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Canto quarto pag
from Billi & Cocco
by marcovim
CANTO QUARTO
“Se viaggiam con la PanAm ci fermiamo ad Amsterdam” Disse Billi già contorto da una canna all’aeroporto. All’amico molto sciocco poi, così rispose Cocco: “Mi son fatto già uno spin poco prima del check in! Mi son fatto un gran cannone sceso giù dal torpedone! Lesto come una cometa voglio andar dritto alla meta! Fare tappe io non posso! voglio andare in Mato Grosso!” E così si avviano al varco delle sale per l’imbarco E gli amici cannabisti nel frangente molto tristi accompagnan Cocco e Billi con scoregge, pianti e strilli “Sentiremo la mancanza sarà vuota quella stanza!” Zappalà con la Luana Meri e Cico (con banana) la Simona con il Dritto (che però restava zitto) Lulù e Checco con la canna e alla fine Tito ed Anna; tutti quanti all’arembaggio ora gridano: “buon viaggio! ricordate, o bestie sceme di tornare con il seme! Se tornate a mani vuote vi tagliamo le carote!” Con il jet van Cocco e Billi a cercare quei pistilli parton presto, la mattina per l’America Latina per un’altra grande meta in un’ora molto lieta. Son dei duri Billi e Cocco che venivan dal Marocco ma siccome han già fumato nell’attesa sul selciato più di un etto di pongoso, già si apprestano al riposo piomban come collassati sui sedili ribaltati di quel comodo aeroplano che li porta via lontano e partiti a Fiumicino alle cinque del mattino alla sera sono a Rio ancor fatti come un dio e girando per le strade state attenti a cosa accade ché i ragazzi, stando senza, hanno un poco d’astinenza: “Su, chiediamo ai brasiliani come fanno a far banani che col clima tropicale, la sostanza certo vale”
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Ed un tizio assai preciso gli risponde col sorriso, col sorriso di volpino e lo sguardo assai furbino: “Se qualcuno il fumo anela, deve andar nella favela che è chiamata Morte Negra là c’è solo gente allegra ma per farlo, in fede mia, vi consiglio compagnia. Io vi posso far da guida (che di me chi non si fida?) Se volete aver successo con la droga e con il sesso, io ben poco ci guadagno su, venite, vi accompagno! Se amate fumo e fica io ci ho qualche buona amica. Sono nuove, han sedicianni te le sbatti senza danni; anche senza il cappuccetto tu puoi far loro il carretto” Billi e Cocco, quei malvisti, non son certo moralisti ma a quel pusher ch’é pappone fan la considerazione: “Per chiavare, mai ho pagato (che ci sembra esagerato) non ci sembra molto fine poi sfruttare le bambine; ma quell’erba ci interessa. Si può fare senza fessa?” “Tutto quello che tu vuoi, lo puoi fare, caro boy! Nel Brasil tutto é permesso se i cruzeiros porti appresso!” Caricati i due compari sopra un auto senza fari quell’ambiguo consulente li presenta a strana gente e fidandosi un po’ troppo già si cercano un intoppo, così van nella roulotte di un amico della notte dove a tempo della rumba stan facendo una macumba “Non ci frega della strega! Vogliam l’erba che ci piega!” “Non abbiate troppa fretta ché l’amata sigaretta si farà durante il rito. Ce la porta il buon Chiquito” Giusto verso mezzanotte molta gente arriva a frotte portan droghe, erbe, ragazze, van ballando per le piazze e con gli stupefacenti Billi e Cocco (deficienti) son già meno reticenti e si metton sull’attenti apprestandosi all’assaggio di quel fumo e quel massaggio. “Per chiavare senza danno e salvarsi dal malanno ci vorrebbe un bel gondone da infilare sul trombone; un bel guanto di caucciù per poi non pensarci più” Ma quel fumo maledetto gli prepara uno scherzetto: era fumo elaborato, col sonnifero tagliato.
Piomba Billi come allocco, come morto piomba Cocco, in un sonno di narcosi in quei luoghi misteriosi. Al mattino sono inermi soli, e nudi come vermi. La favela Morte Negra sembra allora meno allegra. Dice Billi con un rutto: “Ci han fottuto proprio tutto! soldi, zaini, passaporti, rassegnamoci, siam morti” “Quel coglione brasiliano ci ha storditi col banano e ci ha alzato tutto quanto. Forse lo faranno santo.” “Siam perfin senza mutande su, copriamoci un po’ il glande e cerchiamoci una tenda per nasconder le pudenda. Poi faremo una denuncia.” Disse Cocco: “No! Rinuncia! In Brasil la polizia è più troia di tua zia quella zia che da bambino mentre stavi in passeggino con istinto d’assassino ti torceva il pistolino ti spegneva per diletto mozziconi sul culetto e poi - troia deficientedisse: “E’ stato un incidente!” Qui finisce che la pula nuovamente ci ri- incula su, copriamoci i paioli e arrangiamoci da soli” “Forse allora l’ambasciata...” “No! ci sta un’altra inculata perché lor, bravi italiani, ci rimpatriano domani; Ma ci abbiamo una missione, siamo qui per un cannone (il più duro ed il più tosto) siamo appunto in questo posto. Non ci basta certo un giorno e io indietro non ritorno! Caro Billi, con coraggio proseguiamo il nostro viaggio” E trovati nel pattume due cuscini con le piume, con le federe, assai lesti, loro fabbrican due vesti e, vestiti da guanciali, quei due poveri animali si incamminan zitti zitti (sembran proprio derelitti) e parlandosi tra i denti i due dicono: “Accidenti! Questa qui è l’ultima spiaggia! Senza soldi non si viaggia.” E il buon Billi dice a Cocco un’idea contro quel blocco: “Se io troppo non ti urto, or mi accingo a fare un furto. Su, cerchiam qualche turista cui alzare la provvista! Se la sorte ci è nemica, (qui convien che te lo dica) senza andar per il sottile convien far l’azione vile!” E ad un tratto cosa accade? Proprio lì, per quelle strade
