di ottimismo post-illuminista sembra un po’ appannato. Le certezze vacillano, ha ammonito Amitav Gosh, che non è un economista ma uno scrittore e un antropologo (e, forse per questo, vede le cose da una prospettiva un po’ più ampia). Altre volte nella storia l’uomo si è accorto di non poter dominare la natura, nonostante la scienza fosse in piena ascesa: pensate al terremoto di Lisbona, e allo choc che produsse, Voltaire ne scrisse sul suo Candido. Oggi, di nuovo, il cambiamento climatico ci mette di fronte ai nostri limiti. Con la differenza che, dopotutto, un terremoto è al 100 per 100 un evento naturale, mentre il surriscaldamento

PER QUANTI SFORZI SI FACCIANO PER MODIFICARE IL NOSTRO IMPATTO SULL’AMBIENTE IL RISULTATO RIMANE SEMPRE MODESTO

globale è – in tutto o in parte, a seconda delle tesi che si vogliano sposare – un prodotto del nostro modello di sviluppo. Ecco allora che per quanti sforzi si faccia per modificare – tecnologicamente – il nostro impatto sull’ambiente, ovvero la nostra “impronta ecologica”, ad esempio cercando di diminuire il consumo di combustibili fossili, e di rivolgerci alle energie sostenibili, il risultato rimane sempre modesto. Non basta, ha tuonato Esther Duflo, Nobel per l’Economia 2019. Dunque, si ritorna lì, dove erano arrivati i primi ecologisti. Certamente bisogna continuare ad investire nelle nuove tecnologie. Ma bisogna anche ripensare gli stili di vita, e quindi consumare meno, rinunciare a quote crescenti di individualismo, perseguire una maggiore equità fra paesi e regioni più o meno sviluppate (o anche fra classi sociali, che si fa prima a dirlo). Contenere la crescita demografica, che in Italia, per la verità, è già diventata decrescita. Questo però non può essere affidato alla buona volontà dei singoli. La retorica dei piccoli passi ha fatto il suo tempo: servono al contrario decisioni collettive, serve una governance sovranazionale, mondiale. Chi la metterà in piedi? L’Onu? L’Europa? L’Eurasia? Chi? E con quali effetti per le democrazie? Questo è tutto da discutere. E poi, quand’anche il precipitare della “crisi climatica” ne imponesse in tutta fretta l’adozione, sapremo condividerne le decisioni? Chi scrive è il primo a mettere le mani avanti: non lo so, non si sa. Nessuno lo sa. Già il lockdown imposto dal Covid 19 ha messo a dura prova la mia/ nostra/vostra pazienza. Ma – ha detto ancora Duflo – ci ha anche mostrato che possiamo cambiare la nostra vita senza condannarci all’infelicità. 15

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RING di Stefano Margheri

di Cinzia Cavagna

caninamente L’IMPORTANZA DEL RICHIAMO: IL SEGNALE SALVAVITA!

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lla domanda su quale possa essere il “comando” più importate da insegnare al nostro amico dovremmo rispondere in coro: il richiamo. Far sì che lui possa raggiungerci in qualsiasi momento, ed in ogni situazione possibile, sarà garanzia di controllo, sicurezza e tutela. E vorrà dire anche responsabilità, richiedendo le disposizioni locali e nazionali il saper gestire chi abbiamo a fianco anche nel caso si trovasse in libertà e ad una certa distanza. Ebbene, come tutti i comportamenti anche la risposta al segnale “vieni” dovrà essere insegnata ANCHE LA RISPOSTA progressivamente, AL SEGNALE iniziando questo percorso, sin dalla “VIENI” DOVRÀ tenera età. I cuccioli di ESSERE INSEGNATA pochi mesi saranno più PROGRESSIVAMENTE inclini a ricongiungersi al proprietario che, in questa fase precoce, diviene un prolungamento della figura materna. Con l’andare del tempo, tuttavia, ogni cane acquisirà una progressiva indipendenza ed ottenere un repentino ritorno potrà divenire di maggiore difficoltà. Il primo suggerimento per ottenere una buona reazione al “comando” consterà nell’evitare che il nostro amico, udito il segnale di ricongiungimento, decida di volgere altrove, inducendolo piuttosto a catapultarsi nel più breve tempo possibile. Perché questo accada sarà opportuno, almeno per le fasi iniziali dell’apprendimento, impiegare strumenti di sicurezza quali un guinzaglio allungato, oppure una lunghina di circa dieci metri. Così facendo, non vi sarà alcuna possibilità di mancato assenso da parte del cane, potendo noi stessi accompagnarlo qualora decidesse di soprassedere. Altro elemento di favore consterà nei cosiddetti premi: gustosi bocconi, trecce in stoffa da mordere, o palline da rincorrere e riportare, saranno conseguenze talmente piacevoli da aumentare le probabilità che, la volta successiva, la nostra voce evochi quanto accaduto in precedenza. Quando avremo perseguito un tale risultato, dovremo estendere il richiamo a situazioni o contesti particolarmente allettanti, come un parco pubblico, una passeggiata in montagna, o la presenza di altri come lui. Indipendentemente dall’attrazione del momento, imparerà a reagire con solerzia, ignorando il resto. Con il passare del tempo, e per effetto della ripetitività delle operazioni, saremo in grado di eliminare guinzaglio e corda lunga, senza mai dimenticarci di premiare con generosità colui che, tra tutte le cose della vita, ci avrà eletti al primo posto. 16

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gatta ci cova AFFILIAMOCI LE UNGHIE… MAGARI NEL POSTO PIÙ ADATTO

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e avete un gatto è obbligatorio mettere in conto che dovrete avere anche un tiragraffi, una necessità imprescindibile per il suo benessere. Non serve solo ad affilare le unghie, come potrebbe far pensare il nome, ma ha un importante fine sociale di comunicazione sia visiva che olfattiva, gli permette di fare stretching per mantenere la mobilità articolare e la tonicità muscolare, consente di sfaldare la vecchia guaina e liberare quindi la nuova unghia sottostante, è quindi assolutamente indispensabile per il suo benessere psico-fisico. Per essere utilizzato e apprezzato dal nostro amico felino deve ovviamente essere idoneo e posizionato correttamente. Sarà quindi necessario porlo in un punto di passaggio (o comunque ben visibile), o, in alternativa, vicino al suo punto di riposo preferito. Appena si sveglierà infatti si dedicherà allo streaching, attività che gli permetterà di riscaldare articolazioni e muscolatura ma anche produrre endorfine, stimolando quindi l’ormone del buon umore sarà più sereno e appagato. È possibile abituarlo fin da piccolo facendolo giocare con una cordicella da muovere sul tronco, in questo modo per prenderla dovrà artigliare il supporto, substrato che risulterà piacevole al tatto e di conseguenza l’abitudine verrà da se. Potete scegliere (o valutare le preferenze del micio) la tipologia migliore che potrebbe essere di tipo orizzontale: in cartone (ricordatevi di cambiarlo abbastanza spesso in quanto facilmente deperibile), corda o SI TRATTA DI uno spesso tappeto, UN’ATTIVITÀ (è sufficiente che sia abbastanza stabile da INDISPENSABILE PER IL SUO BENESSERE non arricciarsi quando il micio inizia ad PSICO-FISICO utilizzarlo) o verticale: in questo caso il tubo utilizzabile per l’estensione della schiena dev’essere di almeno 80 centimetri (per un gatto medio, per le taglie giganti ovviamente dev’essere calibrato alla loro estensione). Dev’essere anche robusto e stabile, vanno evitati quelli con cuccette alla base che non permettono il loro corretto utilizzo. Cercate sempre di non sgridarlo se dovesse erroneamente farsi le unghie altrove, ad esempio sul divano. In questi casi è meglio reindirizzare l’attenzione sul supporto corretto o molto più semplicemente avvicinare direttamente il tiragraffi alla zona inappropriata, coprendo quest’ultima con un foglio di carta stagnola o con il pluriball.


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RING di Francesca Caprini

degenerazioni LE NOSTRE VERE “THELMA E LOUISE” SONO “NATURA” E “PACIFICAZIONE DEI TERRITORI”. TENIAMOCELE STRETTE

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l giro dei Nobel 2020 la notizia è che il premio dell’Accademia Svedese per la chimica va alle due ricercatrici Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna. E poi ci sono Andrea Ghez – insieme a Roger Penrose e Reinhard Genzel – per la Fisica, e per la Letteratura la poetessa americana Louise Glück. Certa stampa ci va a nozze, in un senso e nell’altro: in particolare per Charpentier e Doudna lo stupore si condensa in una strana – quella sì – chimica: che si riassume in alcuni titoli: “Le Thelma e Louise del Dna”, “Il tocco rosa”, “Donne, mamme e nuotatrici(?)”, e via dicendo, fino al sibillino “Murakami o una donna” che ha mandato in palla anche lettrici e lettori dello scrittore giapponese, già di per sé complesso e complicante, nonché amatissimo, per chi vi sopravvive. Il 9 ottobre la danza di giornali, radio e tv fa a gara per chi piroetta più vicino alle 50 sfumature di rosa: “sono donne e pure madri”, giubiliamo tutte e tutti, in tempo di Covid è la notizia del sollievo! Il 10 ottobre, il disagio: imbarazzo e rabbia scivolano e montano fra social e blog. Mentre l’informazione, quella vera, si spacca nello spaccare il capello (decolorato?) in quattro: chi grida al sessismo, chi grida al controsessismo, chi al contro-contro-sessimo. Sull’Huffpost si legge: “Si è scoperto che il primo titolo (quello di Thelma e Louise, ndr) lo aveva prodotto una brava giornalista, la quale ha spiegato come lo stesso riferimento alle eroine di Ridley Scott lo si trovasse in un capitolo di un libro del fondatore di Nature Genetics dedicato alle due ricercatrici”, mentre il Foglio rincara: “La citazione di Thelma e Louise non è fuori luogo né sessista: indica bene lo spirito di una coppia di donne intraprendenti e ribelli, anche perché le tecniche Crispr, soprattutto in Europa, sono molto ostacolate politicamente e legalmente”. Ora: apprezziamo lo sforzo, ma forse bisogna agganciare il pensiero al tempo che si sta vivendo. Forse, e 18

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dico forse, nell’epoca dei #MeToo, di #NiUnaMenos, delle straordinarie lotte femminili e femministe che in mezzo mondo si oppongono a megaprogetti estrattivi per difendere terre e territori – e contemporaneamente seminare e praticare un’altra economia possibile – ecco dico, forse un poco di attenzione in più... Sconfortata, anche io mi faccio un giro sui social in cerca di confronto e condivisione: “...mi tocca restare ancora sui Nobel – si legge l’11 ottobre sulla pagina facebook di Barbara Poggio, prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università degli Studi di Trento. Perché tu puoi studiare per anni, ottenere risultati brillanti, superare diffidenze, tubi che perdono e tetti di cristallo, puoi mettere in piedi team di ricerca straordinari e fare scoperte sensazionali, ma alla fine quando vinci il premio più prestigioso, arrivano i giornali e ti rimettono al tuo posto, ricordandoti cosa agli occhi del mondo davvero conta di ciò PREMI NOBEL 2020: che sei. Una donna, GIORNALI, RADIO E TV una mamma, un tocco HANNO FATTO A GARA di rosa, o tutt’al più PER CHI PIROETTAVA una casalinga e una PIÙ VICINO ALLE 50 cameriera che trovano in una corsa verso la SFUMATURE DI ROSA morte la loro libertà”. Insomma, se viene attaccata una giornalista, una politica, un’attrice, è noto che le regole siano diverse, e questo è sessismo; se viene sminuita la capacità di eccellere di scienziate o poete anche solo con lo stupore che siano arrivate a mostrare la loro grandezza, questo è sessismo. Se la pubblicità in televisione non ha ancora smesso di mostrare la madre italiana pettinata e solerte che stira e fa da mangiare (contemporaneamente) per tutta la famiglia, questo è il sessismo, quello nostrano, subentrato negli strati del derma di uno Stato – e di una popolazione – che ancora non è capace di garantire parità di salari e di garanzie in casi, ad esempio, di quarantene forzate. C’è un filo – non so se rosso o rosa, di sicuro, inscindibile – che lega a doppia mandata il sistema dell’esclusione e della diseguaglianza di genere con la radice patriarcale e ipercapitalista che anche la nostra politica economica ha. Possiamo farci due risate, ma le Thelma e Louise – pace all’anima loro – del nostro tempo si chiamano “natura” e “pacificazione dei territori”. Mi pare siano entrambe mano nella mano che fanno rombare il motore rimirando l’orizzonte vuoto. Per evitare che, stufe di tutto di tutte/i si buttino nell’orrido – e noi insieme a loro – vediamo di confrontarci, studiamo, prendiamo coscienza; combattiamo di più, e meglio.


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trentinonotizie così così

il trentino in un mese 1. LA VALSUGANA SI CONFERMA ECOSOSTENIBILE Si è fregiata già lo scorso anno del titolo di destinazione certificata per il turismo sostenibile (GSTC). Quest’anno, per l’Apt Valsugana e Tesino è arrivato il bis. Una conferma di cui c’è di che essere orgogliosi.

4. ASSALTO AL CASTELLER: TANTA TENSIONE PER NIENTE (O QUASI)

6. TASIN VINCE A “STORIE DI DONNE”

Il loro grido di battaglia era “Smontiamo la gabbia”. Non possiamo certo dire che ci siano riusciti, tuttavia un gran parlare lo hanno suscitato comunque. Gli attivisti che domenica 18 ottobre hanno tentato di liberare il celebre M49 appartengono a varie sigle di collettivi animalisti. Come è finita? Con un nulla di fatto. Tanta tensione per niente (o quasi).

È Adriana Tasin, autrice di Madonna di Campiglio, la vincitrice del concorso letterario femminile “Storie di donne”, di Arco. L’impresa si è realizzata grazie al suo racconto “La Sfida”, dedicato a una curiosa e originale sfida in un piccolo centro cittadino.

2. IL RITORNO DI DON IVAN MAFFEIS Cambio al vertice delle parocchie di Rovereto. Al posto di Mons. Nicolli, che lascia dopo 11 anni, direttamente dal Vaticano arriva don Ivan Maffeis. Nativo di Pinzolo, 56 anni, è stato sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana.

7. LA MIGLIORE È BIRRAFON 7 5

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Si è aggiudicato un primo premio al campionato del mondo per birre senza glutine, che si è tenuto a Bologna Fiere. Stiamo parlando di Birrafon, birrificio di Borgo d’Anaunia. 8. UNA ZUCCHINA DA RECORD!

3. GLI ARISTOMATTI VINCONO ANCORA

Domenica 18 ottobre, la Filo Deflorian di Tesero ha fatto il bis. Dove? Alla rassegna di teatro amatoriale “Il mascherone”, organizzata a Bolzano da Luci della Ribalta, compagnia affiliata alla Uilt. A convincere la giuria il musical “Gli Aristomatti”, scritto e dioretto da Michele Longo.

5. EMILIA SUL SENTIERO “SAN VILI” L’ultramaratonista argentina Emilia Juliano ha percorso i 100 chilometri del sentiero “San Vili” da Madonna di Campiglio, dove è partita alle 00.12, a Trento dove è arrivata, in piazza del Duomo, alle 15.20, per sostenere l’associazione Robin Hood onlus di Tione. È accaduto lunedì 12 ottobre. Vivi complimenti all’atleta!

Quarantadue chilogrammi sono un bel peso per una zucchina. Si stenterebbe a crederlo vero se non avessimo la foto qui sopra. L’uomo che pare soccombere sotto la mole vegetale si chiama Luca Zadra ed ha effettuato il “prelievo” nel suo orto di Tres, Comune di Predaia in Val di Non.

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SOMMARIO Il mese RING 6 COMMENTI 10 L’IMMAGINE 19 IL TRENTINO IN UN MESE

Pino Loperfido

ATTUALITÀ 22 GIORGIO FRACALOSSI di Pino Loperfido 30 VIVA IL VINILE! di Fabio De Santi 34 PALAZZO LODRON di Pino Loperfido 38 GLI ULTIMI CHE NON DIVENTARONO PRIMI di Tina Ziglio

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COME TI DIPINGO ANIMA E CORPO di Tiziana Tomasini VALLAGARINA, ARTE E SAPORI di Fabio Peterlongo MICHELA CEMBRAN di Susanna Caldonazzi TRENTINO HISTORY di Camilla Jerta Rampoldi ARRIGO DALFOVO di Renzo Francescotti ARIANNA BRIDI di Tiziana Tomasini

56 LA FORMA DEL BURRO di Fiorenzo Degasperi 60 SPECIALE “CASA & ARREDO” PANORAMA 70 APPUNTAMENTO A TEATRO di Susanna Caldonazzi 72 FESTIVAL METEOROLOGIA di Nicola Tomasi 73 FESTIVAL EDUCA di Tina Ziglio 74 TEATRO DI PERGINE di Fabio De Santi 76 DNA IN MUSICA di Fabio De Santi 78 SPECIALE “DISTILLATI & LIQUORI” di Giada Vicenzi REFLEX 85 IL DIALETTO IN-FORMA di Renzo Francescotti 86

STRA-VEDERE di Fiorenzo Degasperi

89 TACCUINO D’ARTE di Roberto Pancheri GIORNO PER GIORNO 90 MOSTRE 96 APPUNTAMENTI DEL MESE SCOOP&NEWS 102 IL MATRIMONIO DEL MESE 104 GENNARO RICCIO SUPERSTAR 106 DONNE CHE SI PARLANO E... 108 IN BONDONE L’ORSO CON LA VALIGIA MISS ITALIA SULLA NEVE

RUBRICHE 114 LIBRI & MUSICA 116 TRENTINO VISTO DALL’ALTO 117 A TAVOLA 119 FIORI & ERBE 120 #CONTEST 121 INSTAGRAMMER DEL MESE 122 LETTERA DA UNA PROFESSORESSA

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NOVEMBRE 2020

PALAZZO LODRON

NELLA RESIDENZA DI PARIDE OGGI SI FA... IL VINO

CATERINA CAVALLINI Followers: 56.000 Visualizzazioni di post: 30.000 mese

GIORGIO FRACALOSSI

«STUDIARE SEMPRE, FERMARSI QUASI MAI!»

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Il rischio di fare una rivista mensile è quello di andare in stampa, ed essere superati dall’attualità. Andare in edicola già vecchi, insomma, come un neonato che al momento della nascita abbia già circa 90 anni (“Benjamin Button”, ricordate?). Ora che le nostre vite non sono più regolate dalla pressione sanguigna e dall’inflazione, bensì dai DPCM, ci stiamo abituando a vivere così: con il rischio che le cose cambino. Le certezze sono diventate una specie di lusso che pochi possono oramai permettersi. Pertanto non stupitevi (e non arrabbiatevi!), cari Lettori, se qua è là, tra le pagine, troverete l’annuncio di uno spettacolo o di un concerto. La “falsa” notizia possa darvi anzi sollievo. Vi regali cioè il pensiero di quel che sarebbe stato ma, soprattutto, di quel che certamente tornerà ad essere. Bisogna crederci! La storia di Giorgio Fracalossi, che potrete leggere nelle pagine che seguono, ce lo insegna. Così come l’impresa della nuotatrice Arianna Bridi. Il culto della bellezza di Paride Lodron e dei vecchi artigiani che idearono e produssero gli stampi da burro. E che dire dei nostri migranti che dovettero abbandonare tutto per andare in Brasile? Una tenacia di cui rimane traccia ancora oggi, nelle generazioni di discendenti, come ben ci racconta il libro di Renzo Maria Grosselli. “Crederci” è il primo, il più importante dei comandamenti. Chi l’avrebbe detto, infine, che l’antiquato disco in vinile sarebbe ancora tornato a far parlare di sé? Chi ha più di 30-40 anni li ricorda bene questi dischi neri che una puntina metallica mutava magicamente in suono. L’ascolto era religioso. Delle volte, però, capitava che il disco – magari un po’ graffiato – si inceppasse. Le parole della canzone andavano in loop. Occorreva alzarsi e muovere la puntina di un solco in avanti. È quello che ci auguriamo di fare quanto prima, con il disco inceppato del virus. La sua musica non ci sta piacendo nemmeno un po’. direttore@trentinomese.it

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IL MATRIMONIO DEL MESE MIPA/NORD-EST/217/2020

SE IL VIRUS È SOLO UN DISCO INCEPPATO

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RENZO MARIA GROSSELLI GLI ULTIMI CHE NON DIVENTARONO PRIMI

LO DAVANO PER SPACCIATO ED INVECE IL DISCO IN VINILE HA SORPRESO TUTTI, RICOSTRUENDO UN PROPRIO MERCATO MONDIALE. NE PARLIAMO IN QUESTO NUMERO.

ANCHE IN TEMPO DI PANDEMIA, UN TEMPO SOSPESO, È IMPORTANTE SCEGLIERE IL DISCO GIUSTO. E QUANDO S’INCEPPA, DECIDERSI A CAMBIARLO. IL PIÙ PRESTO POSSIBILE

ARIANNA BRIDI BIONICA SIRENA CHE BATTE ANCHE I MASCHIETTI

MICHELA CEMBRAN A TEATRO, IL RACCONTO DI DONNE “GUERRIERE”

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trentinoincontri

UN CAFFÈ CON

di Pino Loperfido

GIORGIO FRACALOSSI: «STUDIARE SEMPRE, FERMARSI QUASI MAI» AMA CORRERE, PER SPORT E PER LAVORO. HA COMINCIATO IN BANCA E POI COME COMMERCIALISTA, ORA PRESIEDE IL SECONDO GRUPPO BANCARIO COOPERATIVO ITALIANO CHE HA SEDE (ORGOGLIOSAMENTE) A TRENTO. AFFABILE, PRONTO ALLA BATTUTA, CI RACCONTA LA GENESI DELLA PROPRIA FAMIGLIA E QUELLA DI UN SISTEMA CHE RIESCE A CONIUGARE I PROPOSITI DI DON LORENZO GUETTI E LA PIÙ SFRENATA MODERNITÀ (PANDEMIA, COMPRESA). MA C’È SPAZIO ANCHE PER UN CERTO VIAGGIO IN BRASILE CHE CONQUISTÒ IL SUO CUORE Giorgio Fracalossi, nel suo ufficio di Via Belenzani

I

n Trentino dici “banca” e – non c’è niente da fare – il pensiero va subito a lui: Giorgio Fracalossi. Classe 1955, sposato con Marina dal 1986, ha due figli Giorgia (1989) e Gregorio (1991). Di professione sarebbe commercialista, ma – andando a ritroso – dal 2010 è presidente di Cassa Centrale Banca. Nel 2006 è stato eletto presidente della Cassa Rurale di Trento. Dal 2003 presidente di Informatica Bancaria Trentina, società del movimento cooperativo. Bancario dal 1976 al 1998. Ha anche due pas-

sioni sportive che con le banche non hanno assolutamente nulla a che fare (calcio e maratona), ma abbiamo tutti i nostri difetti. Lo incontro nella sede di via Belenzani, l’elegante e antico palazzo che fino a pochi anni fa ha ospitato il rettorato dell’Università di Trento. Ma a proposito

DENOTA PIÙ AFFABILITÀ DI QUANTA CI SI ASPETTEREBBE DA UNO CHE RICOPRE COTANTI INCARICHI E ASSUME SU SÉ TANTE RESPONSABILITÀ

di calcio... il suo ufficio ha qualcosa di un campo regolamentare, quanto meno in termini di estensione. È qui che gioca quotidianamente le sue partite professionali, mette in atto strategie e moduli di gioco, dirama formazioni ufficiali, effettua sostituzioni quasi sempre azzeccate e – last but not least – motiva i collaboratori, proprio come un carismatico allenatore di calcio. Certo, dimostra meno dei suoi 65 anni e denota più affabilità di quanta ci si aspetterebbe da uno che ricopre cotanti incarichi e assume su sé tante responsabilità. Meno ingessato di un vecchio compagno di scuola che si ritrova dopo 24

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trentinoIncontri qualche tempo. Sarà la mezza parentela che ci lega (suo padre e mia suocera sono primi cugini), sarà il legame con il paese di Vigolo Vattaro: (lì hanno vissuto i suoi nonni, papà Arturo e mamma Carmen, lì ha origine la famiglia di mia moglie), ma una immotivata confidenza ci lega nonostante non ci vediamo quasi mai. Tanto per dare un’idea iniziale ai non addetti ai lavori e a chi non segue la cronaca bancaria, Giorgio Fracalossi è il presidente di Cassa centrale Banca, sebbene a mio avviso il titolo pecchi per difetto. Di che si tratta? Beh, facciamolo raccontare a lui stesso. Prima però – galeotto, l’accenno alla “vigolana” Santa Paolina – vuole assolutamente raccontare di un suo viaggio in Brasile del 2008. A che titolo sei stato laggiù? Era il 2008 e come Cassa Rurale avevamo organizzato un viaggio, non turistico, bensì legato alla storia dell’emigrazione trentina. Cosa sapevi del Brasile? Calcio a parte, onestamente, poco. Sapevo di avere dei parenti da qualche parte. Mio nonno Giovanni emigrò all’inizio del secolo, ma poi fece marcia indietro. Suo fratello Settimo, invece, vi rimase. Come è andata nel 2008? Siamo arrivati a Florianopolis: bello e drammatico, per la disparità sociale. Favelas accanto ad una versione brasiliana di “Montecarlo”… Cioè? Residence con piste di atterraggio, ville con hangar annesso, cose così. E poi? Siamo andati a Nova Trento, dove avevamo contatti con la locale cassa rurale, chiamata Trento Credi. Un’assemblea della Cassa Rurale di Trento

La famiglia Fracalossi al completo

Che tipo di contatti? Nel 2001 l’avevamo probabilmente salvata da un fallimento. Adesso si era ripresa e aveva sviluppato una sua rete di filiali. Dopo Nova Trento? Nova Vigolo, il santuario di Madre Paolina. Lì l’abbraccio con Suor Elvira – la priora, per anni a Vigolo Vattaro nella Casa Natale della Santa – e con gli immigrati. Ci sei più ritornato? Certo, altre due volte. La seconda, con l’allora Presidente Ugo Rossi, mi ha portato a fare una scoperta clamorosa. Quale? Scendendo verso Porto Alegre, mi hanno portato in una città chiamata Bento Gonçalves. Sai qual era il cognome più diffuso? Fracalossi? Proprio quello lì. Cosa ti ha colpito di più della terra e della gente? L’attaccamento delle terze e quarte generazioni alle radici della propria famiglia. Cantavano “Merica, merica” e…

C’era commozione? Mi viene la pelle d’oca ancora oggi. Questi ragazzi ricordano, ritornano e leggono i quotidiani trentini, forse più attentamente di noi stessi. Provando a fare un collegamento con la tua vita: avresti mai pensato di essere in questo palazzo storico al centro di Trento, a raccontare dei tuoi tre viaggi brasiliani, quando studiavi ragioneria al “Tambosi”? Guardando la mia vita da qui, voltandomi indietro… sembra tutto impossibile. Spiega, spiega... Non me lo sarei mai aspettato. Mi ero iscritto a ragioneria perché a casa mia c’era la necessità di contribuire al bilancio famigliare. Dovevo trovare una scuola che mi garantisse un’occupazione. Allora era possibile. Università? Ho frequentato Economia e Commercio, fino a che ho trovato lavoro in Cassa Rurale di Povo, nel 1976. Lì incontrai come Direttore Sandro Menestrina, un professionista ed un cooperatore dal quale ho imparato moltissimo e per il quale provavo tale stima che mai mi sarei permesso di pensare, anche per ragioni anagrafiche, di prenderne il posto… Così puntasti la Presidenza. In effetti, ignari, all’epoca scherzammo sull’argomento...: in ogni caso prima dei 35 anni ero dirigente. Era quello che volevi fare A dire la verità, credo di aver sempre avuto l’idea di fare qualcosa di particolare, di “mio”. La mentalità imprenditoriale probabilmente me la porto dietro fin da ragazzo. L’iscrizione al concorso per entrare in banca l’aveva fatta mia madre. Fu lei a spingermi. Ma eri dirigente a trent’anni: non ti bastava?! No, nella mia testa c’era qualcos’altro. 25

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trentinoIncontri

Non puoi non dirci cosa… Nel 1994 ho ricominciato a studiare per abilitarmi come commercialista. Insomma, alla soglia dei 40 anni ti sei rimesso sui libri? Sì, tra l’altro per fare qualcosa di completamente diverso. Ho passato gli esami subito e lì sono arrivato ad un bivio: licenziarmi o meno. Hanno provato a convincerti a rimanere? Tutti e con intensità. Mi hanno dato anche del matto, se è per quello. Anche la moglie? No, devo dire che lei mi ha sempre assecondato e di questo devo esserle grato. La mamma immagino fu un po’ meno contenta. Negli anni Settanta, quello in banca era un impiego molto ambito. Ma la mia volontà fu più forte e assieme ad un amico aprii uno studio che ebbe subito una gran fortuna. Ti senti fortunato? Toccando ferro, sì. Lo sono sempre stato. L’unica cosa in cui non lo sono stato riguarda la mia possibile carriera di calciatore. Ma lì ero troppo scarso. Studi ancora? Sempre. E potrei non farlo. Nel momento in cui perdi la voglia di studiare, la passione di capire e di conoscere, ebbene vuol dire che sei arrivato ad un punto in cui la vita ti chiede di fare un altro tipo di riflessioni. Insomma, arriva il 2000 e ti ritrovi affermato commercialista. Eppure, poco tempo dopo il ritorno di Steve Jobs alla Apple, qualcosa di simile avviene nella tua carriera... 26

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Dopo essere entrato in Consiglio e venuto a mancare il Presidente Garbari, nel 2005, se ne cercava un sostituto. Accettasti? Ad un patto. Che il Consiglio CRT, a scrutinio segreto, mi votasse all’unanimità. E accadde. Quella fu davvero una grandissima soddisfazione. C’era anche Sandro Menestrina? Sì, mi disse che lui l’aveva previsto da vent’anni... A questa seguì la presidenza di Cassa Centrale nel 2010. Anche qui fortuna? La tua sembra quasi una posizione passiva, da spettatore. Allora ti racconto come andò con l’Informatica Bancaria Trentina. Ah, già, che presiedevi anche quella… È il 2003. Sono al campetto di S. Maria per la Coppa Biasior… Hai appena detto che sei scarso a calcio! Infatti a giocare era mio figlio. Tra il pubblico c’era Mario Sartori, direttore generale di Cassa Centrale. Lo conoscevo, ma non a livello personale. Mi fa: “Devo parlarti”. “Quando?”, domando io. “Subito, andiamo a pranzo, dopo la partita”. Lasciami indovinare: ti propone la presidenza. Sì, da non credere. Io non sapevo nulla di informatica. Gli chiesi di rifletterci. Tu lo chiedesti a lui? Già, di solito quando ti offrono una carica del genere, non si perde certo tempo a rispondere. È andata così anche con la Presidenza di Cassa Centrale? Beh, lì fu diverso. Confesso che quella era una mia ambizione. Un’altra corsa.. A proposito, è vero che ami correre? Sì, è una passione nata in età “matura” e che mi gratifica molto. Non è mai troppo tardi per iniziare. Che ricordo hai della tua famiglia in quel di Vigolo Vattaro? Ci chiamavano i Tasini, forse per via del fatto che veniamo dal Tesino, chissà. I miei ci hanno abitato fino al 1953. Poi nel 1955 sono arrivato io, ma eravamo già a Trento, al Mas Desert. Ci torni sull’Altopiano? Sempre e volentieri. C’è ancora la nostra casa di famiglia. Cosa faceva papà Arturo? Mio papà era un artigiano della terracotta, ma anche un po’ artista nel suo campo. Pensa che alcune sue opere modellate su figure sacre le conservo caramente ancora oggi. Aveva solo un difetto…

Fotografie: Jacopo Salvi

DOMANDE FISSE Il libro che sta leggendo. Due: “A conti fatti”, di Franco Bernabè, e “Coach Wooden and Me”, di Kareem-Abdul Jabbar (consigliato da Maurizio Buscaglia ex allenatore dell’Aquila Basket). Il suo numero preferito. Il 23 di Michael “Air” Jordan. Il suo colore preferito. Blu. Il piatto che ama di più? Polenta e coniglio, accompagnato da un bicchiere di Pinot nero. Il film del cuore. “C’era una volta in America”, di Sergio Leone, con la colonna sonora dell’indimenticabile Ennio Morricone. La squadra di calcio. Juventus. L’automobile preferita. La mia auto “storica” del 1981, una Porsche SC special edition “Ferry Porsche”. Il viaggio che non è ancora riuscito a fare. Il Pacific Crest Trail, il sentiero lungo 4200 km, che va dal Messico al Canada. Naturalmente... a piedi. Animali domestici. Un boxer di nome Santo. Cantante, compositore o gruppo preferiti? Simon & Garfunkel Se non avesse fatto quello che ha fatto, cosa avrebbe voluto fare? Architetto, il mio mito è Frank Lloyd Wright (quanto è bella la sua casa sulla cascata?!)

La cosa che le fa più paura. L’ingiustizia, in generale. Ha un sogno notturno ricorrente? Sinceramente, no.


trentinoIncontri Sotto, i genitori, Arturo Fracalossi e Carmen Bailoni, a Vigolo Vattaro nei primi anni ‘70. A sinistra, con la sua amatissima Porsche d’epoca

Quale? Non era “capace” di farsi pagare. Madre decisa e papà titubante: da chi pensi di aver preso? Da mio papà ho imparato tanto la parte manuale. Eravamo sempre in cantina a fare cose. Mobili, ad esempio. Dodicenne, mi mandava sempre al negozio di Franzinelli a comprare chiodi, viti e altro. Nella mia occupazione attuale credo che tutto ciò si traduca in un buon senso pratico. Ma mio papà aveva anche una buona cultura. E da mamma Carmen? La lungimiranza. Ma ti voglio confessare un segreto... Prego. Quando io sto per finire un progetto, cioè nel momento in cui ne intravvedo la conclusione io devo avere già pronto un altro obiettivo da perseguire. È la mia personalissima forma mentale. Un po’ quello che ti è accaduto negli anni Dieci del Duemila. Più o meno, sapevi già cosa sarebbe accaduto… Nel 2015 c’è la grande riforma delle Banche Popolari. Ovvero, devono trasformarsi in Spa. E le BCC che c’entravano? Anche loro erano chiamate ad una trasformazione. C’era da mettere in sicurezza il risparmio. Era il Governo a chiedercelo. Occorreva un assetto che fosse sostenibile nel tempo. Il credito cooperativo è troppo importante per le famiglie e le piccole e medie imprese. Troppo fondamentale per essere affidato alle correnti congiunturali. E quindi?

Andava costruita una “rete”. Non era più pensabile che ogni banca procedesse (e rischiasse) per conto proprio. È vero che all’inizio l’idea era di fare un unico, grande gruppo nazionale? In Trentino però abbiamo sempre avuto una visione molto lungimirante in merito. Basti pensare che Cassa Centrale nasce addirittura nel 1974. Siamo stati i primi – assieme a Bolzano – nell’intera Penisola. La prima provincia ad avere… …una banca centrale Sì, non è esattamente così, ma forse la definizione rende l’idea.

«NEL MOMENTO IN CUI PERDI LA VOGLIA DI STUDIARE SEI ARRIVATO AD UN PUNTO IN CUI LA VITA TI CHIEDE DI FARE UN ALTRO TIPO DI RIFLESSIONI...»

Quante erano le Casse in Trentino all’epoca? 133. Le cose sono andate bene fino a quando? Abbiamo avuto due passaggi storici. Il primo alla fine degli anni Novanta, quando Cassa Centrale ha cominciato ad accusare problemi di – chiamiamoli così – dimensione. Si era ingrandita, e questo andava bene. Ma aveva necessità di essere “alimentata”. E il cibo presente sul territorio cominciava a non bastare più. Così, con grande visione strategi-

ca, l’allora Presidente Franco Senesi, sempre coadiuvato dal direttore Sartori, ha progettato un affaccio oltre i confini provinciali. Con le banche del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Una boccata d’ossigeno che ha trasformato Cassa Centrale in un vero e proprio motore performante. Il secondo passaggio storico? Nel 2007, l’allargamento della base sociale – sempre sotto la guida di Senesi – al colosso del credito cooperativo tedesco DZ Bank. A quel punto ci siamo sviluppati a tutti i livelli: rapporti con l’estero, sistemi di pagamento, finanza e crediti... Negli anni siamo riusciti ad avere, come clienti, banche in tutta Italia. Non solo BCC. Non solo Casse Rurali, quindi. Esattamente. Ad esse cominciano ad aggiungersi Banche Popolari, casse di Risparmio, banche private… Cos’era più apprezzato del nostro sistema? Beh, la serietà, l’affidabilità, la precisione. Ma come avete fatto a riuscirci? Qual è stata la chiave del successo dell’operazione? Il collegamento informatico. Puoi avere i servizi più accattivanti del mondo, ma se non sei in rete con puntualità… E voi c’eravate in rete? Allora si chiamavano Phoenix e IBT, oggi sono Allitude. Un sistema informativo comune. Una mossa fondamentale. Torniamo alla riforma del 2016, Governo Renzi. La paura era quella di fondersi con un gruppo più grande, come ad esempio 27

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trentinoIncontri ICCREA. Avremmo perso la nostra specificità e non solo. Eravate tutti d’accordo nel rimanere autonomi? Devo dire che le Casse Rurali trentine si sono sempre presentate a questi appuntamenti in modo compatto. Anzi, di più, granitico direi. Anche perché immagino che il Governo ponesse dei vincoli importanti. Il patrimonio, ad esempio. Ci veniva richiesto un patrimonio minimo di un miliardo di euro. E rientravate in quella cifra? Mica tanto… Ci mancavano 800 milioni… Occorreva una raccolta di capitale senza precedenti da queste parti. Il 31 marzo 2018 abbiamo annunciato di aver superato la cifra richiesta. Un’attestazione di fiducia e stima straordinaria. Una bella responsabilità. Abbiamo passato qualche bel momento di ansia. Alla fine però Cassa Centrale diventa capo gruppo della nuova, imponente realtà bancaria: siamo oramai all’inizio del 2019. Oggi contiamo più di 11500 dipendenti, 1500 filiali e un patrimonio di 6,7 miliardi di Euro. Abbiamo dieci sedi in Italia, ma è un grande orgoglio avere la sede centrale di uno dei più grandi gruppi Bancari italiani in Trentino.

