Tekneco #13

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Trimestrale di EDILIZIA BIO-ENERGIA ALTERNATIVA-ECOLOGIA Anno III, Numero 13 | 2013 www.tekneco.it 4,90 euro

Edilizia bio

Energia alternativa

Ecologia

speciale fiere

L’evoluzione della illuminotecnica dalla casa alla città

Nonostante venti contrari ecco perché l’eolico italiano conviene

Cicloturismo, una rivoluzione leggera che vale 44 miliardi di euro

Torna Ecomondo, dove la crescita si tinge di verde

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PRIMO PIANO

Sole problematico

PRIMO PIANO

INCENTIVI FISCALI: EFFICIENTI, MA NON PER TUTTI


TU cosa vedi?

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Tekneco Numero 13 | 2013

Editoriale

Il ballo del fare di Marco Gisotti

Va di moda il “fare”: il governo del fare, il partito del fare, il decreto del fare. Tutto ciò appartiene alla retorica della politica e alla predilezione che abbiamo noi giornalisti, specie quelli televisivi, per i facili slogan. Un po’ come l’uovo o la gallina: non si sa quale dei due abbia generato l’altro, ma ormai è tutto un darsi un gran da fare. Dove si sperimenta, dove si cercano e si producono idee innovative, dove si “fa” davvero, insomma, è quasi sempre nella dimensione più piccola, in quella locale, dove donne, uomini, imprese e amministratori si rimboccano le maniche e fanno di necessità virtù. Se dedicassimo qualche minuto in più a leggere i dati della green economy invece che, anche qui, a soffermarci sugli slogan scopriremmo che la rivoluzione arriva dal basso. Accade, per esempio, che in una terra schiacciata dal sole, in estate come in inverno, in una pianura appena mossa che a occhio nudo non lo vedi, due o tremila anime invece di lasciarsi andare al brontolio del tutto va male hanno deciso, insieme ad un sindaco vivace e avveduto, Ivan Stomeo, di cambiare l’economia locale. Così nel cuore del Salento, a Melpignano, quella stessa cittadina che una notte all’anno si anima con le migliaia di voci della taranta, questi cittadini non solo hanno avuto un’idea al limite dell’eresia ma l’hanno praticata. In altre parole: l’hanno fatta. Hanno fondato la prima Cooperativa di comunità per la produzione di energia: 217 soci, ma non quei soci impomatati e ingessati da pellicola americana, no, gente vera. Famiglie, madri, padri, figli, gente come noi o voi, che hanno realizzato 33 impianti fotovoltaici per illuminarsi la città. Così non pagano più la bolletta e, con i ricavi della vendita dell’energia prodotta in più, decidono tutti insieme se migliorare una strada, rifare la piazza o rendere più verde il verde pubblico. Un mondo piccolo che fa in grande.


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Tekneco Numero 13 | 2013

Sommario

Primo Piano 6

Efficienti, ma non ancora per tutti di Sergio Ferraris

Edilizia Bio 12 16 18 20 22 24

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L’illuminazione che cambia di Sergio Ferraris Sua maestà il Led di Sergio Ferraris La luce che fa il mercato di Sergio Ferraris La luce che fa bene alla salute di Sergio Ferraris La luce intelligente di Sergio Ferraris Progetto Quando i clienti possono scegliere davvero alla luce del sole di Beatrice Spirandelli News

Ecologia 52 58 60 61 62 64 70

Energia alternativa 34

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In copertina: Foto di Jeremy Levine, Flickr

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Troppi venti soffiano contro lo sviluppo dell’eolico italiano di Gianluigi Torchiani Conviene investire nell’eolico italiano di Gianluigi Torchiani Un eolico sempre più grande è pronto a nuovi record di Gianluigi Torchiani Il futuro dell’eolico è sul mare di Gianluigi Torchiani Progetto Il Csp Made in Italy che funziona a sali fusi Le fabbriche del vento non piacciono a tutti di Gianluigi Torchiani Sfalci e potature dei giardini servono per il compostaggio di Gianluigi Torchiani News

44 miliardi di motivi per viaggiare in bicicletta di Veronica Caciagli La bicicletta, sempre più mezzo da lavoro di Letizia Palmisano Quando la passione fa nascere una nuova impresa di Veronica Caciagli Ciclofficine Popolari: riunirsi intorno a una bici di Veronica Caciagli Ciclabili per legge di Letizia Palmisano Una strada leggera come Vento di Paolo Pileri News

Speciale Ecomondo 72

La leva per la crescita si tinge di green di Andrea Ballocchi

Overview 4

Un anno rovente di Marco Gisotti

Rubriche 1 76 78 79 80

Editoriale — di Marco Gisotti Shop Internet Libri Aziende


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Overview

Un anno rovente

Presentato il Quinto Rapporto di valutazione sul clima dell’Ipcc. Gli scenari sono drammatici ma l’Unione europea farà sapere a dicembre come comportarsi. E le lobby affilano i coltelli

Non c’è bisogno di sfogliare le migliaia di europei a fare lobby e voler fermare la Hedegaard con la motivazione che tali im- pagine di cui è composto per andare dritti al pegni finirebbero col penalizzare il compar- punto: le probabilità che il pianeta si surrito europeo a discapito di quello di altri Paesi scaldi di oltre 2 gradi centigradi entro la fine che invece non hanno, né avranno, vincoli del secolo sono sempre più alte. E non è lo ambientali così stringenti. Preoccupazione scenario più fosco. Il peggiore, infatti, precondivisa da un suo collega di Commissione, dice che la temperatura media del Pianeta Olli Rehn che, responsabile agli affari eco- salirà addirittura di 3,7°C rispetto al periodo nomici, avrebbe il timore che una politi- 1986-2005; i mari potrebbero salire in alcuni ca ambientale così impegnativa finireb- punti della Terra oltre gli 80 cm, senza conbe con il danneggiare la già debole ripresa tare scioglimento delle nevi, stagioni sfalsate, eventi meteorologici estremi e, all’orizeconomica. Persino l’Italia, con il commissario Antonio zonte, sempre la preoccupazione di eventi Tajani, è intervenuta sul tema invocando un catastrofici imprevedibili come l’arresto del“matrimonio di interesse” tra ambiente e la corrente del Golfo. Sfogliare e comprendere a fondo i quatindustria, ma non c’è dubbio che anche lui spinga per un quadro di vincoli ambientali tro scenari che gli scienziati dell’Ipcc hanpiù debole, ovvero più simile a quello di mol- no messo a punto richiederà ancora tempo, ti altri Paesi del globo: «Solo rafforzando la ma sulle misure da adottare c’è poco da dire. nostra base industriale e investendo di più L’accumulo di gas serra nell’atmosfera è orin innovazione possiamo sviluppare tecno- mai tale che alcuni danni sono irreversibili logie d’avanguardia per ridurre le emissio- e, anzi, molti dei maggiori effetti li vedremo ni. Con costi energetici sempre più proibi- solo negli anni a venire, ma per evitare dantivi, spingiamo, invece, le nostre imprese a ni peggiori nel futuro occorre arrestare l’audelocalizzare in Paesi meno attenti alla so- mento incontrollato di CO2. Bisognerà che l’anidride carbonistenibilità, indeboca rimanga, entro il lendo il contrasto al Bisognerà che l’anidride carbonica rimanga, 2100, sotto la soglia surriscaldamento e entro il 2100, sotto la soglia delle 421 parti delle 421 parti per creando disoccupa- per milione, cosa non facile, considerando milione, cosa non zione». Insomma, che già oggi siamo a quota 400 e saliamo di 2 parti all’anno. facile, considerando innovare sì, ma che già oggi siamo a senza vincoli sulle emissioni o, almeno, senza i vincoli che vor- quota 400 e saliamo di 2 parti all’anno. Detto questo, potremmo dire che il senso rebbe la commissaria europea al clima. Ma il Quinto Rapporto di valutazione della green economy sta tutto qua. In queldell’IPCC è destinato a cambiare i pesi e il le 21 parti per milione che dobbiamo sconruolo dei diversi giocatori sullo scenario giurare. Nella costruzione di un’economia, e quindi di una tecnologia, di una scuola di globale.

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di Marco Gisotti

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repariamoci perché il Quinto Rapporto di valutazione dell’Ipcc sarà la plancia da gioco su cui ci muoveremo nei prossimi anni. La Commissione europea sta infatti già pensando di portare al 40% l’obiettivo da raggiungere per il taglio delle emissioni di CO2 entro il 2030, oltre ad un 30% di uso di energie rinnovabili; anche se questi due impegni sostituirebbero completamente il target del risparmio energetico, fissato al 20% entro il 2020. È vero che la commissaria europea al clima Connie Hedegaard mentre noi andiamo in stampa non ha ancora né confermato né smentito, il che vuol dire che la cosa è più concreta di quanto si vorrebbe anche se, molto probabilmente, tutt’altro che condivisa. Come andrà a finire si saprà solo a dicembre Sembrerebbe che siano gli industriali


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foto: guenterhh, flickr

Tekneco Numero 13 | 2013

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco saperi e di competenze, che sappiano invereconomia

Quanto costano i ritardi sul clima

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Continuare a tergiversare non potrà che costarci caro, sempre più caro. È la tesi del Potsdam Institute for Climate Impact Research che non si limita a fare la morale – anzi, per la verità, non fa nessuna morale, è solo una forzatura di noi giornalisti – ma cita numeri e fa previsioni molto ben ponderate. Ulteriori ritardi nell’attuazione di politiche globali per mitigare il cambiamento climatico potrebbero far triplicare i costi a breve termine. Se perdurasse l’attuale situazione di stallo fino al 2030, spiegano gli analisti dell’istituto, la crescita economica globale si ridurrebbe del 7% nel primo decennio dopo l’attuazione delle politiche climatiche. La riduzione sarebbe invece del 2% se si raggiungesse un accordo sul clima entro il 2015. «Le ripercussioni economiche transitorie – spiega l’autore dello studio, Gunnar Luderer – che risulterebbero da un ritardo nel passaggio a un’economia amica dell’ambiente sono comparabili ai costi della crisi finanziaria che il mondo ha appena vissuto». In altre parole, più ritarderà l’assunzione di politiche internazionali per il contenimento entro i 2 gradi dell’innalzamento delle temperature, tanto più velocemente si dovrà procedere con la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. E questo non farà altro che rendere il processo più difficile e costoso. Nella ricerca sono state prese in esame varie voci di spesa e scenari differenziati. Per esempio, intervenire con politiche climatiche nel 2030 potrebbe far crescere i prezzi dell’energia nel breve periodo dell’80%; al contrario, intervenendo nel 2015, questi costi potrebbero incrementare solo del 25%. D’altronde anche nel celebre studio di Nicholas Stern su economia e clima si mettevano in risalto i costi dell’inazione. Aspettare costa.

tire l’attuale tendenza. Che si pongano concretamente l’obiettivo di salvare il mondo. Su The Guardian, il prestigioso quotidiano inglese, alcune settimane prima della pubblicazione del rapporto dell’Ipcc, si denunciava come alcune multinazionali stessero finanziando scienziati, ovviamente non indipendenti, per dimostrare che i cambiamenti climatici non esistono o che, se esistono, non sono causati dalla mano dell’uomo. Per questo le trattative in seno all’Unione europea divengono cruciali e cruciale può essere il ruolo della Ue sul tavolo delle trattative globali, che non possono essere al ribasso. Non possono chiedere alla natura di non reagire all’inquinamento dell’atmosfera perché i mercati non possono permetterselo. Per dirla con Lester R. Brown, fondatore del Worldwatch Institute nonché fondatore e presidente del Earth Policy Institute, non abbiamo più tempo per essere pessimisti. ◆

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Primo Piano

Efficienti, ma non ancora per tutti La difficile strada degli incentivi fiscali sull’efficienza energetica in edilizia, portati al 65%, ma per meno tempo. Quale sarà la strategia del settore?


di Sergio Ferraris

foto: jeremy levine, flickr

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ncentivi ex 55% si cambia e, forse, in meglio. Sono stati definitivamente varati, infatti, gli incentivi fiscali sull’efficienza energetica in edilizia che, nonostante gli ottimi risultati, sono stati ogni anno in bilico, tra sospensioni, riduzioni e approvazioni, Un tira e molla durato diversi anni che, se da un lato ha sviluppato il mercato di alcuni componenti edili portandoli a raggiungere traguardi inaspettati, come nel caso degli infissi, dall’altro, non essendo strutturali, non hanno favorito uno sviluppo stabile e duraturo dei settori interessati che hanno visto le aziende vivere alla giornata, con degli stop and go che non hanno prodotto dei benefici stabili per le filiere coinvolte. Si tratta di un male che non ha interessato solo il settore dell’efficienza, ma anche altri segmenti industriali, a causa di una generale mancanza di politica industriale. Male che affligge il nostro Paese da parecchi anni. Prova di ciò è, per quanto riguarda il settore energetico, la Strategia Energetica Nazionale (Sen) varata dal Governo Monti che, oltre a essere di breve periodo, l’arco d’azione è di sette anni, che dal punto di vista energetico è praticamente un soffio, visto che gli impianti hanno una vita minima di venti anni, contiene indicazioni assolutamente generiche sul fronte dell’efficienza energetica, al punto che più di un analista l’ha definita “un libro delle buone intenzioni”. Del resto, fino a quando l’orizzonte temporale rimarrà quello, se va bene, di una legislatura, sarà difficile avere delle vere politiche industriali, magari solo di medio periodo. E il Governo di Enrico Letta non sembra che si sia discostato molto da questa logica. Durante l’estate, infatti, a ridosso della scadenza degli incentivi precedenti, si è entrati nella solita fase di fibrillazione con la Ragioneria dello Stato da una parte e cittadini con le imprese dall’altra e la politica, come al solito, nel mezzo. Da parte della Ragioneria dello Stato c’è stato, con ogni probabilità, il ragionamento sui flussi di cassa immediati che in


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Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? questo periodo sono diventati ancora più pro- la ristrutturazione edilizia, mentre per le parti cowww.tekneco.it/ricevi-tekneco blematici degli anni passati vista la diminuzio- muni degli edifici residenziali sono compresi gli

Gli incentivi sono stati rinnovati, ma solo sul breve periodo, aumentandoli al 65%, una percentuale interessante per gli utenti, mix che ha prodotto una misura insufficiente per i comparti interessati

ne del gettito fiscale, specialmente in relazione all’Imu, all’Iva e alle accise sui carburanti, mentre le associazioni industriali di categoria, forti anche del fatto che i bilanci dell’operazione 55% sul medio-lungo periodo sono per lo Stato in pareggio, come ha affermato più volte l’Enea che li gestisce, premevano per rinnovare quello che è a tutti gli effetti un provvedimento contro la crisi e anticiclico. E dal Governo è arrivata una risposta parziale. Gli incentivi sono stati rinnovati, ma solo sul breve periodo, aumentandoli al 65%, una percentuale interessante per gli utenti, mix che ha prodotto una misura insufficiente per i comparti interessati. La breve durata temporale, infatti, potrebbe provocare una crescita della domanda alla quale le industrie risponderanno senza fare investimenti strutturali, né tantomeno occupazionali, mentre un periodo compreso tra i tre e i cinque anni avrebbe consentito alle aziende di crescere in maniera ordinata, con tutti i vantaggi che ciò comporta in termini di sviluppo di prodotti e di occupazione. In definitiva è mancato, ancora una volta, il coraggio di mettere in campo un serio atto di politica industriale, guardando solo al breve periodo. Vediamo nel dettaglio quali sono i provvedimenti presi dal Governo. Per l’edilizia residenziale a livello di singole unità sono stati ammessi alle detrazioni gli interventi di manutenzione straordinaria, il restauro e il risanamento conservativo,

interventi di manutenzione ordinaria, di manutenzione straordinaria, di restauro e risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia, la realizzazione di autorimesse e/o posti auto pertinenziali, l’eliminazione di barriere architettoniche, la bonifica dall’amianto, le opere per evitare gli infortuni domestici, gli interventi per prevenire atti illeciti, la cablatura degli edifici, ecc. L’importo massimo della spesa su cui calcolare la detrazioni, fino al 31 dicembre 2013, è di 96.000 euro (per una percentuale del 50%), importo che passa a 48.000 euro dall’1 gennaio 2014 (per una percentuale del 36%). Il Governo ha ascoltato anche il settore del mobile e dell’elettrodomestico, che hanno perso nel 2012 rispettivamente l’11% e il 13% del mercato interno, incentivando mobili e grandi elettrodomestici a patto che siano di classe A+ (A per i forni), per le apparecchiature per le quali è prevista l’etichetta energetica e per i mobili finalizzati all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione. L’importo massimo della spesa fino al 31 dicembre 2013 è di 10.000 euro, per una detrazione del 50%. Gli interventi finalizzati alla riqualificazione energetica degli edifici si dividono in due grandi macroaree temporali. Quella valida fino al 31 dicembre 2013, per la quale vale la detrazione, sia Irpef, sia Ires, del 65% con importo fino a 100.000 euro per la riduzione del fabbisogno energetico

foto: jeremy levine, flickr

Primo Piano


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Tekneco Numero 13 | 2013

foto: jeremy levine, flickr

C'è tempo fino al 30 giugno 2014 per approfittare delle detrazioni fiscali per rifare casa in maniera efficiente ed ecologica.

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? di edifici esistenti, mentre per gli interventi ri- ben note a chi opera nel settore e che trovano riwww.tekneco.it/ricevi-tekneco guardanti pareti, finestre, compresi gli infissi, su scontro nella percentuale di interventi d’efficienedifici esistenti, 60.000 euro. Per l’installazione di pannelli solari il tetto di 60.000 euro è la cifra massima, mentre per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale si può arrivare a 30.000 euro. E l’incentivo finisce in questa forma con la fine dell’anno. Dall’1 gennaio 2014, infatti, il tetto massimo di spesa detraibile diventa di 48.000 euro per tutti gli interventi e la percentuale si abbassa a quella ordinaria del 36%. Gli interventi rilevanti per il risparmio energetico, ossia quelli che riguardano le parti comuni degli edifici condominiali o che interessino tutte le unità immobiliari di cui si compone il singolo condominio, per intenderci quelli come il cappotto termico, hanno un importo massimo della spesa su cui calcolare la detrazione, fino al 30.6.2014, di 100.000 euro, mentre per quelli che riguardano pareti e finestre, infissi compresi, l’importo è di 60.000 euro. Per l’installazione dei pannelli solari 60.000 euro e la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale 30.000 euro. Il tutto entro la fine dell’anno prossimo poiché dall’ 1 luglio 2014 la detrazione, che prima d’allora è del 65%, sarà del 36% con un importo massimo di 48.000 euro. In questi casi il legislatore ha concesso più tempo, che secondo alcuni operatori del settore non è sufficiente, sia perché gli importi sono elevati ed è più difficile l’accesso al credito, sia per il fatto che i processi decisionali nel caso dei condomini sono spesso più difficoltosi. Tutte criticità

tamento che hanno avuto come oggetto la posa di un cappotto termico: l’uno per cento del totale dal 2007 a oggi. E all’interno dei provvedimenti è arrivata la detrazione per gli interventi su edifici, adibiti ad abitazione principale o per attivitàproduttive, realizzati nelle zone sismiche ad alta pericolosità. L’importo massimo della spesa è fino al 31 dicembre 2013 di 96.000 euro e dall’1 gennaio 2014 di 48.000 euro, con la percentuale che cala con l’inizio del nuovo anno dal 65% al 36%. Fin qui i provvedimenti che però sono stati criticati da più parti. «A parte l’innalzamento della percentuale al 65% e l’adeguamento antisismico, per il resto si tratta di una ribollita che difficilmente potrà dare nuova linfa al settore dell’edilizia o, addirittura, rilanciare la produzione - affermano dall’associazione dei consumatori Codacons -. Basti pensare alla detrazione del 50% delle spese per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, che però, oltre a dover essere ripartita in 10 anni, è riservata solo a quell’esigua minoranza di persone che stanno già ristrutturando casa». E sempre l’associazione punta il dito sul fatto che si è ignorato, di fatto, il problema amianto. «Ci si è limitati, infatti, ad inserire la sostituzione delle coperture di amianto negli edifici tra le misure e gli incentivi che saranno stabilizzati. Quello che serviva veramente, però, era considerare la sostituzione di una copertura di amianto un’ operazione sanitaria e non di edilizia,

11% ▶ la perdita del settore del mobile nel 2012


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foto: jeremy levine, flickr

Primo Piano

settore delle costruzioni e il 13,9% del valore aggiunto. E non si tratta solo di impatto economico. Nel 2011 il capitolo sull’efficienza energetica delle detrazioni ha consentito un risparmio energetico di 1.435 GWh/anno, con la relativa CO₂ non emessa. Il maggiore risparmio deriva dall’impiego di impianti di riscaldamento efficienti (40,3%), seguito dalla sostituzione di infissi (22,2%), dalla sostituzione di scalda acqua elettrici (13,6%) e dalla coibentazione di superfici opache orizzontali (7,8%). Queste cifre, però, non bastano a fermare la crisi dell’edilizia. Nell’ultimo anno 122mila addetti hanno perso il posto di lavoro, è di 391mila la diminuzione degli addetti dal 2009, mentre nel solo 2012 hanno chiuso circa 62mila aziende e 55mila costruttori artigiani. «A fronte di questa situazione - afferma Arnaldo Redaelli, presidente di Confartigianato Costruzioni - c’è la necessità di rendere stabili e permanenti gli incentivi per raggiungere più obiettivi: rilancio delle imprese delle costruzioni, riqualificazione del patrimonio immobiliare, risparmio energetico e difesa dell’ambiente, emersione di attività irregolari». Parecchi pezzi, quindi, mancano per ricomporre un quadro d’insieme che consenta alle famiglie e alle industrie di utilizzare al meglio una politica d’incentivi. Prima di tutto c’è il problema dell’accesso al credito che ormai è diventato difficile e su questo fronte si potrebbe rimettere in campo l’ecoprestito tramite Cassa Depositi e Prestiti proposto alcuni anni addietro da Finco. Sul fronte della stabilizzazione è chiaro che non le si può ottenere utilizzando per sempre una percentuale del 65%, ma tracciando una road map compresa tra i quattro e gli otto anni nella quale si “disegna” una curva in discesa delle detrazioni fino ad arrivare a una percentuale un poco superiore al 36%, affinché la detrazione sia vincente rispetto ai lavori in nero. In questa maniera si darebbero quelle certezze necessarie alle imprese affinché facciano investimenti in ricerca di prodotto, di processo e occupazione, facendo contemporaneamente calare i prezzi e rendendo il “Made in Italy” dell’efficienza energetica appetibile ai mercati esteri. ◆

Riservato agli abbonati. eliminando conseguentemente l’Iva», ribadiVuoi sapere come riceverlo? sce il Codacons. E non ha torto. Cessati gli incentivi del fotovoltaico che premiavano la sostituziowww.tekneco.it/ricevi-tekneco ne delle coperture d’amianto, la bonifica dei tetti

C’è la necessità di rendere stabili e permanenti gli incentivi per raggiungere più obiettivi: rilancio delle imprese delle costruzioni, riqualificazione del patrimonio immobiliare, risparmio energetico e difesa dell’ambiente, emersione di attività irregolari

realizzati con questa sostanza cancerogena si è praticamente bloccata in quasi tutta Italia a causa degli alti costi dell’operazione che non è possibile ammortizzare con la detrazione ordinaria del 36%. E a determinare l’impatto delle detrazioni fiscali in edilizia è arrivato il rapporto nazionale di Confartigianato, secondo il quale, a luglio 2013, sono ben due milioni i proprietari di immobili che sono orientati a effettuare nel prossimo anno almeno un intervento di manutenzione. In termini percentuali i cittadini intenzionati a fare ciò sono aumentati del 22,2% e la spesa per le ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche, prevede Confartigianato, nel secondo semestre del 2013 aumenterà di 1.565 milioni, pari a un più 26%, di cui 1.065 milioni per ristrutturazioni edili e 500 milioni per risparmio energetico. Si tratta di benefici dovuti alle misure prese dal Governo, con dinamiche chiare che erano già emerse in passato. Nel 2011, infatti, in base ai dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze e dell’Istat, le detrazioni sono state utilizzate da 6.752.644 contribuenti italiani per una cifra di 3.595 milioni e hanno inciso per il 4,2% del valore aggiunto nel settore delle costruzioni. La spesa complessiva effettuata nel 2011 per interventi di ristrutturazione è di ben 12 miliardi di euro di cui 3,5 miliardi (29,1%) per il risparmio energetico e 8,5 miliardi (70,9%) per il recupero edilizio. Si tratta di una spesa che rappresenta il 5,8% del valore del fatturato annuo nel

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Edilizia Bio L’illuminazione che cambia Cambiano tecnologie, processi e professioni, sempre più “green”

Sua maestà il Led Un mercato del 7% che nel 2016 raggiungerà il 47%di tutte le lampade

La luce che fa il mercato I settori dove è più importante una corretta illuminazione

La luce che fa bene alla salute I sistemi e le tecnologie nel settore sanitario al passo coi tempi

La luce intelligente Dalla domotica alle strade per garantire salute e sicurezza

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PROGETTO

La Coop verde Dove i clienti possono scegliere alla luce del sole

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Edilizia Bio

L’illuminazione che cambia

L’evoluzione dell’illuminazione, oltre ad avere sostituito le vecchie lampadine a incandescenza con le più sostenibili lampade a Led, ha aperto la strada anche a nuovi modi di progettare gli ambienti. E a nuove figure professionali come il “lighting designer”

di Sergio Ferraris

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ell’immediato dopoguerra l’elettrificazione domestica arrivò anche nei paesi più isolati della Valle d’Aosta e in uno di questi, Chamois, a 1.850 metri d’altezza per meno di 200 anime, raggiungibile solo a piedi, ma ancora oggi senza auto visto che è collegato al fondovalle con una funivia, l’illuminazione domestica era una prerogativa in un certo senso “divina”. L’elettricista, infatti, era il parroco che completava l’opera dei tecnici della compagnia di distribuzione, realizzando un impianto elettrico composto da una presa, un interruttore e una lampadina, il tutto collegato con il classico filo elettrico ritorto in tessuto, fissato ai muri con gli isolatori ceramici. E così negli anni ‘50 arrivava la luce artificiale anche nelle zone rurali di un’Italia piegata dal conflitto, consentendo attività serali che hanno contribuito non poco alla ripresa del Belpaese. Di elettroni ne sono passati dall’epoca nei fili elettrici e oggi l’illuminotecnica non è più un’opinione degli impiantisti - magari improvvisati come il buon parroco - ma segue delle direttive ben precise che si sono consolidate negli ultimi anni, mentre è sempre più presente sia da parte degli enti pubblici, sia dai privati

l’esigenza del risparmio energetico anche sul fronte dell’illuminazione. L’evoluzione tecnologica dei sistemi d’illuminazione è stata accelerata negli ultimi anni con il passaggio, ormai concluso, dalle lampadine a incandescenza a quelle compatte fluorescenti (Lfc), che consentono un risparmio energetico di circa il 75%, hanno una durata di circa dieci volte rispetto a quelle a incandescenza, ma hanno anche una serie di svantaggi. Il primo è quello dello smaltimento a fine vita che non può essere fatto mettendole con il vetro, poiché sono dei Raee a tutti gli effetti, e anche perché contengono una piccola quantità di mercurio: in media tra uno e cinque milligrammi, quantità che secondo l’Epa, l’Agenzia di protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti, è tra le due e le dieci volte inferiore al mercurio immesso nell’ambiente per produrre l’elettricità necessaria ad alimentare una lampadina a filamento equivalente. L’altro problema è quello legato alla durata in relazione ai cicli di accensione e spegnimento. Le lampade Lfc in commercio hanno una durata compresa tra i 3.000 e i 6.000 cicli, che sono dichiarati in etichetta, e ciò in un ambiente come quello domestico, dove accensione e


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Tekneco Numero 13 | 2013

L’installazione luminosa dell’artista Leo Villareal, composta di 41.000 Led, si trova a Washington (Foto: NCinDC, Flickr)