una vecchia carampana (è turista americana) sta arrancando per le scale col bagaglio colossale e ai ragazzi non par vero (debbo essere sincero) di trovare quel malloppo e risolvere l’intoppo. “May I help you, my dear lady? faccio quello che mi chiedi!” ma la vecchia (che è da sola) tira fuori una pistola e poi dice: “Deficiente! io ti leggo nella mente! Porta pure il peso orrendo, ma se fuggi io ti stendo!” Billi e Cocco per un’ora portan colli alla signora fino all’auto che la dritta per viaggiar bene si affitta. Caricati tutti quanti quei bagagli assai pesanti la vegliarda forte grida al buon Billi: “Adesso guida!” Ed a Cocco, molto stanco, dice: “Siediti di fianco!” E tenendo per quel giro i ragazzi sotto tiro ad un tratto dice: “Raus! Su, portatemi a Manaus!” Ma che culo! che fortuna! è cambiata gia la luna! “Pensa un po’, questa begonia vuole andare in Amazzonia e per fare quel gran viaggio proprio a noi chiede un passaggio” E partendo a gran carriera per quella foresta nera Billi e Cocco alla matura van narrando l’avventura e di come nel Brasile non ci sia gente gentile e di quando i disgraziati poi li abbian derubati, e la vecchia (nome: Ketty) dice tosto; “Poveretti! quando a Rio vi ho infinocchiati sembravate dei drogati! Voglio farmi perdonare su, fermiamoci a mangiare!” E allungati dei verdoni ai due giovani leoni compra scarpe, cibo e vesti ( e gli lascia pure i resti). Proseguendo per la strada dopo tutta quella biada beve whisky, quella tosta ed avanza una proposta: “Voi, miei cari giovinastri, vi trovate nei disastri mentre io, figlioli cari ci ho vettura e ci ho denari; In Brasile, tra briganti io non giro coi contanti ma ci ho tanti travel cheque ci ho un’industria nel Quebec ci ho una fabbrica di trench e nel Texas poi ci ho un ranch a New York gli appartamenti e poi vari appezzamenti nel Nebraska, in Arizona e nel Maine una villona
e ci ho cento credit card e cio cinque bodyguard! Ma però son infelice (è la Ketty che lo dice) e per questo viaggio sola a cercar chi mi consola! Sono ricca, ma impazzita! Io non chiavo da una vita! Quando poi a Rio vi ho visti mezzi nudi e molto tristi mi é venuta una gran voglia (ed intanto già si spoglia) Se mi date quattro colpi siete furbi come volpi, che quei vostri bei minchioni li ricopro di verdoni! Se mi date quello scafo voi con me viaggiate a sbafo! Mi scopate questa sera? Io vi compro una Primera! Mi scopate questa notte? Io vi compro una roulotte! Mi chiavate anche domani, io vi pago gli aeroplani! Mi scopate quanto voglio? Vi regalo il Campidoglio!! (e ormai nuda, la vegliarda si smanetta la barnarda) Su, fidatevi, son sola! Vi consegno la pistola se mi uccidi non m’importa! senza cazzi, è meglio morta. Su, donatemi i bastoni! Vi trasformo in due ricconi” E veloce la vettura viaggia in mezzo alla pianura nel Brasile sconfinato Stanno Billi e Cocco a lato dietro poi la vecchia tosta che continua la proposta: “Se il bastone non s’arrizza io vi faccio anche la pizza (siete giovani italiani con due bei grossi banani) se non tira il pistolino io vi faccio anche un pompino e per darvi foia nera ve lo fo senza dentiera! Sono anziana, ma pazienza! non mi manca l’esperienza; Se col cazzo mi farcite giuro che non vi pentite Poi vedrete che bengodi! Vi farò spermare chiodi! Ma smettete di guidare chè non posso più aspettare. Dunque, amabili lettori che in attesa del satori il buon tempo dedicate a ‘ste righe malandate come ormai vi appare chiaro il decoro mi é assai caro. Io rispatto la decenza e perciò, con gran prudenza, io vi taccio quel frangente. Non aggiungo quasi niente, se non che la vecchia Ketty a quei due coi membri eretti ogni sorta d’esercizio fece far per quel suo vizio ed aggiungo, pei curiosi, che a quei giovani schifosi
