Xtreme Stuff Magazine 04

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XTREMESTUFF MAGAZINE

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NOVEMBRE / DICEMBRE

Numero 04

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Novembre / Dicembre 20 05

Bangkok

Berlin

Beverly Hills

Costa Mesa

Dubai

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Il secondo Skater al mondo a chiudere il “900”

Zurigo.ch La fiera del fre estyle

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Red Bull Conquering Fortezza La roccaf orte espugnat a su due ruote

NOVEMBRE / DICEMBRE ANNO 2005

numero 04

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ANNO 2005

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10 Sognava di volare

come Peter Pan

42 Transahara, l’incontro tra un playboy e un campione di Kite

Stefania Martinengo, campionessa del mondo di Freestyle femminile, si racconta a Xtremestuff.

Il Principe Sergio Ferrero di Muresanu e l’eclettico campione del mondo di Kitesurf Christopher Tasti hanno attraversato il deserto in mountainboard.

20 Il vento tra le mani

46 Rollerblades, i pattini acrobatici

Il Windsurf‌ connubio tra Surf e Vela dove le due tecniche si incontrano dando vita a uno sport unico.

24 Kevin Pritchard A tu per tu col sei volte Campione del Mondo di Windsurf. Il primo e l’unico capace di interrompere il predominio di un altro grande, Bjorn Dunkerbeck.

30 Campionato del Mondo di Aquabike e Gp d’Europa “CittĂ di Algheroâ€? Alberto Monti è il nuovo Campione del Mondo di Aquabike, nella categoria Ski Division, battendo il francese Kevin Laigle campione uscente.

37 KPWT

Sempre piĂš facile vedere le nostre strade trasformate in enormi piste di pattinaggio. Oltre ad essere estremamente divertente, fa bene al fisico.

52 Il 900° in Italia, Giorgio Zattoni Il secondo skater al mondo, dopo Tony Hawk, a chiudere una rotazione di 900 gradi.

58 Angoli di America Un fenomeno in crescita, l’ungherese Laslo “Ubi� Szilvasi. Giovanissimo atleta dell’Est che, per seguire la sua passione, gira il mondo.

64 Freebord, snowboard d’asfalto Il nuovo e rivoluzionario sport che permette di sciare anche senza neve. Spettacolare!

Kiteboard Pro World Tour

70 Freestyle.ch 2005

Approda in Italia per la prima volta, con una tappa sul Lago di Como, il circuito KPWT che porta in giro per il mondo i kiters piĂš apprezzati a livello internazionale.

La piÚ grande manifestazione di sport freestyle d’Europa, che ha visto protagonisti riders, snowboarders, skaters e bikers di livello internazionale.

35 Aquabike dopo l’uragano Katrina Il veicolo piÚ agile ed utile per il pronto intervento in situazioni di salvataggio estreme come il recupero delle vittime di un uragano

41 Lombardia un grande lago Il Lago di Como, con un’area di 146 kmq, è il terzo lago italiano per estensione dopo quello di Garda e il Verbano.

55 Storia dello skateboarding Dagli anni '60 ad oggi un riassunto dell'evoluzione di uno sport che diventa stile di vita, partendo dalla California per fare il giro del mondo.

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76 Su e giĂš per il Mustagh Ata in

meno di 11h

Due giovani atleti tedeschi sono saliti in vetta al Mustagh Ata (7.500m) e rientrati al campo base in appena 10 ore e 41 minuti.

90 Aspettando Torino 2006 A tre mesi dall’inizio dei Giochi Olimpici Invernali, l’Italia è giĂ in fermento.

96 Avventura al Corsica Raid Da Bastia ad Ajaccio, atleti di tutte le Nazioni si sono affrontati percorrendo 250 km di corsa, mountain bike, canyoning e passaggi in corda.

102 100 miglia

sul deserto del Namib

Una gara al limite dell’estremo sul deserto piÚ bello e antico del mondo. La vittoria, al tedesco Jorg Balle.

108 Red Bull Conquering Fortezza La Franzenfeste di Bolzano, maestosa roccaforte asburgica ottocentesca, ha ospitato il primo Contest di Downhill e Bike Trial.

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114 Un week end con i giganti della strada

L’Autodromo internazionale di Misano Adriatico ha ospitato il Week-end del Camionista, l’edizione italiana del Truck Race.

120 SportivitĂ , versatilitĂ e

99 Corsica, un monte sul mare La quarta isola del Mediterraneo non presenta lunghi fiumi, ma torrenti ampi, impetuosi e ricchi d’acqua d’inverno.

lusso‌La nuova Audi Q7

113 Ma quanto

Un auto che unisce in modo superbo sportività e versatilità , tecnologia all’avanguardia e lusso di un veicolo di classe superiore.

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Miglior efficienza dell'apparato cardiovascolare, elevato consumo di calorie e recupero delle attivitĂ motorie.

124 La Salute della pelle

119 Il Truckfest

Proteggere la nostra pelle dalle intemperie del tempo e dalle espressioni del viso: vi presentiamo alcuni prodotti per prevenire le rughe.

Il piĂš importante festival europeo dedicato agli autoarticolati e ai giganti della strada.

126 Il Giro d’Italia a piedi

di Peterborough

Da Ventimiglia a Trieste, da confine a confine, a piedi: 300 km in 60 giorni. L'avventura estrema di Christian Lorenzati.

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IN COVER Giorgio Zattoni un'icona dello skateborard in Italia si racconta per noi di Xtremestuff Magazine. Curiosità di uno skater con la passione per il "Wellness", il mare... e le motocross Foto di: Riccardo Monti

Anno I - Numero 4 - Bimestrale Novembre - Dicembre 2005 www.xtremestuff.it Direttore editoriale e responsabile Gian Luca Corona gianluca@xtremestuff.it Art Director Alessandro Cirina alessandro@xtremestuff.it Responsabile di Redazione Marianna Macis marianna@xtremestuff.it Redazione Patrizia Salaris Emanuele Concas Paolo Gianfanti Marketing Massimo Pieranunzi Hanno collaborato Silvana Casetti, Roberto Locatelli, Christian Lorenzati, Riccardo Monti, Damiano Ticconi, Francesca Urbano Fotografie Archivio www. redbull.com Archivio www.terramia.com Silvana Casetti, Michele Fontana, Roberto Locatelli, Fabrizio Messineo, Riccardo Monti, Mario Negro, Francesca Urbano, Olav Zipser

Editoriale Siamo arrivati all’ultimo numero del 2005 e vi confesso che è stato un crescendo di emozioni. Vedere tutto il materiale che ci inviate in redazione, tutte le e-mail che ci scrivete, segnalandoci i vari eventi che si svolgono in giro per l’Europa, consigliandoci i temi da trattare, informandoci su tutte le vostre imprese e avventure personali, insomma, sono e siamo veramente felici e lusingati del risultato che abbiamo raggiunto grazie a voi. Vi anticipo che il numero di gennaio 2006 sarà esplosivo, dedicato a tutti gli sport invernali, la moda, la cura e la preparazione del corpo, i viaggi e tanto altro. Un numero sempre più non convenzionale e sempre più interessante, una particolare attenzione la dedicheremo a tutte le atlete “xtreme”, detentrici di titoli nelle diverse discipline sportive. Continuate a mandarci i vostri materiali, le vostre segnalazioni e le vostre critiche. Vi aspetto in edicola e on line su www.xtremestuff.it. Gian Luca Corona

Ringraziamo Liana Aschini (Connexia), Manuela Caminada, Gian Giacomo Nieddu, Michela Stancheris (Ldl Comunicazione) Concessionaria Pubblicità Il Sole 24 Ore System Via Monte Rosa 91 20149 Milano tel. 02302231 Distributore per l’Italia Società Europea di Edizioni SpA Via G. Negri, 4 - Milano Stampa Arti Grafiche Amilcare Pizzi Milano Editore Publiteam s.r.l. www.publiteam.com Uffici e sede amministrativa Via Cagliari, 124 - 09028 Sestu (Ca) Tel. 070 261055 - Fax 070 230819 e-mail: info@publiteam.com Sede Legale Via Togliatti 78 09028 Sestu (Ca) Non si restituiscono testi e materiali illustrativi non espressamente richiesti. Riproduzione, anche parziale, vietata senza autorizzazione scritta dell’Editore. L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali involontari errori o inesattezze. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo firma e pertanto ne impegna la responsabilità personale. Le opinioni e più in genere quanto espresso dai singoli autori non comporta responsabilità alcuna per l’Editore. Xtremestuff Magazine è registrato presso il Tribunale di Cagliari al n° 14/05 Codice ISSN 1825-8158

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News

Abbiamo scelto per voi i prossimi eventi del panorama sportivo

Boa Vista Ultramarathon 150 chilometri di corsa non-stop nell’affascinante Isola di Boa Vista nell’arcipelago di Capo Verde, tra il deserto e l’oceano, nel tempo massimo di 60 ore. E’ la nuova sfida lanciata dal Friesian Team, che dallo scorso anno organizza la Boa Vista Ultramarathon, massacrante competizione internazionale, giunta quest’anno alla quinta edizione. Dal 6 all’8 dicembre, l’Isola di Capo Verde, paradiso incontaminato dell’Africa del Sud, sarà lo scenario di questa gara originale quanto dura. Con una temperatura media di 27° e un’escursione termica tra il giorno e la notte del 10%, gli atleti dovranno percorrere 150 chilometri a piedi in due giorni e mezzo. Unici strumenti consentiti, una cartina e un road-book, col quale i partecipanti potranno scegliere le vie più brevi o più adatte, un sacco a pelo e una scorta di cibo e acqua. Un’avventura al limite dell’estremo con un montepremi interessante: 6000 euro. Info su www.friesianteam.com.

Foto di Mariapaola Gabusi

Marabana Marathon Ancora oggi, dopo cinquecento anni dallo sbarco dei primi europei, Cuba continua ad incantare i visitatori con i suoi colori e giochi di luci, con i ritmi sensuali e coinvolgenti delle danze, con lo splendido patrimonio culturale delle sue città. Ma Cuba non è solo sole, mare, cultura, musica e allegria, è anche sport. Il 20 novembre si corre, infatti, la Marabana Marathon, gara bellissima e divertente con partenza dal lungomare Malecon e un percorso ondulato che attraversa quattro quartieri dell’Havana: Havana Vieja, Havana Centro, Vedano e Miramar, toccando i principali monumenti della capitale cubana, il cui centro storico è stato dichiarato, dall’Unesco, Patrimonio Culturale dell’Umanità. La maratona prevede due giri sullo stesso percorso e una temperatura media di 24°. Un’esperienza memorabile in una città estremamente bella e affascinante, ospitale e allegra.

Oman Adventure Dopo i grandi successi del Raid Gauloises, Elf Authentic Adventure e Reunion D’Aventures, il Gerard Fusil Consultants ci riprova. E lo fa con l’Oman Adventure. Dal 2 al 10 dicembre il Sultanato dell’Oman sarà, infatti, il palcoscenico di una delle più importanti gare di Bike & Run, i due sport outdoor più diffusi al mondo. Circondati dalla sontuosa natura dell’Oman, le squadre composte da due atleti, uno dei quali su una mtb, dovranno gareggiare attraverso 5 lunghe tappe tra montagna, deserto e costa. I partecipanti verranno divisi in tre categorie: uomini, donne e squadra mista. Oltre a richiedere una grande forza fisica, la gara è basata su un’ottima strategia tattica, senso pratico e, soprattutto, su uno spiccato spirito di squadra.

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LA PIOGGIA È COMPLETAMENTE SEDOTTA DALLA PELLE, MA LA PELLE LA RIFIUTA TOTALMENTE.

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Sognava di volare come Peter Pan Stefania Martinengo, campionessa del mondo di Freestyle femminile, si racconta a Xtremestuff Magazine

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E’ una delle più acclamate campionesse di paracadutismo acrobatico. Il cielo è per lei un luogo dove dar libero sfogo a coreografie, giochi e gare, ma è anche una vera e propria filosofia di vita. Descrivici questa fantastica disciplina sportiva. Il Freefly ed il Freestyle sono per me l’ arte del volo umano...Si impara a volare e a muoversi nell’aria a corpo libero, cioè senza il supporto di un’ala rigida. Da piccoli impariamo a camminare sull’elemento Terra, poi impariamo a nuotare nell’elemento acqua ed infine a volare nell’elemento aria… Lanciandosi da 4500 metri, a seconda del tipo di volo e di velocità, si hanno a disposizione da 1 a 2 minuti circa di volo a corpo libero prima di aprire il paracadute. In quel lasso di tempo si può sfogare la fantasia per creare una coreografia acrobatica o meglio

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aerobatica da soli o in gruppo, muoversi in tutte le direzioni ed orientazioni, creare giochi con i compagni di volo, persino ballare in aria….il Freefly ed il Freestyle sono delle discipline infinite. A chi la consiglieresti e quale consiglio daresti a chi si vuole avvicinare al Freefly? Non occorrono requisiti particolari per poter praticare il Freefly. Lo consiglierei a tutti!! Il Freefly è una disciplina molto vasta, c’e n’è per tutti i gusti! Credo che ciascuno potrà trovare una caratteristica del Freefly in cui identificarsi o sentirsi più a proprio agio. Consigli? E’ importantissimo imparare il Freefly con i giusti passi e, soprattutto all’inizio, farsi seguire da un istruttore qualificato.

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Per i veri cereali sei sulla “strada buona”.

La bontà unica dei cereali integri, così grandi e gustosi da mangiarli con gli occhi. Da oggi ancora più buoni, con il 40% di fibre in più.

LA VERA NATURA DEI CEREALI.

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Ho sentito che quando eri piccola tua madre ti leggeva sempre la favola di Peter Pan. Pensi che, anche inconsciamente, ti abbia in qualche modo influenzato? Oh, certo che sì!!! Un mio sogno ricorrente da piccolina era volare, proprio come Peter Pan!! Ora in qualche modo volo per davvero, è fantastico! Credo che senza volere tutti siamo toccati dalle fiabe che leggiamo da piccoli. Le fiabe ci insegnano a sognare. E’ importante non perdere questa capacità perché i sogni sono desideri e noi abbiamo tutte le possibilità di realizzarli, dobbiamo solo crederci!!!! Spesso quando diventiamo ‘Grandi’ ci inaridiamo, non crediamo più nelle favole e nei sogni e così perdiamo la capacità di realizzare i nostri desideri. Cosa provi quando voli a corpo libero? E’ una sensazione indescrivibile! Quando volo, tutti i miei pensieri, preoccupazioni di vita quotidiana si dissipano immediatamente. La sensazione dell’aria sulla pelle, le luci, i colori del sole e delle nuvole, il panorama, il sorriso inevitabile che ricevi da chi si lancia con te e che inevitabilmente restituisci, la libertà di movimento, la pace che si prova a vela aperta…tutto questo ti fa sentire un

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tutt’uno con l’Energia della Terra!!! Spesso nella quotidianità di tutti i giorni perdiamo l’obiettività e la giusta prospettiva delle cose… quando mi capita, mi basta fare un lancio, così anche da sola, esco dall’aereo senza fare nulla di preciso ma solo per il gusto di volare… sotto vela respiro a fondo e sento una pace dentro. Come riesce un freeflyer a volare spostandosi in avanti, indietro, cambiando direzione e orientamento? In pratica, ad essere più forte della gravità? Beh, diciamo che in realtà si tratta di una vera e propria alleanza con la forza di gravità e con il flusso d’aria. Grazie alla forza di gravità, che inevitabilmente ci attrae verso la Terra, quando saliamo con l’aereo alla quota di lancio, accumuliamo energia potenziale che poi, uscendo dall’aereo, trasformiamo in energia cinetica. Il corpo accelerato incontra la resistenza dell’aria, si formano attorno al corpo zone di alta e bassa pressione. Manipolando l’aria e modificando volontariamente la nostra forma corporea ed il nostro assetto riusciamo a spostarci a diverse velocità sia verticali che orizzontali. Per spiegarvi in modo più semplice, immaginate di essere in macchina e di mettere la mano fuori da finestrino, ora muovete la mano, sentirete la mano spostarsi a seconda di come deflettete il flusso d’aria, è lo stesso principio...

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Palmares 1995: prima donna al mondo a superare l’Atmosphere Dolphin Test livello A con la spaceball e medaglia d’oro ai primi campionati italiani di Freestyle (Protoni del Vivaro) 1996: Medaglia d’argento al Coppa del Mondo di Freestyle in squadra con Olav Zipser (Efes, Turchia) 1998: prima donna al mondo a superare l’ Atmosphere Dolphin test livello B e C 1999: Medaglia d’oro per il Freefly agli Space Games in squadra con Olav Zipser e Rook Nelson (Chicago, Illinois) 2000: Medaglia d’oro ai Nazionali Italiani sia per il Freestyle

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Fino al ’95 lavoravi all’Alitalia. E’ evidente che hai il volo nelle vene. Sì, sono sempre stata attirata dal volo e dai viaggi. Sin da piccolina, grazie al lavoro di mio padre, la mia famiglia ha viaggiato tanto…ho sempre amato la parte del volo sull’aereo!! Nel 92’ studiavo ancora Biologia all’Università di Milano, ma stavo passando un periodo un po’ di crisi, non sapevo veramente cosa volevo dalla mia vita. Nei momenti in cui mi sentivo triste, prendevo la macchina e andavo all’aeroporto di Linate. Vedere gente che partiva, che arrivava, aerei che staccavano dalla pista in continuazione chissà per quale destinazione… mi aiutava a ricaricarmi… Poi mi sono detta: sì questo è il messaggio, devo fare una vita di aeroporto o di viaggi!!! Ho un cuore da nomade credo ed il mondo del Paracadutismo come quello degli Aeroporti è un mondo di nomadi…. E non solo tu in famiglia. Anche tua sorella Gaudenzia è una paracadutista acrobatica. Sì, mia sorella ha fatto molto per il paracadutismo in Italia. Insieme a Marietto, un caro amico, sono stati tra i primi a praticare la chute assis (volo seduti) e lo Skysurf in Italia. Nel ‘94 Gau ha vinto l’oro al primo campionato del Mondo di Skysurf Femminile ed ha ottenuto, in squadra con Olav come video-operatore, il migliore piazzamento come donna agli Extreme Games. Non

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in squadra con Filippo Fabbi come video operatore che per il Freefly con la squadra Freefly Circus con Filippo Fabbi e Mauro Tannino (Udine, Italia); Medaglia d’oro agli Space Games per il Freestyle in squadra con Olav Zipser e medaglia d’argento per il Freefly in squadra con Mike Swanson e Steve Utter (Pahokee, Florida); Partecipante alla prima formazione a 10 head-down 3 punti. 2001: Medaglia d’oro ai nazionali italiani sia per il Freestyle, in squadra con Filippo Fabbi, che per il Freefly con la squadra Freefly Circus con Filippo Fabbi e Gabriele Dassori (Verona); Medaglia d’oro al campionato del Mondo di Freestyle con la squadra Freestyle Circus con Filippo Fabbi (Spagna); Medaglia d’oro ai World Air Games per il Freestyle (Spagna); Medaglia d’oro agli Olympic World Games per il Freestyle con la squadra Freestyle Circus con Filippo Fabbi (Akita, Giappone) 2003: Medaglia d’oro al Gran Galà di Freestyle (Ravenna) 2004: Medaglia d’oro ai nazionali italiani per il Freestyle in squadra con Olav Zipser (Ravenna); Medaglia d’argento al campionato del Mondo per il Freestyle in squadra con Olav Zipser (Boituva, Brasile) 2005: Partecipante al Record Italiano di Freefly formazione a 16 Freeflyers (Arezzo)

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Il tuo sogno è sempre stato quello di costituire il primo Freefly Circus, un vero e proprio circo dell’aria da presentare al galà di Montecarlo. A che punto è questo ambizioso progetto? Credo ancora molto in questa idea, magari in cooperazione con un altro Circo già esistente. Vedo anche una classica Fiera, dove a terra vi sono giocolieri, mimi, clowns, acrobati, skateboards, biciclette, giochi. Su un mega schermo vengono presentati invece i Freeflyers che creano sketches, coreografie e scenette comiche e con fumogeni attaccati ai piedi creano disegni in aria tipo frecce tricolori...poi ci sono anche aerei acrobatici etc.. Purtroppo non è facile trovare sponsor per far partire un progetto simile. Chissà un giorno magari incontrerò qualcuno che ci crederà quanto ci credo io.

