Sicily Divide in bicicletta

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IL PERCORSO


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Trapani ➜ Gibellina


Trapani ➜ Gibellina

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Da Trapani a Gibellina PERCORSO: STERRATO

1.000

8%

ASFALTO 92%

200

GIBELLINA

TRAPANI

400

SALEMI

600

VITA

MONTAGNA GRANDE

800

0m 0 km

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LUNGHEZZA: 71,6 km

Extra Bar, piazza Libertà 7, tel. 0924-98.21.69. s

DISLIVELLO: SALITA 1.070 m DISCESA 848 m

GIBELLINA: Pro Loco Gibellina, viale

DIFFICOLTÀ: media

Empedocle 5/a, tel. 335-14.49.068, prolocogibellina2008@libero.it. Moma Cafè, viale Indipendenza Siciliana 1, tel. 334-76.61.022. s

Mezzi di trasporto Stazione ferroviaria a Trapani (linea Palermo-Trapani via Milo), servizio trasporto bici da verificare in biglietteria o sul sito trenitalia.com al momento della prenotazione. Stazione ferroviaria a Salemi-Gibellina (linea Alcamo Diramazione-Trapani via Castelvetrano), servizio trasporto bici da verificare in biglietteria o sul sito trenitalia. com al momento della prenotazione. Aeroporto di Trapani-Birgi “Vincenzo Florio”, contrada Birgi, Marsala.

Per informazioni TRAPANI: Turismotrapani.com, via Badia

Nuova 3, tel. 320-28.44.684, info@turismotrapani.com. s VITA: Pro Loco Vitese, viale Europa, tel. 371-13.67.666, prolocovitese@gmail. com, www.prolocovitese.it. Bar del Corso, corso Garibaldi 102. s SALEMI: Pro Loco Salemi, piazza Libertà 8, tel. 0924-98.14.26.

Assistenza bici TRAPANI: Maiorbike, via Capitano Verri 35,

tel. 0923-54.24.37, apertura lun-sab 9-13 / 16-20. s

Dove dormire TRAPANI: Angelo Apartments & Rooms,

via Roma 18, tel. 320-28.44.684, ​info@angeloapartments.com, 15 camere, €. Aperto tutto l’anno. s GIBELLINA: Mille e Una Notte B&B, via Pietro Novelli 13, tel. 327-86.06.692, www.1000eunanotte.com, 6 camere, €. Aperto tutto l’anno. s SANTA NINFA: I Colori del Belìce, via Buttitta 15 (circa 5 km dopo l’arrivo), tel. 331-49.63.502, vi.corona@libero.it, appartamento 4 posti, €. Aperto tutto l’anno.

Verde e fiorita in primavera, rossa e polverosa in estate, gialla di foglie e profumata di vino in autunno, morbida di pioggia e cedevole in inverno: quella siciliana, attraversata dal Sicily Divide, è una terra sulla quale possiamo pedalare in tutte

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TRAPANI. Vista della città e delle mura di Tramontana.

le stagioni, con le giuste precauzioni. Prepariamoci a dovere, dunque, accomodandoci sulla sella e cominciando da Trapani, la città del sale e del mare, questa incredibile avventura che ci condurrà fino a Catania, la città nera che vive all’ombra dell’Etna. Nel primo giorno di viaggio ci lasciamo alle spalle il mare ed esploriamo un territorio votato all’agricoltura e all’allevamento, con infiniti vitigni di zibibbo, inzolia, grillo e catarratto e greggi che si muovono pigramente come nuvole su strade, più o meno asfaltate, senza traffico né fretta. Ma scopriamo anche una terra che porta ancora i segni del devastante terremoto del Belice del 1968, tra ruderi e ricostruzioni dai tratti spesso inattesi. Trapani Dopo avere collezionato il primo timbro sulla credenziale,

inforchiamo la bicicletta e cominciamo a pedalare lasciandoci alle spalle l’antico Mercato del Pesce. Costeggiamo dapprima Villa Regina Margherita, poi il porto con le grandi imbarcazioni nei bacini di carenaggio. I gabbiani ci salutano con il loro canto stridulo mentre costeggiamo il deposito di carburante: è l’ultimo tratto urbano prima di entrare nella suggestiva area delle SALINE DI TRAPANI E PACECO. La strada, puntellata di cumuli di sale e vasche con acqua di mare, è piuttosto trafficata, ma noi possiamo pedalare in tutta sicurezza su una bella ciclabile che potrebbe essere, di tanto in tanto, invasa da ciuffi di canne. Pronti all’avventura, proseguiamo oltre il ponte sul canale e svoltiamo a sinistra perdendo di vista il mare che rivedremo soltanto un’altra volta prima di arrivare a Catania. Siamo giunti, così, alle porte di Paceco. 37