Con Mario Sartori, amministratore delegato di CCB

Il fatto che Giorgio Fracalossi diventasse presidente di questa nuova creatura era scontato in questo passaggio? Era molto probabile. Lasciami sottolineare e ricordare il grandissimo lavoro fatto con Mario Sartori, direttore generale di CCB, per la realizzazione del Gruppo. Sono state la nostra perfetta sintonia e una comune visione strategica a convincere tante BCC (oltre 130) a scegliere il progetto trentino. Con la politica che rapporto hai avuto in questi anni? Ripeto spesso che la finanza non ha confini né politici né geografici. E deve essere sempre in grado di rispondere

al Mercato. Lontano da ogni ortodossia dottrinale e da ogni influenza politica. Trento “fenomeno” della finanza? Ci sono città in Italia che non possiedono più banche: Bologna, Bari, Padova, Napoli… Le uniche realtà rimaste sono Milano, Roma e Trento. Questa è per noi la straordinarietà del progetto. A cui dobbiamo aggiungere gli effetti collaterali: ad esempio i ritorni sul territorio in termini di occupazione, indotto, ricaduta del gettito fiscale ecc. Come si è coniugato in questo progetto lo spirito cooperativistico originario, guettiano, diciamo. La serietà che abbiamo sempre dimostrato è stato un elemento fondamentale. Come spieghi che, di contro, a fronte del clamoroso successo a livello nazionale, quando si è trattato di fare una fusione a livello locale tra Cassa di Trento e Cassa Rurale di Lavis si siano levate voci di dissenso? Nemo propheta in patria. Va bene. Ci riprovo: cosa rispondi a chi vi accusa di tradimento dei valori originari? Per noi i valori che c’erano ci sono ancora. E non cambiano. A cambiare sono i modelli organizzativi. Abbiamo provato a spiegarlo in tutti i modi: quello che potevi

UN TORNIO TUTTO NUOVO (O QUASI) PER PAPÀ ARTURO

A

Vigolo Vattaro, a cavallo della Seconda guerra mondiale, vi erano due aziende che lavoravano l’argilla. Arturo Fracalossi – papà di Giorgio – lavorava con Emilio Franzoi (Milioti) Primi anni Cinquanta, un giovane Arturo; alle sue spalle Clemente Nicolussi (Maranzo)

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in quella di Clemente Nicolussi (Maranzo), in cima al paese, sul torrente Rombonos, le cui acque erano utilizzate per la decantazione. La creta proveniva dalla cava degli Sbrioni, ai piedi della Marzola. Si producevano pignate, vasi, scodelle, ecc.. Tuttavia, dopo la nascita della prima figlia, Annamaria, nel 1953, i Fracalossi decidono di trasferirsi a Trento, dove due anni dopo viene al mondo Giorgio. Arriveranno a breve distanza anche gli altri due figli, Ivano (1957) e Giovanna (1959). Abbandonata ogni velleità artigianale e artistica, immerso ora nella vita cittadina, Arturo trova un impiego da usciere a Villa Igea. Negli anni Settanta, vedendolo abbattuto e deluso, Giorgio lo convince a recuperare un tornio a pedale. Ma lui è già stanco e malato. Allora il figlio riesce a far applicare il motore di una vecchia lavatrice. Arturo storce il naso: la velocità costante di quel motore mal si adatta alla creatività, ma basta per trasmettere al figlio Giorgio la manualità di quel gesto. Carmen Bailoni con la zia Maria, sorella di Arturo, sul torrente Rombonos


trentinoIncontri avere cento anni fa, non puoi pretendere di averlo oggi nello stesso identico modo. Le Casse Rurali sono nate, quasi 130 anni fa, per i bisogni primari, per la fame, l’usura, per fra fronte all’emigrazione. Nel solo 1875 partirono per il Sudamerica ben 26mila trentini! Oggi questi bisogni sono cambiati. E c’è la necessità di saper interpretare questo cambiamento. Molti lamentano l’assenza di un contatto diretto con persone del territorio. Una volta era il medico condotto a provvedere a qualsiasi cura. Oggi si va dallo specialista. Per fortuna, aggiungerei. Immagino che il vostro lavoro sia in gran parte rivolto al futuro. Certo, pensiamo sempre alle nuove generazioni. A dove ci porterà la tecnologia. Quanto ci spiazzerà. Non conosciamo l’entità di questo cambiamento, ma sappiamo che accadrà. Puoi fare un esempio? I giovani in banca non ci vengono quasi più. Fanno tutto sui loro device: telefoni,

PER NOI I VALORI CHE C’ERANO CI SONO ANCORA. E NON CAMBIANO. A CAMBIARE SONO I MODELLI ORGANIZZATIVI

computer. Durante il lockdown abbiamo potuto sperimentare e trarre una conclusione importante: tante cose i clienti riescono a farle da soli. Versamento, prelievo, bonifico… Si è verificata una vera evoluzione di rapporto, una modernizzazione improvvisa che ha riguardato anche noi stessi. Pensiamo ai Cda fatti in video. Nessuno avrebbe accettato un’idea del genere fino a qualche tempo fa. Quindi adesso che accadrà? I nostri dipendenti dovranno diventare consulenti. Sarà un passaggio molto importante, un’evoluzione dei ruoli lavorativi, quasi una trasformazione a livello culturale. E se ti dico “Google” e “Amazon”: cosa ti viene in mente? Nel 1997 Bill Gates fece quella celebre affermazione: “We need banking. We don’t need banks anymore”. Abbiamo bisogno di un’attività bancaria, ma non delle banche. Le banche sono un di più? No, non sono d’accordo. Le banche hanno solo bisogno di essere ripensate come luoghi. Non più solo dedicate “ai soldi”, ma cariche di un’utilità sociale.

New York: Con la signora Marina alla celebre maratona

E voi lo state facendo? Ci stiamo lavorando. Ci puoi dare qualche dettaglio? Mmm... ti inviterò all’inaugurazione. Una domanda per chiudere, allora. Il rapporto dei trentini con il denaro: cosa hai imparato in tutti questi anni di esperienza? Come si pongono? Sono dei grandi risparmiatori. Su questo credo di non avere dubbi. Con che tono lo stai dicendo? Sei ironico? No, per carità. Resto convinto che avere dei risparmi sia fondamentale. Tanto o poco, ti dà una certa sicurezza. Un’autostima che incide anche in quello che fai e in quello che dai alla società in termini lavorativi. Quanto sono sicuri i soldi che oggi “mettiamo” in banca? In Cassa Rurale al 100%... Battute a parte, sui depositi la garanzia del Fondo Interbancario, almeno fino ai 100mila euro. Poi dipende se decidi di investire e in che cosa investi. Per fortuna sta

crescendo molto la fiducia nel risparmio gestito, ovvero affidare i propri soldi ai professionisti che abbiamo in Cassa. In questo il trentino medio è molto attento e non più sprovveduto come forse era un tempo. Accanto a ciò, la cyber security ha fatto il resto. Siamo in chiusura: hai sempre a che fare con un mucchio di gente, dalla mattina alla sera: qual è la qualità che apprezzi di più in una persona? La spontaneità. Che sia sincera, però! E il difetto che negli altri ti fa più paura? Consegue dal pregio: l’ambiguità. Qual è la tua idea di sostenibilità? A tutti i livelli. Cercare il giusto equilibrio tra vantaggi e costi sia in termini economici che ambientali e sociali. Ma con una vita lavorativa tanto piena, alla famiglia quanto tempo riesci a dedicare? Purtroppo troppo poco. Ma prometto che migliorerò! ■

Con il gruppo di viaggiatori in Brasile, nel 2008 29

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trentinotendenze

IL VINILE non È MORTO! VIVA IL VINILE! di Fabio De Santi

UN MONDO CHE SEMBRAVA PERDUTO NEL TEMPO HA RITROVATO LA SUA DIGNITÀ E INTERESSE PRESSO I CONSUMATORI. UN NUOVO MODELLO DI BUSINESS BASATO SU PICCOLI NUMERI E APPASSIONATI DEL GENERE. UN PASSATO CHE RITORNA PREPOTENTEMENTE SPINTO DAL DESIDERIO VINTAGE DEI CONSUMATORI. SIAMO ANDATI A VEDERE NEL NEGOZIO DI ROBERTO FONDRIEST E ELIO VOLTOLINI...

L’

ultimo segnale forte, fortissimo, che serve per dimostrare il ritorno in grande stile del vinile è arrivato poche settimane fa dagli Stati Uniti. Secondo gli ultimi dati della RIAA (Recording Industry Association of America) infatti nella prima metà di quest ’anno gli ascoltatori di musica statunitensi hanno speso di più in dischi in vinile che in cd. Un dato impensabile almeno fino a pochi anni fa che non fa altro che confermare la 30

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passione di molti per l’ascolto di Lp, Ep e ’45 giri rispetto all’algido cd che avrebbe dovuto secondo, a questo punto, fallaci previsioni. A tenere alta la bandiera della passione vinilitica in Trentino, fra i pochi, è rimasto lo Screen Studio in via Ghiaie 18 a Trento dove da alcuni anni, cinque ad essere precisi, Roberto Fondriest e Elio Voltolini hanno deciso di puntare su questa dimensione d’ascolto uscendone, decisamente premiati. Sugli scaffali, ordinatamente divisi ormai sui due piani del negozio, si trovano le sezioni dedicate alla musica internazionale, dal pop al rock fino al metal, italiana, jazz, dance e compilation. Insomma tante

Elio Voltolini e Roberto Fondriest, titolari di Screen Studio


prelibatezze sonore per i vinilmaniaci come ci racconta qui Roberto Fondriest. Per quale motivo avete deciso di puntare sulla vendita e sull’acquisto del vinile in un momento in cui le quotazioni di questo supporto erano in deciso calo? Ho sempre seguito il mondo del vinile anche quando era ai minimi storici. Nel 2014 ho cominciato a notare un certo risveglio di interesse. Ho seguito quindi con maggior attenzione lo sviluppo del settore e nell’estate del 2015 abbiamo cominciato a proporre vinili usati. Questo perché gli appassionati ci sono sempre stati ed io stesso ne conoscevo parecchi. Mi sono anche confrontato con alcuni di loro ed ho capito che poteva essere una buona idea. Come sono andate le cose, che bilancio ad oggi ti senti di fare? Benissimo direi, oltre ogni nostra aspettativa. Eravamo ottimisti, ma non pensavamo che potesse funzionare così bene al punto che la gestione dei dischi mi porta ad occu-

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sti di tutti i tipi. C’è il collezioetà. A tutti chiediamo semnista puro che compra solo pre che giradischi hanno e spesso capiamo che si tratta dischi perfetti ed è disposto anche a pagarlo parecchio se di apparecchi terribili magari soddisfa i suoi standard, ci comprati al supermercato…A sono gli accumulatori seriaquel punto scatta la lezione li che comprano tanti dischi tecnica perché non possiamo che poi difficilmente riusciaccettare che acquistino diranno ad ascoltare, ci sono schi, magari anche costosi, persone che collezionano che poi vengano rovinati da tutto quello che trovano di giradischi di pessima qualità. uno stesso artista, ci sono i Andiamo nei dettagli: come avete studiato la didj che prendono camionette di dischi Mix per le loro serasposizione dei dischi conC’È IL COLLEZIONISTA te, ci sono persone che una siderando che gli appasPURO CHE COMPRA sionati sono attenti anche volta la mese si prendono 1 SOLO DISCHI a questi dettagli… diciamo o 2 dischi ma con un budget pratici? fisso da non oltrepassare. PERFETTI, CI SONO Ci sono anche giovani o I dischi sono disposti in cinGLI ACCUMULATORI sono ormai tutti orientati que aree: Artisti stranieri, SERIALI... Jazz/Fusion, Italiani, Raccolsul digitale? te/Colonne sonore e dischi Con nostra grande sorpresa c’è un discreto numero di gioMix per i dj. Sono messi nelanche parecchi clienti fuori vani che si sono appassionati. le vasche in ordine alfabetiregione. Alcuni di loro venAlcuni sono regolari frequenco come nome e cognome, a gono anche apposta, in partitatori del negozio, altri vengoscelta che alle volte ci criticolare dal Veneto, altri invece no di tanto in tanto ma è belcano ma per noi è molto più ci conoscono per le ven. vendite lo vederli che si informano e naturale ordinarli. – sab. – dom. online e se passano da Trento chiedono consigli. Non sanno Quanti ne avete attual9–18 mente sugli scaffali? non possono rinunciare a vequasi niente dellaore tecnologia nire fisicamente in negozio. analogica che sta dietro ad un Circa 13.000 inclusi però anQual è allora l’identikit giradischi e spesso ci ritroviache i compact disc che però dell’acquirente di vinile? mo a spiegare delle cose che sono pochi. venerdì Non c’è una risposta>precisa loro non possoOltre aifesta classici La lunga ovviamente notte delle orchidee, dalle ore 19: una per Lp qual è a questa domanda, ne ho vino sapere data la loro giovane l’interesse per i ’45 e i Mix? tutti i sensi. Fatevi incantare da una serata piena di sorprese. Collezionisti appassionati ed espositori Vi accompagneranno attraverso le rarità nella storica Serra III. Nuovamente con noi i coltivatori appassionati di orchidee e cactus, nazionali ed internazionali.

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trentinotendenze L’interesse per i mix è notevole, i dj passano spesso a vedere le novità e di solito acquistano in discrete quantità anche perché molto spesso i mix costano poco. Per i 45 c’è anche interesse ma decisamente inferiore, spesso li vendiamo a chi ha un juke box e soprattutto si acquistano online. Voi comprate stock di dischi da privati: con quale criterio procedete alla valutazione? I criteri sono piuttosto severi. Si valuta tutto, dalla qualità della copertina a quella ovviamente del disco, alla pre-

PER I 45 GIRI C’È ANCHE INTERESSE, MA DECISAMENTE INFERIORE: SOPRATTUTTO SI ACQUISTANO ONLINE

senza della busta interna che deve essere preferibilmente originale. Dobbiamo controllare che non ci siano scritte o etichette sulla copertina perché la loro presenza fa perdere valore a tutto il disco. La costa del disco deve essere integra e non aperta, il disco viene controllato bene

per capire se ha molti o pochi graffi. Ovviamente quando si acquistano grossi stock si fanno valutazioni a campione altrimenti ci vorrebbe troppo tempo. Qualcuno magari è convinto che un disco abbia un valore elevato ma spesso non è proprio così. Eh no, non è così infatti. Ci capita che in negozio arrivino persone con i loro dischi pensando che, grazie al fatto che sono tornati di moda, debbano valere molti soldi. Spesso rimangono delusi dalle valutazioni e decidono di tenerseli. Ma quali sono i dischi di maggior valore che vi sono capitati fra le mani? Un 12” Mix dei New Sin duo

GRUPPI STRANIERI PIÙ VENDUTI 1. Pink Floyd; 2. Beatles; 3. Led Zeppelin; 4. Queen; 5. Rolling Stones SOLISTI STRANIERI PIÙ VENDUTI 1. Frank Zappa; 2. David Bowie; 3. Michael Jackson; 4. Bob Dylan; 5. Jimi Hendrix GRUPPI E CANTAUTORI ITALIANI 1. Vasco Rossi; 2. Lucio Dalla; 3. F. De Andrè; 4. P.F.M.; 5. Nomadi ARTISTI STRANIERI PIÙ VENDUTI DEGLI ANNI ‘80 1. U2; 2. Dire Straits; 3. Spandau Ballet; 4. Simple Minds; 5. Police

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italiano valore fra i 300 ed i 500€, un disco degli Who omonimo edizione italiana con copertina gialla che ha una quotazione anche di oltre i 500€. Oltre che in negozio siete attivi anche sul web: in quale modo? Si, certamente. Tutti i nostri dischi sono presenti in vendita sul sito www.discogs. com e funziona davvero bene. Ci permette di vendere in tutto il mondo. Parecchi titoli che qui in Italia non si venderebbero mai invece si vendono in giro per il globo. Da quale Paese vi arrivano più richieste? Inghilterra, Germania e Francia per quello che riguarda l’Europa, fuori dal vecchio

Screen Studio Trento

continente direi che si vende discretamente negli Stati Uniti. Domanda secca: il gruppo internazionale che vende di più e perché? I Pink Floyd, non facciamo a tempo ad averne qualche copia che le vendiamo quasi subito. Si vendono subito e molto perché ci sono poche persone che cedono i loro dischi. E quello italiano? Su tutti i Nomadi. Se parliamo di artisti solisti dammi invece un nome straniero e uno italiano. Frank Zappa e Vasco Rossi. Ovviamente il vinile non basta comperarlo. Bisogna anche curarne la pulizia… È stato il primo servizio nel

I PIÙ RICERCATI SONO I PINK FLOYD: NON FACCIAMO A TEMPO AD AVERNE QUALCHE COPIA CHE LE VENDIAMO

mondo del vinile che abbiamo offerto. La pulitura con la tecnologia ad ultrasuoni permette di rimuovere lo sporco all’interno del sottilissimo solco di un disco. Attualmente non c’è sistema più efficace. I risultati sono sorprendenti e ci fa capire che la maggioranza dei dischi sono solo sporchi e non rovinati. Il risultato è di avere un disco che ha un volume leggermente più alto, maggior separazione stereo e soprattutto la puntina potendo lavorare in un solco pulito riesce ad estrarre maggiori dettagli. È vero che esiste una specie di lavatrice del vinile? Sì, è costruita negli States e ha subito destato il nostro interesse perché lava quattro dischi contemporaneamente ed è semplice da usare. I risultati sono di alto livello ed ha un basso costo di gestio-


trentinotendenze

PINK FLOYD E QUEEN SU TUTTI

E

cco, di seguito, la Top 20 dei vinili più venduti in Italia nel 2019 (fonte: www.r3m.it):

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

L’ascesa delle vendite dal 2005 al 2012, secondo i dati di Amazon UK

Pink Floyd The Dark Side of the Moon

Queen Bohemian Rhapsody

Queen Greatest Hits I

Pink Floyd The Wall

Beatles Abbey Road

Nirvana Nevermind

Renzo Grassi | Studio logo 03

ne. Purtroppo non asciuga i dischi ma è stata una scelta obbligata per ridurre il costo della macchina che se provvede anche all’asciugatura può costare anche più di 1.000€ in più! Legato alla passione del vinile c’è anche l’Hifi Vintage... Certamente, i dischi andrebbero ascoltati con impianti hi-fi Vintage per capire ed apprezzare il suono dell’epoca. Il fascino di questi apparecchi è unico. Negli anni 70/80 sono stati prodotti probabilmente i migliori apparecchi. Sul mercato si trovano ancora apparecchi estremamente validi, noi stessi ne abbiamo un bel numero disponibile da far ascoltare. Non serve spendere molti soldi per ascoltare bene un vinile, l’importante è comporre un impianto bilanciato. All’estero B. si dice vadano pazzi anche per quello che cataloghiamo come

musica leggera (qualcuno, più velenosamente, li etichetta come “trash”): confermi? Si, confermo. Ricchi e poveri, Toto Cutugno e un certo genere di musica tricolore che noi italiani snobbiamo in Paesi come per esempio la Russia si vendono senza troppi problemi. E con la musica classica, come siamo messi? Penso che l’appassionato di musica classica preferisca ascoltarla su cd perché i disturbi tipici del vinile sono più fastidiosi nell’ascolto della musica classica a causa del fatto che ci sono parecchi momenti con bassa dinamica. Lì il rumore di fondo del disco ed i suoi inevitabili tipici rumori possono dare molto fastidio. In realtà nelle fiere si riesce a vendere anche la musica classica ma da noi in negozio e attraverso Internet abbiamo avuto scarsissimi risultati. ■

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trentinoluoghi di Pino Loperfido

STORIA E DELIZIE DI PALAZZO LODRON DAL 2015, NELL’ANTICA RESIDENZA DI PARIDE LODRON, A NOGAREDO, JOHANNES E OLIVIA VOLPINI DE MAESTRI, DISCENDENTI DELL’AVITA FAMIGLIA, HANNO DECISO DI FARE UN VINO TRENTINO DI ALTA QUALITÀ, CHE SIA ANCHE “DI GRAN CLASSE”. UN PO’ ALLA FRANCESE, INSOMMA

L

Paris Lodron

o sguardo di Nicolò Lodron è eloquente. Il suv coreano sta provando ad infilarsi in un portale di pietra, certamente non progettato per mezzi di queste dimensioni. Naturalmente non parliamo del vero Nicolò, morto esattamente da 400 anni, signore del Feudo di Castelnuovo, ma della sua statua in grandezza naturale, posta in una nicchia sopra il portale principale. A dire il vero, anche i padroni di casa Johannes e Olivia Volpini de Maestri osservano preoccupati la manovra, ma la sfanghiamo alfine, entrando nell’ampio cortile di Palazzo Lodron a Nogaredo.

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Per intenderci, uno di quei luoghi in cui la storia cessa di essere un concetto astratto, per mutare in tenui immagini, densità tangibile. Non si può certo rimanere indifferenti, conoscendo quel che qui accadde e chi ci abitò, tanto più che a più riprese si viene colti dalla percezione che quel che accade non è detto che accada una volta sola. Tutto qui sembra parlare di due cose: di Paride e del vino. Il primo – lo avrete capito – è il figlio dello statuario Niccolò di inizio articolo, e risponde all’omerico nome di Paride. Ovvero l’artefice della meraviglia architettonica in cui ci troviamo, proprio sotto Castel Noarna. Il secondo, il vino, è quello prodotto dai simpaticissimi proprietari della storica magione, i coniugi salisburghesi che mi invitano

a salire su una delle torrette della tenuta, per sorseggiare un calice del robusto rosato di loro produzione. Lui, Johannes Volpini de Maestri, detto Pipo, discendente diretto della nobile famiglia (per parte di Cristoforo, fratello di Paride),

TUTTO IN QUESTO LUOGO INCANTATO SEMBRA PARLARE DI DUE COSE: DI PARIDE LODRON E DEL VINO

di lavoro fa il commercialista. Nel 2015, naturalmente assieme alla consorte, sotto l’egida del maestro enologo Walter Schullian di Caldaro, ha deciso di mettere mano al Palazzo e di dare vita al sogno di una vita, ovvero


trentinoluoghi

Wolfgang Amadeus Mozart scrisse nel 1776 per la Contessa Antonia Lodron il Divertimento N° 10, la Sonata Lodron (KV 247). Johannes e Olivia Volpini de Maestri

produrre vini di altissima qualità (Merlot, Cabernet Franc, Sauvignon e un po’ di Carménère, circa 10mila bottiglie all’anno, esclusivamente rosso e rosato). Ma cosa c’entra Salisburgo con Nogaredo? Beh, l’anello di congiunzione è proprio Paride Lodron, che nella città austriaca è un po’ come Michelangelo e Dante da noi. Tutti lo conoscono, la sede dell’Università – ovviamente a lui intitolata – è niente meno che la sua abitazione originaria. Anche il Palazzo degli Ar-

civescovi è stata opera sua. Sempre con l’aiuto decisivo del capomastro bergamasco Santino Solari, il cui genio risplende anche nella residenza trentina (e nei dintorni: è sua anche la chiesa di Villa Lagarina). Fu proprio Paride a commissionargli il lavoro, appena terminato il progetto del Duomo di Salisburgo. Non solo la struttura, ma anche fior fiore di opere interne, dalle sale da pranzo alla sala del giudizio (sì, proprio quella che ospitò il processo alle cosiddette “streghe”, del 13 aprile 1647). L’imperatore aveva infatti concesso a Paride Lodron il potere giudiziario. Ma a quei tempi, un po’ tutto da queste parti era dei Lodron. E nella linea dinastica, Paride fu l’elemento che meglio si distinse per importanza. Perfino Wolfgang Amadeus Mozart (le famiglie erano letteralmente vicine di casa) volle dedicargli un divertimento, la celebre “Sonata Lodron” (KV 247).

Questo melodioso passato ispira il nostro presente, scoprite come su queste pagine e su www.palazzolodron.it

L’interno della casa mostra una conservazione invidiabile. Pare che non sia passato nemmeno un minuto dall’epoca di Paride. Una cappella finemente decorata dagli artigiani del cantiere del Duomo di Salisburgo, con al centro Uno scorcio della Sala del Giudizio Layout AZ.indd 6

24.10.20 35 13:06

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trentinoluoghi

la pala che ritrare S. Carlo Borromeo dipinta del celebre Donato Arsenio Mascagni. Quindi altre sale, con stemmi e affreschi da deliziare la vista. Fino a scendere in basso, verso le cantine profonde che ospitano il vino della seconda annata di Casa VolpiniLodron. Ma torniamo fuori. A guardare le splendide vigne impiantate dei signori proprietari, torna difficile immaginare quale fosse l’aspetto del luogo nel

XVII secolo. Non si ha certezza sul fatto che vi fossero vigne già a quell’epoca. Quel che si sa è che l’architetto Solari provò a ricreare, seppure in sedicesimo, gli scenari del Castello di Hellbrunn di Salisburgo. Della sua opera oggi rimane un imponente ninfeo che offre una suggestiva visione prospettica dei vigneti, protetti da due piccole torri di osservazione. Sul prato in basso, davanti alla casa, domina una grande 36

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statua dello stemma lodroniano. Sul lato posto a nord, la vecchia caserma dei pompieri che oggi ospita le botti d’acciaio per la fermentazione. Quindi, sulla destra, alcune abitazioni private. Sono gli alloggi della stessa famiglia che – particolare curioso – da secoli fornisce fattori e contadini alla Tenuta. Storia ed enologia, si sarà capito, vanno a braccetto in questo articolo, e si intendono a meraviglia. Johannes dice di voler fare un vino trentino che sia anche di gran classe, ovvero un po’ alla “francese”. In ogni caso: un grande vino trentino! Per questo la resa viene tenuta molto bassa e la raccolta effettuata il più tardi possibile. Le uve acerbe e marce vengono selezionate nel vigneto, una seconda volta davanti alla diraspatrice. Per conto suo, l’auspicio di Olivia (che ha messo momentaneamente da parte la sua attività di scrittrice per dedicarsi alle vendite) è che il vino prodotto da questo territorio arrivi finalmente nelle Carte dei migliori ristoranti internazionali che, come è risaputo, ignorano completamente (con l’eccezione forse del Trentodoc) le etichette di casa nostra. Un progetto ambizioso, certo. Ma la fortuna, come si dice, aiuta gli audaci. Prosit! E in bocca al lupo! ■

NON SOLO VINO

I

Conti Lodron si stabiliscono nella Vallagarina nel 1456 e da allora la famiglia svolge un ruolo importante nella movimentata storia della regione. Il Palazzo Lodron viene eretto su preesistenti mura, nel XVI secolo. Nicolò Lodron è il primo committente importante. La sua statua in grandezza naturale é posta in una nicchia sopra il portale principale. Il Principe Arcivescovo di Salisburgo Paride Lodron incarica il capomastro Santino Solari con lavori di ristrutturazione e ampliamento della casa dei propri genitori a Nogaredo. Nel 1628, inaugurazione del palazzo ristrutturato e della cappella aggiunta. Nel 1990, la famiglia Volpini de Maestri apre la casa al pubblico per eventi. I discendenti dei conti Lodron si dedicano con cura alla manutenzione ed al restauro dell’ereditá storica e nel 2016 nascono le Cantine a Palazzo Lodron. www.palazzolodron.it


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ODILA FA PARTE DELLA QUINDICINA DI ANZIANI TRENTINO-TIROLESIBRASILIANI CHE RENZO MARIA GROSSELLI AVVICINÒ DURANTE UN VIAGGIO IN BRASILE NEL 2018. LA CONDIZIONE ERA CHE PARLASSERO ANCORA UN DIALETTO BASATO SUI VERNACOLI TRENTINI. DA QUELLE REGISTRAZIONI È NATO IL LIBRO «LE DUE APOCALISSI, GLI ULTIMI»,

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o messo al mondo 18 figli vivi. Fòra i abordi né?». È una signora di 82 anni a dirlo, usando un dialetto trentino “di una volta”. Non potrebbe che essere così perché i nonni di Odila Nicolodi partendo da Aldeno, giunsero in Brasile nel 1875. Ora, le nipoti della donna mettono al mondo un paio di marmocchi e talvolta uno. Poco più che da noi. Lei vive nei dintorni di Nova Trento. Odila fa parte della quindicina di vecchi trentino-tirolesi-brasiliani che Renzo Maria Grosselli avvicinò durante un viaggio nel paese sudamericano nel 2018. La condizione era che parlassero ancora un dialetto che avesse alla sua base uno dei vernacoli trentini. Da quelle registrazioni è nato il volume «Le due Apocalissi, gli ultimi. Ciò che rimane dei 30.000 trentino-brasiliani partiti per il Brasile» (Curcu Genovese). Lo storico dell’emigrazione scelse coppie di anziani in quattro stati brasiliani: Rio Grande do Sul, Santa Catarina, San Paolo ed Espirito Santo dove si stabilirono decine di migliaia di contadini partiti da questa regione alpina. Ma perché un titolo a tinte forti ed addirittura contraddittorio, visto che l’Apocalisse per definizione può essere 38

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solo una? Semplicemente perché quella gente ne visse proprio due. La prima qui in patria, dove i trentini, diciamo dal 1860 sino al 1890 sfiorarono la vera e propria fame. Due o tre dati: su 100 bambini nati vivi 23 morivano prima di compiere un anno e 48 prima di compierne 20. E, solo per dirne un’altra, il 10-15% della popolazione (vita media tra i 36 e 37 anni contro i 50 della Scandinavia) soffriva di pellagra. Che nel suo terzo stadio portava alla follia, e non pochi al suicidio. La scarsa alimentazione, che a volta si

limitava alla polenta con i crauti, era la ragione immediata di quelle disgrazie ma in realtà si trattava di una profonda crisi epocale che avrebbe portato “l’antico regime” dentro il capitalismo. Fu la prima Apocalisse per quei 25.000 trentini che lasciarono le loro vallate fino al 1914. Il Brasile aveva promesso loro 20 ettari di terra per famiglia, una casetta ed animali da allevamento. Non fu propriamente un imbroglio a cui furono sottoposti al loro arrivo: non c’era la casa, nemmeno gli animali. Solo la terra,

Luis, Brigida e Otilia sotto la vigna, simbolo degli “italiani” di Rio Grande do Sul


trentinolibri Dorvalino Minati e Odila Nicolodi all’entrata della loro casetta nella ex Linea Coloniale di Frederico (Nova Trento)

L’AUTORE

L’

autore di «Le due Apocalissi, gli ultimi» (Curcu Genovese, pag. 160, € 18) è Renzo Maria Grosselli, sociologo e dottore in storia. Che ormai da quasi quarant’anni si dedica allo studio dell’emigrazione trentina (nel suo curriculum una trentina di volumi, non solo sul Brasile, anche sul Cile, Rodi, saggi sui venditori ambulanti etc.) ma pure alla storia orale avendo alle spalle un migliaio di ore di registrazione. Nato a Trento nel 1952 era il 1987 quando Grosselli si recò nello stato brasiliano del Paranà e per mesi si ospitò nella casa di una coppia di vecchi contadini. A Novo Tirol. Loro erano Aristides e Margarida Gaio. Con loro visse giorno per giorno: il lavoro nei campi, l’allevamento, la tradizione del rosario, recitato ogni sera, tutti i giorni dell’anno. E di questa esperienza di ricerca e di vita Grosselli parla in un altro capitolo del volume. Novo Tirol, infatti è morta. Dai 700-800 abitanti degli anni ’30, nel 1987 era passata a contarne poche decine. I primierotti infatti (i Gaio erano originari di Imer) dopo aver coltivato la terra per pochi decenni, si accorsero che la vera ricchezza del luogo erano gli alberi di araucaria. Molti di loro crearono segherie e se ne andarono. Uno, Giovanni Bettega pure di Imer, divenne alfine il più grande esportatore di legname del Paranà. «Dalla casa dei Gaio – racconta Grosselli – quando il cielo era terso, potevo vedere alla notte il firmamento stellato. Godevo la bellezza di quelle stelle. Perché noi siamo ciò che esplode da una stella, quella polvere accesa, la forza degli atomi impazziti che si fondono in luce. E si spengono in un baleno».

chiusa dentro la foresta vergine (serpenti, insetti e indios inclusi). In compenso il governo brasiliano diede loro la terra e un gruzzolo di danaro al posto del resto. Solo che in luoghi dove c’era un solo magazzino di generi vari disperso in un mare vegetale, il bottegaio poteva decidere i prezzi che voleva. Mentre la casa invece andava fatta subito per difendersi da una natura insidiosa. E fu una capanna, per tutti, fatta di legni e foglie sul tetto. La seconda Apocalisse.

PERCHÉ “DUE” APOCALISSI QUANDO PER DEFINIZIONE PUÒ ESSERCENE SOLO UNA? PERCHÉ QUELLA GENTE NE VISSE PROPRIO DUE...

Donne, bambini, vecchi dovettero vivere mesi, a volte anni, in quelle capanne, in un ambiente estremo come quello della foresta subtropicale e tropicale. «Vago nel’orto, trovo en vecéto, ghe cavo la barba e ghe ciucio el culeto» e ride Brigida Tomasi Cainelli che aggiunge: «Lo so, erano i nèspoli». Brigida che alla sua età di 84 anni ancora aiuta nella vendemmia. A Bento Gonçalves, che è diventata la capitale brasiliana del vino anche per il contributo, oltre ai veneti, lombardi e friulani, dei trentini. Non per nulla uno dei migliori Brut che si produce in quelle zone e in Brasile viene dalla Cantina Peterlongo. Mentre invece Petronilho (sì, il nome è questo, copiato da quello di un calciatore do Brasil) Rasseli (ma era Rassele, di Levico), più di 2000 chilometri a Nord, a Santa Teresa, coltiva il caffè. Anche questo do Brasil. E racconta che la prima volta che indossò un paio di scarpe fu in occa-

sione del suo matrimonio, una sessantina di anni fa. Anche se quel giorno, però, indossava giacca e pantaloni scuri. «Il tropical insomma». Mentre Veneranda Berti Moser raccontò a Grosselli una storia che parrebbe provenire dall’Italia ma che invece capitava a Rio dos Cedros, Santa Catarina: «Se parlavamo italiano nella pubblica via – erano gli anni ’30 – i ne dea zo l’oio». Proprio come i fascisti e l’olio stavolta non era di ricino ma quello delle automobili. Quei vecchi contadini trentini, sollecitati da Grosselli, hanno raccontato la loro storia, le loro tradizioni, i contenuti della loro cucina. Ciò che resta del Trentino e ciò che ormai è sempre più brasiliano. Mettendo in tavola, per la fotografia di rito, proprio la polenta che quelle famiglie frequentano oggi più di quello che facciano i trentini stessi. Ecco il perché del sottotitolo del libro. Una fotografia de «Gli ultimi» visto che le nuove generazioni stanno velocemente dimenticando, ed è comprensibile dopo 150 anni, quegli idiomi e molte delle tradizioni importate dalle Alpi. ■ Petronilho Rasseli e Darcira Degasperi – lui imbraccia lo strumento e lei si mette in danza

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COME TI DIPINGO ANIMA E CORPO di Tiziana Tomasini

ARTISTA TRENTINA RESIDENTE A BOLOGNA, SERENA DALLA TORRE È PLURITITOLATA CAMPIONESSA DI BODY PAINTING E ARTISTA DI BELLY PAINTING, LA PITTURA DEI PANCIONI DELLE MAMME. CON ENTUSIASMO RACCONTA A TRENTINOMESE I SUOI INIZI, IL SUO PERCORSO ARTISTICO E MOLTI INTERESSANTI DETTAGLI DELLA SUA PARTICOLARE ESPRESSIONE D’ARTE. INCLUSA LA NOSTALGIA DELLE MELE E DEL DIALETTO… Per vedere di più: Instagram: serena_dalla_torre Facebook: Serpainting Modella: Rossella Gelsi

Serena, raccontaci come inizia la passione per la pittura sul corpo. Quando la mia prima figlia ha cominciato ad andare alla scuola materna ed a frequentare le festicciole, io ero sempre attaccata al tavolino del “truccabimbi”; è cominciata a piacermi così l’arte della pittura su corpo. Poi il

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riginaria di Flavon in val di Non, classe 1978, Serena frequenta il liceo scientifico a Cles, a cui segue la laurea in storia e critica d’arte al DAMS di Bologna. Si trasferisce nel capoluogo dell’Emilia Romagna e intanto vince il concorso indetto dalla Provincia di Trento per fare la guida museale nei mesi estivi. Arriva proprio a Castel Thun: da sempre un sogno e per di più davanti a casa. Fino qui niente di strano. Una storia di lineare carriera, che arriva però ad una svolta. Ed in maniera del tutto casuale. 40

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Modella: Ilenia Angel. Assistente: Katia Malatesta

passo successivo: compro un po’ di colori e provo. E così è iniziata. Per un po’ di anni ho fatto truccabimbi, fino a quella sera in cui… Che cosa è successo? È stato un caso fortuito. Avevo un ospite a cena e parlando del più e del meno, mi riferisce di un’amica che era campionessa di Body Painting. Body che?! Ho detto io. Siamo alla fine del 2017. Lì mi si è aperto un mondo. E poi nel momento in cui ho visto il corpo di una modella, vivo, dipinto, mi sono venute le farfalle allo stomaco. Non si sa molto di questa particolare forma d’arte pittorica. Una cosa che mi ha sempre stupito, in tutto il percorso di studi che ho fatto, è che pochissime persone mi hanno parlato, fatto vedere o anche solo accennato alla body art, pur essendo un’arte che ha una storia incredibile. Partiamo dall’Africa, dall’India, fino ai Maya e agli Aztechi. Una storia di grande importanza, eppure nella storia dell’arte non viene presa in considerazione.

Campionati mondiali 2020. Modella: Reira Nanami. Foto: Enrico Uboldi


trentinoarti & mestieri Vittoria ai campionati italiani di body painting 2019 Modella: Chiara Berti (miss Trentino) Assistente: Katia Malatesta Foto: Giovanni Perfetti

Modella: Ouming Wu Foto: Davide Da Damos

Lo studio del corpo umano ha grande importanza per te. In tutto il mio percorso ho amato sempre le sculture che rappresentano il nudo femminile e, in generale, tutto quello che riguardava il corpo umano riprodotto, dipinto e/o scolpito. Ho la casa piena di manichini, pezzi di gambe e braccia! E il fatto di vedere questo corpo “vivo” sul quale si poteva dipingere e riportare tutto quello che si aveva nella mente, è stata una folgorazione. Ma prima dipingevi? Disegnavi? Me lo chiedono tutti! No. La mia formazione e di conseguenza la mia forma mentis è stata quella di rimanere su impostazioni auliche, sulla letteratura, senza mettere le mani in pasta. Sono rimasta sul logos del discorso, sulla critica, sull’osservazione. Arrivato il Body Painting, finalmente ho rivoltato me stessa, la mia anima. Come hai cominciato a lanciarti nel mondo delle competizioni? Un’artista mi ha chiesto di farle da assistente, ai campionati italiani nel 2017. Qui mi è partito l’embolo e ho cominciato a fare gare. Le gare non sono altro che dei modi di esprimerti al meglio: quando fai

una gara sei sotto pressione ed io, da sempre – anche al liceo, agli esami d’università – devo essere sotto pressione per rendere al mille per mille. La gara mi dà l’adrenalina giu-

OGNUNO SCEGLIE LA PROPRIA MODELLA: PUÒ ESSERE SEMPRE LA STESSA, PUÒ ESSERE DIVERSA

sta. In più è una gara con me stessa, perché ogni volta alzo l’asticella. Quali sono i criteri di valutazione in gara? Nelle gare ci sono 3 parametri

di valutazione: competenza tecnica (come dipingi), rispetto del tema dato (perché ogni gara ha un tema assegnato mesi prima) e la qualità d’insieme, l’effetto “wow”. Io ho fatto cinque primi posti e quattro secondi. Prepari su carta l’idea che hai? Nelle gare vengono dati i temi 3/4 mesi prima. Io studio il tema, sento quello che mi ispira, faccio ricerche e poi mi preparo un bozzetto cartaceo che poi viene tarato, modellato sulla modella che hai. Ognuno sceglie la propria modella: può essere sempre la stessa, può essere diversa. Attenzione: si parla di modella non nel senso di misure: può avere anche un fisico impor-

tante. Io, ogni volta che ho un bozzetto, lo vedo su una modella particolare. E chiamo una piuttosto che un’altra in base a quello che secondo me sta meglio. Quindi dalla carta al corpo. Noi artisti di Body Painting pensiamo in 3D, cioè pensiamo al nostro bozzetto applicandolo a tutte le rotondità (seno, pancia, sedere); quindi lo realizziamo in 2D (sul foglio)

IL PALMARES

2020 13° posto/ 130, Campionato Mondiale, World Body Painting Festival. 2019 1° posto. Garda, Campionato Italiano di Body Painting, ltalian Body Painting Festival. 2019 1° posto. Ravenna, Dante Body Painting Contest. 2018 1° posto, Lido di Camaiore, Body Painting in vetrina. 2018 2° posto, Garda, Campionati Italiani di Body Painting, ltalian Body Painting Festival. 2018 1° posto, Brescia, Brixia Body Painting Contest. 2017 2° posto, Modena Benessere Body Painting Contest. 2017 1° posto, Riccione Body Art Festival. 2017. 2° posto, Bormio, Casteleira, lnternational Body Painting Contest.

