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Canto secondo pag
from Billi & Cocco
by marcovim
CANTO SECONDO
Se la storia non vi tedia qui continua la commedia Se vi piace questa storia vi racconto della gloria che toccò in sorte agli amici e li rese assai felici: Or dovete ben sapere che durante quelle sere nella quiete campagnola senza grane e senza scuola quei virtuosi giovinastri osservavan sempre gli astri coricati sul selciato o cannandosi nel prato così avvenne che il buon Tito con la canna fatta a dito osservava con ardore l’Orsa che chiaman maggiore e seguendo dei richiami molto atavici e lontani arrullandosi un cannone lui trovò una direzione e convinti i suoi compari della scelta senza pari li convinse ad inseguire un sentiero all’imbrunire. Furon lieti Billi e Cocco che venivan dal Marocco di seguire quel sentiero consigliato dal sincero e fraterno amico Tito che nessuno ha mai tradito. Camminaron come ossessi per contrade, piazze, cessi boschi, campi, fiumi e laghi e alla fine furon paghi si trovaron verso sera in un’ampia selva nera con al centro una radura ben ripiena di verdura e (la vita, com’é strana) era tutta marijuana. Prendi, Tito, prendi, Billi con quegli urli e quegli strilli questi nostri giovanotti si riempivano i giubbotti fin la calza e la mutanda di quell’erba veneranda delle care pianticelle segnalate dalle stelle. Ma ad un tratto (che sciagura) proprio dietro la radura una voce grida urlante: “giù le mani dalle piante!!!” e all’istante i tre leoni già rullandosi i cannoni ben s’acquattano nel folto di quel verde, che aman molto. E da dentro la verdura vedon quello che li cura
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e allor Cocco dice a un tratto: “guarda un pò...ma quello è il Matto lo conosco molto bene e ho un’idea che ci conviene” E da dentro a quel fogliame grida forte a quel salame: “Rossi Ugo detto il Matto questa volta ti ho beccatto e dichiaroti in arresto. Appuntato, fate presto!!!” Ed il Matto tosto grida: “Non facciamo la corrida! vengo avanti buono buono confidando nel condono” “ mani in alto, mezza sega! se ti arrendi non ci frega questa volta ho fatto centro, per vent’anni tu stai dentro!” “Maresciallo, per pietà io lo faccio per campà e se anche non ci crede vendo solo a chi mi chiede e soltanto l’erba o il fumo. Vendo quel che io consumo!!!” Non vi dico quando il Matto (ch’era entrato di soppiatto dentro quella piantagione che ospitava la tenzone) vide in faccia quei tre frilli detti Cocco, Tito e Billi. “Mi rubate l’erba mia vi fingete polizia mi causate un cardiopalma che tra poco sono salma Se non fosse, caro Cocco per quel chilo di marocco che t’ho alzato giù a Volterra eravate sottoterra”. “E va bene” disse Tito ora che tutto è finito e passata é l’emozione su, facciamoci un cannone!” E a proposito di pula è successo a questo ciula di finire in para nera non son balle: è storia vera al buon Billi mano lesta a momenti fan la festa” Ed il Matto, incuriosito: “Su, racconta, pervertito!” Ed allor Cocco un po’ tonto incomincia un bel racconto: ( mentre con il pollicione sta rollando un gran cannone ed invece il mignolino va rullando un bel filtrino ) “...proprio come il temporale che finisce molto male e ti fa sentir maiale quando sguazzi nel canale, all’amico Billi, un giorno, s’era fatto il vuoto attorno. Quella notte, come lama è piombata la madama è arrivata nel mattino senza fare un gridolino mentre Billi era da poco che dormiva come in gioco fatto come un capannone arrazzato e in erezione. Alle quattro del mattino, Billi sente un gran casino
“apri presto quella porta o stavolta ti va storta” gridan fuori i poliziotti e nel legno dan cazzotti e sull’uscio del buon Billi tiran calci come brilli. S’alza Billi scoreggiando per lui il mondo sta ballando e gli girano i maroni vorticando le opinioni. Billi vola dentro il cesso e si sente come lesso ha la testa troppo lenta tutto il cosmo si rallenta ed attacca a vomitare come fosse in mezzo al mare. Dalla porta, la madama lo tempesta e lo richiama “Apri, brutto fricchettone se no ti facciam marrone e marrone dalle botte (questo è chiaro) che ci fotte?” Il buon Billi ora si sciacqua schizza intorno un mare d’acqua e si avvia verso la porta con un’aria troppo