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p a r a c a d u t i p s a m r a c o a d u t i s m o paracadu t

saltavo ancora quando Gau mi ha invitato a fare un Tandem nell’89, tanto per provare….io volevo in realtà prendere il brevetto di Pilota aereo, ma dopo quel lancio non ebbi più dubbi e chiesi di iniziare subito il corso!!! Per il brevetto di Pilota sono ancora in tempo più avanti!!! Cosa consiglieresti a chi volesse intraprendere una sfida con te? Non credo nella competizione per battere un avversario, ma solo nella competizione con se stessi. Un atleta deve cercare di dare il meglio di se, mostrare cosa ha creato durante gli allenamenti, esprimersi…il risultato è relativo. Se in competizione hai fatto esattamente quello che hai preparato in allenamento e sei soddisfatto della tua prestazione, questo è quello che conta. Durante una gara ci deve essere complicità tra i diversi atleti, non rivalità, per me è fondamentale per vivere l’esperienza in modo positivo! Cadere nella trappola della comparazione con l’avversario spesso è fuorviante perché ci porta a concentrarci troppo sugli errori degli altri e a non vedere i nostri.

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Quali sono i tuoi impegni futuri? Parteciperai anche tu agli Space Games e al Freefly Girls Meeting? Quest’anno ho un calendario molto impegnativo: proprio ieri qui a Skydive Tortuga Arezzo abbiamo stabilito il nuovo Record Italiano di Freefly head-down con una formazione a 16 Freeflyers. Bellissimo. A metà giugno ci spostiamo per il Record Europeo di Freefly adc Empuria Brava in Spagna e subito dopo parteciperò al Record del Mondo di Freefly Femminile a Chicago negli USA. A luglio iniziano le gare di Freestyle, quest’anno in squadra con Olav rappresentiamo l’Italia alla Coppa Europa in Russia, agli Olympic World Games in Germania ed alla Coppa del Mondo in Arizona!!! I primi di agosto organizzo un incontro di Freeflyers – donne, in preparazione al Record Europeo Femminile dell’anno prossimo e subito dopo iniziano gli Space Games… Si non vedo l’ora, gli Space Games sono il mio appuntamento preferito!

E ai prossimi campionati europei e mondiali presenterai delle novità, se si quali? Sto sperimentando delle figure e dei passaggi nuovi, ma li presenterò solo se riuscirò a migliorarne la prestazione e a rendere più pulito e fluido il movimento… Quali sono al momento i tuoi più temibili avversari? Tra le Freestylers che sono in allenamento per le prossime gare, mi piacciono molto lo stile e le coreografie della freestyler giapponese Yoko Okazaki. Ci sono anche molte nuove atlete che stanno crescendo, per esempio in Italia segnalerei Marianne Cotrin-Mooney, Donata Fialdini e Tiziana Rossetti. Il posto più bello dal quale ti sei lanciata. I posti di mare sono i miei preferiti, adoro atterrare in spiaggia appena prima del tramonto quando il sole riflette la luce nel mare! Per citarne uno, un mese fa mi sono lanciata in Australia a Coolum Beach vicino a Noosa, bellissimo!!! Ho in programma di andare presto in Venezuela, dove un amico ha aperto un centro di paracadutismo, mi ha promesso che ci porterà a lanciare vicino alla foresta amazzonica e anche su un’isola corallina, ho visto le foto in volo e sono rimasta col fiato sospeso…. Una domanda indiscreta! In volo hai trovato anche l’amore, o sbaglio? Si, sono 10 anni che condivido la mia vita con Olav Zipser. Ci siamo dapprima conosciuti durante una gara, poi l’anno successivo ci siamo rincontrati negli USA dove mi ero recata per degli allenamenti. Lì è nato l’amore.

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Chi e'... Nome: Stefania Samina Maria Martinengo Nata: Mandibahauddin (Rawalpindi), Pakistan, il 12 settembre 1967 Specialità: Freestyle e Freefly. E’ istruttrice della “1st School of Modern Skyflying” del Centro di Paracadutismo Skydive Sport Tortuga di Arezzo, insieme a Olav Zipser e Manuel Basso. E’ Giudice Internazionale FAI per le discipline AE. Hobbies: Yoga, danza, sport d’acqua (scuba, snoerkling, watersking, wakebaording), sport di montagna, outdoor sports, dipingere e leggere. Salti: 7300

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Foto di: Budweiser e Michele Fontana

Il Vento tra le mani Il Windsurf ...il connubio tra il Surf e la Vela dove le due tecniche si incontrano dando vita ad uno sport unico

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Un po’ di storia… Il windsurf nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni ’50, ma il successo arriva una decina di anni dopo e, da allora, la sua popolarità è sempre aumentata fino a diventare disciplina olimpica nel 1984. Praticato in tutto il mondo, il windsurf consente di solcare il mare in piedi, su una tavola da surf a vela, spostandosi sull’acqua grazie alla forza del vento. Lo scafo leggero, piccolo e con una grande superficie velica, permette all’windsurf di raggiungere velocità molto alte ed evoluzioni acrobatiche incredibili. Per questo motivo, tutti i grandi laghi e quasi tutto il litorale marino italiano si sono forniti di club per questo sport. Sul Lago Maggiore come sul lago di Garda, sui laghi della Francia o dell’alta Engadina, è possibile vedere centinaia di windsurf con le loro coloratissime vele che si incrociano e compiono evoluzioni sull’acqua. Senza dimenticare che tour operators e agenzie di viaggi offrono moltissime opportunità per “surfare” intorno al mondo: dagli Stati Uniti ai Caraibi, dal Marocco al Sud Africa, dall’Australia al Canada e tutto il bacino del Mediterraneo.

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RF U S D WIN

WINDSURF WINDS F URF R U S

Attrezzatura

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Il windsurf si compone di: tavola, vela, albero e boma. La tavola può essere costruita in vari materiali: legno, vetroresina e fibra di carbonio, mentre le misure variano dai 2,4m ai 4m ca. L’albero è fissato alla tavola con un raccordo snodato che può essere in fibra di vetro o in carbonio. Il boma ha la forma di un ovale schiacciato, è fissato all’albero ed è lo strumento base per pilotare il windsurf e compiere tutte le manovre. La pinna serve, invece, per dare direzionalità alla tavola, mentre la deriva, che è a scomparsa, può essere cioè eliminata tirandola su, rappresenta una vera e propria “resistenza all’avanzamento”, indispensabile per i principianti o comunque adatte a venti deboli, per riuscire a mantenere una certa direzionalità, soprattutto quando si vuole andare di bolina senza scarrocciare.

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Orzare e Poggiare Per dirigere la tavola nella direzione voluta è necessario imparare ad orzare e poggiare. Se orziamo, la tavola girerà verso la direzione di provenienza del vento, finchè non si posizionerà prua al vento. Per orzare è necessario portare l’albero verso poppa, in modo da spostare il centro velico verso di essa. Il centro velico non è altro che il punto, immaginario, della vela in cui si concentra la forza di spinta esercitata dal vento. Se invece poggiamo, la tavola girerà in modo da allontanarsi dalla direzione di provenienza del vento ed andrà sempre più “con il vento”, fino a raggiungere l’andatura di poppa. Per poggiare è necessario portare l’albero verso prua, spostando il centro velico verso di essa. La tavola ruota in una direzione o nell’altra a seconda dello spostamento verso prua, se poggio, o verso poppa, se orzo, del centro velico. Ciò fa sì che la spinta della vela si concentri maggiormente verso l’una o l’altra estremità della tavola e che facendo “perno” sulla deriva, la tavola cambi direzione.

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WIND

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La teoria dei venti Le specialita' Chi lo può praticare Il windsurf è uno sport alla portata di tutti. Prima di iniziare è comunque necessario apprendere le nozioni base in una buona scuola. Questo vi porterà ad avere un minimo di perfezionamento tecnico e, dopo questo periodo di pratica, saranno solo la costanza, la preparazione atletica e l’impegno a farvi raggiungere i risultati sperati. Rivolgetevi alle scuole di windsurf: in Italia, sono prevalentemente sezioni di circoli di vela, della federazione della vela o della Lega Navale. Ad esse si può fare riferimento perchè organizzano corsi specifici per chi vuole avvicinarsi a questo sport. Informazioni più dettagliate si possono avere dalla Federvela e da tutte le sedi periferiche regionali, sparse su tutto il territorio nazionale.

Freestyle: si usa una tavola molto corta e quindi molto maneggevole. Questa specialità permette di compiere strabilianti evoluzioni dai nomi esotici come vulcan, table top, spock. Slalom: è la specialità più praticata. Consiste nell’andare avanti e indietro sullo specchio d’acqua, compiendo delle velocissime manovre di virata e rifacendo il percorso in senso inverso. Si raggiungono anche velocità di 70-80 km/h. Bump Jump: richiede grandi doti tecniche e fisiche. Lo si pratica quando il vento soffia ad almeno 40 km/h. Con il mare agitato e in queste condizioni, i surfisti possono compiere salti, raggiungere velocità molto alte ed effettuare il giro della morte. Marianna Macis

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Una delle condizioni indispensabili per imparare la pratica del Windsurf è avere qualche nozione di base sulle andature della tavola rispetto al vento. Le andature fondamentali sono: Bolina (45° rispetto alla direzione di provenienza del vento), Traverso (90° rispetto alla direzione di provenienza del vento), Lasco (135° rispetto alla direzione di provenienza del vento), Poppa (180° rispetto alla direzione di provenienza del vento). L’andatura più veloce, generalmente, è il Lasco, mentre quelle più lente sono Poppa e Bolina. Sulle moderne tavole Funboard, quasi mai si effettua l’andatura di poppa, sia perché è troppo lenta, sia perchè richiede un buon equilibrio, difficile da mantenere su tavole dotate di poco volume. Per iniziare la planata, è consigliabile prendere velocità al Lasco e poi iniziare a “stringere” il vento, portandosi al traverso e quindi di bolina.

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Foto di: Courtesy of Maui Sails

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Kevin Pritchard A tu per tu col sei volte Campione del Mondo di Windsurf

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Se lo incontri per strada o in spiaggia e ti fermi a parlare con lui, è la persona più tranquilla del mondo. Gentile e sempre disponibile, risponde con calma e a bassa voce a tutto quello che gli chiedi… lo conosco da anni e non credo di averlo mai visto correre per la fretta… ma quando esce in acqua con il suo windsurf si trasforma, vederlo in azione è uno spettacolo, le emozioni che riesce a trasmettere a chi lo segue dalla spiaggia ti lasciano senza fiato ed è a quel punto che ti rendi pienamente conto con chi stavi tranquillamente parlando magari solo pochi minuti prima... Kevin Pritchard è uno dei campioni più completi e rappresentativi del Windsurf mondiale: più volte Campione del Mondo, Campione d’Europa, d’America etc. In più discipline, è stato il primo e l’unico capace di interrompere il predominio di un altro grande: Bjorn Dunkerbeck… Il Windsurf conta solamente 3 Campioni del Mondo Overall e uno di loro è Kevin Pritchard.

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W I N D W S W I N I D N U S D U WW S R U IWN F R R D F S U F R W F I N D I S N U RF IND DSURF Bene Kevin, gli amici di Xtremestuff Magazine vorrebbero conoscerti. Puoi parlarci della grande passione per il tuo sport?… hai imparato prima a camminare o ad andare in Windsurf? Direi che ho cominciato prima a camminare ma ho sempre amato il Windsurf sin da quando avevo 8 anni. E’ sempre stato il mio sogno poter vivere di quello e ogni giorno continuo a vivere quel sogno… Quando sei passato alla parte agonistica del tuo sport e hai cominciato a fare gare? Ho cominciato a fare gare nel 1988 a Hood River, in Oregon, e non mi sono più fermato. Quanta importanza ha avuto avere un fratello, Matt Pritchard, anche lui Campione di Windsurf, che fa il tuo stesso sport? Matt è un fratello fantastico ed un grande aiuto per me. E’ più grande di me di 3 anni e mi ha sempre aiutato lungo tutto il mio percorso, avere lui che mi incoraggia e a volte mi sfida, è una grande cosa.

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Dalla California, dove sei nato e cresciuto, a Maui, paradiso delle Hawaii, dove ora vivi… la tua famiglia ti ha sempre sostenuto? Si certamente, la mia famiglia mi ha sempre sostenuto e continua a sostenermi in ogni cosa io faccia o decida. Viviamo tutti a Maui ora, a 5 minuti di strada l’uno dall’altro, ed è una cosa molto bella e che funziona anche molto bene. Come si svolge una tua giornata tipo quando sei a casa? Segui una particolare tabella di allenamento? Solitamente una mia giornata tipo, quando non sono in giro a fare gare, è piuttosto piena: mi alzo abbastanza presto la mattina, controllo l’e-mail, faccio colazione, torno al computer per rispondere alle mail, una controllatina al vento, una sistemata all’attrezzatura, un paio d’ore in acqua ad allenarmi poi torno a casa per cena, ancora un po’ di lavoro al computer e finalmente a dormire… e il giorno seguente vengo risucchiato dallo stesso vortice…

C’è una nuova disciplina, da un paio d’anni, nel Windsurf, il SuperX, che ne pensi? ti piace? Adoro il SuperX. E’ una combinazione di race e freestyle con alcuni ostacoli da saltare e non puoi assolutamente distrarti finché non tagli il traguardo. Nello slalom, invece, una volta ottenuta la prima posizione, non penso ci sia molto più da fare. Cosa ti spinge là fuori a sfidare i tuoi limiti e il mare, magari con onde di oltre 10-12 metri? Amo le grandi onde. Il wave è in assoluto la cosa che preferisco. L’adrenalina che mi scorre nelle vene mentre sono là fuori e quello che riesco a fare è veramente incredibile. E’ quasi come una droga, tanto da esserne così assuefatto da voler affrontare onde sempre più grandi… L’emozione che provo è sempre diversa e indescrivibile… Ovviamente viaggi molto per gare, promozioni e foto shooting: come riesci a conciliare il tuo lavoro con la tua vita privata, le amicizie, gli amori, la tua famiglia?

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Eh! si, è proprio quello che sto facendo in quest'ultimo periodo: viaggiare e lavorare veramente tanto… voglio vincere e voglio che i miei sponsor siano molto felici alla fine della giornata, quindi tutto ciò mi impegna moltissimo. Ho comunque sempre l’appoggio della mia famiglia e la maggior parte dei miei amici sono windsurfers come me, quindi è abbastanza facile mantenere i rapporti con tutti loro, malgrado le lunghe trasferte e tutto ciò che il mio lavoro comporta. Cosa diresti a qualcuno che ti chiede un consiglio per iniziare a fare windsurf e magari successivamente a fare gare?

Vai in acqua e ti assicuro che una volta messi i piedi nelle straps e le mani sul boma non tornerai più indietro. Adorerai le emozioni che ti dà il Windsurf. Il mio consiglio è di andare in acqua il più possibile, conoscere bene e avere cura della tua attrezzatura… aver cura del tuo corpo, della tua mente e il resto verrà da solo. All’inizio del 2005, insieme ad altri due grossi nomi del windsurf, Barry Spanier e Phil McGain, hai dato vita alla MauiSails … una sfida che state vincendo? Proprio ora, mentre stiamo parlando, la Maui Sails sta veramente cominciando ad affermarsi. Sembra che le nostre vele piacciano a moltissime persone e questo è decisamente fantastico. Stiamo uscendo sul mercato, con la

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La planata è un comportamento idrodinamico della tavola, che, acquistata la velocità sufficiente, non naviga più ma scivola quasi rimbalzando sulla superficie dell’acqua. Tutto dipende dalla “portanza”, una forza perpendicolare alla tavola ed orientata verso l’alto. La portanza contrasta con la forza-peso dell’attrezzatura, sommata a quella del surfista stesso. Maggiore è la velocità della tavola, più intensa sarà la portanza; superata la soglia “critica”, la tavola inizierà a planare. La velocità, a questo punto, aumenta ulteriormente, vista la radicale diminuzione degli attriti.

linea completa 2006, proprio in questi giorni in tutto il mondo e quindi credo sia veramente un buon inizio. Ed ora Kevin, per concludere, esprimi un desiderio… E’ facile: continuare a fare quello che amo così tanto per il resto della mia vita… Mi piace molto la mia vita e ritengo di essere molto fortunato a poter fare quello che amo e spero possa continuare per sempre. Grazie Kevin per la tua disponibilità… E’ sempre molto piacevole parlare con te… In bocca al lupo per tutto… E voi, amici di Xtremestuff Magazine, che ne dite, vi è venuta la voglia di provare ad andare in Windsurf? Ciao a tutti alla prossima Silvana Casetti

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Chi e'... Nome: Kevin Pritchard Nato: Il 30 gennaio 1976 in California, Stati Uniti Sport: Windsurf (Wave – Racing – SuperX) Disciplina preferita: Wave Palmares: Campione Del Mondo Overall 2000 Campione del Mondo Race 2000 Campione del Mondo Formula Windsurfing 2001 – 2002 Campione del Mondo Wave 2002 Campione del Mondo Slalom IFCA 2003 Curiosità: E’ stato il primo King of the Lake al Lago di Garda nel 1996. Altri sport preferiti: Motocross – Tow in Surfing

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Foto di: Mario Negro X3M04

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Gran Premio d’Europa “Città di Alghero” Si e' conclusa con tante sorprese l’ultima tappa del Campionato del Mondo di Aquabike

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Settantuno piloti suddivisi nelle diverse categorie e un pubblico degno delle grandi occasioni. Questi gli ingredienti della giornata conclusiva del Mondiale di Aquabike, che si è svolto il 10 e l’11 settembre ad Alghero, durante il Gp d’Europa. E dopo tre lunghi anni, Alberto Monti è riuscito a riacchiappare lo scettro mondiale. Il pilota romagnolo è infatti il nuovo campione del mondo nella specialità della Ski Division, dopo aver dominato una finale al cardiopalma, superando il francese Kevin Laigle, con il quale divideva a pari punti la classifica mondiale. Una gara spettacolare e combattuta fino all’ultimo minuto, anche perché l’italiano aveva un conto in sospeso con Kevin Laigle: lo

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scorso anno, infatti, nonostante avesse dominato quasi tutte le gare del Mondiale, Alberto si era dovuto accontentare soltanto di un secondo posto a causa di guai al motore, regalando così la vittoria proprio al francese. A completare l’ottima performance italiana, Gianfranco Olivieri che, con il quarto posto, ha conquistato la terza posizione nel mondiale dietro Monti e Laigle. Nella classe Runabout, invece, titolo mondiale per il lussemburghese Steve Stievenart che, partito in pole position, ha ottenuto soltanto il secondo posto dietro l’ungherese Andras Vagott, ma tanto gli è bastato per conquistare il titolo,

strappandolo all’ungherese Lazlo Sumegi che guidava la classifica e che è finito terzo. Vicecampione mondiale Runabout, l’italiano Christian Speciale. Nessuna sorpresa, invece, per il brasiliano Alexander Lenzi che si è ancora una volta confermato campione mondiale di Freestyle. Contorno “di lusso” della gara mondiale, il Rally Jet Sardinia Cup. Vinta dal grande Cesare Vismara, questa gara sperimentale ha tutta l’intenzione di diventare presto un’occasione per

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Alberto Monti

scoprire i vari porti turistici della Sardegna e promuoverli in ambito internazionale proprio attraverso l’aquabike: un vero e proprio Rally internazionale di endurance a tappe da Alghero fino a Cagliari. Un progetto ambizioso che sta già conquistando l’interesse di molte località turistiche. Dietro Vismara, per la cronaca, si sono classificati Fabio Scandiani e Paolo Fior.

