Xtreme Stuff Magazine 10

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SOMMARIO Xtreme

marzo / aprile

ANNO 2007

Numero 10

Sommario

SPORT

16 Ciaspolada

7000 persone sulla neve con le racchette ai piedi

18 The snowboard D-Day Lo sbarco dei riders in tutta Europa!

22 Stimorol Engandin Snow

Prima gara di freeride del calendario europeo

26 Gita di freeride a Prato Nevoso Giornata sulla neve con un gruppo di amici

28 DC Snowboard Team

e Protest Snowboard Team

Il nuovo team DC Italy compete tra la neve

32 Sci di fondo Sgambeda

La granfondo che apre la stagione agonistica

34 La notte del dragone Contest speciale di sci e snowboard

36 Nissan Sports Adv. Freeride Tour Il primo Big Mountain Tour europeo

40 Skier Salice jump e rail contest Diverse discipline tra le mura della fiera di Modena

44 Crossmax Kids Piccoli gladiatori sulla neve

52 Redbull Farwest

Grande rodeo nelle acque sarde

56 Test Day Action Porto Cesareo Magnifico contest di tavole e vele

60 I Dragoni del mare

Uno sport leggendario e affascinante

66 La Route du Sel

L’avventura in solitaria del fantastico Roberto Zanda

70 Big Megavalanche Sant Paul- Isola Reunion

74 La corsa sulle nuvole Skyrunning sul sentiero delle Orobie

48 La principessa della neve in copertina

Kristi Leskinen bionda campionessa freeski: Nata a Uniontown, Pennsylvania è sciatrice professionista freeski. Sponsorizzata da Red Bull, Oakly, Dakine, Giro, Mammoth Mt

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HL>I8= &-% JCC6IJG6A 86GK:9 ;GDB Fibre Metal Mirjam Jaeger, Switzerland Team Nike All Conditions Gear Barrier Ridge Down Jacket Storm Fit Insulated Pants

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SOMMARIO Xtreme

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ANNO 2007

Numero 10

Sommario

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Xtreme sport

"SUJDPMP (JBOBOESFB -FDDP 'PUP 3JDIBSE 8BMDI F "OE .FUUMFS

sport Xtreme

78 In linea con aggressivitĂ !

Primo campionato di pattinaggio ‘agressive’ in Italia

82 Riprese con la testa per aria! Intervista al videoman Adriano Andreola

avventura

now in S gad l En oro . Stim lumbia Co by o rope Snow rio eu gadin lenda ol En imor del ca Lo St ride Free ra di a ga Prim

86 La terra dal cielo blu

Daniele Robino in bici nel deserto del Gobi

90 Madagascar X3M10

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Xtreme sport

ON Y ACTI TEST DA O CESARE PORTO

Alla ricerca dell’onda perfetta

94 I fondali di Marsa Alam

Nuotando in compagnia di cernie e pesci dai mille colori

07

96 Canada Bella Coola Tra freeride e maestoso silenzio

nizzato est orga Cicco ifico cont Max Di to il magn Pro di Presenta Fly Kite Sportiva ciazione dall’Asso

ATTUALITA'

100 Gli amici di Cristopher

La vicenda del bambino curato dai medici Amref "SUJDPMP F GPUP 'SBODFTDB 6SCBOP

102 Cinema, Musica, Libri e Games

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L'Italia sul grande schermo, Laura Pausini "Io Canto", Capcom su Xbox360, The Italian Job ...cultura calcistica. 56

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Xtreme sport

: League Roller

110 I capi di questa primavera

ita ! gressiv con ag gliosa ade, orgo in linea Rollerbl ne con

in lling, ItalianRo l . entare di pres

MODA

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ComoditĂ e colore sono le regole della stagione mite

azio collabor

LIFESTYLE

118 Gli orologi sportivi

Gli ultimi modelli per praticare attività all’aria aperta "SUJDPMP 'SBODFTDB 4BWPOB 'PUP 4JNPOF .BHVSOP

120 Felpe, giacche e t-shirt I nuovi capi comodi e sportivi X3M10

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122 Accessori moda e hitech

Le ultime novitĂ sul mercato tecnologico e non solo!

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"SUJDPMP 'SBODFTDB 4BWPOB 'PUP "ESJBOP "OESFPMB

sport Xtreme

MOTORI

124 Una vera purosangue Le streetfighters piĂš viste in cittĂ

126 Mercedes Concept Ocean Drive I prototipi delle case automobilistiche

ie tograf e e fo Ripres ia! ar r pe testa con la

STORY

reola, ano And oman Adri ta al vide RW Intervis squadra e di una operator

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128 Yemen Raid NBS[P BQSJMF

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Nel regno di Bilqis



EDITORIALE Xtreme

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IN COVER

Cristi leskinen, sciatrice professionista freeski. Nell 2005 raggiunge la 90° posizione delle 100 donne più sexy, facendo numerose apparizioni sulle copertine americane… Photocredit: © archivio Redbullphotofiles

Anno III - Numero 10 - Bimestrale marzo / aprile 2007 www.xtremestuff.it Direttore editoriale e responsabile Gian Luca Corona gianluca@xtremestuff.it Art Director Grafica e impaginazione Alessandro Cirina alessandro@xtremestuff.it Responsabile di Redazione Patrizia Salaris patrizia@xtremestuff.it Coordinatrice di Redazione Francesca Savona francesca@xtremestuff.it Hanno collaborato Gianandrea Lecco, Dino Bonelli Dc Italia Skate Division, Cometa Fotografie www.snowboard-d-day.com, Richard Walch And Mahler, Cometapress, Spiagames G. Marchesi, RedBull Photofiles, Francesca Urbano Italo Orrù, www.avalanchecup.com Simone Magurno, Adriano Andreola Daniele Robino, Dino Bonelli Mario Perniciano, Marco Sanpaoli Ringraziamo Association Freeride, Sara Croce Spiagames, RedBull, Francesco Gambella Cast Adv & Comunication, Press MBC Italy Alessandro Cerulli, Studio Tuillio Marcati/Fiss IDialoghi SRL, ILLI Italia, Italian Roller League Distributore per l’Italia Società Europea di Edizioni SpA Via G. Negri, 4 - Milano Concessionaria per la pubblicità Today Spa

Via Vittor Pisani 22 – 20124 Milano Tel. 02/89040601 – Fax 02/89040639 DIRETTORE COMMERCIALE Fabrizio Verdolin Fabrizio.verdolin@gruppo2day.it BACK OFFICE Laura Proietti Laura.proietti@gruppo2day.it

Editore Publiteam s.r.l. www.publiteam.com

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Non si restituiscono testi e materiali illustrativi non espressamente richiesti. Riproduzione, anche parziale, vietata senza autorizzazione scritta dell’Editore. L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali involontari errori o inesattezze. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo firma e pertanto ne impegna la responsabilità personale. Le opinioni e più in genere quanto espresso dai singoli autori non comporta responsabilità alcuna per l’Editore. Xtremestuff Magazine è registrato presso il Tribunale di Cagliari al n° 14/05 Codice ISSN 1825-8158

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Editoriale Cari lettori! Avete atteso ben oltre due mesi per sfogliare finalmente l’ultimo numero di Xtreme e ci scusiamo per l’inaspettata pausa che ha rallentato l’uscita del numero 10… Vi accorgerete però che ne valeva la pena! Il numero è ricco di interessanti articoli incentrati per lo più sugli sport invernali, anche se non mancano le sezioni dedicate agli eventi e discipline ‘acquatiche’. Abbiamo voluto dedicare questa edizione alla stagione fredda con servizi sulle manifestazioni di snowboard, sci di fondo, freeski, sci marathon e altri importanti eventi che hanno caratterizzato il panorama sportivo in Italia e in Europa. Perciò tanta neve ma non solo: non abbiamo dimenticato di riservare grande spazio alle vostre avventure personali, sempre molto emozionanti ed originali! Contiamo di continuare con voi lettori questa bella collaborazione, sperando possiate godervi appieno l’edizione numero 10. Non mancano neppure gli articoli su nuove discipline e personaggi: all’interno troverete testi e magnifiche fotografie sullo skicross, recente sport introdotto nel nostro Paese, sui dragon boat e sulla meravigliosa impresa di Roberto Zanda nel deserto. E poi ancora pattinaggio ‘agressive’, windsurf e immersioni: avete l’imbarazzo della scelta! Anche in futuro speriamo di potervi offrire nuovi spunti per farvi divertire all’aria aperta e praticare sport alternativi in linea con la nostra filosofia ‘non convenzionale’. Sempre presenti anche le rubriche dedicate alle novità del mercato motoristico a due e quattro ruote, alla moda e alla tecnologia, per tenervi aggiornati sulle tendenze del momento. Dal prossimo numero inseriremo le vostre avventure che compariranno sul sito di Adventure One: potete perciò segnalarci i vostri progetti e le storie dei vostri viaggi. Non mi resta che auguravi una buona lettura in attesa della prossima uscita di Xtreme… Buon divertimento a tutti! Francesca Savona


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NEWS Xtreme

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Numero 10

Informazione

Le informazioni sono suscettibili di variazione. Eventuali modifiche sono di esclusiva responsabilità delle fonti organizzative dell'evento o manifestazione

Rally d’Italia Sardegna 2007 Dal 17 al 20 maggio Con la Rally Guide 1 comincia la marcia di avvicinamento al Rally d’Italia Sardegna 2007 che si svolgerà dal 17 al 20 maggio 2007. E’ il primo atto nel quale è proposto il percorso dell’edizione 2007: la Rally Guide 1, pubblicata nel mese di dicembre 2006, non ha infatti valore di regolamento, ma è una pubblicazione edita per consentire ai Team, ai Concorrenti e ai Media di preparare adeguatamente la loro partecipazione al round italiano del Campionato del Mondo Rallies della FIA e agli spettatori per avere le prime informazioni sulla gara. Il Regolamento Particolare (17 marzo), la Rally Guide 2, il Road Book, il Media Book e le cartine sono le pubblicazioni che permetteranno fra qualche mese di entrare nei dettagli del Rally d’Italia Sardegna.

Action Bay Kitesurf Expo Contest Dal 6 al 9 aprile, Calabria Organizzata da Action Bay Fabiano kitesurf school si svolgerà in Calabria il primo evento della stagione 2007 dedicato al kitesurf Italiano, l’ACTION BAY KITESURF EXPO CONTEST. Il periodo prescelto saranno le vacanze di Pasqua dal 6 al 9 aprile, per facilitare gli spostamenti e passare 4 giorni all’insegna dello sport e del divertimento. Il luogo dove si svolgerà il contest sarà Lamezia Terme località Marinella (Gizzeria Lido) in provincia di Catanzaro.

Eco-Running 28 aprile al 1° maggio fiera internazionale del birdwatching e del turismo naturalistico L’edizione 2007 della Fiera Internazionale del Birdwatching e del Turismo Naturalistico, in programma dal 28 Aprile al 1° Maggio a Comacchio, nel cuore del Parco del Delta del Po dell’Emilia Romagna, è pronta ad ospitare l’Ecosport, innovazione assoluta all’interno delle discipline di attività psico-motoria. Tra le ultime nate, nel mondo delle attività sportive ecocompatibili, e presente nel programma dell’edizione 2007 della Fiera Internazionale del Birdwatching, l‘Ecorunning. Questa disciplina si svolge su percorsi analoghi alla corsa o su sentieri mountain fitness con la partecipazione di un numero chiuso di escursionisti.

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Informazione

Le informazioni sono suscettibili di variazione. Eventuali modifiche sono di esclusiva responsabilità delle fonti organizzative dell'evento o manifestazione

European Snowboarding Industry Forum Dal 26 al 27 aprile 2007 Chamonix Source, rivista europea di surf/snow/skate sta organizzando il terso forum annuale per le industrie dello snowboard dal 26 al 28 aprile a Chamonix, Francia. Dopo il successo delle passate edizioni in Laax ed Innsbruck, Chamonix è la prossima fermata di questo tour europeo. Facilmente accessibile da tutta Europa, questo meeting offrirà anche la possibilità di farsi un giro nella Vallee Blanche. Quest’anno il Forum continuerà ad essere una piattaforma unica per peremettere ai prinicpali “giocatori chiave” di discutere sul mercato dello snowboard europeo.

Marathon Des Sables 23 marzo- 2 aprile, Marocco La marathon des sables si corre ogni anno in primavera in una successione quasi feroce di dune di sabbia, laghi disseccati e montagne nel deserto sahariano del Marocco,che costituisce l’antichissimo capolinea storico delle carovane del sale provenienti da Timbuctù. Le caratteristiche specifiche della regine delle ultramaratone è la difficoltà di affrontare ogni giorno un percorso fuoristrada di lunghezza variabile dai 25 km della prima tappa alla doppia maratona, prevista di solito nel 6° giorno di gara. La distanza complessiva varia in relazione al tracciato prescelto dagli organizzatori, rivelato solo sul campo di gara, e si aggira tra i 230 ed i 270 km.

Marsala Kite World Festival Dal 29 maggio al 03 giugno, Marsala Si terrà nello spettacolare scenario di Marsala, provincia di Trapani, il festival mondiale del kite. Organizzato da Slide Sport Difusion in collaborazione con la Regione Sicilia, il contest prevede, oltre la gara con un ricco montepremi finale, una serie di manifestazioni collaterali all’insegna del divertimento. Il meeting mondiale avrà come sfondo il Kite Expo, dedicato al settore tecnico, concerti e feste sino a tarda notte. Un’occasione da non perdere per assistere ai migliori gesti atletici di professionisti di tutto il mondo!

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e‌ lla nev one su s r e p 0 700 piedi! ette ai h c c a r con le

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Si svolgerà nel mese di gennaio a Fondo (Trentino) la 34 esima manifestazione della Ciaspolada: uno degli eventi invernali più particolari in Italia! La ‘regina dell’inverno’, come viene notoriamente chiamata, è la gara popolare che riesce ad attirare un altissimo numero di partecipanti: lo spettacolo offerto da più di seimila partecipanti è grandioso!

Ciaspolada Edizione 6 gennaio 2007 La manifestazione più simpatica dell’inverno Trentino si svolgerà sabato 6 gennaio 2007, la gara si gareggerà sul tracciato di circa 7 chilometri da Romeno a Fondo, che abbraccia tutti i comuni dell’Alta Val di Non. Al via come sempre i grandi campioni dello sport italiano ma anche migliaia di semplici appassionati, che vivono la partecipazione alla Ciaspolada come una giornata a contatto della natura, camminando con le racchette da neve come facevano boscaioli e montanari per spostarsi in alta quota. Il successo enorme che riscuote la Ciaspolada è dato, oltre che dal contatto con la natura e dal divertimento che la manifestazione offre, dalla possibilità di conoscere i grandi campioni dello sport. La lista è lunga e di livello altissimo: testimonial 2006 è stata Manuela Di Centa, nel 2005 toccò a Stefano Baldini, medaglia d’oro di Atene

2004 nella maratona. Con i due Campioni è proseguito così il “sogno olimpico” della Ciaspolada. I loro nomi si aggiungono a quello dei campioni dell’atletica Laura Fogli (quattro vittorie personali) e Antonella Bizioli, Totò Antibo, Francesco Panetta, Laura Munerotto, Gelindo Bordin, Andrea Benvenuti, Salvatore Bettiol, del trentino Gianni Demadonna e di Giacomo Leone, vincitore della maratona di New York 1996. Ma anche della bi-olimpionica di mountain bike Paola Pezzo, di Francesco Moser, del canoista Antonio Rossi. Una curiosa sfida lanciata dagli atleti africani: entrambi capaci di sconfiggere il campano Luigi Pastore, Re della gara con cinque vittorie. L’evento è legato alla collaborazione con Aido, presente alla Ciaspolada per sensibilizzare i partecipanti su questo importante aspetto della vita civile.

Cosa è la Ciaspolada? La regina delle manifestazioni invernali è una particolare corsa sulla neve intrapresa con le ciaspole, il nome delle racchette nel dialetto della Val di Non dove si svolge questo divertente evento! Le ciaspole sono usate frequentemente dagli abitanti delle montagne per spostarsi più facilmente da un punto all’altro, grazie alla maggiore superficie che le racchette offrono sulla neve. Grazie all’organizzazione della Podistica Novella di Fondo questa usanza locale è riuscita a vantare oramai un record imbattibile: nella sua storia ha ottenuto, in assoluto, il maggior numero di partecipanti. E’ passata dai 18 concorrenti della prima edizione, disputata a cronometro a causa dell’esiguo numero di ciaspole a disposizione degli organizzatori, agli oltre seimila partecipanti delle ultime edizioni.

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Foto: www.snowboard-d-day.com Articolo: Francesca Savona

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...La prima giornata europea di snowboard, lo ‘snowboard D-Day’, organizzata dall’EuroSIMA, ha aperto la stagione invernale 2006\2007 domenica 17 dicembre in numerose stazioni in tutta Europa! È stata una vera giornata ‘porte aperte’ che aveva come obiettivo quello di offrire al grande pubblico la possibilità si scoprire la cultura dello snowboard. I professionisti e gli amanti di questa disciplina hanno organizzato un insieme di attività: il programma prevedeva corsi di snowboard, test dei prodotti, competizioni, operazioni di sensibilizzazione della protezione dell’ambiente, concerti… Il D-Day quest’ anno ha accolto Mathieu Crepel, primo vincitore del circuito mondiale TTR di snowboard 2006 e Campione del mondo FIS di Half Pipe 2005. Mathieu e l’amico Paul Henri De Le Rue hanno dato appuntamento ai rider de la Mongie, Pirenei, per tentare di battere il record mondiale di ‘handrail’ più lungo: davanti alla massa di pubblico, gli snowboarder hanno dato il meglio per cercare di sorpassare i 39,50 metri del record precedente, scivolando su una barra di accaio montata per l’occasione! Ad alzare la mano vittoriosa è stato Paul Henri, medaglia d’oro di boardercross ai Giochi Olimpici di Atene, con la misura record di 46,50 metri!

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Day D d r a wbo o n S e Th

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Una passione per tutti! Dove Festeggiare il D-Day? Più di 10 Paesi hanno risposto all’appello, quasi 50 stazioni sono state implicate, una moltitudine di club, rider da tutta Europa (ma anche dal Gappone!), hanno festeggiato la prima edizione ‘Snowboard D-Day’! Ecco tutti gli spot dove si è potuto celebrare l’evento: Austria Schladming, Russbach Bergbahnen, Zauberg Semmering. Repubblica Ceca Spindleruv Mlyn Francia Avoriaz, Les 7 Laux, Méribel, Chamonix, Chamrousse, La Clusaz, La Colmiane, Puy Saint Vincent, Serre Chevalier,

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l’Alpe d’Huez, Les Angles, Barège - La Mongie, Saint Lary, Cauterêts. Ungheria Sopron Italia Monte Bondone, Monte Livata, Prato Nevoso, Chiesa Val Malenco. Norvegia Varingskollen Spagnia Cerler Svizzera Nendaz - 4 Vallées, Villars Gryon Slovacchia Nove Zamky.

I diversi attori del mondo della tavola, il grande pubblico, bambini, federazioni, stazioni sciistiche, club, negozi, associazioni e marchi famosi si sono riuniti per rendere omaggio alla cultura dello snowboard. È stata una grande festa contagiosa, a prescindere dall’età dei partecipanti e dal livello della pratica. La passione per la tavola è stata il collante per il grande, pacifico sbarco di migliaia di rider in tutta Europa. Una festa in ‘freestyle’ che ha reso questa giornata indimenticabile ed inedita!