a quel punto parve giusto al dovere unire il gusto e che inver l’ultraottantenne le promesse poi mantenne. Alla fin della partita Ketty fu ringiovanita Billi e Cocco rivestiti, attrezzati e ben nutriti dormon dentro i cinquestelle e si fan grandi cannelle poi si scambian gli indirizzi aspettando che s’arrizzi e alla fin della giornata danno un’ultima trombata alla buona e vecchia Ketty che finanzia i lor progetti: Un gippone per il viaggio qualche chilo di foraggio un bel po’ di bigliettoni sciarpe, pedule, calzoni... “Però prima di partire ancor fatemi garrire perché io cosi contenta non son più dagli anni trenta e davvero quel bijou mi ha ridato gioventù” E alla vecchia mecenate Billi da due perticate, alla sponsor ch’è nonnina Cocco fa una pecorina mentre poi, per promozione le da un tiro di cannone e alla vecchia quel consiglio dona un vero visibilio. Da Manaus, levato l’osso vanno verso il Mato Grosso vanno verso il mezzogiorno con promessa di ritorno vanno in cerca di quel ramo di cui sentono il richiamo vanno fino che c’è strada a cercare quella biada vanno e van, per giorni e giorni a cercare quei dintorni e poi ancora all’avventura nella selva ch’è più oscura a cercare Guaranico di Vertigo grande amico a cercare con le grida per quel fumo quella guida fra scimmioni ed anaconde ragni blu e zanzare immonde nella jungla più intricata. C’è una fauna indiavolata chilometrici serpenti e mosconi con i denti poi gli iguana inculatori e altri vari predatori. Non c’è strada nè sentiero “Qui ci stiamo un anno intero!” disse Cocco, e Billi, dietro: “In un’ora si fa un metro! Forse prima dell’estate giungeremo alle cascate tra quegli indios molto quieti che conoscono i segreti e di lì, con la piroga, se viaggiamo con gran voga, arriviamo alle pendici di quei monti assai felici dove spero (ed anche bramo) fumeremo di quel ramo,
fumeremo quei bocciuoli che risplendon come soli e saremo in un momento folgorati dal portento!” Quando a un tratto (é un miraggio?) nella jungla c’è un villaggio con capanne, con tamburi e zulù coi cazzi duri. “Guaranico abita qui? lo cerchiam da giovedì! Siam venuti dall’Europa per la pianta psicotròpa; siam venuti in armonia pigliam l’erba e andiamo via siam venuti in santa pace per snuffiare quella brace te ne prego, buon selvaggio ne vogliam solo un assaggio! Voglio prenderne una cima (che mi serve per la rima) voglio prenderne una foglia una sola, che ne ho voglia voglio solo un ramoscello che userò come spinello voglio farmela anche spenta e condirci la polenta me ne basta solo un seme questa cosa assai mi preme meno ancora, una radice e ritengomi felice” “Oh, miei poveri balordi siete fessi come tordi! Guaranico non c’è più ha cambiato la tribù ora abita coi Chaqua lungo il fiume, in riva all’acqua. Vi trovate, o miei coglioni, nel villaggio dei Wahoni siam famosi in tutto il mondo perchè amiamo il culo tondo ai visitatori bianchi (che qui giungon molto stanchi) riserviamo per il dietro un batacchio nero e tetro pistonando il deretano con un tronco di banano. Preparate l’arsenale per il gran cerimoniale!!! lo Sciamano con la verga vi farà vibrar le terga!” Billi e Cocco (che pensate?) scappan via a gambe levate scappan via nella foresta per non farsi far la festa e quegli indios sghignazzanti se la ridon tutti quanti: “Quei bianchetti ci han creduto han paura per l’imbuto! pensan sempre - quei signori ai selvaggi inculatori quando invece, ormai è noto, come è vero questo scroto, sono i bianchi (è chiaro e tondo) a far culi in tutto il mondo!” Billi e Cocco disperati corron come forsennati su e giù per la foresta con il fiato che gli resta quando a un tratto, quasi illesi, si ritrovano sospesi e legati con liane. Sotto, cinque facce strane
che li osservano curiose e tra lor si dicon cose in un gergo sconosciuto. Billi pensa: “Son fottuto” Cocco dice “ Io non voglio! sarà meglio usare l’olio. Ungi il cul, e quel cinghiale farà certo meno male! Su, mettiamoci in ginocchio io mi sento già finocchio; io mi sento già nel retto il bastone del negretto! Se facciamo resistenza lor c’inculan con violenza! Siam ridotti come homeless siamo in mano a questi ossess!” Ma con grande meraviglia in quel grande parapiglia una voce in italiano gli risponde: “Qua la mano! Sono il capo di quei Chaqua che risiedono sull’acqua. Voi saprete con certezza che il culo ci ribrezza! Noi amiamo la famiglia babbo, mamma, figlio e figlia. Per il cul siam troppo stanchi, lo lasciamo fare ai bianchi”. Billi e Cocco, (nulla osta) danno al capo la risposta “Noi cerchiamo Guaranico ch’è l’amico di un amico dobbiam fare l’aerosol con la mitica Erba Sol. Guaranico ci accompagna a cercar sulla montagna”. “Guaranico, poverino è in vacanza a Portofino tornerà l’anno venturo. Nel frattempo io vi curo. Mi presento: son Taipì e mi scappa la pipì” ed estratto il grosso attrezzo Billi e Cocco con ribrezzo vedon quello che si appresta a pisciargli sulla testa. “Grande capo, buon Taipì su, non farla proprio lì. Anche se tu non ci credi noi la preferiam sui piedi” Taipì disse: “Sciagurati! non vi avessi mai incontrati! Qua da noi la piscia in testa è un segno di gran festa è un onor di sentimenti per gli amici ed i parenti! Rifiutate la mia piscia? Vi inculiamo con la biscia che chiamiamo tapauòro che vi morde nel piloro. E’ una morte triste e orrenda! E’ la fine più tremenda riservata ai forestieri (altri due son morti ieri).” Ora, a Billi un poco scoccia la pipì sulla capoccia e anche a Cocco, poveretto, quell’orina nel colletto pare proprio ‘na monnezza ma è questione di salvezza. E i ragazzi sottomessi sono usati come cessi.