smorta. Apre con un gran sorriso e lo legnano sul viso apre con un sorrisone e gli dan ‘no sganassone Billi in coma cade a terra e si sente proprio in guerra mentre lesti come gatti i pulotti quatti quatti entran tutti quant’in casa. La cucina è piena rasa. Billi pensa “ Porcoddio questo qua è il momento mio pensa all’etto di marrone che sta dentro il cassettone a quel poco di maria che c’é lì, in lavanderia ventitre grammi di nero sono chiusi (per davvero) nel barattolo del té proprio assieme al Karkadè e poi c’era, che sbadato, anche un po’ di cioccolato un mezz’etto o forse più proprio dietro la tivù qualche scorta nel toboga non parliamo, no, di droga. Gran casino e confusione... scatta la perquisizione come dicono gli agenti qui si tratta di tangenti... ed a Billi salta il cuore è sicuro, c’è un errore per il fumo lui temeva non sapeva che faceva ma tangenti mai ne ha date e nemmeno ne ha beccate ed il nome - dio beato l’hanno scritto giù sbagliato non é il suo ( e meno male) quello scritto sul verbale. Questo il Billi fa notare per fermare il mal di mare e il tenente già si scusa e ritira ogni accusa chiede a Billi per piacere di voler soprassedere
“ Se vuoi far pace con me devi offirmi anche un buon tè” chiede adesso quel tenente ritornato sorridente ed il Billi va in cucina mette su la pentolina ma, stronato come un nano fa un errore grossolano e nell’acqua calda invero va a buttare tutto il nero che confonde con il té mescolato al karkadè scioglie quindi piano piano venti grammi (puro afghano!) e li serve poi al tenente ed a tutta la sua gente. Leggerà Billi domani certi fatti proprio strani scritti sopra un quotidiano sotto “cronaca Milano” che due auto poliziotte ne hanno fatte crude e cotte han guidato contromano, inculato un egiziano chi ha palpato una puttana chi ha snudato la banana e c’è chi, dal belvedere, ha mostrato anche il sedere chi ha pisciato (culo rotto!) sulle auto dal viadotto. Le due auto di pulotti intronati e fatti cotti son partiti verso sera sulla strada per Voghera dove mai son arrivati e la notte li han cercati li han cercati per tre giorni, li han cercati nei dintorni e nessuno li ha trovati ma nessuno li ha scordati e son diventati un mito un orgoglio di partito e nessuno mai saprà cos’han fatto, quelli là dopo che quel beverone gli ha strinato il cervellone” “E’ una storia proprio bella che somiglia un poco a quella che successe a DonAntonio celebrando un matrimonio” dice il Matto “Che credete? si può stendere anche un prete! Ed infatti per diletto quando ero chierichetto io mettevo (che scompenso) fumo al posto dell’incenso. Ed il povero curato un bel giorno sul sagrato celebrando la funzione snuffiò peggio di un cannone e salendo sull’altare tosto prese a scoreggiare ma il fatto più faceto e che sempre, ad ogni peto, sghignazzava furibondo dimenando il culo tondo ed alzando la vestaglia puntualmente, ad ogni quaglia. Ma il più bello viene adesso che credendosi sul cesso quel meschino d’un curato la domenica ha cagato
con gran furia dissennata dentro l’Ostia consacrata” E così tra lazzi e frilli Matto, Cocco, Tito e Billi si finiscon la giornata con quell’erba non seccata si salutan quei gondoni con un gran scambio di doni: a te un chiloum, a me un tocco che grifagno, che pitocco! un bracciale, un portafumo e finiscono il consumo con un collo di bottiglia per un joint tipo famiglia. Ritornando alle magioni quella ridda di coglioni trovan tutte le sbarbine fatte come naftaline e pensando di sfruttare quelle menti poco chiare si propongono un’orgetta nella mitica villetta ma la Meri già lo mena: “scopo solo a pancia piena” la Luana non ci sta: “prima mangio, poi si fa..” anche Anna già si nega: “Tuttalpiù vi fo una sega se volete anche chiavare io mi devo alimentare” E così, seduta stante se ne vanno al ristorante che lo sa anche un salame che le canne metton fame. Così vanno a fare il pieno all’ostaia “Paglia e Fieno” Un gran posto ben gestito da un’amica del buon Tito che nel retro del locale fa cannoni da ospedale. E’ una tipa assai procace è simpatica e verace è una tipa assai carina con la faccia da bambina così Tito le racconta della voglia furibonda che hanno tutti di ciulare ma non prima di mangiare. E raccontan alla Pina (che bel nome, la bambina) “stiam per fare un’ammucchiata ci vuoi metter la patata?” “buco tuo buco mio un bel gioco, vengo anch’io” già risponde la bambina la facciamo qui in cucina quando chiudo l’esercizio e vi apro l’orifizio queste quattro belle potte le sbattete a tarda notte le sbattete là, in cucina, fino a che viene mattina facciam tutto, niente escluso tanto poi domani è chiuso se vi sembra troppo poco vado a dirglielo anche al cuoco che è simpatico, cordiale ed ha un bigolo imperiale ve lo giuro, amiche mie, nella ciornia fa follie ce l’ha sempre così dritto che gli va fin in soffitto