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Il programma grazie alla motivazione e al dinamismo della comunità dello snowboard in Europa si è riusciti ad organizzare un ricco ventaglio di attività. Una di queste è stata offrire ‘l’iniziazione’ gratuita al grande pubblico, testando i nuovi materiali da neve 2006\07. Le stazioni e i team hanno offerto numerosi contest aperti al pubblico, ai piedi delle piste erano presenti postazioni e chalet dove bere l’aperitivo o mangiare un boccone tra una discesa e l’altra, i dj hanno accompagnato le performance dei rider con concerti durati sino a notte fonda. E se il vostro piano finanziario non corrispondeva alla vostra motivazione, si poteva scegliere una delle tante stazioni che hanno applicato sconti e tariffe promozionali sul vitto e alloggio. L’organizzazione ha previsto anche lo sviluppo dell’informazione in materia di rischi in montagna e rispetto dell’ambiente: temi oramai fondamentali per tutti gli amanti della neve. Il ricco programma ha visto ancora l’esposizione di foto e di tavole personalizzate, seguendo il filo logico secondo cui un rider è generalmente qualcuno che ha coscienza e rispetto della bellezza di madre natura.

ropa wboard in eu o n s o ll e d o t il merca 63000 tavole, 4 s, er d ri i d i 6 milion 00 arponi e 4850 sc i d ia a p 0 0 0 527 pa venduti in Euro i t a st o n so i attacch . La ne 2005/2006 io g a st la e t n dura di re venditrice o li ig m la è a Svizzer onne e owboard: le d sn a d le ia er t ma ella tano il 30% d n se re p p ra i in a i bamb de rappresent ri ee fr Il . le a b vendita glo style globale, il free o t a c er m el d il 49% %. country il 5,9 k c a b il e % ,7 37

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Articolo: Gianandrea Lecco Foto: Richard Walch e And Mettler

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Il difficile percorso di gara Come arrivare L’Engadina si raggiunge dall’Italia, utilizzando l’automobile, percorrendo la mitica strada del Passo del Bernina (2323 metri s.l.m.), che porta da Tirano, attraverso una spettacolare strada alpina, a Samedan, nei pressi della celeberrima Sankt Moritz. Il passo è conosciuto come uno dei più belli di tutte le Alpi ed offre punti panoramici spettacolari sul gruppo del Bernina. Altro punto d’accesso è da Chiavenna, in Valtellina, attraverso la strada del passo Maloja (1815 metri s.l.m.), anche qui l’itinerario è veramente gradevole e la strada punteggiata da belle vedute. Il territorio è conosciuto per le bellezze naturalistiche e per le numerose possibilità di praticare sport outdoor come trekking, sci, arrampicata.

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Per le caratteristiche morfologiche e tecniche della parte nord del Corvatch, in Svizzera, è considerata una delle più impegnative gare di Freeride del circuito mondiale. Inoltre, tenendosi sempre all’inizio di Gennaio, le condizioni di poco innevamento complicano ulteriormente la vita agli atleti, obbligati a districarsi in un labirinto di rocce con cliff da oltre dieci metri. Cyril Neri, vincitore del Verbier Xtreme 2006, non ha resistito ad avvicinare la discesa e valutarne la fattibilità. Ma per quest’anno la sicurezza degli atleti era troppo critica. Fino all’ultimo minuto l’organizzazione ha tentato di mantenere valida anche questa prova ma alla fine Christian Mueller, responsabile dell’evento ha dichiarato annullata al tappa di Freeride. Uno scelta doverosa accettata da tutti gli atleti invitati da ogni angolo del mondo. Nonostante la scarsità di neve che ha compromesso la prova di Freeride, la quinta edizione dello Stimorol Engadin Snow by Columbia ha regalato comunque grande spettacolo.


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Grandi salti... ...spettacolo assicurato! Reto kestenholz, svizzero categoria snowboard, e Nico Zacek, tedesco categoria freeski, vincono l’incredibile prova di Freestyle con un Big Air seguito da un Wall Ride alto 7 metri. Le giornate primaverili che da un lato stanno mettendo in ginocchio le montagne di tutta Europa, regalano condizioni senza precedenti in una gara di Freestyle di gennaio. Il livello degli atleti è altissimo e nessuno si risparmia davanti al pubblico e ai fotografi. In un incalzare di rotazioni e grab i riders chiudono 720 Mute Nose, Back side 720 Kelly Air e Cab 900 come fossero un gioco da principianti. Ma Reto è riuscito ad impressionare e convincere la giuria internazionale di essere il migliore grazie all’ampiezza e alla morbidezza dei suoi atterraggi. Si piazza, per il secondo anno consecutivo nella categoria snowboard, primo di fronte a Michi Stanschitz, austriaco, e Lukas Blaser, svizzero, rispettivamente secondo e terzo. Nella categoria sci il migliore è stato Nico Zacek, tedesco. Grazie ad una concatenata sequenza di salti impressionanti ha avuto la meglio su Patrick Hollaus, austriaco, e Paddy Graham, inglese, rispettivamente secondo e terzo. Non rimane altre che attendere che arrivi la neve e la prossima edizione dello Stimorol Engadin Snow by Columbia.

Il territorio

penda valle di u st a n u è a in ni L’Engad one dei Prigio t n a c el n a n g lli monta ra le tante va t a n u È . a er z ga in Sviz uropa ed è lun ’E d e lt a iù p e e la abitat sua terra nasc a ll a D . ri et m e 80 kilo corso del fium er p el d e rt a p arti prima volta in due p a su a e id iv d assa Inn e si loro (Alta e B ra t e t in t is d molto lla o separate da n so e h c ), a in il Engad o). Ammirevole lt a e t n o (p a t ove Punt’O nella natura d so er m im io g paesag mi che la vita e profu re ra o p a ss a poter ontagna. sprigiona la m

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Articolo e Foto: Dino Bonelli

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Una gita di freeride a Prato Nevoso Una giornata sulla neve fresca con un gruppo di amici ...In un giorno qualunque, di un anno qualunque, in un posto non troppo lontano, un paio di amici scoprono di avere la comune passione oltre che per lo snowboard e quindi per la massima espressione dello stesso, vale

a dire la neve fresca, anche un piccolo virus di avventura e fatica che li porta singolarmente ad allontanarsi dagli itinerari normalmente battuti dalla massa per cercare pendii e canalini ancora vergini...

Gli spot di Prato Nevoso Nello specifico, Prato Nevoso è uno di quei posti dove il freeride, quello vero da neve in faccia e polveroni bianchi che si alzano ad ogni curva, è alla portata di tutti, ben servito da impianti di risalita e piccoli traversi facili da individuare. Poi, come in ogni luogo che si rispetti, anche a Prato Nevoso ci sono i secret spot, remoti anfratti difficili da scovare, immensi panettoni scomodi da risalire o ripidi canalini invisibili ai più. Ma di questi posti non vi posso parlare, altrimenti non sarebbero più secret spot. Prato Nevoso è una bellissima palestra del freeride, e grazie ad uno snowpark di bella fattezza e innata centralità, è il posto da cui partire sia tecnicamente che praticamente per avviarsi ad un qualcosa di più. Con i suoi gruppetti di locals è anche la base ideale per raccontare una storiella come questa, una favola senza eroi, un racconto normale di gente normale con il solo comune del divertimento da consumarsi in una grandiosa giornata di powder.

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Le scie sulla neve Curve lunghe infilate in una farinosissima e leggerissima polvere bianca, col corpo totalmente avvolto da un vortice che ti lascia solo per quell’istante in cui la curva si interrompe dolce e lascia il posto all’equivalente successiva. Curve corte e ben ritmate per trattenere una velocità altrimenti folle tra gli arbusti di una vegetazione cresciuta disordinata e selvaggia. Curve dolci per non far troppo male ad un manto immacolato che ti ospita nella sua infinita grandezza. Curve artistiche di un ricamo fine, di un intaglio leggero, di un disegno maniacale. Curve, curve, e ancora curve, ma poi anche lunghi drittoni

da pelle d’oca, linee rette che si perdono verso valle, traiettorie miste alla ricerca del nuovo in un’area ancora vagamente ricoperta di una ventata d’ignoto. Il gruppo si muove silenzioso e leggero come a non voler disturbare il rumoroso mondo di scivolatori con cui condivide le momentanee risalite con mezzi meccanici. Si forma un gruppo di amici che non ha mai la stessa sostanza, un gruppo che alterna nomi e cognomi e che distribuisce soprannomi, talvolta dettati da gesti involontari o abitudini secolari, soprannomi buffi che specchiano le caricature delle simpatiche vittime temporali. Un gruppo che cambia colore ma che mantiene il calore, quello vero creato dalla passione, la passione per un asse che corre, la passione per un

prato candido e incontaminato, la passione per il bianco puro, quello infinito e candido che solo Madre Natura sa creare. Questa è una storia come tante scritte ogni giorno su tutto l’arco alpino, in tutta Europa, in tutto il mondo. Una storia che a qualcuno può anche sapere di nulla, ma cha ad altri provoca voglia di andare, andare si ma dove? A volte basta guardarsi attorno e si scopre che l’Alaska l’abbiamo proprio sotto casa, o nei paraggi, e se non si osa andarla a cercare da soli, basta tenere gli occhi aperti e le orecchie ben dritte nei giorni post nevicate, e si scopriranno gruppetti taciturni che sgattaiolando silenziosi si perdono nell’infinito del quadro bianco alla ricerca di una nuova tela da ricamare.

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e m a e T oard b w o DC Sn Team d r a owbo n S t s 06.07 Prote eam 20 t board o snow u s l i nta y prese DC Ital

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Articolo: DC Italy Skate Division

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Alvaro Dalfarra

Kinder

Ad un’eccellente selezione di atleti veterani, dediti a produzioni video, foto sessions o altri tipi di snowboard projects, viene affiancato un bel gruppo di giovani riders che rappresenteranno l’immagine DC nei principali appuntamenti ed eventi nazionali. I veterani del gruppo sono fra i riders più rispettati nella scena italiana, noti ai più grazie alle innumerevoli apparizioni su riviste, nei video o per i loro snowpark. Gli ‘adulti’ del team sono: Davide Lantermoz , classe ‘76 con le sue innumerevoli copertine e le ottime video parti nelle produzioni MySelf della Cold Focus, Year One di Snowbox e Locals di Block10. Samy Bakar (79) campione italiano half pipe 2005, da anni impegnato nello sviluppo del park di Livigno e nel team di sviluppo degli attacchi Union. Ivo Letey (71), rider storico della scena italiana con tanti podi in occasione dei city events

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Ivo Letey

e fra i fondatori dell’Indian Park di Cervinia. Il settore ‘nuove leve’ può contare su Matteo Zappaterra, classe 1985: un esperto di jibbing che tutti gli anni si spara un viaggio in America per progredire ancora di più. Fin dalla prima volta che lo abbiamo visto era evidente la sua predilezione per i rail ma non scherza affatto neppure in jump come potete vedere da questa sequenza. Stefano “Kinder” Carini , coetaneo di Zappa, ha esordito nella scena recentemente ma l’impegno e le trasferte in America hanno dato i loro frutti: quest’anno ha già ottenuto una video parte nell’ultimo Zombie Video “Some Splash”. Andrea “Gator” Craveri (‘84) è un vero e proprio maniaco dei rail e lo troverete tutto l’inverno presso il centro test DC di Bardonecchia. Marco Cavallo (80) ed i rookie Frei Hannes (84), Lorenzo Buzzoni (88) e Austin Wells Volpi (88) sono i

Gator

talenti del presente e del futuro su cui punta California Sport. Marco torna in azione dopo un anno di infortunio. Lorenzo è un atleta della nazionale freestyle e vincitore del Pro Jump Contest a Skipass06, Frei è tra i nuovi talenti dell’Alto Adige mentre Austin è un italo americano arrivato in Italia da un paio di anni che spacca in skate ed in snow: un jibber davvero eccellente che si è già messo in evidenza durante i contest di Modena Skipass 06 e siamo curiosi di vedere quali altri risultati porterà a casa durante questo inverno. Per chiudere il cerchio DC ha previsto nel suo team anche 2 freerider veterani, locals delle montagne abruzzesi: Fabio Ventriglia e Gasparri Giuseppe detto “Orzo”. Ricordiamo a questo proposito lo Snowboard Planet Freeride Camp organizzato proprio da Fabio, unico appuntamento didattico italiano per gli appassionati di fuoripista.


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Premiazione Pro Jump Contest a Skipass06

Buzzoni Lorenzo

Buzzoni Lorenzo

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Samy Bakar

Protest Snowboard Team 06.07 Samy Bakar

Oltre la squadra sopra citata, si farà vedere in giro per l’Italia durante l’inverno 2006\07 anche il Team Protest Boardwear. Protest ha messo insieme un bel gruppo di riders per farsi rappresentare nei principali appuntamenti nazionali, in diverse foto session ed in produzioni video che verranno realizzate nei prossimi mesi. Capeggia il team un veterano: Alvaro dal Farra, classe 75, sicuramente uno degli atleti più rispettati della scena italiana. Fra le sue credenziali ne ricordiamo una su tutte: frestyler of the year nel 2005. Altro veterano della comitiva è il già menzionato campione italiano di half pipe in carica Samy Bakar, che oltre all’impegno con il DC Snowboard Team dovrà difendere il titolo a Monte Bondone il 25 febbraio 07…fino ad allora potrà dedicarsi all’altra sua passione per la quale è finito spesso sulle riviste: i rail. Per info: www.californiasport.it interviste, foto e video.

Stefano Carin

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livigno si colora di bianco: sci di fondo Sgambeda La granfondo sulla neve che da anni apre la

Foto: Cometapress Articolo: Francesca Savona e Cometapress

stagione agonistica per gli amatori degli sci stretti. 1500 fondisti attesi al via della gara che per il secondo anno consecutivo propone a fianco del classico tracciato marathon di 42 chilometri, anche un percorso ridotto di 22.5 chilometri inserito per coloro che a metà dicembre non hanno ancora l’allenamento per completare la gara madre. Dal 2003 la gara di Livigno è infatti la prova di apertura della FIS Marathon Cup, in altre parole la Coppa del Mondo delle granfondo. Saranno al via i migliori interpreti della disciplina, prima fra tutti Marco Cattaneo

di Caronno Pertusella e la trentina Cristina Paluselli che indosseranno il pettorale rosso dopo aver vinto il circuito mondiale lo scorso inverno. I due azzurri se la dovranno vedere contro i soliti scandinavi o contro altri specialisti delle lunghe distanze che anno dopo anno stanno crescendo sempre più. Ma la Sgambeda non fa solo parte della FIS Marathon Cup perché da oltre dieci anni è la prima prova dell’Italian Ranking promosso dalla testata SciFondo e da alcune stagioni è entrata a far parte del Gran-

fondo Mastertour, circuiti che racchiudono le più importanti granfondo nordiche. Ultimo, ma non certo per importanza, la Sgambeda è la prova finale dell’Open Air iniziato con la Pedaleda del 2 luglio e proseguita con la Stralivigno del 6 agosto. Attenta e precisa come sempre l’organizzazione che prevede il giorno della gara ben 10 punti di assistenza tecnica, otto postazioni per soccorso medico, cinque punti rilievo del tempo (a cura di Datasport) e la bellezza di 12 ristori.

Davanti a 1.200 appassionati si schiereranno tre medaglie d’oro olimpiche. La prima è quella vinta da Fulvio Valbusa che si trova a Livigno da quattro giorni per rifinire la preparazione in vista del Tour de Ski: l’obiettivo del fondista di Bosco Chiesanuova è di testare la condizione sul percorso di 22,5 chilometri. La seconda medaglia d’oro via della gara valtellinese è quella di Bjoern Lind campione olimpico della sprint a Torino 2006 e specialista delle prove veloci che correrà a fianco di Daniel Tynell, vincitore della Vasaloppet del 2002, e di Peter Larsson. Tra le stelle di questa edizione, brilla quella di Gabriella Paruzzi, olimpionica di Salt Lake City che dopo aver dato l’addio alle gare di Coppa del Mondo ha deciso di cimentarsi nella FIS Marathon Cup, di cui la Sgambeda è la prova di apertura. Con lei ci sarà Lara Peyrot che vanta due vittorie consecutive alla Sgambeda (2003 e 2004).

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La vittoria alla Svezia Sotto lo striscione d’arrivo nel centro fondo di Livigno il primo a tagliare il traguardo è stato Jerry Ahrlin, 28enne svedese di Ostersund che, nonostante prediliga la tecnica classica allo skating, è stato l’assoluto dominatore della granfondo a tecnica libera. Dopo il primo dei due giri da 20 chilometri circa, Ahrlin ha attuato una tattica ad elastico fatta di continui attacchi, volti a sfiancare gli avversari e a fare selezione tra i fuggitivi. Alle sue spalle uno splendido Marco Fiorentini e terzo posto per Biagio Di Santo. Problemi di sci e di ritardo di condizione per Fulvio Valbusa, che ha preferito fermarsi al traguardo intermedio dei 22,5 chilometri, mentre l’altro oro olimpico

annunciato, Bjoern Lind, non si è presentato al via. Il varesino Marco Cattaneo che ha corso con il pettorale rosso in quanto vincitore della passata FIS Marathon Cup, ha chiuso al nono posto, ma la stagione della Coppa del Mondo delle granfondo è ancora lunga e ci sarà tempo per recuperare punti preziosi. Dopo le vittorie del 2003 e 2004 la piemontese Lara Peyrot aggiunge anche quella del 2006, conquistata con una gara magistrale dominata dall’inizio alla fine, nonostante una condizione di neve che ha rallentato l’intera corsa. Gabriella Paruzzi, entrata nella nazionale di lunghe distanze, si è ritirata dopo circa un giro e i primi punti di Coppa li raccoglierà il 14 gennaio prossimo in Cekia con la 50 chilometri della Jizerska Padesatka: una gara in tecnica classica, la stessa tecnica con la quale vinse l’oro a Salt Lake City nel 2002.

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Articolo: Sara Croce Foto: Spiagames.com

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4 Gennaio 2007, la cittadina valtellinese di Bormio, una delle stazioni invernali più rinomate in Italia per le numerose piste da sci e le sue acque termali, si ritrova ad ospitare la Notte del Dragone. Snowboarders, skiers e FMXers riuniti, fianco a fianco, per dedicare un intera giornata al freestyle.

"campo di gara" Lo Skystadium... …all’arrivo della pista Stelvio, rinomata per le gare di Coppa del Mondo di Discesa Libera, è stato costruito un Big Jump di 15 metri. Già dalle 11 della mattina i “big” del brivido hanno cominciato a riscaldarsi sfoggiando innumerevoli trick e il pubblico, già dalle prime ore, ha iniziato ad affollarsi sugli spalti. Venti skiers in totale e altrettanti snowboarders si sono sfidati nelle qualifiche. Tre le motoslitte che incessantemente hanno trainato gli atleti alla partenza della rincorsa, un maxischermo per permettere al pubblico di seguire le gesta eroiche di questi temerari acrobati della neve. Valentini, Vanoli, Barbieri per lo snow e Kondrak, Premstaller, Lenatti e Shenk per lo ski hanno scalato la classifica conquistandosi il diritto di sfidare in serata, sotto i riflettori, gli atleti più forti. Un tifo da stadio si è pian piano raccolto intorno al grande salto dove prendevano forma le rocambolesche evoluzioni degli atleti e degli intrepidi ragazzi del Daboot Team, cavalieri che in sella alle loro moto da cross estasiavano, durante gli intervalli, il pubblico con rotazioni e voli mozzafiato. Una rampa ripidissima lanciava a tutta velocità le moto. Potenza estrema che allo stacco spingeva questi ragazzi sempre più in alto, in un volo di più di 20 metri. Nessuno si è risparmiato, tutti sono riusciti a dare il massimo caricati dall’atmosfera delle grandi occasioni che si era creata allo Skistadium.

Atleti, musica e non solo… Tra gli skiers si è aggiudicato il primo posto all’unanimità Tobias Vinatzer (Team Mouvement) con un incredibile 1080 Tail Grab Cork. Di seguito Marco Eydallin (Team Head) e Moritz Gruber (Team Salomon_Salice), vincitore a Modena di Absolute Skiers. Tra gli snowboarders, si è aggiudicato il gradino più alto del podio Filippo Crudeli, che si sta dimostrando molto in forma in quest’inizio di stagione. Secondo Stefano Munari seguito da Simon Gruber. Gli atleti sono riusciti a dare il meglio e il pubblico era incredibilmente superiore alla norma (circa 2500 persone). Un ringraziameto agli sponsor Salomon, Salice, Tiger Beer e Lipton. Una nota di merito alla località di Bormio che ha saputo offrire la massima ospitalità e a Pasquale Canclini, responsabile degli impianti, che ha fornito totale supporto a Spiagames, l’agenzia organizzatrice della manifestazione. A premiazione conclusa cena offerta per tutti gli atleti al pub Sunrise per festeggiare insieme fino all’alba! Durante la serata tra tutte le ragazze presenti è stata eletta la modella girland che poserà per un servizio fotografico sulla rivista Girland, Girle Action Magazine di Marzo 2007. Una conclusione allietante decisamente azzeccata….

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URE T N E V D RTS A O P S N NISSA

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Articolo: Francesca Savona Foto: Association Freeride

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Gli organizzatori del O’Neill Xtreme by Powerade – Verbier 07 hanno presentato il primo Tour Europeo Freeride con la partecipazione di Nissan. Il tour offre la possibilità di vincere una delle 14 posizioni del Verbier Xtreme: tra le montagne dell’Austria e della Francia l’organizzazione andrà in giro per scoprire i 14 talentuosi riders. Con due qualificazioni che avranno luogo a Schruns e Flaine, 7 sciatori e 7 snowboarders si qualificheranno per la famosa competizione.