Lo subiscon su per giù poi da tutta la tribù, ma alla fine quella piscia gliela fa passare liscia: con l’orina sulla testa sono ammessi alla gran festa che quei Chaqua buoni buoni fanno a ritmo di cannoni. Loro fuman per lo più grandi canne di bambù e per farsi quel tiretto lor si metton dirimpetto l’uno all’altro, a due a due, come l’asino col bue e si insufflano a vicenda un’erbaccia ch’é tremenda. Billi e Cocco dopo un tiro stan già meglio di un emiro quando poi tiran di nuovo sono fatti come un uovo ed in meno di un secondo vedon già la fin del mondo. Loro sono collassati mentre gl’indios, esaltati, fanno il gioco della guerra e si rotolan per terra e lo sfogo più vivace (so che questo non vi piace) lo fan proprio a Cocco e Billi che son stesi come frilli perciò legnan quei due duri come fossero tamburi e gli gridan “brutti cani! state pronti per domani State pronti a cul in fuori che cominciano i dolori!”. Billi e Cocco massacrati nel tucul stanno sminchiati preoccupati e alquanto tesi pel timor dei culi lesi si scervellano con pena mentre vien l’ora di cena ed arriva Makawano con un brodo di kaimano in cui fluttuano sospesi vermi, insetti e anfibi obesi . Makawano è il gran dottore di quel mondo senza cuore dice loro: “bevi tutto e poi sparaci un bel rutto se non rutti chiaro e forte Gran Bazù ti da la morte ( gran Bazù è un pesce arcano con un vizio alquanto strano fa pompini con l’ingollo a color che stanno a mollo nell’ingollo - ueilà, cacchio!!lui ti stacca anche il batacchio e ti lascia fatto sotto proprio come un bambolotto) Ce ne stanno già un fottio che vi aspettano nel Rio!” grida in coro la tribù “Gran Bazù pensaci Tu!” Mentre, intanto, tutti i Chaqua già li spingon verso l’acqua. “Bevi tu, che bevo anch’io forza, Cocco, amico mio” e ingollato quel caciucco (che nel ventre appare stucco) trangugiato il beverone ecco, sparan un ruttone.
La tribù si ferma tutta ed ognun di loro rutta e con orridi lamenti si ritiran deferenti. Nell’insana situazione si presenta lo stregone si presenta a Cocco e Billi con gran strepiti e con strilli dice loro: “Ué, guaglioni meritate e’promuzioni int’a pruova do caimano site’bbuone! qua la mano! Ma le prove sono sette se vulite chill’erbette; Ora andate alla capanna e fumateve ‘na canna che dumane è dura assaje c’è na pruova ch’è nu guaje! ma me siente ‘ggenerose v’arregalo ‘sto pungose che col fumme, in ‘sti pustacc’ tiè luntane i ‘ppapatacc’.” Poi aggiunge sto fetente con la faccia da demente: “E la pruova pe’ stanotte sarà dura (che’mme fotte?) Oggi è ‘muorte Kamawano del villaggio era o’ guardiano era un cane coraggioso int’a nuotte l’hanno roso l’avrà roso quel serpente che int’a nuotte mangi’a ggente. Voi dovrete stare accuort’ o ‘dumane state muorti Forza, abbiatece o’curagge d’esser guardie d’o villagge.” E la veglia fu assai tosta : rumorini senza sosta strisci, strepiti, fruscii e tirar dei porcodii dei due poveri siddharta che ormai bianchi come carta vedon giungere il serpente dall’aspetto sconvolgente. Billi e Cocco da titani fuggon come degli alani ma la bestia li tallona e la fifa li rintrona. La paura e la brodazza della cena nella tazza fanno tosto in un istante un effetto strabiliante e dal culo - che portento!scoppia un tuono flatulento e un ondata di liquame spezza al rettile le squame. Si contorce e si dimena quella bestia che fa pena; sotto un getto di diarrea quella biscia non si bea! e si torce sopra e sotto in un chilo di prodotto che dal culo del buon Billi esce in forma di lapilli mentre invece l’altro, Cocco fuor del culo spara un blocco che il serpente al fine strazia e gli da il colpo di grazia.. Dal silenzio, piano piano sotto il baobab e il banano s’odon grida d’esultanza ed i Chaqua fan la danza
“Il serpente non c’è più si fa seghe la tribù son felici anche i bambini e le donne fan pompini grazie a questi forestieri stiamo meglio oggi di ieri e la prova è superata su, venite all’ammucchiata dai, balliamo tutti nudi (pero il culo, è meglio, chiudi!) vi facciamo tamponare come premio d’esemplare per il vostro gran coraggio la più fica del villaggio!” Della notte tempestosa non dirò nessuna cosa ma non posso inver negare che in quel sito d’oltremare Billi e Cocco, con onore han difeso il tricolore. Al mattino, ai primi raggi presto arrivan i selvaggi che per sveglia ai due amiconi, dan vergate nei coglioni con un nerbo di tapiro che alle balle infligge un giro. E’ un usanza molto antica: chi di notte prende fica al mattino paga pegno con il nerbo o con il legno! “Porcocan, che fregatura il dolore qui perdura non c’è verso di star bene guarda qui com’é il mio pene! ci ho le palle tumefatte come due vecchie ciabatte” dice Cocco mentre Billi (che non soffoca gli strilli) puccia il cazzo in una tazza di quell’orrida brodazza. Dura poco il refrigerio ed il gioco si fa serio quando arriva lo stregone e gli dice : “Ue’ guaglione dopo il nerbo di tapiro iatevenne a fa nu ‘ggiro: nella giungla in ‘sta staggione ce sta sempre nu scimmione un gorilla di tre metri che ci ha gli occhi come vetri Se vulite quell’erbetta entro sera in tutta fretta al ‘o gorilla ch’agge ritt’ voi dovete fa o’ carritt’”. “Ma mi scusi, gran sciamano quel che chiede e’ troppo strano! fare il culo a quella belva tutti soli nella selva?” “Si sta cosa nun ve piace ve cuocimm’ in copp’a ‘bbrace detto questo vi saluto miei guaglioni, aggio fornuto”. Questa qui è la terza prova ogni giorno ne ha una nuova quel coglione di veggente non fa che stressar la gente; ma purtroppo i due ribaldi in quei posti invero caldi non han scelta: o la tenzone o la fin dell’illusione e pertanto a culo stretto s’avventuran nel boschetto