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Aquabike dopo l'uragano Katrina

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Classifiche Uim-Spes Aquabike Classpro World Championship - G.P. Europe Alghero SKI DIVISION MONTI A. ITA LAIGLE K. FRA OLIVERI G. ITA GADDONI M. FRA MAZZA M. ITA GIORDANO R. FRA

RUNABOUT CLASS STIEVENART S. LUX SPECIALE C. ITA SUMEGI L. HUN VAGOTT A. HUN OSOKIN V. FRA DOUKHI J.M. FRA

Le moto d’acqua si sono rivelate il mezzo migliore per salvare la vita alle persone colpite dall’uragano Katrina, che i primi di settembre ha devastato il sud-est degli Stati Uniti e, in particolar modo, New Orleans. Episodio significativo, quello che ha visto protagonista il Capitano della Polizia di New Orleans, Donald Curole, che, proprio grazie ad un’aquabike, ha salvato una famiglia composta da sei persone, che da 10 ore si trovava sul tetto della propria casa invasa dall’acqua. Katrina, che ha causato più di mille vittime, si è rivelato il terzo uragano più potente che abbia mai colpito la costa degli Stati Uniti, con venti fino a 360 km/h e una pressione di oltre 918 mbar. A causa dell’uragano, l’intera costa fra Luisiana, Mississipi e Alabama, fino alla Florida, è stata flagellata con un innalzamento del livello del mare tra i 4,5 e i 9 metri. E New Orleans, considerata a rischio in quanto si trova per buona parte al di sotto del livello del mare, è stata proprio inondata a causa della rottura degli argini.

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Foto di: Francesca Urbano

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KPWT Kiteboard Pro World Tour Como Lake Kiteboard World Cup Novembre - Dicembre

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Il Kiteboard Pro World Tour è approdato in Italia per la prima volta con una tappa in Lombardia, sul Lago di Como. La Como Lake Kiteboard World Cup è il secondo evento della stagione 2005 del circuito KPWT, tour che porta in giro per il mondo i kiters più apprezzati a livello internazionale per promuovere questo sport. Gli eventi della stagione saranno sette e vedranno partecipare la categorie degli uomini e donne world champions, dei Senior e Junior. Il programma del Como Lake, che si è svolto nello splendido scenario della cittadina di Gera Lario, è stato ricco di eventi, anche se i primi giorni, a causa di violenti temporali, è stato ridimensionato. Il 28 giugno non erano previste gare, ma solo le iscrizioni degli atleti e la serata inaugurale a Lido di Lenno, il secondo giorno invece erano previste le prime gare, ma non si sono potute disputare per assenza di vento e per un forte temporale che nel pomeriggio si è scatenato sopra di noi. Per fortuna il temporale non ha potuto rovinare la serata che ci ha visto ospiti a Cremia, altra cittadina che si affaccia sulle rive del Lago di Como. Il 30 invece, nel primo pomeriggio, si sono

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potute svolgere le heat delle classificazioni, gli iscritti sono stati quarantacinque, “tra cui quattordici italiani” nelle categoria uomini più del previsto tabellone di trentadue raiders, le donne erano solo tre. Le classificazioni, iniziate già tardi per problemi organizzativi, sono state interrotte alla seconda heat perché il vento è calato e non era possibile continuare il tabellone. La giornata è stata conclusa con un raider meeting in cui è stato deciso che la gara sarebbe stata ripetuta il giorno seguente. L’appuntamento è stato fissato per le ore 6 a Cremia, poiché il vento era previsto da Nord nelle primissime ore della giornata. Dopo un aperitivo a “La Punta” di Sorico gli atleti, gli organizzatori e noi fotografi abbiamo tutti preferito una ritirata ”precoce” nelle nostre stanze, perché la sveglia era stata programmata per le ore 5. Così l’indomani, primo luglio, ci siamo ritrovati puntualissimi all’appuntamento per il raider meeting alle sei a Gera Lario ed il successivo spostamento a Cremia.

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arIl KPWT essionale del kitebo of pr le a on zi na er int lle e' un circuito da Frederic Gravoi to za niz ga or 99 19 l ne ding, nato 12 paesi oggi ben 36 eventi, in d a a nt Co . m a te o ed il su izzato i. Il circuito e' pubblic nt ine nt co 5 i o rs ve attra ampa, Tv e canali st a d i es pa i i tt tu e distribuito in Pro World Tour” ed il rd oa eb it “K T W KP sono satellitari. Il Riders Association” rd a bo te Ki l a ion ss ort, PKRA “Profe estigiosi di questo sp pr ' piu li ia d on m ti ui i due circ plina uovere questa disci om pr e re a pp ilu sv r prima nati pe tti questi anni, per la tu po Do . a em tr es va sporti ente “su quel ramo m a is ec pr e lia a It volta, approda in Manzoni che diventa l a ro ca o nt ta o” m a del Lago di Co ma bensì, per la prim o, nz a m ro un r pe , no ico lo scenario, nta cosi un evento un ve Di . te ki i d le ia d ere. tappa mon to sport da non perd es qu i d ti a ion ss a pp per gli a ' Turchia, Brasile, ra he cc to , lia ta l’I o Questo circuito dop a novembre, la New ia nc a Fr la e, br to to l’Australia ad ot e ultimo appuntamen m co e e, br m ve no e Caledonia a fin embre il Sud Africa a dic o.com zioni: www.kiteboardpr Per ulteriori informa

Il vento invece, meno puntuale di noi, è arrivato solo alle ore otto. Il cielo grigio e la temperatura fredda non facevano pensare ad una mattina estiva ed il lago, con l’aumentare del vento, diventava sempre più agitato. Tutti questi fattori climatici hanno reso difficoltose, quasi impossibili, le riprese dall’acqua, che invece sarebbero state ideali visto che il campo di gara era al centro del lago. Per l’organizzazione è stata una buona giornata, il vento che soffiava sui 20-30 nodi, ha reso possibile il completamento del tabellone del Freestyle, partendo dalle classificazioni, proseguendo con le heat delle donne e infine degli uomini. Il vento, a raffiche violente, ha creato non poche difficoltà agli atleti che non si sono potuti esprimere al massimo delle loro capacità. Le gare sono proseguite fino alle ore venti.

Le finali, combattutissime, hanno visto gareggiare i francesi Mikael Fernandez, campione del mondo 2004, Charles Deleau, Antoine Auriol e, a gran sorpresa, l’italiano Stefano Maselli, che per la prima volta partecipava ad una competizione ufficiale sia a livello internazionale sia nazionale. La classifica finale ha visto Fernandez al primo posto seguito da Deleau, Auriol e Maselli al quarto. L’ottima ed inaspettata classificazione del nostro giovane Stefano ha scatenato negli atleti italiani una partecipata allegria, seguita da festeggiamenti la sera durante la cena. L’indomani, il raider meeting era stato fissato alle ore 10 per dare la possibilità a tutti di recuperare un po’ le forze. Il sabato, il villaggio allestito sulla riva di Gela Lario prendeva sempre più vita, il folto pubblico affollava gli stand già dal mattino, divertito dalle numerose esibizioni: come la nazionale di Frisbee acrobatico, il Kite simulator, parapendio exhibition e tanti altri intrattenimenti

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dallo skate park offerto dalla Nokia a una grande vasca da idromassaggio offerta dalla Jacuzzi. La giornata è proseguita all’insegna del divertimento con continui raider meeting di aggiornamento in attesa che entrasse il vento. Alle ore 13 voci di corridoio davano vento a Cremia, ma solo alle ore 16 l’organizzazione ha deciso di spostarsi all’altro spot. Al nostro arrivo purtroppo il vento era gia calato rispetto alle prime ore del pomeriggio, ma è stato deciso di svolgere in ogni modo la gara di Hang Time uomini. Si ha giusto il tempo di vedere in acqua le prime due heat ed il vento cessa del tutto, rendendo impossibile il completamento del tabellone. La giornata conclusiva dell’evento, domenica 3 luglio, ci ha nuovamente portati sulle rive della cittadina di Cremia nelle prime ore del pomeriggio, non facendoci cogliere di sorpresa dal vento come il giorno precedente. Il sole dava vita ai colori del lago e delle montagne che lo circondano e la coincidenza con il giorno festivo

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animava le rive di amanti della vela, grazie anche al vento che non si è fatto attendere. Lo scenario era spettacolare, quarantacinque kite coloravano il centro del lago dove era prevista la partenza. Si è dato così il via alla gara di Speed Crossing. Gli atleti, dopo i dieci minuti di transizione, fremevano per la partenza ed ognuno era in cerca della raffica e della traiettoria migliore che lo portasse alla meta prima degli altri, l’arrivo era previsto davanti al pontile di Gera Lario. Il primo a tagliare il traguardo è stato il francese Pierre Romain, seguito dall’immancabile Charles Deleau, al terzo posto Sebastian Cattelan, reduce dalla vittoria dello speed ai Mondial du Vent 2005. Tra le donne invece al primo posto è arrivata l’agguerritissima undicenne Gisela Pulido, al secondo Anne Sparre ed infine la spagnola Noelia Nunez.

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In Lombardia un grande lago La sua caratteristica forma a Y rovesciata è data dai tre rami di Colico a nord, Lecco a sud-est e Como a sud-ovest, con uno sviluppo perimetrale complessivo di 170Km. Il lago è interamente circondato da montagne, la più alta è il Monte Legnone (2609 m.), sopra Colico. I corsi d’acqua affluenti sono 37: il più importante è l’Adda, seguito dal Mera, che è anche l’unico emissario; l’Adda esce dal lago a Lecco e, dopo aver formato i laghetti di Garlate e di Olginate, prosegue in direzione del Po. L’unica isola del lago è l’Isola Comacina, situata nel ramo di Como di fronte al comune di Sala Comacina. Meta di appassionati degli sport più estremi quali windsurf e kitesurf, il Lago di Como è sede di prestigiosi circoli velici, che prevedono, da aprile a ottobre,

La prima tappa italiana del KPWT si è conclusa con le premiazioni di rito. Il Como Lake ha portato sulle rive di questo lago numerosi campioni del kite mondiale. Nonostante il mal tempo dei primi giorni, la manifestazione si è svolta al meglio, i raiders hanno dato ancora una volta prova della loro preparazione atletica ed anche l’organizzazione ha saputo preparare un bell’evento che ha coinvolto gli abitanti delle cittadine che lo hanno ospitato, grazie anche alla partecipazione di numerosi ed importanti sponsor come: Fiat, Budweiser, Hotel la Barcaccia, Soleluna Club, Vaca Loca, Misultin Zone. Un personale ringraziamento va all’organizzazione del KPWT e alla locale Como Lakers capitanata da Paolo Goni.

corsi per principianti e non. Durante i mesi estivi è, infatti, facile incrociare, soprattutto in alto Lario, campioni del calibro di Paul Cayard o Torben Grael, che spesso regatano nei vari Campionati Internazionali organizzati sul lago. Numerose, inoltre, sono le scuole che offrono corsi per bambini/ principianti e corsi di perfezionamento, dove è possibile affittare tutto il materiale necessario.

Francesca Urbano

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Transahara il playboy e il campione Il principe Sergio Ferrero di Muresanu e il campione del mondo di kite Christopher Tasti hanno attraversato il deserto africano in mountainboard

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Il Kitesurf, è stato teatro di un incontro fantastico fra due grandi personalità del mondo dell’avventura e dell’estremo. Il Playboy milionario del Jet-Set internazionale, il Principe Sergio Ferrero di Muresanu, accompagnatore acclamato dalla maggior parte delle dive ‘glamour’ del cinema italiano e hollywoodiano degli anni ‘60 e ‘70, e il suo compagno d’avventura, lo spumeggiante ed eclettico campione del mondo di Kitesurf Christopher Tasti, star e grande agitatore del mondo “de la glisse”, hanno attraversato il deserto africano in Kitesurf da sabbia (mountainboard). Un’avventura mai tentata prima d'ora. “Fin dall’inizio abbiamo cercato di stare lontani dalle dune, per non insabbiarci con le nostre minuscole mountainboard. La nostra guida ci ha condotto per sentieri tracciati dai vari nomadi in movimento e quindi con il fondo più duro. È molto bello questo sport, però, a differenza del Kitesurf, dove il nostro corpo produce calore, ma il mare lo raffredda, con il mountainboard il calore del sole aumenta il calore corporale e siamo, quindi, costretti a fermarci spesso per bere intere bottiglie d’acqua e rinfrescarci. Inoltre, il casco e le varie protezioni ci scaldano ancora di più, ma non abbiamo intenzione di toglierle, perchè spesso cadiamo e fa male. Durante le ore più calde siamo costretti a fermarci e riposarci nella nostra tenda. Saliamo sul 4x4 di assistenza e ci incamminiamo al di là di dune impraticabili per raggiungere una spianata dura, che si estende quasi all’infinito. Immediatamente Christo ed io gonfiamo le nostre ali e, con il sistema della 5a linea, decollo facilmente la mia Matrix Wipika di 13,5m². Scivolare qui è veramente fantastico, con velocità troppo spesso pericolose. Frenare è praticamente impossibile. Ma è esattamente questo che entrambi avevamo sempre sognato." Sergio Ferrero e Christopher Tasti

Mountain board

, ta dallo skateboard iva er d a vol ta re to Una particola ema speciale monta st si un a e zi a gr , te oblemi che permet r scivolare senza pr te po i d , a m m go i d e dalla sulle ruot icamente trascinati un , ia bb sa i d pi ti i i su tutt no di ruote “fuoripista” so Le . ne ilo qu a un i d a potenz che sterzano in base , te a zz ti or m m a i, on ” grandi dimensi “tavola da montagna la n Co . so pe el d to te o allo spostamen ati, strade sterra pr a d e er d en sc o da e' possibile inare da un kitewing a tr i rs fa re pu op , asfaltate amente. . puo' scatenarsi liber a si a nt fa la . . zi ez altri m . e' puro divertimento

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Sergio Ferrero Guiness Book of Records per la traversata dell’Oceano Atlantico in Windsurf, nel 1982 in 24 giorni; 8 volte campione del mondo di Quadriathlon (nuoto/canoa/bici/corsa); Campione del Mondo di Triathlon Ultradistanza (57 km nuoto + 2700km bici + 633km corsa) nel 1995; Recordman del mondo di Quadriathlon Ultradistanza, nel 2003; nello stesso anno ha raggiunto il record con la traversata in surfski (canoa) Baleari – Spagna in 10 ore e 13 minuti; nell’ottobre 2004, traversata del Sahara in Kite e ora, a 63 anni, ha ripetuto la traversata dell’Oceano Atlantico, dalle Canarie ai Caraibi, ma questa volta in Kitesurf. Prossima avventura: traversata dell’Oceano Atlantico in Canoa-Kite ed una profonda meditazione nel deserto, seguendo l’esempio di Gesù.

Christopher Tasti Comunemente chiamato “Christo”, ha al suo attivo una serie grandissima di titoli nello sport professionale di alto livello: Campione di Francia e terzo della Coppa del Mondo di Windsurf (a Brighton nel 1994), Campione del Mondo di Kitesurf (Rio de Janeiro, dicembre 2000). Ha anche realizzato 2 exploit di grande portata: nel 1990, la traversata del Mediterraneo (Barcellona – Genova) in Windsurf e, nell’agosto 2003, la traversata della Manica (Ouessant – Cap Lizard) in team con Manu Bertin, l’inventore del Kitesurf, e scortato dall’equipe e dal veliero dell’illustre Olivier de Kersauson. Con alle spalle questa grande notorietà negli sport estremi, Christo, recentemente, è stato il creatore di un movimento culturale: Freeriders, una forma di filosofia di vita che prende l’ispirazione dalla cultura dell’estremo, e che conta con sempre più seguaci fra le discipline sportive “de la glisse”.

Curiosità… Una barca a vela molto veloce ha seguito i due atleti durante la traversata; a bordo, un fotografo, un team t.v., un dottore e 1’equipaggio. La grande diffusione a livello mondiale, di stampa, radio, televisione e internet, ha fatto si che Red Bull, sponsor di Ferrero da 7 anni, decidesse di appoggiare finanziariamente il progetto, apportando 100.000€. I restanti 200.000€, che servivano a coprire it budget dell’avvventura, sono stati divisi fra diversi sponsor.

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www.landrover.it

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SUPERARSI SEMPRE

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Foto di: Michele Fontana

Rollerblades, i pattini acrobatici Se fino a pochi anni fa era un’assoluta novita' importata dagli Stati Uniti, oggi e' sempre piu' facile vedere le nostre strade trasformate in enormi piste di pattinaggio

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rolle

bla d e l rollerob blade e d r e e ed d e l d l a a l d balla o a b rb e r l l r l e e l r l r o lrer b b o ro l r l r a l e d r e b e l l a d l e o r rolle

L’attrezzatura Ci sono vari tipi di pattini a seconda dell’attività che si vuole fare. I pattini per passeggiata, o per fitness, hanno solitamente il telaio in plastica o metallo, sono comodi e possono avere una scarpa morbida o rigida. La chiusura di questi pattini può essere a lacci o a leva. Ricordate che lo scarponcino, anche se morbido, deve permettere una buona immobilità della caviglia. A corredo dei pattini, acquistate, per la vostra sicurezza, anche un casco che vi protegge in caso di cadute, delle ginocchiere, per evitare brutte escoriazioni, delle gomitiere, per proteggere i gomiti, e dei parapolsi, per evitare slogature.

tIl Rollerblade ne skating, e' un’a -li in o s, e d la rb lle ro , Il pattinaggio sui i; e' stato provato tt tu re ca ti a pr o cardiotivita' che posson fico sull’apparato ne be to et ff e un cosidinfatti, che ha o caratteristico, nt e im ov m il , re ', olt circolatorio. In ile, come attivita m si o olt m o nd e ss re stessi detto scivolata, pu ing, non produce gli gg jo l a d ta ot od a quella pr i dovuti al passo, um a tr ro ic m ' oe ci li, uillo. effetti collatera nto fluido e tranq e im ov m un re e ss des perché risulta e inaggio su rollerbla tt pa l a d ti a ss accia, I muscoli intere l dorso e delle br e d lli e qu e nt e lm sono essenzia la scivolata, e poi e nt a ur d io nc a sl i lo utilizzati per dars feriori: cosce, gambe, glutei, ma rti in a tutti quelli degli a etico e' pari a circ rg ne e o um ns co Il esseanche addominali. inaggio, che possono tt pa i d a or ni og ione 500 calorie per velocita' o la fless la o nd a nt e um a re aumentate delle gambe.

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Qualche consiglio Freno Il freno può essere legato direttamente al telaio, in modo che per frenare si debba alzare un piede sul tallone, oppure con tecnologia ABT che fissa il freno al gambaletto in modo che, spostando il piede avanti, il freno tocchi automaticamente terra. La parte che frena è fatta di plastica morbida e il supporto che la regge dello stesso materiale del telaio: in genere non sono intercambiabili tra diversi tipi di pattini.

Se siete principianti assoluti, meglio fare qualche “prova” su un prato e passare all’asfalto soltanto quando vi sentirete davvero sicuri. Provate, ad esempio, a restare in equilibrio su un solo piede e quando passate all’asfalto, assicuratevi che le ruote siano ben pulite da tracce di erba e sassolini. Non dimenticate mai di indossare gli accessori (parapolsi, ginocchiere, gomitiere e soprattutto il casco) di modo che, se doveste cadere, i danni siano molto limitati. Per i primi tempi, cercate di evitare manovre spericolate o pendii ripidi e preferite strade dritte o piazze, in modo che sia più facile fermarsi, e luoghi con pavimentazione liscia, come i campi da basket. Rispettate il codice della strada, tenendo sempre la destra, e pattinate soltanto in spazi riservati, marciapiedi o, meglio ancora, piste ciclabili.

Da fitness: hanno 4 ruote grandi, di 72 mm di diametro, il freno e un pieno supporto della caviglia. All’inizio erano completamente di plastica dura, mentre ora la parte frontale della scarpetta è diventata morbida e questo permette una migliore traspirazione del piede. Ci sono pattini di maggiore qualità che hanno ruote più grandi, 80 mm di diametro, il telaio in alluminio o altre leghe speciali ed altre caratteristiche di comfort che rendono il pattinaggio un vero piacere. I pattini da fitness sono i più versatili. Permettono di fare lo slalom o anche le scale e di imparare i principi della rampa e dell’Half Pipe. Con alcuni modelli si può addirittura grindare e slidare, ma non ai livelli di un pattino da street.

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A 5 ruote: sono pattini, come dice il nome, che hanno 5 ruote grandi da 80 mm circa, telaio lungo e non hanno il freno. Funzionano solo per le discese e la corsa, ma non vanno bene per fare lo slalom. La scarpetta varia in base alla funzione: per i discesisti deve essere rigida, per chi corre deve essere invece morbida per sfruttare anche l’ultimo muscolo del piede.