O’Neill Freeride Quest Powered by Nissan Schruns-Tschagguns, Austria, 19-21 gennaio 2007 54 esordienti si sono incontrati per la prima qualificazione nel resort austriaco di Schruns-Tschagguns. Alcuni riders sono stati giudicati direttamente sugli spot di gara, valutati in base alle prestazioni e alla spinta psicologica durante le discese in gruppo organizzate la mattina. Nel pomeriggio, una vera e propria competizione ha definito i migliori 28 riders che si sono così qualificati per il secondo evento del Tour: il Freeride Quest di Flaine. O’Neill Freeride Quest Powered by Nissan Flaine, France 8-10 febbraio 2007 Oltre il 28 debuttanti selezionati a Schruns, la tappa di Flaine accoglierà 22 riders professionisti che hanno già partecipato al Verbier Xtreme. I 28 esperti dovranno difendere la loro poltrona di fronte ai nuovi arrivati determinati a prendere parte all’ultima parte del Tour: la prestigiosa Verbier Xtreme. Questa eccezionale competizione avrà luogo nel resort Grand Massif dall’ 8 al 10 febbraio 2007. O’Neill Xtreme by Powerade Verbier, Switzerland 23-25 marzo 2007 I migliori 5 sciatori e snowboarder, così come le migliori 2 donne delle stesse discipline, saranno invitati a prendere parte per il 12° O’Neill Xtreme by Powerade in Verbier dal 23 al 25 marzo 07. Qua incontreranno i primi 6 atleti della scorsa edizione invitati direttamente ala manifestazione di quest’anno. Questa elite di freeriders cercherà di intaccare il mitico versante nord del Bec des Rosses, 3222 m d’incontaminata neve fresca. Il pubblico è naturalmente invitato a raggiungere gli atleti nella stupenda arena naturale delle Alpi a Col des Gentianes di Verbier.

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Solo i migliori Considerata la natura estrema ed ostica dell’evento, solo i migliori atleti saranno selezionati per la partecipazione all’evento. Dovranno essere al massimo della forma fisica ed avere un’esperienza comprovata nel freeride ad alto livello. Una settimana prima della gara i riders conosceranno lo spot e si confronteranno dinnanzi al maestoso versante nord del Bec de Rosses. Equipaggiati con binocoli, dovranno scegliere la loro linea di gara che includerà couloirs ripidissimi, difficoltà tecniche, ostacoli e salti delle scogliere. Il giorno della gara si incontreranno alla partenza ed uno alla volta affronteranno le insidie della montagna per qualificarsi al podio. Massima pendenza, condizione estrema della neve, difficoltà del terreno, ostacoli, salti, controllo, cadute, stile, abilità tecnica, energia e l’ammaliante bellezza del massiccio saranno gli elementi da tenere in conto per questa gara all’apice del non convenzionale.

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Il Bec des Rosses: 3222 metri di infinita potenza <<Ogni anno gli atleti scoprono che il Bec de Rosses è un campo da gioco le cui potenzialità son ben lontane dall’essere completamente sfruttate>>, Nicolas HaleWoods, organizzatore del O’Neill Xtreme by Swatch. Il massiccio presenta gradi di inclinazione tra i 45\55: pendii verticali, stretti passaggi, scogliere affioranti e manto nevoso variabile richiedono ai riders una concentrazione e attenzione immensa. La scelta di questo imponente gigante di ghiaccio è stata fatta proprio per la versatilità e le condizioni estreme che un versante del genere può proporre: la mente degli organizzatori ha tenuto conto sia dell’infinto drop verticale di 500 metri sia dell’affascinante bellezza del rilievo. Un centinaio di giornalisti e circa 80 volontari dell’organizzazione potranno godere di questo magnifico spettacolo sportivo e naturalistico.


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Articolo: Sara Croce Foto: G. Marchesi -www.spiagames.com

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Il parco contest

Domenica 29 Ottobre

Diverse strutture disposte nel parco esterno della fiera davano spazio alle evoluzioni dei temerari riders che si sono susseguiti riempiendo le giornate con incredibili show. Per la prima volta quest’anno, accanto alle più canoniche discipline freestyle, come Snowboard, Motocross, Bmx e Skateboard, è stato dedicato ampio spazio anche allo Ski Freestyle, disciplina in forte ascesa sulle piste da sci e negli snowpark. ABSOLUTE SKIER quindi a dare spettacolo domenica, con il jump contest, mentre lunedì tutti gli atleti si sono sfidati sui rail.

Un unico big jump, una struttura imponente che dominava sulla Fiera, dal quale i riders si sono lanciati in picchiata, su un manto di neve primaverile, proiettati verso le stelle, per volare in alto mostrando trick da capogiro. Due le run di qualifica per sfoggiare i migliori trick, perché solo i tre più stilosi potevano passare la selezione per poter continuare a gareggiare nelle finali, contro i migliori riders presenti sulla scena Italiana. Tanti i ragazzi arrivati da tutta Italia ed Europa, giunti per partecipare a questo evento testimoniando che sempre più ragazzi si stanno dedicando allo sci freestyle, discipli-

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na spettacolare e accattivante che offre la possibilità di assaporare l’ebbrezza del volo. Tra di loro spiccavano i giovanissimi Lukas Rainer (TEAM SALICE-SALOMON ITA) di soli 13 anni, che si è battuto con onore contro avversari con molti più anni di esperienza sulle spalle, e Thomas Krief (TEAM SALOMON FRA) che a 14 anni è già presente sulla scena internazionale! Dopo averci regalato grandi emozioni si sono aggiudicati il posto in finale Andreas Kondrak (TEAM SALICE-SALOMON ITA), il francese Laurent Thevenet (TEAM SALOMON FRA) e l’altoatesino Moritz Gruber. Due le run finali, dove sarà il miglior trick a regalare la vittoria al suo realizzatore, a chi, con balistica precisione, riuscirà a centrare


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il punto di incontro tra stile e tecnica. Ad ogni giro la qualità dei numeri si è fatta sempre più interessante: rotazioni e grab che combinati in modo personale da ogni atleta, hanno reso lo spettacolo sempre più avvincente. Il numerosissimo pubblico è rimasto senza fiato, non è poi così comune vedere sfilare uno dietro l’altro skier di così alto livello. I più sentiti complimenti a Mortiz Gruber che dalle qualifiche è riuscito a stupire tutti conquistando la vittoria, lasciandosi alle spalle i due francesi del Team Salomon Laurent Thevenet e Aurelien Fornier rispettivamente secondo e terzo. Festa grande durante la notte a “La Crepa”, dove la maggior parte degli atleti presenti in fiera per partecipare ai diversi contest si è riunita al Party Salomon & Bonfire.

Lunedì 30 Ottobre Tutti pronti per una seconda giornata di spettacolo freestyle, ma questa volta gli impavidi atleti sono rimasti con “i piedi per terra” per confrontarsi in un rail contest altrettanto eccezionale. Tre linee di rail potevano essere scelte per essere slidate dagli atleti che, ancora affamati di vittoria, non si sono risparmiati nello sfoggiare numeri mozzafiato. Di nuovo qualifiche e subito dopo le finali. A dir poco estasiato il pubblico nel vedere lo

stile e la naturalezza con cui il piccolo Krief attaccava i rail. Gli avversari hanno provato a fare altrettanto, ma senza riuscire a battere le sue incredibili combo. Subito alle sue spalle Matthias Fabbro e Thibault Fornier. Un podio tutto Salomon insomma, che è stata premiata per aver creduto in questa disciplina, investendo maggiormente nello studio dei materiali più indicati per i propri atleti. Grande festa quindi e un ringraziamento particolare a tutti gli atleti, agli sponsor Salice e Salomon che hanno permesso a Spiagames di organizzare questo evento per skipass.

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Articolo: Francesca Savona Foto: www.spiagames.com

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La prima tappa della nuova disciplina olimpica, lo skicross, svolta a Madesimo

La gara Finalmente cielo terso, sole, un po’ di vento e piste perfettamente innevate! Giovani dagli 8 ai 15 anni hanno affrontato per il terzo anno consecutivo un tracciato totalmente diverso dal solito slalom gigante. La pista mette a dura prova le capacità coordinative di ogni piccolo atleta, ma l’ingrediente segreto è la creatività: il fatto che i partecipanti debbano riuscire, per conquistarsi il titolo, a mettere sul campo da gioco tutte le loro astuzie e capacità interpretative è ciò che trasforma una gara di skicross in un grande spettacolo capace di trasmettere autentiche emozioni. La competizione si è svolta il 5 gennaio: durante la mattinata si sono svolte le prove e le qualifiche a tempo per definire tra i 60 piccoli gladiatori i migliori, che nel pomeriggio, si sono sfidati in batterie da 4. Così già al cancelletto di partenza ci si trova affiancati ai propri diretti avversari e alla sua apertura ognuno deve scattare il prima possibile e liberare la mente per lasciar scivolare i propri sci e i propri pensieri. I ragazzi fendono l’aria, al massimo della velocità per entrare nelle paraboliche e sfruttare la forza centrifuga che li schiaccia in uscita di curva. Salti spettacolari, una serie di gobbe ed infine il traguardo.

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Piccoli lottatori crescono Ad interpretare al meglio questa prova per lo skicross categoria Gladiatori (11-15 anni) è stato Giordano Ronci, che ha fatto il miglior tempo di qualifica e ha battuto tutti anche nelle fasi finali a batterie. Secondo Alex Molinari e terza Checuz Martina, che nonostante si sia ritrovata a combattere contro i ragazzi non si è lasciata intimorire. Della categoria dei Centurioni (7-10 anni) il più veloce è stato Ettore Nicoletti, davanti a Matteo Ielpo e Andrea Noiseda. Una giornata speciale che vedrà il suo prossimo appuntamento sulle piste di Bormio per il 31 Marzo in contemporanea con i Campionati Italiani Assoluti di Skicross.

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Lo Skicross farà parte delle discipline Olimpiche 2010 Sarà a Vancouver nel 2010 che vedremo per la prima volta gli atleti dello skicross gareggiare ad un evento di grande rilevanza come le Olimpiadi. I ragazzi della squadra italiana avranno la possibilità di battersi davanti ad un pubblico incredibilmente numeroso e di portare questa affascinante disciplina nelle case di molti Italiani. È grazie a Spiagames che nel 1999 lo skicross è approdato in Italia ed ora sempre più atleti lasciano le tradizionali gare di Slalom per dedicarsi a questo sport.


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Cosa è lo skicross In una competizione di skicross sono molte le difficoltà ed i rischi da superare durante la discesa: salti, paraboliche, whoops. Un percorso pari a quello delle moto da cross riprodotto sulla neve: quattro atleti si lanciano uno accanto all’altro, lottano gomito a gomito per conquistare la testa del gruppo e solo il più temerario, solo chi riesce a sfogare la propria indole guerriera, mantenendosi in perfetto equilibrio tra istinto e razionalità, può ottenere la vittoria. Una disciplina in perfetto accordo con lo spirito race e freestyle: un modo del tutto innovativo ed affascinante di affrontare una discesa.

Scheda località A pochi chilometri dalla frontiera svizzera ed a soli 140 chilometri da Milano, in una conca ricca di conifere, nasce Madesimo, importante ed attrezzata località dell’alta Valle Spluga. Il comprensorio di Madesimo, che fa parte della skiarea Valchiavenna, dispone di 50 chilometri di piste per lo sci alpino e di 25 chilometri di tracciati per lo sci di fondo, il tutto distribuito tra Madesimo, Campodolcino, Motta e Montespluga. Gli impianti della zona, moderni e veloci, servono piste adatte ad ogni sciatore; tra queste il famoso Canalone che collega il Pizzo Groppera al Pian dei Larici, definito dallo scrittore Dino Buzzati: “ la più bella pista delle Alpi”.

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Articolo: Francesca Savona Foto: Red Bull Photofiles

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La "splendida" sulla neve Perché oltre ad essere una fuoriclasse sugli sci è anche una meravigliosa ragazza. Molti dicono che sia la perfetta fusione estetica tra Claudia Schiffer e Anna Kuornikova. Ma la vera sorpresa è la facilità e la capacità con la quale Kristi affronta salti e ostacoli sul manto bianco. Come sia diventata una delle migliori freeskier del mondo resta ancora un mistero: cresciuta in una cittadina dove le montagne sono poco più che lievi colline, se nel 1999 le avessero chiesto quale sarebbe stato il suo futuro avrebbe sicuramente risposto il wakeboarding! Lo stesso anno vince i ‘wakeboarding nationals’, ma a 19 anni partecipa agli US Open di Freeski a Vail. Al tempo non c’erano ragazze partecipanti al big air slopestyle, perciò Kristi si registra alla gara lottando contro i ragazzi. Non vince la competizione ma tutti si accorgono della naturale capacità di questa giovane bionda sugli sci; il primo a notare la fuoriclasse è Jonny Moesely. I due diventano amici dopo la gara che li ha visti fronteggiarsi e lui la incoraggia a seguire il nuovo trend emergente del freeski. Kristi abbandona la tavola per scivolare sull’acqua per dedicarsi completamente alla neve: a distanza di pochi anni, dal giorno di quella fatidica scelta, lei vince medaglie agli X Games, Gravity Games e Campionato Freeskiing. Attualmente è considerata la ragazza che ha lanciato la rivoluzione del freeski.

Intervista A quanti anni hai iniziato a sciare? Circa venti. Wow, non sembra sia passato così tanto tempo! Ho iniziato sulle piste mogul perché mi piaceva saltare. All’epoca nessuna ragazza riusciva a fare il 360°, mi allenavo con i ragazzi: questo mi ha aiutato a diventare più ‘aggressiva’ e smaliziata perché mi spingevano a giocare duro A che età hai iniziato a competere? Avevo circa sedici anni e ho iniziato a livello nazionale. Mi è piaciuto subito: sono sempre stata una persona competitiva, giocavo a calcio, basket e wakeboard… Come hai deciso di dedicarti agli sci? Ho incontrato il mio idolo che mi ha spinto a continuare su questa strada lavorando duramente per ottenere risultati. Nel mentre, nel mondo dello sci c’è stata una rivoluzione a livello tecnico perché l’attrezzatura permetteva di compiere maggiori tricks e dava la possibilità di far crescere gli atleti. Ora i salti diventano sempre più spettacolari e le situazioni infinite.

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Chi è... nome Kristi Leskinen sport Freeskiing Nazionalità USA Data di nascita 10.02.1981 website www.kristileskinen.com Musica preferita Tutto. Letteralmente tutto, dall’hip hop, r&b, country al rock. Cibo preferito È difficile da decidere, penso il pranzo del giorno del Ringraziamento perché include il purè di patate hobbies Wakeboard, Disegnare, Surf, Calcio, Golf, Motocross filosofia Segui il sole!

Ora sei celebre nello sport. Ti piace questa condizione? Ogni volta che qualcuno mi chiede l’autografo è un grande complimento per me. Mi rende orgogliosa e mi spinge ad essere un modello serio per le ragazze che vogliono intraprendere questa disciplina. In questo momento attiri l’attenzione dei media: hai posato per un servizio di abbigliamento intimo, cosa pensi delle critiche che sostengono che un atleta non dovrebbe esporsi in quel modo? Sono stata molto contenta di aver avuto quella possibilità e lo rifarei! Non ho fatto niente che potesse offendere la mia famiglia, anche se loro sono conservativi e hanno trovato la cosa divertente. È stato importante per la tua autostima? Io penso questo: lavoro duramente sul mio fisico e sono orgogliosa di essere riconosciuta come donna e come sciatrice. È bello far parte del mondo sciistico e bisogna considerare che un atleta è un grosso modello per gli altri. È una fortuna che le atlete donne stiano portando più attenzione sulle diverse discipline, sia attraverso i riconoscimenti sportivi che non.

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titoli

2006: “sciatrice dell’anno”, Arby’s Action Sports Award 3°posto, Powder Magazine Reader’s Poll Award 3°posto, Superpipe Telus Festival, Whistler, CAN 4°posto, Superpipe, Winter X Games, Aspen, CO Film, Poor Boyz Productions’ Ski Porn 2005: Nominata per la rivista ‘Faces Magazine’ la 20° ‘Greatest Adventure Sports Athletes’, bronzo Superpipe, Winter X Games (prima superpipe sciatrice donna), Medaglia d’argento FIS Halfpipe World Championships, FIN. 1° ai ‘Gravity Games’, 2° at U.S. Freeski Open, Vail. CO FHM’s 100 Hottest Women of 2005 2004: 2° posto Superpipe, US Freeski Open, Vail, CO 6° posto Slopestyle, US Freeski Open, Vail, CO 3°posto, Big Air, Rip Curl Free Ski, Saas Fee, SUI 4° place, Halfpipe, Rip Curl Free Ski, Saas Fee, SUI 2003 2°posto Slopestyle, US Freeski Open, Vail, CO 2002 3° place Slopestyle, US Freeski Open, Vail, CO


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Articolo: Francesca Savonab - Foto: Redbull

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La Ciaccia:

alle 11:30 del 12 novembre finalmente inizia la gara!

...Dopo l’Assalto a Nord Est nella stagione 2005, i pionieri italiani del wave si sono fronteggiati sul versante ovest dell’isola. Guidati da alcuni fortissimi local, i migliori atleti hanno conquistato le difficili onde sarde sfidando loro stessi e la natura nella prima edizione del Red Bull Far West...

Dopo un’attenta interpretazione delle prospettive meteorologiche, continuamente in mutamento, lo spot selezionato per l’evento è stato la Ciaccia di Valledoria per le sue condizioni favorevoli allo svolgimento della Gara di Wave-Performance (salti e riding sull’onda). Nonostante le condizioni del vento e delle onde fossero particolarmente difficili, maestrale (side-on) che ha raggiunto raffiche fino a 27 nodi, i 12 riders si sono dati battaglia sino all’ultimo per conquistare il trofeo. L’impeto della perturbazione ha generato un solido moto ondoso, pesante e irregolare, che ha reso impegnativa e radicale la performance degli atleti. Più volte i mezzi di soccorso sono stati chiamati all’intervento tra i frangenti. Già dalle prime heat. In evidenza i romani Andrea Rosati (testa di serie nr1) e Raimondo Gasperini, il locale Andrea Mariotti e il milanese Matteo Guazzoni. Dal ripescaggio sono emersi, Federico La Croce che elimina Niccolo Violati e Lorenzo Michelacci che ha avuto la meglio sul compagno di squadra Matteo Spanu (sicuramente distratto dall’imminente notizia di essere diventato padre). Nella parte bassa del tabellone è stato GianMario Pischedda a lasciar il passo a Renato Vitale, mentre Nicola Spadea ha avuto la meglio su Emanuel Argiolas. Quindi al terzo round di eliminazione tra colpi di scena, La Croce ha reso la vita difficile a Gasperini e, a sopresa, il giovane atleta Spadea è protagonista nei confronti di Guazzoni. Nelle le prime ore del pomeriggio, dopo oltre tre ore di incessante azione, si raggiungevano semifinali e finali. Sono Rosati, La Croce, Mariotti e Spadea a lottare per le posizioni di punta del podio. All’imbrunire, dopo una lunga giornata di attività, la carovana del Red Bull Far West si è spostata nell’Oristanese per festeggiare fino a notte fonda, con il presupposto di cogliere l’indomani la coda della perturbazione. Purtroppo le aspettative sono state tradite: la classifica del primo giorno rimane perciò invariata e definitiva.

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22 Novembre, dal diario di Sergio Cantagalli (direttore di gara del Red Bull Far West) ... Il maestrale ha ululato durante tutta la notte rendendo difficile il sonno, con scrosci d’acqua e lampi. Al mattino Capo Mannu era già attivo, ho fatto il primo check alle 6:45, poi sono andato a Funtana Meiga dove il vento era già bello furioso con una buona metrata d’onda, nettamente in crescita. Meeting point a casa mia a Capo Mannu ore 9:00 per tutti gli atleti, colazione Mulino Bianco e le ultimissime sul programma. Spostamento a Funtana, per sfruttare la mattinata con una bella session di salti, e dar modo al Capo di far crescere il suo moto ondoso. Alle 10:30 la prima vela solcava

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le onde di Funtana Meiga con più di 35 nodi di vento rafficato da NordOvest. Da terra fotografi e cameraman focalizzati sull’azione dei 6 rider selezionati (Federico La Croce, Andrea Rosati, Niccolò Violati, Matteo Spanu, Emanuel Argiolas e Gianmario Pischedda) per questo shoot fotografico. Condizioni difficili spazzavano letteralmente i muri d’acqua, salti alti, difficile il controllo nelle raffiche... La Croce si spara un doppio ed esce segnato da un atterraggio poco felice. Grande Fede, lot of Energy! Per le 13:00 richiamiamo il fleet e ci spostiamo sulla seconda location programmata per dare vita allo shoot del wave riding, Capo Mannu, finalmente! Le onde sono molto alte e ben formate, solo il vento, ancora impetuoso, le spettina rendendole irregolari creando difficoltà per i rider nella scelta e nel controllo. Onde sopra l’albero, azione estrema ripresa da 4 punti, anche dal Jetski, fino al calar del sole, per un meraviglioso tramonto di pura azione windsurfistica sul Capo...


