MaterialiCasa Mag-Book 2/2025 - PREVIEW

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“Ho voluto catturare l’essenza del termine “Ho.Re.Ca.” nella sua forma contratta, attraverso immagini semplici e concise. Ho utilizzato un’iconografia immediatamente riconoscibile per rappresentare individualmente le diverse componenti, pur mantenendole collegate tra loro tramite un elemento che rappresenta un servizio condiviso di “ospitalità”. L’illustrazione, con la complicità della palette di colori, è concepita per marcare la varietà di materiali di ciascun soggetto, seppur nei margini di un’estetica coesa e accattivante.”

BRANDS

Marazzi

Ceramica Sant’Agostino

ABK Group

RAK Ceramics

Very Simple: Kitchen Krei

Officine Gullo

Rekker

Signature Kitchen Suite IT’S Stone

Alessi

Villeroy & Boch

Iris Ceramica

ARDOGRES®

Cotto Cusimano

Schlüter-Systems

GMC

GIANAdesign

Abet Laminati

DORSUM®

Self Style by Keradom Cercol

Italgraniti Biopietra

PEOPLE

Ina Rinderknecht

4SPACE studio Q-BIC Fadd Architects WATG

Wimberly Interiors

YOD Group Atelier Zébulon Perron Moitié Studio

Juan Segundo Díaz Dopazo Empt Studio

Javier Vergara Delorenzo

Jean Porsche Arquitectura + Interiores

Rallar Arkitekter AS G Architects Studio

Caprini & Pellerin

Lilly Lewarne Architects

ph. Anas Rifai

02 MAUSAM Dubai

Un ponte architettonico tra passato e presente che trasporta i commensali nella cultura indiana attraverso un design ispirato alla tradizione Mughal e una palette terracotta.

coniuga monumentalità architettonica e raffinatezza dei dettagli. Entrando in Mausam, si è immediatamente avvolti da una scenografia che riprende i principi del design Mughal – archi, geometrie ritmate, trame a grata – e li trasforma in un’esperienza spaziale quasi onirica. Gli archi imponenti che scandiscono il ristorante ricordano le forme dei portali imperiali indiani, ma sono alleggeriti da una pulizia formale che ne attualizza il senso e ne esalta la funzione.

Le griglie traforate – jalis – care all’architettura storica dell’India, vengono declinate in chiave contemporanea per introdurre giochi di luce e ombra, e al contempo garantire privacy visiva e profondità prospettica. Una delle presenze più scenografiche è l’installazione ad anelli: una suc-

Nel cuore del Dubai Mall, uno degli spazi commerciali più visitati al mondo, il ristorante Mausam si distingue per la potenza evocativa del suo design, firmato dallo studio 4SPACE.

Il nome Mausam – parola hindi che significa “stagione” – anticipa la filosofia che guida il progetto, per suggerire emozioni, atmosfere e un concetto di ciclicità, raccontando visivamente e sensorialmente la ricchezza dell’identità culturale indiana rivisitata con un approccio moderno. L’ispirazione principale proviene dal maestoso Forte Rosso di Delhi, reinterpretato attraverso un linguaggio estetico contemporaneo che

di Chiara Poggi

Design come racconto, materiali come esperienza, spazi come estensione dell’identità. Per FADD Architects, studio guidato da un approccio sensibile al contesto e alle storie dei luoghi, l’architettura non è mai esercizio di stile, ma un progetto su misura che mette al centro le persone. Ne parliamo con Marco Acri, che ci guida nel cuore del loro metodo, tra sfide contemporanee dell’hospitality, autenticità materica e attenzione a un’estetica capace di durare nel tempo.

Come definireste la vostra filosofia progettuale?

Cosa guida le vostre scelte, al di là della funzione?

Il nostro punto di partenza è sempre il contesto: comprendere il luogo in cui ci troviamo e la tipologia architettonica esistente ci permette di fare scelte coerenti e rispettose. In ambito commerciale, seguiamo la filosofia dell’attività stessa. Non imponiamo uno stile personale, ma partiamo dalla comprensione profonda del concept del locale. È questo approccio che rende ogni progetto diverso: ogni ristorante, ogni negozio racconta una storia propria, che cerchiamo di tradurre in architettura.

Cosa significa per voi progettare spazi per l’hospitality oggi? Quali sono le sfide e le opportunità principali in questo ambito?