ce l’ha sempre così grosso che negargliela non posso e mi tromba con ardore: gli ho giurato eterno amore ma so esser generosa e vi giuro che “la cosa” nella notte, prima o poi la dividerò con voi. Billi, Cocco, ed anche Tito misurandolo col dito chiedon tosto lì per lì: “E’ più lungo di così?” E sentendo molto tosta della Pina la risposta che gli dice: “i vostri tre contro quello di Pepé sono lunghi come un pelo in confronto a un grattacielo”. ma i ragazzi con coraggio dicon “siamo di passaggio e speriamo che quel mostro non si faccia il culo nostro e che, prese dallo sfizio, voi non ci prendiate il vizio”. Quando l’ultimo cliente si allontana lentamente il Pepé nelle cucine ha già pronte le cartine e abbassata la serranda già si sfila la mutanda sfoderando nel locale il suo gran scettro reale sbandierando per le scale il suo ceppo da animale. Non vi posso far menzione di quei cazzi in erezione quelle musse bene oliate la farina, le portate le pignatte ed i cetrioli... (lo capite già da soli) posso dirvi col sorriso che fu un grande paradiso. Quella notte il “Paglia e fieno” era proprio un luogo ameno con la musica a manetta e l’eterna sigaretta calibrata con pongoso che mandò tutti al riposo. L’indomani tutti quanti si risvegliano pimpanti ché lo sfogo sessuale non ti manda all’ospedale ti migliora l’appetito se col fumo è ben condito Così, dopo la lussuria se ne tornano in Liguria a cercar nella Superba una nuova scorta d’erba “Su, fermatevi un momento devo fare un movimento” Cocco salta giù veloce ma finisce presto in croce. E’ sconvolto, il poveretto e ha sbagliato il vicoletto. Lui pensava di incontrare in quel vicolo sul mare un amico spacciatore vero pusher, ma di cuore e pensava di acquistare senza farsi raggirare di buon fumo almeno un etto da riporre in un cassetto
e divider con gli amici per sballare poi felici. Non si accorge dello sbaglio e continua nel suo abbaglio, chiede a tizio, chiede a caio si ritrova dentro un guaio. Gli risponde il più cazzuto “Caro amico, sei fottuto. Non le senti quelle voci? sei nel vicolo dei froci. Ti daremo noi una mano a sfondarti il deretano, ti faremo anche un bocchino con un gusto sopraffino. Senza fare poi una piega ti faremo anche una sega. Se dal vicolo uscirai, più lo stesso non sarai. Che ti sia quindi a commento il famoso ammonimento che riguarda, poveretti tutti i mozzi, i chierichetti tamburin di reggimento di portare a salvamento il culetto che gli avanza è ben poca la speranza. Detto questo, piano piano con la man snuda il banano ed il gruppo di frocioni si avvicina già carponi “forza, mettiti a carretto ti facciamo il servizietto!” gridan quelli. Cocco sbianca e il coraggio già gli manca; sono sempre più vicini più pressanti e birichini già qualcuno, con la mano, gli sollazza il deretano e gli dice: “non temere, qui c’è solo da godere” e qualcuno che è carponi si è slacciato i pantaloni. Cocco pensa:”Son fottuto addio cul, tutto è perduto. I demòni l’han voluto: d’ora in poi resterò muto”. Ma improvviso, qual torrente, giù nel vicolo entra gente sono Billi, Luana e Meri i suoi amici più sinceri. Non vedendolo tornare da quel vicolo sul mare han sclerato preoccupati nella via si son fiondati. Billi ha in mano un gran pipone con mezz’etto di marrone, la Luana - cosa stranafuma buccia di banana e la Meri ci ha una canna come un gran cono di panna. Tutto il fumo si diffonde come il mare con le onde tutto il vicolo si oscura ed ai froci fa paura, profittando del vapore c’è chi molla dell’odore. Luana e Meri piano piano prendon Cocco per la mano mentre Billi col pipone crea così una diversione e ai bulicci grassi e sciocchi soffia fumo dentro gli occhi.