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Da half-pipe: sono leggeri, ma vanno bene solo per fare l’half e pattinare normalmente.

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rolleblade e b d e l a d a l a l d b b r e rorb r r o lla l l e d le e lb e r blade l o a rde

Da hockey: hanno ruote larghe e morbide per aderire perfettamente al suolo e un telaio molto corto. Devono infatti essere molto maneggevoli. Sono un ottimo sostitutivo ai pattini da fitness e sono molto più robusti perchè la maggior parte ha lo chassis in alluminio. Le scarpette sono, invece, di pelle e hanno l’allacciatura molto marcata.

Da street: hanno ruote molto piccole, 56 mm di diametro, e non hanno il freno. Sono, quindi, sconsigliati per chi si avvicina al pattinaggio per la prima volta. Pesanti e corazzati, vanno bene per lo street in generale, half e rampe compresi. I pattini da street hanno un’intaccatura in mezzo alle ruote centrali per grindare meglio, “grind plates”, per scivolare su quelle e non sulla scarpetta.

Pattini “ibridi”: vanno bene per chi vuole fare un pò di tutto. High jump, scale, vanno benissimo per l’half-pipe e lo slalom, ma hanno qualche problema, per via delle ruote, per ciò che riguarda lo slide. Hanno la scarpetta, quindi un’architettura da street, ma possono montare anche le ruote grandi. I più conosciuti di questo genere sono gli Street vecchio modello con ruote fino a 72 mm e i LowRider, indirizzati alla rampa, con lo chassis di metallo. Entrambi i modelli sono al momento fuori produzione. Molto conosciuti anche i Majestic che, su piedoni numero 44, possono montare anche ruote fino a 68 mm di diametro.

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Regola Jump La pedana ufficiale per il roller cross è il modello standard utilizzato anche per il salto in alto. In questo caso l’atleta non può riposizionare in alcun modo l’ostacolo. La penalità inflitta all’atleta per mancato salto e/o aggiramento dell’ostacolo comporta 5 secondi di tempo. Saltare la pedana non toccando la stessa ma saltandoci direttamente sopra comporta ugualmente penalità. Regola Sottopasso Il sottopasso è costituito da due ritti e un’asticella posta ad una altezza di 1 metro da terra, sotto la quale deve passare l’atleta. Il sottopasso è un passaggio obbligatorio, quindi l’atleta che aggira l’ostacolo è squalificato. Un cattivo ingresso all’interno del sottopasso, che ne comporta il suo abbattimento, comporterà una penalità di 2 secondi. Regola Tunnel Il tunnel è un passaggio obbligatorio e chi lo aggira viene squalificato. Non si prevede l’abbattimento di questo ostacolo, perché è di solida struttura. Le normative per regolamentare le misure del tunnel, sono: un arco di 180 gradi con altezza max di 120 cm ed una lunghezza non inferiore al metro e mezzo. Regola Salto a Secco Passaggio obbligatorio. Si sistemano gli ostacoli da saltare, che dovranno essere strutturati in modo da cadere facilmente se toccati dall’atleta. L’abbattimento comporterà una penalità di 2 secondi, mentre l’aggiramento la squalifica.

Discipline Speed Slalom E’ una prova cronometrata. Viene percorsa una fila di birilli, disposti in linea secondo una direzione predefinita. La condizione fondamentale da rispettare è quella di passare tra tutti i birilli con uno o entrambi i pattini. Roller Cross Prova cronometrata in un circuito, dove si trovano degli ostacoli definiti dal regolamento nella forma e difficoltà. Vince il concorrente che, per categoria, si aggiudica il miglior tempo. High Jump – Salto in alto Disciplina di spiccata tendenza acrobatica. Consiste nel superare un’asta posta ad un’altezza variabile fra due trespoli (ritti), prendendo un’opportuna rincorsa ed aiutandosi nello slancio con una pedana triangolare omologata e atterrando in maniera corretta. In questa disciplina vince il saltatore che compie il salto più alto con meno salti nulli eseguiti.

Regola pali snodati Passaggio obbligatorio. L’organizzazione dovrà essere molto scrupolosa sul posizionamento dei paletti. Si dovranno collocare da un minimo di 5 ad un massimo di 10 pali per concorrente. Il percorso di gara sarà tracciato da paletti segnalanti la parte interna della curva, perciò il concorrente dovrà transitare con tutti e due i pattini verso il lato esterno della base. La penalità per ogni errore è di un secondo, mentre saltare l’intero tracciato comporta la squalifica. I paletti devono essere del tipo non scheggiabili e fissati in modo stabile. Devono essere posizionati in modo verticale rispetto il piano di scorrimento e non ortogonali. Devono essere di due colori distinguibili e risaltanti rispetto al piano stradale (rosso e giallo o blu). L’altezza dovrà essere compresa tra i 150 e i 180 cm. dal piano di scorrimento. Il posizionamento dei paletti dovrà rispettare una distanza tra i paletti, riferita alla linea di percorrenza del tracciato, minimo di 3 metri, con un disallineamento tra loro (distanza normale alla linea di percorrenza) massimo di 0,8 metri.

roller rolleblade e b d e l a a d l a rorlollelrerorb l d b b r e r r o lla l l e le d e lb e l o a rde rblade

Regole

Regola pali non snodati Passaggio obbligatorio. Sono pali in materiale plastico rigido montati su supporti in modo tale che se vengono toccati possano cadere a terra. Il loro abbattimento comporta 1 secondo di penalità. Regola Slalom E’ costituita da 7 birilli messi in linea alla distanza di 1 metro e mezzo tra loro, da affrontare in slalom. L’abbattimento o l’aggiramento di un birillo comporta una penalità di 0,5 secondi.

Style Slalom I concorrenti si esibiscono con delle figure artistiche personali o standard, di fronte ad una giuria di tecnici, in un percorso di slalom tra birilli disposti per due file a distanza prestabilita. La gara dura 1’30” ed è giudicata con voti a punti. Il concorrente che ottiene il più alto punteggio, vince.

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PURSUIT FORCE™ Combatti il crimine nei panni di un poliziotto del futuro, salta da un mezzo all’altro e annienta le bande criminali che tengono in pugno Capital City. Pursuit Force. Stavolta il crimine la paga.

Pursuit Force™ © 2005 Sony Computer Entertainment Europe. Published by Sony Computer Entertainment Europe. Developed by Bigbig Studios Ltd. Pursuit Force is a trademark of Sony Computer Entertainment Europe. All rights reserved. “‰” and “ ” are trademarks or registered trademarks of Sony Computer Entertainment Inc. All other trademarks are property of their respective owners.

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Il 900째 in Italia, Giorgio Zattoni

Foto di: Riccardo Monti

Il secondo skater al mondo, dopo Tony Hawk, a chiudere una rotazione di 900 gradi

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I N I O N T T O A Z T Z ATTOZ I T N NIA

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ZI ATTONI ZATTON

O T T ZA

Ciao Giorgio, è troppo scontato chiederti chi sei, dove vivi ecc.. ormai ti conoscono tutti, ma forse non sanno come hai iniziato e perchè. Ho visto uno skateboard la prima volta nel 1988 a casa di uno zio e me lo portai a casa. Era uno di quelli giocattolo, il giorno stesso l’ho rotto saltando giù da una panchina e lo stesso giorno ho incontrato un amico che aveva anche lui lo skateboard ma di quelli professionali americani, l’ho provato e il giorno dopo mio padre me ne ha preso uno come il suo. E così ho iniziato a skateare assieme a mio fratello Gianni. Ho iniziato perché lo skateboard mi dava una sensazione nuova, diversa dagli altri sport che avevo già provato, calcio, nuoto, ecc… C’era un feeling strano fra me e lo skateboard, anche quando ero a casa e non si poteva skateare lo guardavo sempre, lo pulivo e mi faceva stare bene. Quando tornavo da scuola ci salivo sopra e scendevo solo quando era ora di cena.

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Marianna Skatepark è lo skatepark dei fratelli Zattoni. E’ uno dei vert più grandi al mondo, alto 5 metri e largo 24, nel quale si organizzano contest su invito di grande importanza. Ha un half pipe immenso, largo 12 metri e alto 4, un roll in alto più di 5 metri e un’area da street, con una mini, con alle spalle un bank. Possiede un funbox con due handrails, un quarter con altezze differenti e altri due quarter distanti circa 2 metri ma collegati dallo stesso coping. Lo skatepark è aperto tutti i pomeriggi ed è a pagamento, più una tessera UISP annua.

Domanda classica...quali sono gli skaters a cui inizialmente ti sei ispirato? Gli skaters che per me erano idoli e ancora lo sono : Vallely, Caballero, Hawk, Blender, Hosoi, Mountain, Hensley, e tanti altri soprattutto quelli della Bones Brigade degli anni '80 e quelli dei vecchi video H-Street tipo Hocus Pokus . Ora sei nel team FIAT Freestyle Team, come ti trovi in mezzo a degli snowboarder come Giacomo Kratter? Bene, anche se io in snowboard non ci sono mai andato, ho spesso sentito parlare di lui e di suo fratello, sicuramente un freestyle team con più discipline freestyle è più completo. Il 900, cosa mi puoi dire? Che mi sono fatto un “culo tanto”, ci ho messo 7 anni per chiuderlo, era diventato un’ossessione per me , tanto da prendermi periodi di mesi interi solo per provare a chiuderlo, andavo a skateare e provavo solo quello, divertimento quasi zero, adrenalina mille.

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Tony Hawk.... L’ha chiuso per primo ed è la leggenda dello skate più di ogni altro skateboarder. Tu che sei uno skater che ha viaggiato molto, che ha visto nuove realtà, come vedi l’Italia rispetto ad altri Paesi per quanto riguarda gli skatepark? Penso che adesso siamo messi abbastanza bene, park ce ne sono, alcuni piccolini, alcuni belli grossi tipo Bologna, spero che la crescita di strutture continui. Cosa fai prima di un contest importante? Hai riti scaramantici, ti isoli...? Nessun rito scaramantico, cerco di evitare i contest, non mi piacciono un gran che.

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Che tipo di musica ascolti? Non sono un appassionato di musica , non ascolto musica durante il giorno o in macchina, ascolto solo musica metal e la ascolto quando ne ho voglia. Cosa fai quando non vai in skate? Hai altri interessi? Mi piacciono le barche (non a vela), ne ho una, appena sistemata, che va a razzo . Faccio motocross e da un anno e mezzo ho iniziato anche a saltare con le rampe da fmx da Ossoland assieme a i ragazzi Daboot , Alve , Jader , Osso , Bianco , Zironi , ecc…. Gestisco un centro di benessere assieme a due soci, l’Energy Wellness Center e ho la passione per il fitness, mi piace allenarmi in palestra. Spot e skatepark preferito, senza contare il tuo! Marina di Ravenna oasi park e Bologna elbow.

Skateboarding Un po’ di storia

Lo skateboard nasce in California negli anni ’60, quando i “surfers da onda” iniziarono a fare le prime evoluzioni, ad “impennare” sulle ruote anteriori o posteriori e a girare su se stessi, dopo avere notato un’analogia tra i due sport. I più temerari facevano avanti e indietro sulle pareti verticali delle piscine vuote, che in California hanno un fondo tondo e raccordato con transizioni. Ma le tavole erano ancora troppo rudimentali: di legno, strette e piatte, con le ruote di vecchi pattini a rotelle in ferro o legno e truck senza molleggi. Troppo distanti, quasi irraggiungibili, le sensazioni che invece dava il surf. Per questo motivo, lo skateboard venne lentamente accantonato. Fino al 1975, quando una rivoluzione tecnica riportò lo skateboard al successo in tutto il mondo: un giovane ingegnere, il suo nome era Nasworthy, ebbe l’idea di montare sugli skateboard le ruote in uretano che essendo piu’ morbide permettevano manovre simili a quelle del surf. Si iniziarono così a delineare le varie specialità: il freestyle, lo slalom, la discesa libera (downhill) e soprattutto lo skateboarding vert, che consisteva nel fare manovre sulle pareti delle piscine. ▼

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Chi e'... Nome: Giorgio Zattoni Nato: Savarna (RA) il 20 marzo 1976 Specialità: Skateboard, dall’età di 12 anni. Curiosità: Nel 1990 vince quasi tutte le competizioni del Campionato Italiano miniramp, street e vert. Nel 1992 è il primo ed unico skaters italiano ad essere professionista per una società statunitense. Fra il ’92 e il ‘95 vince il Contest Open a Basilea in tutte e tre le discipline. Nel 1996 si trasferisce negli Stati Uniti e partecipa a tutte le gare Hard Rock Cafè, X-games. Nel 1997 vince il Campionato Europeo Vert ad Amsterdam per la seconda volta. Nel 1999 si ritira dallo skateboarding made in USA. Vince l’Ispo Munich Vert Contest e Best Trick, il Best Trick a Malmo e lo Slam Trick Street di Marina di Ravenna. Il 2003 lo vede vincitore dello Slam Trick Vert in tutte e due le discipline. Nel 2004 è la seconda persona al mondo a chiudere il 900° (due giri e mezzo sulla tavola) e la prima ad averlo chiuso non durante una gara. Progetti Futuri: Da alcuni mesi sta “lavorando” alla costruzione di uno skatepark al coperto che possa ospitare contest di livello europeo e mondiale.

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Quali sono i tuoi trick preferiti? Quello che fai più spesso? Quello che non sei mai riuscito a chiudere? Non ho trick preferiti in particolare, quando vado a skateare spesso provo cose nuove anche se è difficilissimo impararne. Un trick che non sono mai riuscito a chiudere è il kickflip mctwist. Cosa ti piace, e non, dello skateboard? Dello skateboard mi piace tutto. Con quale skater ti piace di più skateare quando sei a casa? Con chi invece ti piacerebbe fare un doppio? Quando skateo al Marianna park mi piace skateare con mio fratello Gianni, il Domenicale, il Baccini che dà motivazione di brutto . Di solito i double li facevo in half pipe con Mathias, adesso abitiamo a 10 000 km di distanza ed è una fatica trovare uno skater da double in half, ah, vero, con Orto abbiamo provato a fare un double in half, Bs crail air over orto’s backside fifty fifty. Ultima domanda, se non avessi conosciuto il mondo dello skateboard cosa avresti fatto? Quello che sto attualmente facendo al di fuori dello skateboard: palestra, motocross e gas nella barca. Riccardo Monti

▼ La continua evoluzione tecnica imponeva però anche un’evoluzione dell’attrezzo: tavole più larghe in acero canadese, ruote con cuscinetti più veloci e truck che rispondevano meglio alle sollecitazioni imposte. Con milioni di praticanti in tutto il mondo si svilupparono grandi interessi attorno al mondo dello skateboard. Negli anni ‘80, quando lo skateboard fu rimpiazzato da altri sport di tendenza (BMX, pattini a rotelle, windsurf), molti proprietari di rampe e skatepark chiusero i battenti, dato che il numero degli skaters disposti a pagare per usare le strutture non era sufficiente a coprire le spese necessarie per mantenere questi spazi. Nacque così, intorno al 1982, la disciplina dello street-style, che consiste nell’usare le strutture urbane (scalinate, panchine, etc.) per eseguire le manovre, evitando cosi’ di pagare il park. La disciplina dello street è indubbiamente quella più praticata dai ragazzi in tutto il mondo. Tra l’89 e il ‘90, il fenomeno skate riesplode. Lo street domina sempre, ma la tecnica ibrida inventata dai ragazzi comprende manovre riprese dallo skateboard vert, che, anche se un po’ trascurato, vive una seconda giovinezza. In questo periodo si costruiscono le prime vere e proprie minirampe, di altezza intermedia che favoriscono sia l’apprendimento che l’ibridazione tra la tecnica dello street e quella dello skateboarding vert.

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Foto di: Fabrizio Messineo

Angoli di America Un fenomeno in crescita, l'ungherese Laszlo "Ubi" Szilvasi

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Messineo foto di: Fabrizio

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Qualcosa si muove…è già da qualche anno, ma in quest’ultimo in maniera più intensa, che l’interesse verso lo skateboard è finalmente concreto. Sintomi acclarati sono le decine di ragazzi che vediamo sempre più di frequente in ogni angolo della penisola, muoversi con la tavola ai piedi. Usano lo skate per andare a scuola, per incontrarsi nelle piazze, un fenomeno sportivo, importato dall’America nemmeno a dirlo, che sta cominciando a penetrare anche nel tessuto sociale del nostro Paese. Altro sintomo è la distribuzione sempre maggiore di video di skateboard, di documentari sullo skate che giornalmente possiamo vedere in tv o trovare su scaffali ben riforniti dei principali negozi specializzati. Un fenomeno che in questa stagione ha anche trovato sfogo sul grande schermo, grazie al registarider Stacy Peralta, autore di un docufilm, distribuito in Italia dalla Fandango, sulla storia dello skate che ha fatto ancora di più, nell’ultimo anno, crescere la passione per questo sport. Abbiamo sempre, e a ragione, argomentato che il vero ostacolo alla definitiva consacrazione dello skate nelle città italiane fosse la mancanza di strutture e l’ostracismo delle Istituzioni che vedevano decine di ragazzi combattere per le strade e per le piazze per un angolo di città da “usare” come uno skatepark…. Panchine, scalinate, mancorrenti, ringhiere e altro erano il regno per una tribu’ di skaters che fin troppo facilmente venivano etichettati come vandali usurpatori del territorio cittadino. Ma era solo uno sfogo…era solo il desiderio di praticare lo skate che portava quei ragazzi ad usare la fantasia ed intravedere in quell’angolo di metropoli uno “spot” adatto allo skate. Oltretutto, nella maggior parte dei casi, le “vittime” delle giovani tavole erano luoghi in cui il cemento la faceva da padrone…e forse era proprio il cemento ad essere il vero usurpatore di un territorio bravissimo ad “uccidersi” da solo. Le voci dei tanti appassionati hanno raggiunto finalmente orecchie tese ad ascoltarle. E dobbiamo dire che negli ultimi anni molte strutture, sia grazie all’iniziativa privata che a quella pubblica, sono state create ed oggi vedono l’assalto di migliaia di ragazzi che finalmente hanno luoghi da frequentare senza sfregiare le nostre tanto amate città.

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Tantissimi stanno diventando i frequentatori di questi luoghi e gli appassionati di skate stanno crescendo in maniera considerevole. Non abbiamo certo la pretesa di analizzare e capire così facilmente un mondo tanto variegato, il nostro vuole essere solo un piccolo volo su una realtà apparentemente così lontana dalle tradizioni italiane che però riesce a catturare migliaia di giovani pronti a sbucciarsi gomiti e ginocchia pur di vedere chiusa una manovra su di una tavola con quattro ruote. Per raccontare un po’ di skate vogliamo affidarci alle parole, ma soprattutto alle foto di uno skaters atipico. Stiamo parlando di Ubi, giovanissimo atleta ungherese, che per seguire la sua passione gira il mondo, spesso da solo, cercando nuovi luoghi dove praticare il suo sport e nuovi amici con i quali condividere la sua passione, anche a moltissimi chilometri da casa. Sono veramente una rarità gli atleti che in Italia possono dedicarsi a tempo pieno allo skate, non esiste ancora un movimento tale da permettere un guadagno interessante e costante, quindi ogni partecipazione a gare e manifestazioni è uno sforzo notevole sia in termini economici che di tempo, seppur contenuto dal supporto delle molte aziende del settore. Ubi ha da poco finito gli studi superiori nella sua Ungheria, in questo ultimo anno ha fatto spesso visita nel nostro paese, ha gareggiato con molti atleti italiani, presentandosi come una novità interessante del panorama europeo. Ha affrontato viaggi molto lunghi, in Germania e in Italia, con il solo obiettivo che in questo momento ha chiaro nella sua testa….diventare un professionista. Ubi ha la fortuna di avere due genitori che credono in lui e che gli concedono la possibilità di viaggiare per l’Europa, spesso da solo, per raggiungere il suo sogno. Ha ottenuto la possibilità di investire quest’anno nello skate, con i genitori ha fatto un patto, investire 12 mesi nella sua passione, poi, qualora lo skate non dovesse riuscire ad assicurargli un buon futuro, inizierà l’Università….tanto per 1 anno gli studi possono anche aspettare. Ubi ha molto talento e una serietà che va ben oltre i suoi 18 anni di età…ed è tantissima la voglia di sfondare grazie ad una tavola e ad una grande passione!