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco Un altro aspetto che è legato ai progressi tecnologici delle fonti luminose è quello dello sviluppo della riflessione “teorica” sull’illuminazione da parte degli architetti e più in generale dei progettisti. Se da un lato, infatti, le regole della bioedilizia mettono al primo posto l’utilizzo dell’illuminaTsunami di luce La vera tecnologia di rottura sul fronte zione naturale in quanto fonte luminosa dell’illuminazione che si sta presentando “rinnovabile” per eccellenza, che però alcugià oggi sul mercato è quella dei Led, che ne volte si può scontrare con un aumento promettono consumi ancora più bassi delle dei consumi per la climatizzazione, come nel caso delle ampie superLfc e si stanno affermando sempre più, con prestazioni La vera tecnologia di rottura fici vetrate, dall’altro lato l’illuminazione artificiale è elevate che non sono solo sul fronte dell’illuminazione necessaria o a integrazione energetiche. Trattandosi di che si sta presentando già di quella naturale, specialsistemi elettronici allo stato oggi sul mercato è quella dei Led, che promettono mente in ambienti di lavoro, solido, infatti, i Led possono consumi ancora più bassi oppure durante le ore notconsentire una gestione del delle lampadine compatte turne. Bisogna considerare tutto nuova sul fronte dell’il- fluerescenti il fatto, inoltre, che nello stuluminazione. Dimensioni, dio dell’illuminazione natupotenza luminosa, modulazione delle tonalità di luce e bassi consumi rale si considera la luce che proviene dalla sono alcune delle caratteristiche che rende- volta celeste, a meno di non utilizzare accorranno i Led non solo in grado di “aggredire” gimenti particolari, perché quella diretta del il mercato dell’illuminazione, ma di intro- sole viene considerata una fonte di disturbo, durvi delle nuove peculiarità che porteran- visto che nella maggior parte dei casi provono a utilizzi innovativi in tutti i campi dove ca abbagliamento. La luce considerata migliore e più gradevole, anche oggi, è quella è necessaria l’illuminazione. spegnimento sono frequenti, può fare la differenza. In una stanza dove si aziona l’interruttore dieci volte al giorno, la vita della Lfc può ridursi a un anno o due, rispetto a quella standard che è di dieci anni.

che Jan Veermer ha utilizzato nel 1659 per il suo famoso quadro della lattaia, nel quale la luce arriva da quella che oggi i fotografi chiamano in gergo “una finestra esposta a nord”, dalla quale entra esclusivamente luce diffusa, modulando così sia i rilievi degli oggetti, sia le cromaticità, il tutto senza un contrasto eccessivo. Chiaro, quindi, che i progettisti siano particolarmente interessati a una gestione integrata e complessiva dell’illuminazione e che stiano emergendo delle professionalità specifiche come quelle dei “lighting designer” che si occupano all’interno del progetto architettonico di tutto ciò che riguarda le fonti di luce e gli ambienti da illuminare, anche se in Italia, a oggi, non abbiamo una legge specifica come, invece, succede in Francia, paese dove il calcolo illuminotecnico è necessario per avere le licenze edilizie. Alcune regioni, come l’Emilia Romagna, hanno legiferato in proposito, ma alla carenza a livello nazionale ha supplito da quasi dieci anni una normativa europea, La norma EN 12464, per esempio, fissa alcuni punti fermi circa l’illuminazione artificiale negli interni. Nel dispositivo, infatti, si fa riferimento al valore di illuminamento medio “mantenuto”,


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all’abbagliamento da parte dei corpi illuminanti e alla resa cromatica delle lampade. Due anni fa lo standard è stato aggiornato alla versione EN 12464-1 che sostituirà la precedente man mano che si procederà alla ratifica della nuova versione da parte degli Stati membri dell’Unione europea. Per quanto riguarda gli esterni, c’è la norma europea EN-13201 che riguarda l’illuminazione stradale, la EN-12193 che definisce l’illuminazione negli impianti sportivi e la EN 12426 che norma le aree relative al lavoro notturno. Altro capitolo molto importante per il “Made in Italy” dell’illuminotecnica è l’illuminazione a scopo culturale, visto che il nostro patrimonio monumentale è uno dei migliori biglietti da visita, sia delle capacità progettuali, sia di quelle tecniche che possediamo in Italia. È ormai della fine del 1999 il restyling dell’illuminazione della Basilica di San Pietro a Roma, realizzato da Acea, che valse alla municipalizzata capitolina la vittoria per l’appalto dell’illuminazione della moschea di Tunisi, mentre, a oltre un decennio di distanza, non sono pochi i siti monumentali che hanno cambiato il proprio look notturno. Questo è un settore dove ogni realizzazione è un’esperienza a sé e nel quale non è possibile fissare delle regole, poiché la creazione di volumi, cromatismi e rilievi con la luce sui monumenti sono frutto della professionalità e del gusto estetico dei progettisti e le poche norme e linee guida realizzate dagli enti locali si limitano a dare indicazioni come quelle di “non mandare i fasci luminosi fuori sagoma”. La Basilica di Superga a Torino e i Fori Imperiali a Roma sono solo due cavidotti, componenti per il fissaggio, quaesempi di questo “nuovo” settore dell’illu- dri elettrici e locali tecnici devono, inoltre, minotecnica che rappresenta una sfida su passare al vaglio delle Sovraintendenze alle più livelli. Da un lato, infatti, è necessario Belle Arti, cosa che rappresenta una sfida che il risparmio energetico sia spinto al sia per i produttori, sia per gli impiantisti. E non è da sottovalutamassimo, poiché i periore, infine, il settore condi d’accensione di questi Capitolo molto importante per il monumenti sono lunghi, “Made in Italy” dell’illuminotecnica tiguo all’illuminazione dei monumenti che è di solito dal tramonto è l’illuminazione a scopo culturale, quello dell’utilizzo della alle due di notte, mentre visto che il nostro patrimonio monumentale è uno dei migliori luce nella decorazione dall’altro i sistemi devo- biglietti da visita sia delle capacità delle città che, anche se no essere robusti e affi- progettuali, sia di quelle tecniche si deve fare i conti con dabili nel tempo in quan- che possediamo in Italia i bilanci in rosso delle to bisogna garantirne il amministrazioni comufunzionamento anche in presenza di agenti atmosferici avversi. nali, sarà sicuramente sviluppato, poiché i A tutto ciò si deve aggiungere che, a causa nostri centri storici illuminati secondo medei vincoli, le soluzioni tecniche devono es- todologie innovative possono aumentare il sere di alto livello. Sistemi d’illuminazione, proprio appeal turistico. E anche in questo

foto: megan allen, flickr

Usi creativi

foto: m. maselli, flickr

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settore sta arrivando il “ciclone” rappresentato dai Led. Alcuni progettisti, infatti, stanno realizzando illuminazioni dinamiche, sia dal punto di vista cromatico, sia sotto il profilo dell’accensione e dello spegnimento dei punti luce, che con i Led possono essere migliaia, creando delle vere e proprie installazioni d’arte sull’arte, come è successo un paio d’anni fa con il Gazometro di Roma, Sovraintendenza permettendo, naturalmente.

+0,5% ▶ la crescita del mercato dell’illuminotecnica nel 2012


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La Basilica di Superga a Torino. A lato San Pietro (in alto) e i Fori Imperiali a Roma ( in basso)

operazioni di M&A (Merger and Acquisition) da parte delle multinazionali con acquisizioni, mentre è abbastanza raro il fenomeno delle fusioni tra aziende in un quadro come quello nostrano che continua a essere caratterizzato da una dimensione medio-piccola delle aziende e da una frammentarietà del panorama imprenditoriale, cosa che alla lunga potrebbe rivelarsi un handicap per quanto riguarda l’export, e c’è da chiedersi cosa succederà in futuro alle aziende italiane per quanto riguarda i prossimi passaggi tecnologici. Oltre allo sviluppo dei Led, che tutto sommato è una tecnologia “semplice” per la quale è necessario sia un serio processo di standardizzazione, sia un affinamento tecnologico produttivo ai fini di aumentarne la produttività, la prossima sfida del settore dell’illuminotecnica si chiama Smart City. La “lampadina” del futuro, infatti, dovrà essere, oltre che duratura e a basso consumo, anche intelligente. Al Led, oltre a chiedere di cambiare colore e intensità luminosa, sarà richiesto di accendersi e spegnersi a orari programmati, magari dialogando con lo smartphone attraverso la rete Wi-Fi, oppure di attivare funzioni su input degli elettrodomestici, ragione per cui sarà necessaria un’elettronica di controllo, magari integrata nel punto luce. Senza contare gli studi che si stanno facendo sulla trasmissione di informazioni attraverso la luce, applicazione che ha già un nome Li-Fi (Light Fidelity) e per la quale servirà una tecnologia caratterizzata da un’elettronica sofisticata e dedicata, segmento sul quale in Italia non siamo eccessivamente in ritardo, se pensiamo a poli come la STMicroelectronics. Si tratta di tecnologie, però, alle quali troppo spesso le Pmi italiane non riescono ad accedere per motivi di costi, che se sono quasi irrisori per le multinazionali, diventano ostacoli quasi insormontabili per le aziende di piccole e medie dimensioni. ◆

foto: andrea mucelli, flickr

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Luce sul mercato

dei prezzi, fattori questi che li renderanPer quanto riguarda il mercato dell’illumi- no sempre più appetibili per una gamma notecnica, il 2012 è stato un anno con luci e d’applicazioni sempre più vasta. Le azienombre. Lo scorso anno ha visto per il com- de produttive italiane, per quanto riguarda i Led, possiedono, seconparto un più 0,5%, con una do l’associazione di settore crescita del 5% per l’export, La “lampadina” del futuro, Assil, una buona padronancosa che ha compensato il infatti, dovrà essere, oltre za della tecnologia produtcalo del 10% che si è registra- che duratura e a basso tiva che però è in continua to sul mercato interno. I Led consumo, anche intelligente evoluzione e necessita un hanno un trend di crescita consolidato nel settore dell’architettura investimento costante in ricerca e sviluppo tecnica e si stanno diffondendo anche nel per stare al passo con la concorrenza. Anche residenziale. A livello mondiale, infatti, se- per questo motivo i produttori nostrani si condo un rapporto di McKinsey, i Led han- stanno dotando, come del resto molti altri no ora il 7% del mercato, ma si prevede una player a livello mondiale, sia di reparti per crescita a due cifre che dovrebbe portarli a la progettazione, sia di macchine utensili oltre il 43% nel 2016, visti anche i continui per il montaggio, internalizzando molte lamiglioramenti tecnologici e prestazionali vorazioni. Per quanto riguarda le dinamiche accompagnati da una costante diminuzione tra aziende, continua un certo interesse alle

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Edilizia Bio

Sua maestà il Led

Lampadine con tecnologia Led di Samsung (Foto: SamsungTomorrow, Flickr)

Una lunga storia di successo che ha rivoluzionato il settore e fatto risparmiare tantissima energia. I Led occupano oggi il 7% del mercato, secondo gli esperti nel 2016 questa percentuale raggiungerà il 47%

di Sergio Ferraris

S

ono i protagonisti della “rivoluzione” dell’illuminotecnica, nonostante abbiano ormai una storia lunga 50 anni. Parliamo dei Led (Light emitting diode), che da una decina di anni stanno rivoluzionando il mondo dell’illuminazione in maniera più profonda e incisiva rispetto a ciò che è successo negli ultimi venti anni, come per esempio con le lampadine a catodo freddo (Lfc). Il perché è presto detto. I Led rappresentano un vero e proprio salto tecnologico di rottura rispetto a tutti i precedenti sistemi d’illuminazione, sia per le loro caratteristiche fisiche, sia per le loro potenzialità. E a ciò bisogna aggiungere il fatto che per la loro realizzazione si impiegano meno risorse rispetto ai precedenti sistemi d’illuminazione e l’utilizzo è fortemente meno energivoro. Viste queste premesse, appare plausibile l’ipotesi di sviluppo di mercato che ha fatto McKinsey & Company all’interno del rapporto pubblicato nel luglio 2011 “Lighting the way: perspectives on the global lighting market”, che vede al 2016 la quota di mercato di questa tecnologia arrivare al 43%, mentre oggi è al 7%. Nel frattempo i costi, sia di produzione, sia al consumo, stanno diminuendo, e anche se ci sono dei casi negativi di bassa qualità, la penetrazione sul mercato dei Led e il loro utilizzo sta rafforzando la fiducia di progettisti e consumatori in questa tecnologia. A ciò bisogna aggiungere il fatto che l’Lca (Life cicle assestment) dei Led è di circa cinque volte maggiore delle migliori lampade in commercio: non contengono sostanze nocive, come il mercurio,

il piombo o il cadmio, per la salute, emettono luce solo all’interno dello spettro visibile e quelli Rgb sono in grado di variare la colorazione della luce emessa. Inoltre, le ridotte dimensioni e la flessibilità nell’utilizzo li rendono ideali per essere inseriti all’origine in molti prodotti, come gli arredi, i veicoli e l’elettronica di consumo. Insomma i Led sembrano essere la vera killer application dell’illuminotecnica. E le potenze crescono. A oggi la potenza massima di un singolo dispositivo a Led è di un kWatt, mentre per ciò che riguarda l’emissione luminosa alla fine del 2012 il produttore Cree ha annunciato il raggiungimento dei 200 lumen per Watt con un dispositivo quadrato di sette millimetri di lato. Un risultato non da poco se si pensa che i sistemi Led comunemente in commercio hanno una resa compresa tra i 60 e i 150 lumen per Watt e che alcuni analisti nel 2010 davano quest’obiettivo come raggiungibile intorno al 2020. Criticità sotto la luce

Non si tratta, però, di una tecnologia priva di punti critici che sono stati, oltretutto, il classico “tallone d’Achille” dei primi prodotti inseriti in commercio. La prima criticità riguarda lo smaltimento corretto del calore che, anche se è inferiore a quello prodotto dalle lampade tradizionali, c’è e può avere effetti molto negativi sulla vita complessiva dei dispositivi, visto che si concentra su piccole dimensioni e può danneggiare i supporti plastici, le lenti primarie (quelle integrate con i Led), i materiali metallici per la

conduzione elettrica e anche ridurre il flusso luminoso. Per ovviare a ciò è necessario che il Led sia progettato in maniera accurata in tutti i suoi componenti e che sia adeguato anche il dispositivo nel quale il Led è inserito, come faretti, scatole stagne e supporti di ogni altro tipo. La seconda criticità è quella relativa alla qualità dell’alimentazione elettrica, che non può essere lasciata al caso e deve essere stabilizzata se si vuole ottenere il massimo, sia in termini di durata del Led, sia in termini di qualità del flusso luminoso. Bisogna tenere bene a mente, infatti, che

100.000 ▶Le ore di durata dei Led, secondo la maggior parte dei costruttori


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Led ovunque

il Led è composto da un chip di materiale dei Led, la maggior parte dei costruttori semiconduttore con una zona di giunzio- indicano le 100mila ore, oltre undici anni ne di piccole dimensioni e che come tale è di accensione continua, con una riduzioestremamente sensibile alle variazioni e ne del flusso del 50%, ma si tratta, vista la alla qualità dell’elettricità. Un’inversione giovane età della tecnologia e dei prodotti accidentale della polarità di pochi secondi, commercializzati, di estrapolazioni, oltretutto realizzate secondo per esempio, può dannegle condizioni ottimali tegiare permanentemente La rincorsa a occupare spazi che oriche di funzionamento, i Led, così come una ten- appartengono ad altre tipologie sione maggiore di quella di lampade non sembra arrestarsi, che secondo alcuni tecnici devono essere viste di lavoro è in grado di ri- visto che tutte le aziende produttrici a livello mondiale al ribasso. In condizioni durne la vita a poche ore. stanno facendo investimenti reali e ottimali di lavoro Appare chiaro, quindi, che rilevanti, sia sui diodi, sia sulle i dispositivi Led dovrebl’utilizzo dei Led impo- componenti di contorno bero durare tra le 50 e le ne una maggiore cura sul 60mila ore, 5,7-6,8 anni di fronte della progettazione e dell’installazione del sistema illuminante, accensione continua con un calo del flusanche perché cambiano una serie di speci- so luminoso del 30%, mentre non ha alcuna fiche e priorità che erano consolidate nel influenza sulla loro durata il numero dei cicli d’accensione e spegnimento, al contracampo illuminotecnico da decenni. Per quanto riguarda la durata della vita rio delle lampade Lfc.

Per quanto riguarda la tipologia dei prodotti che utilizzano i Led, bisogna dire che da un lato i produttori si stanno dedicando sempre di più al segmento della sostituzione e dall’altro alla creazione di inedite tipologie di prodotti. Nel primo caso troviamo lampade che sul fronte delle caratteristiche fisiche assomigliano alle precedenti a filamento, ma che contengono i Led. Si tratta di prodotti alimentati a corrente alternata e che contengono al loro interno i componenti, spesso integrati nello stesso supporto dei Led, funzionali alla conversione da corrente alternata a continua e all’abbassamento/stabilizzazione della tensione elettrica. Alcuni produttori stanno realizzando anche delle “lampadine” a Led per la sostituzione di quelle vecchie nel settore automobilistico, montando i Led su un supporto cilindrico in maniera che diffondano il flusso luminoso nella parabola del faro alla stessa maniera delle alogene. I nuovi prodotti, invece, sono rappresentati da moduli, strisce o griglie, che consentono posizionamenti e installazioni inedite, mentre si stanno affacciando i cosiddetti PowerLed, che sono caratterizzati da grandi potenze ed elevati flussi luminosi che arrivano anche a 2.000 lumen in un unico dispositivo. E la rincorsa a occupare spazi che appartengono ad altre tipologie di lampade non sembra arrestarsi, visto che tutte le aziende produttrici a livello mondiale stanno facendo investimenti rilevanti, sia sui diodi, sia sulle componenti di contorno. Si tratta di una tendenza che potrebbe mandare in pensione anticipatamente anche tecnologie che si sono affermate di recente come le Lfc. E il prossimo passo potrebbe essere l’ibridazione dei Led con l’aggiunta all’interno dei sistemi di dispositivi elettronici tra i più diversi, come quelli per le telecomunicazioni, il controllo ambientale e la sicurezza. Non è fantascienza, infatti, pensare a un sistema illuminante nel quale è integrata, per esempio, una telecamera che invia immagini tramite il Wi-Fi. ◆

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La luce che fa il mercato Quali sono i settori dove è più importante una corretta illuminazione? Per esempio, durante il giorno il 15% degli europei vive in ufficio ed ha bisogno di una luce sana. O nei supermercati, dove i prodotti vanno fatti vedere bene di Sergio Ferraris

C’

è luce anche oltre il domestico. E anche mercato per l’illuminotecnica. Questa potrebbe essere la sintesi di un settore dell’illuminotecnica meno “visibile” di quello delle abitazioni, che oltretutto oggi soffre per la crisi più generale dell’edilizia. Manifattura, pubblica amministrazione e terziario, infatti, sono una fetta importante di mercato, sia per dimensioni, sia per capacità di spesa, del segmento dell’illuminotecnica, nel quale spesso, oltretutto, le novità tecnologiche arrivano in base a ben precise esigenze produttive, poiché oggi è assodato che una migliore illuminazione migliora le performance. Negli uffici, dove lavora il 15% della popolazione europea, l’attività si svolge di fronte al computer ed è accertato che l’illuminazione ha un ruolo importante nel favorire la concentrazione e diminuire i livelli di assenteismo temporaneo dal posto di lavoro, così come nel settore manifatturiero, nel quale è impiegato l’8% della popolazione europea, una corretta illuminazione è necessaria ai fini di una buona produttività e per prevenire gli incidenti sul lavoro. E si potrebbe continuare citando l’istruzione, la sanità e il tempo libero. Si tratta di un settore, quello dell’illuminazione professionale, che consuma l’80% dell’elettricità impiegata per la produzione di luce in tutta Europa e che quindi ha sicuramente un’importanza notevole. Il settore della Grande distribuzione organizzata (Gdo), in questo quadro, è uno dei più attenti in quanto lo sfruttamento delle nuove tecnologie, come i Led, hanno degli indubbi vantaggi. Primo tra tutti

l’abbassamento dei consumi energetici, al quale segue la diminuzione dei costi di manutenzione, la decrescita dei “vuoti” d’illuminazione dovuti al decadimento del flusso luminoso tipico delle lampade a scarica e l’assenza dello sfarfallio, il tutto ottenuto con un break even sull’investimento che oggi è compreso tra uno e tre anni e mezzo (era di cinque/sei anni solo nel 2010). Le aree nelle quali si possono impiegare i Led sono tutte quelle visibili al pubblico, come le insegne luminose (vedi box per il dettaglio), i banchi dei prodotti alimentari freschi, le corsie di tutti i prodotti, banchi frigo e scaffalature, l’illuminazione architettonica per gli esterni e gli interni, magari con sistemi a cambiamento di colore che possono essere attivati in occasione di eventi, i parcheggi nella struttura e la viabilità esterna.

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prodotti freschi, realizzato passando dalle lampade ai vapori di sodio da 100 W ognuna agli illuminatori a Led da 32W, produce un beneficio gestionale su dieci anni di 61.174 euro e un periodo d’ammortamento del maggior costo dei Led di 2,8 anni, per ogni punto vendita. Ma la regina delle applicazioni dei Led nella Gdo è rappresentata dall’illuminazioLuce per i prodotti L’illuminazione dei prodotti alimentari fre- ne dei banchi frigo. I Led, infatti, in questa schi rappresenta uno degli utilizzi più critici area danno solo vantaggi. Aumentano il per la Gdo, perché in questa area avere una flusso luminoso con il diminuire della temresa dei colori ottimale significa presentare peratura, mentre i moduli lineari sono incorporati nei banchi al meglio il prodotto, frigo e sono, quindi, con indubbi benefici Il settore della Grande distribuzione resistenti agli urti sulla vendita. I Led organizzata (Gdo) è uno dei più attenti di caricamento dopossono sostituire in quanto lo sfruttamento delle nuove vuti alla movimenagevolmente le lam- tecnologie come i Led hanno, per questo comparto, degli indubbi vantaggi tazione dei prodotpade a scarica utilizti e all’umidità, in zate in precedenza poiché assicurano un buon effetto croma- quanto hanno un grado di protezione IP tico, riducono i costi energetici e di manu- 65 (International Protection è una conventenzione e diminuiscono la quantità di raggi zione definita dalla norma EN 60529 e reultravioletti sulle merci. In Coop la sostitu- cepita dal CEI come norma CEI 70-1), il che zione di un sistema per l’illuminazione dei significa che sono resistenti totalmente


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Un supermercato Coop (Foto Ste 71, Flickr)

supermarket

L’insegna diventa a Led

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Da tempo Coop ha iniziato la sostituzione nei propri punti vendita delle insegne a catodo freddo tradizionali, i sistemi universalmente conosciuti come “neon”, con quelli a Led. Si tratta di un’applicazione significativa, anche perché testa questa tecnologia in un ambiente esterno, sottoponendola agli effetti degli agenti atmosferici. Minori consumi, maggiore resistenza alle condizioni meteorologiche e maggiore sicurezza (si utilizzano tensioni d’esercizio comprese tra i 3 e i 24 Volt in corrente continua, contro gli 1 e i 3 kVolt dei sistemi a catodo freddo). E il bilancio economico dell’operazione sembra essere positivo. Durante il convegno “Illuminazione Urbana e Architettura a Led”, che si è tenuto a Milano la primavera scorsa all’interno di “The Innovation Cloud”, Fortunato Della Guerra, di Inres-Coop, ha reso noti una serie di dati. A fronte di un maggiore costo d’installazione iniziale dell’insegna a Led, 19.600 euro contro 12.200 di quella a catodo freddo, e quindi con un delta d’investimento di 7.400 euro, si ha un minor costo in termini di relamping nell’arco di dieci anni di 14.800 euro, mentre i consumi elettrici nel decennio calano dai 45.990 euro del catodo freddo agli 11.607 dei Led. La potenza installata, infatti, passa da 8,4 kW a 2,12, con i consumi elettrici annui che vanno in picchiata, passando da 36.792 kWh a 9.285 kWh. I costi complessivi di gestione, al netto dell’istallazione, in dieci anni passano da 60.790 euro a 11.607 euro, con un recupero annuo di 4.918 euro, somma che consente un tempo di rientro del maggiore costo dell’installazione nel giro di 18 mesi.

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alla polvere e ai getti d’acqua. Oltre a tutto ciò, hanno consumi energetici inferiori del 50% rispetto alle sorgenti d’illuminazione utilizzate in precedenza e si annullano completamente i costi di ricambio della lampada. Anche in questo caso il bilancio complessivo è positivo. Il passaggio ai sistemi a Led dà un vantaggio su cinque anni di 6.284 euro, con un punto di break even dell’investimento di 3,2 anni. Non solo merci

Per quanto riguarda il parcheggio integrato alla struttura commerciale, anche in questo caso, può convenire l’utilizzo della tecnologia a Led, che però non deve essere dato per scontato, ma deve essere valutato in base alle specificità del caso. Il passaggio ai Led, in questo caso, è vincolato alla diminuzione degli apparecchi installati rispetto alla soluzione comunemente adottata, che è quella delle plafoniere in policarbonato stagne con uno o due tubi da 58W - soluzione molto economica - , riducendo quindi i costi d’impianto oltre che di consumo. È necessaria,

inoltre, almeno un’altezza di tre metri per avere una buona diffusione luminosa. Per quanto riguarda i parcheggi e la viabilità esterna nelle strutture commerciali, i vantaggi dei Led rispetto alle lampade a scarica sono quelli dei ridotti costi di manutenzione, il miglioramento della percezione dei colori e dei volumi nelle ore notturne, la maggiore resistenza agli agenti atmosferici e alle basse temperature, con conseguente aumento del flusso luminoso, la riduzione dei consumi elettrici e la possibilità di regolare, tramite dimmer, il sistema d’illuminazione, evitando di fare circuiti separati, semplificando così l’impianto, per consentire la diminuzione dell’illuminazione generale nei momenti in cui non è più richiesta la massima intensità, come durante le ore notturne quando la struttura è chiusa. ◆

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Edilizia Bio

La luce che fa bene alla salute Nel settore sanitario sono cambiati i sistemi e le tecnologie per fornire l’illuminazione, anche per rimanere al passo coi tempi e con le mutate esigenze del settore

di Sergio Ferraris

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uce sulla sanità. Non parliamo dell’ennesimo scandalo che coinvolge il Servizio sanitario nazionale, ma del ruolo della luce all’interno delle strutture sanitarie e delle potenzialità dei nuovi sistemi illuminotecnici che possono essere applicati, migliorando la qualità dell’illuminazione e consentendo risparmi notevoli sul fronte della bolletta elettrica. In generale, l’ottimizzazione dei sistemi d’illuminazione consente di migliorare le prestazioni del personale delle strutture e di migliorare, sul fronte psicologico, la degenza dei pazienti e per fare ciò è necessario impiegare attrezzature innovative, sistemi d’orientamento intelligente e soluzioni sofisticate, sia dal punto di vista dei materiali utilizzati, sia sotto il profilo delle soluzioni progettuali. La scelta dei corpi illuminanti per i diversi ambienti che caratterizzano le strutture sanitarie deve avere come obiettivo la migliore resa del colore - cosa fondamentale per la corretta valutazione da parte del personale sanitario delle patologie -, la riduzione del livello d’abbagliamento, la possibilità di utilizzare la luce in maniera flessibile, visto che spesso gli ambienti vengono utilizzati sia durante il giorno sia durante la notte, e gli stessi necessitano di una luce diversa durante gli esami, l’abbattimento dei costi di manutenzione

e il miglioramento dell’efficienza energetica, questioni, queste ultime, all’ordine del giorno visto lo stato dei conti delle Aziende sanitarie. I requisiti illuminotecnici per gli ambienti ospedalieri sono quindi quelli relativi a: l’atmosfera, ossia la necessità di armonizzare la vita privata con quella professionale, coniugando il tutto con la permanenza ospedaliera; il benessere, cioè il concepire l’illuminazione come un elemento di valenza terapeutica e psicologica; l’interazione tra la luce e l’ambiente, focalizzandosi sul design e il comfort; la sostenibilità, sia economica, sia ambientale; la dinamicità, requisito che deve essere presente, viste le modifiche dell’utilizzo degli ambienti durante la giornata. Tra gli strumenti d’ottimizzazione ci sono: i dispositivi intelligenti che consentono il controllo della luminosità degli ambienti, come i sensori di presenza per le aree a scarsa frequentazione; il controllo della luce naturale che può essere combinata con quella artificiale per mezzo di appositi sensori; il controllo e la regolazione da remoto. Quantità di luce

Per quanto riguarda gli specifici ambienti, le camere di degenza devono essere illuminate con una logica dinamica. Sono necessari,

nuovo o ristrutturato

Le strategie d’intervento

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Nel caso si intervenga su una struttura sanitaria esistente si deve scegliere tra la realizzazione ex-novo, oppure il retrofit dell’impianto esistente. Si tratta di una scelta che può essere fatta solo dopo una ricognizione approfondita e dettagliata, che deve comprendere il censimento dei corpi illuminanti esistenti e la verifica circa lo stato dell’impianto elettrico. Successivamente a ciò, è possibile la valutazione dei consumi energetici e l’elaborazione delle soluzioni tecniche per l’efficientamento energetico, che si possono tradurre in una proposta comprensiva del risparmio energetico e di un business plan che comprenda, oltre a questa indicazione, anche il calcolo del Roi (Return on investments).