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le tappe isolane:

la ciaccia di valledoria:

pericoli e insidie

Un palestra per surfisti di tutti i livelli, sia per saltare che per surfare, senza particolari insidie poiché le rocce affioranti sono abbastanza tonde anche se ricche di ricci. Il suo fondale contiene due reef, formati da tavolati di roccia quasi piana: il primo tutto sulla sinistra, poco profondo e piccolo, mentre il secondo si distende per diversi metri su tutto lo spot ed è molto più profondo del primo. A causa della diversa profondità, questi reef generano quindi delle onde tra loro differenti. Essendo poco profondo, nel primo reef le onde crescono subito molto verticali e potenti anche con previsioni di poca onda, per questo si ritiene sia il primo posto del nord

Sardegna che genera onde di un certo livello, anche se purtroppo molto corte. Diventa close-out, e quindi impraticabile con le forti mareggiate. Nel secondo l’onda è solitamente tondeggiante ma con previsioni di altezza rilevante diventa estremamente radicale, soprattutto in scaduta, molto potente e verticale e si distende su tutto lo spot. Si tratta perciò di uno spot con vento perfettamente side rispetto alle onde con il ponente, leggermente side-off quando è un po’ da libeccio (ma il libeccio non entra benissimo per via delle colline dietro lo spot molto alte, quindi molto rafficato). E’ infine cross-on-shore con il maestrale, ovviamente tutto mure a sinistra. Si esce con frequenza in tutte le stagioni, è necessario comunque che ci siano le perturbazioni da ovest; è sufficiente un vento da forza 4 in su per iniziare a fare una buona uscita.

gli spot che hanno fatto da cornice alla prima manifestazione ‘pionierstica’ ambientata nella ventosa Ichnos sono stati, dal 15 ottobre al 30 novembre, Cala Pischina (SS), La Ciaccia (SS), Alghero (SS), Capo Mannu (OR), Funtana Meiga (OR), Chia (CA). L’onnipresente maestrale ed il mare hanno indicato di volta in volta al race director Sergio Cantagalli, la disciplina da seguire tra wave riding, wave performance o jump.

Risultato conclusivo del Red Bull Far West 2006: 1

Andrea Rosati

2

Andrea Mariotti

3

Federico La Croce

4

Nicola Spadea

5

9

Renato Vitale, Matteo Guazzoni, Raimondo Gasperini, Lorenzo Michelacci Matteo Spanu, Niccolo Violati, GianMario Pischedda, Emanuel Argiolas.

I finalisti si sono divisi un montepremi di 2500 euro in pepite d’oro, in perfetto stile Far West!

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ION T C A AY TEST D EO R A S E C PORTO

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Articolo e foto: Francesca Urbano

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Lo scirocco protagonista Ancora una volta ci ritroviamo riuniti nella splendida terra di Puglia a conclusione di un anno che ha visto la regione ospitare vari eventi sportivi, tra cui la Kitemission e la finale FKI. Lo scenario di questo evento è stato il Lido Club Bassamarea, incastonato nella splendida Riserva Marina di Porto Cesareo, dove le più importanti marche di ali, vele e tavole per il windsurf ed il kitesurf hanno presentato i loro nuovi materiali 2007. L’esito positivo è stato assicurato dalla formula dell’evento a chiamata, che ha reso possibile che la manifestazione si svolgesse con il vento, la vera ed unica incognita nell’organizzare questi avvenimenti. La certezza di trovare vento ha spinto i riders a spostarsi da tutta Italia per raggiungere la Puglia, attratti qui dalla possibilità di provare tavole e vele che le più grandi marche del settore hanno messo a loro disposizione. Il vento che a Porto Cesareo rende possibile la navigazione è lo scirocco, vento che solitamente nel mese di novembre in questo spot non manca mai, ma quest’anno con le bizze climatiche si è fatto attendere più del previsto tanto da far prolungare di una settimana il periodo della chiamata. Alla fine la pazienza è stata premiata e nel weekend dell’Immacolata ci sono stati due giorni di vento e tre di sole con una piacevole temperatura settembrina più che natalizia, in uno scenario caraibico.

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GPS PUGLIA CONTEST

Il test day 07 Venerdì 8 dicembre c’è stata l’inaugurazione, nel cielo c’era un’alternarsi di sole e nuvole, lo scirocco soffiava tra i 15 e 22 nodi, la mattinata è trascorsa piacevolmente con una sorprendente ondata di atleti, curiosi ed appassionati che durante tutto il giorno hanno affollato la meravigliosa spiaggia bianca di Porto Cesareo. Sabato le condizioni sono ulteriormente migliorate, le nuvole hanno lasciato completamente il posto al sole, ed il vento si è intensificato soffiando tra i 18 e 25 nodi fino a sera. Alle ore 9,30 c’è stata l’apertura degli stand, si è dato cosi il via al Test day 07.

Sono arrivati tutti i professionisti del kitesurf e windsurf invitati come testimonial delle loro brand. Fin dal mattino si sono potuti provare i materiali. Il tratto di costa era letteralmente invaso dai rider che sfrecciavano nella baia, si calcolano oltre 600 persone al giorno tra i praticanti in acqua ed il pubblico a terrà, si sono verificate persino delle liste d’attesa per le prove dei materiali e stiamo parlando di oltre 400 pezzi tra tavole, ali e vele messe a disposizione dai negozianti e dalle aziende. Visto la partecipazione all’evento di molti dei migliori atleti delle due discipline si è potuto realizzare anche un photo shooting.

Beppe Caldarullo presente alla manifestazione come rappresentante di diversi marchi ha lanciato un’iniziativa innovativa, uno slalom speed con tanto di GPS al polso per misurare la velocità con le nuove attrezzature da slalom messe a disposizione da Starboard, un trovata questa chiamata GPS PUGLIA CONTEST aperta a tutti fino al 15 agosto 07, il più veloce di Puglia verrà premiato con un montepremi di 1000 euro. Maggiori informazioni sulle iscrizioni e gli aggiornamenti le troverete sul sito internet www.kiteboarditalia.it L’iniziativa è stata presentata al Test day 07 ed ha riscosso molto successo, risvegliando in molti divertimento e sfida grazie anche alle nuove attrezzature tecniche come Starboard, Severne e Point7, ma estremamente facili alla portata anche del windsurfista meno esperto. I partecipanti sono stati una cinquantina ed avevano a disposizione per la loro prova 30 minuti. Miglior tempo è stato stabilito da Andrea Cucchi ISONIC 122 , P7 8,7 con 30,6 nodi con un intensità di vento su i 15 nodi da sud-est. Il pubblico è rimasto entusiasmato dall’iniziativa, alcune testimonianze raccolte durante l’evento dai praticanti delle due discipline raccontavano la loro esaltazione, nel trovare in una sola volta tutte le attrezzature a loro disposizione e di poter così provare e paragonare di persona i vari prodotti in commercio. L’evento si è concluso con festa e brindisi in spiaggia e con la presentazione ufficiale nella brand RRD dell’atleta ed organizzatore Max Di Cicco che sarà l’uomo immagine e testimonial della nota azienda made in Italy per l’anno 2007. L’appuntamento è alla prossima manifestazione che si svolgerà in un week-end nel mese di Maggio, denominato C&C - CAMPUS CONTEST a Torre Guaceto (Puglia).

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Articolo: Francesca Savona

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I dragoni del mare Uno sport dalle legendarie origini cinesi La leggenda racconta che più di 2000 anni fa il poeta e statista cinese Qu Yuan si gettò nel fiume Mi-Lo con un atto disperato per protestare contro le vessazioni cui veniva sottoposto il suo popolo dal governo di allora. I pescatori, saputa la notizia si lanciarono con grandi barche alla ricerca del corpo di Qu Yuan sbattendo con forza le acque con i remi per allontanare i pesci. Da quel momento è nata una disciplina sportiva diffusa in tutto il mondo che prevede gare su barche lunghe circa 12 mt, ornate di

testa e coda di gigantesco serpente: i Dragon Boat. Queste affascinanti e coloratissime imbarcazioni con sembianze di leggendaria belva sono sospinte da 20 atleti che usano lunghe pagaie al ritmo scandito da un tamburino. A poppa dell’imbarcazione un timoniere tiene la direzione con un remo lungo circa 3 mt. La tradizione orientale ha preso piede in tutto il pianeta e la giornata celebrativa è festeggiata il quinto giorno della quinta luna con numerosi Festival di Dragon Boat in ogni angolo del globo!

La filosofia del Dragon Boat Mentre da noi il drago è il simbolo delle tenebre e del male, secondo il pensiero orientale è quello di prosperità, benessere, potenza e fortuna. Si spiega pertanto l’importanza iconografica presente nelle combinazioni più varie della cultura cinese e la scelta della figura ‘draghesca’ sulle imbarcazioni. Le teste applicate alle barche vengono gelosamente conservate durante il periodo di inattività agonistica e, poco prima della competizione, sono tirate fuori e benedette. Sono sempre molto colorate, ad eccezione degli occhi che rimangono bianchi: la pittura delle teste avviene prima della gara, durante una cerimonia che simboleggia il risveglio del drago come preludio di un periodo favorevole. Da questo momento, le belve dipinte con colori intensi sono pronte ad affrontarsi scivolando sull’acqua nello spirito sportivo che da sempre contraddistingue le manifestazioni di Dragon Boat.

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In Italia la Federazione Italiana Dragon

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Un po’ di storia

...le competizioni inizialmente si svolgevano sulle 700 yard (640 m) ma attualmente si svolgono sulle distanze classiche dei 200, dei 500 e dei 1000 m, distanza non prevista però a livello di Campionati Continentali. Sono anche in programma le gare di fondo, disputate per la prima volta agli europei ‘98 sulla distanza di 2000 m. Le categorie sono open (con riferimento al maschile), femminile e misto. Quest’ultima categoria prevede equipaggi con minimo otto donne in barca.

Le competizioni degli energici e spaventosi dragoni del mare sono veramente avvincenti: vedere solcare l’imponente testa con le fauci spalancate spinta da braccia allenate significa assistere ad uno spettacolo sportivo entusiasmante. Le differenti squadre si danno battaglia sull’acqua, incitandosi tra loro e tenendo un ritmo forsennato per portare il proprio dragone alla vittoria. L’esibizione di queste meravigliose imbarcazioni è attraente anche per il pubblico che può godere di un valido gesto atletico abbinato alla valenza culturale che questo esprime, insieme all’affiatamento che caratterizza ogni equipaggio.

Boat, formalmente costituita nel 1997 è l’unico organismo riconosciuto dalla Federazione Europea ed Internazionale. La FIDB è nata per proseguire il progetto di sviluppo ed organizzazione dei Dragon Boat intrapreso sin dal 1988 dall’Associazione Assodragon che era stata la prima organizzazione nazionale a promuovere questo nuovo sport in Italia. Nello stesso anno è giunto in Italia il primo “Dragon Boat” dono della Hong Kong Tourist Association: la prima regata è stata disputata il 30 aprile a Roma sul laghetto dell’EUR. Attualmente la Federazione Italiana conta circa 1000 tesserati. L’attività del Dragon Boat è diffusa in particolare nel Lazio, in Trentino, in Toscana, in Campania, in Lombardia, in Piemonte, in Liguria, in Veneto, in Sardegna e in Puglia. La Federazione organizza la sua attività sportiva con un calendario annuale che prevede lo svolgimento di Campionati italiani Assoluti, Master e Juniores. Una particolare attività promozionale è rivolta al settore giovanile con manifestazioni cosiddette di “Dragon Baby” rivolte ai ragazzi delle scuole medie ed elementari: la particolare facilità delle imbarcazioni, stabili e veloci, e della tecnica di pagaiata permettono veramente a tutti di avvicinarsi a questa divertente disciplina. Gli ultimi campionati italiani si sono svolti a Sabaudia, Latina, il 22\23 luglio 2006. Oltre all’attività nazionale viene svolta anche un’intensa attività internazionale cui partecipa il nostro equipaggio azzurro.

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Foto: cometapress Articolo: Francesca Savona

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Un paradiso della natura per scoprire i propri limiti, in uno scenario totalmente lontano dalla nostra realtà e dalla nostra immaginazione: siamo nell’isola di Capo Verde. La Boa Vista Ultramarathon è una gara al limite in un paesaggio spettacolare ad una temperatura media di 27°, con una lieve escursione termica fra il giorno e la notte e bassa umidità, su un percorso tipicamente desertico caratterizzato da ripetuti avvallamenti. I partecipanti hanno 60 ore di tempo per coprire il tracciato lungo 150 chilometri: un deserto da affrontare in autosufficienza, muniti di uno zaino con sacco a pelo, cibo sufficiente, una scorta di 24 litri d’acqua!

La gara di sopravvivenza a ‘Boa Vista Ultramarathon’ è qualcosa di unico nella tappa di uno sportivo: avete mai pensato fosse possibile correre in mezzo a due giganti come l’oceano e il deserto al limite delle vostre capacità fisiche e mentali? A Capo Verde, ex colonia portoghese nell’Africa meridionale affrontare una gara massacrante mettendosi alla prova è possibile! La prima settimana di dicembre un folto gruppo di coraggiosi corridori provenienti da ogni parte del mondo, armati di zainetto di sopravvivenza e road-book, ha preso il via per attraversare 150 km della bella isola di Boa Vista. Una gara che mischia corsa ed orientamento: essere veloci non è sufficiente, bisogna infatti usare ogni strategia e sfruttare fino in fondo la propria capacità di resistenza e la strategia di gara, sapendo gestire al meglio le proprie forze. Non è un impegno facile a causa delle condizioni meteorologiche e morfologiche dell’isola: caldo e afa sono onnipresenti, il terreno è sconnesso ed il fondo decisamente ‘poco amichevole’. Serve essere preparati tecnicamente, avere un ottimo allenamento alle spalle ma soprattutto avere un grande spirito di avventura e di sacrificio.

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La sicurezza è garantita

Boa Vista edizione 2006

Un aspetto assolutamente non secondario è quello relativo all’incolumità dei partecipanti: troppo spesso le manifestazioni sportive organizzate nel deserto o in spazi solitari molto ampi sottopongono i partecipanti a rischi dei quali possono essere non del tutto consapevoli. Non è questo il caso della Boa Vista Ultramarathon: un’equipe medica segue attraverso il contatto radio con l’organizzazione l’intera evoluzione della gara, i concorrenti sono tenuti costantemente sotto controllo e la stessa equipe potrà decidere se ogni atleta è o meno in grado di continuare la sua corsa. Si può gareggiare in solitario oppure in coppia (due uomini, due donne oppure coppie miste) nel qual caso però il team non potrà scindersi per tutta la durata del percorso.

La sesta edizione ha visto trionfare un’atleta azzurra: sul gradino più alto del podio è salita la trentenne Marzia Bonavita, alla sua seconda esperienza nella gara africana. L’atleta azzurra, podista di lunga lena, ha chiuso con il tempo di 26:52’10 che le vale l’undicesima piazza assoluta. La podista lombarda ha sconfitto la concorrenza della francese Even Marie che ha accusato oltre due ore di distacco. Terzo posto per l’altra italiana in gara, Elena Nicosia che ha chiuso in 35:00’31. Tra gli uomini si è ripetuta la sfida ‘capoverdiana’ che ha caratterizzato le ultime edizioni, con la vittoria soluta di Fortes Spencer Varela Adilson. Nonostante il clima insolito per l’isola di Boa Vista, che ha visto temperature fresche di giorno (con molto vento) e freddo pungente di notte, Fortes Spencer Varela Adilson ha fermato il cronometro sul tempo record di 20:25’10 lasciando al secondo posto l’eterno rivale Sergio Cardoso Augusto Neves. Primo degli italiani e sesto assoluto Mauro Ciarrocchi, forte triathleta con ottimi risultati nelle prove di lunghissima distanza: il portacolori del Friesian Team ha concluso la sua prima Boa Vista con il tempo di 24:45’11.

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Foto: Italo Orr첫 Articolo: Francesca Savona

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Reportage della maratona Stanco, stremato, sfinito, sventola al suo arrivo la bandiera dei 4 mori, simbolo di quella grande forza d’animo che lo ha accompagnato durante la gara. Ha percorso ben 610 Km da Bilma ad Agadez in 218 ore con dolori al ginocchio, vesciche ai piedi, ma soprattutto con una solitudine estrema dentro. Ha intrapreso la ‘Niger-Ténéré’: 610 km non-stop in autonomia attraverso l’antica via del sale nel deserto. Sono arrivati al traguardo in 22 su 29. Ha perso qualche Kg, ma è soddisfatto d’aver portato a termine questa massacrante impresa. Giovedì 30 novembre: Dopo 3 giorni di fuoristrada la carovana della Ténéré Trophy 2006 è arrivata a Bilma. La gara parte domani alle ore 06,30 del mattino. La temperatura è di 45° di giorno e 6° di notte il morale è alto. Ciao a tutti, Roberto. Sabato 02.12.2006 ore 19,30: Non sto bene ho forti dolori al ginocchio e vesciche ai piedi con un alluce infiammato. Sono sotto controllo dai medici dell’organizzazione che mi hanno dato un antinfiammatorio ed un antidolorifico. Preso dal dolore ho pensato al ritiro, ma fortunatamente supportato dall’organizzazione e dai compagni d’avventura sono pronto per ripartire. Alle 21,00 partirò per raggiungere la 6° tappa a 122 Km. Domenica 03.12.2006: OK. Ho rimontato e raggiunto la 6° tappa. Vado per la 7° a 144 Km. Ciao a tutti Roberto. Sabato 08.12.2006: Roberto è distrutto. Non sa se riesce a terminare questa massacrante traversata del deserto. Ha già percorso circa 425 Km = 20° tappa. Va per la 21° tappa, oramai cammina perché non riesce più a correre. I piedi sono distrutti, non riesce a dormire, è stanchissimo. Quei pochi minuti che dorme, in mezzo alla strada, non sono sufficienti per recuperare: a causa della stanchezza non riesce più a mangiare! Ad ogni tappa i medici sono pronti per il controllo dei suoi piedi. Non può neanche prendere medicine visto che non mangia. Ha dolori anche al ginocchio, è stremato ma non è sua intenzione ritirarsi. Nonostante tutto ha le forze per salutare gli amici. Domenica 10.12.2006: Roberto chiude la maratona: questo importante traguardo lo proietta sicuramente tra i grandi dello sport nazionale, ma più che il prestigio di aver concluso la tappa agonistica, gli resterà impresso a lungo l’insegnamento del deserto e la profonda energia che lo ha spinto a partecipare e poi gli ha dato la volontà di non mollare mai.

ROBERTO ZANDA Roberto ormai è riconosciuto da tutti come il ‘MASSICCIONE’ del triathlon; è considerato da chi lo conosce bene ‘l’uomo più testardo del pianeta’. 49enne cagliaritano, il suo sport di provenienza è il paracadutismo, ma nel 2002 decide di improvvisare un Ironman, quello di Klagenfurt. Avrebbe dovuto solamente accompagnare un suo amico, ma nonostante l’assenza di un allenamento sufficiente riesce a sbalordire tutti tagliando il traguardo in 16.07.53. Tempo che gli consente di stare nella stretta cerchia degli ‘uomini d’acciaio’ sardi. La sua esperienza insegna che la forza di volontà e la mente sono l’imput fondamentale per un atleta, soprattutto in situazioni psicofisiche estreme: senza la grande forza d’animo che lo contraddistingue non avrebbe mai potuto affrontare prove simili.