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Nome: Laszlo “Ubi“ Szilvasi Eta': 17 anni Quando hai iniziato a skateare? a 4 anni In che modo? Quando siamo arrivati in Italia da Budapest, dove sono nato, ho visto molti skater e così ho chiesto ai miei genitori di comprarmi uno skateboard. Dopo un bel po’, finalmente, me lo hanno comprato e da allora non ho più smesso. Lo spot più pazzo dove hai fatto skate? Ne ho molti, ma due di questi sono veramente fantastici: una bella piazza della mia città, sempre piena di guardie armate, dove è veramente rischioso giocare, mentre l’altro è uno spiazzo sopra la stazione degli autobus alto 2 metri e mezzo...è da pazzi. Cosa provi quando pattini? Lo faccio soltanto per divertirmi…Faccio skate per stare con gli amici, incontrare nuove persone e ancora…divertirmi. E poi pattinare mi fa sentire libero. Cosa pensi dello Skate italiano? E’ molto buono. In Italia ci sono molti bei spot, bel tempo e soprattutto skaters in gamba. Molti di loro sono bravissimi ragazzi che conosco bene, come Raffaelle Schirinzi, Marco Lambertucci, Fabio Montagner e naturalmente i fratelli Zattoni. Ti piacciono altri sport? Si, il calcio e l’hockey sul ghiaccio, ma solo da guardare in tv.

Quali sono i tuoi progetti per i prossimi mesi? ....eeeeeeeeeer....skateare tutti i giorni. Parlando seriamente, stiamo girando dei video e facendo molte foto durante le varie competizioni, ma spero di tornare in Italia, a Roma, per un mese di lavoro e skate. L’ evento più bello di Skate in Europa? Praga! In quale Paese preferisci skateare? ....ovunque, non dipende dal Paese. Penso ci siano bei spot dappertutto. Quale spot naturale ti viene in mente per skateare? Una cascata o una grande roccia, al top di una montagna, vicino all’oceano...immaginalo.... Due parole che vorresti dire sullo skate? Lo skateboard è uno sport da praticare per passare bene il tempo e divertirsi. testi: Damiano Ticconi

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Freebord snowboard d'asfalto Il nuovo e rivoluzionario sport che permette di scivolare come sulle piste innevate

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Ride & Tricks

Air: Qualsiasi azione che porta a staccare la tavola dal terreno; e’ detta anche jump. Boardslide: Sia frontside che backside, e’ il passaggio di traverso sul rail. Bombino: Fare cruising giù per una gran collina, generalmente fatto proprio da rider provenienti dal downhill. Catching An Edge: Cambiamento improvviso di carico sulla tavola che si blocca repentinamente, con la pratica e’ meno frequente. Derapata: Fare pressione sull’angolo di bordo per controllare la velocità, mentre la tavola resta perpendicolare alla linea di massima pendenza. Grab: Manovra freestyle che prevede di afferrare parte della propria tavola con la mano. Indy: Il grab più comune, prendendo la tavola al centro dalla parte delle punte dei piedi. Nollie: Simile all’ollie, in questo caso si salta prima con la coda e si atterra sulla punta. Ollie: Salto, si usano le gambe per sollevare la punta della tavola, seguita poi dal centro e dalla coda in un movimento fluido. Sets: Scalini, esempio 360 off 4 sets. Shovit: E’ una manovra più indicata sui longboard, significa chiudere repentinamente (a meta’) un curvone sui guanti per poi riaprirlo. Toeside: Ogni curva o manovra che prevede l’appoggio dalla parte delle punte dei piedi. Turn: Rotazione intorno al proprio asse in movimento, anche per un 540°. Può essere back-side e front-side.

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FREEBORDFREEBORDFREEBORD

Glossario:

XPONENT 85 Lunghezza 33.5” / 85cm Larghezza 14.3” / 36.25mm Peso 4,4 kg Larghezza deck 8.7” / 22cm Lunghezza deck 33.5” / 85cm Altezza deck da terra 3.75” / 9.4cm Caratteristiche La eighty5 e’ il deck più grande nella nuova linea Xponent di Freebord. E’ 85cm dal tip al tail. Il deck è più grande e largo in modo da permettere anche ai rider più alti di girare con lo stesso feel, comfort e agilita’ dei deck piu’ piccoli. La linea Xponent ha fori pre-drilled per una semplice applicazione dei bindings.

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Un po’ di storia...… L’idea di realizzare il sogno di fare snowboard tutto l’anno fu la vera ossessione di Steen Strand, ingegnere californiano, fondatore di Freebord insieme a un gruppo di snowboarder della Bay Area di San Francisco. Dal suo brevetto, datato 1995, per simulare lo snowboard, ad oggi, il freebord e’ diventato uno sport in ogni continente. Le tavole hanno il particolare truck Alpha, un carrello piu’ largo e robusto di quelli dei longboard, con una ruota centrale supplementare, che, in movimento, esclude dall’appoggio le ruote esterne, dando al rider la stessa presa di spigolo che si ha sulla neve.

Il freebord è snowboard tutto l’anno senza dover disporre di piste innevate. L’andatura è identica. La meccanica di base del freebord consiste nella possibilità di fare un duplice movimento, lo slide e il carve, in particolari condizioni, in modo identico allo snowboard.

XPONENT 80 Lunghezza 32” / 80cm Larghezza 14.3” / 36.25mm Peso 4,3 kg Larghezza deck 8” / 20cm Lunghezza deck 32” / 80cm Altezza deck da terra 3.75” / 9.4cm Caratteristiche La eightyX e’ 80cm dal tip al tail. Risponde molto bene anche se leggermente più pesante della seventy5. La eightX si addice a riders che vogliono un ride agile mixato a un po’ di cruising. La linea Xponent ha fori pre-drilled per una semplice applicazione dei bindings.

XPONENT 75 Lunghezza 29.5” / 75cm Larghezza 14.3” / 36.25mm Peso 4,0 kg Larghezza deck 7.9” / 20cm Lunghezza deck 29.5” / 75cm Altezza deck da terra 3.75” / 9.4cm Caratteristiche Il seventy5 è il deck piu’ piccolo, leggero e manovrabile della nuova linea Freebord Xponent. E’ 75cm dal tip al tail, rendendolo estremamente rapido da bordo a bordo. Per la lunghezza ridotta, è reattivo e leggero. La linea Xponent ha fori pre-drilled per una semplice applicazione dei bindings. Bindings consigliati: S2.

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Termini di base Andatura: Modo di avanzare. Puo’ essere forward oppure fakie, ovvero al contrario, detto anche impropriamente switch ma che andrebbe usato solo in caso di manovra aerea. Appoggio: Da non confondere con carico, è l’azione che permette di aumentare la pressione all’estremità del piede (avanti in frontside e dietro sul back-side). L’appoggio è l’elemento fondamentale per una corretta presa di spigolo. Backside: Riferito a tutto ciò che si trova alle spalle, quindi curvando in backside si fa appoggio sui talloni. Carve: Andare inclinati senza alcuna sbandata (slide) ma solo sulle ruote appoggiate. Duck-stance: Quando si montano gli attacchi in modo che le punte dei piedi siano aperte o divergenti (pratica sempre più diffusa). Fakie: Surfare andando alla rovescia (si usa il sinonimo switch quando ci si riferisce a qualsiasi manovra aerea compiuta in andatura fakie). Flat Spots: Punti delle ruote esterne più consumati rispetto al resto della ruota, causati dallo sliding senza rotazione della stessa. Causa un'andatura ruvida, rumorosa e difficoltosa. Freeride: Surfare in strada con l’unico obbiettivo di fare curve interpretando, a proprio modo, le discese a disposizione. Freestyle: Surfare con l’obbiettivo marcato del salto, dell’acrobazia a tutti i costi, sfruttando dove possibile strutture costruite appositamente dai freestyler. Goofy: E’ colui che surfa col piede destro avanti. Regular: Surfare con il piede sinistro avanti. Slide: Azione dei muscoli rotatori degli arti inferiori, che, utilizzando il bacino come fulcro, consentono di guidare la tavola nell’arco di curva semicondotta.

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Foto di: Riccardo Monti

Freestyle.ch 2005 La piu grande manifestazione di sport freestyle d’Europa

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Olsson & Spea ker

Zurigo, 24/25 settembre La prima edizione è stata nel 1994 e ora siamo all’undicesima, ciò significa che il contest piace e attira riders, snowboarders, skaters e bikers di livello internazionale. La maggior parte di loro, infatti, partecipa o ha partecipato agli X-Games. La location era fantastica perché era tutto organizzato come un parco giochi sulla riva del lago di Zurigo: c’era la zona Fmx con tre rampe a diversa distanza e un solo landing (atterraggio), la zona Big Air con una struttura tubolare fantastica dedicata a snowboarder e freesky, che per salire usavano un ascensore esterno, la zona dell’Half Pipe (coperto) per bmx e skate e una zona organizzata come un vero villaggio, Label World, dove diverse marche esponevano le loro novità sfruttando lo spazio dei gazebo. Quasi subito ho incontrato la crew italiana di videomaker, Filmer Force, eravamo quasi gli unici italiani presenti all’evento. C’erano delle iniziative molto interes-

santi: come il surf simulation nello stand della Nokia: grazie a un tappeto azzurro, che girava attraverso due rulli a velocità variabile, i ragazzi con delle tavole di gomma provavano a restare in piedi, mentre nello stand della Rivella tutti potevano provare l’emozione di fare backflip con una bmx senza pericolo, bastava solo pedalare…c’era una meccanismo a pale con agli estremi la bici e più si pedalava, più si girava su se stessi. L’evento era diviso in tre giornate. Il venerdì c’erano le qualifiche: per lo snowboard passavano in 16, per il freesky in 8, mentre per fmx e skateboard le cose erano un po’ diverse; per la prima valeva il Whip Contest (gara di chi riesce

a piegare di più in aria, portando la moto più parallela possibile al terreno) e per lo skate l’Highest Air Contest, sempre in half pipe ma con l’unico scopo di saltare più in alto possibile. Il sabato invece passavano solo in 8, per ogni disciplina, che si sarebbero dovuti affrontare nella finale di domenica. Alla fine dello show di sabato sera è stato organizzato un mega party in un locale in Zurigo centro, X-tra, con musica metal e video di freestyle a rotazione negli schermi giganti all’interno. Riccardo Monti

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Jon Olsson

Lauret Favre

nt Simon Dumo

Snowboard

Freesky

C’era buona parte degli snowboarders migliori al mondo come il canadese Marc-Andrè Tarte, campione dell’evento nel 20022003 e ora anche 2005, e il finlandese Mattila Risto, FIS World Champion Halfpipe 2004 e medaglia d’argento all’evento; il francese Matthieu Crepel, il quale si è guadagnato la medaglia di bronzo e poi altri “big” come Markus Keller, Antti Autti, Chris Soman. I tricks spaziavano da un “semplice” backflip, 720 grab, 900, 1080 grab fino arrivare all’esagerato backflip one foot. In verità c’è stato anche un tentativo di double backflip ma sfortunatamente l’atterraggio non è stato il massimo, anzi…

Quando ho letto la athlets’s list non ci credevo; incredibile, c’era il vincitore degli X-Games 2004 e 2005, l’americano diciannovenne Simon Dumont, il quale a causa di atterraggi sfortunati non è potuto salire sul podio. Era presente anche il detentore di 8 medaglie agli X-Games e secondo all’evento del 2003, lo svedese Jon Olsson, che si è guadagnato la medaglia d’argento, mentre il suo connazionale Niklas Karlstrom, campione dell’edizione 2003, è arrivato terzo. Il vincitore del contest è stato il francese Laurent Favre.

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Mattila Risto

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n Simon Tabro r Jimmy Walke

Koji Kraft

Fmx

Bmx

Erano presenti tutti i riders migliori d'Europa, come Mat Rebeaud, terzo agli X-Fighters 2005 e vincitore di questa edizione grazie a un backflip saranwrap, Busty Wolter e Manu Troux, con la moto sempre molto curata esteticamente, questa volta era tutta nera e ricoperta da piccoli teschi. Troux si è meritato la medaglia di bronzo. Tra i “big” del nuovo continente erano presenti, invece, Ronnie Renner , terzo agli XFighters 2004 e vincitore assoluto di tutti i Whip Contest, e Nate Adams, vincitore degli X-Games 2004, vincitore Gravity Games 2004, vincitore degli X-Fighters 2005: a questo evento è arrivato “solo” secondo. Il più giovane era il francese Rémi Bizouard, finito quarto dietro al connazionale Manu Troux, che è riuscito però a scavalcare Ronnie Renner.

Dagli USA sono arrivati Mike Mancuso, Jason Branham, Jimmy Walker, che si guadagna la medaglia di bronzo con i suoi tailwhip e flair, e Kojy Kraft, che invece ha chiuso in seconda posizione grazie a un double tailwhip perfetto. Dall’Australia invece c’era Matt Fairban e dei big europei c’erano lo spagnolo Eduardo Terreros, con i suoi flair e 540, e l’inglese Simon Tabron, quattro volte campione del mondo e secondo agli X-Games 2004, che si è portato a casa la medaglia d’oro.

Remi Bizouard Mat Rebeaud

Nate Adams

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r Sascha Mulle Sandro Dias

Danny Mayer

Skateboard

Italia

tleti sono tto la lista degli a te sono le ho o nd a qu e ch amen E’ vero ma contemporane rimasto di stucco hé non c’era nemmeno un atlerimasto male perc Dal Farra, rider di fmx , era ta italiano. Alvaro mo al mondo ad aver chiuso il uo malato, il secondo non e' potuto venire e il nostro i, on 900, Giorgio Zatt o Kratter era ad allenarsi m snowboarder Giaco n la Nazionale Italiana. Sicuco a nd a in Nuova Zel iera italiana si nd ba la io d po he ramente in qualc sarebbe vista.

Lo skate era di livello veramente alto con gente come Buster Hulterman, dagli Usa, e il campione dell’evento nel 20012003, il finlandese Jussi Korhonen, che è riuscito a battere il brasiliano Sandro Dias, portandosi a casa la medaglia d’oro. Il brasiliano, con sempre il sorriso stampato in faccia, tre volte campione del mondo (2003-04-05) si accontenta del secondo posto e riesce a scavalcare il tedesco Sascha Muller. Erano presenti anche il francese campione europeo 2005 Terence Bougdour e l’americano Danny Maier.

a riders in paus

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Tabron & Kraft

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CULT MOVING.

K IA S ORENTO .

Muoversi, con la più bella espressione di stile. Kia Sorento, la miglior sintesi tra una berlina di prestigio e un brillante Sport Utility Vehicle. Motori 2.5 CRDI common rail 16V da 140 CV, trazione integrale ad inserimento e controllo automatico (T.O.D.), marce ridotte, doppio airbag, ABS + EBD, climatizzatore manuale, cerchi in lega. E in più nella versione Active Class, selleria in pelle, climatizzatore automatico, sedile guida regolabile elettricamente e vetri posteriori oscurati. A richiesta, anche il cambio automatico sequenziale.

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Kia Motors Italia SpA. Una Società del Gruppo “Koelliker SpA.”

Non seguite la moda, guidatela.

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Su e giĂš per il

Mustagh Ata in meno di 11h

Foto di: Dynafit

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Il nuovo record di velocita' dello sci alpinismo estremo

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Xtreme stuff

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Ci sono volute “solo” 10 ore e 41 minuti per salire in vetta al Muztagh Ata e rientrare poi al campo base. “Solo” va inteso, ovviamente, in senso ironico, se si considera che la famosa cima cinese si trova ad una quota di ben 7.546 metri con 3.100 metri di dislivello. L’incredibile impresa ha visto protagonisti Benedikt Bohm e Sebastian Haag, componenti dell’International Dynafit Team, sotto la guida di Matthias Robl, esperto scalatore. Grazie a un duro allenamento e all’utilizzo di una moderna strumentazione, i due alpinisti tedeschi sono riusciti a realizzare il nuovo record di velocità, completando un‘opera per cui le normali spedizioni impiegano almeno quattro giorni. Una pagina importante che rimarrà nella storia dello sci alpinismo d’alta quota e, soprattutto, nella storia del nuovo alpinismo estremo, quello cioè che si ispira alla sfida del cronometro: compiere la spedizione e tornare alla base nel più breve tempo possibile.

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Per riuscire nell’impresa, Benedikt e Sebastian si sono sottoposti ad un allenamento molto duro: durante la preparazione hanno addirittura effettuato la concatenazione delle vette del Großglockner e del Großvenediger in un solo giorno. Fondamentale l’equipaggiamento. Ogni grammo superfluo andava eliminato per garantire la massima velocità di ascensione e, infatti, ogni singolo attrezzo è stato scelto, con attenzione quasi maniacale, per ridurre il peso al minimo indispensabile. Il risultato è stato l’utilizzo di attrezzatura e abbigliamento realizzati con materiali ultra leggeri. Il viaggio degli alpinisti dell’International Dynafit Team è iniziato all’inizio di agosto da Monaco, via Bischkek in Kirgistan e poi Naryn in Uzbekistan fino al confine con la Cina e poi sul lago Karkul, ultima tappa prima del campo base a 4.400 metri.

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Xtreme stuff

Il 23 agosto gli atleti sono partiti per la cima alle 4 del mattino, quando il termometro segnava temperature glaciali (-35°). Dopo 9 ore e 25 minuti la vetta era conquistata. Un’ora e 16 minuti più tardi, il gruppo era di nuovo al campo base per fermare le lancette del cronometro a 10.41’. Un nuovo record di velocità che ha attirato anche l’attenzione dei mass media: la televisione nazionale cinese ha onorato l’impresa sci-alpinistica con una ripresa “live” degli atleti. Marianna Macis

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Paclite Jacket Men/Lady

Racing Vest Men/Lady

First Layer Shirt

First Layer Shirt

Colori: Nero/Rosso

Colori: Nero/Rosso

Colori: Nero/rosso, Bianco/argento

Colori: Nero/rosso, Bianco/argento

Materiale: GORE-TEX®, Paclite®,

Materiale: Powertex Ultra rip 3l,

Materiale: Coolmax®,

Materiale: Coolmax®,

Paclite® Stretch

Softshell Lite/pa mesh

Meryl® Skinlife

Meryl® Skinlife

Prezzo consigliato 359 EURO

Prezzo consigliato 129 EURO

Prezzo consigliato 59 EURO

Prezzo consigliato 59 EURO

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Xtreme stuff

The Dynafit Mustagh Ata Equipment I prodotti ultra leggeri e i materiali high-tech utilizzati nell’impresa hanno aiutato gli atleti dell’International Dynafit Team nel raggiungimento del nuovo record di velocità. Tutta l’attrezzatura che gli atleti hanno testato e messo a punto (sci, scarponi, attacchi e zaini) sarà disponibile nei negozi per l’inverno 2006/2007 sotto la linea “Mustangh Ata Edition”. Da dicembre 2005, invece, saranno disponibili, ma in forma limitata, gli sci Mustagh Ata dalla forma identica a quella utilizzata per gli sci della spedizione. Il resto dell’equipaggiamento del team, compreso l’attacco da gara TLT Race Titanium e gli scarponi TLT 4 Lite Thermoflex, saranno disponibili per l’inverno 2005/2006.