Modella: Reira Nanami. Assistente: Katia Malatesta. Primo posto al “Dante Body painting Contest” di Ravenna. Foto: Barbara Nieddu 41

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trentinoarti & mestieri

Da sinistra: “Corona Virtus”; modello: Marzio De Carolis; modella: Damiana Nesi

per poi andare a realizzarlo sul 3D che è il corpo. Qual è l’obiettivo? Sfruttare le rotondità del corpo per annullarle. Tu prendi un seno, vuoi farci un viso: sfrutti la rotondità per annullarla e farla diventare altro. Questa abilità si raggiunge con la pratica e con l’istinto. Parliamo dei modelli. Io lavoro solo su donne, ma ci sono anche modelli uomini. Indossano degli slip color carne, non sono completamente nudi; e hanno, generalmente, degli adesivi sul seno. Ma Modella: Serena Dalla Torre (autodipinta)

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una volta dipinte, le modelle dicono: non mi sento nuda! Va sottolineato che questa forma d’arte non va confusa con aspetti legati al nudo, al sexy o all’erotismo. I colori? Sono colori professionali, sicuri e certificati a base di acqua e glicerina, che vanno via con l’acqua. Se ci pensiamo è un’arte effimera: le gare durano sei ore. È uno sport estremo, vieni fuori che non capisci neanche dove sei, però tutto si lava via in mezz’o-

ra di doccia. Quindi per noi è molto importante la fotografia, che fissa il lavoro. Si capisce quindi che le due arti vanno insieme. Una passione che è diventata il tuo lavoro. Una parte importante del mio lavoro è il Belly Painting, perché col body painting non si mangia. Tutti noi artisti stiamo cercando di divulgare quest’arte nelle fiere, alle inaugurazioni ecc.. Io vivo con il Belly Painting, settore specifico per la maternità. Cioè dipingi i pancioni delle mamme. Da cosa nasce questa richiesta? Significa vivere un’esperienza. Io lo dico sempre quando mi chiamano. Cara mamma, non è un mero dipinto: è anche molto rilassante. Ti faccio un esempio: quando dipingo sulla destra di un pancione, il bambino va a destra e lo stesso succede se dipingo dall’altra parte. E quando vado a dare i dettagli col pennellino, tirano i calci proprio in quel punto. Questo vuol dire che interagiscono con le sensazioni della mamma. Non è solo un effetto estetico quindi. Si tratta di un’esperienza sensoriale, perché le mamme vedono nascere su di esse un’opera d’arte. E poi si por-

tano a casa una fotografia. I miei dipinti sono molto personalizzati: io cerco sempre di ascoltare la storia e di arrivare al dipinto perfetto. Poi io insegno anche a trasferire il dipinto su tela. Prendono una stoffa di cotone su cui imprimono il dipinto, così da rivivere l’emozione. Non lavori solo sui corpi. Una parte del mio lavoro è

«QUANDO DIPINGO SULLA DESTRA DI UN PANCIONE, IL BAMBINO TIRA I CALCI PROPRIO IN QUEL PUNTO...»

anche il dipinto su stoffa e su pelle. Sempre legato alla maternità, dipingo le scarpine nascita, ma anche altro. Ad esempio, un paio di scarpe da ginnastica da ragazza tutte dipinte. I soggetti? Cosa disegni? Per ogni lavoro, io ascolto. Dico sempre alle mamme: l’ispirazione non prendetela da lavori già fatti; l’ispirazione viene da un’immagine, da un viaggio che hai fatto, dalla storia che hai dietro, dal significato del nome del bambino. Io, in base a tutto quello che


trentinoarti & mestieri sento, metto insieme l’immagine che reputo migliore e la propongo. Può essere un paesaggio, può essere il mare. E a livello emotivo? Ogni dipinto che faccio me lo ricordo. Non mi ricordo i nomi delle persone, ma risalgo alla persona attraverso il dipinto. Tante volte, a lavoro ultimato, mi sono emozionata e commossa. Dopo l’ultima pennellata, appoggio il pennello, guardo la mamma negli occhi e mi commuovo. Perché lascio qualcosa di me. Non solo la mia abilità, ma anche la mia anima. Obiettivi futuri? Nel 2019 ho conquistato il titolo italiano, quindi sono ancora in carica, perché nel 2020 non si sono svolti per l’emergenza sanitaria. Ho partecipato ai miei primi mondiali – dovevamo andare in Austria, ma hanno fatto la covid edition – e con mia grande sorpresa su 130 partecipanti sono arrivata tredicesima, quasi nella top ten e sono contentissima. Adesso sicuramente ci saranno gare, come i mondiali del 2021. E poi ci sono altri progetti in cantiere…vedremo. Una cosa che voglio fare è l’effetto camouflage, cioè il camuffamento della model-

la col paesaggio. E magari al lago di Tovel. Ecco, cosa ti manca del Trentino? Mi manca la mia famiglia, mi mancano le mele, le montagne, camminare. Mi manca parlare in dialetto. Perché io ci tengo tantissimo, ai miei figli parlo in dialetto. Quando vanno a Flavon un po’ lo parlano e comunque lo capiscono. È una parte della nostra cultura. E poi ci sono certe espressioni che non si possono tradurre! Quest’arte sta cominciando a farsi conoscere anche da noi. L’anno scorso c’è stato in Trentino il primo contest di Body Painting. A Sarnonico avevo fatto una demo per introdurre quest’arte in val di Non. Dopo le perplessità iniziali di vedere la ragazza nuda, c’è stato molto entusiasmo: davanti al risultato finale io avevo dipinto sulla schiena di una modella (Chiara Berti, miss Trentino di qualche anno fa) la leggenda della mula con castel Belasi. In un altro contest ho dipinto il lago di Tovel. In questo modo, cerco di portare sempre con me – nelle immagini e nell’anima – pezzi del mio Trentino. ■

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MEZZOLOMBARDO Via Alcide Degasperi 18/A Riccione Body Art 2017 (primo posto). Modella: Thea Ronchi. Assistente: Marilena Sdruccioli. Foto: Angelo Bolsi

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trentinoitinerario di Fabio Peterlongo

Piazza del Mart. Foto di Tommaso Prugnola

VALLAGARINA: ARTE E SAPORI D’AUTUNNO L’AUTUNNO È TEMPO DI ENOTOUR E PASSEGGIATE NEI VIGNETI, DI TREKKING CULTURALI CON VISITE GUIDATE A MOSTRE D’ARTE, STORIA E SCIENZA. PER SCOPRIRE MUSEI E CASTELLI, CHIESE E PALAZZI BAROCCHI, BORGHI INCANTATI E CITTÀ DI CULTURA, IN ABBINAMENTO ALLE ECCELLENZE ENOGASTRONOMICHE DEL TERRITORIO

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GRANDE ARTE CON CARAVAGGIO AL MART, FORTUNATO DEPERO, ARTE SACRA A PALAZZO LIBERA E NELLA CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA A VILLA LAGARINA Castello di Rovereto. Foto di Graziano Galvagni

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Italiano della Guerra. Approfondimenti scientifici sulla biodiversità degli ecosistemi

na ricca offerta culturale per vivere i colori dell’autunno in Vallagarina. Spazio alla grande arte grazie all’opera di Caravaggio al Mart, di Fortunato Depero alla Casa d’Arte Futurista Depero di Rovereto, all’arte sacra presso Palazzo Libera e nella chiesa barocca di Santa Maria Assunta a Villa Lagarina, fino agli affreschi di scuola veronese del Castello di Avio. Si scoprirà la grande storia dei conflitti e le “piccole storie” degli abitanti esplorando l’architettura militare e civile presso il Museo Storico


trentinoitinerario Palazzo Taddei. Foto di Gabriele Cavagna

trentini al Museo di Scienze e Archeologia di Rovereto. Focus sugli usi e costumi dei piccoli borghi grazie ad Ala “città del velluto”. Tutte le attività proposte sono per piccoli gruppi e si svolgono in sicurezza e nel pieno rispetto delle disposizioni sanitarie previste.

DA UN’IDEA DEL PRESIDENTE DEL MART VITTORIO SGARBI, ARRIVA IN TRENTINO IL “SEPPELLIMENTO DI SANTA LUCIA”, LA PIÙ ANTICA OPERA SICILIANA DI CARAVAGGIO

opere del Caravaggio e invitano a tavola per gustare gli speciali menu a tema. TUTTO IL FASCINO DI UN CASTELLO Gli appassionati di storia militare ma anche i semplici curiosi potranno intraprendere un viaggio alla scoperta del Medioevo e dell’Età moderna al Castello di Rovereto, che dal 1921 è sede del Museo Storico Italiano della Guerra. Lo stesso castello è un capolavoro di architettura militare e nei suoi suggestivi cunicoli e nei torrioni è possibile apprezzarne la storia e osservare le collezioni di armi e armature, di uniformi ed equipaggiamenti. Inoltre, ogni sabato e domenica mattina alle 11 ci sarà una visita guidata. Nei ristoranti della Vallaga-

Il “Seppellimento di Santa Lucia”, del Caravaggio al Mart Foto Archivio Mart

rina sarà possibile gustare un pranzo a “Km zero” con il tema “autunno in tavola”. Nel “Chilometro delle meraviglie” che va dal quartiere di Santa Maria alla cupola del Mart, ogni sabato mattina dalle 10 alle 12 si potranno

esplorare i sette secoli di storia della Città della Quercia, anche in considerazione della sua storia economica con focus particolare sull’antica industria della seta. Info e iscrizioni: visitrovereto.it, 0464 430363

Esposizione straordinaria al Mart di Rovereto: da un’idea del presidente del Mart Vittorio Sgarbi, arriva in Trentino il “Seppellimento di Santa Lucia”, la più antica opera siciliana di Caravaggio, normalmente collocata a Siracusa, nella Chiesa di Santa Lucia alla Badia. L’esposizione sottolinea il genio iconoclasta di Caravaggio, evidenziandone l’attualità grazie ad un dialogo tra il capolavoro seicentesco e la produzione del pittore novecentesco Alberto Burri e l’opera poliedrica del poeta e cineasta Pierpaolo Pasolini. Dopo aver elevato lo spirito di fronte al capolavoro, anche il palato può essere appagato. I ristoranti della Vallagarina si sono lasciati ispirare dalle Vellutai. Foto di Ida M. 45

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trentinoitinerario

Lodron. Cappella di San Ruperto

Anche il Castello di Avio offrirà numerose attrazioni: nelle tre domeniche che vanno dall’8 al 22 novembre sarà possibile effettuare una visita

A DOMINARE LA VALLAGARINA CI PENSA DA SECOLI CASTEL BESENO: ANTICA FORTEZZA CHE INVITA AD ESPERIENZE SENSORIALI UNICHE

guidata alla scoperta di uno dei più antichi e suggestivi castelli del Trentino, con gli splendidi affreschi di scuola veronese che raccontano l’amore, ma anche storie di

guerra. Dopo il castello, è prevista una visita nelle cantine della valle alla scoperta dei vitigni autoctoni. Ad Ala, “Città di velluto”, in data 22 novembre e 6 dicembre, ci si può accompagnare ai “Vellutai” alla scoperta del centro storico barocco di Ala, tra palazzi signorili, piazze e cortili dove brevi animazioni ripercorreranno i fasti dell’epoca in cui Ala fu famosa per la produzione dei velluti di seta. A dominare la Vallagarina ci pensa da secoli Castel Beseno ed è proprio nell’antica fortezza che si potrà passeggiare tra le possenti mura difensive, ammirando l’esposizione permanente che illustra la famosa battaglia di ■ Calliano.

Castel Beseno (Foto: Tommaso Prugnola)

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TRENTINO: UN DELICATO EQUILIBRIO ECOLOGICO

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on sono unicamente arte, storia ed enogastronomia ad impreziosire l’autunno culturale della Vallagarina. Al Museo di Scienze e Archeologia di Rovereto, ci sarà spazio per una mostra scientifica che intende m o s tr are l a ricchezza della biodiversità del Trentino, messa a rischio dall’effetto serra e dai cambiamenti climatici. La mostra ha per titolo “La flora del Trentino: ieri, oggi e domani” e sarà aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2021. Il visitatore potrà cimentarsi in uno spettacolare tour virtuale del Trentino, dalle città alle vette dolomitiche, per scoprirne i principali ecosistemi vegetali e porre l’attenzione sulla salvaguardia delle specie rare e protette. Un viaggio alla scoperta di piante e fiori, con focus su temi come la perdita di biodiversità, gli ambienti fragili, le modifiche del paesaggio e le estinzioni dovute al cambiamento climatico, all’urbanizzazione o ai cambiamenti di utilizzo del suolo.


Museo Storico Italiano della Guerra Castello di Rovereto Aperto da martedĂŹ a domenica Orario continuato 10.00 - 17.30

museodellaguerra.it visitrovereto.it

APT Rovereto e Vallagarina T. +39 0464 430363 M. info@visitrovereto.it


trentinoteatro Castel Valer MICHELA CEMBRAN INCONTRA IL TEATRO A 30 ANNI E NE FA UNA RAGIONE DI VITA, PRIMA CHE UN LAVORO. TRENTINA DI ORIGINE, CRESCIUTA A LAGHETTI DI EGNA, ORA È A TRIESTE, DOVE È RINATA COME ATTRICE, INSEGNANTE DI TEATRO, INTERPRETE DI “DONNE CHE SI RIMBOCCANO LE MANICHE”

DONNE GUERRIERE

di Susanna Caldonazzi

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rentina di origine, fino a 30 anni ha vissuto a Laghetti di Egna occupandosi di sociale. Poi la sua vita è iniziata. Trasferita a Trieste inseguendo un amore, ha ritrovato una passione: quella per il teatro. Michela Cembran si è avvicinata al palcoscenico nel 2003, frequentando la scuola biennale Teatro Incontro di Trieste, iniziando subito a collezionare

QUANDO MI HANNO LICENZIATA QUELLA ERA L’OCCASIONE CHE ASPETTAVO PER DEDICARMI A TEMPO PIENO ALLA MIA PASSIONE

premi in concorsi di teatro amatoriale. Ma racconta che già da bambina aveva la stoffa dell’attrice: «Ho sempre trovato piacere nell’essere al centro dell’attenzione - ricorda - credo che la mia prima forma di teatro sia stata la Messa. Andavo in chiesa da ragazzina solo per leggere in pubblico». Una passione mai attraversata, forse assopita, riconosciuta a 30 anni in un manifesto tra le strade di 48

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Trieste: «Quando sono arrivata a Trieste, non era un momento facile della mia vita, ero confusa – ricorda. Vivevo uno di quei momenti che spingono a trovare qualcosa di cui occuparsi. Ricordo che camminando per strada fui colpita da un manifesto: era la comunicazione della scuola Teatro Incontro. Così ci andai e iniziai a studiare, affiancando la mia formazione continuativa con stage e laboratori con vari professionisti». L’impressione di Michela Cembran è stata da subito chiara: «La mia dedizione era grande, per me la cosa è stata seria da subito, ho preso il teatro come un lavoro. Sentivo di aver finalmente trovato la mia strada, di aver aperto un canale che dentro di me esisteva già da sempre. Da quel momento ho preso ogni occasione possibile, mi sono buttatata a capofitto in esperienze diverse, in continue nuove collaborazioni e le soddisfazioni sono arrivate: i premi, i riconoscimenti, la possibilità di fare del teatro un lavoro vero e proprio». Nella sua vita “precedente” Michela Cembran era infatti un’educatrice e lavorava per diverse realtà sociali, occupandosi prima di minori, poi di disagio psichiatrico: «Ho ridotto sempre di più il mio orario lavorativo per dedicarmi

al teatro, finché è arrivato un licenziamento. Quando mi hanno licenziata mi sono detta che quella era l’occasione che aspettavo per dedicarmi a tempo pieno alla mia passione». Nel 2015 Cembran diventa così presidente dell’associazione culturale e teatrale La Macchina del Testo, con la quale realizza spettacoli che danno voce a scrittori locali triestini, valorizzano storie dal territorio, raccontano le donne: «Sono un’attrice indipendente, ho lavorato anche per il cinema, ma con la mia associazione realizzo lavori che scrivo e adatto io stessa. È stato così per il lavoro che abbiamo dedicato a Rita Levi Montalcini e a quello dedicato al disagio psichico, perché a Trieste c’è

Loredana Bertè e Mia Martini, a loro è dedicato uno degli spettacoli di Michela Cembran


trentinoteatro

Il cast ringrazia al termine dello spettacolo

attenzione al tema, Basaglia: era di origini triestine e la rivoluzione della salute mentale in Italia è partita da qui. Inoltre – prosegue – dopo essere stata licenziata, ho iniziato a insegnare teatro agli adulti ed è un’esperienza per me preziosa: le persone arrivano timide, tese, chiuse e terminano il percorso che sono diverse. Magari su un palco non saliranno mai, ma l’esperienza intima e di risveglio che offre il teatro è quello che mi interessa che le persone si portino via». Ultimo dei suoi lavori, che ha debuttato nell’estate del 2019 all’interno della rassegna Trieste Estate, è dedicato a due donne dello spettacolo italiano: Mia Martini e Loredana Berté: «Si tratta di uno spettacolo musicale ed è nato da una telefonata sbagliata», racconta. «Annamaria Persichella, la cantante di questo spettacolo, mi ha chiamata un giorno pensando di parlare con un’altra Michela. Ci conoscevamo, ma da molto tempo non ci incontravamo né sentivamo. Quella telefonata è stata l’occasione per un invito: Annamaria mi ha invitata a una serata dedicata alle cantautrici italiane e tra queste c’era soprattutto Mia

Martini, alla quale lei si sente molto legata. Abbiamo parlato e abbiamo deciso che dovevamo fare qualcosa insieme su di lei, ma non solo. Il mio temperamento è molto più vicino a quello di Loredana Berté: ci ha coinvolte l’idea di un lavoro che alternasse questi due caratteri che in qualche modo somigliavano anche a noi». Nasce così “La voce dell’anima”, uno spettacolo diretto da Pierluca Famularo che racconta due artiste e due donne, le loro canzoni, le loro vite, i loro modi di attraversarle: «Sul palco una Loredana Berté interpretata da me che racconta e nei suoi ricordi torna Mimì: due vite intense, nelle quali non si sono fatte mancare nulla. Sono due guerriere, hanno tenuto testa alle peripezie della

L’ULTIMO DEI SUOI LAVORI È DEDICATO A DUE DONNE DELLO SPETTACOLO ITALIANO: LE INDIMENTICABILI MIA MARTINI E LOREDANA BERTÉ

vita, hanno lottato non poco. Mi piace in generale l’idea di portare in scena lavori in cui le donne si rimboccano le maniche, sono guerriere: sono stanca che le donne vengano rappresentate spesso solo come vittime. I racconti della vita di Loredana e Mimì è intervallato dai successi musicali delle due sorelle, interpretati da Annamaria Persichella con Paolo Robba alla chitarra e Roberto Franceschini al basso. È un lavoro che emoziona molto – afferma l’attrice – soprattutto perché affianca questo aspetto molto noto delle due

artiste all’aspetto meno conosciuto, il loro lato più umano e vulnerabile. Possiamo dirlo anche perché è stata proprio questa la reazione del pubblico, che ci ha accolte con grandissimo calore: al debutto abbiamo registrato un sold out con 250 biglietti venduti e abbiamo dovuto lasciare 200 persone fuori perché i posti erano esauriti. Questo genere di spettacolo sta andando molto bene, ora stiamo cercando di farlo girare un po’ di più». Covid-19 ha però inflitto una battuta d’arresto al mondo dello spettacolo dal vivo e a soffrire di più sono spesso le realtà associative e indipendenti: «Non voglio preoccuparmi di questo – afferma convinta Michela Cembran. Vado avanti giorno per giorno e quando mi diranno che i teatri chiudono un’altra volta troverò un modo per inventare tutto da capo. Per natura sono una persona più concentrata sulle soluzioni che sui problemi». ■

di Ferrai Bellucco Alessandra

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trentinoiniziative Materiale italiano di preda bellica esposto in piazza Dante dopo la Maioffensive

Foto: Archivio L. Valentini

di Camilla Jerta Rampoldi

U

n’idea, una passione per la storia e la voglia di fare qualcosa per i giovani. Un gruppo di ragazzi, studenti universitari trentini e veneti ha “progettato” di parlare di storia ai coetanei, con un approccio innovativo e soprattutto fotografico. Trentino History, Pagina Instagram (www.instagram.com/ trentino__history/) e sito internet (https://trentinohistory.org/), è quest’idea. Nata un po’ per caso. Più precisamente da un’intuizione di Federico Duca, il fondatore di Trentino History e studente di Giurisprudenza a Trento, che ha pensato di fare un raffronto tra foto d’epoca e quelle attuali dei luoghi del Trentino. Ma questo è stato solo il punto di partenza e con l’amico

SI ISPIRANO A DIE BRÜCKE, GLI ARTISTI DELL’AVANGUARDIA TEDESCA FORMATOSI A DRESDA ALL’INIZIO DEL NOVECENTO

Simone Ruzzon, studente di Beni Culturali a Trento, ha esteso la ricerca ed il campo d’azione, strutturando un vero e proprio progetto che indaga la Storia integrando ricerche d’archivio con testimonianze fotografiche passate e contemporeanee. Progetto nel quale i giovani fotografi del gruppo, come il trentino Massimo Cappelletti, membro del sodalizio (futura associazione in fase di creazione), e studente anche lui di Giurisprudenza ma a Milano, completano l’idea di una moderna prospettiva della Storia che ha fatto nascere interesse tra i giovani e non solo. La solita storia? Assolutamen50

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TRENTINO HISTORY STORIA E FOTOGRAFIA SONO INSEPARABILI SUI LORO SOCIAL. LO SCOPO DI QUESTI RAGAZZI È QUELLO DI DIFFONDERE LA STORIA DEL TRENTINO, DI RACCONTARE EVENTI E PERSONAGGI. CON CONTENUTI DI QUALITÀ te no, a sentire loro. Storia e fotografia sono una coppia inseparabile sulle loro pagine, anzi sui loro Post pubblicati sulla pagina Instagram, offrendo una visione attuale e diversa della storia ma senza venir meno al rigore dell’approfondimento e con attenzione alle fonti. Lo scopo è quello di diffondere la storia del Trentino, di raccontare eventi e personaggi ma con contenuti di qualità. Quindi non più “non un prima e dopo puramente fotografi-

co”. La novità è che questo avviene attraverso Instagram, straordinario social media di condivisione di foto e video che ha davvero rivoluzionato il modo di fare comunicazione. Instagram, infatti, è puramente visuale ed i testi si possono condividere solo se si “posta” una foto oppure un video. Un format nuovo, dunque. In sintonia con le più attuali tendenze social ma anche capace di emozionare. “Instagram è strutturato in una maniera tale per cui

un progetto valido può arrivare alla gente in maniera più chiara e più semplice” affermano Federico, Simone e Massimo. I loro Post, da veri appassionati, nascono dalla emozione di fronte alla Storia. L’empatia suscita interesse, interazione, seguito. Loro interagiscono con il pubblico a livello emozionale, instaurano un rapporto di interesse culturale con la community di giovani che li seguono. Chi conosce Instagram sa che

Il collettivo di Trentino History. Da sx: Christoph Thun, Federico Fagotto, Federico Duca, Leonardo Valentini, Aldo Gottardi, Simone Ruzzon, Massimo Cappelletti (foto Andrea Dalla Bona)


trentinoiniziative

Franz C. Von Hötzendorf, capo di stato maggiore dell’imperial regio esercito, passa in rassegna Tiroler Kaiserjäger schierati in piazza d’armi a Trento

l’algoritmo del social (codice alfanumerico che nel linguaggio informatico fa ottenere un determinato risultato) in questo momento funziona proprio così, con feed basati sulla pertinenza, tenendo in considerazione l’interesse dell’utente che interagisce spesso con la Pagina Instagram e la freschezza dei contenuti con post sempre aggiornati e recenti. Suscitare emozioni nel pubblico, far nascere sensazioni positive con immagini, fa aumentare i follower, i “seguaci”. È matematico. Il loro pubblico, i loro follower sono giovani dai 18 a 35 anni. Ma come recita il sito internet di questi giovani storici, vogliono raggiungere più interessati “…cittadini curiosi e turisti più esigenti…”. “Siamo nel passato con un piede del futuro” raccontano i tre ragazzi con una frase emblematica del progetto.

Si sentono un ponte, si ispirano a Die Brücke, quel gruppo di artisti dell’avanguardia tedesca formatosi a Dresda all’inizio del Novecento che si ponevano come tramite tra l’artista e il mondo esterno. Siamo in un momento di passaggio storico, di nuovi mezzi che avanzano verso antichi territori. Così anche questo progetto si pone come alternativa ad un approccio più classico alla storia. La Storia, d’altra parte, non sta mai ferma. “Gli esponenti di Die Brücke volevano fare da ponte tra la vecchia generazione e il nuovo. Trentino History vuole proprio fare questo anche a livello visivo. Noi siamo un ponte dal vecchio al nuovo. Una foto d’epoca ritrovata negli archivi andiamo a rielaborarla cercando di dare un’impronta dirompente nei Social. A livello comunicativo la vogliamo

rendere fruibile. Questo potrebbe essere uno dei nostri motti. Rendere accessibile la storia e la cultura a tutte le fasce d’età” racconta Massimo. “Il concetto di cultura deve cambiare” afferma Simone “perché ad esempio non abituare all’idea di un turismo culturale di qualità?” Testimone e testimonianza di come si può unire la storia contemporanea al passato, il ciclista paralimpico Michele Grieco che li ha scelti nel suo tour in Veneto e Trentino ad agosto 2020, per far sì che ogni luogo culturale da lui raggiunto sulle due ruote e postato dall’atleta sulla sua personale Pagina Instagram, venisse approfondito e postato da Trentino History quasi in diretta. Gli spunti di divulgazione storica nascono da loro idee. “Ci sforziamo di raccontare storie inedite, muovendoci fuori dalla città (Trento ndr)” dicono i ragazzi di Trentino History, pur non svelando nessun indizio delle loro scoperte. Ma nascono anche da richieste o suggerimenti di altre persone interessate alla storia ed al fatto che se ne parli. La loro Pagina Instagram, infatti, è anche ponte tra chi cerca di valorizzare beni culturali e non sa come fare. “Molte persone conoscono dei luoghi culturali e delle opere storiche che vorrebbero valorizzare ma non sanno a chi rivolgersi, e

Piazza Duomo nei giorni successivi alla Capitolazione di Vienna, da notare le bandiere con stemma Sabaudo ed i militari italiani sotto alla torre civica

vengono a parlare con noi” dice Federico. Non solo grandi opere ma anche piccoli gioielli nascosti. “La nostra Regione è ricca di testimonianze del passato trascurate. Come la Chiesa di Santa Lucia a Fondo in Val di Non” spiegano. Un piccolo tesoro del 1200 dalle linee semplici che nella sua essenzialità evoca la sua antica origine sorta sui ruderi del castello detto “Castrum Sanctae”. Federico, Simone, Massimo e gli altri ragazzi che hanno scelto di impegnarsi nella cultura del loro territorio sono ancora all’inizio di questa loro storia, ancora tutta da raccontare. Non resta che augurargli “buon lavoro” e, magari, diventare anche noi dei follower. ■

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trentinoamici artisti

ARRIGO, IL “POLIVALENTE” di Renzo Francescotti

“NEL GRUPPO NERUDA HO IMPARATO L’IMPORTANZA DI COSTRUIRE ASSIEME; HO MATURATO LA CAPACITÀ DI COMUNICARE”, DICE ARRIGO DALFOVO, UNA CARRIERA TRA IMPEGNO CIVILE E TANTE ATTIVITÀ PROFESSIONALI

E

ro docente di Lettere all’Istituto Tambosi di Trento nel fatidico 1968. Pizza di fine anno. Si alza un ragazzo piuttosto alto, asciutto di piacevole aspetto e si mette a raccontare una storiella. Ha una voce da tenore verdiano; racconta una barzelletta che non è niente di speciale; ma lo fa con abilità e simpatia, strappando applausi. È un mio alunno di seconda geometri, si chiama Arrigo Dalfovo. Il mitico gruppo “Neruda”, composto da giovani studenti è nato da quattro mesi. Chiedo ad Arrigo se gli piacerebbe farne parte, dopo però aver superato un provino. A casa mia gli do da leggere una poesia: ”Guarda che non è

mica un elenco telefonico”, gli dico dopo averlo sentito leggere. “Cossì mi son bon de lézer!” mi risponde. Ne ha fatti di passi in avanti da quel momento Arrigo, tuttora un pilastro del ”Neruda”, oltre mezzo secolo dopo (dei “Padri Pellegrini” siamo rimasti in due…). ”Cosa pensi ti abbia dato il Neruda?”, gli domando. Mi risponde con la stringatezza che fa parte del suo stile: “Considero Renzo Francescotti il mio primo maestro. Mi ha dato il senso della responsabilità. Mi ha insegnato a non mollare mai di fronte alle difficoltà. Nel Neruda ho imparato l’importanza di lavorare in gruppo, di costruire assieme, ognuno

Referendum per l’Acqua ed il Nucleare - Lizzana 2011 - Acli 52

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dando il suo apporto; ho maturato la capacità di comunicare, l’importanza e il fascino del dialetto che è la materia di tanti nostri spettacoli. Uso la forza del dialetto in privato ma anche in pubblico, introducendolo con battute. Mi ha giovato molto anche nella mia professione. Infine, la poesia. Penso che sia stata fondamentale: come costruzione di se stessi, come uno zaino che ti porti sempre con te, a cui puoi attingere in qualsiasi momento del cammino. La poesia è stata importante anche nella mia professione di architetto, mi ha introdotto in territori nuovi, inesplorati, mi ha aperto la mente…”. Nel 1973, a 22 anni, Dalfovo entrò nelle ACLI: furono gli amici Giorgio Cappelletti e Gianluigi Bozza (in seguito, noto critico cinematografico) a convincerlo: ”Dai, vei che te ne dai na man!” L’occasione fu la mobilitazione, dove erano molto attive le donne, in atto a Maso Ginocchio, nel terreno delle Aziende Agra-

rie, dove si voleva costruire un grande complesso immobiliare. Arrigo, studente di architettura si sentiva in grado di dare il suo apporto in un nuovo progetto che tenesse presente le richieste del Comitato che si era formato. (Alla fine le Aziende Agrarie fecero parzialmente marcia

PENSO CHE LA POESIA SIA STATA FONDAMENTALE: COME COSTRUZIONE DI ME STESSO indietro e nel nuovo complesso trovarono posto un asilo e un’area verde.) Arrigo si fece apprezzare nell’organizzazione dei lavoratori cristiani. Nel 1992 fu eletto presidente del Turismo nazionale delle Acli. Fu il presidente nazionale dell’Associazione Giovanni Bianchi, sociologo e poi parlamentare del centro-sinistra, a sostenerlo e a congratular-


trentinoamici artisti

Ne “Morte di Manutau” - 1978 - Gruppo Neruda

si per la sua elezione. Arrigo andava a Roma ogni due settimane e parlava soprattutto con lui: ”Considero Bianchi il mio secondo maestro. Mi ripeteva spesso la necessità dell’esercizio della tolleranza. E come seminare non significa raccogliere, e comunque non raccogliere subito: magari saranno gli altri a farlo. Lui apprezzava molto le mie battute umoristiche. Sul suo libro La maledizione del Centro mi scrisse la dedica. Ad Arrigo, con amicizia e un po’ di invidia per il suo sano umorismo. Rideva di gusto alle barzellette che gli raccontavo. Come quella dell’alcolista che va per l’ennesima volta dal dottore il quale alla fine sbotta: ”No se pòl nar avanti cossì: mi ghe devo tòr el vin!”. ”Va ben, ma el me lo toga bon!” rispose l’embriaghèla!”. Nel 1993, il Nostro venne eletto vicepresidente del Circolo Trentino per l’architettura; presidente Sergio Giovanazzi . Il progetto era quello di coniugare il quadro dell’architettura internazionale con la storia, la cultura, le tradizioni locali. Una delegazione visitò i Paesi dell’Arco Alpino, dalla Slovenia alla Svizzera, per documentarsi, confrontarsi, dialogare. Tanti architetti fecero e fanno ri-

ferimento all’Associazione. Nel 1994, Dalfovo ristrutturò l’Eremo dei Camaldolesi a Rocca di Garda: tra le centinaia di progetti realizzati in quarant’anni di professione è questo quello di cui va più orgoglioso. La sua carriera nelle Acli è in continua ascesa: nel 2008 viene eletto presidente provinciale. È un presidente molto popolare. Nell’assemblea annuale, con la splendida voce con cui recita nel “Neruda” (700 tra spettacoli,

recital e letture, in Trentino, fuori regione e all‘estero), parla agli aclisti. I giornali gli dedicano ampi spazi, perché il presidente non usa il politichese, parla in presa diretta, ogni volte se ne esce con una proposta nuova, controcorrente; parla concretamente disseminando i suoi discorsi con aneddoti e battute in dialetto. Insomma, è un piacere ascoltarlo. Nel 2013, si candida ma sfortunatamente non viene eletto. Peccato perché per candidarsi ha dovuto dimettersi da presidente delle Acli. Però a quest’associazione rimane fedele e nel 2016 viene eletto presidente dell’Enaip, il settore delle Acli che si fa carico delle scuole professionali. ”Di quella che io amo chiamare la fabbrica dei mestieri abbiamo molto bisogno. Si devono però abbattere i pregiudizi dei genitori che vorrebbero tutti i loro figli laureati. È necessario aprire le scuola al mondo del lavoro. All’Enaip abbiamo 1570 studenti, 400 tra insegnanti e operatori ausiliari, distribuiti in 9 centri della provincia.” Nel 2016 Arrigo viene nomi-

nato presidente della “Pro Cultura”, fondata da Cesare Battisti nell’anno 1900, succedendo a chi scrive. È un passaggio senza scosse. Nella ”Pro Cultura” Arrigo è ben conosciuto, avendovi recitato col ”Neruda” per tanti anni. “Come ti sei trovato?” gli chiedo. “Mi attira soprattutto la voglia di stare vicino a

NEL 2016, VIENE ELETTO PRESIDENTE DELL’ENAIP, SETTORE DELLE ACLI DELLE SCUOLE PROFESSIONALI delle persone che hanno una sensibilità particolare. In un mondo sempre più pragmatico e dominato dalla tecnologia sono persone che coltivano il mondo dello spirito, che scandagliano dentro se stessi, che frequentano la poesia. E io assieme a loro. Ho cominciato a diciassette anni a leggere poesie, e sono qui, dopo molti anni, a dialogare con i poeti e chi li ama.” ■

Festival “Teatro in piazza” - 28 settembre 1980 - Gruppo Neruda 53

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trentinosport

BIONICA ARIANNA! di Tiziana Tomasini

IMPRESA STORICA SENZA PRECEDENTI QUELLA DI ARIANNA BRIDI: È SALITA SUL GRADINO PIÙ ALTO DEL PODIO NELLA MITICA GARA DI FONDO CAPRI-NAPOLI, SBARAGLIANDO LE AVVERSARIE (E GLI AVVERSARI). MA COME HAI FATTO, ARIANNA?!!

L

a raggiungiamo al volo, tra una visita sportiva e altre attività, mentre cammina a passo sostenuto. Del resto, ci aveva avvertito: è molto impegnata, ma disponibile a parlare di sé e della sua impresa; e se non risponde al telefono vuol dire che è… in acqua! Grande personali-

ALL’ETÀ DI OTTO ANNI HO COMINCIATO A GAREGGIARE. ARRIVAVO SEMPRE ULTIMA

tà quella di Arianna, classe 1995, giovane ragazza tosta e determinata, appartenente al Gruppo Sportivo Fiamme Oro dell’Esercito (grado di primo caporal maggiore) e in grado di far scrivere sul libro dei record il suo primato: 36 km nuotati in 6 ore, 4 minuti, 26 secondi e 7 decimi, vale 54

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a dire con ben 20 minuti di vantaggio rispetto al primato precedente. Chi se ne intende di nuoto, capisce bene cosa significhino questi numeri. E il nuotatore amatoriale, che al mare inforca pinne ed occhialini per fare qualche chilometro, può avere forse una vaga idea di cosa possa voler dire nuotare per lunghe distanze e per tutto quel tempo. Come e quando hai iniziato col nuoto? Entrambi i miei genitori sono sportivi, quindi ci tenevano che io facessi qualcosa. Hanno voluto portarmi in piscina; all’inizio non è che mi piacesse tantissimo… Sono sempre stata una bambina iperattiva e quando ho iniziato i primi corsi mi dava fastidio rimanere ferma in corsia, attaccata al muretto per tanto tempo! E continuavo a chiedere a mia mamma: ma quand’è che posso nuotare in corsia? In-

tendevo i corsi dei più grandi, degli agonisti. Io li vedevo che nuotavano su e giù per la vasca di continuo e io invece attaccata al bordo, che dovevo fare una vasca per volta… mi stufavo! Però non ero ancora abbastanza brava per poter nuotare in corsia. All’età di otto anni sono passata negli esordienti e ho cominciato a gareggiare. Arrivavo sempre ultima! Da non crederci. Sempre!!! Poi a metà del pri-

mo anno di nuoto agonistico ho preso la mia prima medaglia con una staffetta. La portavo ovunque: a scuola, al lavoro da mio papà, dappertutto! Era la mia nuova collana. E da lì le cose sono cambiate. Sì, è nato un amore, perché anche se arrivavo ultima e i risultati non c’erano e non vedevo molti miglioramenti, mi divertivo da morire. Quindi sono sempre andata a nuoto molto volentieri. Poi sono arrivati i risultati. Certo, col passare degli anni sono iniziati ad arrivare anche i risultati. Un aspetto che racconto sempre è che nei 50 stile libero arrivavo ultima, nei 100 penultima, nei 200 a metà classifica, nei 400 nelle prime dieci, e poi riuscivo a vincere o a prendere una medaglia negli 800 stile libero. In questo modo, piano piano, sono riuscita a capire che più si allungavano le distanze,


trentinosport meglio era per me. Fino alle prime esperienze nelle acque libere. A 11 anni ho fatto la prima gara di nuoto in acque libere a Caldonazzo, una 4 km. Anche lì, se guardiamo il risultato sulla carta, è andata malissimo: mi ero persa nel lago, c’erano le canoe che erano venute a ripescarmi e a dirmi “Stai andando storta, ti devi girare!” Però mi sono divertita da morire. Quando sono uscita dall’acqua, ho guardato mia mamma e le ho detto: “Io voglio fare questo! È il mio sport!”.

HO TROVATO FORZA NEL MIO ALLENATORE CHE MI STAVA ACCANTO IN BARCA E MI CONTINUAVA A DIRE DI NON MOLLARE Tanti sono in difficoltà nel passare dal nuoto in piscina a quello in acque libere, senza vedere niente sotto e con tutte le difficoltà che comporta. È vero, l’esempio più eclatante è Federica Pellegrini: non nuota dove non tocca! Può sorprendere il fatto che la nuotatrice italiana più forte di tutti i tempi non riesca a nuotare in un lago ad esempio, ma a tanti succede così. È più difficile nuotare in acque libere? Le variabili sono tantissime; è quasi un altro sport. Non si tratta più solo di nuotare, è qualcosa che va oltre: la traiettoria e le onde rendono questa disciplina sportiva molto diversa dal nuoto in vasca. E poi arrivi alla grande impresa, la Capri – Napoli. Io sinceramente non me lo aspettavo. Zero. Avevo in mente prima o poi di provare a fare il record femminile, però non mi aspettavo il risultato finale. Se l’avessi disegnata prima questa gara, non sarei

riuscita a costruirla così bene. Mai avrei potuto pensare ad un risultato del genere. Quindi è stata una sorpresa anche per te. Come dicevo, il nuoto di fondo è ricco di variabili, quindi mai dire mai. Certo non pensavo di battere degli uomini… Complimenti! Ma parliamone! Come hai fatto? Non era mai successo, è stata scritta una pagina di storia. Sono riuscita a batterli non per una questione di nuoto, quanto di tattica, di onde, di traiettoria. Non si tratta cioè di bravura natatoria, ma di strategia. La bellezza del nuoto di fondo è questa: non solo nuoto ma tante variabili. E loro come l’hanno presa? In un certo senso bene, mi conoscono. Sono i miei compagni di Nazionale e sanno che non sono proprio l’ultima arrivata. Raccontaci un momento difficile. Durante la gara, intorno a metà, ero un po’ in crisi perché gli atleti che mi precedevano andavano molto forte. Ho trovato forza nel mio allenatore che mi stava accanto in barca e mi continuava a dire di non mollare. Momento felice invece? Mi ha fatto molto piacere arrivare in fondo alla gara e vedere i miei compagni di squadra esultare sugli scogli.