Progettare spazi per l’hospitality significa confrontarsi con un pubblico molto più consapevole. Non necessariamente più istruito in senso accademico, ma decisamente più informato, esposto a stimoli continui, viaggiatore, attento ai dettagli. È un cliente che sa cosa vuole e che cerca esperienze, non solo luoghi.

Per questo motivo, ciò che creiamo non è solo uno spazio fisico, ma un’esperienza completa e coinvolgente. Ogni elemento contribuisce a costruire un ambiente che stimola i sensi e accoglie la persona.

Nel caso di un ristorante, ad esempio, il piatto è solo l’ultima tappa dell’esperienza. Prima ancora che il cliente assaggi qualcosa, deve sentirsi accolto: dalla luce, dall’atmosfera, dal servizio. Solo allora l’esperienza è davvero completa, coerente, memorabile.

Quando un cliente si sente a proprio agio, quando vive un’esperienza piacevole e fluida, anche il modo in cui percepisce ciò che mangia o acquista cambia. È per questo che, nei nostri

Ristorante Casa Vittoria | Napoli
ph. Yevhenii Avramenko

CUKIERNIA

L’VIV

La pasticceria ucraina rinasce tra tradizione e monomateriali con superfici verticali a base di gusci d’uovo.

Sin dagli inizi degli anni 2000, la pasticceria Cukiernia situata al primo piano di un edificio storico nel centro di Leopoli è punto di riferimento della città per le sue creazioni dolciarie. La practice YOD Group ne ha curato il rinnovamento introducendo elementi di design audaci che rafforzano l’esperienza della clientela, puntando su un approccio materico lungimirante.

Ben lontano dall’essere un mero restyling estetico, il progetto si è infatti prefissato come obiettivo il ripensamento dell’intero concept per infondere nuova energia all’ambiente senza snaturarlo e per farlo si è servito di una palette di “monomateriali”, manifesto di sostenibilità e funzionalità. Supportato da elementi in legno chiaro e ottone nobile, l’interior design combina così due materiali principali: il marmo italiano e un materiale creato ad hoc per il progetto, ottenuto da residui alimentari. Il primo, declinato in nuance calde che oscillano tra il beige e il marrone, riveste le superfici orizzontali, come il pavimento e i piani dei tavoli, richiamando con le sue intriganti venature il tema del caramello o della crema, tipico dei dolci a strati. Alla vista e al tatto, la pietra naturale evoca una sensazione di sontuosità e raffinatezza che ben si sposa con la proposta del locale.

Le pareti, vero tratto distintivo del nuovo Cukiernia, sono invece rivestite da un inedito intonaco a base di gusci d’uovo; una scelta non casuale considerando l’uovo come ingrediente chiave nella pasticceria, presente in quasi ogni preparazione del menù. Per realizzare questo peculiare rivestimento, una fattoria avicola ucraina ha donato oltre una tonnellata di gusci, che sono stati accuratamente lavati, essiccati e frantumati fino alla granulometria desiderata, poi mescolati con una speciale base collante. Numerosi esperimenti hanno permesso di individuare il corretto grado di macinazione, la formula e la tecnica di applicazione migliori. Era fondamentale che il guscio d’uovo rimanesse riconoscibile sulla superficie delle pareti, senza però risultare eccessivamente ruvido o abrasivo, per evitare che i vestiti o le mani dei clienti potessero impigliarsi o graffiarsi al contatto.

Un’ulteriore sfida ha riguardato la tonalità

dell’intonaco: i gusci forniti dalla fattoria erano prevalentemente bianchi, mentre il progetto richiedeva una tonalità più calda. La soluzione è arrivata dagli stessi pasticceri di Cukiernia, che durante i lavori hanno raccolto le bucce delle uova rosse utilizzate nelle preparazioni. Unendo 1300 chilogrammi di gusci bianchi a 200 chilogrammi di gusci rossi, è stato possibile ottenere la sfumatura perfetta per l’ambiente.

LAYOUT E INTERIOR

La ristrutturazione ad opera di YOD Group ha previsto inoltre un cambiamento nella distribuzione degli spazi. Il locale si articola in tre sale. La prima, che funge da ingresso, ospita una vetrina multi-livello per l’esposizione dei

prodotti dolciari, progettata per permettere agli ospiti di muoversi intorno e osservare l’assortimento di torte, biscotti e pasticcini. Una scala in legno, con corrimano dalle linee morbide e dinamiche, conduce al livello superiore.

La seconda sala è caratterizzata da un bancone bar a isola, che riprende il linguaggio formale della vetrina d’ingresso.