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legislazione

Luce e sanità: ecco le regole

foto: alex g., flickr

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Le norme in materia di illuminazione artificiale nella sanità sono: –– Norma Uni 10380 e aggiornamento A1 “Illuminotecnica Illuminazione di interni con luce artificiale”; –– Cir. Min. LL.PP. n. 13011 del 22.11.1974 “Requisiti fisicotecnici per le costruzioni ospedaliere – Proprietà termiche, di ventilazione e di illuminazione”; –– Norma Uni EN 793 “Requisiti particolari per la sicurezza delle unità di alimentazione per uso medico”; –– Norma Cei EN 60598-2-25 (Cei 34- 76) “Apparecchi di illuminazione. Parte 2^: Prescrizioni particolari – Sezione 25: Apparecchi di illuminazione per gli ambienti clinici degli Ospedali e delle Unità Sanitarie”; –– Norma Cei 62-118: “Apparecchi elettromedicali - Parte 2^ Norme particolari per la sicurezza di apparecchi di illuminazione per uso chirurgico e per la diagnosi”.

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco infatti, 100 lux per quanto riguarda l’illumi- ha realizzato due interventi su altrettante nazione generale, 5 lux per quella notturna strutture sanitarie a Trieste e a Roma. «La e 1.000 lux per l’illuminazione durante la specializzazione è necessaria per affrontare visita. Per le sale operatorie sono necessarie problemi così complessi come quelli della una maggiore potenza e un’ ottima resa del sanità. - afferma Idilio Ciuffarella, direttocolore. L’illuminazione generale, in questo re generale di Delta Italia - La luce in sanità può essere fortemente caso, deve essere di 1.000 critica e per questo nellux, mentre quella del ta- L’ottimizzazione dei sistemi le nostre due esperienze volo operatorio è compre- d’illuminazione consente di abbiamo abbracciato un sa tra i 10.000 e i 100.000 migliorare le prestazioni del approccio complessivo, lux. Ancora diverse le esi- personale delle strutture e di migliorare, sul fronte psicologico, integrando sia le esigengenze per le sale di terapia la degenza dei pazienti e per ze specifiche di risparmio intensiva, dove l’illumi- fare ciò è necessario impiegare energetico che il particonazione generale deve ag- attrezzature innovative, sistemi lare contesto all’interno girarsi sui 100 lux, quella d’orientamento intelligente e del quale abbiamo openotturna sui 20 lux e quel- soluzioni sofisticate rato». Il primo caso, reala per la visita e il trattamento tra i 300 e i 1.000 lux. Le aree comuni, lizzato in partnership con Ital TBS Spa, ha infine, necessitano di 300 lux, con partico- riguardato il retrofit dell’illuminazione di lare attenzione al colore negli ambienti nei Villa Salus, una struttura di due edifici. Nel quali si svolgono le analisi. In tutte queste primo, adibito alla degenza, sono presensituazioni è d’obbligo l’utilizzo di dispositi- ti 700 corpi illuminanti, per una potenza di vi stagni di grado IP65 per evitare l’annida- 20.443 W, mentre in quello degli ambulatori i corpi illuminanti sono 446 per 11.455 W. mento dei batteri. Dopo la sostituzione delle lampade fluorescenti con tubi a Led, la potenza impegnata Rifare la luce Recentemente Delta Italia, filiale della mul- è passata a 9.297 W per la degenza e a 5.476 W tinazionale Delta Electronics che si occupa per gli ambulatori e sono stati utilizzati, in di elettronica di potenza, dispositivi per la entrambi gli edifici, anche dei sensori per la gestione energetica e illuminazione a Led, gestione intelligente della luce. La potenza

totale è scesa, quindi, da 31.898 W a 14.773 W, cosa che ha consentito un risparmio energetico di circa il 50%, mentre un restante 25% di risparmio è derivato dai sensori per la gestione intelligente. Si è trattato di un intervento rapido poiché si è intervenuti in sostituzione, senza alcun intervento sulle plafoniere. Intervento analogo, anche se di ben diverse dimensioni, è quello di Roma, dove si è intervenuto sul Centro di riabilitazione Don Orione sito in unico stabile di sei piani, per 120mila metri quadri, nel quale sono presenti 6.315 corpi illuminanti. Anche in questo caso non sono stati modificati i corpi illuminanti e i risparmi ottenuti sono stati analoghi a quelli di Trieste: 50% grazie alle lampade a Led e 25% grazie ai sensori. La potenza è passata da 110.000 W a 57.000 W e il ritorno dell’investimento è stimato in circa 3,5 anni. ◆

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Edilizia Bio

La luce intelligente Dalla domotica all’illuminazione stradale, come si progettano tecnologie e strategie per garantire salute e sicurezza

di Sergio Ferraris

S

pesso il controllo delle luci di un’abitazione è limitato a quello che è il più semplice dei dispositivi, l’interruttore, nato con la scoperta della corrente elettrica. Nei casi più “evoluti” si arriva alla regolazione dell’intensità della luce tramite un dimmer. Tutte le capacità di regolazione che l’elettronica ha messo in campo negli ultimi venti anni, infatti, sembra che non abbiano cambiato le regole dell’illuminotecnica che, tranne in casi avanzati e sperimentali, si direbbe sia rimasta immune dai progressi degli scorsi decenni, anche perché la domotica ha stentato, fino ad ora, a diventare uno standard comune nelle abitazioni. Il perché di questo ritardo è presto detto. La gestione domotica dei sistemi domestici, infatti, troppo spesso prevede dei costi che non sono percepiti come un vantaggio dall’utente finale, il quale, oltretutto, a conti fatti, vede i sistemi intelligenti di gestione della casa non come un plus per aumentare la propria qualità di vita, ma come un “costoso” gadget. La situazione, però, sta cambiando. Da un lato assistiamo all’introduzione massiccia nella domotica del Wi-Fi, tecnologia che consente di fare a meno delle costose e poco flessibili soluzioni basate sull’architettura Bus che necessita di un cavo, dall’altro si sta abbassando di costo delle periferiche, sia perché stanno raggiungendo una scala industriale con una certa maturità, sia per il fatto che le aziende vedono in questi sistemi una leva di mercato in grado di stimolare una domanda quanto mai asfittica in un periodo di crisi congiunturale. E l’illuminotecnica, sotto a questo profilo, ha di sicuro delle possibilità non

indifferenti. La gestione dei punti luce, infatti, è abbastanza semplice sotto al profilo degli attuatori e le nuove tecnologie di controllo, applicate a nuove fonti come i Led, rendono possibili, a costi ragionevoli, applicazioni che in precedenza trovavano riscontri solo in settori di nicchia, come quelli museali e artistici. Una delle principali applicazioni è il “dimeraggio” automatico dell’illuminazione che nel caso dei Led, oltre ad armonizzare tra di loro diversi punti luce sotto il profilo della quantità di luce, consente anche un certo risparmio energetico. È possibile, infatti, modificare il flusso luminoso dei singoli punti luce, ma anche la cromaticità se si impiegano Led Rgb, cosa, quest’ultima, che consente un certo risparmio energetico, visto che uno o più Led colorati lavorano a potenza più bassa sui cromatismi. Si tratta di risparmi energetici limitati, visti i già bassi consumi dei Led, ma utili se li consideriamo un vantaggio accessorio a quello che magari può essere lo scopo principale dell’installazione, come magari la creazione di cromatismi variabili a seconda dell’utilizzo dell’ambiente. Ma il vero plus della gestione cromatica della luce è rappresentato sia dalla possibilità di una miscelazione alla “pari” tra illuminazione artificiale e naturale, dal punto di vista della temperatura colore, sia dal fatto di poter realizzare differenti effetti di luce negli ambienti a seconda del loro utilizzo. Una parete bianca, per esempio, può assumere qualcosa come 4096 colori diversi se viene illuminata con i Led Rgb, mentre è possibile utilizzare diversi colori di luce per creare effetti, geometrie e profondità in grado di modificare la percezione degli ambienti, a

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco seconda delle richieste degli utenti. Di tutt’altra natura, invece, il controllo e la miscelazione tra luce artificiale e naturale. L’illuminazione proveniente dall’esterno, per esempio, si può regolare attraverso l’utilizzo di tapparelle intelligenti che, attraverso la misurazione di parametri ambientali quali la temperatura interna ed esterna e l’intensità luminosa, “dosano” la radiazione solare, trovando il giusto compromesso tra le esigenze di climatizzazione e quelle d’illuminazione. Durante l’estate conviene che una finestra esposta a Sud non sia completamente aperta per non caricare inutilmente l’impianto di climatizzazione, integrando, magari, la penombra con un’illuminazione artificiale parziale, considerando il fatto che quest’ultima di sicuro consuma molto meno rispetto a un sistema di condizionamento

4.096 ▶ le possibili combinazioni di colori ottenibili con la i Led Rgb


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Una lampada LivingColors di Philips con tecnologia Led Rgb che consente di ottenere numerose combinazioni di luce (Foto: Philips)

foto: kirstenv, flickr

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco costretto a lavorare su un ambiente assolato in maniera diretta, anche in virtù del fatto che al suolo il valore della radianza solare complessiva è di circa 1.000 Watt per metro quadrato. Altra metodica utile al risparmio energetico è quella legata all’accensione e spegnimento dei sistemi illuminanti in base alla presenza in una stanza. Si tratta di applicazioni che possono essere utilizzate anche stand alone, ossia senza la presenza di un vero e proprio sistema domotico, e che sono dotate anche di un certo grado d’intelligenza visto che “contano” gli ingressi e spengono le luci solo dopo l’ultima uscita, consentendo così risparmi notevoli in tutte quelle realtà dove si manifesta una certa disattenzione alla gestione energetica, come locali aperti al pubblico, uffici e aree comuni degli edifici. Un discorso analogo si può fare sul fronte dell’illuminazione stradale, dove l’accensione dei lampioni stradali può essere resa intelligente e flessibile in base all’intensità del traffico. È inutile, infatti, illuminare a giorno una strada secondaria nelle ore più profonde della notte, quando per garantire la sicurezza bastano il 50% dei corpi illuminanti

presenti, con il restante 50% che è a dispo- prodotti, rilevati in base a delle etichette sizione immediata - e in questo caso sono Rfid o con l’ausilio dei lettori ottici personanecessari i Led - nel momento in cui passa li, si possono illuminare prodotti “compaun autoveicolo. Si tratta di metodologie che tibili” con quelli appena scelti, mentre sul già trovano applicazione in alcuni comuni display del dispositivo, magari, viene offerta italiani e che consentono un risparmio del una ricetta. Ma le applicazioni avanzate del25-30% sulla bolletta energetica per l’illumi- la luce non finiscono qui. Da tre anni, infatti, si è costituito un consorzio nazione pubblica, rispetper mettere a punto la trato alla prassi corrente che Tutte le capacità di regolazione smissione dei dati attravede l’illuminazione pub- che l’elettronica ha messo verso il Li-Fi, che è un problica attiva alla massima in campo negli ultimi venti tocollo simile al Wi-Fi, ma potenza per tutto il perio- anni, infatti, sembra che non abbiano cambiato le regole che utilizza come sorgenti do notturno. dell’illuminotecnica. le luci a Led. Si tratta di un Altre applicazioni po- Ma la situazione sta cambiando sistema attraverso il quatranno essere possibili in le una grande quantità di futuro quando il monitoraggio e il dialogo tra i vari sistemi presenti dati potrebbe raggiungere i dispositivi che nei locali raggiungerà uno stato più avan- utilizziamo quotidianamente, aprendo la zato. È pensabile, per esempio, che possano strada a servizi che oggi si fatica anche solo essere attivati automaticamente sistemi a immaginare. ◆ d’illuminazione per scopi specifici, come la cottura dei cibi in cucina, l’utilizzo di televisori o i giochi dei bambini. Anche il settore del terziario potrà beneficiare dei sistemi intelligenti, come nel caso della Grande distribuzione organizzata, dove alla presen- LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: za di un carrello contenente determinati www.tekneco.it/1307


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La Coop “green” di Conselice


Progetto

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Quando i clienti possono scegliere davvero alla luce del sole studio: Angelo Mingozzi - Galassi, Mingozzi e Associati

L’illuminazione generale contribuisce a creare un’atmosfera rassicurante per il cliente, ma si è scoperto che le persone tendono a stazionare più a lungo e a comprare più prodotti nell’area illuminata naturalmente, a dimostrazione del fatto che la qualità della luce naturale è capace di influenzare la propensione all’acquisto. Su Tekneco torniamo a parlare del supermercato “green” di Conselice per gli aspetti di illuminotecnica che sembrano seguire proprio questa filosofia

Conselice Ravenna

di Beatrice Spirandelli

L’illuminazione, al pari del riscaldamento, del raffrescamento e della ventilazione, è uno dei parametri di comfort fondamentali per gli ambienti confinati e rappresenta una importante voce di spesa nella gestione degli immobili, soprattutto per quelli di natura commerciale. L’U.S. Energy Information Administration ha calcolato che il consumo elettrico per l’’illuminazione di un supermercato rappresenta una quota che si aggira attorno al 23%. In altri generi di immobili commerciali la quota di energia elettrica associata all’illuminazione aumenta in quanto non ci sono necessità di conservazione dei cibi in forni o frigoriferi, e impegna quote che vanno dal 35 al 50%, senza contare il calore che spesso gli apparecchi illuminanti producono e che deve essere smaltito tramite l’impianto di condizionamento. La voce di consumo legata all’illuminazione può essere ridotta tramite diverse strategie: la più semplice è quella di utilizzare corpi illuminanti tecnologicamente avanzati in grado di illuminare correttamente i prodotti e nel contempo abbattere la domanda di energia elettrica, come quelli a Led. Ma si può certamente fare di più, soprattutto quando ci si trova davanti ad un edificio da costruire ex novo od oggetto di una pesante ristrutturazione: si può ricorrere alla luce naturale, almeno nelle ore centrali del giorno. Una corretta integrazione tra illuminazione naturale ed artificiale può comportare una ulteriore riduzione di questa voce di spesa negli edifici commerciali che può arrivare al 30%. La riduzione dei consumi non deve mai influire sulla qualità dell’illuminazione, che

I dati del progetto

EMILIA ROMAGNA

in supermercati e negozi non rappresenta soltanto una componente fondamentale in termini di comfort, ma soprattutto è un fattore importate perché capace di influenzare la disposizione all’acquisto del cliente. La luce non serve solo a illuminare correttamente i prodotti, evidenziandone la presenza e la bellezza, ma anche a creare diverse atmosfere capaci di influenzare gli stati d’animo. Negli ambienti commerciali si distingue così tra illuminazione direzionale e illuminazione generale: la prima serve ad evidenziare il prodotto, ed è sempre realizzata con corpi illuminanti, mentre la seconda illumina i percorsi e gli spazi di servizio e può essere risolta in modo soddisfacente anche tramite sorgenti di luce naturale. L’illuminazione generale contribuisce a creare un’atmosfera rassicurante per il cliente, oltre che un ambiente sicuro per coloro che lavorano nei negozi. Qualche anno fa la catena americana di supermercati Wallmart ha realizzato un nuovo punto vendita illuminando metà superficie in modo tradizionale, ovvero soltanto con luce artificiale, mentre nell’altra metà sono stati previsti una serie di lucernari in copertura che provvedevano alla illuminazione generale in modo naturale. Dopo qualche mese dall’apertura del negozio si è scoperto che i clienti tendevano a stazionare più a lungo e a comprare più prodotti nell’area illuminata naturalmente, a dimostrazione del fatto che la qualità della luce naturale è capace di influenzare la propensione all’acquisto. L’illuminazione naturale è spesso una componente sottovalutata nell’ambito di un progetto, oltre che molto difficile da

Committente

Coop Adriatica s.c.a r.l. Progettista

Angelo Mingozzi Ubicazione

Conselice (RA) Tipologia intervento Nuova realizzazione Destinazione d’Uso Edilizia commerciale Anno di realizzazione 2011 Contatti Galassi, Mingozzi e Associati Via di San Luca 11 40135 – Bologna tel / Fax: 051 6153800 email: studio@ricercaeprogetto.it www.ricercaeprogetto.it


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Come appaiono i diversi strumenti di illuminazione, artificiale e naturale.

46% ▶ la riduzione della domanda di energia elettrica per l’illuminazione rispetto a quella di edifici analoghi

trattare, sia perché variabile nel tempo sia in quanto è strettamente collegata con altre voci di comfort legate al risparmio energetico. Ogni qualvolta si pensa ad una porzione di involucro trasparente non si deve dimenticare che essa, oltre alla luce, porta con sé anche una serie di effetti talvolta indesiderabili, come abbagliamento, dispersioni o guadagni termici. Ciò è evidente nei piccoli negozi, dove anche se la luce naturale arriva copiosa dalle vetrine, diventa spesso un elemento difficile da controllare, e può provocare problemi di abbagliamento e di distorsione visiva. Nei supermercati e nei centri commerciali si ha in genere a che fare con edifici più profondi, ideali per l’installazione di lucernari in copertura che, adeguatamente orientati, possono fornire una luce costante lungo

l’intero arco della giornata. Adottando questa soluzione il risparmio in bolletta diventa effettivo solo se si prevede un impianto di illuminazione artificiale capace di regolare automaticamente l’intensità delle lampade in funzione della quantità di luce naturale a disposizione in ogni momento. Se gli stessi lucernari sono apribili automaticamente, possono anche contribuire alla ventilazione naturale degli ambienti, riducendone il carico di raffrescamento a favore di un ulteriore risparmio energetico. Una soluzione alternativa, utilizzata soprattutto nei magazzini e negli spazi di servizio, sono i camini di luce, elementi tubolari riflettenti che catturano la luce del sole e la conducono dove c’è bisogno, terminando in una plafoniera simile a un corpo illuminante tradizionale. Un progetto precursore in questo senso è


Progetto

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quello del supermercato Sainsbury a Londra nel quartiere di Greenwich, progettato da Paul Hinkin and Ann Gibson e realizzato nel 1999, nel quale per la prima volta si è cercato di coniugare in modo efficiente illuminazione naturale ed artificiale. Sempre nei pressi di Londra, la catena di grandi magazzini Marks & Spencer ha aperto di recente un nuovo punto vendita su progetto dello studio di architettura Aukett Fitzroy Robinson (AFR), che si è guadagnato il livello di eccellenza nell’ambito del famoso sistema di valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici Breaam anche grazie al sistema di illuminazione, che ha previsto un elevato contributo della componente naturale. Sui fronti dell’edificio è stato previsto un rivestimento in brise-soleil di legno che permette alla luce di permeare in modo indiretto

all’interno dello spazio commerciale, mentre la copertura in legno è stata sagomata ed orientata in modo da captare la luce da Nord e distribuirla in maniera uniforme sui 18.000 mq dell’edificio. Anche in Italia, la luce naturale ha finalmente cominciato ad illuminare alcuni supermercati e centri commerciali. Uno dei progetti più significativi in questo senso è il supermercato Coop Adriatica di Conselice, in provincia di Ravenna, progettato dallo studio Ricerca e Progetto – Galassi, Mingozzi e associati di Bologna e inaugurato nel 2011 (se ne è parlato anche su Tekneco n.9/2012). Si tratta di un edificio veramente “ecologico”, ovvero realizzato con materiali ecosostenibili, nel quale il concetto di comfort ambientale è stato razionalizzato dal punto di vista dei consumi, sfruttando il più


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Il progetto illuminotecnico

Corpi a led e fluorescenti lineari ad alta efficienza

Camini di luce naturale

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Ecco come il Daylight Factor (DF), ovvero il fattore di luce diurna, viene utilizzato nella Coop di Conselice.

possibile le risorse naturali relative a tutti i parametri di comfort, illuminazione compresa. L’illuminazione generale del supermercato è stata ottenuta principalmente attraverso camini di luce naturale che illuminano in modo uniforme tutta l’area di vendita, mentre l’illuminazione specifica dei prodotti è ottenuta con corpi a led e fluorescenti lineari ad alta efficienza, la cui intensità luminosa è regolata in modo automatico in funzione della quantità di luce naturale disponibile; la stessa cosa avviene per i corpi illuminanti che assicurano l’illuminazione generale la sera. Un ulteriore accorgimento per ridurre i consumi elettrici legati a questa voce è stato l’installazione di sensori di presenza negli spazi di servizio, per ridurre i tempi di accensione dei corpi illuminanti allo stretto necessario. Lo studio

di progettazione ha calcolato che la sinergia di questi diversi accorgimenti progettuali comporterà una riduzione della domanda di energia elettrica per l’illuminazione del 46%, rispetto a quella di edifici analoghi costruiti nello stesso periodo; un risultato ottenuto soprattutto grazie alla integrazione del progetto illuminotecnico con quelli relativi alle altre componenti energetiche. ◆

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Edilizia Bio

News Formare i lavoratori verdi di domani Nasce in Puglia Teknedu, un centro per la formazione professionale nei settori della green economy

foto: joseph nicolia, flickr

di Gianni Parti

S

correndo sia i dati di Unioncamere, contenuti nel rapporto annuale realizzato con Fondazione Symbola, GreenItaly, sia quanto emerge dagli studi dell’Isfol che monitora i lavori verdi sin dal 1986, chi ha una formazione specialistica “verde” ha maggiori possibilità di trovare lavoro. Avendo affinato le proprie competenze e conoscenze anche in un clima generale di crisi, dove solo pochi settori segnano piccolissimi margini di miglioramento, l’agricoltura fra tutti per esempio,

nel mondo della green economy la richiesta, sebbene meno spettacolare rispetto a due o tre anni fa, si mantiene alta (142.000 nuovi occupati verdi nel 2012). Si va dal settore energetico a quello chimico, dai rifiuti all’edilizia sostenibile, dal disegno industriale al software, dalle consulenze giuridiche all’agricoltura biologica e di qualità. Complessivamente, ma i dati sono fra loro disomogenei e quindi è virtualmente impossibile una perfetta somma aritmetica, si stima che siano operativi oggi in Italia fra

gli 800.000 e i 950.000 lavoratori verdi, con prospettive di crescita nei prossimi anni. Sempre secondo GreenItaly, il 39,5 per cento di tutte le professioni censite dall’Istat sono oggi oggetto di una riconversione verde e il 90 per cento delle imprese italiane ritiene urgente o necessaria l’assunzione di lavoratori con competenze ambientali. L’Università è quasi sempre necessaria, ma non solo. Sono richiesti sempre più corsi di specializzazione e master. Anzi, possono fare la differenza. Secondo l’Isfol,


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Edilizia Bio

News addirittura, l’80 per cento di chi ha seguito un master ambientale di primo livello trova un lavoro coerente entro un anno dal termine del corso, percentuale che sale all’85 per cento per i master di secondo livello. Quando si sceglie un corso di formazione di questo tipo, molto importante può essere sia il rapporto coi docenti, molti dei quali sono professionisti che conoscono il mercato del lavoro da vicino e possono indirizzarvi direttamente, ma anche lo stage è fondamentale per avere una prima occasione di lavoro e capire profondamente la professione. In alcuni casi, ma non sempre, lo stage può convertirsi in una forma di assunzione più o meno definitiva. Chi invece ha finito la scuola superiore, ma non ha molta voglia di fare l’università, un’eccezionale opportunità è fornita dagli Istituti Tecnici Superiori, poco noti ancora, ma che offrono una formazione tecnica certificata di grandissima qualità e molto richiesta nel mondo del lavoro. Gli ITS sono caratterizzati anche dallo stretto rapporto che la formazione ha con le imprese, le quali non di rado pescano i propri lavoratori da questi percorsi. Solo nel 2012 in Italia ci sono stati 1911 corsi di formazione ambientale: 25,8% sono state lauree, il 12,5% corsi post laurea e il rimanente, il 61,7%, formazione professionale non universitaria. 500 enti dispersi in tutto il Paese e con un’offerta fortemente disomogenea, se pensiamo che il 62% di tutta l’offerta formativa è concentrata in sole 5 Regioni (Toscana, Lazio, Lombardia, Sicilia, Emilia Romagna). Una cosa che sempre l’Isfol fa notare è l’insufficiente concertazione fra policy, territori, sistema delle imprese e sistemi formativi. In questo senso la proposta del progetto Teknedu – vedremo fra poco che in effetti la fase progettuale è già stata superata e si entra ormai in quella operativa – pare rispondere ad alcune di queste criticità. Teknedu nasce a fianco dell’esperienza editoriale di Tekneco, sia la rivista che le diverse incarnazioni web, dal canale Youtube ai social fino al website, che ormai rappresenta una solida offerta informativa

142.000 ▶ I nuovi occupati verdi nel 2012

I corsi di formazione in Italia Lauree

25,8 %

Formazione professionale non universitaria

61,7 %

1.911 nel 2012 Post laurea

12,5 %

Fonte: Isfol

per tutto il settore dell’economia verde. Al Teknedu si presenta al pubblico e, spiega progetto collabora paritariamente Clio, pri- sempre Fanghella, «significa per noi veimo Internet Provider nato nell’Italia me- colare una nuova idea di energia e del suo ridionale nel 1995 come società di servizi impiego, attraverso lo scambio di esperienICT in costante crescita e che ha sempre ze, competenze e sinergie, ovviamente e investito sullo sviluppo delle tecnologie principalmente, tra Tekneco, Clio, Formedil informatiche, anticipandone scenari e so- Puglia, Università, Ordini professionali e luzioni. Oltre a questi due, poi, si aggiunge non solo. Ma anche tutte quelle realtà con Formedil Puglia ed altri Enti di formazione consolidate conoscenze in ambito comunicativo, tecnologico e apaccreditati e riconosciuti sul plicativo, che opereranno in territorio nazionale ed este- In buona sostanza, come collaborazione con attività ro al fine di esprimere garan- spiega Pierluigi Fanghella, imprenditoriali, al fine di zia sia sul piano qualitativo fondatore dell’esperienza farsi conoscere da un nudei prodotti formativi sia su di Tekneco, si tratta di un soggetto per la formazione mero sempre maggiore di quello di un’offerta basata e l’alta formazione, in addetti ai lavori, attuando sulle reali esigenze del terri- particolare nella modalità scambi e aggiornamenti cotorio. Ancorata ai fabbisogni FAD e/o e-learning, legate stanti tra i vari protagonisti». occupazionali del tessuto all’efficienza energetica, «Individueremo – concluproduttivo capace di offrire in genere, e alle fonti de – nuovi percorsi al fine di requisiti di qualità anche in energetiche rinnovabili. informare e formare tutti gli termini di strutture e attrezzature e una certificazione delle qualifiche operatori dei diversi settori, e utilizzeremo professionali che si andranno a conseguire. i mezzi più aggiornati per diffondere conIn buona sostanza, come spiega Pierluigi tenuti e saperi». Infine, una curiosità. La scelta del nome Fanghella, fondatore dell’esperienza di Tekneco, si tratta di un soggetto per la for- Téknedu proviene dalla parola greca τέχνη mazione e l’alta formazione, in particolare (techne), che sta per tecnica nel senso di nella modalità FAD e/o e-learning, legate perizia, abilità, saper fare, e da “educazioall’efficienza energetica, in genere, e alle ne”, dal latino “educere”, condurre fuori, trarre forma di apprendimento. ◆ fonti energetiche rinnovabili. L’attenzione è perciò prestata a numerose categorie professionali: progettisti, impiantisti, dirigenti tecnici e laureati e diplomati tecnici. Ed è rivolta sia alle imprese private che alle pubbliche amministrazioni e alle loro strutture tecniche. LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: Learn different è un po’ lo slogan con cui www.tekneco.it/1309


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Tekneco Numero 13 | 2013

Edilizia Bio

News londra

Solare a concentrazione inatteso

calabria

Antisismico d’annata Una rete in legno per proteggersi dai terremoti

Un grattacielo dalle proprietà sorprendenti Risparmio energetico e rinnovabili, involontarie però. Questo, in sintesi, l’approccio che si potrebbe applicare al grattacielo che sorge al numero 20 di Fenchurch Street a Londra. La forma di “Walkie Talkie”, così hanno soprannominato l’edificio i londinesi in attesa di una denominazione ufficiale, è quella di una superficie convessa in grado, grazie alla superficie vetrata utilizzata come rivestimento per aumentare l’efficienza energetica, di focalizzare i raggi solari a terra come un vero e proprio impianto a concentrazione. Unico problema è che nei punti dove, per un paio d’ore al giorno, si concentra il flusso solare, non è presente un motore Stirling, o un tubo concentratore, ma parcheggi e pedoni. A fare le spese di questo sistema a rinnovabili involontario, infatti, è stato l’automobilista Martin Lindsay, che ha dichiarato alla Bbc di aver trovato la parte anteriore della propria Jaguar vistosamente deformata, con il classico Giaguaro addirittura sciolto. Gli ingegneri responsabili dell’edificio hanno ammesso le ragioni dell’automobilista e sono alla ricerca di soluzioni, mentre nel frattempo è stata vietata la sosta nei punti dove si focalizzano i raggi solari. SF