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Paceco Data la quasi assenza di elevazione, attraversiamo il centro abitato di Paceco con grande facilità ma prestiamo un po’ di attenzione al traffico urbano che può essere moderato, soprattutto nelle ore di punta. Costeggiamo piazza Vittorio Emanuele e proseguiamo sulla via Sapone fino a raggiungere la deserta Strada Comunale Paceco-Dattilo che, accarezzando le sponde dell’invaso Baiata, detto anche lago di Paceco, ci catapulta in una Sicilia attraversata da strade silenziose e tranquille che impareremo a conoscere durante il nostro viaggio. Da qui cominciamo la lunga salita che terminerà solo a VITA. Percorriamo, dunque, la strada vicinale Vosca, la Strada Vicinale Gencheria Benefiziale, la SP 8 e la SP 35 fino a giungere alla SP 29 che, costeggiando il lago Rubino, dalle acque verdi come quelle di un lago alpino, ci porta alle pendici di MONTAGNA GRANDE. Da questo punto [1.1] possiamo raggiungere (seguendo la descrizione del paragrafo A portata di pedale) la zona archeologica di SEGESTA. (Se utilizziamo la bici da corsa non dobbiamo svoltare a sinistra prima del lago Rubino, ma proseguire sulla SP 29 fino all’incrocio con la SP 46, dove possiamo decidere se fare una deviazione, di andata e ritorno, per visitare Vita o proseguire verso Salemi percorrendo la SS 188). Vita Costeggiando il promontorio su una strada asfaltata ma piuttosto dissestata, prima di raggiungere il borgo incontriamo un ristorante e un agriturismo in cui possiamo fare rifornimento di acqua e una pausa per mangiare qualcosa prima di proseguire nel nostro viaggio. Il borgo di Vita, parzialmente distrutto dal terremoto del 1968 e poi ricostruito, si nasconde dietro le colline e lo raggiungiamo dopo una salita lungo la SP 44. Attraversiamo i RUDERI DI VITA e il nuovo abitato per immetterci nella SP 46 verso SALEMI. Salemi La strada provinciale SP 46 scorre veloce in discesa fino alla

svolta a sinistra, dove ci immettiamo nella salita che conduce in cima al Monte delle Rose; da qui, sovrastando Salemi, possiamo ammirare il borgo dall’alto. Prestiamo attenzione sia durante la salita del Monte delle Rose, fino all’antenna, sia durante la successiva ripida discesa verso Salemi. In entrambi i casi, infatti, il fondo stradale può essere sdrucciolevole, soprattutto in caso di maltempo. (Disponibile un breve tracciato alternativo per raggiungere Salemi con la bici da corsa). Attraversiamo il centro di Salemi; raggiungiamo il castello dal quale comincia una discesa veloce e divertente che termina nella SP 50 e successivamente in una piccola strada rurale fino all’ingresso di GIBELLINA. Gibellina Progettata subito dopo il terremoto del 1968 e costruita con i canoni architettonici dell’epoca, Gibellina ci accoglie con una scacchiera perfetta di casette e palazzine. Percorriamo le strade larghissime e quasi deserte fino a giungere al termine della nostra prima tappa: posiamo le bici, facciamo una doccia e prepariamoci a una serata di relax e a un lauto pasto che ci faccia recuperare le energie spese.