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Intervista a roberto zanda Sempre solo in questa avventura, accompagnato esclusivamente dai suoi pensieri. Ogni 22 chilometri l’organizzazione mi fornirà, in quest’inferno di solitudine e di temperature disumane, l’elemento più prezioso, l’acqua. Inoltre, mi sarà garantita l’assistenza medica e la rimodulazione del gps. Con me avrò anche una radio satellitare, con cui ogni sei ore invierò un impulso: sarà ricevuto dagli organizzatori che così in ogni momento potranno localizzarmi. Niente pazzie, la sicurezza prima di tutto: il rischio più grosso è la disidratazione. Dovrà trascinarsi un bel po’ di bagaglio. Con me porterò un fardello di 12 chili che conterrà una radio satellitare, un gps, una cinepresa, un sacco a pelo in piumino, indumenti di ricambio, cibi liofilizzati, un coltello, una torcia per correre anche di notte, medicamenti per curare le infiltrazioni di sabbia. Utilizzerò uno zaino speciale del tipo camel back con due vesciche: in una ci sarà acqua (la succhierò con un tubicino, senza mai doverlo togliere dalla tracolla), l’altra conterrà integratori e barrette energetiche (ne mangerò una ogni mezzora). Dunque, un rischio calcolato? Non mi sembra un azzardo. La mia indole mi induce a pensare positivo: incontrerò le leggendarie carovane dei tuareg. Osserverò, nei rari momenti di riposo notturno, un mare di stelle. Certo, tutto avrà un prezzo: la sofferenza fisica, la solitudine, l’ancestrale paura che ogni uomo ha di ciò che non conosce. Quando mi sentirò allo stremo richiamerò nella mente le mille altre volte in cui mi sono sentito in difficoltà. Come nel 2002 quando partecipai in Austria alle gare dell’’Iroman’. Oppure nella ‘Marathon des Sables’: con due ernie, un busto ortopedico e con uno zaino di 15 chili portai a termine i 245 chilometri di corsa nel deserto del Marocco: giunsi 63esimo su 800 partecipanti. Ma soprattutto, la mia mente tornerà alla ‘Fuga da Alcatraz’, una prova di triathlon estremo che ha per prologo una lunga nuotata nelle gelide acque della baia di San Francisco. Penserà solo alla corsa e a nient’altro? Con me correrà anche un po’ di malinconia. La sgradita eredità di 10 anni di collegio, lì dove mio padre, poverissimo, mi parcheggiò: ero il nono di nove figli e in casa non c’era di che sfamarmi. Una volta uscito da quella trappola sono emigrato in Francia, dove ho sfangato la vita facendo il pizzaiolo. Al mio ritorno in Italia mi sono arruolato nella Brigata paracadutisti della Folgore, con la quale ho partecipato a varie missioni. Anche da queste esperienze spero di trarre la forza per raggiungere il traguardo di Agadez. Anche se, probabilmente, sono alla ricerca di un traguardo che forse voglio non arrivi: per allungare all’infinito questa lunga, logorante maratona che è la mia vita.

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Intervista di: Paolo Salvatore Orru’

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Foto: Courtesy of www.avalanchecup.com Articolo: Gianandrea Lecco

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...Nicolas Vouilloz è uno che non ama perdere. La sua presenza è da sempre il peggior incubo per gli avversari e anche all’ultima tappa dell’Avalanche Cup 2006 all’Isola de Reunion ha dimostrato la totale e assoluta supremazia... “Ho dato un’occhiata dietro di me”, racconta Nicolas Vouilloz al termine della prova all’Isola de la Reunion, “e … nessuno. Dietro di me il vuoto assoluto”. Nicolas Vouilloz si è ritirato dalla Coppa del Mondo di Downhill dopo aver vinto 9 titoli mondiali, dicono per mancanza di stimoli (o degni avversari). Dopo una seconda carriera sempre ricca di vittorie nel mondo del rally di tanto in tanto torna sulle due ruote e vince le più lunghe ed impegnative gara di DH Marathon al mondo: la Megavalanche Alpes d’Huez (Francia) e la Megavalanche di Sant Paul (Isola de Reunion). Ma l’ultima vittoria ha consacrato il mito per la sua assoluta supremazia. Una vittoria superlativa ma condotta con il massimo rispetto per i suoi avversari, battuti con enorme vantaggio, ma enorme elogio e devozione da parte di questi ultimi.

classifica gara: Uomini 1°

N.Vouilloz 48’55’’

R.Absalon 49’34’’

T. Misser 49’41’’

G.Minnar 51’42’’

O.Giordanengo 51’’58’’...

37°

F. Charruaz 01h01’27’’

Donne 1°

C. Assardi

M.A. Turpin

M. Audard

S. Le Quemeneur

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Alla partenza della dodicesima edizione di questa gara che regolarmente ogni Dicembre, si svolge dal cuore dell’Isola fino alle sue meravigliose spiagge, proprio Nicolas era preoccupato dell’altissima probabilità di guasti meccanici, forature e guasti che affliggono gare di discesa così lunghe. Ma niente di tutto ciò si è verificato. Il favorito alla partenza, Parolin Frank, vincitore della Coppa Europa di Maratona di DH 2005 e 2006 è partito molto bene ma dopo pochi chilometri il caldo torrido ad oltre 40° lo ha messo in forte difficoltà. Il gruppo di testa era composto da Parolin Frank Nicolas Vouilloz, Remy Absalon, Tomas Misser. Greg Minaar, Campione del mondo DH 2004, cade in partenza e esce dal gruppo di partenza solo al venticinquesimo posto. Tomas Misser in un single track prendeva il comando con Vouilloz a ruota, seguito a sua volta da Franck Parolin e Remy Absalon. Vouilloz, complice una dissattenzione di Misser, ripassava in testa, ma il

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fortissimo spagnolo lo tallonava da vicino mentre Nicolas continuava a girarsi per valutare il suo vantaggio. La battaglia è stata continua in un incalzare di reciproci sorpassi tra Nicolas e Tomas, finchè l’imprevisto in agguato ha fatto perdere due posizioni a quest’ultimo a causa di una caduta. Così Vouilloz tornava in testa, seguito da Absalon, da Misser e da Greg Minnaar che nel frattempo aveva risalito la testa della gara. Parolin intanto accusava la stanchezza e il caldo e si ritrovava in nona posizione, posizione che manterrà fino alla fine.



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SA R O C LA

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Foto: cometa press Articolo: Francesca Savona

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...La storia del Sentiero delle Orobie è un mosaico di mille piccoli racconti che solo visti nel suo insieme descrivono la natura del tracciato. Un’infinità di scalate e continui confronti tra chi su questi sassi granitici ha costruito un’esperienza centenaria di montagna allo stato puro. Sette rifugi, come i sette peccati capitali, concatenati e uniti tra loro da un sentiero come fosse un filo di Arianna lungo 85 Km con quasi 5000 metri di dislivello... In questa maestosa cornice si è svolta la prova zero di skyrunning a staffetta: un test in vista della candidatura di Promoeventi Sport per l’assegnazione del Campionato Mondiale a Squadre 2007. Dopo la straordinaria prova di Mario Poletti quando un anno fa firmò il nuovo record di percorrenza del Sentiero delle Orobie, era il 7 agosto e lo skyrunner bergamasco fermò il cronometro sul tempo di 8:52’31, oggi questo tracciato ritorna alla ribalta del palcoscenico sportivo. Sei le formazioni in gara che vedono due team del IZ Skyracing, il team del San Pellegrino Terme Scuola di Skyrunning con due formazioni maschili e una femminile ed infine il team rappresentato dal CAI Bergamo.

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Il reportage della competizione Nell’edizione test dell’Orobie SkyRaid la protagonista è stata la nebbia che ha ostacolato non poco la corsa dei concorrenti lungo il sentiero, consigliando i concorrenti di non correre da soli per evitare di perdere la via. Le nuvole basse hanno infatti falsato l’aspetto agonistico della prova ma questo non ha inciso particolarmente sugli aspetti organizzativi. Il via della gara è stato dato alle 7 dal Val Canale e poi di corsa lungo la prima parte del Sentiero delle Orobie toccando i rifugi di Alpe Corte, Laghi Gemelli, Fratelli Calvi, Brunone, per poi giungere al rifugio Coca, dove i primi frazionisti, poco dopo le 11, hanno dato il cambio ai compagni di squadra per la seconda parte del sentiero. La frazione intermedia si è conclusa al rifugio Albani e qui i concorrenti

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hanno trovato ad attenderli i “finisseur” che si sono impegnati nella terza e ultima frazione del passo della Porta, tecnicamente la più impegnativa perché si basa su una via ferrata. Gli atleti hanno dovuto percorrerla secondo i canoni della sicurezza in montagna: casco, imbraco e cordino di sicurezza. L’arrivo al Passo della Presolana della prima squadra era previsto poco dopo le 15, ma le condizioni meteo di domenica hanno rallentato i tempi. La formazione del CAI Bergamo ha chiuso con il tempo di 11:52’13 mentre i più veloci sono stati i portacolori dell’IZ Racing che hanno fermato il cronometro sul tempo di 10:03’15. Da segnalare la performance di Giuliano Zanga, Emilio Marinoni e Giovanmaria Trussardi che hanno chiuso in 11:59’09 mentre la formazione mista con Carolina Tiraboschi, Federico Merletti e Silvia Caminetti ha fatto ancor meglio in 11:36’18.


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Cosa è lo SkyRunning

Campionati Mondiali SKYRUNNING 2007 E’ stato importante realizzare questo test perché tra un anno si svolgeranno ufficialmente i Mondiali con la presenza di oltre 250 partecipanti da tutto il mondo. Sono attesi un centinaio di formazioni da oltre venti nazioni e il primo weekend dell’agosto 2007 ogni aspetto legato alla logistica e soprattutto alla sicurezza dovrà essere ben ponderato, sia per gli agonisti che puntano al titolo iridato, sia per gli amatori in numero sempre crescente. La gara del prossimo 5 agosto sarà riservata a formazioni composte da tre atleti ciascuna che seguiranno l’identico tracciato scelto per l’edizione zero di quest’anno. Un numero di atleti di livello internazionale che daranno alla Orobie SkyRaid un prestigio in grado di valicare i confini nazionali. In tal senso Promoeventi e CAI Bergamo sono già al lavoro per la predisposizione di tutti i servizi per un grande evento sportivo.

La corsa in alta quota, o skyrunning, è sicuramente uno degli sport più affascinanti e duri: la naturale fatica della corsa di lunga durata si somma con la quota, con i forti dislivelli, con le avverse condizioni climatiche, con i pericoli tipici della montagna, in un “mix” che mette a dura prova il fisico e la psiche degli atleti, anche i più preparati. L’origine di questa disciplina è antichissima: lo stesso uomo di Similaun, ritrovato su un ghiacciaio dopo 5.000 anni, con il suo mantello in paglia e pelle di capra e le scarpe imbottite di fieno, può essere considerato uno dei primi skyrunners del mondo.In tempi più recenti, nel 1864, Federick Morshead stabilì un record clamoroso: 16 ore e mezza per percorrere il tragitto da Chamonix al Monte Bianco e ritorno. La prima gara ufficiale ad alta quota, sul filo dei 4.000 metri, si svolse nel 1933, ma non a piedi, bensì con gli sci: il famoso Trofeo Mezzalama di scialpinismo.Dal 1992 ad oggi si stima che più di 10.000 atleti abbiano corso una gara oltre i 4.000 metri di altitudine, mentre il calendario della federazione italiana conta attualmente più di 50 gare e 22 record mondiali oltre i 4.000 metri. Da segnalare che gli italiani sono tra i più bravi e numerosi skyrunners del mondo: i record sul Cervino, sul Monte Kenya, sull’Aconcagua in Argentina e Shisha Pangma in Tibet parlano italiano. Le gare di skyrunning sono divise in varie discipline: SkyMarathon, SkyRace che può essere più lunga o più corta di una maratona classica e Vertical Kilometer che conta di un dislivello di 1000 metri. Il primo Campionato mondiale di skyrunning si è tenuto nel 1998 a Cervinia.

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gue: a e L Roller

ita ! v i s s e aggr n o c osa a rgogli lade, o b r e in line l l n Ro one co

Articolo: Francesca Savona Foto: Simone Magurno

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Finalmente do po anni è stat a creata un’org anizzazione c a pace di raggruppare n umerosi event i per realizzare un circuito a tap p e. Sette gare nei miglior skatep arks & Spot della pen isola, da Dicem bre ad Ottobre. Un c ircuito a punt i che tiene conto del risu ltato parziale di ogni tappa per pot er creare una classifica con i migliori skaters italia n ie decretare il c ampione italia n o. l’Italian Roller League sarà u n torneo appetibile per gli atleti part ecipanti e per il pubblic o: sono previst i, oltre la gara vera e pro pria, contest di mini, di skatepark e di street.

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Italianrolling... Nasce nell’autunno del 2002 dal bisogno di unire tutti i pattinatori ‘street’ italiani sotto un’unica comunità. Fondatore e proprietario di ItalianRolling è Antonio Bisignano, per tutti Bisi, 21 anni, inliner, studente di Politica Internazionale, organizzatore di eventi e da sempre appassionato di sport estremi. Il primo evento che ItalianRolling organizza è il Battle in Milan nell’Ottobre 2002, un grandissimo successo che fa ben sperare per un 2003 denso di manifestazioni. Nel corso di quell’anno sono numerosi gli eventi che ItalianRolling cura; continua così la tradizione iniziata da Sly di Genova dell’Italian Connection con tre eventi (Napoli, Genova e Roma), e il King of the Rail al park di Salussola. Il 2004 è l’anno dell’IRSB: prima edizione dell’ItalianRolling Party e dello Street Battle, il circuito di eventi street che prende il posto dell’ IC. Nel corso del 2004 sono tre le tappe IRSB in giro per l’Italia, Napoli, Milano e la finale di Roma. Passano i mesi e si entra nel 2005 con una nuova iniziativa by ItalianRolling: il BMCI, Battle My Crew Italia, una sfida a suon di edits che vede la partecipazioni di 17 squadre italiane.


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Il Pattinaggio ‘agressive’ Una branca del pattinaggio inline che ha avuto un certo successo è stata l’agressive. Il nome è dato dalle strutture urbane non convenzionali usate per questa filosofia su rotelle: corrimani, panchine, cubi di cemento e qualsiasi cosa si presta ad essere saltata è certamente la fonte ideale per i rollers che aggrediscono pacificamente la città e suoi spazi. Le evoluzioni, i trick e i salti caratterizzano questi atleti capaci di scivolare a lungo su queste strutture. A Padova, uno dei primi gruppi ormai scomparso furono i Breakbones (Ossa Rotte), famosi per i salti dei leoni del Pedrocchi, le scivolate sulle panchine di granito in Piazza Cavour o per le evoluzioni con un’asta di metallo lunga 3 metri in Prato della Valle. Il tutto accadeva nel 1998. La situazione attuale in Italia conta numerose società di pattinaggio al cui interno spesso si trovano gruppi di agressive: questa particolare e divertente disciplina ha avuto un exploit nell’ultimo quinquennio, grazie alla proliferazione di strutture pubbliche dotate di pedane e trick simili a quelle degli skaters.

Consigli ai principianti Come fanno i professionisti e gli esperti a fare sembrare il pattinaggio in-line così facile? Semplice: hanno esperienza da vendere. Comunque, anche loro hanno iniziato da qualche parte! Nel pattinaggio in-line, come in tutte le altre discipline sportive, vi sono elementi di base che è necessario imparare. In ogni caso è bene fare molta pratica ed esercitarsi prima su superfici morbide. Poi è consigliato prendere una lezione con un istruttore, utilizzare sempre le protezioni, eseguire esercizi per affinare l’equilibrio e imparare a frenare. Inizialmente è bene evitare salite e discese perché anche su una lieve pendenza si può prendere velocità e perdere facilmente il controllo se non si è esperti.

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Articolo: Francesca Savona Foto: Adriano Andreola

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fie a r g o fot e e s Ripre ia! r a r ta pe s e t con la eola, o Andr n a i r d an A videom sta al i v r e t In dra RW a squa n u i d ore operat

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Come si diventa videoman paracadutista? Bisogna prima di tutto essere in possesso della licenza di paracadutista ed avere un buon controllo della propria posizione in volo. Quindi, con l’aiuto dell’istruttore responsabile o di un paracadutista che ha già molta esperienza video, si possono fare dei lanci simulando riprese video ma senza montare la telecamera sul casco. Che tipo di attrezzatura viene utilizzata e come si deve gestire nel modo corretto durante il lancio? Per quanto riguarda l’attrezzatura necessaria, nella scelta del casco si può preferire il modello aperto o integrale, l’importante è che vi sia lo spazio per alloggiare la telecamera tramite una piastra o una camera box. Riguardo la telecamera gran parte dei paracadutisti prediligono le digital camera Sony modello PC-9, PC-105 e altre simili, perchè sono piccole e poco ingombranti. Per la piastra consiglio di acquistarla da una ditta che realizza accessori per il paracadutismo. Ottime le camera box in carbonio o in fibra di vetroresina che proteggono completamente la telecamera. Davanti alla telecamera sarà necessario montare un grandangolo. Per avere un mirino che ci permetta di centrare il soggetto da riprendere possiamo iniziare mettendo sugli occhialetti dei salva buchi adesivi inquadrando la telecamera con l’aiuto di un videoman esperto.

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Quali tecniche si utilizzano in base alle differenti discipline e quali gesti dobbiamo evitare? Nell’allenamento di una squadra di RW(Relative Work) il video di ogni lancio è fondamentale per migliorare il volo comune ed individuale. Durante un lancio AFF, dobbiamo stare sempre pronti a variare il nostro rateo di discesa perché un allievo non è ancora in grado di mantenere un rateo costante durante i diversi esercizi. Inoltre non dobbiamo mai volare sulla sua verticale, potrebbe diventare pericoloso in caso di un’apertura pre-matura. In un tandem dobbiamo stare attenti a non essergli al di sopra al momento dell’estrazione del drogue: potrebbe finirci in faccia! Durante la caduta libera, invece, è bene volare leggermente più in basso: così facendo riusciremo ad inquadrare meglio il passeggero. Quando invece il nostro obbiettivo ha davanti una squadra di RW per realizzare un buon video è consigliabile volare quasi sulla verticale della formazione, facendo attenzione a non finire nella depressione, cercando di rimanere sempre ad una giusta distanza e continuando ad inquadrare nella stessa direzione in modo che la squadra abbia dei punti di riferimento fissi (paesaggio circostante) con cui valutare angoli e traiettorie del lancio. Al momento dell’apertura, a differenza di come avviene in un AFF o un tandem che ci posizioniamo leggermente più in basso. Con


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una squadra di RW, di regola, il videoman apre nel momento in cui la squadra segnala il “fine lavoro” e rompe la formazione. L’atterraggio invece è preferibile farlo nel modo più semplice possibile senza cercare di filmare la nostra ombra sul terreno o un paracadutista che sta volando vicino a noi. Quali consigli puoi dare a chi desidera avvicinarsi a questa disciplina? Ciò che ho scritto sono alcuni consigli base maturati in base alla mia esperienza. Per cominciare a fare dei video non esiste un corso o un manuale specifico, quindi osservate e fatevi consigliare sempre da chi ha più esperienza di voi nelle diverse drop zones. Non si finisce mai di imparare: siamo degli eterni allievi! Prima di salutarvi non mi resta che dare l’ultima raccomandazione, forse la più importante: per ottenere un buon video: prima di saltare ricordatevi sempre di accendere la telecamera!

Non solo video... Per realizzare le fotografie in volo si può usare lo stesso casco dove è già montata la telecamera. Se si vuol fotografare una grande formazione è bene usare un obbiettivo con molta apertura o un fish-eye, per un solo paracadutista si può utilizzare un normale obbiettivo che varia dai 28 ai 35 mm. Le fotografie le scatto con la bocca. Alla macchinetta fotografica ho collegato filo che ha la stessa funzione del filo-comando ma anzichè usare le mani uso i denti. Infatti alla fine del cavo vi sono due contatti ricoperti da una gomma che tengo in bocca e quando schiaccio questa gomma i contatti si toccano e la macchinetta inizia a scattare.

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blu o l e i c dal a r r obi o del G La te desert l e n o bin

Foto e testo: Daniele Robino

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Tavanbogd National Park, Bayan-Olgii

...Seduto sull’instabile aereo di fabbricazione russa che mi sta portando nell’aimag di Bayan–Olgii, la provincia piu’occidentale della Mongolia, mi domando che cosa mi ha spinto fin qui. Non vedo villaggi, corsi d’acqua né strade interrompere le migliaia di chilometri di terreno arido sassoso che per ore scorrono sotto di me. Dovrò attraversare l’immensa e minacciosa distesa del deserto del Gobi su una bicicletta che pesa oltre 50 kg ...