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Le abitazioni antisismiche per l’Italia sono una novità, nonostante l’elevato grado di sismicità del nostro territorio, ma erano conosciute già nell’antichità. Il primo regolamento che imponeva delle norme per la costruzione antisismica, infatti, fu imposto dai Borboni dopo il terremoto del 1783 che distrusse, con 30mila vittime, la Calabria meridionale. Il codice prescriveva la realizzazione di una sorta di rete in legno all’interno delle murature, sistema che dimostrò la sua efficacia con i terremoti del 1905 e del 1908, sempre in Calabria, durante i quali gli edifici realizzati secondo questi criteri riportarono danni molto minori rispetto ad altri e, soprattutto, non crollarono completamente, cosa fondamentale per ridurre drasticamente il numero delle vittime. A dimostrazione di ciò, c’è il palazzo del Vescovo di Mileto che, nonostante lo stato d’abbandono in cui versa, gli oltre 200 anni di storia e i vari terremoti che ha subito, non presenta cedimenti strutturali. Proprio la resistenza di questo edificio ha indotto l’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ivalsa) di San Michele all’Adige, in provincia di Trento, a realizzare una parete identica a quella del palazzo e a sottoporla, con la collaborazione del Dipartimento

di Scienza della Terra dell’Università della Calabria (Unical), a una serie di prove. «Per le prove - spiega Ario Ceccotti, direttore di Ivalsa e responsabile scientifico del progetto insieme a Raffaele Zinno dell’ateneo calabrese - abbiamo imposto alla sezione una serie di spostamenti alternati nelle due direzioni via via crescenti, così da simulare il comportamento alle azioni sismiche, anche le più importanti, della parete intelaiata». La parete si è comportata ottimamente sul fronte antisismico, con una buona duttilità garantita dal riempimento interno dei telai, accompagnata da qualche piccola espulsione di muratura, mentre i telai in legno non sono stati minimamente danneggiati. Ora, l’obiettivo dei ricercatori è quello di migliorare la tecnologia dei Borboni, specialmente sul fronte delle connessioni del legno e su quello della posa in opera e proporne l’applicazione nell’edilizia moderna. SF

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Hoval UltraSol: il collettore solare termico performante ed elegante

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Energia alternativa Troppi venti soffiano contro lo sviluppo dell’eolico italiano Dopo un 2012 positivo, il comparto va verso numeri ridotti

Conviene investire nell’eolico italiano Parla Alessandro Mancino, Head of Wind Power Division South West Europe di Siemens Energy

Un eolico sempre più grande è pronto a nuovi record Le aziende italiane hanno un peso limitato a monte della filiera industriale

Il futuro dell’eolico è sul mare Numerosi progetti sono in ballo in tutta Europa, con la Gran Bretagna a fare da apripista

Le fabbriche del vento non piacciono a tutti Criminalità organizzata e impatto naturalistico alimentano i dubbi degli ambientalisti

PROGETTO Il Csp Made in Italy che funziona a sali fusi Diventà realtà l’idea di Carlo Rubbia per il solare termodinamico

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Energia alternativa

Troppi venti soffiano contro lo sviluppo dell’eolico italiano Dopo un 2012 sostanzialmente positivo, il comparto va verso numeri ridotti rispetto al passato, per effetto dell’entrata in vigore del nuovo regime d’incentivazione. Pesa anche il tema degli oneri di dispacciamento

di Gianluigi Torchiani

L’

eolico italiano assomiglia a quel famoso bicchiere pieno d’acqua per metà, che non si sa mai se definirlo mezzo pieno o mezzo vuoto. In effetti è difficile trarre un giudizio certo e univoco sull’avanzata di questa fonte rinnovabile nel nostro Paese: indubbiamente il mercato eolico nazionale ha registrato, negli ultimi anni, un buon livello di crescita che ha portato a installare mediamente 1 GW di nuova potenza all’anno. In particolare, nel 2012 l’Italia è risultata il terzo mercato europeo per installazioni in Europa, con 1.273 MW di nuova potenza che hanno portato la capacità cumulata a 8.144 MW, per una produzione elettrica che ha permesso il risparmio di oltre 15 milioni di barili di petrolio ed evitato l’emissione di circa 9 milioni di tonnellate di CO₂. I livelli di crescita, però, sono ben lontani da quelli a cui abbiamo assistito per il fotovoltaico, arrivato a quota 17 GW. Per quanto riguardo il volume d’affari del comparto, secondo l’analisi dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, si è senz’altro assistito a un incremento negli ultimi anni, con un valore massimo di 4 miliardi di euro raggiunto proprio nel 2012 grazie al record di nuova potenza entrata in esercizio. Poco meno del 50% del valore è stato generato nell’area di business di gestione

degli impianti, mentre della restante metà 2012. Nel 2013, invece, il mercato ha decisa2/3 sono da imputarsi alla produzione di mente frenato per via del nuovo sistema, aerogeneratori. Generalmente, però, negli tanto che nella prima asta non è stata colultimi anni, la marginalità è andata contra- locata l’intera capacità disponibile. Quella endosi, tanto che i profitti restano ancora attuale si sta chiudendo in questi giorni elevati soltanto nella fase di gestione degli (fine luglio 2013, ndr) e non sappiamo ancoimpianti, anche se la scelta del sito condi- ra come sia andata, ma non ci aspettiamo importanti risultati. Quel che ziona fortemente anche qui è certo è che la nuova normail livello medio di redditivi- L’introduzione delle aste tiva ha contingentato la potà. Anche il buon andamento per l’eolico va inquadrata dell’anno passato, a ben ve- nella politica complessiva tenza incentivata possibile». In effetti, dall’inizio dell’anno dere, non sembra essere del di rallentamento delle rinnovabili nel nostro le modalità di incentivazione tutto positivo e le prospettive Paese, considerato che della produzione di energia per il futuro non sono certo nel settore elettrico elettrica da impianti eolici rosee. In particolare il nuovo c’è stato un grande e sono stabilite dal DM 6 luglio sistema di incentivi e la deli- accelerato sviluppo negli 2012, una riforma contestabera sugli oneri di dispaccia- anni passati tissima dalle associazioni di mento, secondo la principacategoria. Come noto, questo le associazione di categoria, l’Anev, costituiscono i principali ostacoli decreto, entrato in vigore a gennaio 2013, ha allo sviluppo del comparto che, potenzial- disciplinato le modalità di sostegno di tutta mente, potrebbe creare da qui al 2020, 65 l’energia elettrica rinnovabile non fotovolmila posti di lavoro, raggiungendo i 16.200 taica che, complessivamente, non potrà suMW di impianti eolici installati, ossia il perare il valore di 5,8 miliardi di euro annui doppio rispetto a oggi. «L’eolico italiano nel (oggi siamo a 4,22 miliardi di euro, di cui ol2012 è cresciuto molto – spiega Alessandro tre un miliardo destinato all’eolico). Gli inMarangoni, ceo di Althesys - in buona parte centivi sono riconosciuti sulla produzione per effetto del cambio nelle politiche degli di energia elettrica netta immessa in rete incentivi: c’è stata una corsa per godere del dall’impianto; l’elettricità autoconsumata, vecchio regime in scadenza al 31 dicembre perciò, non ha diritto al sussidio. Rispetto al


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Installazione di un impianto eolico (Foto: PAC 2, Flickr)

passato, oltre che su un robusto taglio delle tariffe incentivanti (intorno al -10%), il nuovo sistema si basa su un complicato sistema di Registri (per gli impianti tra i 60 kW e i 5 MW) e aste al ribasso (oltre 5 MW), che rende incerta l’effettiva possibilità di sostegno

8.144 MW ▶ la capacità cumulata dell’eolico in Italia nel 2012

pubblico. Sotto i 60 kW, invece, l’accesso agli incentivi è diretto. Le tariffe si ridurranno del 2% all’anno a partire dal 2014, fatte salve le eccezioni previste nel caso di mancato raggiungimento dell’80% della potenza del contingente annuo previsto per i registri e per le aste. Complessivamente, dunque, nel 2013 la potenza incentivata sarà pari a 532 MW, meno della metà rispetto a quella del 2012. Difficile tracciare, a oggi, un quadro sulla riuscita del meccanismo, potendo contare soltanto sui risultati del bando di gennaio, il primo previsto: in questo caso si è assistito a uno sforamento del limite del

contingente per gli impianti a registro, con progetti per oltre 3 volte la potenza disponibile. Per le aste di impianti onshore, invece, è stato richiesto solo l’88% della potenza disponibile, mentre le offshore sono andate deserte (poco più del 4% della potenza prevista). Questi numeri stanno a significare, probabilmente, che gli operatori tendono a presentare all’asta solo i progetti pronti. Inoltre, le ingenti garanzie (per partecipare all’asta è richiesto il 5% del totale dell’investimento tramite fidejussione bancaria) hanno senz’altro precluso la possibilità di iscriversi a numerosissimi soggetti. All’asta di


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Energia alternativa

gennaio sono comunque mancati alcuni grandi operatori che, per ragioni strategiche o per dinamiche interne, hanno deciso di non partecipare, o i grandi gruppi stranieri che hanno scelto una tattica attendista. «In molti Paesi, non solo europei – spiega Marangoni - si sono diffusi sistemi ad aste per lo sviluppo dell’eolico. Chiaramente l’obiettivo primario di questi meccanismi è ridurre il costo dell’incentivazione, ma la definizione a priori dei contingenti disponibili senza dubbio limita lo sviluppo delle fonti pulite. L’introduzione delle aste per l’eolico va poi inquadrata nella politica complessiva di rallentamento delle rinnovabili nel nostro Paese, considerato che nel settore elettrico c’è stato un grande e accelerato sviluppo negli anni passati». Un effetto positivo del nuovo meccanismo è la riduzione delle tariffe, intrinseca al meccanismo ad asta, che impone di selezionare e privilegiare solo i siti con elevate ventosità. Tutto questo, secondo il ceo di Althesys, è favorito dal fatto che l’eolico è già praticamente in grid parity: « Anche in Italia, in siti con una buona ventosità, siamo in una condizione di competitività con le fonti convenzionali. Però gli impianti che sono oggi allacciati alla rete vengono realizzati con tecnologia acquistata ai prezzi degli anni passati e, quindi, per il momento, è difficile fare a meno degli incentivi. Ma, data la diminuzione progressiva dei costi della tecnologia, è lecito aspettarsi una discesa delle remunerazioni complessive stabilite delle aste».

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Altro tema destinato a influenzare notevolmente lo sviluppo futuro dell’eolico è quello relativo agli oneri di sbilanciamento. Dall’inizio dell’anno, infatti, chi produce elettricità con le fonti rinnovabili deve pagare i cosiddetti “costi di sbilanciamento”, ossia il fenomeno di turbativa della immissione di elettricità in rete dovuto alle oscillazioni della produzione da energie pulite, che hanno la priorità di dispacciamento. Tra l’altro la modalità prevista in Italia diverge da quella presente negli altri Paesi europei; ad esempio, è proibito il pooling degli impianti, che permetterebbe ai produttori di energie rinnovabili di aggregare portafogli di diverse tecnologie e relativi a impianti localizzati in specifiche aree, così da definire congiuntamente i programmi di immissione e gli sbilanciamenti. Il provvedimento dell’Aeeg non è mai piaciuto, ovviamente, agli operatori dell’eolico, che hanno denunciato la non applicabilità della delibera a una fonte non

Installazione di un impianto eolico (Foto: PAC 2, Flickr)

prevedibile e discontinua come l’energia del vento. Una sentenza del Tar della Lombardia dello scorso 26 giugno ha però annullato la delibera dell’Aeeg (che ha già annunciato ricorso), riconoscendo che «lo sbilanciamento viene a gravare economicamente sul produttore eolico non in considerazione della

-10% ▶ il taglio delle tariffe incentivanti rispetto al passato

sua incapacità di previsione di immissione dell’energia nella rete, ma sulla base dei caratteri propri della fonte stessa. In questo modo l’Autorità introduce surrettiziamente una forma di penalizzazione che è in contrasto con il favor riconosciuto dall’ordinamento alla produzione da fonte rinnovabile non programmabile, qual è l’eolico». Il tema, secondo Marangoni, va visto nella sua complessità: «L’eolico ha senza dubbio avuto delle difficoltà in questo senso, anche perché è stato sviluppato in aree dove l’infrastruttura di rete non era delle migliori. Dunque lo sbilanciamento è un tema che esiste ma che va visto nel suo complesso: l’intermittenza di


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Gli incentivi 2013 [MW]

2014 [MW]

2015 [MW]

Eolico onshore

500

500

500

Eolico offshore

650

0

0

Contigenti di potenza da mettere ad asta

Idroelettrico

50

0

0

Geotermoelettrico

40

0

0

Biomasse tipologia a, b, d

120

0

0

Biomasse tipologia c

350

0

0

Lo sviluppo dell’eolico italiano MW 1500 1200

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900 600 300 0 2004

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2014

2015

Fonte: Elaborazione su dati Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano

particolare in Basilicata. «Il minieolico era considerato fino a poco tempo fa non economico – spiega il responsabile di Althesys -, mentre ora, a determinate condizioni, può essere interessante, anche se ha una logica di diffusione completamente diversa dal fotovoltaico, sia per una questione di tecnologia, che di aree dove può esserci la risorsa. Il pannelUn sotto settore dell’ener- il minieolico, anche lo solare, infatti, seppure con gia del vento che va piutto- se è un investimento rese diverse, può essere instalsto bene, però, esiste: stiamo decisamente meno lato sia sul tetto di una casa a parlando del mini eolico, che impegnativo rispetto all’eolico tradizionale, Milano che di una in Sicilia. nel corso del 2012 ha registra- può essere realizzato Invece il minieolico, anche to un balzo delle installazioni, soltanto in presenza di se è un investimento decisacon nuovi impianti per cir- giusti livelli di ventosità e mente meno impegnativo rica 7 MW che hanno portato di un territorio adeguato, spetto all’eolico tradizionale, la potenza totale installata non può essere certo può essere realizzato soltana oltre 20 MW. Le regioni del collocato sopra i tetti di un’abitazione to in presenza di giusti livelli Sud, in particolare, hanno di ventosità e di un territorio fatto registrare un installato complessivo pari al 70% del totale (Puglia adeguato, non può essere certo collocato so7,3 MW, Basilicata 5,6 MW, e Campania 4,1 pra i tetti di una abitazione. In prospettiva MW) e anche nel 2013, secondo le prime sti- ci potrà essere un miglioramento tecnome preliminari, il trend sembra positivo, in logico e, dato l’attuale assetto tariffario, è eolico e solare crea certamente dei problemi, ma in prospettiva queste fonti potranno persino assicurare un contributo alla stabilità del sistema elettrico. Grazie all’evoluzione tecnologica (mi riferisco in particolare ai sistemi di accumulo), infatti, in futuro il problema sarà sempre meno importante».

prevedibile un buon sviluppo del minieolico in Italia». Data però la situazione complessiva del comparto, le aziende italiane che negli scorsi anni avevano investito nello sviluppo dell’eolico nella Penisola stanno oggi volgendo lo sguardo altrove. «Quello che sta succedendo è che buona parte degli investimenti sta andando all’estero. Nel 2012 i dati del nostro Irex Annual Report dicono che, sostanzialmente, metà degli investimenti totali delle aziende nazionali delle rinnovabili sono stati fatti all’estero, per un ammontare in crescita del 50% rispetto all’anno precedente. Il dato fa riferimento alle fonti pulite nel loro complesso, però, in realtà, la gran parte di queste risorse si dirige proprio verso l’eolico, in Paesi europei o nei mercati emergenti», conclude Marangoni. ◆

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Energia alternativa

Conviene investire nell’eolico italiano Parla Alessandro Mancino, Head of Wind Power Division South West Europe di Siemens Energy.

di Gianluigi Torchiani

Riservato agli abbonati. eolico italiano, a detta delle asso- Finora la divisione Transmission ha instal- ventosità medio-bassa, con la conseguente Vuoi sapere come riceverlo? ciazioni di categoria, non gode di lato circa 3,5 GW di sottostazioni e connes- necessità di turbine efficienti che sfruttino un buono stato di salute né di pro- sioni di parchi eolici e ha oggi circa il 60% in pieno l’energia del sito, che abbiano il miwww.tekneco.it/ricevi-tekneco spettive positive, a causa del siste- delle quote di mercato nel segmento sotto- nore impatto possibile in termini acustici

L’

ma di incentivazione entrato in vigore a inizio 2013. Del tutto diverso è invece il parere di uno dei big mondiali dell’energia del vento, che vede buone possibilità per il settore nel suo complesso, come racconta a Tekneco Alessandro Mancino, Head of Wind Power Division South West Europe di Siemens Energy.

Quali sono le attività di Siemens Italia nell’eolico italiano? Si tratta di un mercato importante per voi? Siemens presidia il mercato eolico italiano sin dalla sua nascita, attorno al 1997. In particolare, con la divisione Energy Transmission, la nostra società si è da sempre occupata della connessione elettrica dei parchi eolici, diventando un riferimento a livello globale in questo specifico segmento di mercato grazie anche all’eccellente offerta di supporto alla vendita. Dal 2004 Siemens è attiva a livello mondiale anche nella generazione di energia da fonte eolica (con l’acquisizione di Bonus, una delle storiche realtà eoliche mondiali) e dal 2007 fornisce anche in Italia turbine di alta gamma, a elevata efficienza e con tecnologia innovativa. Quanti MW di turbine avete sinora commercializzato nel nostro Paese?

stazioni, anche grazie a importanti accordi quadro con l’operatore di rete, Terna. Le attività di Service, Operation and Maintenance di Siemens gestiscono attualmente circa 1,5 GW dei parchi eolici, avvalendosi del supporto delle più recenti tecnologie di monitoring da remoto. A livello di generazione abbiamo installato meno di 200 MW - tra i quali gli ultimi connessi lo scorso dicembre 2012. È inoltre stato firmato uno dei maggiori accordi quadro con un’utility italiana per l’installazione di un importante numero di turbine eoliche a livello mondiale tra il 2011 e il 2014.

Chi sono i vostri clienti? Principalmente utilities, ma anche Ipp (Independent Power Produce) o partner industriali. In ogni caso si tratta di solide realtà orientate alla visione di lungo periodo e al valore aggiunto che un partner come Siemens offre a livello tecnologico e di affidabilità. Quali aree del Paese ritenete più promettenti per un ulteriore sviluppo dell’eolico? Esistono diverse regioni molto promettenti, prima fra tutte la Basilicata. La maggior parte dei siti italiani presenta ormai una

e che siano le più affidabili possibili. In tal senso Siemens ha lanciato la nuova turbina SWT 3.0-113 Direct Drive, efficiente a basse

Il nuovo regime d’incentivazione ha riportato il mercato in un’ottica industriale di lungo periodo, favorendo la creazione di partnership e l’ottimizzazione di progetti

Alessandro Mancino


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Sono stati fatti grandi progressi, ma non ci siamo ancora. La grid parity è più vicina in quelle aree del mondo ad alta ventosità e dove è possibile installare turbine capaci di estrarre la massima energia dal vento. Un sostegno allo sviluppo dell’eolico è quindi ancora assolutamente necessario e, ovviamente, la grid parity deve essere un successo di sistema e non solamente imputabile ai produttori di turbine. L’offshore eolico è una realtà nei Paesi del Nord ma in Italia è sostanzialmente bloccato. Credete ancora sia possibile uno sviluppo? In Italia la fonte eolica offshore non ha le caratteristiche del nord Europa, ma le diverse iniziative attualmente in fase di sviluppo, sponsorizzate da importanti player anche internazionali, dimostrano che ci possono essere delle buone opportunità. Siemens sta seguendo con molta attenzione queste attività fornendo anche il proprio contributo in termini di competenza tecnica ed esperienza. Non si può quindi affermare che l’offshore eolico sia bloccato in Italia, in quanto esiste un incentivo valido per 25 anni, così come un contingente di 650 MW previsto dal Governo. Occorre però la volontà di realizzare queste iniziative – confrontabili a delle grandi opere - da parte delle autorità e da tutte le parti che hanno potere decisionale in tal senso, visti anche i benefici in termini occupazionali ed economici che questi progetti apporterebbero, sia a livello nazionale che locale.

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco Alessandro Mancino, Head of Wind Power Division South West Europe di Siemens Energy.

ventosità, affidabile e tra le più silenziose al momento sul mercato nella sua categoria. Basti pensare che le nuove turbine Direct Drive possiedono circa il 50% in meno di pezzi rotanti rispetto a prodotti simili con moltiplicatore di giri e pesano 10 tonnellate in meno. Siamo fiduciosi che questa possa essere la giusta tecnologia per il mercato italiano.

migliorare tutti gli aspetti legati alle incertezze tecniche del sistema attuale delle aste –frutto anche del transitorio fra vecchio e nuovo schema di incentivo. In secondo luogo bisogna iniziare già oggi a lavorare sul futuro del sistema (in particolare dal 2016 al 2020), così da continuare a sviluppare progetti e mantenere vivo un settore molto importante anche per l’economia italiana.

Come valutate il nuovo sistema d’incentivazione entrato in vigore a inizio 2013? È un sistema che ha ridato credibilità al mercato, permettendo a investitori e al credito internazionale, fino ad oggi reticenti, di valutare opportunità anche nel nostro Paese. Il nuovo regime d’incentivazione ha riportato il mercato in un’ottica industriale di lungo periodo, favorendo la creazione di partnership e l’ottimizzazione di progetti. Tutti, Governo e operatori, dobbiamo ora lavorare su due fronti: innanzitutto occorre

Dal punto di vista imprenditoriale, oggi, è conveniente investire nell’eolico italiano? Sicuramente sì, quando sito e turbina costituiscono una combinazione efficiente in termini di Lec (Levelized Energy Cost). Infatti non è più vero che ogni configurazione turbina - sito generi ritorni accettabili. In tal senso il sistema italiano si è avvicinato molto alla realtà europea. Quando l’eolico potrà raggiungere la grid parity? E in Italia?

Come affrontate il problema dell’accettabilità sociale dell’eolico? Bisogna premettere che l’energia è una risorsa fondamentale per l’umanità e che non è possibile generare energia senza ottenere alcun impatto ambientale. Credo che le energie rinnovabili siano assolutamente quelle a impatto inferiore – in particolare l’eolico è la fonte a minore costo per unità di energia prodotta. I produttori di turbine continuano comunque a investire al fine di minimizzare l’impatto a partire dalla riduzione della rumorosità e dall’utilizzo di materiali meno inquinanti e riciclabili. ◆

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Energia alternativa

SCENARIO GLOBALE

Un eolico sempre più grande è pronto a nuovi record di Gianluigi Torchiani

Le aziende italiane, secondo l’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, hanno un peso limitato nella parte a monte della filiera industriale

L’

eolico è una fonte in buono stato di salute a livello mondiale: secondo i dati raccolti dalla World Wind Energy Association (Wwea) il 2012 è stato un altro anno record per questa tecnologia. Così, se a fine 2002 erano connessi alla rete appena 31 GW di potenza eolica totale con un mercato annuo da circa 7 GW, nel 2012 l’installato totale ha invece superato i 282 GW (9 volte tanto), con un livello di installazioni annuali pari a 44,6 GW (+12% rispetto al 2011). La crescita annuale del 2012 è stata meno travolgente rispetto a quella record degli scorsi anni, ma resta il fatto che l’energia del vento è in grado di attirare investimenti per 60 miliardi di euro l’anno e, soprattutto, di generare energia elettrica eolica per complessivi 580 TWh, pari al 3% del fabbisogno mondiale di elettricità. La presenza delle turbine interessa ormai 100 Paesi al mondo, con l’Islanda che nel 2012 è diventata la centesima nazione. Più nel dettaglio, come spiega Riccardo Terruzzi, ricercatore presso l’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, «I Paesi di riferimento per nuova potenza installata nel 2012 sono Cina e Stati Uniti, che hanno connesso alla rete circa 13 GW di nuova potenza ciascuno; segue a distanza l’India che ha aggiunto 2,5 GW. Asia e Nord America sono le aree in cui si è installato di più – rispettivamente 36,3 e 31,3% della nuova potenza totale installata – seguite

dall’Europa, con il 27,5% delle nuove installazioni e dall’America Latina, 31,3%. I tassi di crescita più elevati si sono però registrati in Sud America e in Europa dell’Est, dove si è assistito a un vero e proprio boom: in Romania i nuovi impianti sono cresciuti del 130%, in Ucraina e Argentina attorno al 80%; anche il Brasile ha registrato un mercato in forte espansione, con un aumento del 75%. In Europa nel 2012 sono stati installati 12,7 GW di nuova potenza rispetto agli 8,6 GW del 2011, tanto che la potenza eolica totale è cresciuta del 13%, passando da 94 a 107 GW. Il mercato più grande resta quello tedesco, con 2,4 nuovi GW. Segue la Gran Bretagna con 1,9 GW, mentre Italia, Spagna, Svezia, Romania e Francia hanno installato in media circa 1 GW di nuova potenza per Paese. La previsione della Wwea è che già nel 2016 si superi la soglia dei 500 GW di potenza cumulativa installata su scala globale, per arrivare poi a 1.000 GW al 2020». Quella dell’eolico, insomma, è per il momento una storia di successo, che movimenta grandi numeri e investimenti su scala globale, destinati a diventare ancora più importanti nel prossimo futuro. Non è un caso, dunque, che la filiera eolica globale sia caratterizzata da grandi player con posizioni di mercato consolidate: di fatto la produzione industriale è in mano a dieci colossi internazionali che, complessivamente, controllano circa il 70% del mercato mondiale. In particolare, se si analizzano i principali produttori di aerogeneratori, si può notare come provengono da quei Paesi in cui il l’eolico è particolarmente maturo o in forte crescita, per effetto della presenza di importanti politiche di sostegno volute dai governi locali e per le dimensioni del mercato interno. In Europa, ad esempio, la produzione delle turbine è concentrata in pochi Paesi, ossia Germania, Spagna, Danimarca. Accanto a queste realtà affermate, capaci di esportare i propri prodotti su scala globale, si è assistito, negli ultimi anni alla nascita

di società che si sono concentrate innanzitutto nel soddisfare la crescente domanda del mercato locale. È il caso dell’India e della Cina, le due nazioni con il più rapido tasso di crescita, dove si è assistito alla nascita e al consolidamento di un’industria nazionale specializzata nel settore eolico. Dunque, la filiera industriale è tutt’altro che immobile: proprio nel 2012, è stata caratterizzata dalla presenza rivoluzionaria di un tandem al vertice della classifica di vendita. Difatti General Electric, la multinazionale americana attiva in tantissimi segmenti dell’energia, ha venduto l’11,8% delle turbine globali, ossia tante quante Vestas, la società danese per anni regina incontrastata dell’eolico, ma da tempo in grandi difficoltà finanziarie. L’apparentamento in testa è stato determinato soprattutto dall’andamento record del mercato nordamericano (spinto a sua volta da scadenze temporali del sistema d’incentivazione a stelle e strisce), che rappresenta più del 96% del giro d’affari per Ge nel settore eolico. Dietro la coppia c’è un nome molto noto, la multinazionale Siemens (con una quota del 10%) che, come la tedesca Enercon (7,2%), punta molte delle sue carte per il futuro sullo sviluppo dei grandi progetti offshore nel Mare del Nord. Altro big europeo è Gamesa, società spagnola, sino a pochi anni fa numero due del mercato, nel 2012 scesa in sesta posizione (6,4%) e coinvolta in un complicato processo di ristrutturazione. Nella top 10 mondiale ci sono anche quattro aziende cinesi (Goldwind Guodian United Power, Sinovel e Sewind) che sono però retrocesse nelle ultime posizioni per effetto della decrescita del mercato interno della Repubblica popolare (-18% nel 2012), che rappresenta di fatto l’unico sbocco per le turbine di questi produttori. Nel 2013, però, secondo una stima di Bloomberg New Energy Finance, il mercato degli Stati Uniti diminuirà drasticamente, mentre la Cina si stabilizzerà e recupererà. Tutto questo


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Evoluzione potenza eolica globale