“Su, scappiam come levrieri via da questi culattieri” e gli amici volan via buonanotte, e così sia. Volan verso Arma di Taggia a cercare quella spiaggia dove stan Cico e Simona che coltivan l’erba buona. Il buon Cico, laureato, ora è ben qualificato. Ci ha un gran paio di coglioni nelle comunicazioni. Col computer può parlare col comando militare con le scuole, gli ospedali, i musei, gl’industriali, con le banche, coi bordelli e con altri suoi fratelli. E speriam che la Simona (quella splendida figona) gran maestra nella scienza di far crescere l’essenza grande esperta in coltura di quell’erba -la più puraabbia fatto il suo dovere nel vicino suo podere e abbia preso quelle cime di quell’erba -la sublimesu, tra poco siamo in vista di quell’ottima provvista. Quando, giunti alla casetta della mitica copietta vi bussarono alla porta, quella casa parve morta se non per un profumino che impregnava lo zerbino “non c’è dubbio, sono in casa! Quando il Cico ben si brasa e Simona si spippazza lor non sentono una mazza. Forza, entriamo, che il fumento va carpito sul momento! Se quei due si stan stroiando come fan di quando in quando non vorran negarne un tocco agli amici Billi e Cocco.” E sospinto quel portale coricata sulle scale tosto videro la coppia: “Quando è troppo, il troppo stroppia!” Le due anime gemelle ridon troppo, a crepapelle sghignazzando senza fiato si contorcon sul selciato e tenendosi la panza rotolando nella stanza riprendendo fiato a stento striscian sopra il pavimento e poi, sempre sbellicando un’altra canna van rullando. “Benvenuti cari amici, qui sarete assai felici chè l’erbetta di quest’anno molti la ricorderanno: “hulk” l’abbiamo battezzata così verde e profumata con ‘ste pianticelle storte ridi sempre, ridi forte ridi anche se perfino ti han tagliato via il belino” Billi e Cocco, messi in tondo, alle cime danno fondo
con Luana e con la Meri che non fumano da ieri. Già alle prime due o tre note han le teste tutte vuote quando a un tratto, in quella reggia, Cocco tira una scureggia e il rumore sordo e immondo fa scoppiare il finimondo. Cari amici che, pazienti, leggerete questi stenti e sudati e usati versi (non avendoli ancor persi) ben sappiate: non v’è nulla (alla tomba dalla culla) che vi porti l’allegria come l’aria che va via come l’aria che dall’ano fuoriesce in modo strano e, vibrando, l’orifizio vi procura quello sfizio quello sfogo intestinale che, ancorché pestilenziale, è d’aiuto alla salute e vi fa tremar la cute vi sballonzola le chiappa e le braghe a volte strappa ma che sempre, in fede mia reca luce ed allegria e portando il buonumore vi riscalda molto il cuore dona gioia, amenità e scatena ilarità. E così, a quella sparata fece eco una risata quella quaglia rumorosa fece rider senza posa quel sestetto di sconnessi come matti, come ossessi. E ridendo a strappacuore già passavano le ore dal gran ridere, di notte, essi avevan le ossa rotte e la pancia assai dolente per le risa assai violente. Fu così che un bel mattino con quel fumo sopraffino un bel thè presero a ber accendendo il computér. La bevanda assai sublime era fatta con le cime di quell’erba di maria che si fuma in compagnia e sconvolti come matti navigaron quatti quatti e percorsero con strazio quel che chiaman cyberspazio. (Anche il fumo, se permet, fa viaggiare in Internet). Incontraron videoutenti, banche dati, bastimenti, commercianti e mascalzoni bimbi, puerpere, baroni digitando a tutt’andare del computer nel gran mare non usavan troppo i guanti: “vaffanculo” a tutti quanti finché a un tratto - meravigliaquella tossica famiglia scopre strani dialoganti: son dei narcotrafficanti che si danno informazioni dai pontili e dai gommoni