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Salemi, città dei pani Salemi è città di storia, vino, rivoluzioni e di pane. Anzi di pani. Il plurale è d’obbligo dato che a Salemi la produzione del pane rituale è un’attività talmente sentita e diffusa che viene ripetuta per una dozzina di volte l’anno. Il 17 gennaio si comincia con i cuddureddi dedicati a sant’Antonio Abate, seguiti il 3 febbraio dai cavadduzzi per la festa di san Biagio. Il 19 marzo si continua con le cene di san Giuseppe cioè dei complessi altari allestiti con pani di tutte le forme che lasceranno il posto sulla tavola ai cannatuni, tipici della Pasqua. A giugno si prepara il pane rituale per festeggiare la raccolta del grano con i curiosi peri di voi a forma di zampa di bue, e per ingraziarsi sant’Antonio di Padova con i panuzzi. Dopo la pausa estiva, in cui panificare sarebbe troppo faticoso, a settembre i fornai mettono mano alle pale e alle impastatrici per preparare i panelli di san Nicolò da Tolentino. Novembre e dicembre sono poi un vero tripudio di farina con la preparazione del pane dei morti, del pane di Santa Elisabetta, del profumatissimo pane di San Martino con i semi di finocchietto e uva passa, dei carcuoccioli e, infine, dei cannalicchi.

Da vedere Trapani Posta all’estremità occidentale della Sicilia, con il centro storico dalla caratteristica forma di falce che si affaccia sulle Isole Egadi, la città accoglie i viaggiatori nella calda atmosfera delle luci gialle che illuminano gli antichi edifici in pietra. Questa città, capoluogo di provincia, ha visto nei decenni passati un forte declino, ma anche una recente rinascita grazie a un’attenta politica orientata alla valorizzazione di un territorio ricco di località balneari seducenti e luoghi di grande rilievo per la cultura e la tradizione siciliana. Fra questi spiccano la passeggiata dalla piazza del Mercato del Pesce al BASTIONE CONCA sulle MURA DI TRAMONTANA, che si tingono di rosso regalando uno dei tramonti più romantici della costa occidentale; la TORRE DI LIGNY , punta estrema della Sicilia occidentale che divide il Mar Tirreno dal Mar Mediterraneo; la COLOMBAIA, una fortificazione eretta su un isolotto nella parte orientale del porto le cui origini risalgono alla Prima guerra punica; le vie e i vicoli pedonalizzati del centro, nei quali è possibile passeggiare lentamente immergendosi nel rilassato stile di vita siciliano e nei profumi della tradizione culinaria marinaresca locale. Per fare il pieno dell’energia necessaria ad affrontare la tappa del giorno successivo, suggeriamo di provare la faccia di vecchia e la rianata, le due tipiche pizze trapanesi con bordo molto sottile e un condimento abbondante, dal sapore intenso e aromatico. Saline di Trapani e Paceco L’attività estrattiva del sale in questa zona è antica quanto la presenza stessa dell’essere umano. Poco o nulla è cambiato nel metodo estrattivo; nei differenti periodi storici sono mutati solo il metodo di commercializzazione del sale e la proprietà delle saline stesse. Queste, infatti, sono state alternativamente di proprietà statale, come sotto Federico II di Svevia, oppure di proprietà 39

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privata, come sotto il Regno d’Italia. In ogni caso la ricchezza della città di Trapani e il benessere della sua popolazione sono state sempre strettamente legate alla produzione e commercializzazione del sale marino, e questo fino alla dismissione della maggior parte delle saline dopo la Prima guerra mondiale e all’avvento del sale estratto nelle cave dell’interno della Sicilia, più economico e di maggiore purezza. La RISERVA NATURALE ORIENTATA DELLE SALINE DI TRAPANI E PACECO, istituita nel 1971 e affidata alle cure del Wwf, ha un’estensione di oltre 1.000 ettari e ha permesso la tutela delle saline dalla speculazione edilizia e dall’abbandono definitivo che, insieme all’ottenimento della certificazione IGP e al riconoscimento come presidio Slow Food, ha rilanciato un’area altrimenti destinata al degrado. La convivenza fra le attività produttive semi artigianali e le attività turistiche nella zona non è sempre facile, ma ha ridato vita e lustro a una delle più belle aree umide della Sicilia occidentale. Fra le vasche, corre un DEDALO DI STRADINE STERRATE che possono essere percorse solo con una guida autorizzata e previa prenotazione. Molti turisti riescono a sgattaiolare dai tanti ingressi non presidiati ma, oltre che pericoloso, è un comportamento che rischia di disturbare gli uccelli migratori che trovano riparo all’interno della riserva.