Sci FR Mustagh Ata Lunghezza: 169/cm, 178cm Side cut: 118/88/110 Raggio: 20,9 (169cm), 24,0 (178cm) Costruzione: Interno in abachi (anima in legno leggero) e laminato in carbonio Soletta: trattamento con “nano tecnologia” per alte prestazioni

Scarponi TLT 4 Lite Thermoflex (foto TLT 4 TF.eps) Peso: 1.220 grammi (taglia 27.0) Colori: nero/titanium grigio/rosso Misure: 25.0 – 29.0

Attacchi TLT Race Titanium Peso: 235 grammi Colore: grigio titanium Materiale: titanium e acciaio DIN count 5-10

Ymarashi lady jacket

Skiland Snow jacket

Downhill Snow jacket

Mingora lady jacket

Colori: bianco, argento,

Colori: bianco, argento,

Colori: bianco, grigio,

Colori: bianco, argento,

rosso fiamma

rosso, maldive

rosso, maldive

rosso fiamma

Materiale: Powertex snow

Materiale: Powertex snow

Materiale: Powertex snow

Materiale: Powertex snow

Prezzo consigliato 219 EURO

Prezzo consigliato 219 EURO

Prezzo consigliato 199 EURO

Prezzo consigliato 199 EURO

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Sci da freeride FR 10.0 Carbon

Sci da freeride FR 8.0 Carbon

Scarpone AERO FR

Scarpone X-Mountain

Misure 178 cm, 187 cm

Misure 155cm, 165cm, 175cm

Colori: grigio titanio metallizzato

Colori: bianco, argento,

Peso 1390 gr. (178 cm)

Peso 1320 gr. (165 cm)

Materiale: Vestamid/Pebax

Misure: 25.0 - 30.0 mondo

Materiale: Carbonio

Materiale: Carbonio

Peso: 1.950 gr. (27.5)

Peso: 1600 grammi (Taglia 27.0)

Prezzo consigliato 499 EURO

Prezzo consigliato 399 EURO

Prezzo consigliato 439 EURO

Prezzo consigliato 279 EURO

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La prima volta La prima salita del Muztagh Ata fu tentata dall’esploratore svedese Sven Hedin nel 1891, seguito poi nel 1947 da Eric Shipton e H.W.Tilman. La cima, invece, fu raggiunta per la prima volta da una spedizione cinosovietica nel 1956. Il Muztagh Ata si trova nella provincia dello Xinjiang, nella Cina sud-occidentale, e insieme al Kongur Shan, 7.719 metri, domina maestosamente il deserto del Taklimakan. La via d’accesso più bella passa attraverso il Pakistan e segue la Karakorum Highway, strada che riproduce una parte dell’antica Via della Seta o meglio Via del Buddismo, visto che da questa valle il buddismo, dall’India, raggiunse la Cina. Le condizioni climatiche sono particolarmente dure, con temperature estremamente rigide (fino a -40°), vento e, in caso di scarsa visibilità, problemi di orientamento. I campi, solitamente, vengono posti a 5.400, 6.500 e 7.000 metri.

I numeri del record 23 agosto 2005 Ore 04:00 base (4.450 metri) partenza dal campo Ore 13:25 etri) arrivo in vetta (7.546 m Ore 14:41 (4.450 metri) ritorno al campo base

Casco da corsa SR Race Pro

Modello Escape 35

Modello Radical 18

Modello Radical 32

Colori: Grigio/titanio

Colori: Nero, Rosso/nero

Colori: Giallo/nero, Nero, Acciaio

Colori: Nero, Rosso/nero

Materiale: EPS

Materiale: Micro Dry Polyester

Materiale: Micro Dry Polyester

Materiale: Micro Dry Polyester

Peso: 310 gr. con paraorecchie

Peso: 1040 gr min., 1350 gr max

Peso: 720 gr min., 1300 gr max

Peso: 900 gr min., 1500 gr max

Prezzo consigliato 129 EURO

Prezzo consigliato 110 EURO

Prezzo consigliato 59 EURO

Prezzo consigliato 59 EURO

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M Una nuova tecnologia Head: Liquidmetal HEAD utilizza tutta l’energia prodotta durante la sciata senza dispersioni, grazie alla sua struttura molecolare “disordinata” che rimane invariata durante la curva e ritrasmette la stessa quantità di energia agli sci. Lo sci, così, reagisce più rapidamente ad ogni curva grazie ad un trasferimento di energia più veloce e potente. Tutte le donne, invece, desiderano ottenere i massimi risultati con il minimo sforzo. HEAD ha ridotto il peso al centro dello sci lasciandolo uguale sulle punte e sulle code, in modo che lo sci possa girare facilmente. Il risultato è uno sci più vivace, poco faticoso e che dà grandi emozioni.

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Sunny: Un inverno al sole! In inverno, il desiderio di sole e di colori si fa sentire più che mail. Bomb Boogie ha trovato la cura adatta a questa voglia repentina: Sunny, il piumino dai colori caldi e allegri. Giallo sole, verde intenso e arancio brillante saranno le tonalità che rallegreranno anche la più fredda giornata invernale. Un tocco di primavera irrinunciabile che scalda e ritempra grazie all’utilizzo della vera piuma d’oca.

Bomb Boogie per tutti i gusti: JJ! Un unico capo per molte esigenze: per un viaggio in moto, per ripararsi dalla pioggia, per andare al lavoro e per una vacanza avventurosa. Tutto questo è JJ, il giubbino imbottito realizzato in cordura con inserti in pelle invecchiata proposto da Bomb Boogie per la stagione Autunno Inverno 2005-2006. Curato nei minimi dettagli, JJ è l’ideale per affrontare la stagione fredda senza rinunciare a stile e design. Ideale per chi ama lo stile casual, JJ non delude nemmeno chi vuole sdrammatizzare un look estremamente chic.

MODA&FASHON MODA&FASHON MODA&FASHON MODA&FASHON MODA&FASHON Lindsay & Napa: Glamorous Pink!

Levi's confluisce nel morbido rosa della sciarpa Lindsay e degli originali manicotti Napa: accessori indispensabili per scaldarsi al primo freddo dell'inverno. Levi’s ha pensato a una giovane donna dinamica che rende un accessorio versatile per il proprio guardaroba: per chi non rinuncia ad avere le mani libere ma chiede di arricchire un twinset da ufficio o di caratterizzare un abito per la sera in discoteca, Lindsay e Napa rappresenteranno un vero pass par-tout! Scheda Tecnica: Materiale: 42% acrylic, 30% wool, 28% polyamide Taglia: UNI Colore: Rose

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Inverno alle porte… si torna alla sobrietà dei ritmi e dello stile! È il momento di Jacks di Levi’s, la cintura da uomo chic ed elegante adatta ad ogni circostanza. Osando sul pantalone gessato più classico o sul jeans più anticonformista, Jacks è versatile per ogni pants del guardaroba maschile. Jacks… man in black is back! Scheda Tecnica: Materiale: 100% leather Taglia: 70/120 Colore: Regular Black

E per la donna? Per distinguersi nei piccoli dettagli e superare le mode convenzionali, Levi’s ha creato Zamora, una cintura in pelle dalla linea decisa e pulita. Sul pellame dalla colorazione scura risalta un forte dettaglio che conferisce unicità all’accessorio: la fibbia in metallo dipinta (bianco o rosso) che riproduce il marchio e incontra una grande asola per una chiusura particolare allacciata ad incastro.

MODA&FASHON MODA&FASHON MODA&FASHON MODA&FASHON MODA&FASHON Scheda Tecnica: Materiale: 100% leather Taglia: 70/110 Colore: Dark brown, Regular black

Per l’uomo che vive la citta’...

in tutte le dimensioni, che si sposta in sella al proprio scooter o a piedi per le strade del centro, Levi’s ha pensato a una triade di accessori fondamentali: la sciarpa Cassel, il cappellino Cameron e le muffole Carson non permetteranno al freddo di modificare consuetudini di vita e di rovinare nuove esperienze. Avvolti nel caldo riparo offerto dal tessuto di lana a coste inglesi, con Cassel, Cameron e Carson la sfida contro il freddo è raccolta e… vinta! Scheda Tecnica: Materiale: 80% wool, 20% polyamide Colore: Light blue, Regular khaki Cassel, Cameron Taglia: UNI Carson Taglia: S, M, L

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Xtreme stuff

N Un oggetto di piacere… La nuova collezione 2005/06 di HEAD offre una gamma completa di prodotti totalmente dedicata alle esigenze e ai desideri delle donne. Generalmente le donne ricercano “oggetti” che ben si adattino al loro corpo, che si possano ben indossare, come un capo di abbigliamento. Questi accorgimenti sono stati applicati non solo agli sci, ma a tutto l’equipaggiamento, scarponi e attacchi.

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Un chip da record La tecnologia più all’avanguardia nel mondo dello sci rimane sempre e comunque la HEAD Intelligence Chip System: l’energia elettrica generata dalle intellifibers passa attraverso un chip posizionato sotto gli attacchi dove la sua forza viene amplificata di ben sette volte prima di essere rimandata alle intellifibers, tutto questo in 5 millesimi di secondo. Le Intellifibers dotate di questa maggior forza sono in grado di correggere i movimenti torsionali in modo più efficace.

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Anche in fuori pista… HEAD continua a credere nel freestyle e freeride, migliorando sempre più i suoi prodotti per il piacere di sentire la neve fresca scivolare sotto gli sci. La larghezza maggiorata permette allo sci di galleggiare in neve profonda e di subire meno le asperità del terreno, allo stesso tempo però rallenta il cambio degli spigoli rendendolo più adatto ad archi di curva medi e ampi durante l’uso in campo libero.

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Š Foto di: LaPresse X3M04

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Aspettando Torino 2006 A tre mesi dall’inizio dei Giochi Olimpici Invernali, l’Italia e' gia' in fermento

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Piumino Free 600 di Quechua Per gli amanti dello snowboard PIUMINO FREE 600 DI QUECHUA

Innovazione e tecnologia nel nuovo piumino Quechua

Modello donna

Chi ha detto che gli snowboarder devono per forza soffrire il freddo sulle piste? Sicuramente non i tecnici Quechua che con il nuovo piumino Free 600 hanno ideato la soluzione migliore per i free styler. Qualunque siano le condizioni climatiche, gli appassionati di snowboard si lanceranno col 100% di comfort, 100% di calore, 100% di felicità! Caldo, impermeabile e confortevole, sarà il migliore alleato di tutti i praticanti di snowboard. Disponibile in versione uomo e in versione donna, basta provarlo per non separarsene più! Per il calore: imbottitura 80% piumino e 20% piume, cappuccio spesso avvolgente per evitare le correnti d’aria: manicotti interni in lycra e linguetta di protezione della chiusura lampo. Per l’impermeabilità: tessuto impermeabile per induzione (5000 mm schmerber) e ghetta paraneve. Per il comfort: il fianco del piumino è completato da prese d’aria sotto le braccia e da un tessuto traspirante per limitare il fastidio dovuto alla sudorazione. Maschera o berretto troveranno posto nella grande tasca interna, telefono e altri oggetti fragili saranno anch’essi protetti in una tasca interna in neoprene.

Modello Uomo

Sul modello donna, il pelo del cappuccio e la ghetta paraneve sono amovibili. Sulle piste o in città, il piumino Free 600 è la soluzione ideale. Composizione: tessuto esterno 100% poliammide, imbottitura 80% piumino e 20% piume, fodera 100% poliammide. Taglie uomo/donna: dalla S alla XXL 2 colori uomo: rosso & kaki, blu & grigio 2 colori donna: grigio & bianco, grigio chiaro & panna Prezzo di vendita: €129,90

In vendita esclusiva presso i negozi

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ma Olimpica

Il Viaggio della Fiam Mancano poco meno di 100 giorni alla Cerimonia d’Apertura dei XX° Giochi Olimpici Invernali e la trepidazione aumenta di giorno in giorno. Il prossimo 10 febbraio, dopo ben 50 anni d’assenza, infatti, le Olimpiadi Invernali sbarcheranno nuovamente nella penisola, e precisamente a Torino. Ad accoglierle, 35.000 persone radunate nello Stadio Olimpico, l’ex Stadio Comunale, mentre oltre 2 miliardi saranno gli spettatori collegati in diretta televisiva da tutto il mondo. Sette gli sport in programma, invernali ovviamente, 15 le discipline e ben 84 le specialità, maschili e femminili, che per 17 giorni animeranno il “Comprensorio Stadio Olimpico – Palasport Olimpico”. Il tutto nel pieno rispetto dei valori olimpici: partecipazione, amicizia e lealtà.

bre a' da Roma l’8 dicem ir rt pa a pic im Ol a m impici La Fiam iasmo per i Giochi Ol us nt l’e ' a er d en cc a 2005 e zionale, illuminando na io or it rr te il o tt di Torino 2006 su tu in uno straordinario no lia a it io on im tr pa ' il l’eccellenza del t e tecnologia. Sara or sp , a ur lt cu e, rt a ad percorso tra Carlo Azeglio Ciampi a lic bb pu Re la el d neta Presidente o tedoforo, il marato im pr l a ia rc To la e 04. accender dell’oro ad Atene 20 re to ci vin , ini ld a B no Stefa tedofori che, con una 01 0 . 10 ei d o im pr il lo r L’atleta sara' so impica verso Torino pe Ol a m m a Fi la ' a er ndo un staffetta, port 10 febbraio, traccia el d ra tu er Ap i d gioni e la Cerimonia visitera' tutte le re e ch km 00 0 11. re olt i percorso d le province d’Italia. Novembre - Dicembre

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La storia dei Giochi Olimpici Invernali I primi Giochi Olimpici si svolsero nel 776 a.C. a Olimpia, nell’antica Grecia. La tradizione, rispettata per mille anni, fu ripetuta ogni quadriennio. Nel 1894 fu creato il Movimento Olimpico moderno, grazie all’educatore francese Pierre de Coubertin che riuniÌ un gruppo di importanti filosofi e personaggi sportivi da tutto il mondo per il Congresso Internazionale di Atletica. Il gruppo, che in seguito divenne il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), decise all’unanimità di ridare vita agli antichi Giochi. Le prime Olimpiadi moderne si svolsero, nel 1896, ad Atene, gloriosa terra di origine. Nel 1908 fu incluso il primo sport invernale, il pattinaggio su ghiaccio figurato, e nel ‘20 fu annesso anche l’hockey su ghiaccio.

Le prime Olimpiadi Invernali si svolsero a Chamonix, in Francia, nel 1924, con la partecipazione di 294 atleti provenienti da 16 nazioni. Nel ‘56 arriva il momento dell’Italia. Cortina d’Ampezzo ospita la settima edizione delle Olimpiadi Invernali (purtroppo quell’anno cadde pochissima neve) e, per la prima volta nella storia delle Olimpiadi, le gare vengono riprese dalla televisione. Nel 1994, a Lillehammer, ha avuto inizio un nuovo ciclo dei Giochi. Attualmente le Olimpiadi Invernali si svolgono sempre ogni quattro anni, ma in un anno differente rispetto a quello dei Giochi Estivi.

IX Giochi Paralimpici Invernali Quasi in contemporanea con le Olimpiadi Invernali, dal 10 al 19 marzo si terrà la IX° edizione dei Giochi Paralimpici Invernali. Il Sistema Paralimpico di Torino 2006 ruota intorno a due poli principali: la città di Torino e le montagne dell’Alta Valle di Susa. Le gare di sci alpino, sci di fondo e biathlon si svolgeranno sulle piste di Sestriere Borgata e di Pragelato Plan, gli sport del ghiaccio (hockey su ghiaccio e curling) verranno disputati a Torino e Pinerolo. Tutte le strutture che verranno edificate saranno prive di barriere architettoniche, sia per gli atleti sia per il pubblico, mentre quelle esistenti verranno adattate alle norme più avanzate in materia. In questo modo, al termine dei Giochi, il Sistema Paralimpico di Torino 2006 rimarrà un polo d’eccellenza per gli sport riservati ai diversamente abili.

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Foto di: Roberto Locatelli

Avventura al Corsica Raid Da Bastia ad Ajaccio, ottanta atleti di tutte le Nazioni si sono affrontati percorrendo 250 km di corsa, mountain bike, canyoning e passaggi in corda X3M04

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San Nicolao di Moriani. Arriviamo eccitati sulla spiaggia alle 08:40. Come al solito immaginiamo di aver sbagliato posto: non c’è nessuno e cominciamo ad essere ansiosi. Cominciamo a guardarci intorno e, subito, notiamo un grande arco gonfiabile sulla spiaggia. Tiriamo un sospiro di sollievo, non abbiamo sbagliato, ma per una volta siamo in anticipo. Cominciamo a riscaldarci in attesa della partenza dell’11° edizione del Corsica Raid Aventure. La nostra avventura è iniziata due giorni fa quando, sbarcando dal traghetto, ci siamo buttati alle spalle tutti i problemi, il lavoro e le preoccupazioni che ci assillano nella nostra vita normale. L’accampamento piuttosto spartano, messo a disposizione dagli organizzatori a Moriani, a circa 50 km da Bastia, è il nostro campo base fino all’inizio della competizione. Mentre il campo comincia a riempirsi con le tende delle altre squadre, cominciamo a studiare i nostri avversari cercando di trovare qualche vecchia conoscenza e di capire quanto sono forti. Il tempo scorre lento e lo studio delle mappe, l’allestimento di una strategia di gara e la preparazione del materiale tecnico assorbono tutto il nostro tempo.

Il Corsica Raid Aven

ture

Storica gara interna zionale che ogni anno prende il via in Corsica e perm ette agli atleti part ecipanti di attraversarne una parte, scoprendo gli angoli piu' nascosti di quest’isola se lvaggia. Dal 29 magg io all’1 giugno 2005, circa ottanta atlet i si sono sfidati nell’u nd icesima edizione di questa co mpetizione. Quest’ann o le squadre, composte da tre atl eti piu' uno o due ass istenti/sostituti, hanno attrave rsato la Corsica da Bastia ad Ajaccio affrontandos i nelle seguenti disci pline: corsa in montagna, orienta mento, mountain bike , canyoning e passaggi in corda. M ancava la tradizion a le canoa, assente per la prim a volta. Quattro ritiri e molt i infortuni non gravi ha nno caratterizzato questa ediz ione particolarmente dura. Info su www.corsicaraid.com

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Sappiamo che sarà una gara dura: in 4 giorni e 3 notti dovremo percorrere circa 250 chilometri con 8.500 metri di dislivello, di corsa, in mountain bike, superando passaggi alpinistici, cavalcando le cime più alte dell’isola, il tutto cercando di non perdere la strada, cosa praticamente impossibile in un territorio del genere. In ogni caso siamo contenti e non vediamo l’ora di buttarci nella mischia. Ma torniamo a noi! L’arrivo alla spicciolata di altri atleti ci distoglie dalle nostre elucubrazioni. Vengono un po’ da tutto il mondo, anche se sono principalmente europei. Salutiamo con calore le altre due squadre italiane presenti quest’anno alla competizione. La gente del posto osserva con curiosità l’arrivo di tutte queste persone abbigliate in maniera così atipica: pantaloncini, occhiali ipertecnici, lunghe maglie traforate bianche e pesanti zaini sulle spalle. Alcuni sono informati e mettono al corrente, con orgoglio, gli altri paesani accorsi a guardare.

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Nel frattempo gli atleti si sparpagliano lungo la spiaggia e cominciano le rituali operazioni di riscaldamento. Con una lentezza esasperante i vari partecipanti si ammassano dietro all’arco di partenza. Gomito a gomito, scrutiamo gli altri per qualche minuto, cercando di sfoderare il nostro miglior sorriso, come a dire: “Siamo pronti, nulla ci spaventa!”. Improvvisamente una voce metallica in francese esce da un megafono e comincia a dare indicazioni per noi incomprensibili. Capiamo solo il classico trois, deux, un, GO! seguito da un colpo di pistola. Un urlo liberatorio si leva dall’assembramento e cominciamo a correre lungo la battigia insieme a un esercito di altri esauriti come noi. Dopo le prime falcate sulla sabbia morbida, il cuore va a tutta birra. Conosciamo questa sensazione e sappiamo che presto l’intensità comincerà a calare ed ogni team prenderà la sua velocità, ma la gioia di riconfrontarci, in primis con noi stessi, in una competizione al limite della resistenza non solo fisica ma soprattutto psicologica, ci sostiene e allevia la fatica. La possibilità, poi, di scoprire dei veri angoli di paradiso che diversamente non avremmo mai visto è un notevole incentivo, almeno per chi, anche nella vita di tutti i giorni, affronta le situazioni con desiderio di conoscere e con stupore.