pare debban scaricare tanto fumo da stronare un’intera guarnigione di seguaci del cannone per un anno, un anno intero (ve lo dico per davvero). E spontaneo sorge un piano nella testa del marrano che gli amici chiaman Cico: “Ecco il piano, ve lo dico: Loro scarican i fusti (specialmente quelli giusti) nella baia convenuta sotto il passo della Ruta. Mollan giu, tutto in un botto due quintali di prodotto e li mollan (gioco astuto) al segnale convenuto. Il segnale per di più è un lampeggio a luce blu. Poi, per esser più sicuri quel manipolo di duri si faran (da nave a costa) una botta e una risposta. or cerchiamo di captare quello che dovremo fare...” e nel monitor (portento!) nello spazio d’un momento vengon fuor le indicazioni: luoghi, orari, imbarcazioni. Non ci resta che bloccare quei che devon ritirare quella merce preferita e abbiam vinto la partita. Qui bisogna che gli sbirri accalappino i cacirri e li debbono incastrare molto prima di quel mare dove noi siamo acquattati a rubar droga ai pirati.” Disse Billi: “Tu sei fesso! qui qualcun finisce lesso!” Disse Cocco:”Sei coglione! qui ci portano in prigione!” E Simona: “Là in quel porto qualchedun finisce morto!” Disse Meri: sulla spiaggia l’inculata vien selvaggia!” E Luana: “Già mi sento con i piedi nel cemento!” “State calmi o cacasotto! io non voglio il culo rotto! ma l’affare è troppo grosso lasciar perdere non posso!” Il buon Cico fiducioso di quel fumo vaporoso si vedeva già in possesso e fremeva quale ossesso. “Col gommone lesto lesto alla spiaggia io mi appresto e mi vesto con la muta proprio all’ora convenuta. Le ragazze a quegli squali dagli scogli fan segnali Mentre Billi ed anche Cocco ai basisti fanno il blocco. Su, non siate pessimisti chè non son professionisti! Sono solo dei marrani con del fumo per le mani ma ci serve dell’aiuto. Altri due. Il mio piano è astuto.
Uno serve sul gommone per tirare su il marrone ed un altro sta acquattato giù nel luogo dell’agguato dove Billi ed anche Cocco ai buzzurri fanno il blocco. Se qualcosa lì non va interviene Zappalà Zappalà è un amico mio che cartona come un dio per un chilo di maria picchierebbe anche sua zia per un chilo di pongoso si farebbe fare il coso. Sul gommone invece porto Giacomin detto ‘lo Storto’ ha il diploma di bagnino e ha più forza di un bovino. Quei buzzurri a quegli scogli van dal porto di Camogli non abbiamo da temer me l’ha detto il computèr; quindi il gioco è presto fatto (sono furbo come un gatto): non appena i malviventi se ne partono contenti stan nascosti tra i barconi i due giovani leoni il buon Billi viaggia a sbafo e si attacca a quello scafo praticandogli una falla tanto che non stia più a galla e il buon Cocco con gli aggeggi li imbottiglia tra gli ormeggi con catene, cime e rande. “Me la fo nelle mutande!!” dicon Cocco ed anche Billi lamentandosi con strilli: “Noi affrontiamo quella gente mentre tu non rischi niente!” “Non temete, perchè là, c’è nascosto Zappalà per salvar la vostra vita se servisse, ve li trita, li riduce a una polpetta. Ma partiamo, che c’è fretta! E’ previsto per stanotte fate presto, teste cotte! carichiamo su il gommone e partiam per la missione passo a prendere giù al porto Zappalà e l’amico Storto e partiamo con le mogli alla volta di Camogli!” E fervevano i lavori di quei matti fumatori e speravan, gli animali, in quel paio di quintali. Fu così che a notte fonda il buon Cico dalla sponda con lo storto sul gommone si faceva già un cannone e Simona, Luana e Meri si cannavan volentieri ben nascoste sulla riva con quell’erba assai giuliva e giù, al porto di Camogli acquattati negli scogli si facevan Billi e Cocco un gran pezzo di marocco (più lontano, Zappalà, si faceva a sazietà)
