“In questa illustrazione ho voluto mostrare un interno accogliente e stimolante, con un’atmosfera calda. Come anima della casa, un albero attraversa i piani e trasporta i libri, quindi l’immaginazione e la conoscenza. Un luogo in cui potersi rifugiare, leggere e riconnettersi con la propria interiorità. Calmo e pacifico, dove natura e habitat si incontrano. Ho voluto disegnare un’architettura in grado di creare spazi narrativi.”
BRANDS
Laminam
ABK Group
GMC
Marazzi
Rubner Haus
Bruno Parquet
Devon&Devon
RAK Ceramics
Cotto Cusimano
ARDOGRES®
La Calce del Brenta
Fornace Sant’Anselmo
Mutina
Italgraniti
CIMENTO®
Ceramica Sant’Agostino
Florim
Materica
Isolspace
DORSUM®
Cercol
Biopietra
PEOPLE
Oporto Office for Design and Architecture
Pierattelli Architetture
YLAB Architects
Saket Sethi
Shakespeare Gordon Studio
Gabriel Olivera
Lauren Nelson Design
ZDL Arhitekti
Studio BBPR
Alessandro Cesaraccio
Electric Bowery
i29 Architects
Punto Zero Architetti
Alvisi Kirimoto
Westway Architects studio wok
Flaviano Capriotti Architetti
Studio HINGE
Studio RHE FMA
El Departamento
Atelier Cho Thompson
Baranowitz + Kronenberg
NONG STUDIO
Elisa Ossino
Parisotto+Formenton Architetti
Cumulus Studio
Faye Toogood
L’abitazione progettata da studio OODA nel circondario di Lisbona asseconda la topografia del territorio portoghese attraverso un layout armonioso e l’impiego di materiali come calcestruzzo, legno e vetro.
OEIRAS HOUSE
ph. Fernando Guerra
03 APPARTAMENTO PASEO SAN JUAN Barcellona
Interpretando lo spirito caleidoscopico della città e rileggendo in chiave contemporanea la ricchezza della tradizione, il team di YLAB Architects ristruttura un’abitazione datata all’interno di un edificio storico, facendola rivivere con un mix materico tra antico e attuale.
ph. Studio Charuau
Un nuovo capitolo per il concept abitativo Sustainable Unified Nature Oriented Objects progettato da Saket Sethi. Una struttura prefabbricata dall’animo sostenibile e dall’estetica up-to-date, ideata per integrarsi perfettamente con l’ambiente naturale circostante.
Un lungo restauro promosso dal FAI riporta alla luce la casa-barca progettata dallo Studio BBPR nel 1959 per i coniugi Emilio e Fiammetta Norsa, ormeggiata a Ossuccio e oggi resa accessibile al pubblico. Un excursus sugli interventi di recupero della struttura, dei materiali e degli interni.
Design in bioedilizia
Ispirazione rinascimentale e bioedilizia s’incontrano in una villa di nuova costruzione, realizzata interamente in legno da Rubner Haus. ENG
ph. Alberto Franceschi
ARTE & TRADIZIONE
LOS ANGELES
ph. Laure Joliet
ARCHI-PEOPLE Alvisi Kirimoto
di Sabrina Tassini
Tra essenzialità e impatto visivo, approccio artistico e pragmatismo tecnico, i progetti architettonici di Alvisi Kirimoto rassomigliano a un tango vibratile tra opposti in equilibrio.
La storia della practice, fondata più di vent’anni fa dal duo italo-giapponese Massimo Alvisi e Junko Kirimoto, è disseminata di referenze internazionali di rilievo, tutte accomunate dall’alternanza di un sapiente rigore formale e un’efficacia espressiva cucita sul contesto, propria delle opere ben concepite.
La filosofia del pluripremiato studio – tra i principali riconoscimenti ricordiamo l’International Architecture Award del Chicago Athenaeum (2021) e la menzione d’onore al premio EU Mies van der Rohe (2021) –respinge infatti gli stili predefiniti, guarda al dettaglio come elemento cardine e si nutre di una profonda comprensione dello spazio e di chi lo fruirà in futuro. Nel segno di un’architettura rispettosa e sur mesure che diventa “un ponte tra le persone e l’ambiente, capace di generare benessere e armonia”, come racconta Massimo Alvisi, con il quale abbiamo approfondito visioni e fondamenti.
Le vostre radici affondano in culture particolarmente differenti. Cosa comporta e apporta al lavoro di progettazione architettonica il sincretismo Italia-Giappone?