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Corsica Un monte che emerge dal mare Con 8.722 km² di estensione, la Corsica è la quarta isola del Mediterraneo e dista 12 km dalla Sardegna, 120 dalla Liguria, 170 dalla Francia e 450 dalla Spagna. Possiede 1.200 km di coste, frastagliate e accidentate ad ovest, mentre ad est sono basse e uniformi, circondate da stagni e lagune. Chi giunge in Corsica via nave, vede l’isola come un unico monte emergente dal mare mentre, avvicinandosi, ci si accorge che si tratta di più massicci, tutti abbastanza elevati. Il più alto è il Cinto con 2.707 metri, poi c’è il Rotondo con i suoi 2.625 m. e il Padro (m. 2.393). Tutte cime che rimangono innevate fino agli inizi dell’estate. Data la sua orografia, la Corsica non presenta lunghi fiumi, ma torrenti ampi, impetuosi e ricchi d’acqua d’inverno, come il Golo ed il Tavignano. L’isola ospita il “Parco Naturale Regionale”, che interessa la vasta zona montuosa interna e si affaccia sul mare, tra Calvi e Porto, con una costa alta e rocciosa. Con un clima mediterraneo mitigato dall’altitudine, della latitudine, dall’ambiente marittimo e dai venti, contrariamente a quanto avviene nel resto dell’Europa, l’incremento della sua temperatura media avviene da Sud a Nord; Bastia e Capo Corso hanno infatti un clima più caldo rispetto ad Ajaccio e Bonifacio. ca monto in Corsi Panorama: tra

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Il Raid Italia Il Raid Italia, una delle poche squadre italiane che prende parte a competizioni multisport, è prima di tutto un gruppo di persone affiatate che condividono la stessa passione per lo sport all’aria aperta. Il team che ha partecipato al Corsica Raid 2005 è formato da: Roberto Locatelli, Raffaella Guidone, Alessandro Costa, Stefano Ferrari, Stefano Zavka. Gli sponsor che ci hanno supportato e che hanno reso possibile questa avventura sono: Ferrino, Eurobici, Revo, Seac Sub, Polase Sport , Orisport, My Time2. Info su www.raiditalia.it

Non ho ancora capito cosa esattamente ci spinge a sobbarcarci tutti questi sacrifici, cercando di incastrare gli allenamenti tra le pause di lavoro (o viceversa?), trovando il modo di far combaciare le ferie di 5 persone, cercando di raggiungere un utopico pareggio di bilancio; posso solo dire che le sensazioni, la vitalità e la soddisfazione che si provano ci ripagano di tutto, almeno fino a quando un nuovo mezzo di conoscenza di noi stessi non riesca a sostituire tali esperienze. Una volta dato il segnale di partenza, si entra in un’altra dimensione, dove il tempo scorre contemporaneamente lento e veloce. Lento, durante le faticose salite in montagna o nelle lunghe corse sugli altopiani, dove non si fa altro che arrancare o pedalare per ore, con la sensazione di non arrivare mai, il cuore che borbotta, il respiro affannoso e le vesciche che reclamano; veloce, nella fretta e nella concitazione dei cambi disciplina, nelle attese che precedono le cordate, nella paura di non fare mai in tempo a raggiungere l’obiettivo. In ogni caso, dopo 4 giorni di gara, tutti quanti abbiamo la strana sensazione di aver vissuto questa esperienza in un tempo indefinito, come se fossimo stati un mese in giro per la Corsica; ed è una sensazione molto bella. Ci sembra di conoscere i nostri compagni molto più a fondo di prima, vuoi per l’intensità delle prove superate insieme, vuoi perché tutti abbiamo imparato qualcosa di più di noi stessi e degli altri. X3M04

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I roveti intorno alla cittadina di Castellana, le magiche valli del Tavignano e della Restonica, l’infinito avvicinamento e la spossante salita del Monte Rotondo, i chilometri con la bici in spalla e le spettacolari cadute sulle discese mozzafiato sul mare, le notti perse a inveire contro la fitta vegetazione che fagocita senza pietà non solo probabili sentieri ma anche noi stessi e, infine, gli spettacolari tuffi nelle acque cristalline dei canyon percorsi; queste sono solo alcune delle immagini che la nostra memoria ha fotografato e che porteremo sempre con noi, magari lavando via quella sensazione di fatica e abbellendone negli anni i contorni, e che si sono fissate nella nostra mente in maniera così indelebile grazie all’intensità dell’esperienza. Dopo oltre 72 ore al limite, attraversiamo l’arco di arrivo tra applausi, sorrisi e abbracci con quelli che poco prima erano gli avversari. Le interminabili ore di salite in montagna, la faticosa percorrenza di profonde forre, i chilometri di battaglia con i quadricipiti che non ne vogliono sapere di spingere sui pedali, i segni lasciati sulle gambe dai rovi, diventano di colpo un motivo d’orgoglio con la testa che già è concentrata sulla prossima avventura. Roberto Locatelli

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Foto di: Terramia Club X3M04

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100 miglia sul deserto del Namib Una gara al limite dell’estremo sul deserto piu' bello e antico del mondo

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DSEE E D NAMIB

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Si è conclusa con la vittoria del tedesco Jorg Balle, la corsa più suggestiva del mondo nel più antico dei deserti. Nel cuore dell’Africa australe, e più precisamente in Namibia, si è, infatti, svolta, la prima settimana di luglio, la seconda edizione della 100 Miles of Namib Desert, gara podistica a tappe sulle dune di un deserto unico per la sua immensità, sulla costa occidentale dell’Africa meridionale. Con l’ottimo tempo di 2.11.18, Jorg Balle, già vincitore lo scorso anno della 100km del Sahara, ha così concluso vittoriosamente la IIª edizione di una gara davvero spettacolare. Cinque tappe in quattro giorni, per un totale di 100 miglia, circa 150 km, nell’esclusivo Sossusvlei Lodge nel Namib Naukluft Park, un’area protetta e solitamente vietata ai visitatori, ma che per questa occasione è stata eccezionalmente aperta ai turisti. Temperature diurne tra i 20/28 gradi, notturne tra i 3 e gli 8° e un’umidità tra il 10 e il 20% hanno messo a dura prova gli atleti, che, ad ogni prova, hanno trovato un’ambientazione comple-

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tamente differente dalla precedente. La tappa più breve, di 15 km, è stata quella al tramonto del 2° giorno, mentre la più lunga quella del 3° giorno con la distanza classica della maratona, e cioè i 42,195 km. Tra struzzi, gazzelle, antilopi e sciacalli, si è potuto correre sul deserto col fondo sassoso, su quello sabbioso fino a quello di roccia nera, incontrando il fiume Tsauchab e le grandi dune, protagoniste della quinta e ultima tappa. Come la Duna 45, la più famosa e fotografata al mondo, e la Crazy Dune, la più alta della Namibia, ben 250 metri di sabbia ripida. Partiti dalla Duna 45, gli atleti hanno affrontato un lungo tratto pianeggiante di 15 chilometri ai piedi delle grandi dune rosse, per poi entrare nell’area di Sossusvlei, dove, attraversando dapprima l’Hidden Vlei (i vlei sono laghi asciutti di un biancore unico circondati dalle dune), i runners sono giunti ai piedi della Crazy Dune. Questa è stata senz’altro la parte più sofferta per tutti, ma anche la più emozionante. Dalla cima della Crazy Dune, una vertiginosa discesa li ha portati nel grande bacino di un altro magnifico vlei, il Dead Vlei. Da qui, due chilometri e qualche piccola duna per

DESERTO DEL NA B I M A N L DENAMIBDEL NA RTO DESEDESERTO E TO D L

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Il Deserto del Nam

rati, e di 50.000 km quad on si en st ’e un n co e della Lungo 1300 km piu' estremo deserto il e o ic nt a ' piu il e' ovest il Namib ceano Atlantico ad ll’O a d to a it im el d E’ Terra. nene a ilometri dal fiume Ku ch 00 6 1. r pe e nd te e si es edda corrente del fr La . d su a e ng a nord al fiume Or e nord lungo la costa ion ez ir d in re or sc e acque Benguela, ch asporta le fredde tr , a ic fr l’A el d le ta Questa sudocciden e regioni subtropicali. ld ca le o rs ve o ic rt un ampio dell’Anta e nutritive, sostiene nz a st so i d a cc ri , corrente ra una permanente ne ge e e ch ti ua cq a numero di specie quilibrio biologico, assill’e a a ri a ss ce ne a' nebbia costiera sorprendente variet a un i d a nz ve vvi a pr sucurando la so ti al deserto. A Sos a tt a d a e nt pia e possono di animali une del mondo, che d e lt a ' piu le no ova parte sveli si tr etri di altezza. La m 0 30 i he nc a e er causa raggiung ta Skeleton Coast, a a m ia ch e' le a ion tr setten iati, mentre i centri gg ia sp ve na i d ti lit dei numerosi re pmund e Luderitz. ko wa S no so li ipa inc pr

DESERTO NAMIB IBDELNAMIB M A N L E B DESERTO DEL I D M TO DEL NA DSEESRETRO E MIB IB giungere infine al sospirato traguardo finale. La classifica generale ha visto dunque netto vincitore il tedesco Jorg Balle, che con 10 ore, 11minuti e 5 secondi, stabilisce un tempo davvero eccezionale, difficile da battere. Al secondo posto con 11.42.12 Alessandro Lambruschini, nonostante qualche problema fisico. Eccellente terzo posto per Giordano Castelli, con 12.05.13, mentre quarto è giunto l’altro modenese Davide Degli Esposti, con 12.24.36. Dopo Andrea Bernabucci, 12.33.06 ed Achim Heukemes, 13.58.38, bellissimo risultato per Giulio Macchia, settimo assoluto con 15.13.59. Appuntamento dunque al 2006 per la prossima edizione della corsa più bella e affascinante del mondo ai confini dell’estremo.

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Nel cuore dell’Africa australe

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Posta sotto l’Equatore e con una superficie di oltre 820.000 km², la Namibia è quasi tre volte più grande dell’Italia, con una popolazione di appena due milioni di abitanti concentrati quasi tutti tra la capitale Windhoek e i maggiori centri abitati. Dopo aver subito la dominazione del Sud Africa ed esser stata a lungo una colonia tedesca, la Namibia è una Repubblica Indipendente dal 1990 ed è oggi un Paese stabile, sicuro e ben organizzato, che ha saputo mettere a frutto tutte le proprie risorse, compresa quella del turismo. Le straordinarie bellezze del territorio, una politica attenta, l’ottima capacità organizzativa degli operatori locali hanno dato alla Namibia un’immagine che quasi è in contrasto con quella dei suoi confinanti. Tutti i siti di maggior interesse di questo paese sono protetti ed attrezzati per il turismo non di massa. La stessa area del Namib Desert, scenario della manifestazione, è un Parco

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Nazionale, il Namib Naukluft Park, che per estensione è la più vasta area protetta dell’Africa e la quarta del mondo. Qui si ergono in maestosa bellezza le magnifiche dune di Sossusvlei, alte piu’ di 300 metri, dove non è raro incontrare elefanti, leoni, giraffe, rinoceronti, struzzi, antilopi, gazzelle e orici, animale simbolo della Namibia. I luoghi da vedere sono molti e bellissimi: l’Etosha National Park e la cittadina di Windhoek, ma è anche possibile effettuare gite in mongolfiera e voli panoramici. La viabilità interna del Paese è formata da strade che per la maggior parte sono piste sterrate. Solo le principali dorsali del paese sono asfaltate, a giustificazione di un traffico praticamente inesistente al di fuori dei centri urbani. La Namibia è abitata da almeno undici gruppi etnici diversi: Ovambo, Kavango, Herero, Himba, Damara, Nama, Caprivians, San, Rehoboth Basters, Tswana ed Europei. La densità di popolazione è una delle più basse dell’Africa, mentre il tasso di crescita demografica, del 3% annuo, è uno dei più alti del mondo. Le principali lingue parlate sono il Bantu e il Khoisan, che comprendono alcuni dialetti.

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Il clima

La “madre“ delle maratone La corsa più dura del mondo “su sabbia” è senza dubbio l’affascinante Marathon des Sables, che si disputa ogni anno nel deserto del Marocco. Una gara a tappe, in completa autosufficienza, che, ogni anno, edizione dopo edizione, vede ai nastri di partenza un numero sempre maggiore di concorrenti. Più di 220 chilometri sotto il sole cocente e venti tempestosi, come il famoso e famigerato Ghibli, che incessantemente tira a 60 chilometri all’ora alzando un vero e proprio muro di sabbia.

Nel mese di luglio, in Namibia, e' inverno e questo perc hé sotto l’equatore si invertono le st agioni. Un inverno con temperature d iurne tra i 20 e i Dri35E° coSnEumRidita' tra il 10 e il 20%, valoideali perTlaO corsD a. Solo notte l’escursione termica ELlaN MIB e' molto alta A e porta ad un abbass amento repentino delle temperature a 3/8°. Il vento rimane sempre la grande incognita del deserto, non e' prevedibile, e quando arriva . .

IB IB M A N L E D O ESRETRTO DEL NAM DESERTO D DEDSE E RTO DEL NA B I O T M R A E S M N E L I B D E D DESERTO B I B M I A M N A L N E B I IB D MM IBIB AA O N MM T DESERTO DEL NAM L AL R E NE D E O DEL NAMIB S O E T R E D N S L A E E DDESERTO D N 107 AMIB

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Red Bull Conquering Fortezza

Foto di: Michele Fontana - Red Bull Photofiles

La roccaforte espugnata su due ruote

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La Fortezza è stata conquistata La Franzenfeste di Bolzano, maestosa roccaforte asburgica ottocentesca, incastonata nello splendido paesaggio del Sud Tirolo, sino ad ora chiusa al pubblico, ha ospitato, il 1 ottobre 2005, il “Red Bull Conquering Fortezza”, il primo Contest di Downhill e Bike Trial, mai disputato dentro una fortificazione militare. Per la prima volta, infatti, la roccaforte voluta 170 anni fa da Francesco I d’Asburgo per chiudere la principale via di collegamento fra Italia e Austria, è stata aperta al suo primo grande evento civile. Una gara unica nel suo genere, che ha visto 8 coppie, formate da un Downhiller e un Trial Biker, sfidarsi all’ultimo respiro lungo un percorso mozzafiato che si snoda per i tre piani della fortificazione, dal forte alto al medio, al basso, collegati fra loro da un tunnel con una scala di 450 gradini. Un dislivello di quasi cento metri affrontato a tutta velocità dagli atleti, che alla fine sono sbucati nel piazzale davanti al folto pubblico. Sul gradino più alto del podio sono saliti Benito Ros (Trial) e Pasqual Canals (DH), componenti del team Spagna 1, che fin dalle qualificazioni hanno mostrato di avere una marcia in più rispetto alle altre sette squadre.

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Al secondo posto, i connazionali Cesar Canas (Trial) e Oscar Saiz (DH), mentre al terzo, i francesi Vincent Hermance (Trial) e Julien Camellini (DH). Il quarto posto è andato al team austriaco sulla carta, ma nella realtà per metà altoatesino, dopo che il downhiller Andreas Zehenter, infortunatosi durante le prove, è stato costretto a dare forfait lasciando il posto al giovanissimo Elias Somvi di Lana, che ha affiancato il trial-biker Thomas Oehler. Solo settima l’Italia con Walter Belli (Trial) e Alan Beggin (DH), entrambi campioni italiani nelle rispettive specialità. Fuori anche i due team svizzeri, composti uno da Roger Keller (Trial) e Claudio Caluori (DH) e l’altro da Christian Schneider (Trial) e Samuel Zbinden (DH), e quello inglese con Daniel Butler (Trial) e Brendan Fairclough (DH). Decisive, ai fini della classifica finale, si sono rivelate le prove di Trial, soprattutto a causa della pioggia cominciata a cadere poco prima delle semifinali, che ha reso scivolosi ed insidiosi gli ostacoli artificiali. Ne ha fatto le spese, in particolare, il francese Vincent Hermance che, cadendo dalla scala a pioli che portava alla parte più alta del forte, ha regalato a Spagna 1 un vantaggio incolmabile. Ed anche la finale fra i due team spagnoli, fino a quel momento quasi appaiati, è stata decisa dalla caduta da una trave sospesa del trial-biker di Spagna 2, Cesar Canas, che ha lasciato così a Benito Ros via libera per salire sul podio.

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Le specialita' Trial Bike: consiste nel compiere un impegnativo percorso a ostacoli naturali e artificiali, compiendo ogni genere di evoluzione senza mai appoggiare i piedi per terra, tanto meno cadere. Downhill: gara di discesa cronometrata su un percorso accidentato.

Franzenfeste

de pre oggetto di leggen m se a d e ro te is m di arte Luogo pieno di ano e' un capolavoro olz B i d za ez rt Fo a Francepopolari, la a, fatto costruire d ic nit a gr a tr pie in militare 1839. sco I fra il 1833 e il rcito austro-ungase ll’e a d te bi su a Le sconfitte appen lacune del sistema le za en id ev in i, tt rico misero, infa ipale che diede il via inc pr ivo ot m il to es difensivo. Fu qu olzano alla costruzione. comune a nord di B lo co pic o im on m ll’o ne Dolomiti, Situata ido paesaggio delle nd le sp llo ne ta a on e incast ti: il forte in due corpi separa ola ic rt a si za ez rt la Fo o e Forte Medio) e ss a B te or (F lle ova etri principale a fond adella), posto a 70 m tt ci o to Al te or (F e prinquello superior e collegato al forte a gn ta on m la el d so in una sopra il dos 452 gradini, scavato i d ta a lin a sc a un cipale da a. galleria sotterrane o. ante nodo ferroviari rt po im un i d e d se Oggi e'

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Quanto fa bene all’organismo andare in bici? Consumo Calorico

Classifica 1° SPAIN 1 Pasqual Canals Benito Ros* 2° SPAIN 2 Oscar Saiz Cesar Canas* 3° FRANCE Julien Camellini Vincent Hernance 4° AUSTRIA Elias Somvi** Thomas Oheler 5° SUISSE 1 Claudio Caluori Roger Keller 6° GREAT BRITAIN Brendan Fairclough Daniel Butler 7° ITALY Alan Beggin Walter Belli 8° SUISSE 2 Samuel Zbinden Christian Schynider

Attività fisica

Kcal/min

Riposo

1.9

Ciclismo

5.9

Nuoto/Tennis

9.1

Calcio

11.7

Pallavolo

14.3

Le ricadute positive prodotte da questa attività fisica sono molteplici. Si va dal miglioramento dell’efficienza dell’apparato cardiovascolare, al consumo di grassi e zuccheri, al recupero di problemi articolari. A fronte di questi vantaggi, esiste però una quantità di pregiudizi sui malesseri causati dalla bicicletta. Il timore più tipico è quello del dolore al sedere, causato inevitabilmente sia dalla poca abitudine al sellino, sia dalla mancanza di allenamento. Un inconveniente che tende, comunque, a ridursi drasticamente solo dopo poche uscite, a patto che non si lasci intercorrere troppo tempo tra una pedalata e l’altra. I problemi più gravi vengono tuttavia prodotti da un uso scorretto del mezzo, da una postura sbagliata in sella e dall’impiego di biciclette scadenti e/o inadatte. La conoscenza delle minime informazioni utili consentirebbe di evitare la gran parte dei disturbi tipici del ciclista inesperto, riducendo così la disaffezione nei confronti di questo mezzo, troppo spesso usato male.

Contributo Calorico • almeno il 50% deve essere coperto da carboidrati provenienti in ugual misura da cereali e frutta • un consistente apporto di fibre vegetali ricche di vitamine • un apporto calorico del 20% da parte di latticini e carne • il restante 30% da grassi

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Foto di: Michele Fontana X3M04

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Un weekend con i giganti della strada L’Autodromo internazionale di Misano Adriatico ha ospitato il Week-end del Camionista, l'edizione italiana del Truck Race

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L’Autodromo Santa Monica, che ormai da anni ospita l’edizione italiana del Truck Race, ha registrato quest’anno un affluenza record, con oltre 12mila spettatori. Un’affluenza altissima, merito della spettacolarità dell’evento che ogni anno si arricchisce di nuove iniziative e che ha visto la presenza di tutte le case produttrici di mezzi pesanti. La tappa di Misano è stata la prima gara da 20 anni con una sola categoria di veicoli. Man, Mercedes, Renault, Iveco, Volvo e Daf hanno mostrato un nuovo interesse nel Truck Race. Sul fronte espositivo, il ‘Week end del camionista’ di Misano ha visto la presenza di tutte le sei aziende produttrici che operano in Italia. La Renault presentava il ‘Magnum’, dotato di una cabina di guida che somiglia al salotto di casa, con tutti i comfort; il tecnologico Daf XF; il nuovissimo e ‘multitalento’ Man Tgl; il nuovo Eurocargo della Iveco e poi i robustissimi mezzi della casa olandese Volvo. Nella pista appositamente allestita a Santa Monica, i camionisti hanno potuto provare i mezzi in esposizione ed esercitarsi in curiose gimkane. I camionisti che hanno partecipato al ‘Week end del camionista’ di Misano hanno, poi, potuto trascorrere anche momenti di puro relax col basket, calcio, kart e mountain bike.