Mondo

Europa

MW

300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

Fonte: World Wind Energy Association, 2013

dovrebbe aiutare i produttori asiatici a guadagnare quote di mercato mondiale a scapito dei loro concorrenti occidentali. Delle imprese italiane, invece, c’è oggettivamente poca traccia. «Il made in Italy appare in difficoltà in questi stadi a monte della filiera, in cui l’innovazione tecnologica ha un ruolo preponderante. La necessità di ingenti investimenti in asset materiali, la sempre più pressante competizione sui costi, determinata anche dal peso crescente dell’industria cinese, costituiscono forti barriere all’ingresso, e fanno sì che il mercato nazionale sia sostanzialmente appannaggio dei big del settore mondiale. Le vendite degli aerogeneratori installati nel Belpaese sono infatti appannaggio delle grandi imprese straniere, europee in primis, che hanno sviluppato e commercializzato per prime le tecnologie di base, su tutte Vestas, Gamesa, Enercon e REpower», spiega il ricercatore del Politecnico di Milano. Più frammentato, ovviamente, è il controllo dei parchi di generazione eolica su scala globale: in totale, i primi 20 proprietari detengono 108 GW di centrali nel mondo, ossia quasi il 40% della potenza eolica installata (280 GW). Di questi, nove sono europei, otto sono cinesi e tre sono americani: in testa c’è la cinese Guodian Corporation, che nel 2012 ha

1,6% ▶ I parchi eolici installati nel mondo da Enel

superato la spagnola Iberdrola (13,7 GW contro 13,3 GW). Il divario è destinato a crescere ulteriormente, perché Guodian ha in cantiere ancora molti progetti, mentre Iberdrola sta dismettendo parte dei propri asset. Da segnalare, al nono posto, la presenza di Enel, che detiene l’1,6% dei parchi eolici installati nel mondo. In vista dello sviluppo futuro di cui abbiamo parlato in precedenza, la ricerca e sviluppo nel settore eolico è attivissima: la principale tendenza è quella dell’aumento delle dimensioni delle macchine, in modo da accrescere la quantità di elettricità prodotta e avvicinare ancora di più il settore alla grid parity. Al momento le più importanti imprese costruttrici hanno già sviluppato le prime macchine da 5-6 MW (sino a 130 metri di diametro rotorico), pensate soprattutto per i grandi parchi offshore, ma il prossimo passo sarà la realizzazione di aerogeneratori da 10 MW. L’eolico offshore, in effetti, già oggi attrae molti investimenti in R&D e in generale si installano turbine sempre più potenti in parchi eolici marini sempre più grandi: la taglia media degli aerogeneratori offshore installati nel 2012 è arrivata a 4 MW, mentre quella dei parchi è arrivata a 271 MW (era di 199 MW nel 2011). Considerato il peso che l’eolico marino è destinato ad assumere nello sviluppo di questa tecnologia, buona parte della ricerca è destinata proprio all’ottimizzazione dei metodi di progettazione per le installazioni offshore, ad esempio per realizzare macchine con ridotti requisiti di esercizio e manutenzione. Ci si aspetta che nei prossimi anni cresca anche la distanza media dalla costa, ora di 29 km e la

profondità dei fondali, attualmente di circa 22 metri. Questa innovazione rappresenterebbe una nota positiva per il nostro Paese, che possiede gran parte delle risorse eoliche in aree con fondali profondi. Altre linee di sviluppo tecnologico, segnalate dall’Enea, sono un miglioramento dei sistemi di controllo, l’applicazione dei superconduttori per migliorare peso ed efficienza dei generatori elettrici e l’introduzione di tecnologie avanzate di integrazione nella rete elettrica. Su quest’ultimo punto, spiega Terruzzi, «Occorre considerare che l’energia eolica ha una natura di non prevedibilità che causa, come è facile intuire, squilibri e complessità gestionali per un sistema elettrico che è stato progettato e realizzato coerentemente con le caratteristiche e i requisiti di un modello di generazione centralizzata. Per risolvere queste complessità, diventa fondamentale attuare un’evoluzione del sistema in grado di consentire l’integrazione delle azioni di tutti gli utenti connessi alla rete, al fine di permettere la fruizione dell’energia elettrica in modo efficiente, sostenibile e sicuro. Questo percorso verso il raggiungimento del paradigma della “Smart Grid” richiede che le diverse fasi del sistema elettrico si dotino di funzionalità “intelligenti”. Questa transizione è essenziale per permettere, non solo all’eolico, ma anche alle altre fonti rinnovabili, un corretto e duraturo sviluppo». ◆

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TECNOLOGIA

Il futuro dell’eolico è sul mare

Numerosi progetti sono in ballo in tutta Europa, con la Gran Bretagna a fare da apripista. In Italia è ancora tutto (quasi) fermo

di Gianluigi Torchiani

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ualche decina di milioni di anni fa gli antenati dei cetacei decisero di avventurarsi in mare e da lì iniziò la storia di una delle famiglie animali più affascinanti del pianeta. Una simile evoluzione potrebbe riguardare anche l’eolico, il cui futuro è destinato a essere prevalentemente sul mare. Le ragioni di questa svolta sono prevalentemente di carattere tecnico ed economico: innanzitutto, sulla superficie di mari e oceani i venti non trovano ostacoli e soffiano con velocità superiori e con maggiore costanza. Il posizionamento offshore delle grandi wind farm potenzialmente risolve anche la maggior parte dei problemi di impatto estetico e acustico, poiché le torri sono situate oltre la linea dell’orizzonte visibile, ad almeno 3 km dalla costa, e anche i rischi ambientali legati al pericolo costituito dalle torri per gli uccelli, rapaci e migratori in particolare, sono molto più limitati. Le centrali in mare rappresentano poi, in linea teorica, una soluzione ideale per quei Paesi densamente popolati e con forte impegno del territorio che si trovano vicino al mare. Gli impianti offshore dovrebbero essere, quindi, secondo la maggior parte degli esperti del settore, il vero futuro dell’energia eolica, sia in termini

ambientali che di potenziale produttivo. In farm al mondo, London Array. Anche i dati effetti oggi nel mondo ci sono in costruzio- relativi ai primi 6 mesi del 2013 diffusi ne oltre 100 GW di centrali eoliche offshore, dall’Ewea, l’associazione europea dell’eolico, con investimenti in programma per svariati confermano questo scenario: nel primo semiliardi di euro. Attualmente, però, le spese mestre dell’anno si è installato oltre 1 GW di di realizzazione e manutenzione delle wind potenza eolica offshore, pari a circa il dopfarm marine restano molto più elevate di pio rispetto allo stesso periodo del 2012. Più quelle onshore, a causa dei costi di trasporto precisamente, sono state aggiunte 277 nuove dei materiali, delle difficoltà costruttive, dei turbine in mare, per 1.045 MW di potenza. problemi di ancoraggio delle torri al fondale Principalmente si tratta di turbine entrate in funzione nel Regno Unito, e per la corrosione delle acque salate sulle strutture; dunque Le ragioni di questa svolta che ha connesso 146 turbine per 514 MW di nuova potenza, la produttività, ossia la ven- sono prevalentemente un dato in gran parte imputatosità, deve essere a maggior di carattere tecnico ed bile proprio a London Array. ragione elevata e costante. economico: innanzitutto, sulla superficie di mari e Per questo motivo lo svilup- oceani i venti non trovano Altri 98 aerogeneratori per una potenza di 353 MW sono po dell’offshore è soprattutto ostacoli e soffiano con stati installati in Danimarca, concentrato nel Nord dell’Eu- velocità superiori e con mentre la Germania ha conropa, ossia la regione dove maggiore costanza. nesso 21 turbine per 105 MW questo parametro è migliore; il Regno Unito, in particolare, è senza dub- di potenza. La potenza cumulata dell’eolico bio il Paese leader in questa tecnologia, con offshore europeo (che rappresenta la quasi 21 GW previsti entro il 2020. Inoltre, i mega totalità di quello mondiale) è così arrivata a progetti offshore britannici, a differenza 6 GW, distribuiti in 58 parchi nelle acque di di quelli tedeschi, che per ora rimangono 10 Paesi; altri 21 parchi, per una potenza di soltanto sulla carta, sono decisamente più 5,7 GW, sono in fase di realizzazione (a fine 2012 si contavano permessi concessi per 18,4 operativi. Nei mesi scorsi, ad esempio, è entrata defi- GW di potenza e piani per 140 GW). In Italia, nitivamente in funzione la maggiore wind come noto, l’eolico offshore è tra le vittime


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21 GW

▶ La potenza prevista entro il 2020 dal Regno Unito, il Paese leader in questa tecnologia

Eolico in mare anche per l’Italia? Può essere: nei mesi scorsi il Governo ha autorizzato un progetto, contestato dai locali, da 136 MW al largo del Canale di Sicilia

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco principali della sindrome Nimby, tanto che si contano persino leggi come quelle della Regione Sardegna che vietano la costruzione di qualsiasi pala marina, a prescindere da analisi di fattibilità economica e paesaggistica. Eppure, considerato che per questa tecnologia il costo delle fondazioni marine, delle linee elettriche subacquee e delle operazioni d’installazione/rimozione incide per circa il 50% su quello dell’intero impianto, il suo sviluppo potrebbe creare delle importanti opportunità per l’industria italiana dei cantieri navali e dell’offshore petrolifero, in questo momento sicuramente in affanno. Certo, la potenza del vento che spira lungo le nostre coste non è sicuramente paragonabile a quella dei Mari del nord, però, secondo il Wind energy report 2012 del Politecnico di Milano, l’Italia avrebbe un potenziale di circa 10 GW di installato. Più realisticamente il Governo si è posto l’obiettivo di arrivare all’installazione in Italia di 650 MW di capacità eolica installata entro il biennio 2015-2016. Lo strumento per raggiungere questo target è rappresentato dal sistema di incentivazione valido per l’energia del vento, che prevede una quota di MW riservata alla tecnologia marina, ma l’esito della prima asta è stato

(prevedibilmente) disastroso, tanto che nessun operatore ha presentato domande di incentivi. Qualcosa, però, anche se piuttosto lentamente, sembra muoversi: nei mesi scorsi il Governo ha autorizzato, tra l’opposizione della popolazione locale, un progetto da 136 MW al largo del Canale di Sicilia che, infatti, è già dato per acquisito dall’Ewea per il 2013-2014 e potrebbe contribuire per il 4% al totale delle nuove installazioni offshore europee previste per il prossimo biennio. Anche su questa opera, nonostante la Valutazione d’impatto ambientale positiva, pesa però l’ombra dei ricorsi al Tar. Ad alimentare la sindrome Nimby c’è l’incertezza sulle reali capacità di produzione dell’offshore italiano, che alimenta i sospetti di tentativi speculativi. Il progetto Powered, finanziato dall’Ue con quattro milioni di euro, nasce proprio con l’intenzione di fare chiarezza su questo delicato punto. Lo scopo principale dell’iniziativa è, infatti, quello di stilare delle linee guida per la realizzazione di parchi eolici offshore nel mare Adriatico, compatibili con la politica di pianificazione e conservazione ambientale; il traguardo finale è quello di definire le caratteristiche per un progetto di rete di connessione elettrica sottomarina che agevoli gli

scambi di energia fra i diversi Paesi dell’area Adriatica. Il raggiungimento di questi ambiziosi obiettivi passa per lo studio delle risorse eoliche del bacino, grazie all’installazione di una rete di stazioni meteorologiche costiere e di almeno una di tipo marino. Lo scorso febbraio Powered ha mosso il primo passo operativo con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del bando per l’acquisto e l’installazione di nove torri (8 torri da 45 metri e una da 100 metri di altezza), dotate di anemometri su diversi piani. Una volta operative, queste strutture dovrebbero permettere di migliorare e qualificare al meglio la mappa del vento dell’Adriatico, nonché implementare un sistema di previsione meteorologica di breve durata (a 2448 ore) utile alla stima della produzione di energia elettrica di parchi eolici offshore. ◆

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Progetto

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Il Csp Made in Italy che funziona a sali fusi realizzato da Archimede Solar Energy

A Massa Martana, nei pressi di Perugia, diventà realtà l’idea del Nobel Carlo Rubbia. «Lo scopo di questa centrale solare termodinamica – spiega Gianluigi Angelantoni, presidente di Archimede Solar Energy – non è commerciale ma è quello di promuovere l’economia, la bancabilità e l’affidabilità degli impianti di energia solare a parabola».

I dati del progetto UMBRIA Perugia

di Gianluigi Torchiani

Lo scorso 3 luglio 2013 Archimede Solar Energy e Chiyoda Corporation hanno inaugurato la più avanzata centrale solare a energia solare concentrata (Csp, Concentrated Solar Power). L’impianto,infatti, rappresenta il primo impianto dimostrativo al mondo funzionante con la tecnologia dei sali fusi (frutto di una intuizione del premio Nobel Carlo Rubbia) ed è situato nell’area industriale e produttiva di Massa Martana (Perugia). Attualmente gli impianti commerciali Csp a specchi parabolici (oltre 2 GW installati nel mondo) usano olio diatermico come mezzo di trasferimento del calore, permettendo un funzionamento sino a una temperatura di 400 °C, il che limita l’efficienza complessiva del ciclo vapore. La nuova centrale dimostrativa, di 600 metri di lunghezza, dotata di 5 ore di stoccaggio di energia termica, funzionerà, invece, utilizzando i sali fusi, a temperature di oltre i 550 °C, per produrre vapore con continuità di esercizio, cioè giorno e notte. Da un punto di vista tecnico, questo tipo di tecnologia concentra la luce solare, utilizzando specchi parabolici, su una stringa di tubi ricevitori che contengono un fluido (i sali fusi) impiegato come mezzo di trasferimento del calore, per poi produrre il vapore necessario a muovere le turbine generatrici di energia. La scelta di utilizzare i sali fusi quale fluido termo-vettore comporta, non solo un aumento dell’efficienza degli impianti, grazie a una temperatura operativa maggiore, ma garantisce, attraverso l’accumulo termico, la dispacciabilità, ossia la possibilità di modulare l’erogazione dell’energia raccolta. In particolare, i sali fusi scorrono all’interno dei tubi sui quali viene concentrata dagli specchi parabolici l’energia solare. La temperatura dei sali varia tra i 290 e i 550 gradi centigradi; inizialmente sul tubo gli specchi

concentrano i raggi solari moltiplicando per 80 volte la loro intensità. Il fluido, arrivato a 550 gradi, viene poi accumulato in un deposito isolato termicamente dall’esterno. Dal deposito ad alta temperatura i sali sono inviati alla centrale elettrica dove riscaldano il vapore che consente di azionare la turbina del generatore di elettricità. In questo processo i sali si raffreddano fino a 290 gradi, per poi finire in un altro deposito, detto a bassa temperatura. Da qui sono dirottati nei tubi riscaldati dagli specchi parabolici, così da permettere la ripartenza del processo. Oltre a garantire il ciclo a temperature più elevate, i sali fusi operano come unico fluido sia per l’assorbimento di calore che per l’accumulo termico, semplificando la struttura dell’impianto; rispetto alle centrali che funzionano a olio, un impianto come quello di Massa Martana utilizza anche un serbatoio termico più piccolo. «Lo scopo di questa centrale solare termodinamica non è commerciale – ha dichiarato il presidente di Archimede Solar Energy, Gianluigi Angelantoni - ma è quello di promuovere l’economia, la bancabilità e l’affidabilità degli impianti di energia solare a parabola. Si tratta, infatti, di una tecnologia innovativa che ha bisogno di essere provata affinché gli investitori possano avere la garanzia del suo corretto funzionamento, per poter poi finanziare la costruzione di altre centrali a scopi commerciali».

Massa Martana

Ubicazione Massa Martana (Perugia) COMMITTENTe Archimede Solar Energy Anno di realizzazione 2012 TIPOLOGIA Impianto solare termodinamico a sali fusi POTENZA 1 MW Contatti Archimede Solar Energy Villa San Faustino 06056 - Massa Martana (PG) – Italia

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Energia alternativa

Le fabbriche del vento non piacciono a tutti L’infiltrazione della criminalità organizzata preoccupa l’opinione pubblica, mentre l’impatto su avifauna e paesaggio alimenta i dubbi degli ambientalisti

di Gianluigi Torchiani

L

e fonti rinnovabili sono generalmente ben accettate dall’opinione pubblica perché capaci di produrre energia verde. L’eccezione, però, è rappresentata dall’eolico, che spacca in due il fronte ambientalista tra favorevoli e contrari: nei mesi scorsi un gruppo di associazioni (tra cui Amici della Terra e Italia Nostra) ha persino presentato un appello dal netto messaggio “Ancora eolico? No grazie”, per chiedere lo stop al sostegno statale all’energia del vento. Più in generale, le accuse contro questa tecnologia sono svariate: quella più ricorrente, alle nostre latitudini, è che l’eolico sia un affare d’oro per la criminalità organizzata, soprattutto al Sud. Numerose indagini giudiziarie, in effetti, hanno coinvolto il comparto: secondo quanto segnala un recente monitoraggio effettuato dal Cnel relativo al periodo gennaio 2007- aprile 2011, le inchieste relative ai parchi eolici sono state 17, con 14 Procure impegnate e 126 ordinanze di custodia cautelare emesse. Eppure, afferma il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, non esiste una relazione diretta e ineludibile tra Meridione, criminalità organizzata ed energia del vento, anche se si deve senza dubbio riflettere sul rischio, soprattutto

alla luce del “controllo ambientale” eserci- euro l’anno). La presenza di questi sussidi, tato dalla criminalità organizzata. I proble- anche se oggi meno costosi rispetto al pasmi, avverte il Cnel, possono scaturire dalla sato, ha sicuramente comportato, in alcuni concentrazione degli impianti in superfici casi, l’avvio di progetti a soli fini speculatirelativamente ridotte, dall’elevato costo re- vi, ossia in zone poco ventose, tanto che esializzativo, nonché dalla scarsa esperienza e stono impianti allacciati alla rete che nel limitata dotazione di personale degli uffici corso di un anno solare hanno segnato zero ore di produzione enertecnici chiamati a dare i getica. La questione su permessi. Altra polemica Eppure, afferma il Consiglio cui i detrattori dell’eolico ricorrente è quella relati- nazionale dell’economia e del insistono maggiormenva all’impatto delle pale lavoro, non esiste una relazione eoliche sull’avifauna: diretta e ineludibile tra Meridione, te, ultimamente, è però criminalità organizzata ed energia un’altra: dati questi periuna parte degli ecologisti del vento, anche se si deve senza coli e aspetti problematiè convinta che le collisio- dubbio riflettere sul rischio, ni siano inevitabili e co- soprattutto alla luce del “controllo ci, il gioco vale davvero la candela? L’eolico nei pristituiscano una fonte di ambientale” esercitato dalla mi sei mesi del 2013 ha pericolo soprattutto per criminalità organizzata coperto circa il 6,5% della i grandi veleggiatori, i rapaci, le gru, le cicogne, che sarebbero anche produzione elettrica netta nazionale e, per disorientati dalla presenza degli impian- quanti progressi possa ancora fare, è diffiti. Ovviamente è possibile rintracciare in cile immaginare che possa assicurare in rete moltissimi documenti che insistono tempi brevi un contributo determinante e sull’impatto minimo dell’eolico sul tasso di maggioritario al fabbisogno nazionale. Non mortalità dell’avifauna, ma il dibattito sul solo: essendo una fonte intermittente e, dunque, producendo solo in presenza della tema è quantomeno aperto. Altra nota dolente è quella relativa al pa- disponibilità della risorsa stessa (così come esaggio: in molti, a cominciare anche da il fotovoltaico), le centrali eoliche non peralcuni presidenti di Regione e di Provincia, mettono neppure di smantellare le centrali sono convinti che la presenza delle torri eo- elettriche da fonti fossili che, anzi, devono liche sia incompatibile con l’ambiente na- restare in funzione per mantenere in equiturale e storico tipico del nostro Paese, tan- librio il sistema elettrico. ◆ to che si è assistito un po’ in tutta Italia a un proliferare di divieti e ordinanze. Infine, c’è il classico refrain che riguarda un po’ tutte le rinnovabili: il costo degli incentivi, considerato che lo sviluppo di questa fonte, sinora, è stato pagato dalla bolletta elet- LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: trica degli italiani (con circa 1,1 miliardi di www.tekneco.it/1318

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6,5% ▶ La percentuale di produzione elettrica netta nazionale coperta dall’eolico nei primi sei mesi del 2013


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foto: zbunchofpants, flickr

Tekneco Numero 13 | 2013

Sfalci e potature dei giardini Riservato agli abbonati. servono per il compostaggio Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco

Il Consorzio italiano compostatori sottolinea: l’utilizzo a fini energetici sarebbe contro le normative europee e gli interessi ambientali del Paese

I

l complesso mondo delle biomasse si presta a un’ampia varietà di possibili utilizzi, non soltanto quello energetico: il legname dei boschi può essere impiegato, ad esempio, nelle industrie del mobile o nell’edilizia, tanto che in passato i produttori di energia da biomasse agroforestali hanno più volte lamentato la scarsità di materia prima. Un problema oggi parzialmente risolto, grazie a una maggiore acquisizione di scarti dalla manutenzione forestale, ma un altro fronte resta aperto, quello della destinazione d’uso dei resti degli sfalci e delle potature dei giardini pubblici e privati, che gli operatori del settore (tra cui Fiper) chiedono di poter impiegare a fini energetici. Attualmente questa possibilità non esiste ancora: le normative in vigore prevedono che per gli scarti organici da manutenzione del verde pubblico e

privato debba applicarsi la normativa sui rifiuti, come peraltro indicano le direttive europee. Il Governo, in realtà, nell’estate 2012, sembrava essere andato nella direzione indicata da Fiper, con il Dm del 6 luglio 2012, ma l’emanazione del decreto che dia il via libera definitivo alla valorizzazione energetica dei sottoprodotti a tutt’oggi (settembre 2013) non è ancora arrivato. Favorevole al mantenimento dello status quo è invece il Cic, il Consorzio italiano compostatori, secondo cui un provvedimento di questo tipo rischia di nuocere profondamente al settore del compostaggio. Quest’ultimo è una tecnica attraverso la quale viene controllato, accelerato e migliorato il processo naturale a cui va incontro qualsiasi sostanza organica per effetto della flora microbica naturalmente presente nell’ambiente. Si ottiene così il compost, un prodotto biologicamente stabile ricco di humus, adatto ai più svariati impieghi agronomici, dal florovivaismo alle colture praticate in pieno campo. Il rifiuto verde dei giardini privati e pubblici è considerato dal Cic come fondamentale per il compostaggio: dunque, il via libera al loro impiego a fini energetici, sottolinea il Cic, comporterebbe una “pesante compromissione di un consolidato sistema di gestione dei rifiuti urbani efficiente, sostenibile e virtuoso, oltre che la penalizzazione

di un sistema di gestione esente da qualsiasi contributo pubblico, a vantaggio di un sistema di gestione che si regge sugli incentivi”. Altri rischi sottolineati sono l’aumento dei costi ambientali dovuti al trasporto, poiché le centrali a biomasse sono considerate poche e disomogenee sul territorio, mentre gli impianti di compostaggio sono diffusi in modo capillare. Senza contare la diminuzione dei benefici nella lotta alla riduzione dell’effetto serra, poiché con il compost si porta carbonio al suolo. Insomma, secondo il Cic le proposte di modifica del Codice Ambientale per autorizzare l’impiego energetico degli sfalci e delle potature sono da respingere, in quanto non sarebbero garantiti gli obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e delle risorse, oltre che gli interessi particolari del settore compostaggio. Senza dimenticare la direttiva comunitaria 2008/98/Ce: secondo il Consorzio, una normativa nazionale favorevole all’uso energetico sarebbe palesemente in contraddizione con la fonte europea e avvierebbe probabilmente una procedura d’infrazione, l’ennesima in materia ambientale per il nostro Paese. ◆ gt LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: www.tekneco.it/1319


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Energia alternativa

News PROGETTI

Desertec entra ufficialmente in crisi La spaccatura tra i promotori dell’iniziativa rischia di affossare il sogno di rifornire l’Europa con l’energia prodotta sfruttando l’irraggiamento dei deserti africani

di Gianluigi Torchiani

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? el mondo dell’energia si legge spes- nordafricano è il solare a concentrazione (il www.tekneco.it/ricevi-tekneco so di progetti dai numeri strato- cosiddetto Concentrated solar power, Csp)

N

sferici, capaci di assicurare il fabbisogno energetico di migliaia di persone se non di milioni. Non a caso si è utilizzata l’espressione “si legge”: molto spesso, infatti, queste iniziative restano soltanto sulla carta e dei kWh promessi non se ne vede neppure l’ombra, neanche a distanza di anni. Questa fine ingloriosa incombe anche su Desertec, probabilmente il progetto energetico più noto del Pianeta, che si propone di sfruttare i vasti e disabitati spazi desertici dell’Africa sahariana per produrre elettricità da convogliare poi verso l’Europa. Un’idea che è sembrata per anni a tutti (politici e giornalisti compresi) la classica idea win-win: le popolazioni locali avrebbero potuto contare su investimenti e ricadute miliardarie per le proprie economie, mentre i Paesi europei avrebbero ottenuto quantitativi di energia pulita (in buona parte non intermittente) difficilmente producibili sul suolo del Vecchio Continente. Addirittura, secondo le previsioni della fondazione che sostiene il mega progetto Desertec, entro il 2050 l’energia solare dal Sahara settentrionale avrebbe potuto soddisfare circa il 15/20% del fabbisogno europeo di energia elettrica e una porzione significativa della domanda di elettricità locale nei Paesi del Nord Africa. La tecnologia produttiva alla base del progetto

che, a differenza del fotovoltaico, può garantire una produzione elettrica per 24 ore al giorno. Molte altre fonti, comunque, erano chiamate a offrire un contributo importante, tra cui eolico e fotovoltaico, mentre le reti di nuova generazione avrebbero dovuto giocare un ruolo decisivo per la trasmissione a lunga distanza dell’elettricità prodotta. Il condizionale, però, è ormai d’obbligo: già nel 2012, che sarebbe dovuto essere l’anno decisivo per i primi passi concreti di Desertec, il progetto ha invece mostrato evidenti segni di difficoltà, con l’abbandono di gruppi industriali del calibro di Bosch e Siemens. L’addio è fondamentalmente legato alla congiuntura economica complessiva, che ha reso difficile l’investimento in un’operazione come Desertec, che chiaramente può garantire ritorni finanziari solo a lunghissimo termine. Anche l’onda lunga di instabilità provocata dalla Primavera Araba non ha aiutato certo un’iniziativa di questo tipo, che ha un fortissimo bisogno di sostegno politico. Sostegno che ha negato la Spagna, che a fine 2012 - per ragioni tecniche ed economiche - ha rinviato la firma del protocollo che avrebbe dovuto dare il via libera all’assorbimento dell’elettricità prodotta dalla prima centrale operativa del progetto, un impianto termodinamico realizzato in Marocco. Un ulteriore colpo è

stato assestato a Desertec dall’Ue, che ha tagliato il budget previsto per il finanziamento delle infrastrutture di rete. Dopo tutti questi problemi, a fine giugno 2013 è avvenuto il colpo di scena che secondo gli osservatori mette in crisi la fattibilità stessa dell’iniziativa. La fondazione Desertec (l’anima civile del progetto, che comprende scienziati, politici, economisti) ha abbandonato il consorzio Dii (Desertec Industrial Initiative), che raggruppa le società industriali, tra cui Eon, Rwe, Deutsche Bank, Saint Gobain e le italiane Enel e Terna. I motivi della rottura a tutt’oggi restano poco chiari: secondo il comunicato ufficiale diffuso dalla Desertec Foundation, la decisione è stata presa a causa di non meglio precisate controversie insanabili tra i due enti in materia di strategie future e per “lo stile manageriale” dei vertici di Dii. «Desertec Foundation - ha dichiarato nei giorni della rottura il direttore Thiemo Gropp - sottolinea esplicitamente la sua comprensione per le sfide che il consorzio industriale deve affrontare. È sempre stato chiaro che la nostra idea di produrre energia