Momento divertente? Quando eravamo sul podio, mi hanno chiesto di alzare la coppa, ma avevo talmente male alle spalle per la nuotata, che non sono riuscita a sollevarla sopra la testa! Dove trovi le energie per queste imprese? Fisicamente, sono nata per queste distanze e per queste gare impegnative. Poi è tutta una questione di allenamento. Tanto, tanto, tanto allenamento. Come ti alleni? Dieci sedute in settimana da due ore e un quarto/ due ore e mezza in piscina. Prima e dopo esercizi con gli elastici e stretching; poi, tre volte in settimana, un’ora di palestra. E mentalmente? L’aspetto psicologico si costruisce in allenamento: concentrarsi ogni giorno e non

perdere la concentrazione sono aspetti che costruisci durante l’allenamento. Alimentazione? Noi nuotatori di fondo mangiamo davvero tanto. Almeno un etto e mezzo di pasta a pranzo e cena, sempre. Poi tanti spuntini, carne, frutta secca e chi più ne ha, più ne metta! Durante la gara assumo sali minerali e carboidrati in gel; un rifornimento ogni 20 minuti di gara. E dopo la gara, tutto quello che lo stomaco regge. Familiari e amici? Sono rimasti tutti molto sorpresi da quest’impresa. Però mi ha fatto piacere che tutti siano stati contenti per me in maniera sincera, perché sanno quanto io sia dedita all’allenamento, al duro lavoro. Non mollo mai. E dopo la delusione dell’anno scorso, ci voleva un riscatto così. ■

Sul podio di una gara del 2016. Con Martina Grimaldi e Aurora Ponselè (Foto di L. Binda/Deepbluemedia.eu.) 55

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trentinotradizione

ALLA RICERCA DELLA FORMA PERFETTA di Fiorenzo Degasperi

GLI STAMPI IN LEGNO PER LA REALIZZAZIONE DEI PANETTI DI BURRO SONO DA SECOLI UNA VERA E PROPRIA FORMA D’ARTE, CHE RENDE SPECIALE UNO DEGLI ALIMENTI PIÙ ANTICHI CHE APPAIONO SULLE NOSTRE TAVOLE

L

o storico dell’arte e valente iconografo Aby Warburg, per il suo primo seminario all’università di Amburgo (1925), aprì la prolusione con il motto “Der liebe Gott steckt im Detail” (Il buon Dio è nei dettagli). Qualche anno prima Gustav

Val Venosta, marchio da burro 56

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Flaubert aveva già scritto “Le bon Dieu est dans le détail”. Il simbolismo, da millenni, aveva tracciato le potenzialità del microcosmo, dell’infinitamente piccolo, specchio fedele del più vasto macrocosmo, dell’universo. I due elementi sono congiunti da una fitta rete di fili di cui ogni esistente è composto, fili che reggono e tengono uniti il cosmo, soprattutto collegano lo spirito, la vita e la materia. Gli orientali hanno fatto del piccolo – i giardini in miniatura, il bonsai, il corpo umano come architettura dello spazio –, un’avventura culturale, cogliendo l’intima relazione fra questa natura ridotta, artificiale e l’universo dei valori estetici, filosofici, metafisici. Questi fili oggi non sono scomparsi. Solamente facciamo difficoltà a vederli, a coglierne la ricchezza, a carpirne i segreti che ci rimettono di nuovo in contatto con il

mondo. Eppure c’era chi – e per fortuna c’è ancora – riusciva in un piccolo oggetto, in un piccolo segno, a racchiudere saperi e significati che vanno ben al di là della mera apparenza. Pensiamo soltanto alle decorazioni che hanno accompa-

Castel Stenico

gnato la vita pastorale delle nostre terre, i famosi marchi e stampi incisi nei legni da burro. Lì dentro la sgorbia ha scavato una montagna di segni che sono nati con l’alba della civiltà, hanno attraversato per millenni le culture del mondo per poi, da quando gli dèi


trentinotradizione se ne sono andati, rifugiarsi nella memoria degli anziani o dei testimoni e cultori di un tempo e di uno spazio ancora a misura di uomo. Infatti gli stampi di legno scompaiono attorno agli anni Settanta di pari passo con lo sviluppo economico, la razionalizzazione dei caseifici e l’allevamento intensivo. La stessa igienizzazione spinta ha concorso a far sparire gli stampi, nel rispetto del “Manuale del

GLI STAMPI DI LEGNO RAPPRESENTANO, OGNUNO, UN CAPOLAVORO ARTIGIANALE casaro” (Luigi Morelli, 1909, ripubblicato per la settima volta nel 1950, Hoepli): “tre regole si devono in proposito osservare: siate puliti, siate pulitissimi e siate ancora più puliti”. Gli stampi di legno rappresentano, ognuno, un capolavoro

I marchi da burro sono il frutto di una ricca tradizione millenaria, mantenuta inalterata nel tempo.

artigianale: fatti in casa nelle lunghe ore invernali non se ne trova uno eguale all’altro. Già per imprimere il segno si potevano utilizzare diverse modalità: lo scalpello, la sgorbia, la punta di coltello. Prima ancora c’era la scelta del tipo di legno, che dipendeva dall’ambiente naturale: potendo si preferivano il pero o l’acero perché erano legni neutri e non trasmettevano sapori particolari al prodotto. Nelle valli sudtirolesi, così come in quelle più prettamente

alpine del Trentino, si usavano l’abete, il cirmolo, il larice; nelle valli più meridionali si utilizzavano il faggio, la betulla, il tiglio. Rarissimi il noce o il ciliegio: troppo forte il gusto del legno, che alterava il sapore del burro. In ogni caso bisognava sapere che in quel “cassetto” ligneo ci andava il latte e quindi sarebbe stato sollecitato da grassi-acidi che a lungo andare avrebbero lasciato depositi nella porosità del legno. Poi c’era la tensione dell’acqua

Val Pusteria, stampo

quando lo si risciacquava. E poi i contraccolpi di battitura per staccarne il panetto. Dopo un po’ poteva succedere che lo stampo si rompesse, si incrinasse, si fratturasse. E allora ecco la presenza di viti di ferro a sostituire gli antichi incastri e chiodature di legno. C’era poi l’umidità che concorreva a dissestare Vipiteno, marchio da burro

TRA SIMBOLISMI SOLARI E BENEAUGURANTI

M

otivi decorativi caduti in disuso, riscoperti da etnografi e da musei popolari. Come scrive Christhofe Gros (in “Marcare il pane, decorare il burro”, di Jacques Chatelain, Ed. Priuli&Verlucca, 1998), dopo i nostri nonni contadini nessuno degli artigiani postmoderni marca il suo burro. Lo intaglia e abbellisce solo per marcare la nostra immaginazione di turisti o acquirenti. E comunque quei piccoli e ripetitivi gesti, vero e proprio spaccato di vita sacra e profana di un tempo, sono ormai andati perduti del tutto. Danilo Valentinotti ha pubblicato “Legni da Burro. Marche, Decori e Stampi dalla collezione Fuciade”, Saturnia, Trento, 2014, € 38, 300 pagine. Il libro accoglie circa 300 legni da burro collezionati dai proprietari del Rifugio Fuciade, Emanuela e Sergio Rossi, al Passo San Pellegrino, val di Fassa. Attraverso questi timbri si narrano spirito, storia e vita di una valle e, essendo simboli

universali, si racconta il mondo pastorale tra sacro e profano. Nelle valli dolomitiche ladine l’abilità e il talento degli artigiani-artisti creò le basi di una fonte sussidiario di reddito per le piccole aziende rurali, che si dedicarono alla produzione dei più svariati attrezzi agricoli, dapprima per l’uso personale, in seguito commercializzandole mediante venditori ambulanti. Comunque ricche collezioni di stampi

Libri, musei e luoghi per apprezzare i marchi

sono presenti nei musei provinciali di usi e costumi di Teodone a Brunico (www.volkskundemuseum.it), nella palazzina “Mairam Hof” e di S. Michele all’Adige presso l’antico monastero agostiniano (www.museosanmichele.it), oltre a quelle minori di musei locali come il museo della Civiltà Solandra a Malè (val di Sole, www. centrostudiperlavaldisole.it) e il Museo della Malga a Caderzone Terme (val Rendena, www.caderzone.net). Una ricca raccolta di stampi proveniente dalle storiche terre del Tirolo – soprattutto dalla val Gardena, val di Fassa, val di Luson, val Badia e Ampezzano – si trova al Volkskunstmuseum di Innsbruck (www.tiroler-landesmuseen.at): il viaggio ne sarà sicuramente ripagato.

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trentinotradizione

MARCHIARE IL BURRO PER SEGNARE L’UNIVERSO

P

er marchiare il burro ci sono due strade. La prima è incidere direttamente la matrice sulla cassetta, sul fondo, sulle pareti o utilizzando scodelle già predisposte. La seconda è usare un rullo a marca, uno strumento ligneo solitamente circolare con incise le decorazioni, che si “rollava” sul pannetto, sull’impasto giallo-oro. In ogni caso l’immagine che ne emergeva era una commistione tra sacro e profano. In certe valli si apportavano al disegno delle variazioni, a seconda se la matrice lignea sarebbe servita come regalo offerto ai coscritti o alla famiglia, o per un fidanzamento. In alcuni masi le tavolette sono messe con orgoglio in bella mostra vicino all’angolo del Sacro e mai utilizzate. I motivi raffigurati sulle tavolette provengono da lontano e le decorazioni erano le stesse presenti su cassapanche, cofanetti e conocchie. Alcune volte i marchi venivano benedetti, soprattutto quando si usava il burro per le Rogazioni, tre giorni di grandi processioni che interessavano tutta la comunità. Il burro

Innsbruck, marchi da burro provenienti da malghe sudtirolesi

così aveva il potere di combattere i malefici. Lo si preparava alcuni giorni prima e poi lo si suddivideva tra i componenti della famiglia. Quindi oltre all’aspetto visivo-simbolico dei segni c’era la sua funzione apotropaica, tesa a scacciare il male, a tener lontane le streghe che potevano inacidirlo, a mantenere il diavolo fuori dalla cucina, a far sì che il malocchio non colpisse il bestiame (l’occhio invidioso che lega e slega). Per questo suo ruolo il burro veniva usato come rimedio medicamentoso. Il marchio – la raffigurazione di un Santo/a, una croce, ecc. – ne

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Roveda, val dei Mocheni, timbro da burro

aumentava il valore e la grazia/guarigione era associata all’unzione col burro sul corpo di un famigliare, di un animale o al suo essere mangiato. Ma veniamo ai simboli impressi, tenendo presente che la maggior parte di essi sono universali e sono presenti dal mondo pastorale fin dalla preistoria. Molti si richiamano a simboli solari, rotelle, ruote raggiate. Equivalenti al cerchio ricordano il senso dell’infinito, dell’eternità, simbolo dell’eterno ritorno, di una concezione temporale legata alla stagione e non al numero progressivo. Dal cerchio alla rosa/rosone il passo è breve. Si narrava che i posseduti al cospetto del rosone stampigliato sul burro lo vomitassero immediatamente dando in escandescenza. Per i vicini celti il cerchio era il simbolo di resurrezione e in seguito diventerà aureola e nimbo per mostrare la santità cristiana. La croce è segno di scongiuro, simbolo del creatore dell’universo roteante, metafora della luce che rischiara la notte pagana pregna di paure, incubi, diavoli e anime vaganti dei morti. Innumerevoli sono le variazioni della croce: da quella a X adottata dai Galli, la furca a forma di Y per accostarla all’albero della vita, la croce bifida (crux quadrata), la croce ricrociata o tedesca o patriarcale, la croce trifogliata (portafortuna), quella pomata con quattro dischetti o coppelle riunite, ecc. I meandri e le greche ripetute sono l’estremo tentativo di dare ordine al caos, al disorientamento, al disordine, quindi alla disperazione quotidiana, mentre le spirali raffigurano l’origine del mondo (la conchiglia), la ciclicità delle lunazioni e delle rinascite stagionali, le acque correnti e il lampo divino. Le corna, i palchi di cervo, caprone, stambecco, appese alle pareti delle stalle con le loro punte, tenevano lontani i diavoli e le malattie; alle corna incise nel legno si associava la forza maschile, il corno del potere e il fallo maschile, atti a scongiurare malefici e la iettatura. Marchiare il burro per segnare l’universo, dal piccolo al grande.

lo stampo. Come si vede dietro alla ritualità del fare il burro ci sono dei saperi profondi, arricchiti dall’apporto personale dei contadini-pastori, dal loro estro, dall’ingegno degli artigiani che si occupavano di produrlo. Oggi altri materiali hanno sostituito il legno, ad iniziare dalla plastica e dall’acciaio. Inoltre sono sempre più rari i falegnami che usano, oltre al tornio e alla circolare elettrica, le mani, maneggiando la sgorbia e il legno vivo. In val Aurina di questi personaggi ce ne sono ancora perché lì si costruiscono ancora i “ma-

Rullo doppio da burro - Sant’Orsola Val dei Mocheni

stelli” in legno per produrre il famoso formaggio grigio, il Graukäse: artigiani che quando vedono il legno, lo toccano, lo odorano, sanno tagliarlo e riescono a raccontarti gli eventi meteorologici lasciati dalle stagioni sulle sue rughe. Il burro, lì dentro, viene al mondo ricevendo un marchio che, se vi ricordate, da bambini scatenava cruente lotte famigliari per essere i primi a mangiarlo crudo: la stella alpina – la flora alpina è ben rappresentata –, la mucca, il sole, la rosa, animali, figure umane e di santi, ecc. La tragedia è che questi simboli, che formano i famosi “fili” che uniscono il basso con l’alto, quasi nessuno più sa interpretarli. E senza di loro, umanamente e religiosamente, siamo persi. ■


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STAR BENE A CASA, TRA LE COSE CHE AMI LO STILE D’ARREDAMENTO NEGLI ULTIMI ANNI È DIVENTATO UNA VERA E PROPRIA EMANAZIONE DEL CARATTERE E DELLA PERSONALITÀ DI CHI ABITA L’AMBIENTE. ANCHE SEGUIRE LE TENDENZE INTERIOR DESIGN 2020 È UN TEMA IMPORTANTE PER SENTIRSI BENE ALL’INTERNO DELLA CASA: UN AMBIENTE BELLO DA VEDERE DIVENTA ANCHE BELLO DA VIVERE.

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osa significa oggi “arredare”? Si potrebbero offrire molte risposte a questa domanda. Anzitutto, ritrovare noi stessi in tutto quanto ci circonda, sentirsi in perfetta simbiosi con l’ambiente in cui viviamo. Un mix di innovazione e della tradizione, come molte altri aspetti del nostro vivere. Ogni elemento ha importanza fondamentale e gioca un ruolo decisivo: in questa logica ogni aspetto del living viene coinvolto e diviene protagonista. E allora come non pensare alle zone forti della casa, come soggiorni ed openspace; come non lasciarsi affascinare dalle avvolgenti atmosfere del bagno; come non declinare gli elementi portanti dei det60

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tagli, che dimostrano la loro personalità, ricchi di particolari incisivi. Le soluzioni vincenti sono quelle che studiano gli ambienti per separare e contenere, per differenziare e caratterizzare dal gusto unico e vario. Rispondendo così alle esigenze di chi la casa la vive giorno per giorno, ritrovando se stessi. LE NUOVE TENDENZE Per prima cosa, lo stile d’arredamento, in linea con i progetti di interni più attuali, diventa una vera e propria ricerca di wellness e comfort. Ma cosa significa arredare la casa in questa direzione? I trend 2020 ci dicono che, indipendentemente dalle dimensioni, la casa deve essere il luogo

dove rilassarsi, una comfort zone in cui i rumori non solo della città, ma in senso lato, spariscono, insieme allo stress quotidiano. I progetti di interior design, quindi, pur valorizzando gli open space nella zona living, prevedono cucine separate. Le prime infatti sono ideate per massimizzare il comfort e il relax della zona giorno e dunque devono essere impermeabili da odori e rumori di chi prepara la cena. LINEE, COMFORT E DESIGN Lo stile di una casa si riconosce nei particolari. Irrinunciabili i tavolini, vero tocco di design in ogni ambiente. Utilità ed estetica sono i concetti fondamentali che si fan-

no notare. Il gioco è quello di abbinare l’elemento portante agli imbottiti oppure, al contrario, di inserirlo con le sue tipiche caratteristiche in uno stile classico. Tra le idee da copiare, segnaliamo quelle green: oltre al ficus ed alle piante grasse, c’è tutto un mondo vegetale che arreda e fa stare bene. Nel settore sedie, le ultimissime proposte suggeriscono l’utilizzo dell’essenziale, facendo spazio al legno o ai materiali naturali. E le linee? Ampia scelta sui binomi comfort e design, per descrivere ogni ambiente. I guardaroba sono sempre più indispensabili nella frenetica vita postmoderna. Sempre in auge i modelli tradizionali, affiancati dalle composizioni a


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valenza fondamentale. Il sonno deve essere supportato da elementi capaci di darci sicurezza; la scelta dei materiali diventa quindi elemento principale, adatto ad ogni nostra esigenza. Il materasso conosce oggi nuove evoluzioni, per tutte le tipologie di chi ricerca il sonno migliore. Ed ecco così sfilare il materasso ideale per lo sportivo, il pia-

no da riposo ergonomico per chi soffre di mal di schiena, il memory nelle sue varianti e tante declinazioni – per tutte le esigenze ed in tante disponibilità economiche – i modelli strutturati con lastre a zone differenziate e le versioni miste calibrate per ottime definizioni. In questo settore la tecnologia e la progettazione hanno lavorato a lungo,

con risultati sorprendenti per la qualità del sonno. E allora nessun indugio sulle comodità più intime: sicuramente esiste la soluzione fatta su misura per la clientela più esigente. Se parliamo di naturale, confortevole, anallergico e termoregolante non possiamo che riferirci ad un letto, vero compagno del nostro inverno. Le sue caratteri-

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stiche, da provare sempre in negozio e da abbinare sempre al materasso, sono presto delineate: morbidezza, leggerezza e sostenibilità, per un’esperienza di benessere unica e ineguagliabile. Oggi si celebra anche il ritorno delle molle in chiave innovativa e le tecnologie nuove per i materiali. Si respira la voglia di tornare alle tradizioni, ma

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con il supporto delle moderne innovazioni. Per conciliare al meglio passato e presente. Oltre a conciliare il sonno. TRA ARTIGIANATO E DESIGN Sembrano stare su piani diversi, ma in realtà creano un incastro perfetto tra creazioni originali e creatività. E partendo dall’assunto che qualità e creatività devono essere accessibili, il mercato di tendenza propone prodotti funzionali ed esteticamente apprezzabili, in grado di adattarsi a tutti gli ambienti, offrendo un’esperienza di arredo unica. Le ispirazioni etniche, quasi inutile sottolinearlo, sono oggi di gran moda, in qualunque

ambiente domestico. Piccoli oggetti, complementi, l’illuminazione studiata e calibrata possono fare la differenza. Per chi ama sentirsi cittadino del mondo anche in casa propria, i sapori esotici rendono effetti caldi ed avvolgenti fili e cordoni intrecciati, che richiamano entrambi gli stili. Questi elementi ornano pouf, lampade e tappeti, personalizzando i dettagli d’arredo. Spazio anche alle tonalità sorprendenti, per farsi notare con tocchi e pennellate esclusive. Basta con l’arredo monotonale e ripetitivo, freddo ed impersonale; l’ambiente di vita va personalizzato e reso unico con i tesori che raccontano ogni vissuto.

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BAGNO VUOL DIRE BENESSERE Oggi il bagno è quell’area fondamentale della casa che assomiglia sempre di più ad una zona relax. Un luogo accogliente ed intimo, nel quale occuparsi del proprio benessere. Senza limiti di tempo e spazio. Lo spazio infatti non è e non deve essere assolutamente un problema: anche in vani limitati si possono realizzare allettanti proposte, adatte a tutte le esigenze. Le idee più accattivanti sono pensate per venir incontro alle esigenze di tutti, consentendo di realizzare un ambiente su misura. Le parole chiave sono il rispetto dell’ecosistema, la tecnologia e lo stile. Come a dire che si possono limitare i consumi dell’acqua anche in un’ottica super moderna, senza rinunciare a nulla. E parlando di stile, come non accennare alle vasche nuovissime di gusto vagamente rétro, per personalizzare ulteriormente la vostra stanza da bagno? Uno spazio importante è riservato alle docce: proporzioni decisamente ampie nelle nuove tendenze, per

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accogliere eventualmente anche saune e bagno turco. Non dimentichiamo i dettagli salienti, come i radiatori a parete, che diventano vere e proprie sculture. Il tutto naturalmente multitasking. Secondo le recentissime statistiche nel settore dell’arredo, il bagno e tutto ciò che lo caratterizza è al primo posto nei sogni di ogni casa dei sogni. Un desiderio finalmente realizzabile. PAROLA D’ORDINE: BIO La ricerca della soddisfazione dell’uomo coniugata al rispetto dell’ambiente è l’approccio etico dei nostri tempi. È il requisito fondamentale del prodotto finale e dei processi produttivi, è la costruzione del valore nel tempo. L’obiettivo primario è quello di ricercare uno stile di vita orientato al benessere e alla sostenibilità, ma anche all’avanguardia sotto tutti i punti di vista, nell’ottica di rappresentare la casa come il bene più importante. L’abitazione rappresenta oggi un luogo in grado di offrire comfort abitativo, ergonomia, avanguardia architettonica e tecnologica, spazi per il relax

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ed il wellness; insomma un luogo dove vivere con il massimo livello di benessere. Per tutto quanto riguarda il nuovo, l’imperativo è la bioedilizia; nelle ristrutturazioni, la scelta è quella di integrare alle strutture preesistenti una ricerca di prodotti ecosostenibili, nella prospettiva di rinnovare con il massimo rispetto per l’ambiente e per il risparmio energetico. Senza tralasciare fattore estetico e modernità. L’ARREDO NATURALE: LA LUCE Come non considerare la luce elemento di vita! Anche nelle lunghe giornate invernali, è fondamentale essere accolti da toni caldi e ben studiati, capaci di illuminare i punti forti delle zone giorno e rendere velate quelle del riposo. Nel mondo del design spopolano le forme lineari ed essenziali, accompagnate da punti luce che mettono a fuoco lo stile essenziale per puntare direttamente sulla luce naturale. Lo spazio è quindi del vetro, corredato di infissi di nuova generazione che corrispondono alle esigenze della moderna architettura. Il gioco di luci e trasparenze impedisce all’occhio

di cogliere strutture forti e massicce, lasciando vagare lo sguardo verso effetti visivi di straordinaria purezza stilistica. Anche le maniglie sono dettagli non trascurabili; di grande effetto quelle perfettamente squadrate ed incastrate direttamente sulla lastra di vetro. L’attenzione del produttore è rivolta anche e soprattutto al risparmio energetico: il triplo vetro, ad esempio, si distingue per isolamento termico anche in quelle strutture abitative costruite con parametri non di ultima generazione. I vetri esistono anche in soluzioni serigrafate, per garantire la privacy. Guardare il mondo attraverso una struttura esteticamente apprezzabile, dall’isolamento garantito e dalle definizioni essenziali significa già essere a casa. Per apprezzare ogni dettaglio. L’ANGOLO PIÙ AMATO: LA CUCINA Il salotto? La camera da letto? Il bagno? No. Il locale più amato nelle case degli italiani è la cucina. Insomma, un po' come ai tempi dei nonni, quando le famiglie si riunivano nell'ampia cucina familiare, anche oggi è questa l'anima

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della casa. Vi trascorriamo oltre tre ore al giorno, siamo disposti a investire per renderla sempre più vicina a quella dei nostri sogni e non solo ci cuciniamo e ci mangiamo, ma condividiamo piacevoli momenti con la nostra famiglia. Questo il risultato di uno dei sondaggi di Houzz, la piattaforma online leader mondiale nell'arredamento della casa. E la disponibilità di spesa per ristrutturare e rinnovare questa parte dell'abitazione è piuttosto alta. La cucina rappresenta, secondo il sondaggio, il luogo per eccellenza in cui cucinare,

mangiare bene e stare a tavola riuniti con la propria famiglia. Nonostante il poco tempo che trascorriamo tra le quattro mura domestiche, i nostri connazionali sembrano essere ancora molto legati al concetto di “cucina” come fulcro di ogni attività domestica e la maggior parte vi trascorre oltre tre ore in un solo giorno. Cucinare (98%), mangiare (75%), socializzare (42%) e intrattenersi (40%) sono le attività che vi vengono svolte con maggior frequenza. Ma cosa cercano gli italiani nella cucina del futuro? Tra le caratteristiche più importanti che

la cucina deve avere, troviamo la semplicità nell'organizzazione (58%) o nella pulizia (51%), la possibilità di ospitare tutta la famiglia (30%), la praticità nel cucinare (25%) e la comodità nel mangiare (24%) e ricevere ospiti (24%); mentre tra le modifiche che vengono effettuate ci sono la nuova disposizione di mobili e attrezzature (70%), l'apertura verso le altre stanze (43%) e l'ampliamento del locale (52%). Gli elementi più rinnovati in cucina sono i piani di lavoro (68%), gli elettrodomestici (66%) e l'illuminazione (60%).

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In primo luogo, il lavoro di squadra. L’impresa edile conta 17 dipendenti, che vanno a creare una rete ben organizzata, finalizzata al raggiungimento di un lavoro completo per il cliente: si parte dall’analisi di un’idea e si fa in modo che quell’idea venga realizzata in tutte le sue parti, dall’inizio alla fine. Per cui l’impresa garantisce una completa realizzazione, dalla demolizione alle chiavi in mano. Una sicurezza che soddisfa qualsiasi tipo di clientela, dalla più esigente alla più tecnica, dal privato al pubblico. Poi la ricerca di alti livelli qualitativi. Lavorando in ambito sia pubblico che privato, si garantisce infatti una procedura operativa che lavora in nome degli attuali certificati di qualità, di sicurezza e di ambiente. Una garanzia molto articolata quindi, sempre aggiornata alle nuove normative, nella tutela di tutti gli interlocutori. Infine l’opportunità di usufruire delle recenti agevolazioni. Il cliente può far

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artisti e lavoratori e di essere allo stesso tempo presidi di socialità, di scambio, di pensiero critico, che mai come ora risultano necessari. A novembre le porte dei teatri trentini riaprono. A partire dal Teatro Sociale che il

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ottobre, La Bella Stagione di Teatro Portland, presenta il 6 novembre uno storico spettacolo della compagnia Arditodesio: Pale Blue Dot, un’occasione per riflettere sulle questioni climatica e ambientale. Lo stesso giorno

al Teatro di Villazzano, Segnale d’allarme - La mia battaglia, trasposizione virtuale de La mia battaglia spettacolo in cui Elio Germano a partire dal Mein Kampf di Adolf Hitler parla al mondo contemporaneo. L’immersione grazie al

“MUSICA MACCHINA”: ENRICO MALATESTA + SILVIA TAROZZI

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ono Enrico Malatesta e Silvia Tarozzi protagonisti del primo di 3 appuntamenti in calendario per la rassegna “Musica Macchina” che caratterizzeranno i mesi di novembre e dicembre a partire da sabato 7 alle 21, nel Basement dell’Auditorium Fausto Melotti di Rovereto. Anche in un contesto così delicato per gli spettacoli si ripropone la rassegna del Centro Santa Chiara dedicata all’incontro tra ricerca sonora, musica elettronica sperimentale e arti multimediali. Il programma della serata si configura come una sorta di nuovo capitolo dell’indagine che da due stagioni Musica Macchina sta conducendo sul lavoro di Éliane Radigue, autrice chiave della composizione contemporanea francese: Enrico Malatesta e Silvia Tarozzi saranno infatti interpreti del ciclo di composizioni senza termine prestabilito, “Occam Ocean iniziato” dalla Radigue nel 2011. Da questo ciclo, Malatesta e Tarozzi eseguiranno i rispettivi solo per percussioni e per violino e, in prima assoluta, il duetto Occam Ocean – Occam River VIII. Enrico Malatesta è un percussionista attivo in ambiti sperimentali di ricerca posti tra musica, performance e intervento site-specific. Silvia Tarozzi è violinista interprete, compositrice e improvvisatrice e la sua ricerca sul suono e sul gesto strumentale, è stata nutrita dall’esperienza di improvvisatrice, si esprime nelle numerose collaborazioni con compositori e compositrici della scena contempora-

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nea internazionale. Dal 2011 collabora regolarmente anche con la compositrice Éliane Radigue diventando una delle interpreti principali del suo ciclo compositivo “Occam” per strumenti acustici e creando numerose opere che vanno dal solo “Occam II” alla musica da camera. A Musica Macchina Tarozzi eseguirà il solo “Occam II” per violino composto da Éliane Radigue, e a seguire, con Enrico Malatesta, il duetto per violino e percussioni “Occam River VIII”, in prima assoluta. Biglietti acquistabili in prevendita online su www. primiallaprima.it. (F.D.S.) Silvia Tarozzi


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visore VR diventa totalizzante e appare perfettamente adatta al monologo che nella sua tragicità sfiora i toni del grottesco. Il 7 e l’8 novembre al Teatro Cuminetti primo appuntamento dedicato ai giovani e giovanissimi appassionati di teatro: Storia di un palloncino azzurro della compagnia Stilema è adatto a bambini e bambine dai 3 anni in su e racconta di quel filo invisibile che lega i grandi desideri alla realtà da costruire per realizzarli. Il ciclo Altre Tendenze, sezione sulla drammaturgia contemporanea della Stagione di Prosa, inizia con la surreale e politicamente scorretta comicità di Alessandro Bergonzoni in Trascendi e sali, l’11 e il 12 novembre al

Teatro Sociale. Dal 19 al 22 novembre, ancora al Teatro Sociale, Cita a ciegas (Confidenze fatali), capolavoro del drammaturgo argentino Mario Diament, che mette al centro un protagonista chiaramente ispirato al padre degli scrittori argentini, Jorge Luis Borges, in un thriller appassionante che in un “appuntamento al buio” fa luce sulle ragioni della mente, del cuore e dell’animo umano. Il 20 novembre al Portland è invece in scena Clitennestra, spettacolo tratto da “Fuochi – Clitennestra o del crimine” di Marguerite Yourcenar e portato in scena da Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio di Verona, una rivisitazione del mito classico che evidenzia l’immortalità di alcune storie. Il 21 novembre al Teatro di Meano, Eva, spettacolo adattato e diretto da Gianni Masella, tratto da “Il diario di Eva” di Mark Twain, che dà voce alla prima donna e racconta il primo periodo dopo la sua nascita nel giardino dell’Eden. Il 25 e il 26 novembre al Teatro di Pergine arriva la comicità di Maurizio Lastrico in Nel mezzo del casin di nostra vita, tra versi danteschi e sfortune quotidiane. Stesso registro per Coworking – ovvero la vita è precaria, di Roberto Marafante al Teatro di Villazzano il 27 e 28 novembre. ■ Elio Germano

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orna puntualmente a Rovereto il Festivalmeteorologia giunto ormai alla sua 6.a edizione. Quest’anno l’evento si volgerà online, attraverso il canale YouTube dedicato, trasmesso dalla sede del Museo di Scienze e Archeologia della Fondazione Museo Civico di Rovereto dove si avvicenderanno i diversi relatori. L’evento si snoda attorno a

IL FESTIVAL È SOSTENUTO DALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA DI SCIENZE DELL’ATMOSFERA E METEOROLOGIA

una serie di conferenze, articolate in quattro sessioni tematiche: Clima - Agricoltura – Salute – Energia. L’evento si propone di riunire ancora una volta non solo gli “addetti ai lavori” della meteo-

FESTIVAL METEOROLOGIA A ROVERETO, SABATO 14 NOVEMBRE, L’EVENTO SI PROPONE DI RIUNIRE (ON LINE) ANCORA UNA VOLTA NON SOLO GLI “ADDETTI AI LAVORI” rologia italiana, ma anche gli operatori di settori limitrofi, nonché gli appassionati e tutti coloro che sono interessati a capire di più come opera la meteorologia, soprattutto in un quadro di rapida evoluzione della tecnologia, della società e del clima a scala globale. Il festival è promosso e sostenuto dall’Associazione Italiana di Scienze dell’Atmosfera e Meteorologia (AISAM), dall’Università di Trento, dal Comune di Rovereto, e dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, con il supporto della Provincia Autonoma di

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Trento e della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, nonché di vari e sponsor e partner, in particolare CoDiPra. La meteorologia italiana vive in questi anni un momento di notevoli trasformazioni. Sta per completarsi la realizzazione dell’Agenzia Nazionale per la Meteorologia e la Climatologia “Italia Meteo”. Sarà il riferimento per mettere a sistema le diverse realtà che finora hanno operato in diversi settori della meteorologia operativa. La imminente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dello Statuto e del

Regolamento consentirà l’avvio della operatività, a partire dalla nomina del Direttore e la successiva costituzione dell’organico, anche attraverso accordi di collaborazione con le realtà nazionali e regionali esistenti. Nel 2021 sarà pienamente operativo a Bologna il nuovissimo centro di calcolo del Centro Meteorologico Europeo (ECMWF). Inoltre ECMWF sta valutando le dieci proposte pervenute dai vari paesi europei in risposta al bando per l’apertura di una sue seconda sede, sul territorio dell’Unione Europea.

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trentinopanorama

Elisa Maino e Sofia Viscardi

di Tina Ziglio

S

arà un’edizione speciale quella di EDUCA, non solo per la forma, prevalentemente on line, ma anche e soprattutto per il tema: il programma sarà, infatti, dedicato all’impatto dell’esperienza del Covid sulle relazioni educative. FUTURI ANTERIORI, questo il titolo dell’undicesima edizione, parte dalle esperienze del lockdown e della ripartenza per rielaborarle e

APPUNTAMENTI DEDICATI, ALLE NUOVE FORME DELLA DIDATTICA MA ANCHE, ALL’IMPATTO DEL LOCKDOWN SUGLI ADOLESCENTI

tracciare la strada per quello che verrà con un programma che prova a rispondere agli interrogativi che la pandemia ha sollevato sugli elementi fondanti delle relazioni educative. Il programma propone una serie di appuntamenti online e live, a partire dai webinar di approfondimento dedicati al mondo della scuola, alle nuove forme della didattica e all’inclusione ma anche alle emozioni, all’impatto del lockdown sugli adole-

FESTIVAL EDUCA RIEMERGERE SUBITO DALL’ESPERIENZA COVID. QUESTO IL MESSAGGIO DELL’ATTESISSIMA KERMESSE IN PROGRAMMA DAL 19 AL 22 NOVEMBRE scenti e alla famiglia. Tra questi la presentazione del libro Troppa famiglia fa male? con la psicanalista e scrittrice Laura Pigozzi e la direttrice del dipartimento di Scienze Cognitive di Rovereto Paola Venuti. Si parlerà di cura, intrecciando salute ed educazione, nello spettacolo teatrale Chiedimi se sono di turno, di e con Giacomo Poretti, del trio Aldo Giovanni e Giacomo, seguito dal dialogo con l’attore e la professoressa Luigina Mortari. In Lezioni sospese: cosa ci ha insegnato la pandemia?, i filosofi Paolo Costa e Ilaria Gaspari andranno alla scoperta delle microlezioni quotidiane apprese durante il lockdown. Si intreccia al programma di EDUCA quello di Educa immagine, la rassegna organizzata da Consolida con la direzione artistica di Trentino Film Commission e il sostegno di MIUR Mibac e la Cassa Rurale di Rovereto. Giunta alla seconda edizione, la rassegna declina nel campo dell’audiovisivo e del-

le immagini l’attenzione educativa che guida il festival. A partire da giovedì 19 proiezioni di film seguiti da laboratori di educazione all’immagine e tanti webinar per parlare di nuovi strumenti di comunicazione come tik tok e instagram con testimonial d’eccezione come Elisa Maino e Sofia Viscardi. Quest’ultima sarà ospite della serata di sabato 21 novembre al teatro Zandonai insieme a Irene Graziosi e al critico cinematografico Enrico Magrelli in un dialogo dal titolo Distanziamento social. Domenica sera spazio al cinema, sempre allo Zandonai, con la proiezione del film Molecole, cui seguirà un incontro di approfondimento tra il regista Andrea Segre e il critico Magrelli. Il festival è promosso da Provincia autonoma di Trento, Università di Trento e Comune di Rovereto, organizzato da Consolida, con il supporto del Board scientifico (FonLaura Pigozzi

dazione Franco Demarchi, Iprase e Fondazione Bruno Kessler) e il sostegno di Cooperazione Trentina e Casse Rurali Trentine. Gli eventi online saranno trasmessi in diretta sul canale youtube e la pagina Facebook di Educa; per le serate live al Teatro Zandonai è obbligatoria la prenotazione. Per informazioni www.educaonline.it www.educaimmagine.it. ■

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di Fabio De Santi

na stagione ricca di novità e di linguaggi diversi che si intrecciano ed emozioni da vivere con tanta voglia di ripartire e riportare il pubblico in teatro. È quella proposta nel Teatro comunale di Pergine, da Aria Teatro nel cartellone di spettacoli organizzato insieme al Comune di Pergine che attraverserà i prossimi mesi. Si parte il 19 novembre con Giacomo Po-

DADO MORONI & MAX IONATA CON “TWO FOR YOU” OMAGGIANO STEVIE WONDER E DUKE ELLINGTON

retti, del celebre trio comico formato da Aldo, Giovanni e Giacomo, che qui porta in scena “Chiedimi se sono di turno”, il one man show dedicato alla vita da infermie-

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Giacomo Poretti

CHIEDIMI SE SONO DI TURNO

re e ai racconti di corsia. In ospedale si entra solo per tre motivi: se uno è ammalato, se si va a trovare un ammalato, oppure, se sei particolarmente sfortunato, se ci devi lavorare. Dopo il successo di Fare un’anima, Giacomo Poretti torna in teatro con questo nuovo monologo che attinge alla sua esperienza personale, per sorridere delle sue memorie di corsia e tentare di rispondere insieme al pubblico all’annosa questio-

«

trentinopanorama

ECCO L’OTTIMA PROPOSTA DEL TEATRO COMUNALE DI PERGINE, GRAZIE AD ARIA TEATRO ne “E adesso chi lo svuota il pappagallo? “Il protagonista di questo monologo aveva immaginato per sé un avvenire radioso come calciatore, astronauta o avvocato di grido; ma la sorte è a volte sorprendente, talvolta bizzarra, e quasi sempre misteriosa, e così, mentre sta per ricevere

il pallone d’oro, aprendo gli occhi si ritrova nelle proprie mani una scopa di saggina. Si prosegue il 25 e 26 novembre 2020 con Maurizio Lastrico, il dantista di Zelig che incanta il pubblico con i suoi divertentissimi monologhi che somigliano, come linguaggio e come metrica, alla Divina

AI CONFINI ED OLTRE. THE ART OF THE TRIO

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opo i primi due concerti in ottobre prosegue con una serie di appuntamenti fra Trento e Rovereto la rassegna “Ai Confini ed Oltre - The Art of the Trio”, organizzata dall’associazione Sonata Islands. “Ai Confini” vuole mettere a fuoco il territorio a cavallo fra generi o Marc linguaggi diversi. Perrenoud Tutto ciò che sta Trio ai confini ha per antonomasia carattere di sperimentazione perché si rivolge all’inconsueto, ricerca ciò che sta oltre, fuori. Quest’anno il tema è una formazione tipicamente cameristica, trade union fra musica classica e jazz, il trio. In quanto cameristico il trio è la formazione per eccellenza che può avvicinare diverse attitudini all’ascolto, in particolare quella del jazz e della musica da camera. Il tipico trio jazzistico è formato da pianoforte contrabbasso e batteria: a questa formazione nella stagione verranno accostati anche trii meno consueti. Ad aprire novembre., il 5 alle 20.30, alla Sala Filarmonica di

Trento, il Matteo Bortone Trio con il progetto “ClarOscuro” qui insieme a Enrico Zanisi e Stefano Tamborrino. Di grande interesse l’esplorazione della melodia dei tre che traspare costante, mai intesa come rifugio, facile soluzione ma indagine, approfondimento del suono nell’ascolto dell’altro. Si incontrano anche momenti liberi e sognanti su fondali scuri, schegge di ambienti urbani, ma le tensioni più alte