Il connubio tra la cultura italiana e quella giapponese è un elemento cardine del nostro approccio e del lavoro del nostro studio, un valore che ci impegniamo a trasmettere anche ai nostri collaboratori. Junko ed io proveniamo da contesti profondamente diversi, sia per quanto riguarda la cultura che il metodo di lavoro. Questa complementarità ci consente di sviluppare un processo progettuale unico, adattandolo di volta in volta a ciascun progetto. Un aspetto particolarmente affascinante della cultura giapponese è il concetto di bellezza nell’imperfezione. Questo ideale si fonda sull’accettazione della transitorietà, del cambiamento e della pluralità di punti di vista. Grazie a questa prospettiva, progettisti, osservatori e fruitori di un’opera possono immaginare un luogo al di là della sua dimensione fisica, interpretandolo in modo mutevole nel tempo, poiché nulla è permanente e ogni cosa è destinata a trasformarsi.
Per quanto riguarda invece l’essenza italiana si può fare riferimento al concetto di misura.
Non si tratta semplicemente dell’atto fisico di misurare, ma della capacità di percepire uno spazio, appropriarsene positivamente e reinterpretarlo. L’obiettivo è concepirlo, plasmarlo in modo tale da renderlo “su misura”: perfettamente rispondente alle esigenze delle persone e rispettoso del contesto. L’incontro tra queste due prospettive, così diverse e complementari, arricchisce il processo progettuale, dando vita a progetti dinamici e attentamente calibrati: spazi capaci di dialogare con il contesto, rispondere alle necessità e mantenere un’identità unica e riconoscibile.
Entrambi vantate esperienze rilevanti nel settore. Ci sono insegnamenti tratti dalle passate collaborazioni che tuttora serbate e applicate?
Sia Junko che io proveniamo da contesti di grande rilievo e stimolo, che ci hanno insegnato moltissimo e profondamente ispirato. La mia esperienza con Renzo Piano da giovane architetto che mi ha permesso anche di seguire il cantiere dell’Auditorium della Musica di Roma, oppure il lavoro con Oscar Niemeyer per l’Auditorium di Ravello mi hanno insegnato a vedere l’architettura come una professione
ph. Ilaria Magliocchetti Lombi ENG
16 CANTINA BERTANI
Verona
La riqualificazione di 800 metri quadrati dedicati all’accoglienza, su progetto dello studio Westway Architects, omaggia la tradizione vinicola dotando di nuova funzionalità e bellezza spazi datati e precedentemente inutilizzati.
ph. Andrea Martiradonna
23 DA CONVENTO A WORKSPACE
Morelia
Un convento del XVII secolo si trasforma in un edificio corporate grazie al progetto di FMA che conserva gli elementi architettonici preesistenti rifunzionalizzando gli spazi per nuove esigenze lavorative, con la complicità di materiali naturali e ispirati al luogo.
ph. César Belio
di Sabrina Tassini
Spingendosi oltre i confini del convenzionale e abbracciando la sperimentazione come linguaggio espressivo, la poliedrica Faye Toogood non manca mai di sorprenderci con un variopinto mélange di arte, artigianato e ricerca materica in continua evoluzione.
Germogliata nel paesaggio agreste inglese, si laurea in Storia dell’Arte all’Università di Bristol, inizia la sua carriera come stylist e fonda il proprio studio nel 2008 con il quale si cimenta nei più svariati ambiti, anche grazie a collaborazioni con numerosi marchi come Driade, Maison Matisse, Carhartt WIP, Poltrona Frau.
La patron della giocosa Roly-Poly è ora nota ai più per il suo irriverente e coraggioso anticonformismo che si traduce in un approccio inventivo radicale e istintivo, applicato trasversalmente in ciascuna creazione da lei pensata, sia essa attinente al design, alla moda, alla scultura.
Toogood rinobilita la purezza del gesto creativo che emerge dal nulla, deliziandoci con elementi d’arredo, abbigliamento o installazioni plasmati talvolta dalla materia più povera e grezza – non di rado da altri stigmatizzata – e trovando anzi in questa un motore di originalità, sintomo di un pensiero progettuale sinceramente appassionato e libero da compromessi stilistici.
Si racconta attraverso parole che emanano forza e consapevolezza, convinta che l’avanguardia risieda nell’audacia, nel rifiuto dei preconcetti e nel valore irriducibile dell’emozione.