La terza e più grande sala offre diverse modalità di seduta, con piccoli tavolini per una o due persone e un lungo tavolo comune che incoraggia la socializzazione.

Per ovviare poi alla scarsa disponibilità di luce naturale, i progettisti hanno adottato una palette cromatica chiara per tutti gli elementi

dell’interior e introdotto nicchie arcuate che collegano visivamente le varie sale, aumentando così la percezione di apertura. Nel rispetto della memoria del luogo, alcuni elementi del precedente arredo sono tuttavia stati conservati e rivisti: le tradizionali sedie in legno curvato sono state restaurate e parzialmente dipinte di bianco, come biscotti glassati, mentre le basi in legno dei vecchi tavoli sono state abbinate a nuovi piani in marmo rotondi.

Un imponente armadio antico della Secessione di Leopoli, proveniente dalla collezione privata del proprietario, troneggia accanto al tavolo comune, a testimonianza del legame con la storia e l’artigianato locale.

“Non volevamo solo aggiornare il look della storica pasticceria, ma offrirne una nuova interpretazione. Abbiamo decostruito e ricomposto il brand Cukiernia, rafforzandone qualità e riconoscibilità attraverso nuove manifestazioni visive. Da qui la scelta del minimalismo, dei monomateriali e del bio-intonaco a base di gusci d’uovo. Il risultato è un interno arioso e confortevole, che lascia tutta la scena ai veri protagonisti: i leggendari dolci di Leopoli.”

CASA GALLARETA VILLA LA ANGOSTURA

Una gemma ricettiva rivestita con legno carbonizzato, che scompare tra gli alberi ritrovando in questa discrezione la propria forza poetica.

ph. Juan Segundo Diaz Dopazo

• Design & Food

LA CUCINA MODULARE SECONDO STUDIO PROBA

L’iconico sistema di cucine modulari di Very Simple: Kitchen si apre ad una nuova collaborazione all’insegna del colore. A reinterpretarne il look è l’artista e designer Alex Proba di Studio Proba, con l’uso di elementi scultorei che completano e avvolgono le linee distintive del brand e una palette cromatica che spazia dalle nuance più rappresentative a due tonalità esclusive, un bordeaux intenso e un rosa/lilla acceso. L’alzatina in acciaio inox, sagomata richiamando le forme organiche che contraddistinguono lo stile di Proba e verniciata a polvere come la struttura, dona profondità all’insieme. La cucina, arricchita da un modulo angolare stondato con mensole a giorno, prevede un piano in acciaio inox che fonde funzionalità e design. Ulteriore elemento distintivo della collaborazione è l’accento sul fondo, con piedi che prendono vita e diventano dettagli statuari in alluminio verniciato a polvere.

Icone culinarie meneghine nel cuore della Città Eterna, atmosfere subacquee e menù a base di pesce in alta montagna, proposte della tradizione newyorkese servite a Milano e un melange di motori e sapori nella Maranello del ben noto Cavallino Rampante: la combinazione tra cibo e design sorprende quando rompe le coordinate geografiche, sfida le aspettative reinventando i contesti o crea una narrazione accentuando una precisa appartenenza territoriale.

Con il terzo capitolo di questa rubrica visuale ci allontaniamo dai semplici accostamenti formali entrando in luoghi dall’identità sfaccettata, dove cucina e interior dialogano talvolta secondo logiche inattese, talaltra secondo impeccabili coerenze. Che si tratti di un locale con spirito balneare tra le Alpi, di un bistrot urbano intriso di suggestioni d’oltreoceano o di un ristorante che celebra una storia di successi tutta made in Italy, ogni piatto diventa pretesto per esplorare inediti percorsi culturali, percettivi e progettuali.

Riso al salto con fonduta di Silter
ph.
Matteo Lippera
Stendhal Milano | Roma
ph. Paolo Valentini
Zuppina d’astice, maionese e crostini di pane
Underwater Restaurant (Quellenhof See Lodge) | San Martino in Passiria
Crème caramel al parmigiano reggiano ph.
Ristorante Cavallino | Maranello
ph. Danilo Scarpati

Viviana Del Naja, architetta, designer e fondatrice di GIANAdesign, porta avanti un progetto che nasce dall’incontro tra percezione visiva, materia e teoria del colore, trasformando il design in un’esperienza che evolve nel tempo. Attraverso una ricerca profonda tra cultura, luce e materiali, Viviana reinterpreta elementi tradizionali in chiave contemporanea, dando vita a prodotti d’arredo che stimolano mente e sensi. Ci ha raccontato il suo percorso, la filosofia che guida il suo lavoro e l’innovativo progetto Madeira, un decoro tridimensionale che sfida la percezione e invita a vivere lo spazio in modo nuovo.