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L’Autodromo Santa Monica di Misano Adriatico ha poi ospitato la Finale Nazionale dello YETD 2005, che ha permesso al campione italiano Christian Basset di partecipare, in Svezia, alla finale europea insieme al Campione Europeo in carica, il trentino Michele Sandri, sfidando 27 Campioni di altrettanti Paesi europei per contendersi il titolo assoluto di miglior giovane camionista d’Europa. Il vincitore della Finale Europea, tenutasi a Södertälje, in Svezia, il 17 e il 18 settembre, è stato il ventottenne belga Laurens D’Huyvetter, della compagnia N.V. Vervoer Ter Vichten, che si è aggiudicato, oltre al titolo, un nuovo Scania Serie R. Anche l’Italia è salita nuovamente sul podio con Michele Sandri, che si è classificato al terzo posto di questa finale europea.

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Cos’e' lo… YETD 2005 Lo Young European Truck Driver 2005 è la più grande competizione mai svolta tra conducenti di autocarri. Si tratta di una campagna, arrivata alla seconda edizione, strettamente connessa alle Direttive Europee in materia di formazione professionale degli autisti ed è finalizzata al miglioramento delle abilità di guida ed alla conoscenza delle norme di sicurezza. La campagna prevede il dimezzamento del numero dei decessi provocati da incidenti stradali entro l’anno 2010. L’obiettivo è di eleggere il miglior giovane autista in Europa in base alle competenze in materia di guida sicura. I rappresentanti di 28 paesi europei si misurano in materia di guida sicura, guida difensiva ed economica nell’ambito dei veicoli pesanti. Alla competizione possono partecipare conducenti di autocarri pesanti nati dal 1970 in poi. Sono previste sia prove pratiche, come manovre di precisione e guida economica, sia prove teoriche, sulle normative e sui temi della sicurezza. Dopo le finali nazionali, ogni anno, si tiene presso la sede principale di Scania a Södertälje, la finale europea tra i vincitori di tutti i paesi.

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Il Truckfest di Peterborough

Sei giganti della strada per “TIRispetto” Tre Iveco e tre Mercedes stanno circolando dal mese scorso, e fino ad aprile '06, lungo strade e autostrade italiane fermandosi in otto città per portare un messaggio a tutti gli utenti della strada: la sicurezza nasce dal rispetto reciproco. Lungo le fiancate dei camion si leggerà, infatti, lo slogan: «Siamo tutti sulla stessa strada – TIRispetto». E’ questa la frase “simbolo” della 2° campagna per la sicurezza stradale dell’autotrasporto, lanciata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti attraverso il Comitato Centrale dell’Albo degli Autotrasportatori e la Consulta dell’Autotrasporto in collaborazione con Aiscat, Anas, Iveco e DaimlerChrysler. La campagna, partita il 1° ottobre, toccherà Roma, Torino, Milano, Verona, Bologna, Napoli, Bari e Catania, dove saranno organizzati incontri e dibattiti sulla sicurezza stradale.

Il più importante festival europeo dedicato agli autoarticolati è sicuramente il “Truckfest”, che si svolge ogni anno nella cittadina inglese di Peterborough. L’evento non attira solo coloro che guidano i giganti della strada, ma un pubblico ben più vasto di ammiratori e curiosi, che possono assistere a sfilate, competizioni e giochi. E’ possibile assistere alla “Exhibitor’s parade”, nella quale gli autocarri in parata mostrano le loro decorazioni ad aerografo. Su cofani e fiancate, gli orgogliosi autisti sfoderano soggetti come la vita di Lady Diana, ritratti dei propri cani, scene di vita vichinga o l’intero cast della telenovela “East Enders”. E’ possibile anche vedere il camion gigante per eccellenza, il celeberrimo “Big Foot”. Se invece vi trovate negli Stati Uniti non perdetevi i concorsi di bellezza riservati agli autotreni: ce ne sono diversi, ma i principali sono il “Rotella Super Rigs”, che si svolge a maggio a Sant’Antonio, nel Texas, e il “Truckers Jamborre”, tenuto a luglio presso la città di Walcott nello Iowa. Qui, quest’anno, è stato inaugurato il “Trucking hall of fame”, un museo permanente dedicato agli autocarri più celebri.

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Audi Q7 Sportivita', versatilita' e lusso

Un veicolo che unisce in modo superbo sportività e versatilità, tecnologia all’avanguardia e lusso di un veicolo di classe superiore. Su strada dimostra l’eccellenza nelle prestazioni e nelle dinamiche di guida di un’auto sportiva, in fuoristrada ridefinisce gli standard della sua categoria. Il tipico dinamismo Audi si riflette nell’ampia curva del tetto, oltre che nel particolare rapporto tra l’ampia superficie della carrozzeria e quella più snella dei cristalli. La curva dinamica della sezione anteriore e il possente posteriore con i suoi montanti elegantemente inclinati, modellano la sagoma di una coupé. Altrettanto caratteristiche dello stile formale Audi sono la linea di cintura alta e la linea dinamica, che definiscono la fiancata. La verniciatura bicolore, a richiesta, crea un contrasto che garantisce un’immagine di sicuro impatto. Sono disponibili undici colori di base, tre dei quali destinati in esclusiva alla Q7. Con una lunghezza di 5 metri e 86 millimetri,

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e un passo che misura esattamente 3 metri e 2 millimetri (larghezza: 1.983 mm / altezza 1.737 mm), la Q7 svetta nel panorama dei SUV. I passeggeri godono della sensazione di grande comfort regalata dall’incomparabile spaziosità, sperimentando nuovi confini della versatilità. Nelle tre file di sedili possono essere ospitati fino a sette occupanti. I sedili della seconda fila sono regolabili singolarmente in senso longitudinale. I sedili di entrambe le file posteriori sono ripiegabili così da espandere il volume di carico fino a 2.035 litri. Al momento del lancio, i clienti della Audi Q7 potranno scegliere tra due motori. Il più potente è il nuovo V8 4.2 FSI benzina a iniezione diretta che eroga 350 CV e sviluppa una coppia di 440 Nm.

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C’è poi il Turbodiesel 3.0 TDI a sei cilindri a iniezione common rail di ultima generazione con iniettori piezoelettrici in linea, in grado di combinare elevate prestazioni, 233 CV di potenza e ben 500 Nm di coppia, con una raffinatezza superiore. Entrambe le motorizzazioni sono abbinate al cambio tiptronic a sei rapporti. Naturalmente la Q7 è dotata di serie della trazione integrale permanente quattro. Il suo differenziale centrale Torsen distribuisce la potenza sulle quattro ruote, su strada e in fuoristrada, permettendo di avere massima trazione e stabilità laterale. I prezzi per il mercato italiano non sono ancora stati comunicati, ma la versione entry level Q7 3.0 TDI potrà essere ordinata in Germania dal 12 settembre al prezzo di 48.900 euro.

Test massacranti I tecnici Audi hanno ormai concluso la messa a punto della Q7 attraverso un’intensa serie di test in condizioni particolarmente severe, dai deserti assolati alle zone più fredde. Per quanto riguarda la denominazione scelta, infine, la lettera Q identifica una nuova famiglia di modelli (che si aggiunge ad A, S ed RS) mentre il numero 7 sottolinea il posizionamento tra la A6 e la A8. Per gli amanti delle SUV, anticipiamo che Audi ha già in programma altre due Q: la 5 e 3…

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154 kg di potenza! Vyrus 984 C3 2V, quando niente e' dato per scontato

Una realtà d’impostazione artigianale, che opera in Romagna, sfruttando tecnologie e risorse di alto livello, in collaborazione con aziende affermate da tempo in campo motociclistico. Questa realtà è Vyrus e il suo gioiello è la 984 C3 2V. Il telaio ad omega è realizzato in ergal mentre il motore è un Ducati 1000 DS, l’ultimo nato tra i propulsori raffreddati ad aria. Semplice e leggero, questo bicilindro ha un sistema di accensione a doppia candela per cilindro e gli alberi a camme che ruotano su cuscinetti idrodinamici, riducendo le parti in movimento e favorendo la dispersione del calore. Anche la forma dell’albero motore è cambiata, con masse più centralizzate e diversa disposizione dei fori di mandata dell’olio, ottenendo un albero motore più rigido, con minori vibrazioni e maggiore affidabilità. Altre modifiche minori riguardano il sistema di lubrificazione, la campana frizione, i dischi condut-

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tori ed i dischi condotti che, ora, sono interamente realizzati in una lega speciale di alluminio. I valori di potenza e coppia sono interessanti, visti gli 85CV a 8000 giri e gli 8,95 Nm di coppia a soli 5000 giri: poca potenza ma il peso piuma e la regolarità di erogazione del propulsore permettono a Vyrus di mettersi dietro moto ben più dotate. Ma le novità non riguardano solo telaio e motore. Il forcellone posteriore, infatti, come quello superiore, è un vero e proprio capolavoro tecnico: è realizzato in alluminio scatolato, non viene “continuamente” interrotto da pieghe e nervature, rendendolo molto gradevole alla vista oltre che molto rigido e leggero: appena 3.1 kg. Il suo movimento è regolato da un inusuale ammortizzatore pneumatico Double System, che rinuncia alla molla di contrasto ma non alla leggerezza. Anche l’avantreno è qualcosa di assolutamente unico e speciale. Della classica forcella la Vyrus non sa che farsene, al suo posto fa bella mostra un tecnologico forcellone, ovviamente in alluminio, che separa la funzione sterzante da quella ammortizzante, per offrire una guida perfetta in ogni situazione. Il prezzo? 30.480 euro chiavi in mano. Per il 2006 la produzione sarà limitata a 100 esemplari numerati. Info su www.vyrus.it

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La salute della pelle Proteggere la pelle dalle aggressioni del tempo, dalle nostre emozioni, dagli agenti atmosferici.

Le zone piu' vulnerabili del viso La pelle del contorno occhi è sottile e delicata. Sulla palpebra ha uno spessore di 0,8 mm, pari a 1/3 di quello della pelle delle guance, mentre quella del contorno occhi presenta uno strato corneo molto sottile e un numero limitato di ghiandole sebacee e sudoripare. Per questo, non è in grado di mantenere un adeguato livello d’idratazione. Inoltre, la fitta rete di capillari rende evidenti occhiaie e aspetto spento. Oltre ad essere molto fragile, la pelle del contorno occhi è anche particolarmente soggetta ai movimenti facciali (circa 20.000 movimenti quotidiani delle palpebre). Tutto ciò rende questa zona predisposta alla comparsa precoce di linee sottili e rughe d’espressione che si formano soprattutto agli angoli esterni degli occhi e tra le sopracciglia. Anche nella zona del contorno labbra il livello di sebo è basso e la pelle non esplica correttamente la sua funzione di barriera protettiva. Le espressioni facciali sottopongono questa zona ad uno stress continuo.

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Shiseido ha unito in Future Solution Eye and Lip Contour Cream i principi attivi più efficaci, al fine di migliorare la superficie cutanea, minimizzare rughe, linee sottili, segni d’espressione e occhiaie. Grazie a due principi attivi esclusivi, come Lasting Support Hydro-Veil, che forma sulla superficie cutanea un velo di protezione e supporto, e l’estratto di foglie di Yang Tao, che protegge il collagene mantenendo l’elasticità della pelle, oltre ad una speciale Emulsione a Cristalli Liquidi, Future Solution attenua la visibilità di rughe e ridefinisce il contorno delle labbra. Super Restoring Cream è, invece, una crema anti-rughe rassodante, capace di mantenere la pelle uniforme, elastica e dall’aspetto giovane fin dopo la prima applicazione. La sua formula innovativa contiene Bio-Restoring Complex, un complesso esclusivo in grado di compensare tutte le carenze cutanee causate dall’invecchiamento. E’ una valida alternativa a trattamenti più invasivi, quali quelli proposti dalla chirurgia estetica.

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La cosmetica, oggi, non è più soltanto al femminile. Anche gli uomini cominciano ad avvertire l’esigenza di curare la propria pelle, per proteggerla dalle rughe e dai segni del tempo. La pelle maschile è predisposta alla ruvidità a causa sia del tasso naturalmente alto di evaporazione dell’umidità, sia delle aggressioni esterne, in particolare della rasatura. E proprio all’uomo è dedicata una nuova, prestigiosa linea di trattamento anti-età: Shiseido Men, in linea con le abitudini e le preferenze maschili. Detergente, lozione, emulsione e crema rivitalizzante eliminano l’aspetto spento e i segni di stanchezza, mantenendo il livello d’idratazione ottimale per 24 ore. L’estratto di tè verde, altamente efficace nel prevenire i segni d’invecchiamento causato dall’ossidazione, e quello di Ononis, che promuove la produzione di una proteina fondamentale nel mantenere integra la membrana basale, il punto di connessione epidermide-derma, sono gli ingredienti fondamentali di questa particolare formula.

Dercos L’indurimento del collagene può causare anche un altro tipo di problema: la caduta dei capelli. Oltre che dalle stagioni, dalla dieta, dalla genetica e dallo stile di vita, infatti, il ciclo del capello può essere influenzato da un altro fenomeno. La sclerosi del collagene follicolare, che non consente alla radice di ancorarsi al derma e, di conseguenza, produce una fibra più fine e più debole, che nel corso del tempo diventa una sottile peluria incolore. Per contrastare efficacemente la caduta dei capelli, è quindi necessario contrastare l’indurimento del collagene perifollicolare e favorire la corretta attività di sintesi della fibra. I laboratori di ricerca L’Oreal hanno messo a punto un rivoluzionario trattamento anti-caduta: il nuovo Aminexil SP94, attivo sui due fattori chiave che intervengono nel processo della caduta. Aminexil è, infatti, una molecola che tiene “ancorate” le radici nel cuoio capelluto, mentre SP94 per una fibra densa, spessa e forte. Dopo 6 settimane, +10% di capelli preservati dalla caduta.

Lo sport... a contatto con la pelle Gli sport estremi invernali sottopongono la cute, se non adeguatamente protetta, a 3 possibili meccanismi patogenetici: traumatico, fototossico, fotoallergico e ad abbassamento più o meno brusco della temperatura. I traumi si manifestano in zone maggiormente sottoposte a sfregamento, con cinghie lacci o quant’altro con eritemi, ematomi, vescicole, bolle, erosioni sino a lesioni di continuo e ferite infette. Una buona protezione fisica, una detersione accurata ed una eventuale terapia topica antibiotica saranno prontamente risolutive. Il meccanismo fototossico si manifesta, invece, in seguito ad esposizione prolungata al sole, con eritema più o meno intenso, che dopo alcuni giorni esiterà in desquamazione e pigmentazione scura. Il danno può anche risultare più accentuato, con dermatite vescico-bollosa ed eventuali sintomi generali con brividi e febbre. Il meccanismo fotoallergico si verifica quando sostanze applicate sulla cute (creme da barba, cosmetici), medicamenti come antibiotici e antinfiammatori o alimenti (fragole, pesche, crostacei etc.) rendono il tessuto cutaneo sensibile alle radiazioni luminose, anche durante la stagione invernale. Nel caso in cui si sospetti una fototossicità è necessario individuare la sostanza responsabile per evitare le recidive, attenuare la fotosensibilita con alte dosi di vitamina PP e integratori a base di vitamina A e vitamina E, ma, ancora più importante, proteggere la cute dai raggi UVA e UVB con filtri solari che garantiscano una protezione a lunga durata, preferibilmente sotto forma di creme idratanti che aiutino a prevenire le scottature e i segni dell’invecchiamento prematuro della pelle. Nel caso in cui lo sport si pratichi con temperature molto basse, si può arrivare, se non opportunamente protetti, alla formazione di geloni sulle dita dei piedi, delle mani, punta del naso e orecchie, sino ad arrivare al congelamento degli arti. Dott.ssa Maria Angela Brundu Medico dirigente di I° livello Clinica Dermatologica Universita di Cagliari

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Il Giro d’Italia a piedi Da Ventimiglia a Trieste, da confine a confine, a piedi, percorrendo tutto il perimetro dell’ Italia (il mar Tirreno fino a Reggio Calabria, il mar Ionio fino a Santa Maria di Leuca e tutto il mar Adriatico fino a Trieste): 3300 km circa, in 60 giorni. Zaino in spalla, gambe buone e un po' di coraggio... Sono già passati 21 giorni e io continuo a essere qui combattivo e convinto di quello che faccio. Alla faccia di chi pensava che non sarei arrivato alla prima settimana, in beffa a tutto il dolore che ho sofferto. Io sono qui, non so se riuscirò a portare a termine la mia impresa, ma so che da ora in avanti, comunque vada è un successo. In fondo questo è il mio reality e io sono l’indiscusso protagonista di questa folle avventura, poi ci sono gli spettatori, amici, parenti, conoscenti e tutta la gente che sto conoscendo in giro per l’Italia. Solo ora comincio a rendermi conto che sto facendo qualcosa di unico, se non per gli altri, almeno per me. Devo dire che ho riscontrato nella gente una certa passione nell’ascoltare le mie parole, è piacevole sentirsi apprezzati. La domanda che mi fanno più frequentemente è: “Ma perché lo fai?”. Non è facile spiegarlo, sono cose queste che vengono da dentro, è la necessità di mettersi alla prova, sfidare se stessi, oltrepassare i propri limiti, cose che se non ne senti la necessità non si possono capire. Pensando a due mesi fa, quando mi preparavo per partire, mi rendo conto di quanto ero ingenuo nell’immaginare il viaggio. Mi sento come un anziano che ripensa alla sua vita e può dispensare consigli ai più giovani. Sicuramente un consiglio che mi sentirei di dare è: “documenta tutto il possibile, ma non perderci la testa, ricordati che quello che fai lo fai per te stesso e non per gli altri”, ho imparato a chiedere informazioni, anche solo per conferma o semplicemente per sapere come si comporta la gente davanti ad una richiesta di aiuto. Ma anche per attaccare

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bottone con le donne. A pochi chilometri da Trieste, camminando distrattamente, ho dato un calcio ad uno spuntone e mi sono fatto un male terribile, credevo di essermi rotto il mignolo. Mi sono fermato al bordo della strada a soffrire in silenzio per una decina di minuti. Comunque, un dito rotto non mi avrebbe di certo fermato. Alle porte di Trieste mi fermo per pranzo, poi mi incammino per fare l’ultima foto al cartello della città e compro un altro paio di scarpe perché anche il terzo paio è alla frutta. Ce l’ho fatta!! Sono arrivato a fare quello che nessuno aveva mai provato. “Il giro d’Italia a piedi in 60 giorni” (8 maggio / 8 luglio). Ho sofferto e faticato, ma ho goduto delle bellezze naturali di questa Italia tanto discussa e tanto trascurata, ma assolutamente stupenda. Sul pulmino con gli amici, tornando al mio paese, dovrei essere felicissimo e invece sono un po’ malinconico, mi sento chiuso, prigioniero del veicolo. Come se avessi perso quella libertà guadagnata con fatica e sudore. Forse sono cambiato, adesso conosco una felicità interiore, sconosciuta alla vita che ci siamo creati cercando la comodità a tutti i costi. Dovremmo apprezzare di più quello che ci offre la natura, ringraziandola più spesso per essere imprevedibile e non controllabile. È bello, a volte, non poter decidere, ma adeguarsi alle scelte del destino e affrontarle con armonia. Christian Lorenzati

I numeri della mia

avventura:

2 mesi 3.300 chilometri o di media 55 chilometri al giorn 6 chilometri all’ora 4.125.000 passi 3 paia di scarpe uciate 330.000 Kilocalorie br iate al giorno 5.500 Kilocalorie bruc totali 550 ore di cammino Novembre - Dicembre

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Zurigo.ch La fiera del fre estyle

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