Matteo Bortone Trio 74

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trentinopanorama La storia del Lupo Lulù

commedia, richiamata fin dal titolo “Nel bel mezzo del casin di nostra vita” . Lastrico recita i suoi celebri endecasillabi “danteschi”, che mescolano il tono alto e quello basso, che raccontano con ironia di incidenti quotidiani, di una sfortuna che incombe, di un caos che gode nel distruggere i rari momenti di tranquillità della vita. Propone inoltre le sue storie condensate, in cui la sintesi e l’omissione generano un gioco comico di notevole impatto. Riparte anche la stagione di Teatro Ragazzi con 7 appuntamenti, in cui grande spazio quest’anno viene dato ai professionisti della realtà trentina, con l’obiettivo di sostenere i lavoratori del settore in

un momento di difficoltà. In questo contesto si inserisce lo spettacolo di domenica 22 novembre con “La storia del Lupo Lulù”, una pièce profonda che parla di mondi diversi che si incontrano, della difficile missione di crescere, di conoscersi e di accettare l’altro. Corposa è anche la proposta musicale della Stagione che prevede il 21 novembre il concerto di Dado Moroni & Max Ionata con “Two For you”, un omaggio a Stevie Wonder e Duke Ellington. Dopo i grandi successi discografici “Two for Duke” e “Two for Stevie” Dado Moroni e Max Ionata tornano insieme con un nuovo tour. Il duo, piano-sax, è composto da due musicisti che nella vita sono principalmente grandi amici e tra le loro note si può respirare l’energia che scorre tra gli strumenti. Two for You è una sorta di “the best” dei due progetti, che a seconda delle esigenze può anche tornare alle origini, quindi concentrarsi sul programma di Ellington o di Wonder. ■

si raggiungono negli incroci di tre notevoli personalità. Del talento di Bortone sapevamo già, qui conferma tutto, suono denso legnoso, grande senso del tempo mai matematico più mentale, buona qualità di scrittura. Il 12 novembre sempre alle 20,30 ma nella Sala del Falconetto di Palazzo Geremia il trio formato da Francesco Cusa, batteria, Giovanni Benvenuti, sax tenore e Gabriele Evangelista contrabbasso. Il nuovo trio di Francesco Cusa esplora i territori delle composizioni originali e della poliritmia. Una riproposizione in chiave acustica delle esperienze progettuali del passato dell’artista siciliano con uno sguardo alla musica di tradizione e agli standards rivisitati. Il 18, alle 20,30 alla Filarmoncia di Trento il Marc Perrenoud Trio che unisce Marc Perrenoud, piano, Marco Müller double bass, e Cyril Regamey drums. Il 28 la rassegna si sposta alla Sala Filarmonica di Rovereto con il concerto proposto in collaborazione l’Associazione Mozart Italia nel segno di “Zandonai Carioca”. Sul palco Giancarlo Bianchetti e Ivan Tibolla con un repertorio che si snoda tra musica scritta e musica improvvisata, prevalentemente costituito da brani originali e di compositori brasiliani, tra cui Egberto Gismonti, Hermeto Pascoal e Guinga e da un’inusuale rivisitazione in bossanova del Lied “Lontana” di Riccardo Zandonai. Per ulteriori dettagli e prevendite: info@sonataislands.com. (FDS)

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Electric Circus

di Fabio De Santi

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a la sigla di “Contatti - Trento scienza e arte” il nuovo progetto culturale targato Centro Santa Chiara e Muse Museo di Scienze, in collaborazione con il Sistema della Ricerca del Trentino (Star). Una nuova rassegna culturale, fra scienza e arte per raccontare l’attualità che si è aperta il 29 ottobre con la prima di “Storie di mare e piccole terre”, una fiaba surreale di Maurizio Dini Ciacci e Dario Vergassola che ha posto l’accento sui temi dell’ecologia e dell’eco-sostenibilità. “Contatti - Trento scienza e arte” è un ciclo di appuntamenti che propongono due letture complementari dello stesso tema: da un lato lo sguardo della scienza, tradotto in un

DNA IN... MUSICA MARTEDÌ 10 NOVEMBRE, ALLE 20.30 AL TEATRO SOCIALE, PROTAGONISTI I DEPRODUCERS CON LO SPETTACOLO “DNA”, IN COLLABORAZIONE CON L’AIRC dialogo informale, dall’altro la trasposizione delle questioni in suggestioni e interpretazioni artistiche, per favorire una visione olistica di questi

temi. Un originale viaggio che unisce linguaggi diversi, “Contatti” si propone di far incontrare testimoni del nostro tempo e confrontare

il loro pensiero su questioni di stringente attualità, dalle urgenze ambientali all’importanza della ricerca, per capire che scienza e arte, come

PARKINSON: “NONCHIAMATEMIMORBO”

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a malattia di Parkinson sarà oggetto della mostra fotografica “Nonchiamatemimorbo” presso il foyer dell’Auditorium Santa Chiara di Trento dal 6 al 15 novembre. Un viaggio fotografico e sonoro attraverso le immagini raccontate dalle voci pre-registrate degli attori Lella Costa e Claudio Bisio. È questa l’iniziativa portata avanti dall’associazione Parkinson Trento che celebra i suoi trent’anni di attività mettendo in evidenzia le conseguenze di questa patologia, ancora definita “morbo” con una scelta terminologica ormai obsoleta. Lo ha spiegato Andreanna Bayr, presidente dell’associazione: «La parola morbo viene associata a qualcosa di disgustoso, contagioso, “morboso”. Preferiamo che si usi il termine “malattia”, più neutrale». I sintomi del Parkinson compaiono solitamente dopo i sessant’anni, anche se esiste un 10% di casi in cui si sviluppano sotto i quarant’anni: questi segni da principio comprendono il classico tremore a riposo, stanchezza nelle gambe, una tipica curvatura della schiena, depressione, rigidità delle articolazioni, che porta a perdere la mobilità della muscolatura anche facciale. Sono circa 1200 i trentini affetti da malattia di Parkinson, ma Bayr ritiene che il numero vero vada quasi raddoppiato: «In realtà sono almeno duemila, ma molti si vergognano di comunicare i sintomi, il che è anche assurdo, perché sono assolutamente evidenti». La ritrosia ad esplicitare la propria condizione riguarda soprattutto gli uomini: «Sono spesso uomini di una certa età e che arrivano da aree periferiche - ha spiegato Bar - Credono che questa patologia li renda “meno uomini”». Al contrario le donne, che

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pur sono meno colpite, reagiscono meglio: «Le donne fanno ginnastica, fanno le nonne, sono più resilienti», ha rilevato Bayr. Centrale nel trattamento della malattia di Parkinson, che non ha al momento una cura definitiva, soltanto pochi farmaci che rallentano la progressione, è il coinvolgimento delle care-giver, le “badanti”: «È a loro che è dedicata parte della mostra, sono un sostegno indispensabile per le famiglie, anche perché spesso il coniuge della persona malata è lui stesso anziano e non ha la forza di fare tutto da sé». Sulla situazione del trattamento del Parkinson in Trentino, Bayr si dice tutto sommato soddisfatta ma c’è ancora da fare: «Se ci confrontiamo con il resto d’Italia ci sono molti più servizi, ma dobbiamo guardare ai modelli europei. Serve una neurologia di territorio e un infermiere di prossimità per seguire meglio i malati senza costringerli all’ospedalizzazione».


trentinopanorama suggeriva Galileo, non sono altro che la stessa voce di quel “grande libro della natura” che è l’universo. Da qui, l’idea di aprire ciascuno spettacolo serale con un insolito intervento: 15 minuti prima di alzare il sipario, i ricercatori del sistema Sta offriranno spunti e visioni scientifiche a cui si è ispirato l’evento. Il secondo appuntamento della rassegna, in programma martedì 10 novembre, alle 20.30 al Teatro Sociale,

UNA FIABA DI MAURIZIO DINI CIACCI E DARIO VERGASSOLA, ALL’INSEGNA DELL’ECOLOGIA

vedrà protagonisti i Deproducers con lo spettacolo “Dna”, realizzato in collaborazione con l’Airc, Associazione Italiana per la ricerca sul cancro. Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo, Max Casacci, Riccardo Sinigallia, quattro musicisti, quattro produttori, insieme per con-

dividere un’idea: fare musica per conferenze scientifiche, concependo la scienza come poesia. Dall’incontro nel 2012 tra quattro dei migliori musicisti e produttori della scena musicale italiana è nato il collettivo Deproducers, che si propone di musicare dal vivo conferenze scientifiche, raccontate in maniera rigorosa ma accessibile a tutti. Un progetto innovativo e coinvolgente, un connubio senza precedenti tra musica e scienza. In questo loro ultimo progetto, “Dna”, grazie a brani musicali inediti, a immagini suggestive e a una scenografia costruita ad hoc, una conferenza scientifica si trasforma in uno spettacolo appassionante, offrendo un’esperienza immersiva alla portata di tutti. Il pubblico avrà così l’occasione di ripercorrere la storia che accomuna ogni essere umano, dalla formazione delle prime cellule alla comparsa dell’Homo Sapiens, fino alle nuove conquiste della genetica. Ciò

che ne risulta è un percorso rigoroso ma accessibile, alla scoperta di alcuni tra i temi più affascinanti con cui l’uomo si sia mai confrontato, che sottolinea il valore della ricerca scientifica sia come strumento fondamentale contro il cancro, sia come metafora del processo di miglioramento di sé stessi attraverso la conoscenza. A dare forma e musica al progetto, sul palco saliranno il pianista, compositore e produttore Vittorio Cosma, (storiche le sue collaborazioni con Elio e le Storie Tese, senza dimenticare artisti del calibro di De André, Vecchioni, Fossati, Finardi e

Pagani), Gianni Maroccolo (figura cardine della musica indipendente italiana e tra i fondatori negli anni ’80 dei Litfiba e poi dei Csi), Max Casacci (produttore, chitarrista e fondatore dei Subsonica), e il cantauture romano Riccardo Sinigallia, accompagnati dal prezioso contributo del filosofo e frontman d’eccezione Telmo Pievani (professore di Filosofia delle scienze biologiche presso l’Università degli studi di Padova). Uno spettacolo suggestivo di scienza e musica in cui chitarra, basso e tastiere si scambiano continuamente i ruoli per dare voce all’evoluzione della vita. ■

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trentinodistillati&liquori di Giada Vicenzi

LA GRAPPA TRENTINA ALLA CONQUISTA DEL MONDO

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uella della grappa trentina è una storia di amore e dedizione, che racconta di un legame inscindibile tra un popolo fiero e tenace e il proprio territorio. Un territorio da cui un tempo dipendeva per intero il sostentamento delle comunità e da cui i Trentini hanno imparato a ricavare il meglio senza sprecare nulla. È così che è nata la grappa, che un tempo le famiglie distillavano in casa per sfruttare le vinacce rimaste dopo la vendemmia. Alla metà del secolo scorso un gruppo di produttori lun-

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gimiranti e sagaci intuì che quel distillato ruvido e secco aveva tutte le carte in regola per diventare una bevanda raffinata, proprio come rum, whisky e cognac. Certo, i margini di miglioramento erano notevoli. Ma rimboccandosi le maniche in pochi anni quei produttori riuscirono nell’impresa. È grazie a loro se oggi la grappa del Trentino – ottenuta esclusivamente da uve appena svinate e ricche di aromi – è un distillato di indiscussa qualità, che si sta ritagliando un ruolo da protagonista nelle moderne tendenze

di consumo. Si muove bene sul mercato anche internazionale, nei bar, nei ristoranti e nei salotti. Anche in cucina e nella mixology. Sulla sua qualità veglia l’Istituto di Tutela della Grappa del Trentino, nato negli anni Sessanta da un’intuizione di cinque distillatori (Bertagnolli, Pisoni, Sebastiani, Segnana e Bassetti). Uno dei più antichi istituti di tutela italiani nel settore delle bevande, che conta 25 soci, di cui 22 distillatori: quasi la totalità della produzione trentina. Il presidente è Bruno Pilzer, eletto lo scor-

so agosto all’unanimità, che succede a Mirko Scarabello, fautore di una svolta che ha dato all’Istituto un’impronta dinamica, rivolta sia alla tutela della qualità, sia alla valorizzazione. Proprio questa impostazione permette oggi alla grappa trentina di spiccare il volo alla conquista del mondo. VIAGGIARE UNITI VERSO LA QUALITÀ Classe 1959, originario di Faver in Val di Cembra dove porta avanti la distilleria di famiglia, un lungo passato

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UN TEMPO ALIMENTO DI RINFORZO IN UN’ECONOMIA POVERISSIMA, OGGI IL DISTILLATO TRENTINO STA CONQUISTANDO IL GUSTO E I MERCATI ANCHE INTERNAZIONALI. MERITO DELL’INTRAPRENDENZA DEI PRODUTTORI LOCALI E DELLA LUNGIMIRANZA DELL’ISTITUTO DI TUTELA DELLA GRAPPA TRENTINA


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Due generazioni della famiglia Pisoni

come vicepresidente dell’Istituto e un’altrettanto lunga collaborazione con la Fondazione Edmund Mach, Pilzer è un profondo conoscitore del mondo dei distillati nazionali e internazionali. “Ritengo importante – spiega – da un lato che l’Istituto prosegua nel solco di quell’impostazione rigorosa data dai fondatori: grandi persone che condividevano idee e progetti e non temevano il confronto anche acceso. Dall’altro, mantenere il timone nella direzione impressa da Mirko Scarabello, col quale negli ultimi anni abbiamo intrapreso un nuovo percorso di promozione della grappa del Trentino. Le azioni da praticare per il futuro devono essere finalizzate a preservare un prodotto che rappresenta un autentico vanto nel panorama internazionale dei distillati: da qui dobbiamo ripartire in cerca di una ulteriore qualità, collaborando in maniera stretta con la Fondazione

Mach. Ma dobbiamo anche riuscire a comunicare questa qualità e il modo migliore è coinvolgere gli stessi produttori. Il mondo delle distillerie trentine è pieno di storie da raccontare, bisogna rendere esplicito questo patrimonio di esperienze e di emozioni in chiave di marketing territoriale. Importante sarà incrociare il nostro lavoro con quello di Trentino Marketing in vista di una promozione integrata del territorio, che passa anche da prodotti “ambasciatori” come la grappa, appunto”. Dalla tutela alla promozione, passando per la formazione, la ricerca e le giovani generazioni: “Sono nodi fondamentali per il miglioramento continuo della qualità e per dialogare con i consumatori di tutto il mondo – sottolinea Pilzer –. Dobbiamo guardare con fiducia ai giovani presenti in distilleria: il più delle volte sono laureati, hanno studiato all’estero, parlano

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UN PRODOTTO ANTICO E MODERNO È proprio questo equilibrio perfetto fra un sapere millenario e le sperimentazioni più innovative a rendere speciale la grappa del Trentino, che è un prodotto antico e moderno allo stesso tempo. Come la Grappa “Del Sole” della distilleria Pisoni di Madruzzo, ad alta gradazione (50 gradi) e ottenuta da vinacce di uve biologiche. Quelle che i fratel-

L’ISTITUTO DI TUTELA DELLA GRAPPA TRENTINA

Bruno Pilzer

Angeli, Bailoni, Bertagnolli, Borgo Vecchio, Antica Erboristeria Cappelletti, Casimiro, Crucolo, Rossi d’Anaunia – Dallavalle, Fondazione Edmund Mach, Francesco S. Massenza, Giori Distillati Trentini, Giovanni Poli Santa Massenza, Marzadro, Maxentia, Paolazzi, Paolazzi Vittorio, Pezzi, Pilzer, F.lli Pisoni, Segnana, F.lli Vettorazzi, Zeni Zuccatti, Andreis – Distillerie Trentine. Il Consiglio dell’Istituto è composto da Bruno Pilzer (presidente), Alessandro Marzadro (vice), Rudy Zeni, Bernardino Poli, Carlo Pezzi, Giuliano Pisoni, Luigi Cappelletti, Fabio Andreis e Franco Bertagnolli (consiglieri). li Pisoni coltivano per produrre vini e spumanti di pregio. “Da oltre dieci anni – racconta Elio Pisoni – abbiamo convertito i vigneti al biodinamico. L’idea di una grappa bio nasce per premiare i gusti di un pubblico sempre più sensibile e attento. L’alta gradazione, inoltre, permette di apprezzare ogni sfumatura di aromi e sapori in modo ancora più

intenso”. Lo stesso accade con “Clessidra”, sempre ad alta gradazione, ma con in più un lungo invecchiamento (10 anni) in barriques di rovere francese, che la rendono un distillato ricco e avvolgente. Proprio l’invecchiamento è stato l’elemento che ha permesso alla grappa trentina di spiccare il volo, di farsi apprezzare da un pubblico

ampio e internazionale, come alternativa di pregio rispetto ai più famosi distillati (whisky, cognac, rum). Emblematica da questo punto di vista è la “Grappa 18 Lune” di Marzadro: raffinata ma estremamente pop, qualche anno fa ha letteralmente scardinato le consuetudini che volevano la grappa trentina un distillato da bere “giovane”. “Fatta

... per i tuoi cocktail chiedi la differenza e bevi Trentino!

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tante lingue. Il confronto intergenerazionale può farci crescere molto, così come la collaborazione con la Fondazione Mach e l’Università di Trento. Sul territorio abbiamo tanti fiori all’occhiello, bisogna dialogare e tessere reti con tutti questi attori. Questo ci permetterà di essere dinamici e aperti al futuro e all’innovazione, senza perdere il legame con la tradizione”.



trentinodistillati&liquori Maddalena Cappelletti

salva una qualità che deve essere imprescindibile, è in questa direzione che dobbiamo muoverci per conquistare nuovi consumatori e nuovi mercati – spiega Alessandro Marzadro, che è anche vicepresidente dell’Istituto di Tutela –. Parallelamente, dobbiamo sviluppare la consapevolezza di un territorio splendido e unico al mondo: unico anche grazie a prodotti particolari, come appunto la grappa trentina”. Cresce anche la richiesta di grappe aromatizzate e liquori a base di grappa prodotti con le erbe, le radici e i legni del territorio. Cappelletti (quella del celebre “Elisir Novasalus”) docet. “In questi tempi c’è un generale e diffuso ritorno all’amaro, inteso proprio come sapore: l’amaro vero di erbe e radici – racconta Maddalena Cappelletti –, non solo a fine pasto, ma anche nell’aperitivo. Ed ecco spiegato il successo soprattutto all’estero del nostro “Specialino”: un bitter alcolico, un vino aromatizzato ottenuto con l’infusione di er-

be alpine amare e spezie, caratterizzato dall’aroma intenso di arancia, note erbose bilanciate e dal colore rosso naturale dato dalla cocciniglia”. “Le grappe invecchiate ci hanno aperto il mercato – conferma Rudy Zeni, della Distilleria Zeni a San Michele all’Adige –, ma in aggiunta ora i consumatori chiedono anche aromaticità. Come quella della nostra Grappa Trentina di Moscato Rosa invecchiata: l’esempio di come la gestione oculata del legno può esaltare e arricchire l’aromaticità tipica di una grappa bianca e incontrare il gusto europeo”. Ma anche il varietale sta tornando ad essere una pedina importante. “A questo proposito – sottolinea Zeni – faremo uscire a breve una grappa di Rossara, vitigno storico della tradizione trentina, di cui siamo rimasti unici produttori”. Quattro realtà produttive, quatto storie diverse: ma per tutti la conferma che l’innovazione, per essere azzeccata, deve necessariamente passare dal territorio. ■ da sinistra Rudy, Roberto e Andrea Zeni

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“P

er mi no gh’è gnent de meio dela polenta e tonco: L’è la roba pu bona del mondo. Sa ‘n dìselo elo, sior professor?” “Anche a me la polenta e intingolo piace. Ma la tua mi pare un’affermazione un po’ troppo apodittica…“. ”Apo cossa?!” ”Apodittica: significa un’affermazione senza prove”. “Ma come ‘senza prov ? Che i vegna me ca’: ghe fago polenta e tonco e se vederà se no i slapa su tut: quela l’è la prova!” “D’accordo. Tonco lo puoi tradurre in italiano con intingolo. Ma di intingoli se ne fanno tanti: bisogna vedere di cosa sono fatti…”. “A mi quel che me pias de pu l’è el tonco de cunèl. Quel che feva la nona Pasquina, la nona Pasquina che no l’era me nona, (le mé none no l’ho mai conossude, le è morte zóvene de parto), ma che la ciaméven cossita. La ne feva el cunèl co la polenta nera quando la ne envidava a disnar la doménega. Ocio / che la Pasquina l’ha fat el pocio / l’ha fat polenta e cunèl / che bel che bel / e spezialmènt che bon / sacranon! L’era quel che diseva só marì, che ghe piasèva far rimèle, só marì che el se ciamava Pero, ma che no l’era miga cascà dal perar: l’era svelio!” “Sono molto belli questi ricordi d’infanzia legati a un cibo. A me, per esempio, piaceva molto el tonco de pontesèl fatto con le rigaglie di agnello o capretto. Quelle rigaglie, cuore, fegato, polmoni, rognoni, con cui si fa tuttora el sguazzét con la lucanica fresca, specialmente durante il carnevale. Ho letto su un giornale che fanno anche la gara per chi cucina meglio questo piatto… ”. “Anca a mi el me pias tant el sguazzét. Polenta e sguazzét, perdìo, l’è en magnar da Dio!, ‘l diseva el Pero, che ghe piaseva tant magnar e no l’era cascà dal perar… Ma perché el tonco de pontesèl i lo ciama cossita, sior professor?”

appuntamenti, incontri e attualità trentina

Direttore editoriale: Pino Loperfido direttore@trentinomese.it Direttore responsabile: Paolo Curcu paolo@trentinomese.it Segreteria e abbonamenti: Cristina Pocher ufficioabbonamenti@trentinomese.it Impaginazione: MEDIA ALPI PUBBLICITÀ S.R.L.

Hanno collaborato a questo numero: Susanna Caldonazzi, Francesca Caprini, Cinzia Cavagna, Paolo Chiesa, Fabio De Santi, Fiorenzo Degasperi, Denise Fasanelli, Renzo Francescotti, Stefano Margheri, Roberto Pancheri, Fabio Peterlongo, Marco Pontoni, Camilla Jerta Rampoldi, Silvia Tarter, Tiziana Tomasini, Tina Ziglio Editrice e concessionaria pubblicità: MEDIA ALPI PUBBLICITÀ S.R.L. Via delle Missioni Africane, 17 38121 Trento - Tel. 0461.934494 Iscrizione al ROC n° 11308 Stampa: Litotipografia Alcione Lavis (TN) Registrazione Tribunale di Trento n. 536 - 21 dicembre 1991

“L’origine di questo nome è controversa. Si dice, per esempio, che una donna avesse preparato questa sorta di spezzatino e, avendo una gatta ladra, lo mise sul ballatoio chiudendo la porta della cucina che dava sul balador. Ma arrivò dalla soffitta un amico della gatta e se lo mangiò lui. Altri raccontano che un’altra donna, famosa per cucinare questo piatto, lo cuoceva in abbondanza e lo conservava nella giazzara sul pontesèl. Infine c’è chi racconta che le rigaglie in inverno venissero conservaSI DICE CHE UNA DONNA te sul poggiolo e da lì venissero prese di AVESSE PREPARATO volta in volta per fare “EL TONCO DE questo piatto…” PONTESÈL”, QUESTA “…da farghe la tonca SORTA DI SPEZZATINO, dela polenta…”. E AVENDO UNA GATTA “È un tipo di tonca che piace anche a LADRA LO MISE me, non come quella SUL BALLATOIO... che facevano ai bestemmiatori dal poggiolo di Torre Verde, che allora si affacciava sull’Adige, o dal ponte di san Lorenzo a Piedicastello. E se uno avesse nominato Dio, accostandolo a un animale da allevamento, per altro dalle carni squisite, o sua madre, definendola con un sostantivo come una donna dai facili costumi, avrebbe dovuto pagare una multa per ogni bestemmia. E se non l’avesse pagata…” “… anca perché no ’l gaveva che ‘n par de braghe tute busi e taconi…” “…venisse per tre volte sommerso e soffocato nel fiume Adige”. “E cossita no el podéss pu magnar polenta e tonco!” renzofrancescotti@libero.it

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trentinoreflex di FIORENZO DEGASPERI

stra-vedere ANDY WARHOL E LA SOCIETÀ DELLO SPETTACOLO

I

l 3 giugno 1968 Valerie Solanas, femminista radicale, redattrice nel 1967 di “Scum”, manifesto politico femminista, spara ad Andy Warhol e al suo compagno Mario Amaya. Per chi in Europa si occupa di arte, questo fatto è disorientante. Una femminista, artista, spara ad un artista tra i più “libertini/libertari” del panorama newyorchese, per giunta gay (o almeno bisessuale)? I nostri parametri di giudizio ideologici vacillano. Forse la spiegazione di tutto bisogna cercarla in un atto che concorre a dare il via a quella che il situazionista Guy Debord chiama, nel suo famoso libello, “la società dello spetPER NOI EUROPEI, tacolo”. Andy Warhol, di queNON ERA FACILE sta società, fu l’apice CAPIRE UN’ARTE CHE e il fautore, il creativo ALLUNGAVA I PROPRI e il provocatore, l’onniTENTACOLI NELLA voro sperimentatore. SOCIETÀ DEI CONSUMI Rompendo ogni rigida etichetta e paratia tra le varie arti, il Nostro mescola, coniuga e indaga l’arte figurativa, l’assemblaggio, la poesia, la musica, il cinema, perfino progetta e materializza scarpe, fondando quel vulcanico laboratorio che fu la “Factory” (1962-1968), vera fucina alchemica di artisti, musicisti, fotografi e modelli come Ronny Cutrone, Billy Name, i Velvet Underground, Lou Reed, Nico, Bob Dylan, Truman Capote, Mick Jagger, Salvador Dalì, Allen Ginsberg, Joe Dallesandro, ecc. Per noi europei, avvinghiati a retaggi ideologici e politici, non era facile capire un’arte che allungava i propri tentacoli nella società dei consumi, trasformando la merce contenuta in un supermercato in icone/opere. D’altronde lo stesso Warhol dichiarava che la vera forza democratica si trovava in un bicchiere di Coca Cola, una bevanda bevuta sia da Richard Nixon, Jimmy Carter o Liz Taylor, come dall’ultimo scaricatore di porto newyorchese. Così come la minestra di pomodoro Campbell in lattina e la riproduzione seriale di icone del cinema (Marilyn Monroe), dello spettacolo, della politica (Mao Tse Tung), diventavano, per la loro riproducibilità, opere “democratiche”. In poche parole il consumismo era ciò che accomunava tutti, che univa l’alto con il basso. E la migliore vetrina per cantare tutto questo erano gli oggetti pluricromatici depositati sugli scompartimenti dei supermercati. Andy Warhol è quello che ha portato alle estreme conseguenze il concetto surrealista di “decontestualizzazione”, ovvero il prendere un oggetto, estrapolarlo dal suo contesto e farlo vivere di vita propria. Ma, recitavano i critici europei, facendo così si toglie ogni parametro di giudizio, ogni capacità critica. Questo peso ideologico noi del 86

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vecchio continente ce lo portiamo dietro ancor oggi. Basti ricordare gli strali di Duccio Trombadori o di Renato Guttuso o degli intellettuali di sinistra contro l’imperversare consumista della pop(ular) art. L’icona, anche una banana e una colt Stmith&Wesson, ha un fascino tutto suo, una magia cromatica ammaliante come una sirena che incanta il viaggiatore Ulisse. Perfino proiettando un rifiuto (ricordate il film Trash?), materiale e umano, sul grande schermo, questo soggiace alla malia incantatrice della Musa dello spettacolo. Come ha scritto qualcuno, la filosofia della pop art fondata da Andy Warhol si racchiude in una semplice frase: “Che inizi lo spettacolo”. E nello spettacolo ci sono dentro la vita e la morte, la droga e l’alcool, il viaggio religioso – ogni giorno Warhol si recava a messa – e la blasfemia, il sangue del vampiro e il bidone della spazzatura rovesciato, le vene bucate e il vomito, l’assolo di chitarra e la batteria che scandisce un tempo psichedelico, fantascientifico e lunare. La Factory era tutto questo, Andy Warhol ne era l’ideatore e il motore. La Factory era uno studio al quinto piano di un palazzo newyorkese, al 231 East 47th Street, tra il 1962 e il 1968 fu il cuore pulsante di una vera e propria rivoluzione artistica, guidata da un genio. Nel 1968 Andy spostò la Factory al sesto piano del Decker Building (33 Union Square West). La Factory originale era diventata un marchio di fabbrica. La Factory è un forno alchemico dove tutto viene trasformato, sognato, frustrato, alterato, ricercato. E forse non è un caso che le pareti erano addobbate con stagnola argentata, la stessa che rivestiva le dosi di droga. Questo voluto disorientamento provocato da Warhol forse nasce da lontano, dalle sue origini boeme, dal senso di sradicamento, dalla cultura fantastica e sognatrice degli zaddik e degli chassidim ebrei. Morire semplicemente il 22 febbraio 1987 per un’operazione di cistifellea fa parte del grande gioco popolare e guignolesco dove la morte si fa strada tra sanguinacci, vinacci e religiose e popolaresche apparizioni. Oggi, gli spettacoli inscenati da artisti, scrittori, politici, virologhi, partecipanti di reality show e di allucinanti e drogate trasmissioni televisive, sono soltanto la pallida, slavata ed esangue riedizione della storia con la S maiuscola.



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trentinoreflex di ROBERTO PANCHERI

taccuino d’arte RITA VIVORI E LA NARRAZIONE DEL FEMMINILE La pittrice di Trento si è spenta lo scorso aprile negli Stati Uniti

R

ita Merler Vivori partecipò alla vita artistica di Trento a partire dagli anni Sessanta, grazie soprattutto alla sua amicizia con Pietro Verdini, con il quale condivise per alcuni anni lo studio. Il pittore toscano oggi la ricorda con nostalgia: “Era abbastanza brava con i pennelli ma aveva cominciato tardi e faceva fatica a trovare la sua strada. Era una donna molto bella, assomigliava a un’attrice”. Nel 1998 il suo trasferimento negli Stati Uniti fece calare il silenzio sulla sua ricerca artistica, la cui memoria è oggi affidata pressoché esclusivamente alla Regione, che conserva nella propria collezione otto dipinti di sua mano. Tra i riconoscimenti conseguiti a livello nazionale si ricorda il trofeo “Medusa Aurea” conferitole dall’Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma. La pittrice si è spenta il 21 aprile scorso a Lynn nel Massachusetts, dov’era emigrata dopo la morte del marito Ruggero per vivere vicino alla figlia Cristina residente a Boston. Rita era nata il 15 agosto 1922 (e non nel 1923, come è stato indicato nei pochi scritti che la riguardano) a Trento, dove aveva frequentato l’Istituto Magistrale, avvicinandosi all’arte grazie al professore di disegno Camillo Rasmo. Dopo la guerra aveva seguito i corsi di pittura che Mariano Fracalossi teneva all’Università Popolare, ma l’indirizzo fondamentale in termini di stile lo ricevette dalla frequentazione del pittore tede-

sco Peter Conrad Bergmann (1886-1972). Formatosi all’Accademia di Düsseldorf, Bergmann si era trasferito in Italia nel 1936 e visse i suoi ultimi anni a Bressanone, dove Rita, introdotta da Verdini, poté seguirne gli insegnamenti. Dopo la sua morte fu lei a dedicargli l’unica monografia esistente, pubblicata a Trento nel 1975. Dal maestro tedesco Rita ereditò una convinta fedeltà al figurativo e un interesse prevalente per la rappresentazione della figura umana. Il filone principale della sua ricerca artistica concerne la condizione femminile e più in generale “il femminile”, inteso come rappresentazione e autorappresentazione di un’identità che era in forte trasformazione nell’Italia di quell’epoca, tra solidarietà sororale, contestazione dei ruoli e rivendicazione di un’alterità rispetto al mondo maschile. Ci pare che questi elementi emergano abbastanza chiaramente nei due dipinti qui illustrati, intitolati Madre e figlio a Procida e Ritratto di donna: quest’ultimo reca a tergo la data 1979 e la scritta: “Ricordare un’epoca per ricordare le ragazze del 1968”. Nella produzione di Rita Vivori non mancano peraltro dipinti di sapore più locale, come la tela del 1980 circa intitolata L’ultimo vetturino della stazione, cui si accompagna la scritta “El baron del sol - Vecchie mura di Trento”. Un suo Ritratto di contadina si trova nella sede delle Terme di Levico. Poco altro rimane ■ di lei nel Trentino.

Rita Vivori, Ritratto di donna (“Per ricordare le ragazze del 1968”), olio su masonite, 1979. Trento, collezione d’arte della Regione

Rita Vivori, Madre e figlio a Procida, olio su tela, 1975 circa. Trento, collezione d’arte della Regione 89

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trentinomostre

PITTURA VELATA, NATA DALLE NEBBIE DEL TEMPO

R

iprende l’attività della Paolo Maria Deanesi Gallery, in via Vicolo dell’Adige 17-19 a Trento, aprendo le porte con una mostra personale del

rivano Michele

ANDREA FONTANARI

B

occanera Gallery Trento presenta nei mesi di novembre-dicembre 2020 la prima personale di Andrea Fontanari (Trento, 1996). La mostra intitolata Knock before entering, curata da Giovanna Nicoletti, racconta, attraverso una quindicina di dipinti su tela di diverso formato, della “bella pittura del giovane artista collocando la sua ricerca pittorica all’interno della raffigurazione figurativa che, a partire dalle avanguardie espressioniste del primo novecento, trasforma la rappresentazione contemporanea attraverso la scomposizione della forma e la vibrazione dinamica del colore”. Fin dai primi lavori datati 2015, Andrea Fontanari mostra uno spiccato interesse per la descrizione dell’ordinario. Figure o oggetti sono quasi banali nella loro definizione come ‘banale’, sembra voler dire l’autore, è il mondo ordinario dei mass media. Andrea Fontanari nasce a Trento nel 1996. Vive e lavora tra Trento e Venezia.

Parisi il quale presenta, fino al

28 novembre, le opere di recente produzione racchiuse sotto il tema: Al

sole misuro i passi. Opere

eterogenee per soggetti, generi e cromie. D’altronde l’omogeneità e la continuità portano sempre alla noia e al fastidio se, laicamente, sono fuggite dalla sacralità del ciclico e dell’eterno ritorno. Si passa dal nudo al paesaggio, dalla rappresentazione di interni a scorci architettonici tra urbanità e natura. Opere la cui superficie appare velata, quasi annebbiata, come se le immagini scaturissero dalle profondità del cuore e della memoria piuttosto che dall’esterno, dalla realtà, dalla concretezza e dalla materialità. Proprio per questo salire alla superficie dell’immagine che ciascuna opera appare come un racconto, un capitolo a sé, con un inizio e una fine, e solo apparentemente concatenato con gli altri lavori appesi. Con

completano gli uni con gli altri, in un denso dispiegarsi di riferimenti alla letteratura, alla poesia e alla storia dell’arte. Un diario intimo quindi, pagine aperte sul passato e sul

i “vicini”, con l’opera che è nata prima e con quella nata

presente, conscio ed inconscio, reale ed irreale. Il tutto

successivamente, c’è solo una sottile trama composta da

scaturito dall’incontro tra la tecnica fotografica e quella

invisibili fili di seta, tesi a allacciare o riallacciare ricordi e

pittorica, strutturando un processo complesso in grado

pensieri, suggestioni e sconfinamenti. La catena invisibile

di unire realtà e ricordo, visioni minimali e monumentali,

viene recuperata attraverso la modalità artistica di Michele

presenza e atemporalità.

Parisi e posta all’attenzione dello spettatore pur rimanendo

Una pittura velata, nata dalle nebbie del tempo, nasconde,

“non prendibile” e “non raggiungibile”: i vari elementi si

mimetizza, copre un paesaggio che noi, in queste condizioni, vediamo come fatto di macchie, grumi, evanescenti e lattiginose figure e forme. Un silenzio profondo avvolge il tutto. Sono costruzioni di mondi in piccolo, giardini in miniatura. Le modalità di procedere lo fanno assomigliare ad un pittore cinese che realizza nelle sue opere una riduzione e la creazione di un artificio che rendono la natura dipinta più vera della natura stessa. Un tipo ideale, per così dire mitico, può essere realizzato solo grazie a pazienti artifici. Come i cinesi creavano pesci rossi con occhi enormi e pinne sproporzionate, allevavano cani che sembravano

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trentinomostre leoni, fasciavano i piedi delle donne per farne dei loti d’oro, così l’artista crea i suoi mondi. Mondi chiusi, intimi e personali, che sono un rifugio per l’uomo e una garanzia per la sua integrità fisica e psichica. Ma al contempo sono mondi spaesanti, per via di quella indeterminatezza, per quella nebbia che tutto sfuma, scontorna, insidia e trasforma. L’oscillazione tra una natura naturans – la natura fa meglio dell’uomo – e tra una natura in cui l’uomo può perfino migliorare, grazie all’arte, sono i due paradigmi in cui si muove l’artista. Sembra quasi che in attesa di una mutazione, di un passaggio da una riva all’altra, l’artista si aggiri tra i mondi delle ombre. Inutilmente noi cerchiamo il centro rassicurante. Siamo spaesati, disorientati. Sono colori questi che ti prendono l’anima, ti fanno stropicciare gli occhi increduli, ti proiettano le angosce, le paure addosso ingoiandoti. La memoria della vita è qui impressa come un museo a cielo aperto popolato di cattedrali gotiche, di fiumi e di foreste. C’è qui la riscoperta delle terre ai margini dell’antropizzazione, dove la natura esercita incontaminata il suo fascino e le sue paure che attraggono. Sono regioni liminari queste opere e come in tutte le terre di confine l’uomo si trova disorientato. Ci si perde nei lavori di Michele Parisi ma è anche vero che noi dobbiamo farci mente locale, percepire le cose affinché noi possiamo orientarci in questo mondo di ombre. Ed orientarsi, nel senso più ampio e originario, è un’attività di conoscenza dei luoghi e di organizzazione di essi in una trama di riferimenti visibili e non. Allora dobbiamo entrare in questo spazio selvatico dove apparentemente ci sentiamo estranei. L’estraneità promette apparizioni, ambiguità, spavento, confusione, pericolo. Sono opere selvatiche queste che ci indicano la strada del perdersi, dello svanire di un’attenzione al mondo circostante. Ma è anche vero che ci sono molte favole su bambini che si perdono nel bosco, nella foresta e che imparano a trovare o a fare il proprio sentiero, la propria direzione, cioè un “senso” nella “minacciosa confusione” del luogo che li circonda. Le stesse opere ci ipnotizzano lo sguardo, magari un dettaglio ci cattura e ci costringe a seguirlo, a penetrarvi dentro, a perdersi. Un dettaglio che l’evidenza del puntcum di cui parla Roland Barthes e, per usare le stesse parole del critico francese, è il momento in cui l’immagine ti guarda e agisce sulla tua memoria, agisce su di te.

BESENELLO Mostre MANDY BARKER - MOSTRA ANTOLOGICA Apertura: fino a domenica 1 novembre. Castel Beseno. Mostra fotografica dedicata alla salvaguardia del pianeta. La mostra “Not in my planet”, una serie di opere fotografiche della pluripremiata fotografa Mandy Barker in un contesto di straordinaria suggestione monumentale e paesaggistica. Informazioni: 0464 820021, info@buonconsiglio.it. Mostre NOT IN MY PLANET Apertura: fino a domenica 1 novembre. Castel Beseno. Fotografie di Mandy Barker. Una serie di opere fotografiche della pluripremiata fotografa Mandy Barker. L’esposizione è frutto della collaborazione con il Servizio Gestione Rifiuti della PAT, per la lotta all’inquinamento da plastica. Informazioni: https:// www.buonconsiglio.it.

BORGO VALSUGANA Mostre QUAYOLA - JARDINS D’ETÈ Apertura: fino a domenica 22 novembre. Malga Costa, Val di Sella. Installazione audio-video di Quayola (Roma, 1982). Informazioni: 0461 761029 - 0461 751251, 0461 761029 - 0461 751251, artesella@ yahoo.it, www.artesella.it.

CALDES Mostre REMBRANDT | 1606-1669 Apertura: fino a domenica 1 novembre. Castel Caldes. Nel castello della Val di Sole la mostra di stampe del grande artista olandese. Informazioni: 0461 233770 / 0463 901280, info@buonconsiglio.it.

CANALE DI TENNO Mostre NEBBIE - AL DI LÀ DEL FIUME, TRA I MONTI Apertura: fino a domenica 15 novembre. Casa degli Artisti Giacomo Vittone. Mostra nata in occasione di Parma capitale italiana della cultura 2020 e dall’idea delle nebbie come elemento comune alle alte quote e alla pianura. A cura di Roberta Bonazza in collaborazione con Manuela Bortolotti (Chaos Gallery Parma). Ingresso libero. Informazioni: 0464 502022, info@casartisti.it, www.casartisti.it.