quando a un tratto dal pontile Zappalà, che non è un vile, ed è uno che ha pazienza vede i boia di partenza e correndo a più non posso alla barca salta addosso. Billi e Cocco spaventati gridan come forsennati: “Stan castrando il nostro amico questa volta te lo dico, qui ci tocca sul più bello sfoderare un po’ d’uccello e cacciare via metà di sto spino ch’è un babà!” E saltando giù dai moli tosto inseguono i marioli Dalle barche lì vicino (un vascello, un brigantino) escon fuori assai incazzati i riccastri risvegliati che vedendo quel bestiario prendon su l’armamentario e gridando “brutti pazzi!” sparan loro molti razzi. Billi, Cocco e Zappalà che han fumato (già si sa) quasi un etto di prodotto preparando quel casotto, con quei razzi e quel brillare giù si fiondano nel mare (e, poichè sconvolti e fatti dentro l’acqua stanno quatti) mentre gli altri, i birbaccioni, se li piglian nei coglioni stando ben dritti sul ponte se li piglian nella fronte e con tutte quelle botte alla fine han le ossa rotte. (poi verrà la Polizia e verrà a portarli via). I tre amici, nel bailamme, son fuggiti come fiamme quei tre furbi, in un momento son fuggiti come il vento e già stan sullo stradone a fumarsi un bel cannone. Ma là in fondo, in mezzo al mare c’é chi deve lavorare: il buon Cico, con lo Storto (che ora è bianco come un morto) vedon un catamarano arrembarsi piano piano Dalla riva, un po’ più in giù un lampeggio color blu sta avvisando i malviventi che i compari son presenti (in realtà son le ragazze: credon d’essere a Varazze). E per dar soddisfazione al lettore curiosone vi diciam dei personaggi che facevano quei viaggi: sopra il bel catamarano c’è un terzetto molto strano i padroni del veliero (ve lo dico per davvero) son due giovani beati dai marioli ricattati: per sei chili di marrone rischian anni di prigione. Sono il Checco e la Lulù ( dalla fifa ora son blu)
son tenuti sotto tiro di pistola, da un fachiro un merdone malvivente che non rischia quasi niente e costringe la coppietta (ostentando una doppietta) a far quelle operazioni dando in cambio due cannoni. Storto e Cico, affumicati già non pensan più ai pirati. con la barca alla deriva e di quel controllo priva vanno tosto a speronare l’altra barca in mezzo al mare. Con quell’urto non violento gli succede un bel portento: che il mafioso l’equilibrio perde con un gran ludibrio di Lulù e di quel Checco che ad un tratto dice “Ecco! Jack Camorra ha fatto il bagno questa volta ci guadagno! Con l’aiuto del mio remo posso renderlo più scemo. Con l’aiuto di quel boma gli cambiam lo psicosoma con l’aiuto di una cima noi starem meglio di prima e legando il malfattore proprio all’albero maggiore già si appresta alla manovra con le mosse di una piovra. Storto e Cico, con disgusto risvegliati dal trambusto vedon tutta la scenetta e specificano in fretta: “Non sparate per pietà noi non siamo quelli là! siamo solo dei turisti! Non vi abbiamo neanche visti! Ma Lulù risponde “Amici! ora siam molto felici! Il marrano aveter steso e ci avete tolto il peso! eravamo prigionieri di quei tre contrabbandieri Uno è questo, però gli altri che son furbi ed anche scaltri già saranno in questa zona a cercar la roba buona Noi ci abbiamo nella stiva una ricca refurtiva! Due quintali di marocco due quintali, mica un blocco! Se ci beccano i compari siamo morti, o miei somari!” Ma il buon Cico sul più bello si arrotonda uno spinello e risponde ai barcaioli: “State calmi, siete soli. Degli amici (che marpioni) han bloccato i birbaccioni li han bloccati, sono certo e nessuno ci ha scoperto. E’ finita la partita, e salvata vi ho la vita come gran ringraziamento io mi aspetto quel fumento!” E finiron sul gommone due quintali di pongone. Ma col cannabis, si sa, l’amicizia ben si fa