a cercare quel primate a cui dare due nerchiate ma con quale strattagemma? qui sta proprio il gran dilemma: non di certo con la forza (troppo dura è la sua scorza) mentre dorme, con furbizia? (se si sveglia...che delizia!) forse in gran velocità ci si riesce, chi lo sa? E si spremon le meningi “Son quesiti delle sfingi! ... e se il cazzo poi m’infrango inculando quell’orango?” Con il dubbio e la paura stanno lì in una radura nell’arcana situazione sfumacchiandosi un cannone e da dietro la boscaglia il bestione (che canaglia) osservando la faccenda pensa già di far merenda ma rimane affascinato dal profumo prelibato di quel buon pongoso ardente gran regalo del veggente ed uscito allo scoperto con un passo un poco incerto tende già le sue manone: vuole un tiro di cannone!! Billi e Cocco, abituati a passar le canne ai lati fanno spazio al nuovo amico per quel rito molto antico e così in quattro e quattr’otto lo scimmione è fatto cotto e gradisce ( questa è bella) degli amici la cappella. Di quel mostro nero e tetro fanno scempio nel didietro e lo inculano insolenti dieci volte (forse venti). Ma più in là, nella boscaglia ci sta tutta la marmaglia il villaggio al gran completo ora assiste al fatto lieto “Su, intoniamo un grande canto! lo scimmione ha il culo infranto gli europei sono tribali! se la fan con gli animali! Dai, torniamo giù al villaggio a quei cazzi diam massaggio dopo tal grande avventura han bisogno della cura! Gli faremo un bell’impacco con il mestruo e col tabacco gli darem la medicina di funghetti, sangue e orina gli daremo forza nuova per passar la quarta prova.” E tornati alle capanne arrullandosi due canne Billi e Cocco con coraggio già si arrendono al massaggio ma alla fine, che sorpresa, per risolver quell’impresa vengon scelte due pulzelle troppo troie e molto belle che massaggio e medicina glie li dan con la vagina e alla fine andando avanti danno sfogo a tutti quanti.
Tutta notte lì in famiglia tira avanti il parapiglia. Billi e Cocco ormai sfiniti si addormentano stecchiti li, però nella penombra un pensiero un pò li adombra poco prima di dormire quando il sole è all’imbrunire: “ Oh Luana, oh cara Meri vi giuriamo, siam sinceri dopo tutto questo viaggio queste prove di coraggio non c’è nulla sulla terra dalle Figi all’Inghilterra che ci piaccia poi alla fine quanto le vostre topine” E pensando al caldo nido all’orgasmo con il grido ai ragazzi il cuor si sbuccia; scende giù una lacrimuccia. Dice Cocco nel riposo: “Se ritorno, me la sposo!” Dice Billi tra le doglie: “se non muoio, prendo moglie” Si addormentano beati quei due giovani sfigati e sognando Luana e Meri si masturban volentieri. Al mattin, nella radura, è gia pronta un’avventura: “Che nessun di voi si muova ecco qua la quarta prova!” Lo stregone Iguanassù parla a tutta la tribù che arrivando con gran strilli si fa attorno a Cocco e Billi. “Gli stranieri son astuti ma saranno anche cazzuti? questa prova ci dirà cumme sta la verità” Dice infatti antico detto: “Chi col cazzo bene eretto riesce a spingere un’anguria, nella vita avrà lussuria.” “Gli stranieri con la mano ora snudino il banano qua son pronti due meloni grossi come i miei coglioni da sospinger fino al fiume con il pirla in gran volume. Su, mettetevi carponi e, col cazzo ciondoloni, sospingete quella frutta e mettetecela tutta! Venti metri di sentiero con l’attrezzo bello intero e chi arriva primo all’acqua è un eroe, pei nostri Chaqua.” Billi e Cocco son già chini (giù le braghe e giù i calzini) ma il belino giace mollo come pelle di un gran pollo, non par quella l’occasione per destare un’erezione. Tutti i Chaqua stan ridendo la pazienza stan perdendo che quei morbidi fuscelli che hanno al posto degli uccelli, ed il bieco Tinkiappò tira fuori il suo Dodò dritto qual palo di legno quale esempio e quale segno