CLES Mostre LE CINQUE CHIAVI GOTICHE E ALTRE MERAVIGLIE Apertura: fino a domenica 29 novembre. Palazzo Assessorile. La mostra è una riflessione sul concetto di valorizzazione del patrimonio culturale della borgata attraverso, hic et nunc, la creazio-

ne di un percorso didascalico ed interattivo che evoca il concetto di “Museo Civico”, organizzato in aree tematiche che raccontano la storia, l’archeologia, l’arte e la cultura popolare del territorio con un’offerta che varia dai reperti archeologici, alle testimonianze di arte medievale, gotica, barocca, oggetti tradizionali e di artigianato locale. Informazioni: 046 662091, cultura@comune.cles.tn.it. Mostre ORTICA E LE ABITANTESSE DELLA MONTAGNA Apertura: da venerdì 16 ottobre a domenica 15 novembre. Palazzo Dallago. Mostra con le illustrazioni di Marina Girardi. Per info su eventi e laboratori: batiboigallery@lacoccinella.coop. Mostre SRADICATI Apertura: da sabato 7 a martedì 24 novembre. Biblioteca pubblica comunale. Illustratori per il bosco: lo Studio d’Arte Andromeda ha chiamato a raccolta 38 illustratori trentini invitandoli a fare una riflessione sul bosco a seguito dei devastanti eventi atmosferici dell’ottobre 2018. Informazioni: 0463 422006, cles@biblio.infotn.it.

IVANO FRACENA Mostre VELASCO VITALI, MONUMENTO ALLA RESISTENZA Apertura: fino a domenica 11 aprile 2021. Castel Ivano. Monumento alla resistenza è un progetto di Velasco Vitali (Bellano, 1960) ideato in collaborazione con Mart. L’artista ha previsto una nuova configurazione scultorea dei “branchi di cani”, a cui lavora dal 2003, per una doppia esposizione: nel Giardino delle sculture del Mart e a Castel Ivano. Informazioni: 0461 751251, www.artesella.it.

LAVIS Mostre GIARDINI RITROVATI Apertura: fino a martedì 8 dicembre. Giardino Bortolotti o dei Ciucioi. Spazi e caratteri delle architetture verdi in Trentino - Giardino Bortolotti detto dei Ciucioi. Un percorso alla scoperta dell’arte dei giardini in Trentino, nella scenografica cornice della sua più singolare espressione ottocentesca. Informazioni: 327 7660813, www. ecoargentario.it/giardinodeiciucioi.

LEVICO Mostre SPAZI CÓLTI: I GIARDINI NELLA STORIA D’OCCIDENTE Apertura: fino a domenica 8 agosto 2021. Parco delle Terme. Con i termini di giardino e parco s’indicano “spazi coltivati dall’uomo, perlopiù recintati” che si differenziano essenzialmente solo per le dimensio-

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ocieta’ soggetta all’attivita’ di direzione e coordinamento da parte di Gruppo Santini Spa via Giotto 4/a – 39100 Bolzano. Das Unternehmen unter92 eht der Leitung und Koordination der Gruppe Santini AG • CF & P.IVA 02754960215 St.Nr. & MwSt.Nr. Cap. soc. 500.000 i.v - v.e. Gesellschaftskapital afficio all’attivita’ direzione e BZ, coordinamento da parte di Gruppo•Santini Spainvia 4/a – 39100 Bolzano. Das Unternehmen unterRegistro di imprese: CCIAA Numero di iscrizione 02754960215 Eintragung dieGiotto Handelskammer Bozen, Eintragungsnummer 02754960215

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g und Koordination der Gruppe Santini AG • CF & P.IVA 02754960215 St.Nr. & MwSt.Nr. Cap. soc. 500.000 i.v - v.e. Gesellschaftskapital imprese: CCIAA BZ, Numero diCFiscrizione 02754960215St.Nr. • Eintragung in die Handelskammer Banca Bozen,Cassa Eintragungsnummer & P.IVA 01713030219 & MwSt.Nr. Rurale di Bolzano02754960215

GIGI ZANDRON: “ILLUSTRE SCONOSCIUTO”

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igi Zandron è un caso del tutto particolare nel panorama artistico della Valle di Non. Artista, per certo di vocazione, si è fatto da solo vivendo e operando nella sua terra di origine ed ha saputo ben presto trovare in se stesso e nella propria fantasia ogni ragione di ispirazione per la sua opera creativa. Zandron è un artista semplice, di una semplicità che scaturisce dal genuino entusiasmo con il quale lavora attorno ad opere che riproducono talvolta volti di un’ arte classica, ritratti che rivelano indubbie qualità artistiche, paesaggi il tutto esprimendosi con ricerche che evidenziano il crescente interesse per la pittura nei suoi vari aspetti. Di Zandron, dicevamo, un caso particolare perché è un “illustre sconosciuto” in Valle di Non, addirittura nel suo paese Smarano. Lo ha scoperto e presentato al pubblico nel giardino del ristorante “da Romano” a Sfruz il noto gallerista Celso Cavosi che ha descritto Gigi Zandron come artista di istinto, carico di personalità che fa dell’arte una ragione di vita, un soffio di serenità e di dolcezza. (C.R.) ni, più ampie nel caso dei parchi. La mostra di Villa Paradiso, curata da Fabrizio Fronza e Rodolfo Taiani vuole evidenziare le peculiarità di questi luoghi, matura sintesi di saperi e forme artistiche diverse. Info: 0461 706824 - 496123, parco.levico@provincia.tn.it.

LEVICO TERME Mostre GRAINES (SEMI) Apertura: fino a giovedì 31 dicembre. Anfiteatro naturale, Parco delle Terme. Lo spunto per la mostra fotografica è dato dall’omonimo libro pubblicato da 5 Continents Editions nel 2016. Il volume raccoglie 200 fotografie di semi realizzate da Paul Starosta, biologo e fotografo di fama internazionale. Info n. 0461.706824 (Parco di Levico) o n. 0461.496123 (segreteria), parco.levico@provincia.tn.it .

PIEVE TESINO Mostre MUSEO CASA DE GASPERI E MUSEO PER VIA Apertura: fino a venerdì 30 aprile 2021. I percorsi espositivi di Museo Casa De Gasperi e del Museo Per Via. A Pieve Tesino è aperto anche il Giardino d’Europa De Gasperi. Informazioni: www. degasperitn.it.

PREDAZZO Mostre GHIACCIAI Apertura: fino a sabato 12 giugno 2021. Museo Geologico delle Dolomiti. Istantanee fotografiche raccontano il mondo dei ghiacciai in tutte le sue sfaccettature: dalle dinamiche naturali che lo mantengono in equilibrio alle attività

scientifiche che permettono di monitorare il suo stato di salute; dalle avventurose esplorazioni tra i ghiacci, ai miti legati ai luoghi più inospitali dell’ambiente montano. Informazioni: https:// www.muse.it.

RIVA DEL GARDA Mostre IL SACRO E IL QUOTIDIANO. IL VILLAGGIO TARDOANTICO A SAN MARTINO AI CAMPI Apertura: fino a domenica 1 novembre 2020. MAG Museo Alto Garda. In posizione strategica lungo quelle che in antichità erano importanti vie di comunicazione, frequentato fin dalla protostoria, il sito di San Martino ai Campi è caratterizzato da significative strutture di età romana e medievale. Per celebrare i 50 anni dalla scoperta del sito avvenuta nel 1969, reperti e strutture di questo villaggio sono stati ricomposti in una narrazione del quotidiano che si scoprirà in frequente dialogo con il sacro. Informazioni: 0464 573869, info@ museoaltogarda.it. Mostre CATTURARE L’INVISIBILE. FRANCESCO MALACARNE E LA NASCITA DELLA FOTOGRAFIA SCIENTIFICA Apertura: da venerdì 3 luglio a domenica 8 novembre. Mag, Museo Alto Garda. Esposizione a cura di Anna Bedon (Università IUAV, Venezia), Matteo Rapanà (MAG). In collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento. Inaugurazione venerdì 3 luglio alle ore 19. www.museoaltogarda.it.


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ROVERETO Mostre GILES DULEY PER EMERGENCY Apertura: fino a domenica 1 novembre. Museo Storico Italiano della Guerra. Una mostra curata da EMERGENCY. Nel febbraio 2017 il fotografo inglese Giles Duley ha visitato l’ospedale di EMERGENCY a Erbil per mostrare al mondo cosa è successo a Mosul. ‘Iraq: una ferita aperta’ racconta la guerra vista da vicino, con gli occhi di chi la vive, attraverso quelli di chi la documenta. Informazioni: www. museodellaguerra.it. Mostre L’INVENZIONE DEL MODERNO E L’IRRUZIONE DEL CONTEMPORANEO Apertura: fino a lunedì 31 maggio 2021. Mart - Corso Bettini. Con “Le Collezioni” il Mart attraversa oltre 150 anni di storia dell’arte italiana e internazionale. In un allestimento fortemente coerente con l’architettura di Mario Botta, vengono presentati i maggiori capolavori delle raccolte museali. Il Mart si conferma una grande macchina didattica i cui punti di forza sono il dialogo con il grande pubblico e la qualità della proposta culturale. Informazioni sulla modalità di visita nel sito mart.tn.it . Mostre CIRCLED Apertura: fino a domenica 1 novembre. Mart. Marco Lodola (Dorno, 1955) porta al Mart una monumentale scenografia luminosa: ballerini, animali mitologici e altre sfavillanti figure alte sino a tre metri circondano la fontana nella piazza che dà accesso al museo. Informazioni: 0464 438887 800 397760, info@mart.trento.it. Mostre ARDENGO SOFFICI, INCONTRO DI DANTE E BEATRICE Apertura: fino a domenica 22 novembre. Mart, Corso Bettini. In apertura delle celebrazioni per il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri (1321-2021), il Mart rende omaggio al Sommo

Poeta ospitando il dipinto di Ardengo Soffici Incontro di Dante e Beatrice (1906), proveniente da Casa Raphael - Palace Hotel di Roncegno Terme. Informazioni: http://www.mart.trento.it. Mostre AFTER MONET - IL PITTORIALISMO NELLE COLLEZIONI DEL MART Apertura: fino a domenica 22 novembre. Mart, Corso Bettini. A cura di Denis Isaia. In continuità con l’esposizione permanente dedicata alle Collezioni, After Monet presenta una selezione di opere fotografiche appartenenti al patrimonio del Mart. Il Focus illustra un tema centrale nella storia dell’arte moderna e contemporanea: il rapporto dialettico tra la fotografia e la pittura. Informazioni: http://www. mart.trento.it. Mostre CLAUDIA GIAN FERRARI Apertura: fino a domenica 22 novembre. Mart, Corso Bettini. A cura di Daniela Ferrari con Francesca Velardita. A dieci anni dalla scomparsa, il Mart dedica un approfondimento a Claudia Gian Ferrari (1945-2010), storica e gallerista che è stata una figura di riferimento per la valorizzazione dell’arte italiana del XX secolo. Informazioni: http://www.mart.trento.it. Mostre CARAVAGGIO. IL CONTEMPORANEO Apertura: da venerdì 9 ottobre a venerdì 4 dicembre. Mart. Da un’idea di Vittorio Sgarbi: Il Seppellimento di Santa Luisa sarà al Mart. La monumentale tela conservata a Siracusa sarà esposta in una grande mostra a Rovereto. Info: www.mart.trento.it. Mostre GUIDO IANNUZZI. BAUHAUS THINK-TANK Apertura: fino a domenica 14 febbraio 2021. Marto, Corso Bettini. Il museo è un luogo del potere, una fortezza. Il carro armato è puntato contro quello che Pasolini chiamava “il palazzo”, per abbatterlo, per stanarci, mentre stiamo nascondendo le nostre complicità con il potere. Il palazzo va abbattuto. Il Tank T 34 di Guido Iannuzzi, artista situazionista, avanza. Informazioni: www.mart.tn.it/iannuzzi.

Mostra temporanea

DRAGONS

Mostre A SENTIMENTAL LANDSCAPE. L’INVENZIONE DEL PAESAGGIO Apertura: fino a domenica 8 novembre. Mag, Museo Alto Garda. In parallelo alla mostra temporanea “Il viaggio in Italia di Goethe. Omaggio a un paese che non è mai esistito” al Ferdinandeum di Innsbruck i Tiroler Landesmuseen presentano una selezione di opere dalle loro collezioni inserendosi in una riflessione sul paesaggio avviata dal MAG negli ultimi anni e aprendosi al confronto con le opere di artisti italiani contemporanei. 0464 573869, 0464 573869, info@ museoaltogarda.it.

IL FANTASTICO MONDO DEI SAURI

Mostre FOCUS CARAVAGGIO Apertura: fino a domenica 14 febbraio 2021. Mart, Corso Bettini. La mostra “Caravaggio. Il contemporaneo” prosegue nei Focus di approfondimento dedicati ad artisti visivi il cui lavoro richiama o evoca l’estetica caravaggesca: Nicola Samorì e Luciano Ventrone. Informazioni: www.mart.trento.it.

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INCISORE E CARTAIO ANDREA DE SIMEIS SPAZIO FOYER DI TRENTO, DAL 6 AL 20 NOVEMBRE

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rofumano di antichi saperi le opere di Andrea De Simeis, incisore e cartaio salentino (visitabili allo Spazio FoyEr di Trento, via G. Galilei 26, dal 6 al 20 novembre. Inaugurazione 6 novembre, ore 18; necessaria la prenotazione): con pazienza e gesti arcaici prepara preziosi fogli di carta con fibre estratte da piante mediterranee, come il fico, il cotone, la canapa, la ginestra per poi colorarli come facevano i maestri tintori del passato. Ne esce una carta preziosa che attinge alle sapienti tecniche orientali dell’VII secolo e ai primordi medioevali della fabbricazione della carta. E su questi fogli De Simeis stampa le sue incisioni eseguite nelle diverse maniere calcografiche: acquaforte, acquatinta, puntasecca… Ma a sorprendere più di tutto lo spettatore sarà senza dubbio la “Totentanz”, un grande carillon di sua invenzione che campeggerà nel mezzo della mostra. Poggiante su quattro ruote, si compone di tre cilindri illustrati che, al giro di una manovella, iniziano a ruotare accompagnati da un suono melodico mostrando le creazioni di Andrea De Simeis, diciotto incisioni ispirate alle più celebri danze macabre europee. Al termine delle ultime note il carillon “sputa” una incisione dell’artista De Simeis – La castellana, L’imperatore, Il Papa, Il nonno Gino, Il contadino, L’infante… – figure ognuna affiancata dal proprio scheletro (La Morte) e corredate da un breve testo scritto appositamente da artisti, musicisti e attori del calibro di Mario Perrotta, Pierpaolo Capovilla, Alberto Casiraghy, Mino De Santis e Andrea Biscaro. La vendita di questi “libricini” servirà a sostenere la tournée internazionale della Totentanz. Durante l’inaugurazione, De Simeis terrà una relazione su “Storia della carta lungo gli itinerari della Via della Seta”. Inoltre, vi saranno delle letture di Mauro Neri sulla Trento del Settecento. Info: 338 7924402 spaziofoyer@ gmail.com.

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POST SUPREMATIST KRONOS GALLERY DI TRENTO

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ost Suprematist, progetto che inaugura la programmazione di Kronos Gallery, è nato con la finalità di confrontare l’ultima produzione artistica di Remi Rough con un grande movimento storico-artistico, il Suprematismo, per cominciare a evidenziare alcune connessioni tra nuovi artisti contemporanei e grandi maestri del passato. Post Suprematist racchiude 18 nuovi lavori

appositamente realizzati per l’evento, insieme a un lavoro storico e 4 edizioni limitate esposti all’interno di cornici di pregio, dando vita a un significativo dialogo visivo tra la magnifica cornice costituita da stucchi del Settecento e mobili d’antiquariato con le opere d’arte contemporanea. Informazioni: www.kronosgallery.com

SAN MICHELE A.A. Mostre PERCORSO ESPOSITIVO Apertura: fino a giovedì 31 dicembre. Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, Via Mach 2. Un ricco percorso espositivo. Informazioni e modalità di visita nel sito museosanmichele.it.

STENICO Mostre BEYOND DRIFTING Apertura: fino a domenica 1 novembre. Castello. Le mura del Castello di Stenico, il Parco Adamello Brenta, Bosco Arte Stenico ospiteranno alcune opere della mostra “Beyond Drifting” dell’artista Mandy Barker, nell’ambito della campagna di sensibilizzazione contro l’uso della plastica NOT IN MY PLANET. Informazioni: https:// www.buonconsiglio.it.

TRENTO Mostre C. LUBICH - CITTÀ MONDO Apertura: fino a lunedì 7 dicembre 2020. Gallerie di Piedicastello. Una mostra dedicata ad una donna riconosciuta come una delle figure più influenti del Novecento in ambito spirituale, culturale, sociale e delle relazioni fra popoli, culture e religioni in virtù del suo impegno per il dialogo e la fratellanza universale. In parallelo all’esposizio-

ne presso le Gallerie, la mostra trova spazio ulteriore nelle sale di Palazzo Scopoli, a Tonadico, nel comune di Primiero San Martino di Castrozza (Tn). Informazioni: 0461 230482, 0461 230482, info@museostorico.it. Mostre BASILICA PALEOCRISTIANA DI SAN VIGILIO Apertura: fino a giovedì 31 dicembre. Museo Diocesano Tridentino, Piazza Duomo 18. Tra il 1964 e il 1977 gli scavi condotti nel sottosuolo della Cattedrale di San Vigilio hanno messo in luce i resti dell’antica Basilica paleocristiana di San Vigilio, eretta al di fuori della cinta urbica romana presumibilmente verso la fine del IV secolo d.C. La Basilica riaprirà finalmente al pubblico. Informazioni: www.museodiocesanotridentino.it. Mostre SGUARDI SULLA MONTAGNA. VERSO I 150 ANNI DEL SAT (1872-2022) Apertura: da venerdì 25 settembre 2020 a domenica 7 febbraio 2021. Gallerie Piedicastello. La mostra è pensata come momento introduttivo alle celebrazioni per il 150° anniversario di fondazione della SAT (1872-2022) e intende raccontare come è stata percepita la montagna in Trentino dalla seconda metà dell’800 ai giorni nostri. www. museostorico.it.


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Mostre DREAMS NEVER END Apertura: da venerdì 9 ottobre a venerdì 13 novembre. Galleria Boccanera, via Alto Adige, 176. La prima personale del giovane pittore rumeno Cristian Avram (Alba-Iulia - RO, 1994). Informazioni: 0461.984206, 340.5747013, www. arteboccanera.com. Mostre LA VOCE DELLE DOLOMITI Apertura: fino a sabato 9 gennaio 2021. Negli eleganti spazi del Grand Hotel Trento, la mostra presenta 20 fotografie di grande formato, che non solo celebrano lo splendore di attimi speciali, ma soprattutto vogliono trasmettere rispetto e protezione per il nostro prezioso patrimonio personale. Un messaggio che arriva direttamente dalla Voce di queste straordinarie montagne. Fotografie di Alessandro Gruzza. Mostre WILLY VERGINER Apertura: da giovedì 15 ottobre 2020 a domenica 28 febbraio 2021. Studio d’Arte Raffaelli. “Rayuela. Odles, Steles, Paja, e Planadices: con queste quattro parole ladine, che indicano ciascuna un diver-

Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento

Mostre SIA LA LUCE Apertura: da lunedì 19 ottobre a lunedì 9 novembre. Il Duomo. Opere di Rosanna Pellegrini e Marco Arman, ripropongono la bellezza che riflette quella del creato e del suo Creatore. Ritroviamo la gioia dello sguardo lento e tranquillo che sa leggere nella quiete e nel silenzio che è riposo e meraviglia. Riscopriremo con gratitudine il senso di tre aggettivi: bello, buono e vero. Ingresso libero.

Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento

Mostre IL SACRO, IL TRAGICO E IL QUOTIDIANO Apertura: da venerdì 23 ottobre a venerdì 20 novembre. Palazzo Trentini. Le porte del palazzo si aprono per ospitare una mostra che colma un enorme e assurdo vuoto nel panorama artistico trentino e non: una personale antologica dedicata ad Alcide Davide Campestrini (Trento, 1863-1940). Catalogo a cura di Fiorenzo Degasperi e Warin Dusatti. Informazioni: 0461 213111, www.consiglio. provincia.tn.it. Mostre TREE TIME Apertura: da venerdì 30 ottobre 2020 a domenica 30 maggio 2021. Muse. Arte e scienza per una nuova alleanza con la natura. La mostra Tree Time, da un’idea e progetto espositivo del Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” di Torino, dà voce ai linguaggi dell’arte per una nuova visione, gestione e cura degli alberi, dei boschi e delle foreste. Informazioni: www.muse.it. Mostre LE OPERE DELL’INCISORE E CARTAIO ANDREA DE SIMEIS Apertura: da venerdì 6 a venerdì 20 novembre. Spazio Foyer. Inaugurazione 6 novembre ore 18; necessaria la prenotazione a: 338 7924402, spaziofoyer@gmail. com. Eventi: Storia della carta lungo gli itinerari della Via della Seta relazione di Andrea De Simeis. I Gialli di Neri, letture di Mauro Neri sulla Trento del Settecento.

Presidenza d della Provincia au

Autoritratto con modella nello studio (1895 circa) Autoritratto con modella nello studio (1895 circa)

Mostre MICHELE PARISI / AL SOLE MISURO I PASSI Apertura: fino a sabato 28 novembre. Paolo Maria Deanesi Gallery, Via Vicolo dell’Adige, 17-19. Mostra personale dell’artista Michele Parisi. Informazioni: http://www.paolomariadeanesi.it.

Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento

Alcide Davide Davide Campestrini Campestrini Alcide (Trento, 1863-1940)

(Trento, 1863-1940)

Autoritratto con modella nello studio (1895 circa)

Mostre RISVEGLI Apertura: da giovedì 1 ottobre a lunedì 9 novembre. Museo Diocesano Trentino. Mostra del fotoreporter Stefano Schirato, un racconto fotografico e giornalistico intenso e di stringente attualità. Risvegli è infatti è la narrazione visiva di un gruppo di sopravvissuti al Covid-19, curati nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Santo Spirito di Pescara. Info: www.museodiocesanotridentino.it.

so stadio del legno, Willy Verginer descrive la materia con cui lavora, dando vita a narrazioni sul filo dell’assurdo. Informazioni: 0461.982595, info@studioraffaelli.com, www.studioraffaelli.com.

Autoritratto con modella nello studio (1895 circa)

Mostre POST SUPREMATIST Apertura: fino a lunedì 21 dicembre. Kronos Gallery. Mostra personale dell’artista inglese Remi Rough. Martedì-Venerdì 15.00/19.00, Sabato 11.00/19.00. Post Suprematist racchiude 18 nuovi lavori appositamente realizzati per l’evento, insieme a un lavoro storico e 4 edizioni limitate esposti all’interno di cornici di pregio, dando vita a un significativo dialogo visivo tra la magnifica cornice costituita da stucchi del Settecento e mobili d’antiquariato con le opere d’arte contemporanea. Informazioni: www.kronosgallery.com.

sacro, tragico quotidiano (Trento, 1863-1940) IlIlsacro, ilil tragico ee ilil quotidiano Palazzo Trentini - Via Manci, 27 - Trento

Palazzo Trentini - Via Manci, 27 - Trento

Il sacro, tragico 24 ottobre – 20il novembre 2020 Davide Campestri eAlcide il quotidiano Alcide Davide Campestrini 24 ottobre – 20 novembre 2020

Orari: Lunedì-venerdì 9.00-18.00 - Sabato 9.00-12.00 - Domenica e festivi chiuso

Orari: Lunedì-venerdì 9.00-18.00 - Sabato 9.00-12.00 - Domenica e festivi chiuso

(Trento, 1863-1940)

Il- Palazzo sacro,Trentini il tragico e il quotidian -

(Trento, 1863-1940)

Via Manci, 27 - Trento

Palazzo Trentini - Via Manci, 27 - Trento Il sacro, il tragico e il quotidiano

Mostre ANDREA FONTANARI 24 ottobre – 20 novembre 2020 KNOCH BEFORE ENTERING Apertura: da venerdì 20 novembre Palazzo Trentini - Via Manci, 27 - Trento 2020 a sabato 23 gennaio 2021. Orari: Lunedì-venerdì 9.00-18.00 - Sabato 9.00-12.00 - Domenica e festivi Orari: Lunedì-venerdì 9.00-18.00 - Sabato 9.00-12.00 Galleria Boccanera. Mostra curata 24 ottobre – 20 novembre 2020 da Giovanna Nicoletti. InaugurazioDomenica e festivi chiuso ne venerdì 20 novembre. Informazioni: arteboccanera@gmail.com, Orari: Lunedì-venerdì 9.00-18.00 - Sabato 9.00-12.00 - Domenica e festivi chiuso www.arteboccanera.com.

24 ottobre – 20 novembre 2020

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trentinoappuntamenti 1 DOMENICA AVVERTENZA Al momento dell’uscita dell’ultimo DPCM del Governo, con le misure per il contenimento della pandemia da Covid-19, la rivista era già pronta per la stampa. È possibile che alcuni degli eventi presenti in questo elenco, contrariamente a quanto previsto inizialmente, non abbiano luogo. Ce ne scusiamo con i Lettori.

TESTIMONIAL DAL WEB A “EDUCA”

S

arà un’edizione speciale quella di EDUCA, non solo per la forma, prevalentemente on line, ma anche e soprattutto per il tema: il programma

sarà, infatti, dedicato all’impatto dell’esperienza del Covid sulle relazioni educative. FUTURI ANTERIORI, questo il titolo dell’undicesima edizione. A partire da giovedì 19 proiezioni di film seguiti da laboratori di educazione all’immagine e tanti webinar per parlare di nuovi strumenti di comunicazione come tik tok e instagram con testimonial d’eccezione come Elisa

Maino e Sofia Viscardi.

Torna puntualmente a Rovereto, in una giornata – sabato 14 novembre – il

Festivalmeteorologia giunto ormai alla sua 6.a edizione. Quest’anno l’evento si volgerà online, attraverso il canale YouTube dedicato, trasmesso dalla sede del Museo di Scienze e Archeologia della Fondazione Museo Civico di Rovereto dove si avvicenderanno i diversi relatori. Il programma è consultabile sul sito ufficiale della manifestazione.

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Cultura DUE CHIACCHIERE CON YEMAN CRIPPA E MASSIMO PEGORETTI Villazzano. Ore 18. Teatro. Ciclo “SPA Sport Politica e Arte”. Intervista con Yeman Crippa ed il suo allenatore Massimo Pegoretti, ex atleta di Villazzano. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it.

2 LUNEDÌ Musica RENAUD CAPUÇON, VIOLINO DAVID FRAY, PIANOFORTE Trento. Ore 18 e 20.30. Società Filarmonica. Concerto. Informazioni: http://www.filarmonica-trento.it.

3 MARTEDÌ Cultura TERRA, CIBO E SALUTE Cles. Ore 20.30. Sala Borghesi Bertolla. Antibiotici e ormoni nel cibo che mangiamo. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti. Informazioni: 0463/422006, cles@ biblio.infotn.it. Cultura PARLIAMO DI BIMBI Trento. ore 09.30. Muse. Nello spazio Maxi Ooh! per parlare dell’età evolutiva dei più piccoli. Per mamme e papà con figli da 0 a 5 anni un’occasione di gioco e dialogo con esperti che presentano temi chiave sullo sviluppo dei bambini e la relazione con gli adulti. Info: 0461 270311, museinfo@ muse.it, www.muse.it.

4 MERCOLEDÌ Musica BENJAMIN BAYL Trento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara. Concerto con: Benjamin Bayl, direttore / Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Informazioni e biglietti: www.haydn.it. Teatro L’ULTIMO COMUNISTA Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Ciclo “SPA Sport Politica e Arte”. Produzione TeatroE Compagnia Teatrale / Di Michele Trotter / Regia di Mirko Corradini / Con Giuliano Comin. Spettacolo con pubblico sul palco. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it.

5 GIOVEDÌ Cultura DIALOGO CON IL SOPRINTENDENTE: TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE Cles. Ore 20.30. Palazzo Assessorile. Relatore: Franco Marzatico - Soprintendente per i beni culturali. Evento collaterale della mostra Le cinque chiavi gotiche e altre meraviglie. Per prenotare

si prega di telefonare al numero 0463.662091 oppure scrivere una mail a cultura@comune.cles.tn.it. Musica MATTEO BORTONE TRIO: CLAROSCURO Trento. Ore 20.30. Sala Filarmonica, Via Giuseppe Verdi 30. Concerto con: Enrico Zanisi, piano / Matteo Bortone, bass / Stefano Tamborrino, drums. Informazioni: www.trentinojazz.com/page/confini2020.html. Teatro DECAMERON - UNA STORIA VERA Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Liberamente tratto dalle novelle di Giovanni Boccaccio. Informazioni e biglietti: www.centrosantachiara.it.

6 VENERDÌ Cultura RAFFAELLO E LA SCUOLA DI ATENE Cles. Ore 20.30. Piazza Municipio, Palazzo Assessorile. In occasione dei 500 anni dalla scomparsa di Raffaello, una serata in compagnia del prof. Tiziano Camagna per scoprire i misteri della Stanza della Segnatura. Musiche a cura di Alcuni studenti del Liceo Russel di Cles. Info: 0463/662091, cultura@ comune.cles.tn.it. Musica TRIO WEITHAAS Trento. Ore 18 e 20.30. Società Filarmonica. Concerto. Informazioni: http://www.filarmonica-trento.it. Musica SONATA ISLANDS LATIN QUARTET Moea. Ore 21.30. La Grenz. Concerto con: Emilio Galante, flauto / Alessandro Bianchini, vibrafono / Fabrizio Larentis, contrabbasso / Gianlorenzo Imbriaco, batteria. In collaborazione con La Grenz Moena. Informazioni: www.trentinojazz.com/page/ jazzwine2020.html. Teatro ROMEO E GIULIETTA - UNA CANZONE D’AMORE Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Spettacolo della Compagnia di Babilonia Teatri. Info: www.centrosantachiara.it. Teatro SEGNALE D’ALLARME - LA MIA BATTAGLIA VR Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Ciclo “SPA Sport Politica e Arte”.Produzione Gold, Infinito, Riccione Teatro / Regia Elio Germano e Omar Rashid. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it. Teatro MARIA A MARIE Trento. ore 18 e 20. Muse. Spettacolo con Maura Pettorruso e Annalisa Morsella. Scene di Andrea


trentinoappuntamenti Coppi. Informazioni e acquisto biglietti in www.teatrosanmarco.it.

7 SABATO Cultura LE PAROLE SONO IMPORTANTI Pergine Valsugana. Ore 18. Teatro Comunale. Progetto Verso la biblioteca. Ed. Einaudi, incontro con l’autore MARCO BALZANO, presenta Giorgio Antoniacomi, evento organizzato da ariaTeatro. Info: 0461 511332 (martedì - venerdì 17.00 - 20.00, sabato 10.00 - 13.00), info@teatrodipergine.it, www.teatrodipergine.it. Cultura UNA VOLTA IL “BALILLA” ERA UN CALCETTO Villazzano. Ore 14. Teatro. Ciclo “SPA Sport Politica e Arte”. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it. Teatro SOTTO LA STESSA CROCE Rovereto. Museo storico italiano della Guerra. Monologo di e con Giulio Federico Janni, che racconta la guerra combattuta sul fronte dolomitico, drammatico scontro tra fratelli. In scena rivivono le emozioni e gli odori del fronte, la semplicità dei soldati e la difficoltà di comprendere e condividere le ragioni del conflitto. Informazioni: www.museodellaguerra.it. Teatro TRE SULL’ALTALENA Trento. Ore 20.45. Teatro S. Marco. Spettacolo di Luigi Lunari, Filodrammatica “Amicizia” di Romeno. Spettacolo all’interno della rassegna “Il Concorso - Premio Mario Roat”. Info: Co.Fa.s. Tel. 0461.237352; www.cofas.it; info@cofas.it. Teatro MARIA A MARIE Trento. ore 19 e ore 21. Muse. Spettacolo con Maura Pettorruso e Annalisa Morsella. Scene di Andrea Coppi. Informazioni e acquisto biglietti in www.teatrosanmarco.it. Teatro A TU PER TU - RACCONTI A QUATTR’OCCHI Villazzano. ore 14/20. Teatro. Ciclo “SPA Sport Politica e Arte”. Con Stefano Detassis / Tratto da “Dove il sole sorge prima” di Giacomo Postinghel. Racconto di un attore per uno spettatore. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it.

8 DOMENICA Cultura FOLIAGE TRA CLICK E POESIA Valle dei Vanoi. Foliage e click, con la partecipazione del gruppo “I Negativi”, percorsi del Sentiero Etnografico del Vanoi e Gobbera,

Col de la Cros (Monte Totoga). Durata: 2/3 ore | Percorso facile adatto a famiglie con bambini. Info e prenotazioni obbligatorie: ApT Canal san Bovo, Tel. 0439-719041 | vanoi@vanoi.it.

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Musica LONG LIVE THE QUEEN Trento. Ore 21. Teatro Auditorium, Via S. Croce. Break Free - Long Live the Queen - Queen Tribute Show. Informazioni e prevendite: http://www.centrosantachiara.it. Musica SCUOLA D’ASCOLTO DELLA MUSICA ORGANISTICA Trento. ore 15.00. Chiesa Parrocchiale Cristo Re. Incontri con l’organo e la sua musica allo strumento Ciresa-Zeni. STEFANO RATTINI Organista Titolare della Cattedrale di Trento. Programma di brani famosi e improvvisazioni, con visita guidata all’organo, dedicato in particolare a giovani e famiglie. Info: 0461 889930. Teatro MARIA A MARIE Trento. ore 19 e ore 21. Muse. Spettacolo con Maura Pettorruso e Annalisa Morsella. Scene di Andrea Coppi. Informazioni e acquisto biglietti in www.teatrosanmarco.it. Teatro SIAMO TUTTI NELLA STESSA ARCA Villazzano. Ore 16. Teatro. Ciclo “Piccole pesti”.Produzione ariaTeatro, Compagnia dei somari e Teatro delle Garberie. Per i bambini dai 5 anni. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it. Teatro ragazzi FIABE E LEGGENDE DELLE DOLOMITI Rovereto. Ore 17. Sala Filarmonica. I pupazzi incontrano i racconti della tradizione dolomitica. Di e con Luciano Gottardi. Età consigliata: 2+. Ingresso libero con prenotazione fino a esaurimento posti / Prenotazioni: sms o whatsapp n. 347.0810647, info@ elementareteatro.it. Teatro ragazzi STORIA DI UN PALLONCINO Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti. Compagnia Teatrale Stilema. Informazioni e modalità di acquisto: www.centrosantachiara.it.

10 MARTEDÌ Musica ALEXANDRE THARAUD Trento. Ore 18 e 20.30. Società Filarmonica. Concerto per piano-

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11 MERCOLEDÌ Cultura LA TEORIA DEL COLORE PergineValsugana. ore 20.45. Teatro Comunale. Una composizione di suggestioni raccolte dalle lettere che Vincent Van Gogh scrisse al fratello Theo durante gli ultimi anni della sua vita. Le musiche composte da Iacopo Candela si intrecciano a una trama di visioni, effetti di colori e di luci rievocati nelle parole di Chiara Benedetti. Si consiglia la prenotazione a biglietteria@ teatrodipergine.it o al numero di telefono 0461 511332 (dal mar al ven dalle 17 alle 20, sabato dalle 10 alle 12.30). Teatro TRASCENDI E SALI Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Ciclo “Altre tendenze”.Trascendi e sali di e con Alessandro Bergonzoni / Regia di Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi . Comico, surreale, tagliente, non politicamente corretto ma sempre sostenitore di tolleranza e pace attraverso il linguaggio artistico. Alessandro Bergonzoni torna in scena con la sua travolgente energia. Informazioni e biglietti: www.centrosantachiara.it. Teatro L’ULTIMO COMUNISTA Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Ciclo “SPA Sport Politica e Arte”. Produzione TeatroE Compagnia Teatrale / Di Michele Trotter / Regia di Mirko Corradini / Con Giuliano Comin. Spettacolo con pubblico sul palco. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it.

12 GIOVEDÌ Cultura IL GIOCO DEI CORALLI Villazzano. Ore 20. Teatro. Ciclo “SPA Sport Politica e Arte”. Il gioco dei Coralli è un modo per cono-

scersi, per parlare e ingaggiare un rapporto di fiducia, senza giudizi o pregiudizi.Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it. Musica FCT TRIO Trento. Ore 20.30. Sala del Falconetto, Palazzo Geremia. Concerto con: Francesco Cusa, batteria / Giovanni Benvenuti, sax tenore / Gabriele Evangelista, contrabbasso. Ingresso gratuito con prenotazione posti (nome e telefono) a info@sonataislands.com / Il posto verrà tenuto fino alle 20.20, www.trentinojazz.com/page/confini2020.html. Teatro TRASCENDI E SALI Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Ciclo “Altre tendenze”.Trascendi e sali di e con Alessandro Bergonzoni. Informazioni e biglietti: www. centrosantachiara.it.

13 VENERDÌ Cultura L’ORSO NON È INVITATO San Michele all’Adige. Ore 20.30. Sala polifunzionale comunale. Incontro con l’autore del libro Gabriele Bertacchini. Presenta la serata Livio Fadanelli. Info: 0461 650955, s.michele@biblio.infotn.it. Musica MARGHERITA VICARIO Arco. Ore 20. Cantiere 26, Via Caproni Maini 26/E. L’estate di Margherita Vicario è stata densa di avvenimenti: la pubblicazione del suo nuovo singolo ‘Piña Colada’, cantato con Izi, è stata seguita da un tour nei più importanti festival che hanno animato la stagione. L’energia di Margherita Vicario accende il Cantiere 26 di Arco! www.uploadsounds.eu. Teatro 90 MINUTI Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Ciclo “SPA Sport Politica e Arte”.Produzione Teatro del Simposio / Di Antonello Antinolfi. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it.

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trentinoappuntamenti Teatro A TU PER TU - RACCONTI A QUATTR’OCCHI Villazzano. ore 14/20. Teatro. Ciclo “SPA Sport Politica e Arte”. Con Stefano Detassis / Tratto da “Dove il sole sorge prima” di Giacomo Postinghel. Racconto di un attore per uno spettatore. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it.

14 SABATO Cultura DIALOGO SULL’ALBANIA Pergine Valsugana. Ore 18. Teatro comunale. Progetto Verso la biblioteca. Ed. AlphaBeta, con la partecipazione del curatore Giovanni Accardo e Lucia Coppola, con accompagnamento musicale di Erjon Zeqo. Il libro è una raccolta di articoli e scritti che Alex Langer e Alessandro Leogrande hanno dedicato a un Paese complesso e affascinante. Info: info@ teatrodipergine.it, www.teatrodipergine.it. Musica RODRIGUEZ, FOLLIERO: ITALIAN WAY Trento. Ore 17.30. Sala Conferenze, Fondazione Caritro. Ciclo Contemporanea / Concerto con: Emiliano Rodriguez, sax / Massimo Folliero, pianoforte. Musiche di Marcello, Vivaldi, Salvatore, Molinelli, Sollima, Dulbecco, Bartoli. Informazioni: www.arsmodi.it/katharsis-2020. Musica THE ITALIAN WAY Trento. Ore 17.30. Sala Conferenze Fondazione Caritro. Concerto: Emiliano Rodriguez, sax, Massimo Folliero, pianoforte. Musiche di Marcello, Vivaldi, Salvatore, Molinelli, Sollima, Dulbecco, Bartoli. Ingresso gratuito ad offerta libera. POSTI LIMITATI CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: Info: info@arsmodi.it, www.arsmodi.it/ katharsis-2020. Per i più piccoli CATTIVINI Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti. Kosmocomico teatro / Cabaret-concerto per bimbi monelli / Musiche, canzoni, testo e regia Valentino Dragano / Dipinti Silvia Pilati. Età consigliata: dai 5 anni in su. Informazioni e modalità di acquisto: www.centrosantachiara.it. Teatro TEO TEOCOLI - RESTYLING “TUTTO TEO” Trento. Ore 21. Teatro Auditorium. Spettacolo di e con Teo Teocoli organizzato da FiabaMusic. Informazioni e biglietti: http://www.centrosantachiara. it, http://www.fiabamusic.it/tuttoteo/.

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Teatro LA CHITARA DEL ZIO, COL TASTO REWIND Meano. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo scritto da Carlo Nani nel 1912 / Personalizzato da Giulio Visintainer / Regia di Giulio Visintainer. Informazioni e prenotazioni: www. teatrodimeano.it. Teatro VARIAZIONI ENIGMATICHE Trento. Ore 20.45. Teatro S. Marco. Spettacolo di Eric Emmanuel Schmitt T.I.M. - Teatro Instabile Meano. Spettacolo all’interno della rassegna “Il Concorso - Premio Mario Roat”. Info: Co.Fa.s. Tel. 0461.237352; www.cofas.it; info@cofas.it.