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elettrica dai deserti non è mai stato un com- l’aria che tira non sembra buona, seconpito facile. I dipendenti della Dii hanno con- do quanto si legge in un articolo piuttosto tribuito enormemente alla transizione glo- duro pubblicato nelle scorse settimane da bale verso le energie rinnovabili. Tuttavia, Süddeutsche Zeitung. Secondo il quotidiadopo molti mesi, caratterizzati da innume- no bavarese, dall’esperienza travagliata di revoli discussioni, abbiamo dovuto conclu- Desertec si possono già oggi ricavare una dere che la Fondazione ha bisogno di preser- serie di importanti lezioni per il futuro. La vare la sua indipendenza. Questo è il motivo più importante è che gli ingegneri, i manaper cui Dii e Desertec Foundation andranno ger e gli scienziati non possono sostituire per strade separate, cosa che non esclude l’azione politica. « Indubbiamente - si legge la cooperazione futura». Apparentemente nell’articolo - è una tentazione guardare alla carta geografica del flemmatica è stata mondo o di un Paese la reazione ufficiale Già nel 2012, che sarebbe dovuto essere come a un semplidi Dii, che continua l’anno decisivo per i primi passi concreti ce foglio di carta a manifestare fidu- di Desertec, il progetto ha invece mostrato sul quale si possocia nel fatto che le evidenti segni di difficoltà, con l’abbandono di gruppi industriali del calibro di Bosch no tracciare linee a rinnovabili siano e Siemens piacere. Chiunque destinate a garantiabbia intenzione di re buona parte del fabbisogno della regione nordafricana nei concretizzare un simile grande progetto faprossimi decenni. Difficile, però, a questo rebbe tuttavia bene a pensare in primo luopunto, credere che tutto questo avverrà sot- go agli attori politici, ai loro interessi, alle to la cornice di un unico faraonico proget- frontiere e alle regioni. Sarebbe opportuno to coordinato. Anche in Germania, il Paese coinvolgere nel progetto i residenti locali e che ha più creduto e investito in Desertec, i vicini. Finché non si contattano tutti gli

interessati per sapere che cosa ne pensano o almeno per comunicare loro che cosa li aspetta, si corre il rischio di crearsi un potenziale nemico: e una manciata di nemici è sufficiente a far naufragare l’intero progetto. In Paesi in subbuglio come quelli dell’Africa del Nord i partner possono scomparire dall’oggi al domani ». Per questo motivo, insiste il giornale di Monaco, in campo energetico occorrerebbe dare la preferenza a progetti locali, decentrati e reversibili piuttosto che a grandi progetti centralizzati. Il dopo Desertec, insomma, appare già iniziato, anche se questo non significherà la fine dello sviluppo delle energie rinnovabili nel Nord Africa. ◆

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foto: masdar official, flickr

15/20%

▶ La percentuale di fabbisogno europeo di energia elettrica che sarebbe stata soddisfatta dal progetto Desertec


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Energia alternativa

News EUROPA

2012 negativo per il solare termico europeo I numeri sono negativi anche per l’Italia, che però rimane il secondo mercato del Vecchio Continente Il brusco calo del mercato tedesco ha trascinato verso il basso il mercato europeo del solare termico nel 2012, secondo quanto reso noto da Estif, l’Associazione europea di categoria. Il comparto negli ultimi dieci anni ha visto triplicare la capacità installata nel Vecchio Continente, tanto da raggiungere quota 28,3 GWth di pannelli installati (40,5 milioni di mq), per un fatturato complessivo di 2,4 miliardi di euro, che assicurano circa 32.000 posti di lavoro. Eppure, nonostante questi traguardi raggiunti, gli operatori del settore hanno avuto a che fare con un 2012 negativo: la nuova capacità installata è stata di circa 2,41 GWth, per un calo del 6,4% rispetto al 2011. A pesare sul dato complessivo è il rallentamento del mercato tedesco, che

rappresenta ancora quasi il 40% della capa- di vista tecnologico, nonostante le applicacità totale installata in Europa, ma nel 2012 è zioni residenziali rappresentino ancora la diminuito del 9,4%, con un installato annua- fetta più consistente del mercato europeo, le di 805 MWth (1,15 milioni di mq). Sono in- altri segmenti hanno fatto registrare numeri interessanti: gli impianvece in crescita la Polonia, ti di grandi dimensioni l’Ungheria e il Belgio, gra(superiori a 35 kWth) per il zie ai meccanismi di incenriscaldamento e il raffrescativazione che hanno sostemento delle utenze commercianuto adeguatamente le prime MWth li e i sistemi di teleriscaldamento fasi di sviluppo di questi mercahanno mostrato una crescita e uno ti. L’Italia, come la Spagna e l’Ausviluppo molto positivi. Per quanstria, ha presentato nel 2012 un calo to riguarda i mercati nazionali, è la rispetto all’anno precedente, con 241 Danimarca ad aver registrato le miglioMWth, pari a 330mila mq installati, un ri performance nel segmento dei grandi e dato lontano dai circa 500.000 metri quadri del 2010. Con un 10% del dato complessi- grandissimi impianti, con il 65% della capavo europeo,però, il nostro Paese si conferma cità totale installata in Europa. nel 2012 al secondo posto dopo la Germania e dovrebbe contare ora su un 2013 positivo, per effetto della spinta dell’Ecobonus e del Conto termico. Sorprendente, invece, la performance della Grecia che, dopo il forte calo del 2009, ha continuato una lenta risalita, confermata dal +6% del 2012, nonostante la LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: crisi economica ancora in atto. Da un punto www.tekneco.it/1321

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professionisti

Rinnovabili, il Governo scongiura il rischio esodati Sul delicato tema della formazione nelle rinnovabili, è stato definitivamente scongiurato il rischio esodati: il Decreto Legge n. 63 del 4 giugno 2013 ha di fatto riaperto le porte all’installazione di impianti a energie pulite anche per quelle migliaia di figure professionali che sarebbero state escluse dal Decreto 28/11. Questa normativa, come avevano denunciato le associazioni di categoria, avrebbe sostanzialmente impedito l’abilitazione ai responsabili tecnici delle imprese impiantistiche dotati di solo titolo di scuola dell’obbligo. Le modifiche apportate, invece, consentono la qualificazione automatica dei responsabili tecnici che, non in possesso di titolo di studio, si sono abilitati

grazie alla loro esperienza professionale. Il decreto, inoltre, proroga al 31 ottobre 2013 l’obbligo in capo alle Regioni e alle Province autonome di attivare un programma di formazione per gli installatori di impianti a fonti rinnovabili o di procedere al riconoscimento di fornitori di formazione, oltre a dare loro la possibilità di “riconoscere ai soggetti partecipanti ai corsi di formazione crediti formativi per i periodi di prestazione lavorativa e di collaborazione tecnica continuativa svolti presso imprese del settore”. LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: www.tekneco.it/1322


Ecologia 44 miliardi di motivi per viaggiare in bicicletta Cicloturismo: un giro d’affari di 44 miliardi di euro. E in Italia potrebbe valere 2,05 miliardi

Un nuovo ma antico mezzo di lavoro La bicicletta come mezzo di lavoro per le professioni del XXI secolo

Quando la passione aiuta a creare una nuova impresa La nascita di una nuova impresa ciclistica

La bicicletta come mezzo di tutti e per tutti Ciclofficine popolari, ovvero il mestiere di recuperare e offrire biciclette per tutti

PROGETTO Una strada leggera per pedalare da Torino a Venezia Da Torino a Venezia in bicicletta: il progetto Vento

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Ecologia

44 miliardi di motivi per viaggiare in bicicletta Secondo il Parlamento europeo nel 2012 l’impatto economico del cicloturismo ha raggiunto un un giro d’affari di 44 miliardi di euro. In Italia le stime parlano della possibilità di generare un reddito aggiuntivo per la nostra economia di 2,05 miliardi. Ma bisognerà attrezzarsi

di Veronica Caciagli

È guidando una bici che puoi conoscere meglio i contorni di un luogo, poiché sudi sulle salite e le discendi a ruota libera. In tal modo ricorderai come sono veramente, mentre con un’automobile solo un’elevata altura ti impressionerà e non avrai l’accurato ricordo del territorio che hai attraversato come quello ottenuto guidando con la bicicletta” Ernest Hemingway. Anche l’avventuriero Hemingway amava i

viaggi in bicicletta, magari attraversando i sentieri impervi della sua epoca: il cicloturismo era una prerogativa per pochi amatori, appassionati di bicicletta e di viaggi alla scoperta. Da allora il cicloturismo si è evoluto, diventando una vacanza alla portata di tutti, anche delle famiglie. Nell’Europa del centro-nord il cicloturismo è un tipo di turismo molto diffuso: non solo fa bene alla salute e all’ambiente, in quanto ad emissioni zero, ma anche all’occupazione, agli

investimenti e al reddito. Secondo lo studio “European Cycle Route Network EuroVelo”, condotto dalla Direzione Generale per le Politiche Interne del Parlamento Europeo nel 2012 l’impatto economico del cicloturismo è significativo: la stima è di 2.295 milioni di viaggi, per un giro d’affari di 44 miliardi di euro all’anno. Il numero di pernottamenti ammonta attualmente a 20,4 milioni, con 9 miliardi di euro spesi annualmente.


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44 mld ▶ Il giro d’affari in euro del cicloturismo

ospitalità

Dai Bett & Bike tedeschi agli Albergabici in Italia

A testimonianza del recente nuovo interesse, anche i dati sul cicloturismo sono ancora parziali e sono disponibili solo da alcuni anni: il cicloturismo non è registrato nelle statistiche Eurostat o in altre statistiche Anche le strutture ricettive possono ufficiali, per cui la stima del Parlamento contribuire a migliorare l’esperienza di europeo è stata fatta attraverso un modello viaggio del cicloturista, con alcuni semcon cui le diverse frazioni di flussi turistiplici accorgimenti: come, ad esempio, un ci sono state usate per stimare il valore e parcheggio con tettoia dove poter lasciare il volume del cicloturismo. La crescita del le biciclette, o un’officina attrezzata. Per turismo in bicicletta non è uguale in tutta agevolare il turista nel trovare ospitalità in Europa: il mercato è comunque in aumenalberghi amici della bicicletta, in Germania to ovunque, nonostante la crisi economica, l’Associazione Tedesca della Bicicletta ma il suo impatto è già significativo nei (Allgemeiner Deutscher Fahrrad-Club) ha Paesi dell’Europa centro-settentrionale, ideato la certificazione “Bett & Bike”: le l’Austria, il Belgio, la Danimarca, la Francia, strutture certificate sono di diverso tipo, la Germania, la Svizzera e l’Olanda, mentre variando da alberghi di alta categoria a alcuni Paesi, tra cui l’Italia, sono indietro piccoli bed & breakfast, ma tutti devono nello sviluppo delle infrastrutture che perpossedere i requisiti minimi di comfort per mettono ai viaggiatori un sereno cammino. il ciclista. Tra questi: Il requisito fondamentale per il viaggiatore —— la presenza di una piccola officina è, infatti, una strada continua, sicura e piaattrezzata per semplici riparazioni della cevole, con una chiara segnaletica stradale, bicicletta per un percorso di almeno 150-200 Km. La —— un luogo dove parcheggiare la bicicletFrancia è, attualmente, la più importanta in sicurezza te destinazione per i tour operator che si —— la possibilità di rimanere anche una sola occupano di cicloturismo, seguita dall’Aunotte stria, mentre la maggior parte dei ciclotu—— la possibilità di asciugare i vestiti risti vengono da Germania e Gran Bretagna. bagnati Tra gli impatti del cicloturismo, al primo posto troviamo le strutture ricettive: alcuni alberghi offrono dei servizi dedicati al cicloturista, come un’officina attrezzata comunicazione e promozione, anche attraper le riparazioni a disposizione dei clien- verso i canali web. Nella fase operativa, oltre ti, o informazioni (vedi box). Il reddito con- alle già citate strutture ricettive, l’impatto nesso al cicloturismo in realtà va ben oltre, maggiore sarà sulla ristorazione, sulle attiiniziando dalla fase di pianificazione del- vità di manutenzione e su tutti gli operatola rete turistica: la progettazione richiede ri del settore turistico: dall’ organizzazione il lavoro di architetti, ingegneri, designer e fruizione del viaggio (tour operator, guide turistiche, treni, traghete impiantisti; il coorditi, passaggi autostradali), namento, supervisione e ai servizi di promozione stipula di contratti dovrà La Francia è attualmente la più (punti di informazione, essere portata avanti dal importante destinazione per i promozione, sito web. settore amministrativo. tour operator che si occupano di Infine, per la sua natura Poi si avrà la fase di re- cicloturismo, seguita dall’Austria, mentre la maggior parte dei di turismo lento, viagalizzazione, con il coin- cicloturisti vengono da Germania giare in bicicletta rende volgimento di imprese e Gran Bretagna. il percorso turistico più edili, di impiantistica, di originale e con spazio illuminotecnica, di sicurezza, ITC; si dovranno installare nuovi all’iniziativa, “off the beaten track”; distriarredi stradali, per permettere un percor- buendo il turismo anche in zone fino a poso continuativo. Infine, si dovrà curare la chi anni prima poco sconosciute e verso

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—— materiale informativo sui percorsi ciclabili regionali, mappe, orari di bus e treni che accettano biciclette a bordo —— materiale informativo sulle escursioni giornaliere e le attrattive turistiche della zona —— la possibilità di una colazione sana al mattino Attualmente, sono oltre 5.400 le strutture ricettive certificate, con una crescita imponente rispetto alle sole 500 del 1995: l’elenco è facilmente consultabile sul sito web www.bettundbike.de. Anche in Italia la Federazione Italiana Amici della Bicicletta (FIAB) ha proposto un’iniziativa simile, con il riconoscimento di Albergabici: tutte le strutture possono registrarsi, compilando un questionario sui servizi per i cicloturisti. L’obiettivo è, quindi, non tanto quello di certificare, quanto più di sensibilizzare e offrire uno strumento di promozione nel mondo del cicloturismo. Le strutture che hanno aderito sono 1.890, disponibili sul sito web www.albergabici.it.

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beni culturali e ambientali non raggiunti precedentemente. Mappa europea del cicloturismo

La tratta ciclistica attualmente più frequentata è da Passau a Vienna: sono 320 km di percorso, che vedono circa 300.000 ciclisti all’anno, con picchi di 5.000 al giorno. Nel 2010 l’indotto è stato di quasi 72 milioni di euro all’anno, ovvero ben 225.000 euro per chilometro di ciclabile all’anno. Ancora più incoraggianti sono gli sviluppi per il ciclismo europeo, con il progetto EuroVelo: è la nuova rete di vie ciclabili gestita dalla European Cyclists Federation, che congiungerà i Paesi membri dell’Unione, fornendo ai viaggiatori dei comodi collegamenti ciclabili. Tra questi nuovi collegamenti, la nuova rotta Iron Curtain Trail (ICT), come la


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Ecologia

www.eurovelo.com Il sito di EuroVelo dove poter trovare tutte le informazioni sulle ciclabili europee

Le rotte EuroVelo in Italia

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco Cortina di Ferro ha diviso l’Europa per quasi cinquant’anni nel secolo scorso, così offrirà una via ciclabile continua dal mare di Barents al Mar Nero, attraversando e unendo 20 Paesi europei. Potrà portare a un ingresso addizionale di turisti proprio laddove la Cortina di Ferro ha reso in passato difficoltosi gli spostamenti di persone. Il potenziale di domanda generato dall’ICT è stimato in 1 milione di viaggi, con un ricavo di circa 521 milioni di euro annui. Cicloturismo Made in Italy

“Quando pedalerai in Italia, troverai buon cibo, buon vino e un buon caffè o un cappuccino ad accoglierti”, è scritto sulla pagina italiana del sito EuroVelo. Del totale di 70.000 Km europei, sono tre le ciclovie EuroVelo che attraversano l’Italia, per un totale di circa 6600 km. Due sono

370 km ▶ Le piste ciclabili attrezzate in Trentino

in direzione nord-sud, ovvero la EV5 Via attitudine e classificano la bicicletta come Romeo Francigena e la EV7 Sun Route; mezzo di trasporto capace di attirare inveun’altra in direzione ovest-est, la EV8 stimenti, occupazione e reddito: la stima Mediterranean Route. Sono già state inse- del reddito aggiuntivo generato dalle tratte rite nello studio di fattibilità di rete cicla- italiane di EuroVelo è di 2,05 miliardi (dati bile nazionale denominato BICITALIA, ela- del report “European Cycle Route Network borato dalla FIAB su incarico del Ministero EuroVelo” del Parlamento europeo), di cui dell’Ambiente, in attuazione della delibera 1,51 miliardi di pernottamenti. Al momento, però, in Italia ci sono CIPE n. 1 del 1° febbraio 2001 ancora poche infrastruttuche impegnava il Ministero Il motivo di questo vuoto re ciclistiche di media perdei Trasporti a dotarsi di un italico si può forse trovare correnza, tra cui quelle del piano nazionale di percorri- nelle politiche industriali sulle auto, oppure nel segno Trentino Alto Adige. Con la bilità ciclistica. di distinzione sociale che presenza di 370 Km di piste In realtà, attualmente, il ci- l’auto ha avuto per decenni. ciclabili attrezzate, chi vuocloturismo in Italia non è le organizzare la sua vacanancora organizzato a livelli di altri Stati europei: per alcuni andare in za in bicicletta in Trentino può contare su bicicletta sembra un semplice sport, oppu- una segnaletica verticale e orizzontale che re un passatempo adatto alle passeggiate permette di seguire agevolmente i tracciadomenicali. Il motivo di questo vuoto ita- ti e sapere la propria posizione, su percorlico si può forse trovare nelle politiche in- si dedicati alle biciclette e mantenuti in dustriali sulle auto, oppure nel segno di sicurezza. distinzione sociale che l’auto ha avuto per Inoltre, sono a disposizione dei cicloturisti i decenni. Fatto sta che in Italia è ancora dif- Bicigrill: dei punti di ristoro che mettono a ficile considerare l’utilizzo della bicicletta disposizione gratuitamente delle attrezzacome soluzione di trasporto al pari delle al- ture per piccole riparazioni della bicicletta tre. I numeri, in realtà, smentiscono questa e un kit di primo soccorso. Alcuni Bicigrill


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www.ciclabili.provincia.tn.it Il sito del Trentino Alto Adige dove poter trovare tutte le informazioni sulle ciclabili

La segnaletica EuroVelo in Europa

percorsi

Le ciclovie EuroVelo in Italia Via Romea Francigena: Riservato agli abbonati. —— EV5 Canterbury-Londra-Roma- Brindisi. tratto italiano è di circa 2300 km: Vuoi sapere come riceverlo? Ilviene dalla Svizzera, toccando 8 regioni: Lombardia, Emilia-Romagna, www.tekneco.it/ricevi-teknecoLiguria, Toscana, Lazio, Campania,

hanno anche aree gioco per i bambini. C’è anche un servizio di pianificazione del viaggio: basta andare sul sito www.ciclabili.provincia.tn.it. I risultati sono evidenti: secondo lo studio “Cicloturismo e cicloturisti in Trentino”, condotto dall’Osservatorio

Provinciale per il Turismo di Trento, l’impatto del settore è “importante e in continua crescita”: la sola pista ciclabile della Valle dell’Adige ha visto 310 mila passaggi nel 2009, generando ricadute economiche di quasi 1 milione di euro.

Basilicata, Puglia. Congiunge le città di Como, Milano, Pavia, Piacenza, Lucca, Siena, Roma, Benevento, Matera e Brindisi. —— EV7 The Sun Route: Capo NordMalta. Di circa 3000 km, viene dall’Austria e attraversa 11 regioni: Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia. Passa per le città di Bolzano, Trento, Mantova, Bologna, Firenze, Arezzo, Orvieto, Roma, Napoli, Salerno, Crotone, Catanzaro, Messina, Catania, Siracusa. Dalla Sicilia arriva via traghetto fino a Malta. —— EV8 The Mediterranean Route: Cadice/Gibilterra-Atene e Cipro. In Italia per circa 1300 km: viene dalla Francia, interessa 6 regioni: Liguria, Piemonte, Lombardia, EmiliaRomagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, proseguendo poi in Slovenia. Passa per le città di Ventimiglia, Cuneo, Torino, Pavia, Piacenza, Cremona, Mantova, Ferrara, Venezia, Grado e Trieste.


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Ecologia

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco Politiche per il cicloturismo

Le motivazioni dei cicloturisti risiedono in un mix di elementi, ma le motivazioni principali sono il contatto con la natura e l’opportunità di rilassarsi, rallentando rispetto alla vita di tutti i giorni. Perciò i cicloturisti hanno bisogno di strade apposite: di reti e dorsali ciclistiche, con una chiara segnaletica e la garanzia di sicurezza. Mentre dal punto di vista dell’Unione europea il cicloturismo si introduce perfettamente nelle politiche europee per la sostenibilità, ci sono ancora delle barriere allo sviluppo, come le difficoltà per il turista di interfacciarsi con modalità di trasporto intermodale ancora non sviluppato e pochi tour operator specializzati. Alcuni ciclisti iniziano il loro viaggio direttamente da casa, mentre molti utilizzano altri mezzi di trasporto per raggiungere il luogo di partenza: di solito

2,05 MLD ▶ il reddito aggiuntivo che può arrivare dalle tratte italiane di EuroVelo

lo spostamento primario avviene in treno, per cui per i ciclisti è fondamentale avere treni attrezzati. Trasportare la bicicletta sul treno ha un costo relativamente basso, ma non sempre è possibile e in alcuni casi non semplice. Il trasporto in treno è problematico dal punto di vista del cicloturista perché gli operatori ferroviari di diversi Paesi hanno degli approcci differenti al trasporto della bicicletta; inoltre, la maggior parte delle ferrovie non permette il trasporto di biciclette su treni di alta velocità. In Italia è possibile trasportare gratuitamente biciclette sul Frecciarossa, ma solo se smontate e inserite in una sacca delle dimensioni di 80x110x40: un’operazione che scoraggia i più; sui treni Italo è previsto che le biciclette siano smontate e riposte in una sacca, ma senza specificarne le dimensioni. Invece il numero di ciclisti che viaggia in pullman è molto esiguo, per la scomodità di dover impacchettare la bicicletta come per un viaggio in aereo per riporla nel portabagagli. Questa situazione sta lentamente cambiando: la francese TGV, la tedesca ICE e l’austriaca Railjet hanno adesso alcune linee con spazi adibiti al trasporto biciclette

e si sono impegnate ad aumentare la capacità trasportabile nei prossimi anni. Un altro mezzo di trasporto molto utilizzato è il traghetto, che potrebbe costituire un elemento importante nello sviluppo delle rete europea ciclabile. Dalla ricerca della Commissione è risultato che le compagnie dei traghetti hanno la capacità, e anche la volontà, di trasportare un alto numero di cicloturisti, ma che attualmente non propongono questa possibilità in modo attivo nelle iniziative promozionali, perdendo quindi un’opportunità di mercato. ◆

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www.progetto.vento.polimi.it Un nuovo progetto del Politecnico di Milano per un percorso ciclabile da Torino a Venezia seguendo il Po

foto: anne and tim, flickr

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La bicicletta come mezzo di trasporto leggero non è che il recupero di un’abitudine abbandonata alla fine degli anni Sessanta.


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Ecologia

La bicicletta, sempre più mezzo da lavoro La bicicletta, complice la crisi, riacquista un ruolo per lo svolgimento delle professioni del XXI secolo di Letizia Palmisano

foto: richard masoner

/ cyclelicious, flickr

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N

egli ultimi anni il crescente ritorno alle due ruote come mezzo di locomozione è andato in parallelo all”utilizzo sempre maggiore, della bici anche come strumento di lavoro, sia per scelte ecosostenibili che per ragioni di praticità e di risparmio economico. Da qualche anno, in Italia - mutuando gli esempi di New York, Tokyo, Londra e Parigi -, si vanno diffondendo i corrieri in bicicletta. Spesso, per motivi di lavoro o di natura privata, v’è necessità di ricorrere ai corrieri per

far consegnare in tempi celeri pacchi, documenti e quant’altro non si possa, o voglia, recapitare personalmente. Negli ultimi anni, in questo settore, le biciclette hanno iniziato a far concorrenza alle due ruote motorizzate. Normalmente gli alfieri in bici trasportano, con qualsiasi condizione metereologica, tutto ciò che possono recapitare i pony express a motore e - grazie alle “bici cargo” con pedane per pacchi oversize - possono trasportare colli di 50 kg. I costi, mediamente, sono quelli di mercato, variano a seconda della

distanza con possibilità di abbonamenti e la competitività dell’operazione è legata al non dover fare i conti con il caro benzina. In merito alle tempistiche - come ci hanno spiegato gli ecoalfieri romani di Eadessopedala - il calcolo riesce ad essere particolarmente preciso e normalmente viene assicurato il recapito entro un paio d’ore dalla chiamata, con la possibilità del supplemento “express” in sessanta minuti. Ciò è possibile anche grazie alla possibilità di sfruttare percorsi alternativi come parchi e vie ciclopedonali.


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www.eadessopedala.it Il sito di uno dei primi corrieri espressi esclusivamente su due ruote. La tendenza si sta diffondendo in tutto il mondo

Diverse “cargo bike” utilizzate per il trasporto e la consegna di prodotti

Secondo Eadessopedala, in una ipotetica sfida fra bici e moto all”interno dell’anello ferroviario capitolino, le prime avrebbero addirittura la meglio, mentre in periferia la gara sarebbe aperta. A Roma, tra gli esempi virtuosi delle due ruote, vi è inoltre la scelta di Zolle, cooperativa che porta a domicilio prodotti della campagna laziale come frutta, verdura, formaggi e carni. L’obiettivo - lanciato con lo slogan “si può fare” - è quello di coprire una quantità sempre maggiore di chilometri grazie alle due ruote. Secondo i dati 2012, un terzo delle “zolle” arrivano sullo zerbino grazie alle bici cargo. Tra i lavoratori con sellino e manubrio, negli ultimi anni vi sono i poliziotti municipali di alcune città. Le biciclette, infatti, sono più indicate, rispetto ai veicoli motorizzati, per percorrere parchi, isole pedonali o per strade particolarmente strette. L’andatura più lenta poi evita, a differenza degli automezzi a motore, che irregolarità e microcrimini passino inosservati, consentendo, inoltre, di affrontare al meglio eventuali inseguimenti di chi se la dia letteralmente a gambe. Particolarmente apprezzato dalle autorità comunali, anche il fatto che le bici non necessitino di particolare spazio per il parcheggio e siano un ottimo esempio di mobilità sostenibile, soprattutto in tempi di spending review. Complice anche la crisi e quindi la maggiore propensione ad allungare la vita degli oggetti quotidiani, una figura professionale da sempre legata alla bici che è stata riscoperta è quella dell’arrotino che, per mezzo dei pedali, non solo riesce a girare per la città in cerca di clienti, ma anche ad effettuare il proprio lavoro affilando forbici e coltelli. Se fino ad oggi, quindi, avete pensato che per dare una svolta al vostro lavoro potreste andarci in bici, perché non scegliere addirittura di cambiare il soffitto del vostro ufficio con il cielo, il vostro tavolo di lavoro con un manubrio e la vostra sedia con un sellino? ◆

foto: nick garrod, flickr

foto: kotomi_, flickr

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco

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Ecologia

Veronica Caciagli

Quando la passione fa nascere una nuova impresa Intervista a Rodolfo Borelli, Riservato agli abbonati. fondatore di Adding Solutions Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco Il vostro motto è “non vogliamo reinventare la ruota, vogliamo solo farla girare meglio”. Come è nato il progetto Adding Solutions? Naturalmente per caso, come quasi tutte le avventure migliori. Il progetto Adding Solutions è nato da un’esigenza specifica da ciclista e utilizzatore della bicicletta pieghevole Brompton. Questo tipo di bici si chiude in pochi secondi, fino a diventare di dimensioni ridotte, ma ha un piccolo difetto: una volta chiusa la bicicletta deve essere alzata per essere trasportata, con un peso di 8-10 chili. Questo è dovuto a ragioni costruttive, per cui il baricentro della bicicletta ripiegata non poggia in modo da permettere un trasporto semplice. Allora abbiamo provato a realizzare il prototipo di uno strumento aggiuntivo che ci potesse semplificare l’utilizzo della bici. È un asse a geometria variabile: installandolo, la bici ripiegata può poggiare sulle rotelline al centro dell’asse. È un kit semplice da aggiungere e che permette di trasportare la bici come un trolley: comodissimo in metropolitana. Lo abbiamo chiamato Eazy Going. Dopo aver realizzato il prototipo per noi stessi, alcuni amici ci hanno chiesto se potevamo produrne altri. Allora abbiamo pensato

che sicuramente anche altri ciclisti hanno le nostre stesse necessità, e c’è venuta l’idea di valorizzare la nostra capacità di fare questo e altri kit per biciclette.

in un anno, passando dallo 0,4% al 4% dei romani (“Rapporto 20-12, il punto sulla ciclabilità a Roma”, del Dipartimento Politiche Ambientali del Comune, ndr).