di disprezzo e di pietà per l’impossibilità che i due giovani orfanelli manifestan negli uccelli. Billi ci ha un’idea migliore la sostiene con fervore li vicin, dallo zainetto tira fuori un gran pacchetto: “Questa è pura colombiana che indurisce la banana la tenevo come scorta per un’ora troppo storta; su, facciamo un bombardone senza fare colazione ed ancora, mondo cacchio, smenazziamoci il batacchio!” Detto fatto, in una mano lor si stringon il basano e con l’altra (oh, che manna!) ciuccian forte la gran canna, e si dan così da fare che cominciano a sudare mezzi nudi a cazzo eretto alle negre fanno effetto fanno sangue e fanno pena a vederli in quella lena. Del villaggio la più figa corre a metter tutte in riga: son davanti a Cocco e Billi che hanno cazzi ( o son birilli?) Stappan tutte il perizoma scuoton tette e scuoton chioma vanno a Billi e Cocco appresso giusto in cerca dell’amplesso e si struscian con ardore e già sembrano in calore succhian cazzi, leccan palle son del sesso le farfalle! e ad un tratto, all’improvviso, a quei due torna il sorriso: con i cazzi come arpioni inforchettano i meloni con un sol colpo di reni (son del tutto senza freni) fan volare via quei frutti che spariscono nei flutti. Ridon tutti i primitivi sono allegri, son giulivi questi giovani europei saran forse dei babbei ma col cazzo questi scemi non han certo dei problemi. E festeggian per tre ore quell’effetto del turgore: fuman tutti come cani e poi fanno gesti insani: chi dipinge le sue chiappe chi molesta un po’ le guappe chi si appende per lo scroto chi attraversa il fiume a nuoto chi inchiappetta un armadillo chi spompina un coccodrillo chi conversa con le piante e chi (ancor più delirante) arricciandosi le palle inchiappetta le farfalle. Tutti in preda a quella droga poi si mettono una toga e propongon ( questa è nuova) ai ragazzi un’altra prova. “Se vulite l’Erba Sole state attenti a ‘ste parole:
dopo ‘é pruove per lo scettro ci stan quelle p’o didietro se l’avete ancora intero (chista vota so ’sincero) porterete questi doni al villaggio dei Wahoni. E mostrando ai viaggiatori ogni sorta di tesori da donare a quella gente, dice in tono divertente: “ sono attratti, quei malvisti dalle chiappe dei turisti ma talvolta, quei gran mostri non disdegnan neanche i nostri per tenerli un poco buoni mandiam loro questi doni ma attenzione, non è detto che risparminovi il retto!! Si turnate tutt’interi e salvate gli sfinteri vui facite n’altro passo verso quel grande rilasso: l’erba ch’è color del sole e che ognun trovare vuole ma se il culo vi faranno dovrà poi passare un anno. Per fumar quel fumo nero vi ci vuole o’culo intero altrimenti int’a fessura entra tutta la paura e morite in chille fuosso mentre vi cagate addosso. Chista pruova è ddura assaje se v’inculano é nu ‘gguaje si passate pure questa ve facimme ‘na gran festa” Così parton Billi e Cocco e si portan dietro un gnocco del pongoso preferito quel che mette un po’ appetito. “Se mi sfondano il sedere spero almeno di godere! Non son pochi, (non é strano) quelli che godon con l’ano” Dice Billi un poco inverso pel destino proprio avverso. Dice Cocco: “Non stressarmi spero ancora di salvarmi...” quando a un tratto, tutt’intorno proprio verso mezzogiorrno li circondano i Wahoni e gli gridano “Coglioni! che portate in quella cesta? che cosè, la nostra festa? o sperate con i doni di salvarvi quei culoni? Non c’è scampo per chi viene a sfidare il nostro pene è un destino alquanto tetro! vi rettifico il didietro!” E ciò detto, in un baleno quei selvaggi senza freno già si apprestano all’amplesso in quell’orrido recesso. Ma lettori, ben sapete (forse lo ricorderete) che i Wahoni son civili cauti, teneri, gentili e minaccian sodomie per paura delle spie ma nel vero quei selvaggi sempre onorano gli ostaggi
perchè al culo dell’Europa preferiscono la topa. Ma lo stesso, a poco a poco dei ragazzi si fan gioco e sfilatigli i calzoni li dispongono carponi e gli gridan: “State accorti! una mossa, e siete morti. Io non scherzo, sono serio qual’è il vostro desiderio?” “Ma che brutta situazione! possiam farci un gran cannone? ( che speriam che con l’imbuto il dolor sia meno acuto)” “Però l’erba, amico mio ce la voglio metter io” dice a Billi lo strgone arrullandosi un cannone di una pianta tropicale coltivata in un pitale che è capace in quelle alture di dar forma alle paure. Ai ragazzi quelle foglie provocaron molte doglie e sentirono una verga penetrargli nelle terga cosicchè con sentimento cominciarono un lamento: “O mio culo triste e infranto! che ti giunga il nostro pianto eri bello, ed eri intero liscio, morbido, sincero eri vergine ed intatto ma purtroppo il guaio è fatto traversammo tutto il mondo per cadere qui nel fondo! Questa lunga passeggiata si conclude in inculata. Addio piante, addio Wahoni siamo qui senza calzoni a subire degli affronti per i qual non siamo pronti. siamo qui senza mutande a subir l’alieno glande ma la cosa ch’è piu triste è che il fato non ci assiste: se torniam col culo rotto da quei Chaqua là di sotto noi non superiam la prova e quell’erba non si trova.” Quando al fin di quel sonetto che piangeva il loro retto si passaron la nottata nella jungla sconfinata e correndo a perdifiato (Billi in testa e Cocco a lato) si trovaron con premura soli in mezzo a una radura lor si dissero stupiti: “Non mi piaccion questi riti! grazie a dio ritorna il sole ed il culo non ci duole! poco fa, quand’ero storto mi sembrava d’esser morto! ora invece ( e son due ore) più non sento alcun dolore” E tornarono al villaggio per subire il gran linciaggio di quel popolo faceto che conosce il gran segreto dell’erbetta meraviglia che ti spara e ti strabilia.