15 DOMENICA Cultura FOLIAGE TRA CLICK E POESIA Valle dei Vanoi. Foliage e click, con la partecipazione del gruppo “I Negativi”, percorsi del Sentiero Etnografico del Vanoi e Gobbera, Col de la Cros (Monte Totoga). Durata: 2/3 ore | Percorso facile adatto a famiglie con bambini. Info e prenotazioni obbligatorie: ApT Canal san Bovo, Tel. 0439-719041 | vanoi@vanoi.it. Musica ANTONIO TOMMASO NASTASI Rovereto. ore 11.00. Casa Mozart. Il pianista Antonio Tommaso Nastasi si esibirà in un integrale pianistico mozartiano - 8° concerto dal titolo “Il sentimento nel tempo”. Informazioni: infoami@mozartitalia.org, mozartitalia.org/it. Per i più piccoli CATTIVINI Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti. Kosmocomico teatro / Cabaretconcerto per bimbi monelli. Informazioni e modalità di acquisto: www.centrosantachiara.it. Per i più piccoli IL LUPO Rovereto. ore 17.00. Sala Filarmonica, C.so Rosmini, 86. Lettura animata ricca di luci per scoprire la figura del lupo. Di Elementare Teatro / di e con Federico Vivaldi. Età consigliata: 2+. Informazioni: www.elementareteatro.it. Per i più piccoli A BEAUTIFUL CLOWN Meano. Ore 17. Teatro. Spettaxolo Di e con Nicola Sordo. Età consigliata: per tutti. Alle ore 16.30 merenda per tutti. Info e biglietti: tel. 0461.511332 (mar-ven 17-20 e sab 10-13), info@teatrodimeano.it .

16 LUNEDÌ Musica IL COLORE DELLE VOCI Villazzano. ore 18. Teatro. Ciclo “Alla ricerca della Lirica”. Associa-

zione Aurona. CONCERTO ITINERANTE per 20 persone. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it.

17 MARTEDÌ Musica IL COLORE DELLE VOCI Villazzano. Ore 20.30. Teatro. Ciclo “Alla ricerca della Lirica”. Associazione Aurona. CONCERTO ITINERANTE per 20 persone. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it.

18 MERCOLEDÌ Cultura MUSE LOOP. CONTAMINAZIONI CIRCOLARI Trento. Ore 17 e ore 18.30. Muse. La nuova rassegna dedicata all’economia circolare in collaborazione con Eni, Circular Partner del MUSE. Informazioni: https:// www.muse.it. Danza SPELLBOUND CONTEMPORARY BALLET: SPELLBOUND25 Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Direzione Artistica Mauro Astolfi / Direzione Generale Valentina Marini. Venticinque anni di storia festeggiati con commissioni originali. Spellbound Contemporary Ballet, compagnia romana apprezzata nel mondo. Informazioni e biglietti: www.centrosantachiara.it.

e live, a partire dai webinar di approfondimento dedicati al mondo della scuola, alle nuove forme della didattica e all’inclusione ma anche alle emozioni, all’impatto del lockdown sugli adolescenti e alla famiglia. Per informazioni www.educaonline.it www.educaimmagine.it . Musica FILIPPO GORINI Trento. Ore 18 e 20.30. Società Filarmonica. Concerto per pianoforte. Informazioni: http://www. filarmonica-trento.it. Musica “APRÈS UNE LECTURE DU DANTE.FANTASIA QUASI SONATA” Mezzocorona. Ore 20.30. Piazza San Gottardo, sede della Banda Musicale, Palazzo del Corso. Denis Lombardi (1979, concertista e docente) specializzato nella grande musica romantica dell’Ottocento, eseguirà “Après une lecture du Dante. Fantasia quasi Sonata” di Franz Liszt. Ingresso libero e gratuito. Musica IL COLORE DELLE VOCI Villazzano. Ore 20.30. Teatro. Ciclo “Alla ricerca della Lirica”. Associazione Aurona. CONCERTO ITINERANTE per 20 persone. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it.

Musica PHILIPP VON STEINAECKER, STEFAN MILENKOVICH Trento. Ore 20.30. Centro Santa Chiara. Concerto con: Philipp von Steinaecker, direttore / Stefan Milenkovich, violino / Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Informazioni e biglietti: www.haydn.it.

Teatro CITA A CIEGAS (CONFIDENZE FATALI) Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Teatro Franco Parenti / di Mario Diament. Cita a Ciegas per gli ispanofoni non è altro che un “appuntamento al buio”. Ed è proprio al mondo ispanico che si rifà questo capolavoro del drammaturgo argentino Mario Diament. Informazioni e biglietti: www.centrosantachiara.it.

Musica MARC PERRENOUD TRIO Trento. Ore 20.30. Sala Filarmonica. Concerto con: Marc Perrenoud, piano / Marco Müller, double bass / Cyril Regamey, drums / Con la collaborazione di ProHelvetia. Informazioni: www.trentinojazz.com/ page/confini2020.html.

Teatro CHIEDIMI SE SONO DI TURNO Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di e con Giacomo Poretti / Regia di Andrea Chiodi / Produzione Agidi srl. Informazioni complete: www. teatrodipergine.it.

Musica IL COLORE DELLE VOCI Villazzano. Ore 17. Teatro. Ciclo “Alla ricerca della Lirica”. Associazione Aurona. CONCERTO ITINERANTE per 20 persone. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it.

19 GIOVEDÌ Cultura IL FESTIVAL EDUCA: RIEMERGERE DALL’ESPERIENZA COVID Rovereto. Il programma propone una serie di appuntamenti online

20 VENERDÌ Cultura IL FESTIVAL EDUCA: RIEMERGERE DALL’ESPERIENZA COVID Rovereto. Il programma propone una serie di appuntamenti online e live. Per informazioni www.educaonline.it www.educaimmagine.it . Danza BALLETTO DI ROMA: SYCHO Rovereto. Ore 20.45. Mart, Corso Bettini, 43. Coreografia Itamar Serussi Sahar. Per il tradizionale Aperitivo InDanza al MART va in



trentinoappuntamenti scena l’empatico viaggio di Sycho dell’israeliano Itamar Serussi Sahar, già artista residente dello Scapino Ballet Rotterdam, interpretato da Francesco Saverio Cavaliere. Informazioni e biglietti: www.centrosantachiara.it. Danza SPELLBOUND CONTEMPORARY BALLET: SPELLBOUND25 Rovereto. Ore 21. Auditorium Melotti, C.so Bettini. Direzione Artistica Mauro Astolfi / Direzione Generale Valentina Marini. Venticinque anni di storia festeggiati con commissioni originali. Spellbound Contemporary Ballet, compagnia romana apprezzata nel mondo. Informazioni e biglietti: www.centrosantachiara.it. Teatro CITA A CIEGAS (CONFIDENZE FATALI) Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Teatro Franco Parenti / di Mario Diament. Informazioni e biglietti: www.centrosantachiara.it.

21 SABATO Cultura IL FESTIVAL EDUCA: RIEMERGERE DALL’ESPERIENZA COVID Rovereto. Il programma propone una serie di appuntamenti online e live. Per informazioni www.educaonline.it www.educaimmagine.it . Musica TWO FOR YOU Pergine Valsugana. Ore 21. Teatro. FaRe Jazz / Dado Moroni & Max Ionata: omaggio a Stevie Wonder e Duke Ellington. Concerto con Dado Moroni piano e Max Ionata sax. Informazioni complete: www.teatrodipergine.it.

Teatro UN MARITO IDEALE Trento. Ore 20.45. Teatro S. Marco. Spettacolo di Oscar Wilde. Gruppo Teatrale Tuenno. Spettacolo all’interno della rassegna “Il Concorso - Premio Mario Roat”. Info: Co.Fa.s. Tel. 0461.237352; www.cofas.it; info@cofas.it.

22 DOMENICA Cultura IL FESTIVAL EDUCA: RIEMERGERE DALL’ESPERIENZA COVID Rovereto. Il programma propone una serie di appuntamenti online e live. Per informazioni www.educaonline.it www.educaimmagine.it . Musica PEO ALFONSI - PIERPAOLO MANCA GUITA Isera. Ore 21.30. Casa del Vino. Concerto con: Peo Alfonsi e Pierpaolo Manca, guitar. Ciclo di concerti promossi nel circuito nazionale jazz&wine. In collaborazione con il Circolo Controtempo. Ogni concerto è collegato ad una presentazione enologica. Informazioni: www.trentinojazz.com/page/ jazzwine2020.html. Musica OLTRE OCEANO Meano. Ore 20.30. Teatro. Concerto con il Trio “SaCaTo” organizzato dalla circoscrizione di Meano in collaborazione con il Corpo bandistico Vigo-Cortesano. Musica di Tom Jobim, Fabrizio de Andrè ed Ennio Morricone. Con la partecipazione del Corpo Bandistico Vi-

go-Cortesano. Informazioni e prenotazioni: www.teatrodimeano.it. Musica CONCORSO LIRICO OPERA CONTEST Villazzano. Ore 16. Teatro. Ciclo “Alla ricerca della Lirica”. Associazione Aurona / Direzione artistica Sabrina Modena. Informazioni e biglietti: www.teatrodivillazzano.it. Per i più piccoli LA STORIA DEL LUPO LULÙ Pergine Valsugana. Ore 16. Teatro Comunale. Drammaturgia Klaus Saccardo / Regia Poyraz Turkay. Età consigliata: dai 4 anni. A partire dalle ore 15 laboratori in foyer a cura di Chiara Paoli. Laboratori solo su prenotazione a biglietteria@teatrodipergine.it. Informazioni complete: www.teatrodipergine.it. Per i più piccoli IL LUPO Trento. ore 10.30 - 15.30 - 17.30. Teatro S. Marco. Lettura animata ricca di luci per scoprire la figura del lupo. Di Elementare Teatro / Di e con Federico Vivaldi. Età consigliata: dai 2 anni. Informazioni: www.teatrosanmarco.it. Teatro CITA A CIEGAS (CONFIDENZE FATALI) Trento. Ore 16. Teatro Sociale. Teatro Franco Parenti / di Mario Diament. Informazioni e biglietti: www.centrosantachiara.it.

25 MERCOLEDÌ Musica VALENTIN URYUPIN Trento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara. Concerto con: Valentin Uryupin, direttore e solista / Stefano Ferrario e Vincenzo Quaranta, violino / Flavio Baruzzi, fagotto / Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Informazioni e biglietti: www.haydn.it.

Teatro NEL MEZZO DEL CASIN DI NOSTRA VITA Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Di e con Maurizio Lastrico / Produzione ITC 2000. Maurizio Lastrico recita i suoi celebri endecasillabi “danteschi”, che mescolano il tono alto e quello basso, che raccontano con ironia di incidenti quotidiani, di una sfortuna che incombe, di un caos che gode nel distruggere i rari momenti di tranquillità della vita. Informazioni complete: www.teatrodipergine.it.

26 GIOVEDÌ Cultura FESTIVAL CINEMAZERO Trento. Teatro Sanbàpolis. Festival giunto alla sua XIII edizione. Ingresso gratuito, info@ilfunambolo.it. Musica SAYAKA SHOJI E VIKINGUR OLAFSSON Trento. Ore 18 e 20.30. Società Filarmonica. Concerto per violino e pianoforte. Informazioni: http:// www.filarmonica-trento.it. Teatro NEL MEZZO DEL CASIN DI NOSTRA VITA Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Di e con Maurizio Lastrico / Produzione ITC 2000. Informazioni complete: www.teatrodipergine.it.

27 VENERDÌ Cultura FESTIVAL CINEMAZERO Trento. Teatro Sanbàpolis. Festival giunto alla sua XIII edizione. Ingresso gratuito, info@ilfunambolo.it. Musica SWING MACHINE Moena. Ore 21.30. La Grenz. Concerto con: Sandro Gibellini, guitar / Martino De Franceschi, bass / Francesco Casale, Drums. In collaborazione con La Grenz Moena.

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Teatro CITA A CIEGAS (CONFIDENZE FATALI) Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Teatro Franco Parenti / di Mario Diament. Informazioni e biglietti: www.centrosantachiara.it.

Teatro EVA Meano. Ore 20.45. Teatro, Via delle Sugarine, 22. Spettacolo liberamente tratto da Il diario di Eva di Mark Twain / Con Mariella Speranza, Valeria Puppo / Adattamento e regia Gianni Masella / Produzione Teatro Appeso a un filo in collaborazione con Fondazione Luzzati Teatro della Tosse. Informazioni e prenotazioni: www.teatrodimeano.it.

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Teatro NOIDICIAMONO Trento. Ore 20.45. Teatro San Marco. Spettacolo fuori concorso in occasione della giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Un’opera liberamente ispirata agli atti processuali di fatti realmente accaduti, in cui gli scontri verbali risuonano nel silenzio di un’apparente quiete delle coscienze, virtualmente all’oscuro dei drammi che accadono al di là della “porta accanto”. Info: 0461 233522, info@teatrosanmarco.it. Teatro COWORKING - OVVERO LA VITA È PRECARIA Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Ciclo “Intervallo Comico”. Di Roberto Marafante / Regia Roberto Marafante / con Roberta Azzarone, Andrea Deanesi, Giuliano Comin, Mirko Corradini. Info: www. teatrodivillazzano.it .

28 SABATO Cultura FESTIVAL CINEMAZERO Trento. Teatro Sanbàpolis. Festival giunto alla sua XIII edizione. Ingresso gratuito, info@ilfunambolo.it. Musica DALSASS, DALLA LIBERA: VIOLONCELLO IERI E OGGI Trento. Ore 17.30. Sala Conferenze, Fondazione Caritro. Concerto con: Marco Dalsass, violoncello / Giacomo Dalla Libera, pianoforte. Musiche di Beethoven, Debussy, Bruni, Schnittke, Pärt. Informazioni: www.arsmodi.it/ katharsis-2020. Musica TST (THIRD STREAM TRIO) Trento. Ore 17.30. Sala Sosat. Concerto: Emilio Galante, flauto Paolo Birro, pianoforte Salvatore Maiore, violoncello. Info: www. arsmodi.it. Musica ZANDONAI CARIOCA Rovereto. Ore 17. Sala Filarmonica. Sul palco Giancarlo Bianchetti e Ivan Tibolla con un repertorio che si snoda tra musica scritta e musica improvvisata. Per ulteriori dettagli e prevendite: info@sonataislands.com. Teatro BIANCO. TUTTO D’UN FIATO LIVE Meano. Ore 20.45. Teatro. Concerto: voce e chitarre Bianco / Fiati, cori e drums Stefano Piri Colosimo. Informazioni e prenotazioni: www.teatrodimeano.it. Teatro BENVENUTI A BALUK Trento. Ore 20.45. Teatro S. Marco. Spettacolo di Neil Simon, traduzione dialettale di Jacopo Roc-

cabruna. Gruppo Teatrale “I Sottotesto” di Nogaredo. Spettacolo all’interno della rassegna “Il Concorso - Premio Mario Roat”. Info: Co.Fa.s. Tel. 0461.237352; www. cofas.it; info@cofas.it. Teatro COWORKING - OVVERO LA VITA È PRECARIA Villazzano. Ore 20.45. Teatro. Ciclo “Intervallo Comico”. Di Roberto Marafante / Regia Roberto Marafante / con Roberta Azzarone, Andrea Deanesi, Giuliano Comin, Mirko Corradini. Info: www. teatrodivillazzano.it .

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Teatro BIANCANEVE Trento. ore 10.30 - 15.30 - 17.30. Teatro S. Marco. Spettacolo con Laura Mirone e Adele Pardi / Scene, costumi e luci di Andrea Coppi. Età consigliata: dai 3 anni. Informazioni: www.teatrosanmarco.it.

30 LUNEDÌ Danza BAYADERE - REGNO DELLE OMBRE Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Prima assoluta. Di Ludwing Minkus e Michele Di Stefano / Balletto in un atto per 11 danzatori / Musica di Ludwing Minkus / Coreografia di Michele Di Stefano. Compagnia Nuovo Balletto di Toscana. Informazioni e biglietti: www.centrosantachiara.it.

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Cultura FESTIVAL CINEMAZERO Trento. Teatro Sanbàpolis. Festival giunto alla sua XIII edizione. Ingresso gratuito, info@ilfunambolo.it.

Teatro LA LEGGENDA DEL LAGO ISIOPE Rovereto. Ore 17. Sala Filarmonica. Spettacolare versione aerodinamica di una leggenda trentina. Di FuoriQuotA e Compagnia Magico Camillo. Età consigliata: 2+.Informazioni: www.elementareteatro.it.

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Musica BONAVENTURA RUBINO E ORAZIO BENEVOLI Trento. Ore 20.30. Chiesa di San Francesco Saverio. Gruppo La Cantoria, che ci offre due esecuzioni in prima assoluta mondiale: la Messa a 8 voci concertata del lombardo Bonaventura Rubino (ca. 1600-1668), attivo in Sicilia come maestro di cappella della Cattedrale di Palermo e il trionfante Te Deum a 8 voci di Orazio Benevoli (1605-1672). www.centrosantachiara.it.

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trentinoscoop&news

PAOLO FRENEZ NUOVO CAPO DI GABINETTO LE POESIE-CANZONI DI GENNARO RICCIO L’ECLETTICO MARESCIALLO HA SFORNATO DUE NUOVI “INNI”: UNO PER IL MOTO CLUB TRENTO E L’ALTRO PER GLI ALPINI DI TRENTO

AL COMUNE DI TRENTO

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a preso servizio lo scorso 15 ottobre il nuovo dirigente del servizio Gabinetto e pubbliche relazioni, Paolo Frenez, che fino al 31 ottobre ha mantenuto anche la responsabilità dirigenziale del servizio Attività sociali. Laureato in economia politica, dipendente dell’Amministrazione comunale dal 1998, Frenez ha ricoperto negli anni diversi ruoli, da funzionario presso il servizio Programmazione e controllo a capoufficio Pianificazione e controllo e di gestione. Nominato dirigente a seguito di concorso pubblico, dal 1° luglio 2010 gli è stata conferita la responsabilità dirigenziale e la direzione del servizio Attività sociali.

Gennaro Riccio, accompagnato dalla consorte, consegna l’inno nelle mani del Presidente Paolo Frizzi e del Presidente onorario Maurizio Pinamonti

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hi lo conosce, sa quanto entusiasmo sa mettere negli incontri che la vita sociale gli mette via via davanti. Gennaro Riccio, Maresciallo della Benemerita a riposo, è un artista benefattore. Oramai note in tutta la regione le sue poesie-canzoni e i suoi libri in versi, pubblicati sempre – giova ricordarlo – a scopo di racogliere fondi. Fino ad oggi, Riccio ha scritto cinque libri (il sesto uscirà entro fine anno), riuscendo a devolvere all’O.N.A.O.M.A.C. (Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari Arma Carabinieri) di Roma, più di 80mila Euro. Ma non è tutto. Alla Croce Rossa Italiana, Comitato Provinciale di Trento, sono andati circa 7.200 Euro. Merita dunque un plauso, questo colto pensionato, che dovrebbe fare anche da esempio per tanti altri anziani ancora attivi che molto potrebbero dare agli altri. Vogliamo qui ricordare le sue ultime due “imprese”, che sono due canzoni. La prima scritta per celebrare il 95° anniversario di fondazione del Moto Club Trento. Sull’aria della celebre “Torna a Surriento”, Riccio ha composto un inno che esalta tutto l’operato del sodalizio trentino. Bruno Garzetti, il Presidente del Moto Club, ha così commentato: “Gli abbiamo chiesto di scrivere una canzone e lui, rapidamente, in un attimo, ha composto L’inno. Con anima, cuore e mente ha scritto davvero parole meravigliose e toccanti che quando le ho ascoltate, mi hanno commosso ed entusiasmato”.

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Sede Moto Club Trento. Gennaro Riccio consegna l’inno nelle mani del Presidente Bruno Garzetti e del Segretario Secondo Zanella.

Anche gli Alpini del Trentino hanno voluto “approfittare” della creatività di Gennaro Riccio, in occasione dei cento anni compiuti lo scorso 7 settembre. Ecco allora che, sulle note del “O surdato ‘nnammurato”, Gennaro ha plasmato la struggente ed emozionante ‘ala blasonata A.N.A. di Trento. Grande commozione, al momento dell’esecuzione, per il Presidente Paolo Frizzi e per il Presidente onorario, Maurizio Pinamonti. I versi struggenti e l’articolo che egli ha scritto sulla 91a adunata degli Alpini, celebrata a Trento nel 2018, tratti dal suo libro “La grandezza dell’amore con anema, core e mente”, usciranno nel periodico informativo trimestrale “Alpino” provinciale.


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PERGINE: RIAPRE LO STORICO BAR AL PONTE SE LA CACCIA AL TESORO DIVENTA “DIGITALE”

STEFANO SARTORI HA RIAPERTO IL LOCALE LO SCORSO 10 OTTOBRE

HISTORIC TRENTO E CONSORZIO TRENTO INIZIATIVE RIESCONO AD ANIMARE LE VIE DELLA CITTÀ, NONOSTANTE TUTTO!

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el weekend di venerdì 9 e sabato 10 ottobre, il team hiSTORIC, grazie al supporto del Consorzio Trento Iniziative, ha organizzato una caccia al tesoro digitale che ha coinvolto 8 commercianti del centro storico di Trento: Mercerie del Centro, Dream, Casa del Caffè, Artigianato Artistico, Coltelleria San Marco, La Rotonda, Details Design Store ed Equivalenza. 200 persone suddivise in 45 squadre hanno partecipato ad un evento nuovo per la città in cui utilizzando la app di messaggistica Telegram e interagendo con “Nett1”, un bot che risponde in modo automatico ai messaggi dei partecipanti, hanno scoperto nuove storie della città, risolto indovinelli e conosciuto alcuni dei negozi del centro storico. Famiglie, gruppi di amici e coppie hanno riempito la città di sorrisi e divertimento nonostante la situazione complicata legata alla diffusione del Covid-19, contesto che non ha affatto fermato l’organizzazione e lo svolgimento del gioco. Tutti, commercianti e partecipanti, si sono messi in gioco. I commercianti organizzando indovinelli da risolvere o allestendo la propria vetrina per l’occasione; i partecipanti sperimentando un nuovo modo di visitare e vivere la propria città che mette insieme la dimensione digitale, con la scoperta e la voglia di tornare a camminare per le vie del centro storico rispettando la sicurezza.

i chiama Bar “Al Ponte”, ma per tutti a Pergine è sempre stato semplicemente il bar della “Catina”. Per decenni la sua posizione all’imbocco della provinciale 66 di Montagnaga (il locale è in via al ponte 4, di fronte allo Stadio del Ghiaccio) lo ha reso una sosta quasi obbligata per chi da Pinè scendeva verso valle, per chi gravitava tra Pergine e le sue tante frazioni e per chiunque fosse di passaggio. Di fatto, generazioni intere vi hanno trovato una porta aperta, da varcare per trascorrere qualche momento di relax, di divertimento o di incontro. Una storia lunga oltre 80 anni (la licenza dei Tabacchi è la n. 33, una delle prime attive a Pergine) che a causa della pandemia sembrava essere giunta al capolinea. I vecchi gestori dopo il lockdown avevano infatti deciso di alzare bandiera bianca: troppo elevati i costi, troppo incerti i tempi. Ma quella che sembrava essere la fine, di colpo si è trasformata in un nuovo inizio: vedendo la serrata abbassata, infatti, Stefano Sartori, 45 anni, di Pergine, una carriera nell’edilizia, ha capito che quella era l’occasione che aspettava per cambiare attività lavorativa e coronare il suo sogno. Lanciando il cuore oltre l’ostacolo ha deciso di farsi avanti e, inaspettatamente, ancora una volta la porta del Bar si è aperta. Sulle ali dell’entusiasmo e grazie all’esperienza maturata in anni di cantieri, in poche settimane Stefano ha completamente rimesso a nuovo il locale ed ora è pronto a partire con la nuova avventura.

Al termine di ogni giornata erano stati messi in palio due premi per i primi due classificati: i team più veloci a completare tutta la caccia al tesoro e i team più veloci a risolvere solo gli indovinelli. Ai primi verranno consegnati 100 euro di buoni spesa tramite l’app #Fuori, ai secondi, invece, 50 euro di buoni spesa. Tutti i commercianti, inoltre, hanno messo a disposizione sconti e buoni spesa per tutti i partecipanti alle due giornate di caccia al tesoro. Per maggiori informazioni sulla caccia al tesoro hiSTORIC, si può visitare il sito https://www.historictrento.it/ 105

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CULTURA, SOLIDARIETÀ, SALUTE E BENESSERE RIPARTE L’ATTIVITÀ DI SOROPTIMIST, INNER WHEEL E ASSOCIAZIONE MAFALDA

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onostante il covid non si allontani dalle nostre città, con tutte le cautele del caso i club e le associazioni che operano sul territorio trentino, con l’arrivo di ottobre, riprendono la loro attività, ritenendo troppo importante non spezzare il filo che li lega alla cittadinanza. E si tratti di cultura, solidarietà, salute…tutto ricomincia, con entusiasmo. L’Associazione Mafalda Donne Trento ha organizzato, in massima sicurezza, al Grand hotel Trento, nell’ultima settimana di settembre, la presentazione del libro “Insalata mista di pranzi e ricordi”, dedicata esclusivamente alle socie. L’autrice Luciana Grillo, dopo aver comunicato che tutti i diritti d’autrice andranno ai Missionari francescani che istruiscono i bambini del Madagascar, a qualsiasi etnia e religione appartengano, ha raccontato la sua infanzia e descritto la grande famiglia in cui è cresciuta, ricordando episodi ora allegri, ora tristi, inserendo qui e là delle foto, dimostrando quanto un ambiente familiare sano e concorde possa incidere sul carattere dei più giovani. Ha ricordato quanto fosse frequente il passaggio degli abiti dai cugini più grandi a quelli più piccoli e come un semplice vestitino cucito da una sarta per tre anni fosse stato utilizzato a Carnevale, togliendo qualche elemento e aggiungendo dei fronzoli… E non ha dimenticato di citare il suo primo amore infantile e l’incontro con una coppia di politici che avevano fatto discutere l’intera Italia quando era stata resa pubblica la loro storia d’amore, Palmiro Togliatti e Nilde Iotti. I ricordi sono seguiti dalle ricette, quelle realizzate quotidianamente dalla nonna, dalla mamma o dalle zie, o nei pranzi tradizionali che ancora oggi fanno parte delle abitudini familiari.

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Luisa Fronza (presidente) e Francesca Ferri (relatrice)

Carolina Marangoni, presidente delle “Mafalde”, ha fatto gli onori di casa con la consueta, squisita cortesia. E tutte le signore hanno scoperto ricette dimenticate o altre totalmente sconosciute, ma facili da eseguire. Il 3 ottobre è stato il Soroptimist club Trento a partecipare alla presentazione dell’ultimo romanzo di Pino Loperfido, ”La manutenzione dell’universo” (Curcu Genovese): nell’ampia Sala consiliare del Comune di Levico, l’assessore alla cultura Patrick Arcais e la bibliotecaria Elena Libardi hanno aperto la serata ricordando che la cultura è l’importante segnale di una comunità che vuole riappropriarsi della sua vita, dopo mesi di tensione, silenzio e solitudine. Anche Luciana Grillo, socia del Soroptimist, ha confermato la volontà del club di riattivarsi, di essere testimone sul territorio trentino del coraggio e del desiderio di ripresa che anima i cittadini. E ha sottolineato che la storia raccontata da Loperfido è una storia di donne che, sia nel XIX che nel XX secolo hanno dovuto lottare e non sempre hanno vinto la loro battaglia per vivere secondo inclinazioni e desideri. Il 14 ottobre, altro club, altra storia: l’Inner Wheel Trento Castello Carf ha invitato la dottoressa Francesca Ferri, farmacista nota per le sue ricerche e per l’interesse che nutre per i prodotti naturali, che ha intrattenuto – al Grand Hotel Trento – un bel gruppo di persone sullo stress e sulle conseguenze che uno stato d’ansia cronico può provocare sul sistema immunitario. Ha naturalmente considerato tra le conseguenze di un sistema immunitario compromesso la depressione, le malattie cardiovascolari, gastroenteriche, respiratorie; ha ricordato che quando il sistema immunitario è fragile, noi possiamo più facilmente essere aggrediti da microbi, batteri e virus; ha consigliato di evitare i luoghi affollati e i capannelli di persone – consiglio di grande attualità – e di frequentare ambienti accoglienti e rasserenanti, di favorire il sonno tranquillo, di camminare per almeno trenta minuti tutti i giorni, di curare l’alimentazione, privilegiando frutti e verdure colorati, dalla zucca ai broccoli, e il pesce ricco di omega 3. La presidente del club, Luisa Fronza, ha dato il via al dibattito invitando i presenti a chiedere chiarimenti e informazioni, e molto si è detto a proposito del covid 19, delle cure preventive, delle mascherine, dell’igiene personale. Serate diverse, temi lontani fra loro, ma sempre stimolanti. Tutti i presenti si sono augurati di poter partecipare ad altri incontri interessanti come questi e, possibilmente, “in presenza”. Non è necessario darsi la mano per salutarsi, né è possibile sorridersi, ma gli occhi possono comunque sempre esprimere il piacere di aver trascorso qualche ora in buona compagnia.

Carolina Bazerla Marangoni e Luciana Grillo


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NUOVA GESTIONE PER LA LOEFF SYSTEM FULBER PRIMEGGIA CON I “RACCONTI MOLECOLARI” LA NUOVA OPERA EDITORIALE DEL VIGNETTISTA TRENTINO AL VIII PREMIO NAZIONALE DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

EGON THURNER NOMINATO NUOVO RESPONSABILE OPERATIVO

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on la fusione della Grafus srl nella Loeff System srl è cambiata anche la guida operativa della Loeff System. Peter Stürz, amministratore delegato, ha nominato Egon Thurner responsabile della gestione dal primo ottobre. La riorganizzazione del commercio all’ingrosso nel Gruppo Athesia garantirà un’amministrazione più snella, mentre in pubblico appariranno due brand noti e forti: la Grafus e la Loeff-Conter. Al suo fianco Egon Thurner avrà Ivan Conter quale responsabile per le vendite. Nella foto, l’AD Peter Stürz (a sinistra) con Egon Thurner e il nuovo responsabile per le vendite, Ivan Conter (a destra).

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l volumetto Racconti Molecolari. Cronache di guerra biologica nel Sistema Immunitario, scritto e illustrato da Fulvio Bernardini uscito in piena emergenza lockdown, è stato selezionato in questi giorni dalla Giuria Nazionale del VIII Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica per la corsa al vincitore assoluto del prestigioso premio. L’opera editoriale, che oltre alle tavole a fumetti Cronache Molecolari presenta anche due racconti inediti: La Compagnia degli Straordinari e la spy story, Intrigo Molecolare è tra i primi 70 su oltre cinquecento opere in gara. Risulta essere inoltre, tra le prime dieci dell’area B “Scienze della vita e della salute” in lotta con case editrici nazionali. Edizioni Reverdito – prefazione dei ricercatori scientifici Giovanni Martinelli e Alberto Beretta. In una recente intervista al Dott. Alberto Beretta per la rubrica Parliamone di Nadia Clementi, l’immunologo ha dichiarato: «Fulvio Bernardini ha una capacità incredibile di rappresentare sistemi complessi in un modo molto semplice. I suoi racconti molecolari sono un esempio di come si possa facilmente trasmettere ai nostri bambini una informazione scientifica di altissimo livello su un tema così delicato come quello delle difese contro un virus.

Prossimi lavori di Fulber, Strenna Trentina pubblicherà per dicembre 2020 una panoramica sui cartoon, a cura di Nadia Clementi, dove si fa il punto sulle realizzazioni editoriali a fumetti, sulle mostre di pittura, sulle collaborazioni televisive e su alcuni aspetti inediti della sua vita artistica. La Scuola Grafica dell’Istituto Pavoniano Artigianelli di Trento uscirà con il classico poster Calendario Gary 2021 (27°edizione) con gli elaborati degli allievi sul tema dell’ultimo albo a fumetti uscito, dedicato proprio a Girolamo. Nella prossima primavera, in dirittura d’arrivo un altro albo-Gary a fumetti questa volta legato all’inaugurazione della nuova biblioteca di Pergine, dal titolo Gary e il popolo dei Leggo-leggo, promosso dal Comune di Pergine Valsugana e dalla Biblioteca Pubblica (tempi permettendo).

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L’ORSO CON VALIGIA È ARRIVATO ALLE VIOTE L’OPERA DI LANDART REALIZZATA DA FRANCESCO AVANCINI ”FRANZ” DIVENTA LA MASCOTTE DEL MONTE BONDONE GREEN FESTIVAL

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n Festival fra luoghi naturalistici da valorizzare e da far conoscere ancora di più, cogliendone la sua essenza più profonda. Queste sono le prime parole che sono state scritte quando è nata l’idea di far nascere un’esperienza unica e partecipata come il Monte Bondone Green Festival, ed è sempre partendo da queste parole che è nata l’idea di inserire come una delle componenti “fisse” del presente e del futuro del Festival stesso: il dar vita ad un progetto mirato e speciale dedicato alla cosiddetta Landart. Scelta del Direttore Artistico Fausto Bonfanti che ha trovato subito il plauso e il sostegno della

Proloco Monte Bondone il cui Presidente, Sergio Costa, già da tempo “sognava” per il Monte Bondone. A guidare questo progetto e questo percorso si è pensato ad un artista trentino, con già un’esperienza brillante di Landart, oltre che con collaborazioni artistiche e creative condivise con lo stesso Direttore artistico: stiamo parlando di Francesco Avancini “Franz”, uno di quegli “alieni” in terra trentina che nessuno o pochissimi ne sanno l’esistenza, ma che ha già segnato il nostro territorio con alcune sue opere di grande impatto, dove il “mestiere” diventa talento e dove i risultati hanno sempre creato stupore e meraviglia. Modesto e taciturno artigiano delle arti che prima di lavorare con il Monte Bondone Green Festival ha creato e lasciato le sue stupende tracce di Landart nei boschi di Arco, Molveno, Val di Fassa e Ledro. All’artista si è lasciata la massima libertà nella decisione di cosa creare e quando Franz ha informato che aveva deciso di costruire un orso con la valigia, molti sono stati i pensieri, le riflessioni e i ragionamenti che ne hanno accompagnato la realizzazione. Anche se, a dire il vero, siamo di fronte a un artista che cammina nei prati, attraversa i boschi, si siede sotto un albero e guarda il luogo dove ha deciso di far nascere la sua opera, ne raccoglie gli odori, i rumori, i silenzi, le sensazioni, il fruscio del vento, l’energia del sole, il brivido dell’aria mattutina e il saltellare della pioggia... e così si ispira e decide. Così è nata l’idea dell’orso con valigia, anche se lui non ce lo dirà mai, visto che lui parla solo con le sue opere. E quell’orso “parla” con quella sua valigia che ne rappresenta la voglia di arrivare ed anche quella di partire, il viaggio, la libertà con la sua straordinaria naturalezza. Tutti i materiali usati sono stati recuperati sul Monte Bondone, grazie anche alla collaborazione con l’Azienda Forestale Trento-Sopramonte.

Da sx, Fausto Bonfanti, direttore artistico, Sergio Costa, presidente Pro Loco Monte Bondone, e Alberto Barbieri, membro del tavolo Monte Bondone Green Festival

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PREMIO A TRE TESI DI LAUREA SUL LAVORO A PIEDI NEL PARCO, CON LA CONTESSA

RICONOSCIMENTI CONSEGNATI LO SCORSO 14 OTTOBRE DA CGIL, CISL E UIL DEL TRENTINO

LA VITA MONDANA DI GIUSEPPINA, AL GRIDO DI “VOGLIAMOCI BENE!”

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bello rinforzare e restare fedeli ai nostri valori ed alle semplicità della vita, a Giuseppina matura l’idea di incontrare gli amici ricordando a se stessa che essi sono come le pietre preziose, un tesoro da conservare con amore. Girando in più località, soggiornando nella Villa 40 del ‘600, a Pescantina, albergo diretto con maestria da Barbara (nipote dell’amico viticultore Sergio Tommasi) per reincontrarsi con la grafin (contessa) Sophia di Monaco di Baviera. Con lei ha fatto lunghe passeggiate nel parco, prima di recarsi al Mart Rovereto, nel ristorante dell’amico chef Alfio Ghezzi. Infine, ricordiamo il ritrovo con alcune amiche, all’Hotel Cattoni di Ponte Arche, gestito con eleganza e professionalità. Ecco, non ci si poteva anche qui non tenere per mano, levando le braccia al cielo, si è udito il beneaugurante “Vogliamoci tanto bene”.

Dall’alto, a sinistra: • Ania; • Lo chef Alfio Ghezzi; • Paola, il sor Cattoni, Giuseppina, nipote Cattoni e Matilde; • Le sorelle Alma e Gioia. • Con la Contessa Sophia;

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orporate wellness e benessere sul luogo di lavoro; minoranze sessuali nei contesti di lavoro; relazione tra biodata, turnover e performance del personale addetto alle vendite: sono argomenti di grande attualità quelli trattati nelle tre tesi di laurea premiate oggi dai sindacati per l’appuntamento annuale con il premio Cgil, Cisl e Uil. Ad aggiudicarsi il riconoscimento per l’edizione 2020 sono stati due laureati del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive e una laureata del Dipartimento di Economia e Management. Tutti hanno conseguito il titolo anche con il massimo dei voti. Alberto Casciano, laureato in Psicologia delle risorse umane e delle organizzazioni ha presentato una tesi dal titolo “Studio delle relazioni tra biodata, turnover e performance con orientamento specifico alla selezione dei venditori” (relatore prof. Lorenzo Avanzi). Lorenzo De Preto, laureato in Psicologia, si è occupato di “Minoranze sessuali nei contesti di lavoro: il contributo di microaggressioni e del clima organizzativo al benessere individuale e alla soddisfazione lavorativa in un campione italiano di lavoratori/trici lgbt+” (relatrice prof. ssa Maria Paola Paladino). Giulia Dal Lago, laureata in Economia e Management, ha scritto la sua tesi su “Analisi dell’evoluzione del corporate wellness: nuove tecnologie ed il caso del progetto L3W” (relatore prof. Paolo Bouquet). La cerimonia di premiazione si è svolta il 14 ottobre nella sede del Rettorato a Palazzo Sardagna, in forma ridotta a causa delle precauzioni imposte per il contenimento del contagio da Covid-19. Al momento ufficiale erano presenti il rettore Paolo Collini e i tre segretari generali Andrea Grosselli (segretario generale Cgil del Trentino), Michele Bezzi (Cisl del Trentino) e Walter Alotti (segretario confederale Uil del Trentino).