Finalmente il deserto Passo Kashhaat Davaa, dopo 50 km sotto un sole cocente e contro un’indescrivibile tempesta di sabbia che ha reso il cielo color ocra, eccomi a 2700 mt . Impegnato a rimanere in piedi e immerso in nuvole di polvere che mi costringono a coprirmi la bocca per respirare, cerco di capire in quale direzione dirigermi . Non riesco ad intravedere un sentiero e la tempesta si accanisce sempre di più tanto da costringermi a ripararmi dietro una formazione rocciosa e montare la tenda per trascorrere le poche ore di luce che restano. Per giorni mi dirigo verso le province del sud Khovd e Altai, verso il vero deserto del Gobi: il luogo del nulla spazio temporale. Mi rendo subito conto che le piste sono solo un’ipotesi e pedalo inventando sentieri che non esistono per trovare improbabili pozzi d’acqua per sopravvivere, il tutto affidandomi solo al gps e al mio senso dell’orientamento per intuire un passaggio percorribile dalla bicicletta tra le steppe ondulate. Il centro di Altai, una delle località più grandi del Gobi, e’ qualcosa che potrei chiamare una piccola città fatta di poche case in cemento circondate da molte Ger e solo la via centrale asfaltata. Ogni alba, in piedi di fronte all’orizzonte, osservo affascinato il sole che sorgendo scioglie il gelo sulla tenda, mentre cerco di scaldarmi con qualche bevanda calda per colazione Pedalo per circa otto ore, con la mente che si perde nell’infinito di un’orizzonte in cui si ha l’impressione di scorgere la curvatura della terra, fintanto che uno scheletro di cammello mi ricorda che devo assolutamente trovare il prossimo pozzo d’acqua entro due giorn.

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Finalmente il deserto Passo Kashhaat Davaa, dopo 50 km sotto un sole cocente e contro un’indescrivibile tempesta di sabbia che ha reso il cielo color ocra, eccomi a 2700 mt . Impegnato a rimanere in piedi e immerso in nuvole di polvere che mi costringono a coprirmi la bocca per respirare, cerco di capire in quale direzione dirigermi . Non riesco ad intravedere un sentiero e la tempesta si accanisce sempre di più tanto da costringermi a ripararmi dietro una formazione rocciosa e montare la tenda per trascorrere le poche ore di luce che restano. Per giorni mi dirigo verso le province del sud Khovd e Altai, verso il vero deserto del Gobi: il luogo del nulla spazio temporale. Mi rendo subito conto che le piste sono solo un’ipotesi e pedalo inventando sentieri che non esistono per trovare improbabili pozzi d’acqua per sopravvivere, il tutto affidandomi solo al gps e al mio senso dell’orientamento per intuire un passaggio percorribile dalla bicicletta tra le steppe ondulate. Il centro di Altai, una delle località più grandi del Gobi, e’ qualcosa che potrei chiamare una piccola città fatta di poche case in cemento circondate da molte Ger e solo la via centrale asfaltata. Ogni alba, in piedi di fronte all’orizzonte, osservo affascinato il sole che sorgendo scioglie il gelo sulla tenda, mentre cerco di scaldarmi con qualche bevanda calda per colazione Pedalo per circa otto ore, con la mente che si perde nell’infinito di un’orizzonte in cui si ha l’impressione di scorgere la curvatura della terra, fintanto che uno scheletro di cammello mi ricorda che devo assolutamente trovare il prossimo pozzo d’acqua entro due giorni.

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Un incontro inaspettato Quando ormai la stanchezza sta prendendo il sopravvento e il senso di solitudine sta dominando la mia mente, vedo comparire dal nulla una ger , la tipica tenda di feltro mongola. Pochi secondi dopo scorgo su un’altura due pastori nomadi a cavallo, vestiti con lunghi abiti colorati mossi dal vento, osservarmi con l’aspetto di soldati di fanteria dell’esercito di Gengis Kan. Così ho conosciuto i nomadi del deserto, gente indissolubilmente legata alla natura, agli animali e alla libertà. Pastori di capre e cammelli, dall’ospitalità infinita, che mi offre tsai e aaruul ( tè salato con latte


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Qualche problema... prima del ritorno

fermentato e ricotta dura ) per poi invitarmi a trascorrere la notte nelle loro umili dimore. Loro si spostano con il cammello ed io con la bicicletta, caricando e scaricando le mie cose, faticando come loro per i più elementari bisogni quotidiani. Finalmente, dopo molti giorni, posso lavarmi e cucinare senza preoccuparmi di razionare l’acqua. Dentro la tenda, quando anche l’ultimo mozzicone di candela si spegne, il buio ci coglie tutti coricati su consunti tappeti che odorano di montone e io, coperto di pelli di yak, mi addormento abbracciato dai due bambini più piccoli. Al mattino mi metto in marcia e lascio ai miei ospiti un chilo di riso, della cioccolata e una parte del mio cuore!

Dopo due giorni di attesa in una zona assolutamente isolata, con le riserve di acqua al termine, spingo la bicicletta per 40 km senza sentieri, trovando un valico tra le montagne solo grazie al gps. Nel deserto del Gobi l’inverno si presenta in modo tragico e improvviso, tale da farmi trovare un mattino –14 C° e una violenta tempesta di sabbia. Nonostante la stanchezza per le 5 settimane trascorse in sella e la precaria alimentazione, decido di affrontare una pista che mi porta direttamente alle dune di sabbia di Khongoryn Els, le più spettacolari e alte della Mongolia. Tre giorni di estenuanti pedalate e 17 forature dovute al terreno spinoso per superare la catena montuosa Gurvan Saykan, mettono in dubbio l’effettiva percorribilità di una via che avevo intuito solo sulle mappe. Quando alcune ger mi danno la certezza della presenza umana, la tensione si allenta e la commozione mi prende alla gola. Costeggio le dune per 100 km in direzione Dalanzadgad, una cittadina ventosa nell’Aimag di Omnogov, dove incontro i primi turisti occidentali in fuoristrada. Le temperature oscillano tra i –7 e –15 °C a mezzogiorno e sto utilizzando ormai tutto l’abbigliamento invernale che trasporto per riparami dal vento gelido, che ghiaccia completamente l’acqua nelle borracce. Le mie gambe cominciano a rallentare, quasi non volessero terminare la loro marcia e mi rendo conto che ho mani e piedi congelati, che sono distrutto dalla fatica tanto da chiudere spesso gli occhi mentre sto pedalando. Mi siedo su una panchina del parco Nairamdal, e mentre penso che non dormirò più per terra accanto a bambini nomadi che mi stringono la mano mi risuonano nelle orecchie le parole di un antico poeta persiano “la vita e’ un viaggio e viaggiare e’ vivere due volte”…… e io ho ancora tanta voglia di vivere !

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R A C S A ADAG

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Articolo e foto: Dino Bonelli

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...Un manto torbido e poco invitante scivola lento sotto il guscio rigido della nostra piroga legnosa. Il silenzio più assoluto viene ritmicamente interrotto dall’immissione delle pagaie nell’acqua marrone, essenza principale del torbido manto. La profumata quiete che ci avviluppa anima e corpo è il biglietto da visita di uno dei pochi paradisi terrestri rimasti ancora incontaminati dal progresso e dal turismo… L’incredibile location di questo paradiso è il Madagascar, l’isola africana meglio conosciuta come il sesto continente. La nostra avventura è iniziata a Miandrivazo con la locazione di una piroga scavata in un voluminoso tronco d’albero, l’assunzione di un piroghiè, come chiamano in loco i conducenti di queste imbarcazioni slanciate, e di una guida. Il nostro obiettivo è raggiungere la cittadina costiera di Morondava, mentre il fine ultimo del viaggio sarà poi quell’Anakao tanto remota quanto largamente sognata per le sue magnifiche onde oceaniche da cavalcare con i surf che ci siamo portati dietro dall’Italia.

Le origini della piroga Si reputa generalmente che il tronco d’albero più o meno sagomato, incavato o scavato, sia il primo manufatto a comparire in epoca preistorica aprendo la strada allo sviluppo della nautica. Nonostante ciò rappresenta soltanto il tipo più solido pervenuto ai nostri tempi attraverso il corso dei secoli. Ancor oggi esistono monòssili o imbarcazioni costruite ed impiegate regolarmente e tali da potersi paragonare ai tipi preistorici o protostorici. Moltissime sono, infatti, le piroghe (e non solo le piroghe) ancora usate nelle zone marginali di tutti i continenti.

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Le fantastiche onde I surfers iniziano le loro danze sui cavalloni marini, mentre io immortalo un mondo che mi ha sempre affascinato, sia nel suo stretto gesto tecnico che nel suo life style molto grounge. Ricardo, ragazzo conosciuto nel villaggio, impone subito la sua tecnica da ex agonista di settore macinando onde su onde, mentre Paolo e Filipe, altri due vacanzieri, stentano a mettersi in moto. Cedric, uno dei ragazzi della Reunion, viene immediatamente additato come l’homme des grand vagues, l’uomo delle grandi onde, per l’intuito e la prontezza con cui sceglie e quindi scende mostri acquosi di oltre cinque metri per poi infilarsi in tubi mozzafiato che lo risputano alla luce del sole ormai lontano anche dal mio zoom. Michael, il suo amico connazionale, si destreggia con abilità e senza apparente competizione sull’unico bodyboard del gruppo. Col passare dei giorni anche Paolo si abitua ad un moto ondoso non proprio mediterraneo e inizia a dipingere avvenenti archi di curva negli incavi viscidi di un pendio mai domo.

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Il lento viaggio sul fiume La foresta pluviale avvolge le sponde a volte ripide e rocciose a conferma dello stato montagnoso della regione, e altre volte dolci e sabbiose di questo serpente marrone che si snoda ansa dopo ansa nel selvaggio entroterra malgascio. Tappe di rifocillamento e soste bivacco per passare le notti sotto l’immenso firmamento sub tropicale, ci permettono un maggior contatto con la natura locale. I lemuri, particolari scimmie esistenti solo su questa grande isola stato, giocano a nascondersi tra la fitta vegetazione per poi riapparire nella loro smagliante bellezza e innata simpatia. I coccodrilli sornioni dormono nascosti in affranti remoti in attesa che qualche preda si affacci allo specchio marrone, ma ciò nonostante, ad ogni pausa, noi ci immergiamo lo stesso per un bagnetto rigenerativo dopo ore di esposizione ai caldi raggi di un sole che non concede tregua.


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Il fiume ci deposita a terra su uno spazio terroso ritagliato tra mille risaie a loro volta incastonate in una vegetazione un po’ meno tropicale, una pista sterrata ci accompagna nel verde verso l’appuntamento sconosciuto con un qualche mezzo che ci trasporti sulla costa. Morondava è una cittadina discretamente anonima, con qualche bella via ma non troppo, pochi scorci degni di nota, una spiaggia praticamente impraticabile e un mare scuro che non invoglia al bagno. Ma appena fuori dal centro abitato, il famoso Bolivar Baobab, una carreggiabile sterrata

circondata dalle colossali piante africane, stupisce l’occhio che si perde nei rosei colori della sera. Telloire - Anakao, quasi due ore di barchetta che dalla civiltà di una cittadina gradevole e movimentata, sopratutto la notte, ci porta alla volta di una battigia lunga e silenziosa, dove linee piroghe a vela riposano adagiate sulla spiaggia lasciata libera dalla bassa marea in attesa della notte, Alle spalle, mal allineate ma ben distribuite su un terreno piatto che si perde nelle due direzioni, una miriade di casupole di legno danno ospitalità

alla locale popolazione di pescatori. Un paio di domande ai primi gentilissimi interlocutori incontrati ed eccoci in quella che sarà la nostra spartana base per i prossimi giorni. Una sistemazione per due, con me c’è anche il mio grande amico Paolo Sacchetti, in una catapecchia senza acqua ne luce. Uno squallido buco agli occhi di un ottuso, una splendida piccola reggia agli occhi di un viaggiatore non curante del confort e rispettoso di tutto e di tutti, specie dei popoli più poveri e meno intraprendenti di noi.

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I Fondali Di Marsa Alam

Articolo: francesca savona Foto: mario perniciano

Nuotando in compagnia di cernie coralline, murene e pesci scatola

Qualche giorno prima della partenza verso il Mar Rosso, una fastidiosa sinusite mi aveva un po’ spaventato all’idea di rinunciare a quel mondo colorato che mi attendeva. Ma a dispetto delle mie preoccupazioni ho potuto constatare con quanta facilità potevo apprezzare le stesse bellezze senza indossare bombole e gav. Anzi, la mancanza dell’attrezzatura spesso rumorosa e molesta per le creature marine mi ha permesso di vedere e avvicinare agilmente molte più specie degli amici sub, considerando che sono proprio i primi metri del reef ad essere più ricchi di vita e di colori. Con una discesa in apnea di pochi metri si possono vedere anche gli abitanti delle grotte e dei fondali sabbiosi, mentre una nuotata in acque più profonde può essere emozionante per la possibilità di incontrare i grandi pelagici o i predatori come squali e barracuda. Ho scelto insieme ad un’amica, Stefania, una destinazione poco‘turistica’. Abbiamo optato quindi per Marsa Alam, località che i pionieri della zona davano per spartana e sicuramente lontana dal caos del turismo ‘all inclusive’ di Sharm El Sheik. La nostra vocazione ai luoghi essenziali ci ha ripagato abbondantemente, senza pentirci minimamente della mancanza di discoteche, ristoranti, bar, negozi e folle vacanziere…

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Marsa Alam Situata lungo la costa orientale dell’Egitto, a circa 250 Km a sud di Hurgada è un tratto di costa ancora non molto conosciuto dal turismo di massa e frequentato quasi esclusivamente da subacquei perché considerata una delle migliori località d’immersione del mondo. Marsa Alam vanta un entroterra vergine che fa parte di un vasto territorio protetto dove è possibile compiere safari. L’impatto della distesa grigia desertica che circonda il villaggio è un contrasto magnifico rispetto alla policromia e alla ricchezza del mondo liquido che ci accoglie. È capitato spesso di alzare la testa sopra la superficie dell’acqua e vedere a perdita d’occhio il nostalgico spettacolo della steppa polverosa; ma è sufficiente guardare verso il fondo per ritrovare in un attimo il colorato mondo del mare. Questi due spazi sembrano essere antitetici in tutto: parlando con i beduini o i giovani egiziani è facile intuire che percepiscono solo la massa desertica ed ignorano totalmente l’esistenza dello spazio marino.


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Pesce Pietra e Pesce Leone Questi insidiosi e pericolosi Scorpenidi, dall’aspetto a volte leggiadro frequentano i primi metri del reef. Hanno spine velenosissime sulla pinna dorsale e si mimetizzano fortemente, in special modo il pesce pietra, che è difficile riconoscere anche da parte degli esperti. Si appoggia sulle formazioni coralline, perfettamente immobile in attesa della preda. Gli Scorpenidi cacciano di notte nutrendosi di crostacei e di piccoli pesci. Pesci Farfalla Sono tra i pesci più belli e più comuni negli ambienti di reef. Detti pesci farfalla per la forma simmetrica delle pinne e per i colori brillanti, hanno anche un’altra caratteristica che li avvicina alle farfalle: soprattutto le specie che si nutrono di coralli percorrono incessantemente il reef, “svolazzando” e fermandosi qua e là per mangiare. Planaria I platelminti, conosciuti come vermi piatti, sono i primi animali nella scala evolutiva ad acquisire la forma a verme, con un corpo dotato di testa e coda, di organi di senso concentrati nella zona del capo e la capacità di muoversi in una direzione, cercando attivamente il cibo o il partner per l’accoppiamento. Riccio Matita Grosso riccio, il corpo misura fino a 8 cm, gli aculei arrivano a 10 cm. Ci sono 2 ordini di aculei, i lunghi sono spessi, lisci, a sezione triangolare, di colore bruno-rossiccio, spesso con bande bianche. Il corpo è coperto di aculei cortissimi, bianchi o marrone scuro. Si trova sul reef interno, durante il giorno al riparo in spaccature, attivo di notte.

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A

CANAD

OLA O C A L BEL

Foto e Articolo: Dino Bonelli

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Il social club indiano immerso in un magnifico fiordo Sto camminando in un fitto bosco di larici canadesi. I lunghi tronchi dalle tonalità varianti dal marrone scuro al grigio chiaro, si allungano verso il cielo all’apparente ricerca di quel sole che le loro stesse fronde filtrano in pochissimi raggi solitari. Il silenzio quasi incondizionato viene regolarmente interrotto dai cinguettii dei più piccoli tra gli abitanti di quest’immenso eden verde… Dietro ad uno dei tanti alti fusti che si ergono ai lati del nostro cammino, un totem indiano issato alla memoria di qualche nativo, rivendica la vera paternità della zona. Poco più avanti una maschera variopinta appesa alla ruvida corteccia di un pino particolarmente soleggiato, si propone di cacciare gli spiriti malvagi. In un istante la quiete si fa assoluta, quasi a non disturbare il lento lavoro delle due sculture legnose. Noi, adeguandoci all’inedito silenzio, ci allontaniamo in direzione dello chalet di Swede, il nostro contatto in questa sperdutissima valle dell’estremo west del British Columbia, in Canada. Siamo a Bella Coola, l’ultima frontiera delle fantasie erotiche del freerider, un piccolo villaggio di pescatori Nuxalk addormentato sulle fredde acque di un fiordo che arriva dal non lontano oceano Pacifico,

con le più belle montagne che si possano immaginare ed un’eliporto ad uso e consumo dei pochissimi conoscitori di quest’angolo di paradiso. Lo chalet di Swede è rigorosamente in tronchi di legno, come pure tutti quelli più piccoli che, comodamente adagiati ai lati di una bella radura di erba rasa, compongono il Tweedsmuir Lodge, sede centrale del Bella Coola Heli Sport. Nel bel mezzo dello spiazzo verde, un elicottero a motore spento, si lascia accarezzare da un gruppo di riders che seguono le indicazioni tecniche del pilota per i voli del giorno dopo. Dopo una lauta cena a base dell’immancabile salmone, un tranquillo sonno ci trasporta in quello che sarà un magnifico giorno di powder. Il sole albeggia forte dietro le alte cime, e il piccolo mondo dell’heliski incomincia a muoversi senza un’apparente fretta.

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... 3, 2, 1, si parte! Le discese si susseguono vertiginose sui bianchi pendii che si frastagliano nelle acque del fiordo prima e tra gli azzurri saracchi ghiacciati poi. Le tracce che ci seguono inesorabilmente ricamano ghirlande bianche che si perdono nella vastità degli elementi. Alcune rocce parzialmente ricoperte dal soffice manto a noi caro, fanno da trampolino per le evoluzioni più estreme degli audaci pro rider nord americani. Da cineteca le esilaranti esibizioni del campione del mondo uscente di freeride Hugo Harrison e dell’innovativo Shanon Mc Conky, che si alternano in lunghissime run costellate da vertiginosi cliff superati con un impeccabile stile. Il solito caldo sole primaverile, compagno di una tanto straordinaria quanto lunga giornata affogata nella neve fresca, inizia il suo rigoroso declino,

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aggiungendo agli sguardi stanchi dei vari rider a passeggio per il porto, la luce calda e tenue di un romantico paesaggio all’apparenza inesplorato. Intanto due aquile reali dall’inconfondibile testa bianca, volteggiano nel cielo in attesa di un’ultima facile preda, e una loro sosia scolpita nel legno, sovrasta uno dei tanti totem tribali di cui è ricco anche il centro abitato. Altre sagome stilizzate della regina dei cieli ricoprono i muri di alcuni edifici pubblici, e una, con l’aggiunta di un pittoresco rotore, viene adottata come logo ufficiale del Bella Coola Heli Sport. Il dispotico silenzio che caratterizza la vallata, ritorna sovrano dopo le piccole parentesi di vita diurna, lasciando allo sguardo fiero delle aquile dei totem il compito di vigilare l’ancor fredda notte canadese, affinché gli spiriti maligni non possano influire sulla tranquilla vita dei Nuxalk. Noi, riders di consueta chiassosa sportività, ci spegniamo nel mondo dei sogni, che difficilmente supererà la bellezza della realtà appena vissuta.



attualita' Xtreme

Gli amici di Cristopher Il bambino curato dai medici ‘Amref’ potra' finalmente correre Cristopher a malapena riesce a camminare, a volte inciampa su se stesso. I suoi piedi sono cresciuti storti dalla nascita. Un handicap che per un bambino di sette anni assomiglia ad un dramma ben peggiore di una madre morta di Aids. La condanna ad andare piano dove c’è bisogno di correre, cercare di essere primi per non perdere la possibilità di mangiare. La donna che ha deciso di prendersene cura, forse una zia, ha scoperto che, ad un giorno di distanza dal suo villaggio, un dottore arriva dal cielo per guarire le persone che soffrono. Un Dactari ndege, medico uccello, che ogni tanto appare dalle

nuvole, anticipato dal rombo e dalla polvere che si alza in mezzo al villaggio. Il medico lavora in un ospedale costruito non meno di quarant’anni fa dai missionari del Preziosissimo Sangue: una struttura che accoglie pazienti provenienti da ogni dove e offre cure necessarie contro le malattie endemiche e i traumi che in quelle zone sono all’ordine del giorno. Un piccolo paradiso, dove però manca il supporto di specialisti, come un ortopedico, per esempio, uno che sappia rimettere in piedi il piccolo Cristopher, che gli regali l’emozione di una corsa.