Poi però, con gran sorpresa e con gioia assai inattesa il Gran Capo (ch’era calvo) disse: “avete il culo salvo! i Wahoni vi han graziati sia gran lode a Mahawati che protegge il culo tondo anche qui nel sud del mondo. Ma per essere più certo quando il cul vi avrò scoperto voglio fare un ispezione con solerzia ed attenzione e per farla io mi servo delle corna del Gran Cervo: se ci entran senza doglia siete rotti (dio non voglia) se s’infilan con dolore salveretevi l’onore”. E cio detto il Gran Salame prese a fare quell’esame: per effetto delle corna ai ragazzi il male torna e sentendoli gridare il Gran Capo dall’altare alla fin sparò il verdetto: “Nulla è entrato in questo retto! fate festa, fate fuochi canti, balli, fumo e giochi fate in modo che gli amici passin giorni assai felici e raccolgan forze nuove per le ultime due prove. Sono giorni di goduria cibo, canne e gran lussuria fica a stufo dal mattino alla sera un gran pompino e gli amici Cocco e Billi sono magri come spilli. Arrivato il terzo giorno si fa a loro il vuoto intorno s’ode un grido disumano che gli fa strizzare l’ano mentre il capo dei selvaggi s’avvicina ai lor paraggi urla, sbraita come un matto poi si siede quatto quatto: “Una prova adesso c’è che di voi più grande è. Nella giungla qui vicino c’è un campetto piccolino ed in questi bei dintorni ( or già sono alcuni giorni) lì ci atterran strani uccelli con le eliche e i rotelli con la scorza molto dura e un rumor da gran paura. Dentro quelle bestie strane gente con facce malsane scende a terra e dopo invoca il coltivator di coca. E’ uno stronzo di meticcio nano, gobbo e anche buliccio ha per nome Conte Alfonzo ma per noi resta uno stronzo uno stronzo che cammina dalla sera alla mattina nella giungla, nei paraggi e costringe dei selvaggi a far crescer questa coca che ti strina come un’oca. E’ una cosa che fa male e ti manda all’ospedale
(l’ospedale giù in missione dove poi ti fan cappone). Non troviamo, poi, civile minacciare col fucile quei selvaggi che son bravi e fatican come schiavi. E pertanto, amici buoni, liberateci i coglioni da sto Alfonzo stronzo e lercio dal suo lurido commercio.” Billi sbianca, Cocco suda mentre intanto quel gran giuda del gran capo, scorreggiando, s’allontana fischiettando. “Questa è dura da passare (dice Cocco in alto mare) qui dobbiamo farci avanti contro i narcotrafficanti contro gente colombiana (forse figli di puttana) gente svelta di coltello che ci mozzerà l’augello con le armi e con l’aereo ci faranno un culo stereo edi in guerra allo scoperto ci faranno il culo aperto!” Ma il buon Billi se ne freca, ad un tratto grida: “Eureka! cosa vuoi che combattiamo senza armi nella mano? All’Alfonzo finocchione noi daremo una lezione! Un amico noi l’abbiamo, là, nascosto in quel banano... se la vista non mi frilla, ecco, vedi? c’è il gorilla c’è il gorilla che ha fumato prima d’esser inculato. Da quel giorno benedetto che l’abbiam fatto carretto, lo scimmione di nascosto ci vien dietro per il bosco. L’ho veduto pure ieri ci vien dietro volentieri; se fumiamo, lui sta attento e si mette sottovento se buttiamo via la cicca lui in bocca se la ficca. Ho un’idea sensazionale! Ora chiamo l’animale” Ed allora Billi lesto con la mano fa un gran gesto come a porgere il cannone a quel tossico scimmione. Il gorilla tosto arriva e si siedon sulla riva sulla riva di un ruscello a rollarsi uno spinello si fan canne per tre ore e il gorilla, ch’è un signore, tira fuori un po’ d’erbetta e si mangia una cimetta. A fumare piano piano con tre canne in ogni mano vanno avanti fino a sera ( e credetemi, che è vera) quando c’è la luna in cielo quel primate dal gran pelo quel gorilla arruvinato parla come un avvocato “Cari amici, quel erbetto lo mangiavo cuccioletto
ma giammai io l’ho fumata debbo a voi questa trovata! Sol col fumo portentoso a parlare io mi oso però il fuoco, oppur la brace maneggiar non son capace. Dalla giungla vi ho ascoltato e risposte vi ho portato: vi propongo un patto strano ( dopo ci darem la mano): se mi date dieci Bic io vi tolgo da ogni tic se mi date anche un pipone vi fo fare un figurone ed Alfonzo l’infamone toglierò dalla regione! Toglierò dalla ragione quella testa di minchione. E’ buliccio, lo san tutti vuole i belli ed anche i brutti ma un batacchio come il mio mai l’ha visto, porchiddio! ed allora quel giochetto di cacciarglielo nel retto gli farò con grande festa gli farò perder la testa! non farà mai più il padrone niente schiavi ne bastone diverrà, quel malfattore, il mio gran servo d’amore! più vedrà, state tranquilli, o miei cari Cocco e Billi, quegli uomini volanti a comprar coca in contanti. Billi e Cocco che han fumato di maria quasi un bel prato han la mente molto lesta e un’idea gli frulla in testa: a King Kong danno accendini carte, chiloum e cerini e poi, dopo un grande abbraccio se ne vanno sottobraccio. Lui scompare nella notte ridacchiando: “quì si fotte!”. Billi e Cocco l’areoporto della coca voglion morto e scavando nel terreno senza quiete, senza freno quella pista d’atterraggio fan venir come formaggio poi rimpinzano quei buchi lavorando come bruchi di arbusti e poi di paglia presa lì, nella boscaglia pronti a accendere quei cardi all’arrivo dei bastardi.. In due giorni di lavoro ben completano il traforo una trappola mortale che ti manda all’ospedale. Sono stanchi Billi e Cocco mentre fumano un bel tocco ed aspettano pazienti che l’aereo mostri i denti. Dalla giungla sottovento s’ode un grande movimento s’odon grida di goduria mentre impazza la lussuria tra l’Alfonzo e il gorillone che spompazza il batacchione “Non ti voglio lasciar più!!” grida Alfonzo a culo in su