Vita Il piccolo borgo, famoso in tempi recenti per il suo nome che suscita ilarità e facili battute, ha in realtà una storia travagliata, testimoniata dalla sua attuale composizione urbana. Gravemente danneggiato dal terremoto del 1968, l’abitato venne in parte abbandonato e solo parzialmente ricostruito. L’ingresso in città, dunque, avviene attraversando le SUGGESTIVE ROVINE che raccontano ancora, con i manifesti e le insegne dei negozi, una vita (o Vita) che non c’è più, sospesa ancora fra il passato che è passato e un futuro mai arrivato. La storia di questa città, legata a eventi tragici e violenti, tuttavia, non finisce qui. Nel 1860, durante il Risorgimento, Vita accolse i feriti provenienti dalla terribile battaglia di PIANTO ROMANO, un’altura dove oggi si trova un IMPONENTE MONUMENTO a memoria dei caduti e dell’avvenuta conquista dei territori. I feriti e le vittime furono accolti nella CHIESA DI SAN FRANCESCO che, sconsacrata a seguito dei danni inflitti dal terremoto, venne recuperata e trasformata in municipio. Salemi Antica città fondata probabilmente dal misterioso popolo degli Elimi, visse un periodo di particolare splendore sotto la dominazione araba durante la quale “Salem” (luogo di delizie) sviluppò una pianta urbana tipica di quel periodo, con vicoli stretti e tortuosi che intrappolano ampi cortili sui quali si affacciano basse palazzine accostate l’una all’altra. La vista di Salemi che si gode dal vicino MONTE DELLE ROSE permette di ammirare il Castello, fatto realizzare da Federico II su una preesistente fortezza di epoca romana, e che sovrasta la piazza sulla quale si affacciano i RUDERI DEL DUOMO distrutto dal terremoto del 1968 e oggi recuperato come area per lo svolgimento di manifestazioni culturali e concerti. 40


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LAGO RUBINO. Le sue acque sono vitali per l’agricoltura del territorio.

Pur essendo un piccolo centro di circa 9.000 abitanti, Salemi nasconde molti spunti interessanti per una giornata all’insegna della cultura, della storia e delle tradizioni siciliane. I musei da visitare sono, infatti, diversi sia per numero sia per argomento: il MUSEO DELL’ARTE SACRA che accoglie le opere d’arte recuperate dalle rovine delle chiese dopo il terremoto; il MUSEO DEI CIMELI DEL RISORGIMENTO che custodisce preziose testimonianze dei moti rivoluzionari del 1848 e del 1860; il MUSEO ARCHEOLOGICO; il MUSEO DELLA MAFIA ; il curioso MUSEO DEL PANE RITUALE nel quale è possibile ammirare tutti i differenti tipi di pane rituale associati alle feste sacre di Salemi. Il 14 maggio 1860, sulla cima dell’imponente torre del castello, Giuseppe Garibaldi, giunto in città con i suoi Mille, fece issare la bandiera e proclamò SALEMI CAPITALE D’ITALIA, ma solo per la giornata in corso. Anche se per poche ore, questo piccolo e dormiente borgo sperduto nelle campagne siciliane ebbe l’onore di essere la capitale del neonato Regno.

Gibellina Di Gibellina ce ne sono due: una continua a esistere solo

nel passato, l’altra è un esempio di città sperimentale realizzata “a tavolino” dagli artisti che furono ingaggiati per la ricostruzione successiva al terremoto del 1968. Può piacere o meno, ma la Nuova Gibellina stupisce con le strade fin troppo larghe che costeggiano piazze immense popolate da poche persone e da molte opere d’arte moderna. Nel bene e nel male, questa piccola città della campagna siciliana è diventata meta di un turismo di qualità, che si mette alla ricerca di esempi di ricostruzione da seguire o da evitare. La vicinanza con il CRETTO DI BURRI, una delle più grandi opere di land art al mondo, le ha conferito un ruolo di primo piano nel sistema turistico della Sicilia occidentale. 41

