INTERVIEW
PER L´EDUCAZIONE SOCIALE Intervista con Milena Belluzzi Ci racconti qualcosa su di Lei! La prima cosa che devo dire subito è che sono nata a Brunico, sempre vissuto a Brunico, frequentato qua le scuole. Poi mi sono spostata solo a Bologna per l´università. Perciò sono una tipica rappresentante di quel gruppo italiano di Brunico nata da genitori italiani (venivano da Mantova) che si è integrata molto bene nella società locale. Come hobby mi piace molto stare all´area aperta, mi piace fare le gite in bicicletta, per esempio mountain-bike e andare in montagna sia d´estate che d´inverno. Invece non vado a sciare. Mi piace molto leggere però devo dire che ho tempo solo in estate, in estate leggo libri che piacciono a me. Anche nel periodo scolastico leggo ma solo i libri in funzione di quello che dovrò fare a scuola. Mi piace viaggiare. Tutto quello che è bello mi incuriosisce. Una partita a carte o un buon libro? Tutti e due perché, giocare a carte significa condividere una passione con gli amici ma in molti momenti è un buon libro che mi riscalda il cuore. Infatti avevo imparato anche il „Watten“, „Mau Mau“ e tutti i vostri giochi. Non leggo volentieri i Thriller e i Gialli perché li ritengo una perdita di tempo. Allora, d’estate mi piacciono dei romanzi che hanno uno sfondo un po’ umano. Con amici: fare un viaggio o cucinare? Sicuramente fare un viaggio infatti questa è una nostra abitudine, siamo in due coppie, ogni anno facciamo almeno due viaggi insieme alla ricerca delle maggiori capitali. Adesso abbiamo anche iniziato a
visitare delle città italiane perché abbiamo deciso che bisogna conoscere anche l’ Italia. Abbiamo sentito che Lei insegnava in una scuola media, perché la scelta di cambiare in una scuola di 2 grado? E stata una scelta pensata, sofferta. Però era un momento in cui avevo bisogno di un cambiamento perché la scuola media mi aveva dato tutto quello che mi poteva dare come esperienze e come insegnamento
ed anch’io non avevo più niente da dare alla scuola media. Questa è stata la cosa che mi ha fatto pensare: annoiarmi in un lavoro che io amo era la cosa peggiore che mi potesse capitare e allora ho preso questa decisione difficile. E stata una sfida perché questa scuola è orientata più sulle materie tecniche perciò le materie letterarie non hanno la stessa importanza e allora non vengono neanche studiate ed approfondite nello stesso modo. Quindi ho dovuto proprio ridimensionare le mie aspettative e il mio modo di insegnare. A volte mi dà meno soddisfazioni però altre volte sono contenta di lavorare con dei ragazzi più grandi anche se vorrei che fossero più critici, più collaborativi, più maturi e più pronti a mettersi in gioco.
Cosa ne pensa dell‘ espressione „Südtirol ist nicht Italien“ che in Alto Adige viene usata molto, ha radici nel rassismo? Il razzismo è presente in Alto Adige come ovunque. Questo è un tema che tratto spesso nelle mie classi. Parliamo di razzismo, ma anche temi di vario genere. Ed una cosa che ho imparato personalmente è che in tutti noi c’è il seme del razzismo. Se uno ti dice “Io non sono razzista”, non gli credere. Questo seme del razzismo cresce perché è tutto sempre solo fondato su un punto, su un argomento. Abbiamo paura di quello che non conosciamo e se abbiamo paura, ci chiudiamo in noi stessi e da lì nasce il razzismo. Secondo Lei il razzismo ha a che fare con l’educazione? Sì, ha a che fare molto con l’educazione, perché è importante un’educazione sociale cioè la società ci fornisce dei cliché, per esempio i mass medio ci impauriscono, abbiamo paura di perdere il lavoro, non avremo più la nostra identità culturale, insomma ci fanno del terrorismo psicologico. A questo punto nasce la paura. E se nasce la paura tutti quelli che vengono nelle nostre zone che sono diversi da noi, li vediamo come persone che possono solo crearci dei problemi e mai essere una fonte di ricchezza culturale. Philipp Kerer e Lorenzo Giurintano
9