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IL PIACERE DI UN LIBRO, DURANTE LA PANDEMIA RIFUGI DEL GUSTO, GIOIE DELLA GELATERIA

UN PROGETTO DI PROMOZIONE DELLA LETTURA DELL’IC MEZZOCORONA

TRA IL “FUCIADE”, I MÜLLER THURGAU E LA GELATERIA SERAFINI DI LAVIS

V La rappresentanza trentina dell’Associazione Italiana Maître

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onostante le difficoltà imposte dalla pandemia a tutti gli operatori economici, alcune realtà hanno saputo difendersi e meritano la dovuta attenzione. Stiamo parlando dei Rifugi della Val di Fassa, che quest’anno, per far fronte alle limitazioni dovute al COVID-19, hanno avuto la motivazione e la volontà di fare uno sforzo aggiuntivo, allungando la stagione estiva fino al 4 ottobre e proponendo anche eventi come Rifugi del Gusto. Menu proposti: sapori semplici e curati, tipici della tradizione ladina ma rivisitati in chiave moderna. Tra gli aderenti alla Manifestazione presente anche Rifugio Fuciade, circondato dalla catena del Costabella e con una vista mozzafiato sulle Pale di San Martino e sul Col Margherita, luogo ideale per escursioni di tutti i tipi, dalle più facili alle più temerarie. Raggiungibile sia in estate che in inverno, nel primo caso con un permesso speciale per arrivarci con l’auto, mentre in inverno accompagnati con il gatto delle nevi, con la motoslitta o in slitta trainata da cavalli. La rappresentanza trentina dell’Associazione Italiana Maître ha avuto il compito, in occasione di uno degli eventi, di presentare i piatti proposti da Chef Martino ed Emanuela,

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alorizzare la lettura come strumento di crescita culturale, ma anche come attività appassionante per stimolare la creatività, il senso critico e la fantasia, sono queste le finalità del “Premio Lettura”, organizzato per la prima volta lo scorso anno scolastico dalla Scuola “E. Chini” dell’Istituto Comp. Mezzocorona. Un anno scolastico particolarmente impegnativo quello trascorso che, nonostante tutto, non è riuscito ad affievolire l’entusiasmo degli studenti partecipanti, ben 117, i quali hanno prodotto complessivamente 250 recensioni letterarie. Nella foto sopra, due dei premiati. A sinistra, Jacopo Retrosi (inserito tra i “Finalisti”, ovvero gli alunni i più meritevoli di concorrere al Premio Lettura) e Irma Tomasi (Diploma di Gran Lettore per aver letto molto e prodotto 4 o più recensioni).

titolari del Rifugio Fuciade, valorizzando ed esprimendo le peculiarità del menu proposto. Canederli, cavolo cappuccio e puntine alla senape, una vera delizia! Scendendo a Valle, seguendo il corso del Fiume Avisio, altra manifestazione che ha dovuto riaggiustare il proprio programma, per motivi di sicurezza, spostandosi a Trento, è stata la Rassegna del Müller Thurgau che tradizionalmente ha il suo cuore pulsante tra i magnifici vigneti, con muretti a secco patrimonio dell’Unesco, della Val di Cembra. Anche in questo caso si è vista la partecipazione dei Maître, che hanno accompagnato con gamberi al flambé su crema di zucca, il gelato drink, presentato sabato 17 ottobre alla Gelateria Serafini come aperitivo di conclusione per i giornalisti in visita alla Rassegna, freschissimo gelato alla mela delicatamente annaffiato dal Müller Thurgau di Villa Corniole, vincitore della medaglia d’oro. Il “gelato drink” di Serafini


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PREMIO PAPALEONI: VINCE NICOLA COZZIO MISS ITALIA SULLE NEVI DI CAMPIGLIO RAI REGIONE: NELLA PROGRAMMAZIONE TELEVISIVA DI NOVEMBRE

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osa ci offre la Rai Regionale questo mese? Si chiama “Tapis Roulant” il contenitore in onda domenica 8 novembre (ore 9.45 circa su RAI3 ed in replica sul canale 103 del Digitale Terrestre alle 22.30). Ecco cosa prevede in novembre. “Bianco & Nero”. La trasmissione televisiva trasmessa dalla sede Rai, in collaborazione con la Fisi del Trentino, ritorna sugli schermi in anticipo rispetto alla tre precedenti edizioni. Il primo appuntamento è fissato per questa domenica, con un’anteprima che verrà registrata sul Grostè a Madonna di Campiglio. La conduttrice Alice Rachele Arlanch, miss Italia 2017, presenterà le novità della stagione invernale, grazie anche alla presenza dell’inviato Rai Gianfranco Benincasa. Occasione questa per fare il punto La rappresentanza trentina dell’Associazione Italiana Maître in vista dell’imminente stagione con alcuni campioni azzurri, con in primis Dominik Paris, e con il presidente della Fisi Flavio Roda e il vice presidente vicario Angelo Dalpez. “Archivi animati. Un Trentino in bianco e nero e …a colori”. Un viaggio in un Trentino ben diverso da quello che conosciamo, attraverso le fotografie conservate presso l’archivio fotografico storico della Provincia Autonoma di Trento. Quarta puntata della serie dedicata a Rovereto, città d’acqua. “Monte Mezzocorona: Cappelletti uomo da record”. Il capitano della Nazionale Italiana di Skyrunning, Daniele Cappelletti, si è messo alla prova tra sabato 17 e domenica 18 ottobre sul Monte di Mezzocorona, correndo per 24 ore consecutive e superando il record mondiale di corsa in salita precedentemente detenuto da un altro trentino Manuel Degasperi. La puntata di domenica 22 novembre comincia con ”Corno del Cavento. Una storia di guerra e di ghiaccio”. Corno di Cavento, una cima emergente dai ghiacciai dell’Adamello, famosa per le azioni di guerra tra i Kaiserjager austriaci, gli alpini del Battaglione Val Baltea e gli Arditi del battaglione Monte Mandrone. Da alcuni anni la Provincia Autonoma di Trento e la Alice Rachele Arlanch, miss Italia 2017

CON L’OPERA “OLIO D’AVÈZ”

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l responso della giuria del Premio Papaleoni 2020 – composta da Loreta Failoni, Alberto Folgheraiter, Antonella Piacenza e Diego Quaglioni – è stato letto dal segretario Lorenzo Cazzolli. Il premio per la sezione narrativa (€ 1500) è andato a Nicola Cozzio per l’opera “Olio d’avèz – Racconti di uomini di linfa e di radici”, con la proposta al CSJ di farsi carico della sua pubblicazione e divulgazione. Sempre nell’ambito della narrativa la giuria ha segnalato il racconto “Il volo della farfalla”di Vinicio Zuccali. Nell’ambito della saggistica il premio (€ 1500) è stato assegnato a “Incursioni & Illuminazioni – Appunti sull’arte in Giudicarie”, di Giacomo Bonazza. Due le segnalazioni per la saggistica. Per “Don Giovanni Todeschini. Il sacerdote sacrilego” di Antonello Adamoli e “Rione 2 giugno a Riva del Garda (1971-2001)” di Ivana Franceschi. Per le tesi di laurea magistrali è stata premiata (€ 900) quella di Nicola Pedergnana che reca il titolo “Le incisioni rupestri di Pianaura (Arco) tra cultura figurativa e archeologia del paesaggio”.

Società Alpinisti Tridentini, si occupano del recupero e del restauro della caverna posta sulla cima del Cavento, dove cento anni fa vivevano e combattevano questi soldati. “Bianco & Nero”. La seconda puntata del rotocalco dedicato alla neve ed alle discipline che ruotano intorno ad essa, sarà realizzata sulle piste del ghiacciaio Presena, sopra il Passo del Tonale. Verrà presentata la stagione trentina con il presidente del Comitato FISI Tiziano Mellarini, che si annuncia sempre ricca di eventi internazionali, ma pure giovanili di assoluto livello. Non mancheranno interviste ai nostri campioni, da Stefano Gross a Luca De Aliprandini. “Diari della piazza”. Protagonista della puntata Noemi Bonazza, una giovane e determinata pattinatrice professionista delle Fiamme Oro di Moena. Sul ghiaccio viaggia a 60 km/ora e vuole raggiungere altrettanto velocemente le Olimpiadi invernali di Pechino 2022 e Cortina 2026. 111

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Storia, leggende, arte e cultura di una terra di confine

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n territorio, oggi conosciuto come Trentino Alto Adige, le cui vicende hanno riempito pagine di libri di storia, d’arte, si usi e costumi e molto altro. Alcuni dei tratti identificativi di questa terra, li potete trovare tra le preziose illustrazioni di Griorgio Trevisan e le accurate ricerche di Mariano Giordani, Ennio Lappi e Paolo Luconi Bisti.

Il mondo del vino trentino raccontato da Mariano Giordani, appassionato di storia e di enologia. Un libro prezioso, capace di condurre il lettore in un viaggio che evidenzia lo stretto rapporto che intercorre tra vino e arte.

NOVEMBRE Mariano Giordani ci condu2020 ce, per bicchiere, attraverso i territori trentini della cultura, dell’economia, dell’arte, della filosofia, aprendoci di volta in volta una finestra su di un tema del passato o del presente, toccando anche lo stretto rapporto tra arte e vino. È un viaggio che ci trasforma in erranti, seduti sulla macchina del tempo, indietro ed avanti, tra Reti e Romani, tra Concili e Arcivescovi, tra identità e il rimpianto di non avere, il Trentino, un vero e proprio museo del vino, nonostante la presenza di una produzione vitivinicola tra le più pregiate che si possano trovare a sud e a nord delle Alpi.

Il nuovo libro dell’appassionato di storia trentina Ennio Lappi e del giornalista e fotografo Paolo Luconi Bisti.

Due immagini di Franz Joseph Oesterreicher davanti al suo Hotel des Alpes in mezzo a un gruppo di amici e ospiti

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Franz Joseph OESTERREICHER

Franz Joseph OESTERREICHER

OTTOBRE Vita, vicende ed opere dell’antesignano del turi2020 smo in Trentino, basate su precisa documentazione storica e desunte mediante un’approfondita ricerca negli archivi storici italiani ed austriaci, sui giornali dell’epoca ed in archivi privati. Franz Joseph Oesterreicher Fu un uomo che, aiutato dalla moglie e sempre mediante debiti, riuscì a creare un vero e proprio impero turistico, consolidato negli anni dalle proprie capacità imprenditoriali.

Franz Joseph Oesterreicher. Pioniere del turismo in Trentino Ennio Lappi, Paolo Luconi Bisti Athesia Tappeiner Curcu Genovese 208 pagine, ISBN 978-88-6876-274-2 22,00 €

Trentino vite e vino. Storia, arte, cultura Mariano Giordani Athesia Tappeiner Curcu Genovese 192 pagine , ISBN 978-88-6876-271-1 25,00 € Due immagini di Franz Joseph Oesterreicher davanti al suo Hotel des Alpes in mezzo a un gruppo di amici e ospiti


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UN TEMPO SI CREDEVA CHE I FIORI AZZURRI CHE AMMANTAVANO I MONTI DI LAGORAI FOSSERO LE ANIME DEI GUERRIERI CADUTI IN BATTAGLIA E LASSÙ TRASPORTATE DAI CORVI. CHI PER SETTE GIORNI DI SEGUITO AVESSE ANNAFFIATO UN FIORE, AVREBBE POTUTO VEDERE IL GUERRIERO MORTO E PARLARGLI.

I fiori di Lagorài

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ello scenario, dai pagani considerato sacro, del Lago di Lagorài e della Val Floriana si svolge e si compie la storia di Dina, la fidanzata abbandonata che non cessa di attendere il ritorno del suo guerriero. Nelle mirabili illustrazioni che ce ne offre Trevisan ritroviamo la luminosità della primavera (l’immenso tappeto di fiori azzurri), le acque vivificanti del lago e, come in un ideale contrappunto, vediamo rievocate per un attimo le anime dei guerrieri morti. Su tutto, fino alle tragiche immagini del finale, l’indimenticabile volto di Dina, emblematica signora della luce e dell’Oltretomba. «Pagine di Ecologia», num. 22, primavera 1985 COSÌ CREDEVA ANCHE DINA DI LAGORAI, NOBILE FANCIULLA, CHE GIÀ DA MOLTO TEMPO GIRAVA PER LE VALLI FIORITE SPERANDO DI INCONTRARE L’ANIMA DELL’AMATO CREDUTO MORTO

LA STRANA DONNA SCOMPARVE. IL SOLE TRAMONTANDO ALLUNGAVA LE OMBRE NELLA VALLE. ORA DINA ERA VERAMENTE SOLA.

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Informazione pubblicitaria

Le più famose leggende dell’Alto Adige ricostruite dal giornalista, scrittore e antropologo austriaco Karl Felix Wolff, raccolte in un volume impreziosito dalle raffinate illustrazioni di Giorgio Trevisan. Dal giardino incantato di Re Laurino alle infelici storie OTTOBRE d’amore di Soreghina e 2020 Mano di Ferro, dai fiori di Lagorai all’Ondina del lago di Carezza: il fascino delle leggende dolomitiche elaborate oltre un secolo fa da Karl Felix Wolff ha superato indenne lo scorrere del tempo, rimanendo costante fonte di ispirazione per letterati e artisti. Undici tra quelle famose leggende rivivono in questo volume nella raffinata interpretazione di uno dei più grandi illustratori europei, Giorgio Trevisan, che col suo delicato segno riesce a trasmetterne gli echi più profondi, tra nostalgia e incanto. Dolomiti - Il paesaggio nella leggenda Giorgio Trevisan, Osvaldo Pallozzi, Carlo Romeo, Luca Pozza Athesia Tappeiner Curcu Genovese 64 pagine, ISBN 978-88-6876-272-8 16,00 €

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MA UN BRUTTO GIORNO NELLA PARTE ALTA DI VAL FLORIANA UNA DONNA MISTERIOSA L’APOSTROFÒ: “DINA DI LAGORAI, IL TUO AMORE FEDELE È VANO, IL GUERRIERO CHE TU CERCHI VIVE E HA SPOSATO UN’ALTRA!”

TORNANDO AL SUO CASTELLO LUNGO IL BORDO DELLA FORESTA DI “TRESELÙM”, LE PARVE DI SENTIRE UN PIANTO. ERA UN BAMBINO SOLO NEL BOSCO. SOLO COME LEI.

DOLOMITI il paesaggio nella leggenda

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Storia e leggenda si fondono in questo racconto illustrato dall’abile mano di Giorgio Trevisan. Personaggi famosi e avvenimenti che hanno reso unico il nostro territorio.

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Grazie al fascino delle 2020 tavole di un vero maestro dell’illustrazione qual è Giorgio Trevisan, il volume invita a conoscere le più importanti vicende di un territorio (corrispondente all’attuale Alto Adige-Südtirol) che sin dalla preistoria ha svolto un ruolo di “cerniera” per i contatti, le influenze e gli incontritra Nord e Sud dell’Europa. Un racconto illustrato in cui sfilano i più famosi personaggi e avvenimenti, riguardo ai quali talvolta storia e leggenda si sono intrecciate: dall’uomo del Similaun (alias Ötzi) ai “misteriosi” Reti e alle La terra fra I monti – Alto Adige una storia illustrate Giorgio Trevisan, Osvaldo Pallozzi, Carlo Romeo, Luca Pozza Athesia Tappeiner Curcu Genovese 96 pagine, ISBN 978-88-6876-269-8 18,00 €

imprese di Druso, dai Longobardi e Bavari alle figure di principi vescovi, conti e contesse di Tirolo, duchy e arciduchesse d’Asburgo, dal “ribelle” Michael Gaismayr all’eroe tirolese per eccellenza Andreas Hofer, fino alle drammatiche vicende della storia contemporanea, tra guerre, annessioni e contese nazionali.

L’illustratore Giorgio Trevisan (Merano 1934) ha cominciato la carriera negli anni ’50 presso lo “Studio Dami” di Milano, pubblicando poi regolarmente tavole in Italia, Francia e Inghilterra. Tra i personaggi più famosi che ha disegnato vi sono “Ken Parker”, “Sherlock Holmes” e “Julia”. Ha collaborato tra gli altri con il “Corriere dei Piccoli” e il “Corriere dei Ragazzi”. La sua prestigiosa carriera di illustratore ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui (insieme a Dino Battaglia) il Premio Europeo della Stampa Cristiana.

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trentinolibri&musica di Pino Loperfido

sul comodino LE COSE CHE DESIDERIAMO? QUELLE CHE CI DELUDONO DI PIÙ

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iamo in un misterioso e innevato paese dell’Est, ove i due attempati protagonisti cercano un figlio, perché non sono mai riusciti ad averne e perché lei ha i giorni contati a causa di una malattia. Malassortiti, come quasi tutte le coppie sposate da molti anni. Immersi in un rapporto inquinato da un milione di cose non dette. E un figlio, sì, forse quello potrebbe rimettere in asse la coppia, ridare un senso a tutto. Un’adozione fuori tempo massimo. Funzionerà? Uno guarda la copertina nerovestita di questo ultimo – gotico, ipnotico, gelido – romanzo di Peter Cameron (“Cose che succedono la notte”, Adelphi, pag. 241, € 19) e la domanda se la fa per forza: “Perché, cos’è che succede esattamente la notte?” La risposta è in una delle battute della misteriosa Livia Pinhero-Rima, ospite-anfitrione dell’hotel in cui i due coniugi americani soggiornano. “La notte succede che tutti se ne vanno via”, dice la donna. Ha detto poco, signora mia! Di giorno, però, tutto andrebbe come previsto, se Livia non ci si mettesse di mezzo, con tutti quei discorsi sul bene e sul male, attraverso i quali lo stesso Cameron forse prova a dirci qualcosa del nostro tempo: “Viviamo in un’epoca buia, nessuno riesce a trovare una propria strada”. La storia avrebbe un lieto fine, sì, se nella cittadina, oltre ad un orfanotrofio discount, non operasse Fratello Emmanuel, un guaritore, santone, messia, fate voi. Una presenza che pian piano manda all’aria ogni proposito dei due americani. Perché costui irradia speranza, consapevolezza, redenzione: bagatelle che tutto possono cambiare. Sempre.

la bancarella dell’usato

€ 1,00 su eBay

Giovanni Arpino La suora giovane

Si incontrano alle 19, sul tram n.21, in una Torino brumosa e fredda. Lui è Antonio Mathis, ragioniere 40enne, lei è Serena, giovanissima suora novizia. Tanto lui è maldestro e imbolsito, quanto lei è eterea, quasi inquietante. Ambedue sono alienati: il primo dalla sua condizione lavorativa, la seconda dall’aver preso il velo solo per sfuggire ad un destino fatto di sacrifici. Ma ad affascinare di questa piccola storia di Giovanni Arpino – che ha tutta l’aria di essere un capolavoro del suo genere, dirà Eugenio Montale – è la delicatezza. Di cosa? Di tutto. Dei silenzi, degli approcci, dei sentimenti, e di quel finale inaspettato che lascia la storia aperta a nuove, future, imprevedibili possibilità. (P.L.)

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discoteca trentina

di Fabio De Santi

ADELE PARDI > “PERDIDO”

È

un lavoro decisamente ambizioso quello che sta dietro “PerDido” il disco firmato Adele Pardi. Si tratta infatti della rielaborazione in chiave moderna del capolavoro di Purcell “Dido and Aeneas” alla quale la violoncellista di Trento ha incominciato a lavorare in occasione della sua tesi di laurea al triennio jazz. Da qui sono nati i primi cinque arrangiamenti dell’opera: Overture, Ah Belinda, Prelude for the witches, In our deep vaulted cell e When I am laid in earth. In questo album Adele Pardi riesce in maniera estremamente creativa ad ampliare l’eleborazione delle melodie di Purcell anche ad altri generi musicali intrecciando la sua radice classica, ad atmosfere jazz con influenze che provengono dal pop, dall’elettronica e dal folk. “Ci sono gli archiracconta lei - il quintetto jazz, le vocalist e una dj. La mia voce è il fil rouge dell’intero lavoro. Cuce assieme i vari episodi musicali con le parole di Tate”. Da aggiungere che realizzare “PerDido” ha lanciato un crowdfunding in rete per racocgliere fondi trovando l’attenzione di molti per questa sua produzione in cui ha creduto anche Max de Aloe con la sua etichetta Barnum for Art.

CARLO NARDI > IL SALTO | THE LEAP

C

i sono ascolti che ti lasciano qualcosa dentro e che vanno oltre lo skip delle varie tracce di un cd. È questo, per noi, dell’album “Il Salto / The Leap” del musicista di Trento Carlo Nardi uscito per una label di rilievo come la Cinevox Record specializzate in musiche da film e legata giusto per fare dei nomi ad artisti come Morricone, Umiliani e Piccioni. Le dodici composizioni di “Il Salto / The Leap” sono le musiche originali del film documentario omonimo diretto e prodotto dal regista trentino Andrea Andreotti, una pellicola che da voce a chi ha vissuto e continua a vivere sulla propria pelle l’esperienza migratoria, senza imporre dall’altro una chiave interpretativa a queste esperienze. Carlo Nardi nelle dodici tracce che danno forma a questo lavoro ci mette tutta la sua sensibilità, perizia ed intelligenza sonora. L’immaginario cinematico di Nardi crea tenui tappeti elettronici come quelli che attraversano tracce come “Europa”, “Céline et Timothée”, “Sideeq”, “Katy” e quella “Perepolis” in cui si evocano lotani paesaggi orientali di antica grandezza.


trentinolibri&musica Rita Grisenti Sassi sul bordo delle aiuole Curcu Genovese

Franca Desilvestro Arturo libraio di strada Reverdito

Corrado Debiasi Il monaco che amava i gatti Sperling & Kupfer

Nel borgo di montagna che l’emigrazione spopola, spinta dalla Grande Guerra e dall’eterna povertà, intrecciano le loro incaute giovinezze Veronica e Roberto. Ma né l’uscita da un’economia di sussistenza, né l’affermarsi di un turismo d’élite riescono a modificare una mentalità familiare da sempre conservatrice che non concede indulgenza. L’esilio cui saranno costretti, la “colpevole” spedita da parenti lontani, il ragazzo nelle miniere di Francia, troncherà da subito la loro speranza di costruirsi un futuro insieme. La voglia di resistere di Roberto sarà premiata con lavori sempre più qualificati, una solida famiglia, degli amici fedeli, mentre Veronica, nella sua solitudine, conoscerà fino in fondo gli oltraggi di cui è capace una società classista. Intanto l’Europa è attraversata da una nuova guerra, che scompagina le vite, mette in crisi gli affetti, sparge la paura, ma fa nascere anche una nuova coscienza civica e nuove forme di coraggio.

Un libraio di strada e una cliente alla ricerca di un libro che non c’è. L’incontro di due esperienze di vita, inconsapevoli di avere un sogno che potrà intrecciare le loro esistenze. Il desiderio di Arturo è di raccontare le storie vissute e farne un libro, quello di Franca è di mettere a frutto un desiderio ora maturo: scrivere. In questo libro Franca Desilvestro racconta la vita di un uomo che ha scelto di essere libero, un imprenditore innamorato della vita e della relazione con le persone. Lui racconta, lei ascolta. Lui è un libro aperto sul quale gli incontri hanno tracciato solchi più o meno profondi di narrazioni incredibili. Lei empatizza con le emozioni che trapelano inevitabilmente dai fatti che Arturo ha vissuto in prima persona. Sono tutti episodi realmente accaduti di uomini e donne che in modi diversi si sono confrontati con l’attività di Arturo. Al racconto, stretto e incalzante, a volte l’autrice aggiunge meditazioni personali che ampliano l’orizzonte riflessivo.

Se qualcuno ti dicesse che per uno strano gioco del destino ti ritroverai a trascorrere del tempo in compagnia di un anziano monaco e dei suoi meravigliosi gatti, ci crederesti? Che percorrerai un viaggio iniziatico, costellato di incontri che ti porteranno a scoprire l’immensa bellezza della tua anima, ci crederesti? Se qualcuno ti dicesse che prima di trovare l’amore dovrai scoprire l’amore in te stesso, e che tutto ciò che hai appreso può essere osservato da un’altra prospettiva, ci crederesti? Quando il protagonista di questa storia, Kripala, si mette in viaggio, non sa cosa gli riservi il futuro, ma sa cosa vuole lasciarsi alle spalle: un lavoro perduto, un amore finito. La sua destinazione è l’India, dove intende praticare lo yoga e spera di ritrovare l’equilibrio che la sua vita ha smarrito. Una volta arrivato, addentrandosi nel dedalo di viuzze di Varanasi, finirà per perdersi, ma proprio da quel momento inizierà a ritrovare se stesso. Corrado Debiasi vive in Trentino. Lettore compulsivo, è appassionato di cultura orientale e della filosofia yoga.

di Marco Pontoni

pietre miliari I CAVALLI DI PATTI SMITH

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ifficile scegliere il miglior album di Patti Smith, soprattutto fra i primi 4, che precedettero il matrimonio e la lunga assenza dalle scene per gran parte degli anni 80. Horses è l’esordio e lo ha prodotto nientemeno che John Cale. Radio Ethiopia è forse quello musicalmente più bello, più elettrico, più rock. Easter conteneva il successo che la lanciò definitivamente, Because the Night, scritto per lei da Bruce Springsteen. E Wave era il disco della consacrazione, con un brano, Frederick, dedicato al marito Fred “Sonic” Smith, già nei seminali MC5 di Detroit, che si ballava anche in discoteca. Se avesse iniziato qualche anno prima Patti Smith sarebbe stata forse una reincarnazione di Janis Joplin. Ma Horses era perfetto per fare da ponte fra la “vecchia” stagione del rock, quella dei Rolling Stones, di Bob Dylan, di Lou Reed, e quella nuova, che stava prendendo forma: la stagione del punk e della new wave, sporca, fresca, selvaggia. Nata a Chicago e cresciuta nel Jersey, approdata a New York per inseguire i suoi miti,

che erano poi quelli della controcultura beat ma non solo (oltre agli amati Ginsberg e Burroughs, anche Rimbaud e Dylan Thomas, che come lei aveva alloggiato al Chelsea Hotel), Smith ha aggiunto profondità e consapevolezza al furore “grezzo” della scena musicale dell’epoca, che aveva il suo fulcro nel CBGB’S, il piccolo, scalcagnato locale sulla Bowery dove si esibivano Ramones, Talking Heads, Television e compagnia cantante. Con Patti Smith tutto diventò più artistico, maturo, denso. L’apertura di Horses, pubblicato nel 1975, è affidata ad una cover, quella di Gloria dei Them di Van Morrison. Lei la fa precedere da un lungo recitato, che inizia così: “Gesù è morto per i peccati di qualcuno, ma non per i miei”. I suoni sono scarni, low-fi, la band non è composta da virtuosi, cosa che farà storcere il naso a qualche critico, succederà anche in occasione del famoso tour italiano del 1979, quello degli stadi e delle copertine dei settimanali, dal quale uscì un po’ traumatizzata. Ma l’intensità e la maturità sono già quelli di una star, benché dell’underground. Birdland è un capolavoro assoluto, un’improvvisazione poetica accompagnata a rispettosa distanza dalla chitarra di Lenny Kaye. Free money è il sogno in chiave R ‘n’ R di ogni artista povero, “soldi gratis”. E poi c’è la foto di copertina, scattata naturalmente dal compagno di quegli anni, Robert Mapplethorpe, lei con addosso una camicia comprata in uno store dell’Esercito della Salvezza, la giacca nera sulla spalla, alla Frank Sinatra, lo sguardo impavido. La strada era aperta. 115

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trentinofocuson

TRENTINO VISTO DALL’ALTO Coordinate: 46°07’34.95”N 11°15’06.85”E Altitudine: 1000 m s.l.m.

UNA GRANDE “O” IN MEZZO AL PRATO

Un anello di ghiaccio Si chiama Ice Rink Pinè, ed è lo stadio del ghiaccio di Miola, frazione di Baselga di Piné. Centro federale della nazionale italiana di pattinaggio di velocità, ospiterà le gare dei giochi olimpici invernali di MilanoCortina d’Ampezzo 2026. I lavori di costruzione dello stadio del ghiaccio iniziarono nel 1984, concludendosi l’anno successivo. L’apertura ufficiale avvenne nel gennaio 1986 in occasione di una gara internazionale di pattinaggio di velocità. 116

tmmaggio

Lo stadio del ghiaccio di Piné ha ospitato le gare di pattinaggio di velocità e quelle di curling della Universiade del 2013 e i campionati mondiali juniores di pattinaggio di velocità del 2019. Tra i locali pattinatori cresciuti sull’ovale di Piné si ricordano Roberto Sighel (primo vincitore italiano di un titolo mondiale) e Matteo Anesi (medaglia d’oro nell’inseguimento a squadre alle Olimpiadi invernali di Torino 2006).

100 m.


trentinoa tavola LA RICETTA

LA BOTTIGLIA

Barbaresco

Riserva speciale vendemmia 1989

Canederli di speck

“Non c’è nessuno che conosca il segreto del futuro. Quello che vi serve è del vino, dell’amore e del riposo a piacere.” Omar ayyām (1048-1131)

Barbaresco Riserva speciale vendemmia 1989 collezione vigneto Poggio del Ciabot in Barbaresco prodotto da Il Carnasciale Le Rocche dei Barbi. Sbuca dalla mia cantina personale, dono di una persona speciale che mi guarda dal cielo. Sempre una scommessa aprire queste bottiglie ma se sono ok come fortunatamente è questa, sono emozioni veramente forti. Rubino fitto con unghia mattonata. Il naso è un volo “pindarico” simile a pennellate impressionistiche che rendono il quadro opera d’arte senza tempo. Emozionante già all’apertura ma dopo mezz’ora è esploso. Piccoli frutti di bosco su tutti le fragoline di montagna zuccherine e succose, prugne secche. Corteccia bagnata e muschio, odore di tartufo estivo, foglie secche e terra bagnata di sottobosco. China e carrubo. Ancora rose appassite e scorzetta di agrumi, penso alle arance sanguinelle. Il filo conduttore porta ad una piacevole sensazione di cioccolato fondente che troveremo anche in bocca e a degli accenni di carne rossa frollata cruda. In bocca ritorna tutto in giusta coerenza. Piacevole nota acida a sostenere ancora la sua vita ed evoluzione. Eleganza e persistenza rendono la bevuta emozionante. Abbinamento:

Fassona cotta a bassa temperatura con patate saltate in padella al rosmarino. Musica di accompagnamento:

Jimi Hendrix, “Live in the Woodstock”.

Dal volume IL VINO dalla parte del cuore di Raffaele Fischetti edizioni CurcuGenovese

Per 4 persone (8 canederli circa)

Carne 80 g di speck tagliato a dadini Verdura 40 g di cipolla tagliata finemente Altro 150 g di pane raffermo o di pane per canederli 20 g di burro 40 g di farina 100 ml di latte o d’acqua 2 uova Condimento 1 C di erba cipollina o di prezzemolo tagliati finemente, sale • Tagliare il pane a dadini. • Tagliare la cipolla a dadini e rosolarla nel burro, unirla poi al pane e formare un composto. • Mescolare la farina e lo speck. • Mescolare le uova, il latte, il prezzemolo, il sale ed incorporare il tutto alla massa del pane. • Far riposare la massa per 15 minuti, formare i canederli e cuocerli nell’acqua salata con il coperchio un po’ aperto. • Tempo di cottura: 15–20 minuti. Suggerimenti e consigli

• Servite i canederli di speck in un robusto brodo di carne con erba cipollina tagliata finemente, oppure, come contorno, con costolette di maiale arrosto e come piatto principale con dell’insalata. • Utilizzare sempre del pane secco e far tirare bene la massa. • Per formare i canederli utilizzare un cucchiaio o un piccolo ramaiolo, in questo modo la superficie risulterà più liscia ed i canederli saranno più compatti. • A seconda del gusto, è possibile anche abbrustolire lo speck prima di mischiarlo alla massa.

Ricetta tratta dal volume Cucinare nelle Dolomiti edizioni Athesia

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trentinofiori & erbe I FIORI DIETRO CASA

Cedracca comune

LA FORZA DELLE ERBE

Tintura di imperatoria

È una piccola felce perenne costituita da una rosetta di foglie divise una sola volta. Le pinnule di destra e quelle di sinistra sono fra loro sfalsate rispetto all’asse del rachide. Esse hanno la pagina superiore di colore verde mentre quella inferiore è coperta da squame che diventano di color ruggine a maturità; proprio per questo motivo viene anche chiamata con il nome di felce ruggine. Tra le squame si

Assunta oralmente l’imperatoria accellera il metabolismo e gua­risce dal raffreddore. La posologia per quest’utilizzo è di 1 C per 3 volte al giorno

Preparazione

• Sminuzzare l’imperatoria e metterla in un vasetto di vetro • Ricoprirla con l’alcool • Lasciar macerare alcune settimane buio • Poi filtrare e imbottigliare trovano i sori, contenenti numerose spore atte alla riproduzione asessuata. La Cedracca comune ha la particolarità, tra le felci, di prediligere ambienti abbastanza soleggiati e aridi; in particolare è frequente nei muri a secco o masiere e, nel caso di prolungata siccità, ha la possibilità di arrotolare le foglie su se stesse proteggendosi così dall’eccessiva traspirazione per poi ridistenderle non appena le condizioni climatiche lo consentano.

Dosaggio:

• Applicare sulle zone colpite più volte al giorno. Conoscenze empiriche:

Come suggerisce il nome, all’im­peratoria vengono attribuiti poteri magistrali. Dovrebbe avere un effetto antibatterico e lenitivo in caso di infiammazioni alla bocca e di gengive sanguinanti. Parere della farmacista ed esperta di erbe:

L’imperatoria contiene oli essen­ziali, sostanze amare e concianti che hanno effetti sull’apparato digerente e i cui effetti antinfiammatori sono stati accertati. Con l’uso dell’imperatoria le persone dalla carnagione chiara potrebbero diventare più sensibili ai raggi UV.

Dal volume I fiori dietro casa edizioni Athesia

Dal volume La forza delle erbe edizioni Athesia

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# trentinomese

A SIUSI TANTA NEVE FRESCA DA LECCARSI I... BAFFI OGNI MESE, LE TRE FOTOGRAFIE PIÙ VOTATE VERRANNO PUBBLICATE QUI. PARTECIPA ANCHE TU AL CHALLENGE DEL NOSTRO MAGAZINE!

@francyxplanet Al secondo posto: Val di Funes (1644 like)

@baita_sofie

@andreastamanini

Al primo posto: Val Gardena, Alpe di Siusi (2372 like)

Al terzo posto: Rifugio Lago Nambino (1499 like)

IL REGOLAMENTO DEL NOSTRO CONCORSO

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eguire la pagina @trentinomese su Instagram; la foto vincitrice sarà pubblicata sulla nostra rivista cartacea il mese seguente alla pubblicazione online; per decretare la foto vincitrice si terrà conto dei “mi piace” ricevuti, dal primo del mese al venti del mese (per esigenze di stampa); solo le foto che saranno selezionate da noi e

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pubblicate sulla nostra pagina Instagram @trentinomese potranno partecipare al concorso; per esser selezionati vi ricordiamo di utilizzare il nostro hashtag; ricordatevi di segnalare il luogo o localizzare la foto, saranno valide solamente le foto scattate in Trentino Alto Adige. Grazie a tutti anticipatamente!


# trentinomese CATERINA CAVALLINI Followers: 56.000 Visualizzazioni di post: 30.000 al mese

QUI SOCIAL A VOI

Instagram

VIAGGIO NEL MONDO SOCIAL SUL SEGUITISSIMO NETWORK INSTAGRAM, DOVE MOLTITUDINI DI UTENTI POSTANO/CONDIVIDONO/ COMMENTANO FOTOGRAFIE AVENTI PER TEMA PASSIONI, HOBBY, TALENTI E ATTIVITÀ LAVORATIVE. COME SI RAGGIUNGE IL SUCCESSO? A COLPI DI FOLLOWER E VISUALIZZAZIONI! Nome: Caterina Cognome: Cavallini Età: 26 Profilo Instagram: cavallini. caterina Professione: Graphic & Digi-

tal. Io nasco come fotografa, per cui spesso prendo degli accordi non solo sulla pubblicazione del post ma proprio sulla creazione di un contenuto fotografico.

Vive a: sono nata a Bologna, ma mi sento di casa a Fiera di Primiero dove amo stare fin da quando sono nata. Visualizzazioni di post: dipende un po’ dai periodi; durante il lockdown erano aumentate molto e per un singolo post si era sulle 30.000 visualizzazioni. Durante l’estate c’è sempre un calo, perché le persone stanno meno al telefono e per alcuni post si arriva ad un dimezzamento di 15/20.000. Per poi risalire in questo periodo. È un fattore piuttosto normale. Followers: 55.700 circa Cosa si guadagna: per alcuni post sì, altri invece sono contenuti personali che uno ha piacere di pubblicare o no; in altri casi si può guadagnare tramite delle storie. Tematiche foto postate:

quelle che mi piacciono di più sono quelle legate al mondo della montagna. Io ho la passione di andare a funghi e soprattutto nelle storie pubblico tanto di quello che riguarda la montagna: paesaggi, natura. Per una questione lavorativa – come foto pubblicate sul mio profilo – ho molte foto legate al mondo della moda, che è l’ambito per il quale lavoro. Quindi per hobby, la natura, animali, piante, funghi; per il lavoro, la moda. Note particolari: la passione per la montagna viene sempre comunicata ed è sempre apprezzata; soprattutto quest’anno, con la questione Covid, tante persone che mi conoscono mi seguono, incuriosite dalle foto che pubblico. Tutto questo mi fa molto piacere. ■ 121

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trentinoultima pagina di TIZIANA TOMASINI

lettere da una professoressa “MA GRETA THUNBERG CHE FINE HA FATTO?!” L’arte di fare domande solo per far perdere tempo

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ercorrono il corridoio con passo pesante, trascinando i trolley e pure le scarpe. Si sistemano nei banchi con il consueto fracasso, facendo stridere le sedie e ridendo a chi le fa stridere di più. Quelli che hanno guadagnato l’ultima fila sbeffeggiano quelli in cima, costretti per una settimana a stare sotto le grinfie dei professori. Qualcuno risponde a gesti, ma poi si rassegna e pensa già alle strategie per il prossimo posto da conquistare. E poi di fianco c’è quella carina, non è neanche andata così male.

C’È IL PREPOSTO A FARE DOMANDE ALLA PROF, PER PERDERE TEMPO E MAGARI SALTARE LA LEZIONE

Salvo qualche oscillazione generazionale, sono statisticamente così quelli dell’ultimo anno: eterni casinisti, parlatori cronici, lamentatori seriali, opinionisti pronti a dibattere del tutto e del niente. Ma anche inguaribili sognatori dalla lacrima facile, pessimisti convinti, realisti spiazzanti, filosofi di quartiere, innamorati in fase di cotta perenne e linguisti della parolaccia. E soprattutto dotati – oltre che dell’ingombrante fisicità degli anni adolescenziali – di due precise caratteristiche: un indomabile senso dell’umorismo (al quale è spesso impossibile resistere!) e la saccente propensione a fare domande. Scriveva bene Frank McCourt – in quello che personalmente considero un capolavoro letterario sulla professione dell’insegnante, “Ehi, prof!” – che in ogni classe ce n’è uno. Accanto al secchione, all’intellettuale, al piantagra122

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ne, alla reginetta di bellezza, al cocco di mamma, all’innamorata persa, al cuorcontento, alla volontaria d’interrogazione, al fantasticatore sempre perso con lo sguardo fuori dalla finestra, all’impreparato proprio nel giorno dell’interrogazione, al giocoliere con le forbici in mano, all’incappucciato e a chissà quali altre tipologie di studente c’è sempre lui, il portavoce. È l’incaricato preposto a fare domande alla prof, per perdere tempo e magari far saltare la lezione. Agisce preferibilmente di lunedì, alla prima ora, ma non tralascia per principio neanche altre fasce orarie infrasettimanali. Spalleggiato dalla classe – ti sembra quasi di sentirli quei “Daiiii, falle una domanda!” che serpeggiano tra le bancate – punta alle materie più spigolose, più tecniche, dense di regole e cariche di esercizi. Nell’ambito letterario, ad esempio, non sceglierà mai storia o letteratura, quanto piuttosto geografia e grammatica. E gli argomenti? Sempre generici naturalmente, in grado di spalancare scenari infiniti di conversazione. E se l’insegnante novellino – di primo pelo per intenderci – appoggia il gesso lusingato e comincia amabilmente a dissertare, compiaciuto dall’interesse di quella classe che sembra quasi starlo pure ad ascoltare, le “vecchie scorze” alias i capisaldi da cattedra degli istituti scolastici non ci cascano quasi più. E dico quasi perché è facile anche per noi veterani dell’insegnamento cadere in tentazione, farsi condurre a parlare

di quel fatto d’attualità che tanto ci interessa e che ci appassiona, lasciarsi trascinare da questa o quella problematica. Abboccando all’amo, consapevolmente o meno, ti illudi di alimentare l’humus di quel cittadino del futuro. E allora guardi con orgoglio il suo sguardo serio, mentre affronta argomenti di cui solitamente ai ragazzi non importa un fico secco. Il portavoce, prima di lanciarsi in tematiche serie da telegiornale, sonda sempre il terreno con un neutrale “Come sta prof? Passato bene il fine settimana?” È una specie di test: se, lusingata da questa cortese formulazione, la prof in questione si appoggia alla cattedra e attacca a raccontare: è fatta! A quel punto un buon quarto d’ora si può dire andato e, date le premesse, si può ben sperare nel dopo. Ed è lì che si sfoderano, a seguire, quei macro argomenti che traghettano dritti all’ora del campanello: “Cosa ne pensa dell’evoluzione della pandemia?” “Secondo lei ci sarà un nuovo lockdown?” “Ma Greta Thunberg che fine ha fatto?” Spesso il portavoce punta invece sul personale, agganciandosi alle tematiche trattate in classe. Rispetto alla scelta della scuola superiore, non manca mai quella classica: “Ma lei che corso di studi ha fatto?” che naturalmente implica una risposta congrua, che ripercorra un intero curriculum (qualche anno fa, mi sono sentita rivolgere: “Ma lei prof, a che età ha dato il primo bacio?”) E allora o cedi, o rispolveri McCourt: “Non farti mettere i piedi in testa. Fagli vedere chi comanda, o sei morto. E non farti prendere per il culo. Dì piuttosto: tirate fuori i quaderni. Facciamo un po’ di ortografia.”



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