Partiamo dalle origini, la natura e le sue forme paiono una fonte di ispirazione importante per il tuo lavoro, in che modo integri questi elementi nelle tue creazioni?
le sue sfumature, è stata il punto di partenza per una delle ultime linee di abbigliamento che ho creato, orientando sia lo schema di nuance che le texture dei tessuti. Lo stesso concept ha guidato il design di una gamma di carta da parati e, successivamente, ha dato vita alla sperimentazione di un nuovo materiale e nuove tonalità per una variante della sedia Roly-Poly.
A proposito di Roly Poly, la sua fama a volte sembra precederti. Quale ricetta si cela dietro alla realizzazione di un’icona?
Non credo di avere una ricetta. Da designer, credo si debba essere abbastanza coraggiosi per seguire il proprio istinto e fare quel che si reputa giusto senza preoccuparsi di ciò che pensano gli altri. È l’unico modo in cui si può essere liberi e fare qualcosa di veramente originale.
Ci è voluto molto tempo, ad esempio, prima che Roly-Poly venisse notata. Non è stata presa in considerazione per ben due anni: era troppo estranea a tutto il resto in circolazione in quel momento.
Il tuo design sembra voler sfidare l’idea che un oggetto debba per forza essere “utile”, sfumando il confine tra funzionale e artistico…Arrivando appunto da studi d’arte, ci sono correnti o autori che ti hanno influenzato e tuttora hanno ascendente?
Una delle prime figure che hanno influenzato la mia visione e il mio approccio creativo è stata Barbara Hepworth. Il suo lavoro mi ha colpita profondamente sin dall’inizio. Quando avevo otto anni, sono andata nel suo studio a St Ives e ho pensato immediatamente di voler fare la scultrice. Anche se ho studiato Storia dell’Arte, non ho mai dimenticato l’amore di Hepworth per il paesaggio, la geometria e i materiali. Oggi le mie fonti di ispirazione sono numerose. Ci sono così tanti artisti e movimenti che trovo stimolanti: il Bloomsbury Group, che ha vissuto in una delle mie case preferite - la proprietà Charleston nel Sussex -, la designer Charlotte Perriand, che aveva la capacità di creare oggetti, mobili e spazi permeati da un meraviglioso senso per la natura, la scultrice Phylidda Barlow, gli artisti James Castle, Eduardo Chillida, Joseph Beouys e William Scott, la ceramista Lucie Rie e l’artista tessile Sheila Hicks. ENG
Sono cresciuta nella regione rurale del Rutland, e la campagna britannica ha lasciato un’impronta profonda nel mio lavoro. Il paesaggio naturale è una fonte di ispirazione continua, influenza la scelta dei materiali, delle palette cromatiche e delle geometrie che caratterizzano i miei progetti. Spesso, è un tema centrale che emerge e ci accompagna nel corso dell’anno, intrecciandosi in diverse collezioni. La terra, ad esempio, con la sua matericità e
ph. Federico Ciamei
EDITOR’S CHOICE
new materials in town
Osso & Bottone | MUTINA
Ronan Bouroullec firma per Mutina la collezione ceramica Osso & Bottone, basata sul gioco fra forme e stucco. Pensata per gli ambienti esterni ma adatta anche agli interni, è costituita da moduli di piastrelle rettangolari scolpite con tagli perimetrali che creano ampi vuoti, rivelando motivi attraverso le fughe. Il nome deriva dalle configurazioni leggermente sagomate dei pezzi che la compongono. Il designer francese è intervenuto sui singoli elementi ceramici con un gesto simbolico, “tagliando” il rettangolo tradizionale per dar vita a forme uniche. Queste sagome accolgono lo stucco nelle loro “parti mancanti” e permettono di creare geometrie colorate che, grazie al prezioso lavoro di luci e ombre, rendono dinamica la composizione. Il risultato è una sorta di vibrazione ottica in grado di confondere le configurazioni originali e di aprire un dialogo tra la collezione e il mondo naturale su cui si affaccia.
Osso è ottenuta attraverso tagli perimetrali che ne assottigliano la parte centrale, conferendo al singolo elemento un design simile ad un osso. La forma di Bottone è ottenuta attraverso tagli perimetrali circolari che, nell’accostamento di due pezzi con una fuga di 4 mm, diventano cerchi perfetti che ricordano, appunto, dei bottoni.
Con uno spessore di 10 mm ciascuno, i moduli di Osso & Bottone sono realizzati in grès porcellanato non smaltato, con impasto colorato in tutta massa, declinato in una palette di cinque cromie - Sabbia, Grigio, Rosso, Blu e Verde - ottenute da un delicato mix di terre colorate, che lavorando in sinergia con la texture ceramica, ne esaltano l’aspetto materico e naturale.
MAG | BOOK | 1-2025
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