e facendo colazione si fumarono un cannone. Nel frattempo Billi e Cocco ne fumarono un bel blocco aiutando Zappalà a piegarsi in libertà e ignorando l’accaduto lì, nel posto convenuto aspettavan acquattati i restanti spinellati. Arrivaron le ragazze ululando come pazze e dicendo che fra i flutti succedevan fatti brutti mormoravan:”fra le onde son successe cose immonde! Storto e Cico son saliti sulla barca dei banditi! non capiamo che è successo qui finisce tutto in cesso!” Disse Cocco sul momento (rivelando l’ardimento) non possiamo più aspettare presto, andiamoli a salvare! e nuotando piano piano fino a quel catamarano aspettaron notte fonda ed armati con la fionda ci salirono felici per salvare i loro amici. Non vi dico, miei lettori quando i nostri assaltatori ci trovaron sul barcone quattro amici ed un cannone! non vi dico quale gioia (ve lo giuro, porca troia!) che pervase quei maiali quando tutti i due quintali videro in esposizione ben disposti sul gommone!!!!. Ed allora, lesti lesti (perché in fondo eran onesti) se ne andaron sugli scogli a chiamar le loro mogli e a portar la buona nuova di chi due quintali trova. E nel giro di un’oretta eran già sulla barchetta a giocare in un fottio (buco tuo col buco mio). C’era Billi con la Meri che chiavavan come neri C’eran Cocco e la Luana che chiavavan a fontana mentre il Cico e la Simona ne facevano una buona Il buon Checco e la Lulù che trombavan sempre più (ma lo Storto e Zappalà coricati sul sofà stando senza relazione si facevano un trumone) Meri disse: “Poveretti! voi non siete dei negletti! allo Storto, poverino, voglio fare un bel pompino” e a Luana: “Vieni quà, dai sollievo a Zappalà con il culo o la bernarda... non lo vedi come guarda?” Poi, Simona e la Lulù ( che volevan far di più)
ai due tristi segaioli regalaron i paioli. Trascorreva assai lasciva quella notte in comitiva quando a un tratto Cico disse: “qui finiamo come Ulisse che passò la vita a stare con la barca in mezzo al mare. Prima che si faccia giorno convien togliersi di torno e portare quel carburo in un posto più sicuro” E quel mucchio di pongoso molto presto venne ascoso nel solaio della nonna di Simona (santa donna). Questa nonna (Domitilla) era sveglia e molto arzilla e abitava con il Negro un vecchietto molto allegro. I nonnini, un poco strani frequentavan molti anziani e nel loro appartamento c’era del divertimento. Così avvenne che un bel dì che passarono di lì il buon Cico e la Simona, la trovarono in poltrona stesa come un tappetino (era steso anche il nonnino) e più in là sette otto vecchi che sembravan quasi secchi mentre sopra il tavolino dimostrava il marocchino che i vecchietti per diletto s’eran fatti più di un etto. Ciò dimostra in verità che perfin la terza età può trovare giovamento dall’abuso del fumento e che l’uso del cannone all’anziano fa benone. Per l’arterio e la sclerosi niente è meglio di quei cosi; per la gotta e la flebite ci vorran canne imbottite; per la sciatica, al nonnino, molto bene fa uno spino. “Cara nonna, ti perdono questo fumo è troppo buono ma non prenderci la mano se no poi ti rompo l’ano” Si trovaron tutti quanti quegli eroi, quei naviganti nel baretto detto “il Muro” per decider del futuro disse Cocco: “un bel quintale lo vendiamo giù a Finale; mentre il resto, vero Iddio, me lo fumo tutto io!” disse Billi: “ date retta, non agiamo con la fretta, ma vendiamo piano piano un quintale di banano col ricavo (chi lo sa) qualche cosa si farà ed il resto, mondo boia, lo teniam per nostra gioia” Quella gaia società fu daccordo su metà: metà messo sul mercato ed il resto a uso privato.
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