Augustini Mallya, cinquantaseienne primario del Kcmc di Moshi, faccia sorridente e rilassata che per Amref solca i cieli con la sua valigetta è Flying Doctors di Amref, l’organizzazione non governativa più importante dell’Africa, che da 50 anni manda medici nelle regioni orientali del continente. Centinaia di persone da visitare, non meno di trenta da operare, che aspettano l’atterraggio del Cessa Caravan che dal 1991 lo scarrozza qua e là. Il sogno di Cristopher è quello di giocare a calcio come il più bravo dei suoi amici: dottor Mallya rappresenta una speranza per il piccolo. Un cuneo nell’osso ricavato con un martello chirurgico e l’effetto banana sparisce come per magia. Ma senza l’aiuto del dott Mallya, l’ausilio economico del mondo ricco occidentale ed il lavoro della Amref, Cristopher non avrebbe potuto raggiungere il suo sogno.

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Xtreme attualita'

La Amref e Francesco Gambella Amref è una Ong composta al 95% da africani che ogni giorno costruiscono un pozzo per raccogliere l’acqua, irrigare i terreni e magari vendere i prodotti per mandare i figli a scuola. Un mondo spesso sconosciuto che va avanti grazie anche a chi ha deciso di usare la forza delle braccia e dell’anima per attraversare il mare e raccontare cosa è l’Africa di Amref. Come il trentaduenne romano, Francesco Gambella, salvato da un intervento chirurgico appena nato e con cinque record mondiali alle spalle nella disciplina del Kayak estremo, come traversate OlbiaOstia, Corsica-Ostia, Messico – Cuba e due volte 25 ore di permanenza sul lago dell’Eur. Imprese per far parlare di sanità, di sociale, dell’impegno di migliaia di volontari che ogni giorno sudano per salvare vite. E di Amref, della quale Gambella è diventato testimonial in occasione dell’ultima sfida del giugno 2007: il giro d’Italia in 80 giorni a bordo del suo kayak, l’Island of Sardinia. Millesettecento miglia in solitudine e ottanta tappe, con altrettante conferenze stampa, per parlare di sanità, ambiente, sport e raccontare l’Africa incontrata durante gli undici giorni di viaggio tra Kenya e Tanzania a seguito dei Flying Doctors.

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Romanzo Criminale Tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo il film di Michele Placido si rivela come la sua opera più compiuta e più complessa sul piano stilistico. Il regista è riuscito a realizzare una fusione agile tra il suo cinema di impegno civile e il versante letterario Le vicende della banda e dell’alternarsi dei suoi capi (il Libanese, il Freddo, il Dandi) si sviluppano nell’arco di venticinque anni, intrecciandosi

in modo indissolubile con la storia oscura dell’Italia delle stragi, del terrorismo e della strategia della tensione prima, dei ruggenti anni ‘80 e di Mani Pulite poi. Per tutto questo tempo, il commissario Scialoia dà la caccia alla banda, cercando contemporaneamente di conquistare il cuore di Patrizia, la donna del Dandi.

Riccardo Scamarcio Nato a Trani nel 1979, alla fine degli anni ‘90 si è trasferito a Roma per seguire i corsi di recitazione della Scuola Nazionale di Cinema. Nel 2000 interpreta la fiction TV Ama il tuo nemico 2 (regia di Damiano Damiani), seguita nel 2001 da Compagni di scuola (regia di T. Aristarco e C. Norza). Dopo essere stato scelto da Marco Tullio Giordana per interpretare il figlio di Alessio Boni in La meglio gioventù (premio “Un Certain Regard” al Festival di Cannes, vincitore di sei David di Donatello e sette Nastri d’argento), continua la sua carriera cinematografica con Ora o mai più di Lucio Pellegrini. Nel 2003 Luca Lucini gli offre il ruolo di protagonista in Tre metri sopra il cielo, tratto dal romanzo di culto di Federico Moccia (ed. Feltrinelli).

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Giancarlo De Cataldo nato a Taranto nel 1956, vive a Roma dove è giudice presso la Corte d’Assise. Romanziere, saggista, traduttore, autore di testi per il teatro, la radio e la tv, collabora con La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Messaggero, Il Nuovo, Paese sera e Hot!. E’ tra gli autori della sceneggiatura per la fiction TV “Paolo Borsellino”. Ha pubblicato numerosi libri, il primo, “Nero come il cuore” per la casa editrice Interno Giallo, risale al 1989. questo romanzo ha ispirato un film diretto da Maurizio Ponzi e interpretato da Giancarlo Giannini. Tra le sue opere ricordiamo “Minima criminalia”, storie di carcerati e carcerieri (Manifestolibri 1992), “Il padre e lo straniero” (1997),”I giorni dell’ira. “Storie di matricidi” (Feltrinelli 1998), “Teneri assassini” (Einaudi Stilelibero 2000) e “Romanzo criminale” (Einaudi 2002) scritto con Paolo Crepet da cui è stato tratto il film di Michele Placido “Crimini”, in cui De Cataldo rivisita gli anni Settanta ed Ottanta, attraverso le vicende della banda della Magliana, al centro di ogni traffico illegale di Roma, per ricostruire la storia di un’Italia segreta e inquietante. Nel 2003 “Romanzo Criminale” ha vinto il Premio Scerbanenco. De Cataldo ha pubblicato anche, Giancarlo de Cataldo coltiva da sempre una grande passione per le poesie e le canzoni di Leonard Cohen ed ha pubblicato un’antologia con poesie tratte da due collezioni, Flowers For Hitler, del ‘64, e The Energy Of Slaves , del ‘72 “L’energia degli schiavi” (Minimum Fax).


Xtreme Xtreme attualita' rubrica Apocalypto Il giovane maya Zampa di Giaguaro vive in modo primordiale, va a caccia, si diverte coi suoi amici, ha una moglie incinta e un bambino. Il suo villaggio viene assalito da una tribù più forte che fa una strage. Insieme ad altri, riesce a nascondere la famiglia in una grotta sotterranea ma viene portato in un villaggio lontano dove sarà sacrificato al dio del sole. Apocalypto è un film molto importante, per coraggio per estetica e per forza cinematografica.

Venti minuti di fuoco per Mr. Bean A differenza del precedente film (Mr. Bean - L’ultima catastrofe) questa seconda opera con protagonista il personaggio di maggior successo di Rowan Atkinson è decisamente più conforme agli episodi televisivi e alle dinamiche di Mr. Bean. Mentre infatti nel primo film l’impostazione della trama era molto canonica e americana e le gag del comico britannico sembravano un po’ posticce, in questo caso tutto è molto più fluido e british. Infatti come è tipicamente inglese tutti gli elementi anche solo accennati durante il film ritornano alla fine per sbrogliare l’intreccio che si è formato. In questo secondo film anche le gag sono più tipiche di Bean: solitamente si tratta del presentarsi

di un problema che il personaggio cerca di risolvere nella maniera più astrusa immaginabile ed incredibilmente ci riesce. Peccato che non siano effettivamente divertenti, che non ci sia la fresca comicità a cui le gag televisive ci avevano abituato e che tutti gli espedienti comici alla fine risiedano nella fisicità e nelle espressioni di Rowan Atkinson. Tutte cose che ormai abbiamo visto e rivisto troppe volte. Incredibilmente, tuttavia, gli ultimi venti minuti, quando tutti i nodi degli intrecci vengono al pettine, sono veramente esilaranti, anche grazie al grandissimo Willem Dafoe, che da quando si è scoperto attore comico sta vivendo una seconda giovinezza.

TRAMA Mr. Bean ha vinto il Primo Premio della lotteria organizzata dalla parrocchia del quartiere: una settimana di vacanza nel Sud della Francia e una videocamera nuova di zecca. Soggiornerà a Cannes, e proprio al culmine del suo famoso festival cinematografico. Prende l’Eurostar per Parigi e filma tutto con la sua nuova videocamera. Alla Gare de Lyons chiede ad un altro viaggiatore di riprenderlo mentre sale sul treno per Cannes. L’uomo è Emil Duchesvsky, un regista cinematografico russo che sta andando a Cannes perché membro della giuria del Festival. Emil gli fa questo favore, ma nella confusione delle riprese, viene lasciato sulla piattaforma accanto ai binari mentre il treno lascia la stazione. Mr. Bean sta viaggiando verso il Sud quando si accorge che il figlio di Emil, Stepan, di 10 anni, è sul treno senza suo padre. Nessuno dei due parla la lingua dell’altro.

La ricerca della felicità Gabriele Muccino ricomincia dall’America, lasciando a casa il suo cinema d’interni, di famiglie borghesi in crisi e di dialoghi urlati, accelerati e quasi sempre travolti dalla musica. A restare sono invece i sentimenti, calati questa volta nella realtà americana e rinnovati da quella stessa realtà. Dietro l’energia della messa in scena e il ritmo del racconto non ci sono corna, separazioni o crisi adolescenziali, non ci sono nemmeno yuppie meschini che riscoprono la spontaneità attraverso la fuga.

Manuale d’amore 2 Un ragazzo semiparalizzato per un incidente (Riccardo Scamarcio) e la bella fisioterapista (Monica Bellucci), una giovane coppia (Barbora Bobulova e Fabio Volo) che si affida alla fecondazione assistita per avere un figlio, due gay (Sergio Rubini e Antonio Albanese) che decidono di sposarsi tra mille complicazioni, un uomo (Carlo Verdone) nel pieno della maturità che si innamora di una giovane spagnola (Elsa Pataky). Queste sono le quattro storie introdotte dal Dj Claudio Bisio che si limita a dare il La al fluire dell’amore.

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Xtreme attualita' Mina Bau In questo album ci sono molte “forze nuove” anche fra i musicisti (due nomi per tutti: Ugo Bongianni, pianista e arrangiatore ventenne, che ha programmato e suonato le tastiere; Luca Meneghello, chitarrista sulla trentina, uno dei migliori in assoluto della sua generazione) che affiancano i collaudati Lele Melotti, Danilo Rea, Faso e Lorenzo Poli. Si avverte l’intento di realizzare un disco “pop” che non assomigli ai dischi contemporanei - e che quindi non suoni uguale agli altri e si distingua per originalità. La voce di Mina è sempre emozionante.

Robbie Williams rudebox Continua il momento d’oro di Laura Pausini: ha superato quota 500 mila copie vendute in Italia nelle prime cinque settimane con l’album ‘’Io Canto’’, saldamente in vetta alla classifica ufficiale Fimi-Nielsen. In cima alle vendite natalizie di dischi, l’ultimo lavoro di Laura Pausini rappresenta quindi la conferma di un’artista apprezzata in numerosi paesi nel mondo. Uscito lo scorso 10 novembre, l’album è distribuito in 47 nazioni su etichetta Atlantic (Warner Music) ed è pubblicato anche in lingua spagnola. Con sei dischi di platino già in cassaforte ‘’Io Canto’’ è dunque

un successo su tutti i fronti. Proprio riguardo alla leadership delle vendite in Italia Massimo Giuliano, Presidente di Warner Music Italia, ha dichiarato: <<Questo dato ha un valore enorme ed è particolarmente rilevante visto il momento non facile che sta vivendo il mercato discografico. Non ricordo vendite così clamorose in un periodo di tempo così breve da molti anni. Evidentemente con grandi artisti e progetti artisticamente validi si possono ancora raggiungere risultati eccellenti ed avere una grande risposta di vendita da parte del pubblico>>.

Commenti d’autore... Biagio Antonacci: «Una canzone che sento più che mia... se non fosse Lei a cantarla la gelosia mi devasterebbe». Lucio Dalla: «È con grande piacere e grande soddisfazione che ascolto “Spaccacuore” che crea l’occasione per l’incontro di Laura con Samuele Bersani, che considero l’artista qualitativamente più rappresentativo della musica d’autore». Tiziano Ferro: «Conosco Laura da cinque anni e mi è sempre piaciuta perché è una donna capace di assumersi le proprie responsabilità. Questo disco ne è la dimostrazione. Laura ha scelto col cuore>>. Ivano Fossati: «La mia banda suona il rock? Dalla verve di Laura Pausini mi aspetto una versione travolgente». Gino Paoli: «Mi piace l’interpretazione. Finalmente una cantante che sa cantare. Avrei preferito se l’avesse cantata tutta da sola». Raf: «Una voce straordinaria, degna dei più grandi interpreti della musica pop internazionale. Laura rappresenta la musica italiana in tutto il mondo e sono orgoglioso che abbia scelto d’interpretare una mia canzone».

Dopo 10 anni di carriera solista, una valanga di Hits al top delle classifiche mondiali ed oltre 6 milioni di copie venduti nel mondo del suo precedente album “Intensive Care”, Robbie torna con un album sorprendente. Un vero e proprio viaggio musicale tra diversi generi e collaborazioni illustri tra cui Pet Shop Boys, William Orbit, Soul Mekanik. La tracklist comprende brani originali ed esclusive versioni cover di Manu Chao, The Human League, Lewis Taylor.

Lily Allen Alright still Internet può diventare anche talent scout. Quanto avvenuto a questa brillante ventunenne inglese ne è la riprova tangibile. Un brano da lei interpretato, “Smile”, è divenuto un autentico tormentone web che l’ha resa molto popolare. Il salto da Internet alla casa discografica è stato piuttosto breve. Alla EMI, infatti, qualcuno ha fiutato l’affare ed ha scritturato la giovane inglesina: “Alright still”, l’album di Lily Allen è pronto. Intanto “Smile” continua a “tormentare” i navigatori e non solo.

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Attualita' Xtreme

Lost Planet Extreme Conditions Il gelido cuore di Capcom su Xbox360 Appena atterrati su Lost Planet ci rendiamo subito conto di avere tra le mani un action game vecchio stile, ma dalla trama abbastanza solida che sarà apprezzato sicuramente dagli estimatori del genere FPS. In Lost Planet Extreme Condition troviamo moltissime zone all’aperto che hanno come unico colore il bianco, quindi è poco opprimente ma ugualmente si nota la cura per il dettaglio nei personaggi, nei mostri e nelle costruzioni che ci circondano e che visiteremo dall’interno. La prima missione è strutturata come un tutorial che ci farà

scoprire l’uso dell’alterego e del vs, il mech per intenderci. Si parte subito con la storia che funge da trama principale, con stile dei disegni decisamente manga, e si prosegue entrando subito nella mischia, così da avere idea di cosa incontreremo in futuro, per poi andare ancora avanti con la vera “prima missione” che, se affrontata in modalità normale, tanto normale non è, infatti alcune parti sono abbastanza difficili considerato che la pratica è ancora a livello zero. Il nostro personaggio è il solito ragazzetto giapponese con aspetto occidentale che a

Lost Planet.... Graficamente parlando: Tornando all’aspetto del gioco, la grafica colpisce davvero: zero rallentamenti, esplosioni bellissime, mostri molto intelligenti. I video con la grafica del gioco sono sicuramente a livello di GoW, molto meno “violenti”, ma ottimamente realizzati. Un esempio per tutti: le rughe del viso sono davvero paragonabili a quelle di Fenix! In complesso il gioco è molto vario e le ambientazioni sfruttano alla perfezione la tecnica di realizzazione della Capcom, intenzionata a creare un mondo davvero “Perduto”.

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20 anni è già generale supremo ed i comandi sono gli stessi del titolo Epic: levetta sinistra per il movimento, levetta destra per mirare e spostare la visuale degli occhi, tasti dorsali superiore destro e sinistro per girarsi di 90 gradi a destra e a sinistra. Per quanto riguarda i tasti inferiori, il destro serve per sparare e il sinistro per lanciare le bombe. La gestione dell’energia vitale è molto ben strutturata e dà, almeno all’inizio, la netta sensazione di corsa contro il tempo, sensazione che poi fortunatamente diminuisce nel corso del gioco.


Xtreme attualita'

Okami Piattaforma: Ps2 La premessa è affascinante: Amaterasu, dio del Sole si è incarnato in un lupo bianco come la neve da cui il titolo, okami, e in possente divinità. Ma l’aspetto piu intrigante del gioco è il comparto visivo: l’iniziale estetica naturalistica ha lasciato il posto a una grafica a cartone animato (in gergo, cel shading) che conferisce ad Okami un look assolutamente atipico. Ogni schermata è un quadro interattivo, quasi un dipinto che sembra essere uscito dall’immaginazione di un pittore visionario.

Red Steel

MENS SANA IN CORPORE SANO Personal Brain Trainer Nintendo DS Molto spesso non ci accorgiamo che la nostra età anagrafica e quella cerebrale non coincidono, perché la nostra mente, presa dalle obbligatorie attività di tutti i giorni, ha smesso di ricevere e rielaborare quegli stimoli che la mantengano giovane e in ottima forma. Basta dedicare 10/15 minuti della nostra giornata ad alcune semplici attività: leggere, scrivere e fare dei calcoli; comunicare efficacemente con altre persone e creare qualcosa utilizzando le proprie mani. È proprio per fornire al pubblico uno strumento che racchiudesse queste attività in uno strumento facile da usare e soprattutto portatile che il Dr. Kawashima e Nintendo hanno creato Brain Training, che anche grazie alle incredibili caratteristiche di Nintendo DS si propone come il primo vero e proprio Personal Brain Trainer. Brain Training ti offre la stessa assistenza di un vero e proprio Personal Trainer: dopo un primo test sarà in grado di indicare la tua “età cerebrale” e di pianificare per te il più adeguato programma di “allenamento”, controllando giorno dopo giorno i tuoi progressi, il tutto grazie a dei semplicissimi e divertentissimi giochi di logica, matematica di base, memoria... Potrai anche misurati contro i tuoi amici e colleghi per verificare quale sia la più giovane mente in circolazione.

Nintendo con il suo DS sta dimostrando quanto sia possibile ampliare la fruizione e le possibilità del medium videoludico. Difficile infatti parlare di “gioco” in senso stretto per Brain Training: ci troviamo infatti di fronte ad un software divertente e piacevole ma con uno scopo che va al di là del “semplice” intrattenimento. BT è un vero e proprio software per tenere in allenamento il cervello con esercizi di logica, coordinazione e matematica. La cosa si fa quanto più divertente quando affronteremo i test in compagnia con sberleffi e risate nel vedere il risultato della nostra età biologica o quando sbaglieremo una risposta semplicissima. Al prezzo ridottissimo di 29.90 € non possiamo che consigliare caldamente Brain Training: e poi dicono che i videgiochi fanno male... questo fa proprio bene al vostro cervello!

Piattaforma: Wii Il comparto grafico è la parte più debole del tutto: non è male, non in senso assoluto ma comunque è quello a cui non siamo più abituati, magari giocando con l’Xbox360. Sicuramente essendo uno dei titoli di lancio non sarà ancora al massimo delle potenzialità ma svolge bene il suo lavoro, e, cosa fondamentale, con il cavo component (o RGB) da acquistare a parte migliora nettamente, mentre con il composito i colori sono ovattati, mischiati e non hanno buona definizione.

World Of Warcraft: The Burning Crusade Piattaforma: PC L’attesa espansione di World of Warcraft! Caratteristiche: Richiede l’originale World of Warcraft; Porta il massimo livello di esperienza a 70. Nuove affascinanti razze giocabili, tra cui i Blood Elves; Nuovi territori da esplorare in Quel’Thalas e oltre. Il nuovo continente di Outland, a cui si arriva attraverso il Dark Portal. Nuovi dungeouns da esplorare in Azeroth, Outland e altri territori. Una soluzione da non perdere.