Partiamo da lei. Come definirebbe oggi il suo approccio al progetto e qual è stato il percorso che l’ha portata a fondare GIANAdesign?

Dico sempre “il Tutto è superiore alla somma delle singole parti” per riprendere una citazione della scuola della Gestalt da cui sono partita per lo studio della teoria della percezione; questo è diventato il mio mantra, il mio approccio al progetto. La ricerca del Bello e di ciò che mi faceva stare bene in un luogo, assecondando le mie percezioni, il tutto accompagnato dal lavoro di ricerca che conducevo per la tesi di dottorato in Tecnologia dei materiali tra Portogallo, Marocco e Italia, mi ha condotta a fondare Giana Design.

GIANAdesign nasce come un contenitore di ricerca tra percezione visiva, materia e teoria del colore. In che modo questi tre elementi dialogano tra loro nei suoi progetti?

Giana Design è un contenitore di prodotti legati alla teoria della percezione, prodotti d’arredo e di finitura che stimolano la mente di chi vive quello spazio, ma senza l’utilizzo della tecnologia. La materia dialoga con la luce riflettendola, attraversandola e crea giochi e decori nell’ambiente circostante, il tutto associato ai colori che generano ricordi, sensazioni.  La figura del designer e dell’architetto sono in continua evoluzione, oramai non basta più progettare per rispondere alla funzione, ma bisogna rispondere anche alla componente immateriale, esigenze non richieste espressamente ma desiderate dall’uomo per il proprio benessere.

Il nome Giana è un omaggio a Giano bifronte, simbolo di trasformazione e dualità. Quali “due facce” convivono nei suoi oggetti e nei suoi spazi? E cosa rappresenta invece quella

ph. Carlo Oriente

“terza faccia” a cui lei fa spesso riferimento? Qui si centra il punto chiave del progetto Giana Design che fa entrare in campo la IV dimensione del design, quella del Tempo. Le due facce di Giano bifronte rappresentano il tempo passato e il tempo futuro passando per il momento presente che, in relazione ai prodotti di Giana come ad esempio Madeira, vuole dire che c’è un cambiamento di questo prodotto a seconda del punto di vista dell’osservatore e di come questo si muove nell’ambiente. Parliamo di prodotti d’arredo statici e analogici ma che interagiscono con l’utente a seconda di come varia il loro punto di vista. Girando attorno al prodotto si scoprono differenti facce identificabili con il momento passato, il momento futuro ma passando per il momento presente in cui il passato e il futuro si incrociano.

Tempo, luce, percezione, emozione. In un mondo dominato da stimoli digitali, in che modo possiamo stimolare l’attenzione e il coinvolgimento dell’utente attraverso un design analogico ed esperienziale?

Il grande maestro che può rispondere a tale domanda è sicuramente Escher, colui che con semplici disegni 2D ingannava la mente umana con le sue prospettive, tassellazioni, scale impossibili, come anche il gioco delle illusioni ottiche. Andando più indietro, addirittura ai romani, ricordiamo i bellissimi Trompe l’oeil, disegni 2D a parete che ti davano l’illusione che la stanza continuasse al di là del muro, rappresentando giardini o cieli stellati.  Questi sono solo pochi esempi di come si a facile ingannare la mente e creare coinvolgimento nelle persone. Perché non portare tutto questo nei prodotti d’arredo attraverso il materiale, la luce, la forma e il colore per dare un valore e un’esperienza da vivere negli ambienti e regalarci degli stimoli e delle sensazioni giocose intellettive.

Il suo lavoro si muove nella cosiddetta “quarta dimensione”: il Tempo. Come si traduce questo nei suoi oggetti e nei suoi spazi?

I prodotti di Giana design sono esperienziali perché si vivono attraverso il tempo.

Se non li vivi non li puoi comprendere pienamente perché cambiano continuamente a seconda del punto di vista, dello scorrere del tempo, del sole che gira e la cui luce attraversa l’ambiente; è il tempo che definisce la percezione dell’oggetto.

ph. Marco Baldassarre

MAG | BOOK | 2-2025

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HO.RE.CA.

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