Avete trovato delle difficoltà nell’avviare una nuova azienda in questo periodo di crisi? Siamo partiti dal piccolo, ogni pezzo viene realizzato su richiesta, con una piccola scorta. Questa partenza lenta ci sta permettendo di costruire una prima rete di distributori territoriale e clienti, innanzitutto in Italia. In seguito, vorremmo anche esportare in altri Paesi europei: in primo luogo, dove le biciclette sono un mezzo di trasporto più utilizzato che da noi, come in Francia, Gran Bretagna e Germania. Nonostante la crisi, la domanda da parte dei clienti c’è, perché i nostri prodotti sono innovativi e il numero di ciclisti è in crescita. A Roma, per esempio, la ciclabilità stradale è praticamente inesistente, per cui i ciclisti si devono guadagnare la strada ogni giorno pedalando in mezzo alle macchine. Nonostante questo, i ciclisti sono in vertiginoso aumento, una crescita evidente sia sulle strade che nelle statistiche ufficiali: secondo una ricerca del Comune di Roma, il numero di ciclisti si è decuplicato

Quali sono le vostre prospettive per il futuro? Vorremmo essere un incubatore di nuove idee e occuparci di innovazione sulla bicicletta. Al momento lavoriamo innanzitutto alla produzione e alla realizzazione del primo componente, stiamo ancora imparando a essere imprenditori. Parallelamente stiamo sviluppando altri accessori per la bici pieghevole. L’obiettivo in realtà è più ampio: mettere insieme tutti i pezzi, i nostri pezzi, per creare una nostra bici pieghevole. La nostra speranza è che nei prossimi anni vengano attuate politiche più decise in favore della mobilità ciclistica: questo permetterebbe una crescita non solo nostra, ma di tutti gli operatori del settore ciclistico. ◆

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20-40 Ciclofficine Popolari: riunirsi intorno a una bici Intervista a Giuseppe Fiore, uno dei volontari della Ciclofficina Centrale di Roma.

di Veronica Caciagli

▶ Il prezzo delle bici in Ciclofficina

Dal punto di vista legale, quando si organizza un viaggio ci sono responsabilità gravose per gli organizzatori. Ciò non toglie che a volte dei Ciclonauti si organizzino per viaggiare insieme in bicicletta: anche quest’estate un gruppo ha autorganizzato un viaggio in Puglia, con diverse tappe. Purtroppo, sul cicloturismo, in Italia manca ancora un’esperienza, e soprattutto le strutture. Basti pensare che pochissimi alberghi a Roma hanno un posto dove far parcheggiare le biciclette, mentre magari hanno un parcheggio per le auto; verso il nord Italia la situazione è miglio-

Popolare, perché Riservato agli abbonati. identifica non perché non hanno la bici: a loro mettiaChe cos’è una Ciclofficina? Vuoi sapere come riceverlo? soltanto uno Fondamentale aggiungere l’aggettivo “po- mo a disposizione le biciclette che troviadove si polare”, perché identifica non soltanto uno mo dalla raccolta dei rifiuti ingombranti www.tekneco.it/ricevi-teknecospazio spazio dove si riparano biciclette, si costru- dell’Ama, (l’azienda municipale che si ocriparano biciclette, iscono, ci si incontra per mettere a disposi- cupa della raccolta dei rifiuti ingombranma anche un luogo zione attrezzi e fare lavori manuali, ma an- ti a Roma, ndr). Infatti, una volta al mese che un luogo dove scambiare conoscenze e l’Ama organizza dei punti di raccolta mobidove scambiare condividere esperienze e capacità. E anche li, di domenica nelle piazze. La gente butta conoscenze la passione di andare in bicicletta, sia in mobili, elettrodomestici e, abbiamo scopercittà che fuori. Perciò è un qualcosa in più to, molte biciclette, che venivano poi smale condividere rispetto a una semplice officina meccanica. tite come ferro. Abbiamo un accordo uffiesperienze e Ci sono Ciclofficine in tutta Europa e anche cioso con l’Ama, per cui noi prendiamo le negli Stati Uniti, ma il numero maggiore è biciclette prima che diventino rifiuto e le capacità in Italia. A Roma ci sono oltre una decina portiamo in Ciclofficina. di Ciclofficine; altre sono a Torino, Milano, Catania, Napoli e altre città. Il numero delle Ciclofficine e degli utenti è aumentato negli ultimi anni.

Come viene gestita una Ciclofficina? La Ciclofficina centrale è gestita dall’associazione Ciclonauti, in uno spazio dato in affitto dal Comune di Roma. È uno spazio aperto, nonostante ci sia il controllo da parte dell’associazione è accessibile a chiunque voglia venire a vedere come funziona la Ciclofficina o chi avesse bisogno di assistenza e consigli. Normalmente siamo aperti la sera, perché siamo tutti volontari. Ci sono dei meccanici di turno, che accolgono gli utenti e spiegano lo spazio: dove si trovano gli attrezzi, i pezzi di ricambio che servono, danno indicazioni su come riparare le bici. Altri invece, vengono da noi

Una parte delle biciclette vengono messe in una stanza e sono a disposizione di tutti: chi vuole una bici ne sceglie una, noi gli spieghiamo come ripararla e quando ha finito se la porta via, è sua. Alcune biciclette invece, vengono riparate dai meccanici della Ciclofficina, rimesse in funzione e vendute, due volte all’anno, in aste. In realtà non sono vere e proprie vendite, le bici vengono date per 20-40 euro, ma un gioco: le persone per avere la bicicletta devono dimostrare di volerla veramente, per cui devono gareggiare con gli altri, in gare di canto, poesia, ballo…

re. Purtroppo qua si segue ancora il vecchio paradigma secondo il quale l’auto è più importante, senza capire il valore anche in termini occupazionali a cui si rinuncia, a tutti i servizi collegati. Ad esempio, sulle piste ciclabili tedesche ci sono le officine meccaniche: lavori sicuri. È un treno che stiamo perdendo. ◆

Avete organizzato dei viaggi in bicicletta? Rientra negli obiettivi della nostra associazione, ma per ora non abbiamo mai organizzato dei viaggi ufficialmente: ci sono grosse difficoltà e richiede molto impegno.

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Ecologia Tullio Berlenghi

Ciclabili per legge Il quadro normativo fra limiti e potenzialità. Parla Tullio Berlenghi, giurista ambientale

A cura di Letizia Palmisano

Solo in alcune zone d’Italia la ciclabilità costituisce una reale opzione di locomozione. Al contrario, nel resto d’Europa, sono sempre più le città che investono in tale direzione e non solo in senso economico, ma anche con scelte volte a cambiare radicalmente la cultura cittadina. Per conoscere i limiti dell’attuale normativa italiana e quali misure andrebbero adottate, abbiamo intervistato Tullio Berlenghi, esperto normativo ed estensore di numerose proposte di legge in materia ambientale. Qual è l’attuale quadro normativo italiano in favore della ciclabilità? La legge 366/1998 racchiude i principi giuridici per lo sviluppo della mobilità ciclistica che spaziano dalle dotazioni infrastrutturali (quali le piste ciclabili e ciclopedonali) ai parcheggi attrezzati, dall’intermodalità con i mezzi di trasporto (ivi inclusa la promozione del trasporto della bicicletta al seguito) ad attività culturali ed educative, sino alla realizzazione e promozione di itinerari ciclabili turistici. Negli anni, però, detta norma ha trovato scarsa attuazione, anche per mancanza di risorse finanziarie a supporto. Negli ultimi anni in Parlamento non sono mancate le persone interessate alla mobilità sostenibile, tant’è che ad ogni legislatura si forma il gruppo interparlamentare sulla ciclomobilità con la presentazione di proposte volte a migliorare il quadro normativo e ad introdurre nuovi fondi. Solitamente, però, ogni iniziativa si è arenata, come accadde nel 2011 anche al disegno di legge dell’allora Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo. Se il quadro nazionale non è migliorato, quindi ci sono comunque state novità

significative negli ultimi anni? Un certo fermento si è registrato grazie all’operato di amministrazioni locali virtuose che, in alcuni casi, si muovono in questa direzione da diversi anni, mentre in altri, hanno iniziato da poco a infondere la cultura della ciclabilità. In Italia la città ciclabile per eccellenza è Ferrara, con una percentuale di spostamenti in bicicletta (30% circa) ai livelli di Copenaghen, simbolo urbano delle due ruote. Ci sono poi una serie di comuni culturalmente abituati ad usare la bicicletta, in particolar modo nel nord-est, ma coraggiosi tentativi di successo si stanno attuando anche al centro-sud, ad esempio, in Puglia. Spesso si sente ripetere che sono necessari interventi strutturali quali le piste ciclabili e incentivi all’acquisto di bici, magari a pedalata assistita... concorda che tali misure siano prioritarie? Ogni forma di incentivo alla mobilità sostenibile è ben accetta. In un periodo di crisi come quello attuale, sarebbe più opportuno incentivare l’uso della bici piuttosto che il suo acquisto. Ritengo quindi che sia prioritario adottare tutte quelle misure che consentano alle biciclette di “uscire” dai garage. Peraltro la realizzazione di infrastrutture come le piste ciclabili ha costi molto elevati , limiti tecnici ed esistono altre le soluzioni che potrebbero essere adottate addirittura a costo zero. Potrebbe farci qualche esempio? Misure che non richiedono investimenti di danaro, ma che sono molto efficaci, sono quelle che regolamentano le aperture

o chiusure delle strade e i limiti di velocità. Molte città stanno sperimentando con successo la riduzione a 30 km orari del limite nelle strade urbane, come ad esempio è avvenuto in una vasta area corrispondente al centro storico di Parigi, registrando ottimi risultati. Ciò consente a ciclisti e pedoni di accedere con più sicurezza alle strade. Ove possibile, sarebbe opportuno realizzare delle zone accessibili solo a pedoni e ciclisti. Un’altra misura incentivante ed attuabile grazie a un semplice regolamento comunale, attuata in molte città italiane, è quella di consentire il parcheggio delle bici nei cortili condominiali. Un altro meccanismo che porta a concreti risultati è poi rappresentato dalla intermodalità: normalmente è possibile trovare i mezzi pubblici di cui si necessita per giungere a destinazione entro cinque chilometri e questa distanza si potrebbe percorrere in bici. Spesso, però, non ci sono gli stalli necessari per lasciare in sicurezza la propria bici come normalmente avviene anche in grandi città all’estero - o non esistono sistemi di bike sharing (a buon mercato). È davvero possibile cambiare città che non sono culturalmente abituate alla ciclabilità? Uno degli slogan dei ciclisti europei dice che devi solo rendere facile l’utilizzo della

30% ▶ Percentuale di spostamenti a Ferrara


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http://tullioberlenghi.blogspot.it Il blog di tullio Berlenghi

bicicletta poi il resto verrà da sé. La risposta alla domanda è negli esempi di alcune città che hanno attuato politiche coraggiose, anche invise all’opinione pubblica, ma che, alla fine, hanno fatto comprendere ai cittadini i vantaggi della ciclabilità in termini di risparmio di tempo e soldi. Un esempio? Circa quindici anni fa, durante la prima giunta Rutelli, si annunciò per la Capitale un piano di ciclabilità urbana. Ad oggi, però, non è stato fatto nulla di rilevante e Roma ha circa 70 auto ogni 100 abitanti (oltre la media nazionale). Nello stesso periodo una città come Barcellona - che nel 1997, ai tempi del Velo-city (conferenza internazionale dedicata alla ciclomobilità, ndr), era caratterizzata da una bassissima ciclabilità e un intenso traffico - ha trasformato le proprie strade investendo sulla mobilità sostenibile, con sistemi di trasporto pubblico efficiente, incentivando l’utilizzo

delle biciclette con le ciclabili, ma anche con un bikesharing efficiente ed economico. I risultati di quelle scelte oggi vedono una città totalmente trasformata, con la pedonalizzazione di buona parte del centro storico, ove si accede a piedi o in bicicletta e tantissime zone a velocità controllata (30 km orari) che consente ai ciclisti di circolare in sicurezza anche grazie al cambio di mentalità e di cultura degli abitanti quando vestono i panni degli automobilisti. All’inizio, l’adozione di queste misure può non essere popolare, ma conduce a una vera e propria rivoluzione culturale che finisce per coinvolgere, oltre alle pubbliche amministrazioni e ai cittadini, anche le aziende. All’estero è normale che le imprese mettano a disposizione docce ed armadietti per i ciclisti o che ci siano sovvenzioni per chi si reca a lavoro in bici, mentre in Italia non è ancora prevista la copertura assicurativa per chi si reca in ufficio

in bicicletta. Il discorso sulla mobilità sostenibile va oltre le due ruote e deve essere finalizzato a tutelare in generale l’utente debole, dai ciclisti, ai pedoni, a chiunque può essere messo in pericolo da una mobilità aggressiva. Peraltro, ciò favorirebbe gli stessi automobilisti. Immaginiamo se, in una delle nostre tante città congestionate, chi oggi prende i mezzi pubblici, va a piedi o in bici, si riconvertisse all’auto: sarebbe la fine. Al contrario, favorendo la mobilità sostenibile, se ne avvantaggia l’intera collettività e gli stessi automobilisti che vedrebbero ridursi il numero dei ‘rivali’ su strada.

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Paesaggi lungo Vento, tragitto Boretto-Ferrara FOTO: Alessandro Giacomel


Progetto

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Tekneco Numero 13 | 2013

Una strada leggera come Vento Per pedalare da Torino a Venezia Progetto: Politecnico di Milano

Le infrastrutturazioni leggere sono un’opportunità per il Paese. Un esempio importante è il progetto di dorsale cicloturistica Vento.

I dati del progetto

di Paolo Pileri (DAStU – Politecnico di Milano)

Vento è il progetto di fattibilità della dorsale cicloturistica più lunga d’Italia: 679 km. Una dorsale cicloturistica è una vera e propria infrastruttura con una geometria il più possibile lineare, una larghezza tale da consentire la coesistenza di un paio di corsie, una lunghezza importante (almeno un paio di centinaia di chilometri), pendenze modestissime, accompagnata da aree di sosta attrezzate, possibilmente ombreggiate per quanto possibile e, cosa importante e caratterizzante, esclusivamente ciclabile. Con queste caratteristiche possono essere utilizzate da un gran numero di ciclisti, di età molto variabile (dai 5 anni in su), non necessariamente esperti. L’infrastruttura ciclabile è il presupposto necessario per il cicloturismo sicuro e massivo, composto e rispettoso dei paesaggi e dei luoghi attraversati. Ma il cicloturista non chiede solo un’infrastruttura sicura e dedicata, chiede anche paesaggi gradevoli, esperienze culturali e per il tempo libero, servizi di supporto per sé e per i suoi mezzi. Il cicloturismo su infrastruttura dedicata è molto affermato nelle regioni del Nord Europa da decine di anni e rappresenta una quota di turismo importante e oggi in assoluta crescita. Non è facile dimensionare il cicloturismo per via della mancanza di monitoraggio. Un recente studio (agosto 2012) commissionato dalla commissione Trasporti e Turismo del Parlamento europeo all’Institute of Transport and Tourism, University of Central Lancashire (UK) e al Centre for Sustainable Transport and Tourism, NHTV Breda University of Applied Sciences (NL) sostiene che il cicloturismo in Europa ha un potenziale stimabile in oltre 2.300 milioni di viaggi mono-giornalieri e oltre 20 milioni di viaggi plurigiornalieri in un solo anno. Tutto questo movimento sui pedali genera a sua volta flussi economici che sono stimati

in 44 miliardi di euro all’anno e occasioni occupazionali enormi sia direttamente che indirettamente. Ma tutto ciò richiede infrastrutture, rete, servizi e capacità di visione, oltre che cultura. E qui iniziano i problemi per l’Italia. Di infrastrutture leggere, così voglio chiamarle proprio per la leggerezza con la quale entrano nel paesaggio senza ferirlo, in Italia non ne esistono, se non in Trentino Alto Adige (in questa regione i 200 km circa di dorsali cicloturistiche generano indotti economici per oltre 70 milioni all’anno), nel ferrarese e in qualche altra piccola realtà. Ma più preoccupante è il fatto che né il cicloturismo né il relativo fabbisogno infrastrutturale sfiorano l’attuale agenda pubblica alla voce “sviluppo” o “economia” o “rimedi alla crisi”. Abbiamo a che fare con qualcosa che ferma il nostro Paese (eppure da un paio di anni si vendono più bici che auto: un segnale da non sottovalutare). La ciclabilità nel nostro Paese ha conosciuto ultimamente qualche debole segnale di attenzione, ma quasi esclusivamente per la realizzazione di ciclabili urbane o, al più, periurbane di modesta lunghezza e comunque non per il cicloturismo, che richiederebbe anche di ampliare la visione e farsi promotori di nuovi modelli di sviluppo turistico sostenibili e coordinati tra le Regioni e tra queste e lo Stato. Non è così in Europa dove molti paesi si sono attrezzati e oggi vantano chilometri e chilometri di piste ciclabili per il turismo plurigiornaliero, lungo le quali si sono sviluppate fiorenti attività ed economie e intere parti di paesaggio si sono svelate. Non è così neppure in sede parlamentare (europea), dove lo scorso 18 dicembre 2012 è stata approvata una risoluzione con la quale le ciclabili entrano a tutti gli effetti nel club delle infrastrutture e il budget a disposizione lievita dallo 0,7

Infrastruttura cicloturistica denominata Vento, da Torino a Venezia. Lunghezza tracciato prevista

679 km Team

Paolo Pileri, ideatore e responsabile scientifico Alessandro Giacomel Diana Giudici Chiara Catarozzolo Luca Tomasini Per il Laboratorio MOVE del Politecnico di Milano: Sergio Savaresi, responsabile scientifico Andrea Bianchessi e Carlo Ongini Finanziatori

Regione Lombardia Dipartimento di Architettura e Pianificazione (DIAP, oggi DAStU) del Politecnico di Milano BLM Spa Scuola di Architettura e Società


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Il tracciato della dorsale cicloturistica Vento (www.progetto.vento.polimi.it)

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? al 10% del budget TEN-T. Tutto ciò farà Ma non si tratta solo di economia (peraltro www.tekneco.it/ricevi-tekneco sì che nel prossimo periodo 2014-2020 vi sa- “green”), ma anche di occupazione duratura,

I km di ciclopiste Provincia Trento * Austria Passau- Vienna Italia Fiume Po (Vento) Germania Fiume Elba

200 320 679 840

* Val di Sole, Valsugana, Valle dell’Adige e del Garda

ranno circa 6 miliardi di euro anche per chi avrà un progetto di dorsale cicloturistica finanziabile. Il riferimento al quale l’Europa si è ispirata è la rete EuroVelo, una serie di infrastrutture cicloturistiche per un totale di 70.000 Km, dei quali 6.600 previsti proprio in Italia: EV5, EV7 ed EV8 (ww.ecf.org). Il tracciato di Vento coincide proprio con una di queste ipotesi, la EV8 (est-ovest, lungo il Po). La sua realizzazione non solo è compatibile con l’utilizzo dei fondi UE ma sarebbe un’occasione preziosa per consentirci di recuperare qualche ritardo nell’infrastrutturazione cicloturistica del Paese, di raccordarci alla rete europea (aprendo le porte ai turisti d’oltralpe che oggi sono solo qualche migliaio) e di dare avvio ad un modello di sviluppo sostenibile che manca nel Paese. Per capire che stiamo parlando di un’opportunità che non è un capriccio per amatori non c’è miglior prova che leggere i dati di quel che accade lungo alcune dorsali cicloturistiche estere. In Austria la Vienna-Passau con i suoi 320 km lungo il Danubio genera un indotto annuo di oltre 70 milioni di euro (225.000 euro/ km*anno). In Germania, la pista lungo il fiume Elba, 840 km, genera indotti per 110.000 euro/km*anno. E similmente la pista lungo la Loira in Francia o lungo la Drava che parte in Italia ma si sviluppa in Austria e Slovenia.

diffusa e verde che interessa settori quali la ricettività, la ristorazione, l’enogastronomia, le attività culturali, le altre mobilità (navigazione, treno), lo sport. Settori strategici nel nostro Paese. È chiaro che questo tipo di proposta sposa un’idea di sviluppo che è lontana e diversa da ciò a cui siamo abituati da decenni. Non si tratta né di rendite fondiarie, né di finanza, né di speculazioni immobiliari, né di concessioni, né delle solite ricette fatte di rotonde, superstrade e centri commerciali. Si tratta di mettere a valore e a sistema quel patrimonio di saperi e di attività che da anni sono diffusi e radicati sotto varie forme nei nostri paesaggi e che oggi arrancano perché privati di un disegno e di un motore che li fortifichino e li valorizzino. Immettere sul territorio oltre mezzo milione di nuovi turisti all’anno (questa è la previsione per Vento) che con lentezza si diffondono qua e là e che con altrettanta lentezza si siedono alle tavole di centinaia di piccoli e medi ristoranti, dormono in migliaia di bed & breakfast o di agriturismi, visitano centinaia di aziende agricole come di musei e centri storici è un’opportunità che attende solo qualcuno che capisca e agisca nel dare avvio alla realizzazione della prima lunga ciclabile italiana. Vento è anche un laboratorio per un modello di sviluppo


Progetto

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Tekneco Numero 13 | 2013

Paesaggi lungo Vento, FOTO: Alessandro Giacomel

Paesaggi lungo Vento, FOTO: Alessandro Giacomel

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? territoriale nuovo e sostenibile. Un modello www.tekneco.it/ricevi-tekneco che diviene anche una sfida con la quale si possono costruire condizioni nuove per riaffermare l’impegno del soggetto pubblico, in particolare dello Stato (visto la scala del progetto, la eco nazionale e gli effetti fuori scala) e delle Regioni (che la legge incarica di programmare la ciclabilità ma che qui devono cooperare tra loro superando i loro confini). Per questo Vento deve essere un progetto di interesse nazionale. Con progetti come Vento si sposta l’attenzione verso quei territori spesso dimenticati dalle retoriche della crescita e della centralità, dove però vivono milioni di persone e ci sono migliaia di imprese e aziende agricole che sostengono il Paese e curano quei paesaggi. La regione del fiume Po è da sempre considerata un lungo confine posto ai margini. Invece occorre un ribaltamento di prospettiva e dobbiamo imparare a vedere il Fiume, le sue città e i suoi paesaggi, come il centro lineare della più grande valle italiana. La frammentazione amministrativa e politica con la quale è stato gestito questo territorio fluviale ha alimentato un modello di governo miope che guardava il territorio “spalle al fiume” e che disegnava azioni e strategie preoccupate di soddisfare logiche locali di piccolo raggio, quindi poco o per nulla coordinate tra loro. La prova delle prove, se vogliamo, è stata ed è ancora l’incapacità di coagularsi in un’unica

proposta di parco nazionale del fiume Po, che apparirebbe una soluzione naturale e ovvia per avviare un programma di valorizzazione di questo territorio (peraltro Vento tocca una dozzina e più di parchi locali). E invece il Po è ancora un confine e non certo la palestra per una politica coordinata. In questa frammentazione sta un punto di difficoltà per la realizzazione del progetto Vento o, come preferisco dire, un’occasione storica per elaborare un modello che superi questa visione corta. Come il fiume Po, tanti altri fiumi sono confini e non centri. Come Vento, tante altre ciclabili in tante altre parti del Paese potrebbero divenire il piccolo motore capace di innescare un modello diverso di vivere

679 km ▶ la lunghezza del percorso in progettazione


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I costi del progetto

25 km — 22 MLN Criticità alta

17% 90 km — 18 MLN Criticità media

62%

102 km — 0 MLN Tratti esistenti e già pedalabili in sicurezza

145 km — 61 MLN (420 €/m) Tratti non pedalabili se non con interventi rilevanti

15%

21%

30 km — 21 MLN Criticità bassa

21%

80 Milioni di € 284 km — 1 MLN (4 €/m) Tratti pedalabili solo agendo sulle regole d’uso

148 km — 18 MLN (120 €/m) Tratti che necessitano pochi e semplici interventi per diventare pedalabili in sicurezza

22%

42%

Fonte: www.progetto.vento.polimi.it

15% ▶ Tracciato già ciclabile in sicurezza

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? e governare il territorio. D’altronde in- e quelle mancanze che oggi non consentono www.tekneco.it/ricevi-tekneco frastrutture come Vento sono “leganti” per di pedalare in sicurezza lungo il Po. definizione. Possiamo immaginarle come il filo di una collana le cui perle sono le tante città toccate, i beni culturali, i paesaggi agrari e naturali che oggi giacciono dispersi e separati. La bicicletta li può ri-unire. E se tutto ciò non bastasse (certo) a risollevare l’economia di un Paese in crisi, sicuramente può essere un segnale forte e sano per far capire che paesaggio, ambiente, storia, cultura possono intelligentemente generare occupazione ed economia. Non è un caso che il nome nasca proprio dalla fusione di due icone del paesaggio italiano nel mondo: “VEN” per Venezia, capace di inondare di notorietà anche una ciclabile, e “TO” per Torino, città austera e reale, ma anche capitale del lavoro e dell’industria e porta sull’Europa. Oggi il progetto Vento, il cui disegno giunge da un’attività di ricerca universitaria durata tre anni (gruppo di ricerca attuale: Paolo Pileri responsabile scientifico, Alessandro Giacomel, Diana Giudici) e un migliaio di km di sopralluoghi in bicicletta per studiare i passaggi e le soluzioni tecniche, consiste in un tracciato di 679 km che corre prevalentemente sulle sommità arginali del grande fiume, talvolta in sponda destra e talvolta in sponda sinistra e nel progetto di una serie di manufatti e opere infrastrutturali modulari e replicabili per risolvere tutti quegli ostacoli

Il 15% del tracciato è già ciclabile in sicurezza e non richiede investimenti. Un altro 42%, invece, utilizzerebbe le sommità arginali (che di fatto sono delle piste naturali e particolarmente belle dato che sono delle vere e proprie sopraelevate sul paesaggio) il cui stato di utilizzo non è ottimale e la cui gestione al momento non è né coordinata né tantomeno rivolta agli utilizzi cicloturistici, tanto è vero che sono almeno una dozzina i modi diversi di gestire l’uso degli argini: a volte è consentito il traffico veicolare, a volte è impedito addirittura il passaggio delle bici, altre volte la vegetazione si è reimpossessata della superficie. Tutto ciò va riorganizzato con un unico modello gestionale adatto alla mobilità ciclabile, a partire dalla rimozione di tutte le sbarre e gli ostacoli che ne impediscono l’accesso. Un altro 22% richiede interventi ‘leggeri’ consistenti in nuovi tratti o nuove pavimentazioni o nuovi incroci o nuovi tratti urbani. Si tratta di una spesa stimata intorno ai 18 milioni di euro. Infine, il 21% del tracciato richiede forti trasformazioni per rendersi attraversabile dalla bicicletta in sicurezza, a partire dagli attraversamenti fluviali e da tutte quelle opere che possono risolvere i cambi di quota (passerelle e rampe). Qui occorrono 61 milioni di euro. La spesa totale prevista è pertanto di circa


Progetto

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Tekneco Numero 13 | 2013 Paesaggi lungo VENTO FOTO: Alessandro Giacomel e Paolo Pileri

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? 80 milioni di euro che non è una cifra alta animato il progetto, scrivendo una delle sue www.tekneco.it/ricevi-tekneco se pensiamo a ciò che quell’investimento pagine più belle, quella della partecipazione è in grado di generare (un centinaio di milioni di euro di indotto all’anno, migliaia di posti di lavoro) o a ciò che si realizzerebbe con quella cifra: con 80 milioni si costruiscono circa un paio di Km di autostrada, che richiederanno una manutenzione costosa, saranno responsabili di impatto ambientale elevato e genereranno indotti non così diffusi. L’infrastrutturazione leggera è una proposta da non sottovalutare o, addirittura, da privilegiare. Vento è la proposta di un nuovo modello di sviluppo fondato su logiche diverse che richiedono anche una revisione delle retoriche della governance. Per progetti di questa taglia e con questa necessità di fare sistema occorre unitarietà di visione, cooperazione e forte coordinamento. Un modello che non ceda ai localismi e non alimenti la frammentazione politico-amministrativa che tante inefficienze ha generato, ma sia capace di ascoltare la voce dei tanti soggetti sul territorio. Vento deve essere un progetto nazionale attorno al quale raccogliere gli attori locali, che non devono per forza divenire i costruttori dell’infrastruttura ma, piuttosto, i beneficiari dei vantaggi che la dorsale sarà capace di generare. Vento deve stringere un’alleanza forte con chi si occupa del fiume (a partire dall’autorità di bacino). Questo è lo spirito che, fin dal nascere dell’idea, ha

e del sostegno di cittadini (circa 3000), associazioni locali e nazionali (circa 40) e di tante amministrazioni locali (oltre 30 – cfr. www.progetto.Vento.polimi.it). Questo sostegno si è composto proprio sposando (e addirittura sottoscrivendo un protocollo di intesa) quell’idea secondo cui il soggetto locale ‘domanda’ allo Stato e alle Regioni la realizzazione di un’opera che ritiene vitale e sostenibile, senza dover partecipare direttamente alla realizzazione e alla progettazione e senza pretendere che singoli interessi specifici appesantiscano il costo dell’opera o ne snaturino il senso con deviazioni o sdoppiamenti innaturali per una dorsale cicloturistica. Vento è quindi anche un laboratorio di partecipazione che ha dato interessanti frutti e offerto una prospettiva nuova di cooperazione locale e di ruolo del soggetto pubblico nazionale. ◆

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Marciapiede (2,5 m)

Rampa pendenza max 8% Marciapiede non ciclabile (1,2 m)

Pista ciclopedonale ricavata con mensola a sbalzo fissata al ponte (2,5 m)


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Ecologia

News automobili

Per inquinare meno Cambiano le abitudini degli europei al volante, ma gli italiani acquistano ancora troppe poche auto green di Gianni Parti

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco Ormai abbiamo superato gli storici 36 milioni di auto e abbiamo toccato quota 37.058.701 vetture circolanti in Italia, di cui solo 2.630.129, il 7,1%, sono ecologiche e cioè a metano, Gpl, ibride o elettriche. I numeri sono stati resi noti da uno studio condotto dall’Osservatorio sulla mobilità sostenibile dell’Airp, l’associazione italiana ricostruttori pneumatici, badandosi su dati Aci. La regione con il parco circolante più “green” sarebbe l’Emilia Romagna, dove le auto sostenibili sono addirittura il 16,11% del totale. Al secondo posto della classifica si posizionano le Marche, con il 14,78% e, a seguire, il Veneto, che scende al 9,44%. In coda alla classifica il Friuli Venezia Giulia, ultima con appena il 2,56%, la Sardegna (2,70%) e la Calabria (2,96%). «La presenza ancora limitata di auto ecologiche nel parco circolante italiano –spiega

37 MLN ▶ Le vetture circolanti in Italia

l’Airp – ha ovviamente un impatto negativo soprattutto sui livelli di inquinamento. Anche se la percentuale di auto ecologiche è aumentata nel corso degli ultimi anni (nel 2009 infatti era pari al 4,57), il loro numero rimane comunque ancora troppo contenuto». Ma il futuro della mobilità potrebbe non appartenere alle auto private, se è vero quanto riportato da un recentissimo studio dell’istituto francese Bipe, realizzato in 7 nazioni (Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi e Spagna) su un panel di 1.000 persone par ogni Paese, secondo il quale gli automobilisti europei stanno cambiando le proprie abitudini, soprattutto per effetto della crisi: il 79% presta ormai attenzione al prezzo dei carburanti e il 74% ai consumi. Anche se il 67% degli europei sostiene ancora che possedere la propria auto sia “assolutamente essenziale”, chi sta già ricorrendo ad altre modalità alternative, come i mezzi pubblici o la bicicletta, è già al 53%. La propensione a lasciare le quattro ruote nel garage di casa durante la settimana è decisamente in crescita: in una precedente indagine Bipe rilevava che era solo l’11% degli europei a preferire il mezzo pubblico,

oggi è il 14%, con picchi del 19% come nei Paesi Bassi. Per gli olandesi la ragione principale è, appunto, la crisi e il costo elevato del mantenere un’auto (il 78%); per i tedeschi è rilevante la preoccupazione ecologica, tant’è che per il 55% degli intervistati è il traffico automobilistico ad avere forti responsabilità nell’inquinamento.Insomma, secondo i dati del Bipe ormai gli europei stanno attivamente organizzandosi per un’era post-automobilistica: il 60% degli intervistati, infatti, sostiene di aver cambiato abitudini negli ultimi sei mesi, razionalizzando gli spostamenti o andando a fare la spesa più vicino a casa. Il 50%, inoltre, ha scoperto che ci si può spostare a piedi e che (45%) anche nei fine settimana si può anche rinunciare a partire con l’auto. Infine, un 63% di nostri concittadini europei dichiara di viaggiare più lentamente e di accelerare di meno, il che, si sa, aiuta a inquinare meno.