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rubrica Xtreme attualita' Xtreme COMPRENDERE I MESSAGGI DEL NOSTRO CORPO Autore: Barral Jean-Pierre Editore: il Punto d’Incontro Barral intende svelare i misteri del corpo umano nella sua globalità, fisica e psichica, e spiegare le relazioni esistenti tra gli organi e le emozioni, per liberarsi dalle tensioni presenti e passate. È infatti possibile curare un problema emozionale trattando un organo, esattamente come si può curare un organo trattando un problema emozionale. Per ogni organo viene indicato il funzionamento, i disturbi che possono colpirlo, le cause di questi disturbi e gli strumenti per curarli.

ANDRA LO CICERO: IL BARONE Autore: Andra lo cicero Editore: Baldini Castoldi Dalai

The Italian job Tra Italia e Inghilterra, viaggio al cuore di due culture calcistiche Se esiste una passione che italiani e inglesi condividono con la stessa folle intensità è quella per il calcio. Ma in che modo i caratteri nazionali di Italia e Inghilterra si riflettono nell’organizzazione del campionato, nello stile di gioco e persino nello spirito sportivo che notoriamente distinguono queste due storiche tradizioni calcistiche? Gianluca Vialli, la cui grandezza calcistica si è espressa proprio a cavallo tra Italia e Inghilterra, è certamente una delle persone più adatte a rispondere a questo interrogativo. E lo fa ricostruendo dalle origini e seguendo passo passo la storia professionale di tutti gli attori principali di questo mondo: dal calciatore all’allenatore, dal procuratore all’arbitro, fino a indagare le figure del dirigente e del presidente, il loro ruolo e il loro peso nel quadro di un gioco in cui un complesso equilibrio di poteri poco visibili conta tanto quanto la qualità atletica espressa sul campo.

“The italian job” non racconta partite memorabili di una presunta età dell’oro calcistica e non rimpiange campioni mirabili di un tempo lontano che non c’è più. È un libro che punta dritto al cuore del sistema calcio quale oggi è veramente, facendoci finalmente capire come siano

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potuti accadere, tra scandali e vittorie, i fatti che hanno animato quest’ultima folle estate italiana. È il libro che tutti quelli che amano di autentica passione e seguono con intelligenza e curiosità il gioco più bello del mondo, stavano aspettando.

Se il rugby è ormai uno sport di moda e se i suoi valori vengono continuamente contrapposti alla penosa crisi del calcio e alla sua indifendibile attitudine corrotta, è anche grazie ad atleti straordinari come Andrea Lo Cicero. Il Barone, titolo nobiliare che è diventato ben presto soprannome e nome di battaglia, è un predestinato, concentrato puro di potenza e agilità che già dall’adolescenza gli hanno permesso di primeggiare nel canottaggio e, molto presto, anche nel rugby.

LA GINNASTICA POSTURALE Autore: Del Col Erio Edizioni: Mediterranee Le cause delle principali patologie muscolo-scheletriche in generale e quelle della colonna in particolare derivano dalle cattive posture. Purtroppo lo stile di vita attuale impone di passare parte della giornata seduti o in posizioni che sollecitano negativamente le strutture osteomuscolari, danneggiandole. Per avere una buona postura e un corretto controllo del corpo è necessario possedere un buon equilibrio muscolo-scheletrico. Per riuscire in tale intento è indispensabile praticare un metodo composto da esercizi in grado di incidere in modo veramente significativo: la ginnastica posturale.



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Diesel Collezione 2007 ideata dal Direttore Creativo Wilbert Das improntata su elementi dei nativi americani in contraddizione con una futuristica New Yotk City. Blazer di stampo militare su denim bianco.

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Diesel Stile grunge per il morbido chiodo nero in pelle abbinato a pantaloni scuri e stivali in vernice.

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Killer Loop Felpa con cappuccio e grafica stampata, maglia di lana

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Killer Loop Giubbino con collo bordato di eco-pelliccia e chiusura a zip, camicia di cotone, jeans 5 tasche. Cintura in canvas di cotone con borchie di metallo.

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Killer Loop PIUMINO imbottito con chiusura a zip, T-SHIRT di cotone con scollo a V, jeans 5 tasche al ginocchio. CAPPELLO di lana con visiera.

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Playlife polo di jersey di cotone a righe su pantaloni 5 tasche di cotone.

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Gli ultimi modelli per praticare attività all’aria aperta

Gli orologi sportivi per una stagione di allenamenti

I nuovi capi comodi e sportivi

Felpe, giacche e t-shirt per uno stile casual

Le ultime novità sul mercato tecnologico…e non solo!

Accessori moda e hi tech per il tempo libero

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INVICTA ARARAT Destinazione d’uso: escursioni giornaliere, passeggiate e sport attivi. Sistema di aerazione garantito da due cuscini ergonomici, sagomati, imbottiti e posizionati lateralmente. Sfruttando l’effetto camino, il sistema fornisce una ventilazione efficace in grado di mantenere un microclima confortevole.

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L’utilizzo della Grip Pen in combinazione con gli ExpressKeys liberamente programmabili e con la Touch Strip consente di ottimizzare il workflow, l’efficienza e la produttività nelle applicazioni creative. La versione speciale CAD contiene il lens cursor Intuos3 in sostituzione della Grip Pen Intuos3.

SULTRY Per donne con poco tempo a disposizione nasce la collezione Sultry per un make up a lunga durata che resiste anche all’acqua. Alleati che permettono una nuotata in piscina col trucco sempre impeccabile.

Itbox Music - ILLI Per gli amanti della musica arriva il jukebox digitale. Basta toccare lo schermo per visualizzare il titolo, l’esecutore e l’album e per selezionare il brano che si vuole ascoltare. La novità è che questo jukebox non deve essere aggiornato sostituendo i cd, ma una connessione in banda larga ad un server permette di accedere direttamente alla libreria centralizzata che viene aggiornata con l’inserimento di 300 nuovi brani al giorno.

RUDYPROJECT TROLLEY Dimensiois: cm 31L x 53H x 20W - 35L . Doppie tasche frontali con Organizer, dettagli riflettenti, banda in velcro personalizzabile. Fasce di compressione frontali, scompartimenti interni con cerniera e tasca portadocumenti. Maniglia in alluminio integrata.

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RUDY PROJECT MODELLO APACHE Visione periferica più ampia e costruzione avvolgente per APACHE™, dotato di E-Pads™ergonomici brevettati e terminali delle aste completamente regolabili, garanzia di comfort assoluto e di un equilibrato controllo della visione, per i momenti decisivi della pratica sportiva. Le versioni sono dotate di un set di lenti intercambiabili RPOptics™ Orange, per adattare il vostro Apache™ in caso di scarsa visibilità o di tempo variabile.

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Felpe, giacche e t shirt per uno stile casual I nuovi capi comodi e sportivi

G.Tijuana - Dainese nuovo tipo di giacca corta in membrana particolarmente adatta, per estetica e funzionalità , ad essere indossata anche quando si è alla guida di moto sportive.

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Giubbino corto realizzato in nylon con chiusura a zip. Collo alto con laccio elasticizzato in velcro per chiusura e supporto porta cappuccio.

Un giaccone sportivo ricco di particolari e adatto in ogni occasione. Cappuccio nascosto nel girocollo, disponibile nei colori blu, navy, naturale, stucco e moro.

Inconfondibile stile marina per la giacca realizzata in nylon doppio ritorto stretch. Doppiopetto a sei bottoni dotato di una piccola tasca interna e due esterne.

MONCLER BAZILLE MONCLER FAUVETTE La collezione di piumini Junya Watanabe Man by Moncler sono capi che superano l’originaria funzione di abbigliamento sportivo, per diventare puro street wear urban chic, assumendo una valenza estetica estremamente forte.

MONCLER AVOCETTE Sempre stile University Avocette, bomber estivo, verde prato, più maschile nel taglio delle 6 tasche parallele anteriori, con coprizip di sicurezza.

Giallo zafferano per il Favette, interpretazione estiva dell’intramontabile Berengere della scalata invernale in vetta, con la classica tasca quadrata davanti e il cappuccio antivento copre tutto il viso eccetto gli occhi.

T-shirt uomo – Ziotello

Felpa- Ziotello

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Maglia blu in cotone a maniche lunghe con logo Ziotello che ritrae un omino che scruta la propria anima.

Ziotello è il nuovo brand italiano casual luxury, un nuovo marchio dedicato a tutte le persone dotate di una grande personalità e consapevoli della propria identità ed unicità. Felpa maschile con elastico in vita e polsini.

Piumini da indossare in una ideale grotta di ghiaccio lisciata dal vento identificabili per la grinta, per i colori segnaletici, per l’imbattibile tenuta termica e dotati di una tattilità, di una versatilità e di un confort da essere indispensabili per ogni inverno, più o meno freddo.

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Gli orologi sportivi per una stagione di allenamenti Gli ultimi modelli per praticare attività all’aria aperta

Digi Aquos Per veri lupi di mare ma anche per amanti del sole e della tintarella estiva: DIGI AQUOS è il nuovo cronografo T-Watch con indicatore delle maree, rilevatore della temperatura e rilevatore dell’intensità dei raggi UV.

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Xtreme lifestyle

NIKE TRIAX SPEED 300 TRIAX MIA – NIKE RUNNING Cronografo digitale a 300 lap di memoria. Funzioni: ora, data, doppio fuso orario, 2 allarmi, power save. Timer a 5 frazioni: per alternare fasi di diversa intensità di allenamento.Target Time: misura gli scostamenti tra tempi effettivi e tempi target impostati. Cassa in alluminio, vetro minerale, retroilluminazione, fondello e fibbia in acciaio, cinturino integrato e precurvato in poliuretano con design a S. Impermeabile fino a 100 mt

Novità per la linea Running: Nike Timing presenta Triax Mia, la nuova collezione tutta al femminile dedicata alla corsa in “rosa” e nuove extension per Triax Speed 300, 100 e 50. Triax Mia è un cronografo digitale a 43 lap di memoria e particolarmente curato nei dettagli.

NIKE TRIAX SPEED 100 CROSS TRAINER - T watch cassa in plastica grigia – disponibile anche in nero e verde, cinturino in gomma nero con fibbia in acciaio, movimento digitale, 5 allarmi dei quali 2 databili, doppio fuso orario con allarme autonomo, 3 timer, cronografo 500 memorie con rilevazione tempo parziale, tempo al giro e tempo cumulativo.

Cronografo digitale a 100 lap di memoria, Funzioni: ora, data, doppio fuso orario, 2 allarmi, power save. Timer a 5 frazioni per alternare fasi di diversa intensità di allenamento. Target Time: misura gli scostamenti tra tempi effettivi e tempi target impostati. Data mode: richiamo delle informazioni su laps, miglior lap, tempo medio lap, tempo totale. Display con angolazione per una facile lettura durante corsa.

Heartmeter T-watch

PEDOMETER - T watch

Quest’anno puoi calcolare i battiti del cuore con il nuovo Heartmeter di T-Watch, dinamico marchio di orologi digitali multifunzione. Indossando la fascia toracica abbinata all’orologio è possibile misurare la frequenza dei battiti al minuto. Un suono segnala inoltre il raggiungimento dei limiti massimi consentiti. T-Watch: technology is moving!

cassa in plastica grigia con parte superiore in acciaio, cinturino in gomma blu con fibbia in acciaio – disponibile anche in nero e grigio, movimento digitale, 5 allarmi, doppio fuso orario, timer, cronografo 50 memorie, contapassi giornaliero con rilevazione velocità e combustione calorie.

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motori Xtreme YAMAHA FZ1 Riprendendo quasi integralmente la ciclistica e il motore della R1 annata 2004, la nuova Yamaha FZ1 possiede tutti gli attributi di una moderna moto sportiva. L’estetica, molto più aggressiva di quella della precedente versione, è estremamente curata con un’imponente forcella telescopica rovesciata color oro, uno splendido telaio in fusione di alluminio (blu anodizzato sul colore argento), un silenziatore compatto e originale. Come sempre nei modelli Yamaha, la cura prestata ai minimi particolari suscita l’ammirazione.

DUCATI MONSTER 695 Doveva essere la novità 2007 di Borgo Panigale, ma in quel di Ducati non amano aspettare, e con largo anticipo sulla tabella di marcia lanciano sul mercato la nuova Ducati Monster 695. Destinata a sostituire la più piccola 620, con il nuovo bicilindrico a L, riserva notevoli sorprese. le novità stanno sotto il serbatoio, la musica è cambiata e non poco. Il protagonista è sempre il bicilindrico a "L" quattro tempi raffreddato ad aria. Discorso inverso spetta invece alla corsa, che è stata diminuita passando dai precedenti 61.5 agli attuali 57.2 mm. Incrementando la camera di combustione e permettendo l’utilizzo di valvole di aspirazione e scarico più generose.

HONDA CBF 600 Agile, leggera, una struttura armoniosa ben bilanciata: una vera e propria “bicicletta”. Che questa CBF 600 sia una moto facile lo si capisce subito, basta sedersi in sella per constatare l'immediata senzazione di facile guida e impostazione. La posizione di guida infatti e mirata al massimo confort ed il controllo: busto eretto, sella bassa, manubrio alto e pedane ben distanziate. Ogni dettaglio è studiato per mettere a proprio agio il pilota, per avere il massimo controllo in ogni situazione, facendo totale affidamento sulle buone qualità ciclistiche e sull’eccezionale bilanciamento dei pesi che, quasi per magia, fa svanire sotto la vostra guida la moto superati di 20 km/h.

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Xtreme motori

Una Vera Purosangue! Sono trascorsi nove splendidi anni da quando la Honda Hornet 600 ha rivoluzionato il mondo delle naked sportive imponendo i propri, vincenti standard alla categoria ed indicando il nuovo e futuro trend estetico. Con obiettivi quali “design di grande impatto” e “prestazioni da riferimento”, la nuova Hornet 600 è stata forgiata, temprata, lucidata e caricata per riaffermare la propria, indiscussa leadership fra le naked di media cilindrata. Alle dettagliate modifiche relative al propulsore della nuova 600RR sotto il profilo della potenza massima e della ripresa ai medi regimi, i tecnici hanno voluto affiancare un intenso lavoro di sviluppo volto a contenere al massimo il peso per ottimizzarne la maneggevolezza. Un tema sviluppato a tutti i livelli, dal motore (ora più leggero di cinque chili) fino al telaio ed alla ciclistica tutta, esaltando in maniera assolutamente brillante il rapporto peso/potenza. È stata privilegiata anche la maneggevolezza per regalare agli appassionati una guida ancor più naturale. Si deve questo risultato non solo al contenimento ma anche alla differente distribuzione dei pesi, così da ottenere sempre una reazione istantanea e neutrale ai comandi del pilota. La “centralizzazione della massa” ha qui giocato un ruolo centrale, elevando la nuova Hornet al ruolo di “media” dalla guida più agile e scattante d’Europa.

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motori Xtreme Mazda Ryuga La Ryuga è l’evoluzione di quanto anticipato nel prototipo Nagare: un design fluente e modernissimo, che caratterizzerà dapprima i futuri prototipi Mazda e che più avanti verrà introdotto gradualmente nelle vetture di serie della Casa giapponese. Anche l’interno mantiene la caratteristica “fluidità“, con sedili avvolgenti per una guida di stile e postura dinamica, linee a colori sfumati stampate nei tessuti ed un innovativo cruscotto centrale, che sembra ‘fluttuare’ nel vuoto; presenti anche svariati accessori come: telecamere CCD - Charge-Couple Design, in grado di influenzare anche il design esterno. Il motore E85/Benzina Flex Fuel è in grado di funzionare con formule di bio-combustibile.

Concept Lancia Delta Hpe Lancia ha ufficializzato il prototipo confermando le attese: ispirazione dalla Beta HPE (che però era una coupé con portellone), ma anche “berlina sportiva e funzionale (shooting brake)”. Le dimensioni sono “importanti”: 4,5 metri di lunghezza, 1,8 di larghezza, 1,5 di altezza; il bagagliaio è di “oltre 400 litri. Una sorta di “crossover” nata, secondo Lancia, per soddisfare diverse esigenze: grande abitabilità (soprattutto nella zona posteriore) e comfort di viaggio, ottima accessibilità e un bagagliaio versatile, modulabile e capiente; ma anche linea slanciata e sportiva. Probabilmente l’immagine è un po’ di fantasia, ma in effetti la vettura, basata sul pianale Fiat Bravo allungato.

Alfa 8c Competition La conferma che sarebbe entrata in produzione era stata data solo lo scorso aprile; Alfa Romeo ora ne ha reso pubbliche le caratteristiche. Gli ultimi dubbi riguardavano il propulsore: la 8C Competizione monterà un inedito 8 cilindri a V di 90° e cilindrata di 4691 cm3 da 450 cv. La bellissima coupè Alfa dividerà lo stand con la 147 Q2 e le Alfa Spider, Brera, 159 berlina e sportwawgon con i nuovi cambi Selespeed e Q-Tronic ed il sistema “Blue&Me”. Ci vorrà un po’ di tempo prima di vedere una Alfa 8C Competizione su strada; però a quanto sembra la bella sportiva italiana è già stata acquistata “sulla fiducia” da non pochi facoltosi appassionati. La 8C viene a costare oltre 150.000 euro; e la sua produzione totale viene stimata in circa 25.000 unità.

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Xtreme motori

Mercedes Concept Ocean Drive

Ocean Drive è il nuovo concept della casa Mercedes:

un affascinante gioiello che si presenta come la cabriolet piu'confortevole ed elegante dei nostri tempi

Il richiamo alle lussuose decappottabili del passato è evidente, così come l’impressionante livello di eleganza, raffinatezza ed esclusività. Il concept Ocean Drive è una cabriolet 4 porte, genere automobilistico quasi scomparso dalle nostre strade, dotata di una carrozzeria totalmente nuova, dallo stile classico, caratterizzata da linee decise e da una particolare vernice a due tonalità. Non meno impressionanti sono le caratteristiche tecniche di questo

esemplare unico, basato sulla Mercedes-Benz S 600 dodici cilindri. Troviamo, ad esempio, un nuovo meccanismo di comando della capote, che assicura un funzionamento estremamente fluido e tempi di chiusura rapidi. Ma anche un innovativo sistema di riscaldamento AIRSCARF per la zona della testa, presente su tutti e quattro i sedili, che consente agli occupanti di viaggiare piacevolmente a cielo aperto in tutte le stagioni.

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rubrica le vostreXtreme avventure Xtreme

Yemen Raid

Nel Regno di Bilqis ll magico viaggio fortemente atteso e vissuto in compagnia di uno straordinario gruppo di persone con le quali si è da subito stabilito un contatto sincero e positivo, ha inizio la notte tra il primo e il due agosto 2002, quando ci diamo appuntamento lungo l’autostrada che ci porterà sino a Roma da dove imbarcheremo le moto che l’indomani pomeriggio viaggeranno insieme a noi. E’ il mio primo viaggio “formato” Motoraid. L’aspetto straordinariamente immediato e non di facile riscontro, é la complicità creatasi, l’amore condiviso per i viaggi e la moto, la netta e giustificata sensazione di avere al fianco persone intelligenti e con grande spirito di adattamento e senso di “vita comune” tra i prerequisiti indispensabili, dal mio punto di vista, che fanno la differenza tra i viaggiatori autentici che amano davvero conoscere “l’altro da sé”, avvicinare, parlare, ascoltare e raccontarsi e coloro che passano da un paese all’altro mantenendo le distanze fisiche e culturali che alimentano stupidi stereo tipi e luoghi comuni. L’arrivo a San’a avviene di sera e il suono assordante dei clacson delle auto che sfrecciano caotiche e roboanti( chi suona più forte degli altri ha la precedenza!!!), fa sorridere un pò tutti. Il paesaggio che scorre dinanzi ai nostri occhi, è caratterizzato dai resti dell’ artiglieria pesante che emergono abbandonati e semi-sepolti dalla desertificazione che avanza risalenti al periodo della guerra civile del 1994, “ drappelli” di dune a barkana, passaggi di strada asfaltata che quasi lambiscono le acque del Mar Arabico. Il giorno successivo abbiamo una tappa di trasferimento verso la località di AI Bayda che lasceremo il mattino seguente per rientrare a San’a dove pernotteremo una notte, il tempo necessario per riparare la moto di Sergio e fare manutenzione alle altre. La seconda metà del nostro percorso si dipana nello Yemen del nord e prevede come prima città Sa’da la quale colpisce immediatamente per le mura che la cingono e che visitiamo regalandoci una passeggiata notturna al lume delle pile. L’indomani dopo la sosta pranzo a Huth a base di frittata, riso e insalata ci avviamo sulla pista sterrata che porta alla base dei pick- up sui quali noi fanciulle saliremo per andare a Shihara splendido villaggio fortificato.

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