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Trapani ➜ Gibellina

Non mancano i luoghi da visitare durante una passeggiata pomeridiana: il MUSEO CIVICO D’ARTE CONTEMPORANEA dove sono custoditi i bozzetti delle opere architettoniche realizzate a Gibellina, il PALAZZO DI LORENZO, che ha inglobato la facciata di un edificio distrutto dal terremoto, il SISTEMA DELLE PIAZZE che funge da spazio di aggregazione sociale ed è una rivisitazione in chiave moderna di un foro romano e, infine, il MUSEO DELLE TRAME MEDITERRANEE, poco fuori città, con opere suggestive come la Montagna di Sale e reperti importanti come le macchine sceniche utilizzate nell’allestimento delle Orestiadi, una rassegna internazionale di teatro ospitata annualmente in questa cittadina. Visitare Gibellina può prepararci a comprendere quanto sia importante ricostruire le città e i borghi, in seguito a un cataclisma, tenendo sempre al centro i cittadini, la loro storia e le loro tradizioni. A PORTATA DI PEDALE

Segesta, il tempio e le terme Sfruttando una deviazione sulla SP 44, possiamo raggiungere con facilità, e con un itinerario di appena 14 km, l’area archeologica di Segesta. Quasi totalmente in discesa e su strada provinciale con asfalto in buone condizioni e poco traffico, questo percorso può essere affrontato con qualsiasi tipo di bici e preparazione atletica. Giunti al parcheggio dell’area archeologica possiamo lasciare la bicicletta nei pressi della biglietteria e cominciare la visita al celebre tempio (del V secolo a.C.) e al teatro (del III secolo a.C.) dove occasionalmente vengono ancora messe in scena delle rappresentazioni. Fondata probabilmente dagli Elimi e conquistata dai Greci, Segesta divenne ostile a Selinunte per distruggere la quale non esitò ad accordarsi persino con i Cartaginesi, suoi acerrimi nemici. Devastata a sua volta dagli eserciti siracusani, Segesta fu ricostruita dai Romani per essere rasa al suolo dai Vandali e poi scomparire nel Medioevo. Oggi è una delle aree archeologiche più famose della Sicilia occidentale.

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Monte Erice, l’Etna dell’ovest Ai ciclisti piace la sfida: più si stancano e più sono contenti. Inoltre, le sessioni di allenamento si fanno sempre più fitte e intense tanto più ci si avvicina alle gare oppure alla partenza per i viaggi in bicicletta. Per questo motivo la Sicilia è diventata una destinazione molto apprezzata dai ciclisti in cerca di circuiti per allenarsi pedalando in sicurezza. I due poli principali per questo tipo di allenamento sono il vulcano Etna, con i suoi 3.300 metri di quota di cui 2.000 del tutto pedalabili su più versanti, e il Monte Erice che, pur non essendo particolarmente elevato (m 840), ha una serie di caratteristiche che lo rendono adatto ai ciclisti in allenamento. La facile accessibilità dalla città, lo scarso traffico, la presenza di un borgo sulla cima e il clima favorevole che consente di praticare il ciclismo sportivo persino nella bassa stagione, e in totale sicurezza, favoriscono la scelta del Monte Erice come meta per le scalate in bici o per l’Everesting, che consiste nel ripetere la scalata di uno stesso tracciato fino ad accumulare 8.488 metri, l’altezza dell’Everest. Inoltre, essendo possibile trasportare la bicicletta sulla funivia che unisce Trapani a Erice, i ciclisti che praticano le discipline gravity possono scendere in bicicletta sugli itinerari fuoristrada e risalire in tutta comodità. Per promuovere ulteriormente il cicloturismo e il ciclismo sportivo, il Comune di Erice ha curato, in accordo con un’associazione del posto fondata dal preparatore atletico Ninni Stella, il Parco Ciclistico Ericino, la realizzazione di una segnaletica specifica per le mountain bike e ha creato alcuni circuiti di allenamento per bici da corsa sui diversi versanti della montagna. I versanti da scalare sono tre, dedicati a campioni del ciclismo, per un totale di circa 82 chilometri e 2.300 metri di dislivello complessivo, includendo anche il percorso di ritorno lungo la pista ciclabile costiera: il tracciato Vincenzo Nibali, con partenza da Trapani; il pendio Damiano Caruso, che inizia da Bonagia; il pendio Giovanni Visconti, che attraversa la strada di Valderice partendo da Milo. Infine, ci sono i due percorsi off-road, adatti alle mountain bike, intitolati a Marco Aurelio Fontana ed Eva Leachner. Questo tipo di progettazione congiunta fra pubblico e privato è fondamentale per il consolidamento di un sistema cicloturistico che possa generare un indotto positivo su un territorio e possa aiutare a diversificare e destagionalizzare l’offerta turistica locale.

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