e il gorilla ch’è un gran furbo, lo pistona con il turbo lo stantuffa a più non posso come avesse il cazzo d’osso e l’Alfonzo ch’è invertito, mai così s’è divertito e del tutto innamorato si distende in mezzo a un prato. Anche lì nell’Amazzonia or trionfa l’Ifigonia: “ Pompa, pompa come un mulo fagli tremare le chiappe del culo! Daglielo duro, daglielo molle fagli tremare quel buco sì folle! Daglielo molle, daglielo duro fagli schiantare quel buco sì scuro!”. Della coca s’è scordato e gli schiavi ha già lasciato col gorilla sozzo addosso si dimena a più non posso e li han visti andare via con ‘na canna di maria con la mano nella mano a sfondarsi il deretano. Billi e Cocco, nel frattempo, senton l’altro movimento senton proprio un gran fragore come il rombo di un motore: e l’aereo dei coquero sta arrivando per davvero. “Forza, allora! il fuoco appiccia! fai bruciare quella miccia!” Billi e Cocco all’improvviso con sul volto un gran sorriso danno fuoco a quei falò per l’aereo dei cocò. Il pilota ha già veduto tutto quanto l’accaduto vede i buchi sulla pista con la faccia alquanto trista, vede il fumo, vede il fuoco vede ben che non è un gioco che mai più potrà atterrare nella giungla a saccheggiare e il belino gli va mosc mentre tirà su la cloche e dicendo “Ave Maria!” tenta di volare via ma l’aero non riprende lui non sale, adesso scende e con mosse alquanto astute salta giu in paracadute sotto gli occhi di quei Chaqua lui finisce dentro l’acqua lui col braccio grida aiuto loro mandano un saluto gridan Cocco ed anche Billi: “Ci saluti i coccodrilli!” gridan Billi ed anche Cocco “Su, non faccia più lo sciocco! si rassegni al suo destino brutto figlio d’un pompino! e se arriva alle cascate ci farem grasse risate nel vedere che un pilota un po’ vola e un poco nuota!” Cocco e Billi stan gridando e di gioia stan saltando ed il fuoco ch’è di paglia non incendia la boscaglia ma i ragazzi spengon tutto e ci sparan sopra un rutto.
“Dai, torniamo giù al villaggio” dice Cocco ch’è un gran saggio. “Forza, andiamo lì a dormire” dice Billi all’imbrunire e salutan la foresta mentre gl’indios gli fan festa. Finalmente i due fratelli se ne dormono bel belli e riposano la schiena. C’è una grande luna piena. Proprio al bordo di un gran fosso nel lontano Mato Grosso Billi e Cocco fan la nanna in un’umile capanna ma un rumor nella foresta con gran strepito li desta “ Su, portateli là in alto! prepariamoli al Gran Salto!! Per chi vuole Yerba Sol questa prova ora ci vuol!” Billi e Cocco vengon presi ci son torce, fuochi accesi... lo stregone si fa avanti e zittisce titti quanti: “Quel che dico è proprio buffo ma dovrete fare un tuffo un gran salto in un abisso vi darà lo sguardo fisso: è una prova di coraggio che diverte l’equipaggio cient’ metri e’ dislivello pe nu salt’ ch’è o cchiu ‘bbello proprio in copp’alle cascate questa note vi tuffate. Se vincete la paura vi portiam nella radura. A fumare quella malva ci portiam quel che si salva (che di solito, su cento, se ne salvan dieci a stento) Cosi strana è chista suorte di grattare o ‘culo a’ muorte; chi li ha accisi o’ gran terrore chi quell’acqua col fragore chi la notte, o bbuio pesto i kaimani han fatto il resto. Ma c’avite la fortuna de ‘sta bbella e grande luna che con nostro grande sfizio mette in luce o’ precipizio” Detto fatto, Cocco e Billi, con quegli indios molto arzilli vanno verso lo strapiombo dove l’acqua casca a rombo “ Su, mostrate a ‘sti sciacall’ che ci avete sott’ e’ pall’!! fatte un tuffo nelle schiume dove butto questo lume!” Lo stregone Iguanassù la sua torcia butta giù e quel lume vola fisso fino al centro dell’abisso impiegandoci un minuto a cadere in quell’imbuto. Billi e Cocco son piangenti treman, urlan, batton denti e ne provano una nuova: “Non ci faccia far la prova! per aver quei sette punti, non vogliamo esser defunti!” “Se ‘o destino dice o’ vero per fumare o’ fumm’ nero
e per farvi quello spino voi c’avite o’ trampolino! Se v’inghiotte la cascata... non l’avete meritata.” Billi e Cocco sono adesso in quell’orrido recesso; sull’abisso (cento metri!) sono verdi come vetri e si dicono a vicenda: “Qui va male la faccenda dalla fifa son già calvo... forse uno ne esce salvo”. Poi con urli un po’ tribali già si scambiano i bracciali dell’abisso su quel bordo l’un con l’altro, per ricordo; con le pulsazioni a mille e le palpebre a scintille si sussurran: “Che mi dici? Beh, salutami gli amici! Se ti salvi dal mistero, porta a Meri il fumo nero” dice Cocco al grande Billi (mentre gl’indios fanno strilli) “Se ti salvi dal torrente da’ a Luana la semente” dice Billi al grande Cocco (con il cuore ormai in un blocco) “Addio amico, addio fratello! costa caro ‘sto spinello ma con questa luna piena ne varrà forse la pena. certo, fifa ne abbiam molta e ci abbiamo anche la sciolta ora, insieme, io e te saltiam giù a farci il bidé” E dicendo addio a tutti si inabissano tra i flutti.