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Speciale Ecomondo


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Speciale Ecomondo

FIERA DI RIMINI

La leva per la crescita si tinge di green

dii Andrea Ballocchi

La fiera di Rimini dedicherà ampio spazio alla green economy, occasione di rilancio per l’Italia. Si parlerà anche di tecnologia e sostenibilità, binomio che funziona, dal riciclo all’automotive

I

l termine green è sempre più diffuso. Dall’edilizia alla mobilità, dalla chimica alle smart city, il “pensiero green” non è solo determinante a impostare un futuro più “pulito” e più piacevole da vivere, ma costituisce anche una leva straordinaria per l’economia e l’occupazione. Basta guardare alcuni dati relativi alla green economy: negli ultimi tre anni 360.000 aziende (il 23%) hanno investito in tecnologie green e 240.000 posti di lavoro (il 38% delle assunzioni del 2012) sono stati creati da imprese legate alla “economia verde”. Ecco che, alla luce di simili numeri, assume ancora più importanza l’appuntamento di Ecomondo (Rimini, 6-9 novembre), la rassegna più autorevole per il bacino del Sud Europa e del Mediterraneo in tema di green economy e di riuso dei materiali. Sono molti i motivi d’interesse per questa rassegna fieristica, giunta ormai alla 17esima edizione. A partire dalle prime due giornate di manifestazione in cui si terranno gli Stati Generali della Green economy, che presenteranno un “Green New Deal” per rilanciare l’Italia i cui attori principali saranno Regioni ed Enti locali. Il piano si articola lungo tre direttrici: le città, autentici laboratori di esperimenti in green economy; la valorizzazione del territorio; l’uso efficiente delle risorse.

Le città: sempre più smart e sostenibili

Partiamo proprio dalla prima direttrice. Le città, e le aree circostanti, i motori dell’economia e il centro della vita europea, dato che il 68% circa della popolazione europea risiede in regioni metropolitane e che esse generano

e altri inquinanti. La soluzione tecnologica il 67 % del pil degli Stati membri. Alle città Ecomondo riserva uno spazio im- opera con controllo a distanza oppure inteportante, denominato “Città Sostenibile”, grata in soluzioni d’arredo e infrastrutturache dà spazio ai progetti più innovativi per li, industriali o urbane, “tagliate su misura” le aree urbane, con un occhio particolarmen- delle specifiche caratteristiche dell’ambito te attento al risparmio energetico. Concetti d’impiego, rendendo così il processo d’abbatquali innovazione, efficienza, tecnologia timento degli inquinanti efficace e strettaavranno modo di essere esplicitati in questo mente correlato alle reali necessità dell’area grande spazio in cui andranno a integrarsi da bonificare. «Il sistema aspira l’aria a 90 in un progetto unico le tecnologie innova- cm di altezza e opera una sorta di centrifutive funzionali alle smart cities e che sarà gazione con l’umidità presente all’interno focalizzato sui temi delle applicazioni in- degli impianti, abbattendo le polveri sottili. novative: ecotecnologie ed efficientamen- L’aria poi viene reimmessa in circolo pulita», spiega il Ceo di Is Tech, to delle costruzioni e dei Giuseppe Spanto. Sulla servizi. Una vera e propria Città Sostenibile è una iniziativa base dei numerosi test e “città in fiera”, nella quale nata nel 2007, promossa da prove sul campo, l’abbattisaranno declinate le varie Ecomondo in collaborazione mento delle polveri Pm10 filiere: rifiuti, bonifiche, con eAmbiente Srl. Nasce quindi come percorso espositivo di rasenta il 100% e quello riqualificazione urbana, progetti innovativi legati alle delle polveri ancora più building, mobilità, ICT, de- città. Negli ultimi tre anni sottili tra l’80 e il 90%, a sign, ecomateriali, agricol- hanno esposto 81 pubbliche seconda che siano ambiti tura e verde pubblico. Città amministrazioni, enti e aziende urbani o industriali. Sostenibile 2013 sarà, quin- italiane ed estere. E dall’abbattimento di di, un incubatore di eccellenze nazionali al quale contribuiranno le polveri sottili passa anche la mobilità e, aziende con le loro innovazioni ed i progetti in particolare, il settore automobilistico. L’impegno in questo senso di Fiat è testimodedicati ai miglioramenti dell’efficienza. Città sostenibili sono innanzitutto quel- niato dalla riduzione delle emissioni di CO2 le che puntano a politiche concrete, anche , oltre che dei consumi: in particolare, nenell’abbattimento di emissioni inquinanti: gli ultimi dieci anni, i marchi di Fiat Group a questo può venire in aiuto la tecnologia, Automobiles hanno ridotto del 21% le emiscon soluzioni quali la piattaforma intelli- sioni medie di CO2 delle vetture vendute in gente multifunzione Apa (Abbattimento Europa. La strategia del Gruppo è imperniapolveri atmosferiche), realizzata da Is Tech, ta, in particolare, sull’utilizzo di combustibili che consente il trattamento dell’aria in tut- alternativi quali metano e biocarburanti. Ma ti gli ambiti indoor e outdoor caratterizzati accanto alla mobilità su strada c’è quella “su da elevate concentrazioni di polveri sottili mare” che riguarda le città portuali: il 20%


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Tekneco Numero 09 | 2012

www.cittasostenibile.net Per conoscere tutt le iniziative presenti nello spazio dedicato alla “via italiana alla smart city”

circa del traffico merci nazionale viaggia su nave e quindi si serve dei porti, con il conseguente impatto sul territorio in termini di emissioni e di rifiuti prodotti. Anche in questo caso la tecnologia può essere una opportunità da sfruttare, come la soluzione Smart Tunnel, realizzata da Vitrociset e finalizzata a massimizzare la sicurezza e l’efficienza dei corridoi porto-retroporto e al controllo telematico dei flussi materiali e immateriali delle filiere di distribuzione urbana delle merci. «Il progetto Smart Tunnel mira a creare un ecosistema di servizi intelligente, aperto e scalabile, per la gestione ottimale dei nodi logistici portuali e urbani – illustra Walter Matta, responsabile Centro Ricerca & Sviluppo Corporate –. Si tratta, nello specifico, di un framework cooperativo destinato a governare modalità, struttura e tempi del trasporto merci in ambito portuale, retroportuale e urbano, rimuovendo le inefficienze delle interconnessioni, sia burocratiche che strutturali, e migliorando i livelli di efficienza e sostenibilità del trasporto urbano delle merci». Il rifiuto come risorsa

Altro tema strategico è quello della gestione dei rifiuti, imprescindibile per città, province, regioni, Stati davvero sostenibili: ogni anno negli Stati membri vengono prodotti circa due miliardi di tonnellate di rifiuti, anche particolarmente pericolosi, e questa cifra è in continuo aumento. Proprio la gestione dei rifiuti è da sempre un tema forte di Ecomondo. L’edizione 2013 rinnoverà l’interesse per quello che è il suo

core business, come afferma Simone Castelli, direttore di Business Unit a Rimini Fiera: «Ecomondo 2013 lo andrà a valorizzare ancor più, esaltando l’utilizzo del rifiuto come risorsa, in linea con le direttive europee», con un’attenzione particolare per le attrezzature e i sistemi di raccolta integrati per una gestione efficiente del rifiuto, i mezzi di trasporto più ecologici a basse emissioni, le migliori tecnologie e le soluzioni per la massimizzazione di tali attività. Tra i progetti presentati a “Città Sostenibile” sul tema c’è il progetto “Smartness in waste management – Smart Waste”, messo a punto da Ancitel Energia e Ambiente, basato sull’analisi dei dati raccolti a livello locale e sulla loro elaborazione all’interno di un sistema informativo di supporto alle decisioni, con interfaccia web. L’applicazione Smart Waste fornisce una valutazione scientifica degli impatti complessivi della gestione dei rifiuti urbani a livello locale. Elabora e mette a disposizione degli enti locali un set di indicatori/parametri utili alla determinazione del bilancio complessivo ambientale della gestione dei rifiuti urbani, anche con elaborazioni grafiche. Inoltre, consente valutazioni tecnico-economiche e il calcolo dei nuovi obiettivi di riciclo. «Quello della gestione dei rifiuti è un tema cruciale per i comuni, che fino a qualche anno fa non possedevano alcun dato e nessuna possibilità di incidere su quello che è un profilo di responsabilità molto importante – afferma Filippo Bernocchi, presidente Ancitel Energia e Ambiente e delegato Anci all’Energia e rifiuti –. Se si considera che la gestione dei rifiuti a oggi costa

Alcuni progetti di Città Sostenibile 2012

9 miliardi di euro, Smart Waste può rivelarsi molto utile per le amministrazioni comunali, sia in termini di conoscenza e di ottimizzazione dei costi sia in termini ambientali. Sarà così possibile rispondere ai criteri della direttiva 98/2008 che prevede non solo ai comuni di raggiungere il 50% di effettivo recupero rifiuti mediante la “differenziata”, ma anche di farlo entro concreti parametri ambientali, economici e sociali». Un altro progetto, Waste-less in Chianti punta, invece, a ridurre in modo consistente la quantità di rifiuti, avviando e


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Speciale Ecomondo

In fiera Periodicità: annuale; Edizione: 17a; Data: 6—9 novembre 2013 Ingresso: operatori e grande pubblico; Biglietti: intero 20 Euro; abbonamento intero per 2 giornate 25 Euro; ingresso gratuito bambini 0—6 anni; ingresso ridotto 8 Euro (on-line); Orari: 9—18; 9 nov. 9—17 Info: ecomondo@riminifiera.it Website: www.ecomondo.com

monitorando un insieme di azioni integrate di prevenzione e ottimizzazione dei sistemi di raccolta, unite ad efficaci campagne di informazione e coinvolgimento degli attori locali. Promosso dalla Provincia di Firenze, vede coinvolti i Comuni di Barberino Val d’Elsa, Greve in Chianti, San Casciano e Tavarnelle Val di Pesa. L’obiettivo è ambizioso: ridurre la produzione di rifiuti di 100 kg/ abitante/anno. Per riuscire a raggiungerlo il progetto intende coinvolgere anche negozi, bar, ristoranti, uffici, scuole e sagre. E se si partisse dall’insegnamento della buona pratica del riuso dei rifiuti per far comprendere l’importanza di questo aspetto ai “fruitori di domani”? Da questo parte il progetto Città Giardino Sostenibile attuato dall’azienda Cisa – specializzata nella produzione di energia e biodiesel a partire da rifiuti e percolato – imperniato sulla riqualificazione di un’area nei pressi dell’impianto di gestione dei rifiuti a Massafra, in Puglia, trasformata in parco didattico per spiegare, appunto, il ciclo dei rifiuti. La storia del “rifiuto-ritrovato” trova così spazio sui pannelli lungo il percorso, in un contesto dove alberi e verde si accostano a panchine fotovoltaiche e hot-spot wi-fi, in un luogo illuminato da lampioni alimentati da rifiuti organici e dove sorge il laboratorio didattico sul riuso dei materiali. Valorizzazione del territorio

84.351 ▶ i visitatori nel 2012

Altra direttrice è la valorizzazione del territorio, che passa attraverso l’“economia verde” e lo sviluppo sostenibile. Un progetto d’esempio è quello che sta portando avanti il sistema del Credito Cooperativo dell’Emilia Romagna. Come spiega Elsa Arras, coordinatrice green economy per la regione emiliano-romagnola Bcc: «Le Banche di Credito Cooperativo sono banche radicate nel territorio e, per tale motivo, sono direttamente interessate allo sviluppo di un’economia legata al benessere dei propri soci e clienti, che possono essere privati e aziende». Per benessere s’intende la capacità di crescita sostenibile e di uso delle risorse territoriali, ed è con questa «vicinanza al territorio», come evidenzia ancora Arras, che interviene il sistema creditizio. «Investire in green economy significa pensare ad uno sviluppo che tenga conto delle molteplici sfaccettature economiche e sociali», che consideri il benessere delle generazioni presenti e future. Il mondo bancario cooperativo mette a disposizione un servizio finanziario per il soddisfacimento di esigenze o richieste reali. «Un esempio? La Regione

Emilia Romagna ha emesso il bando del fondo rotativo per l’energia: oltre il 50% delle domande ricadono sul Credito Cooperativo perché gli imprenditori sentono che noi siamo vicini al loro territorio e si sentono adeguatamente sostenuti». Sempre in materia di rivalutazione del territorio in ottica green si pone il progetto di Gal Colline Joniche, società consortile che vede attivamente coinvolti 11 amministrazioni comunali della provincia di Taranto. Il progetto si chiama Green Road e, spiega il presidente Antonio Prota, «è la realizzazione di una direttrice turistica in cui c’è una significativa concentrazione di masserie, coniugando agricoltura e turismo, in un contesto incontaminato qual è quello delle Colline Joniche. Un vero e proprio ecoparco all’aperto dove il museo è il territorio». Si struttura attraverso 4 macro-percorsi: green food, green art, green energy e green move. Si parte dalla conoscenza delle masserie, luoghi storicamente di relazione e socializzazione, e del territorio circostante, puntando a collegare ambiente, mobilità sostenibile ed energie rinnovabili con la realizzazione di micro impianti di produzione energetica da fonti alternative. L’idea, nata 3 anni fa, già oggi ha ottenuto lusinghieri riscontri: «A progetto non ancora completo abbiamo registrato 3-4mila presenze di turisti – rileva il presidente Gal –. Il nostro progetto è replicabile e lo comprova il fatto che a Ecomondo sarà presentato, a fianco al nostro, anche Green Road Basilicata». Per le aziende del territorio interessate a far parte del progetto del Gal è stato predisposto un manuale d’istruzioni «utile a definire le proprie strategie green», conclude Prota. Spazio alla “chimica verde”

Ecomondo volge un concreto interesse per il filone della chimica sostenibile. Come spiega il professor Fabio Fava, che presiede il Comitato Tecnico Scientifico della manifestazione «La “chimica verde” declinata in bioraffinerie e bioindustrie rappresenterà, assieme alla chimica sostenibile (ossia processi chimici più efficienti nell’utilizzo delle risorse, più selettivi ed intensificati, con meno solventi e minore produzione di CO2 e di rifiuti), uno spazio scientifico/tecnologico e commerciale emergente di Ecomondo 2013». Sarà l’occasione per fare il punto sullo stato di avanzamento delle bioraffinerie nazionali in costruzione in alcuni siti industriali in riconversione. Un’intera mattinata (8 novembre) verrà dedicata al percorso di


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Tekneco Numero 09 | 2012

www.h2rexpo.it Per conoscere tutt le iniziative presenti nello spazio dedicato alla mobilità sostenibile

Una veduta dello spazio dedicato a Città Sostenibile, con l’allestimento progettato dallo studio Angelo Grassi

innovazione e di sostenibilità dell’industria chimica, offrendo ai visitatori professionali, grazie anche alla vetrina espositiva presente nei padiglioni, l’occasione di coniugare nuove conoscenze e contatti con le esperienze imprenditoriali, accademiche ed istituzionali più innovative italiane ed europee. La manifestazione ospiterà anche un evento internazionale sulla biobased industry, dove verrà presentato il “caso studio” italiano di bioeconomia recentemente oggetto di un libro pubblicato da Kyoto Club e di una conferenza di grande successo tenutasi al Parlamento europeo grazie alla collaborazione tra Kyoto Club e Ministero dell’Ambiente italiano. Mobilità può far rima con sostenibilità

Molte le novità anche in tema di mobilità sostenibile. Cominciamo subito con un’anteprima: Rimini Fiera ha stretto una partnership strategica con H2Roma, che si trasferisce nel quartiere fieristico riminese in contemporanea ad Ecomondo, dando vita a H2R – Mobility for Sustainability. L’evento, che si svilupperà nella hall centrale di Rimini Fiera, ossia nel cuore della struttura, rappresenterà un connubio fra ricerca, industria e istituzioni per conoscere – e provare con numerosi test-drive – tecnologie e soluzioni innovative utili a ridurre l’impatto ambientale della circolazione. Si parlerà di motori e fonti rinnovabili, energia e mobilità davanti al cambiamento. Inoltre, Ecomondo offrirà grande visibilità

ad un gradito ritorno, quello di Sal.Ve, il salone dei veicoli ecologici, in collaborazione con Anfia, che metterà sotto i riflettori le novità della raccolta e del trasporto – compattatori, spazzatrici e canal jet – proposte dai grandi produttori. Si tratta di una nicchia d’eccellenza nella filiera produttiva nazionale, che dimostra di reagire alla crisi, continuando a mettere in campo innovazione e qualità.

europea, e che sarà inaugurata da Antonio Di Giulio, Acting Director del Direttorato Generale alla Ricerca ed Innovazione della Commissione europea. La prospettiva è quella di un’opportunità di straordinario impulso alle attività di ricerca e di innovazione, con stanziamenti comunitari certamente superiori ai 70 miliardi di euro nei prossimi sette anni.

Riciclo da costruzioni e demolizioni: c’è Inertech

I nuovi filoni espositivi

Da non dimenticare Inertech, il “Salone sul riciclaggio nel mondo delle costruzioni”. Un progetto verticale dedicato al riciclaggio dei materiali da “costruzioni e demolizioni” e stradali e al loro reimpiego. Inertech punta quest’anno ad accrescere la propria posizione di nicchia nel mercato italiano e di vetrina privilegiata per il mercato estero, forte di nuovi accordi instaurati con le Associazioni di categoria Ascomac (CantierMacchine) Unacea - Finco e con le aziende leader del settore movimento terra e frantumazione, attrezzature per la demolizione, impianti per il riciclaggio degli inerti, componentistica, impianti e attrezzature per il riciclaggio del conglomerato bituminoso che ne hanno riconosciuto qualità e valore.

Ecomondo negli anni è cresciuta con un obiettivo: offrire ai propri visitatori una panoramica a 360 gradi su tutto l’universo della sostenibilità. Ecco perché ha sviluppato nuovi filoni espositivi che, via via, sono cresciuti fino a divenire manifestazioni autonome, anche se svolte in contemporanea. È il caso di Key Energy, fiera internazionale per l’energia e la mobilità sostenibili, che quest’anno celebra la settima edizione e che – grazie all’accordo con Anev - si arricchirà della nuova sezione Key Wind, dedicata alle imprese del settore eolico, e di CooperAmbiente, fiera dell’offerta cooperativa di energia e servizi per l’ambiente, di Legacoop. ◆

Spazio a ricerca e innovazione Ue con Ecoinnovation

Si chiama Ecoinnovation ed è la nuova area che Ecomondo da quest’anno dedica specificamente alla ricerca e all’innovazione

LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: www.tekneco.it/1330


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shop

Brunata contabilizza

Italtherm ha presentato sul mercato Tecnosolar, il primo pannello solare a circolazione forzata dotato di un dissipatore antistagnazione che preserva l’impianto dai danni causati dalle alte temperature e ne aumenta le prestazioni su tutto l’arco dell’anno. Il dispositivo antistagnazione interviene in caso di sovratemperatura del pannello raffreddandolo, senza necessità di pompe o elettricità, in quanto la circolazione tra pannello e dissipatore avviene in modo naturale. In condizioni di radiazione parziale, invece, quando ogni raggio di sole è prezioso, il circuito del dissipatore viene escluso e il funzionamento del pannello rimane invariato. gt

Brunata, società danese specializzata nelle soluzioni e nei servizi per misurare e contabilizzare consumi e costi di riscaldamento e acqua, ha deciso di rafforzare le sue attività in Italia. In quest’ottica è stato affidato l’incarico di Direttore Generale della Filiale italiana a Roberto Colombo. «Si stima che in Italia circa il 60 per cento degli edifici abitativi sia costituito da palazzi, i quali hanno in gran parte un impianto di riscaldamento centralizzato - ha affermato Colombo -. A tale patrimonio si aggiungono, nelle medesime condizioni energetiche, tutti gli edifici pubblici. La situazione degli edifici italiani, quindi, costituisce un enorme potenziale mercato per Brunata, che è in grado di offrire le soluzioni avanzate per ogni singola esigenza». sf

www.ithaltherm.it

www.brunata.it

Il solare termico resistente alle alte temperature

La caldaia ad alta efficienza Viessmann Viessmann ha recentemente presentato la caldaia murale a condensazione a gas Vitodens 200-W che si distingue per il rendimento particolarmente elevato, raggiunto grazie all’impiego di tecnologie d’avanguardia e per il massimo comfort nella produzione di acqua calda sanitaria. La caldaia, infatti, è in grado di ottimizzare i consumi di combustibile, riducendo i costi energetici e, non da ultimo, le emissioni di CO2, grazie all’adozione di circolatori ad alta efficienza che permettono un risparmio fino a 70 euro nell’arco di un anno. La caldaia Vitodens 200-W è pensata per abitazioni mono e bifamiliari, nel caso di nuovi impianti, così come per la riqualificazione di impianti esistenti. gt

Riservato agli abbonati. Vuoi sapere come riceverlo? Italtherm www.tekneco.it/ricevi-teknecoBRUNATA

L’energia del vino Aggreko, azienda attiva nel noleggio di energia elettrica e termica, ha presentato una serie di servizi rivolti alla produzione vinicola, allo scopo di aiutare i professionisti del vino a migliorare i loro procedimenti e ad aumentare la loro produttività. Con una serie di progetti personalizzati e soluzioni studiate su misura, l’azienda può rispondere a una richiesta di aumento della produzione, fornendo unità di backup temporanee, intervenire in caso di guasto agli impianti, impedendo la perdita del prodotto e mantenere inalterate lo condizioni climatiche per la produzione in caso di clima sfavorevole, fornendo anche supporto per gli imprevisti tramite piani di gestione delle emergenze. sf

VIESSMANN

aggreko

www.viessmann.it

www.aggreko.it


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Tekneco Numero 13 | 2013

Gallerie efficienti Enfinity, gruppo attivo nel settore delle energie rinnovabili, ha allacciato l’impianto fotovoltaico da 200 kWp situato nel nuovo tratto autostradale Villesse – Gorizia, in Friuli Venezia Giulia, che servirà per alimentare la galleria di Savogna d’Isonzo. Gli oltre 800 moduli fotovoltaici Enfinity da 240 Wp, posizionati presso la scarpata di 150 metri attigua alla strada, produrranno circa 200.000 kWh/anno e l’energia prodotta sarà utilizzata per l’illuminazione diurna, che è più intensa, per evitare il colpo di luce, e per quella notturna. Le caratteristiche del territorio attraversato dal raccordo sono molto adatte all’installazione di impianti per le rinnovabili: la strada, infatti, corre in trincea, più in basso rispetto al livello del terreno, e la scarpata rivolta a Sud. sf

ENFINITY www.enfinity.it

Come accumulare Riservato agli abbonati. l’energia Vuoi sapere come riceverlo? www.tekneco.it/ricevi-tekneco del Sole

Trigenerazione al freddo IBT Group, azienda specializzata in soluzioni per il risparmio energetico e partner per l’Europa di Century - azienda sud-coreana che produce frigoriferi ad assorbimento, centrifughe e sistemi HVAC - ha annunciato l’installazione di un impianto di trigenerazione avanzato per una nuova area retail nella città russa di Sochi, capitale dei prossimi XXII Giochi olimpici invernali. Si tratta del primo impianto di trigenerazione con tecnologia a microturbina della regione. Per provvedere allo smaltimento del calore dei gruppi ad assorbimento, sono stati utilizzati un pozzo per il chiller da 2 MW e 2 pozzi per quello da 3 MW freddi in sostituzione delle tradizionali torri evaporative. sf

Accumulare l’elettricità intermittente prodotta dal fotovoltaico è oggi possibile grazie al sistema Solon SOLiberty. Il dispositivo in versione DC (per nuovi impianti) è costituito da un sistema di accumulo di energia con batterie riciclabili al piomo/gel e da un quadro elettrico completo per la gestione delle batterie. L’unità di comunicazione, alloggiata nel quadro elettrico, decide autonomamente se immagazzinare, immettere in rete domestica o commutare sulla rete pubblica. L’apparecchio non immette mai in rete, grazie alla scheda elettronica certificata CEI EN 62040-1. Il sistema SOLiberty garantisce l’autonomia della rete e, in caso di necessità, il riallaccio automatico senza interruzioni di fornitura. gt

IBT GROUP

SOLON

www.ibtgroup.it

www.solon.com


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Internet

a cura di Veronica Caciagli e Letizia Palmisano

Genitori sostenibili si diventa!

Smog: che aria tira?

Diventa un attivista per il clima!

http://unamammagreen.com

www.lamiaaria.it

www.italiaclima.org

Riuscire a coniugare la propria indole green con l’impegnativa nascita di un bambino è la sfida raccolta da “unamammagreen”, che racconta le proprie esperienze nel trovare alternative ecosostenibili, testarne la qualità, compararne il prezzo e la maggiore o minore praticità e resa rispetto ai prodotti e alle scelte ‘ordinarie’ in gravidanza e nei primi mesi del bimbo. La neomamma green è la giornalista ambientale Silvana Santo.

Mette a disposizione le previsioni sulla qualità dell’aria e dell’inquinamento atmosferico - con in dettaglio informazioni relative a monossido di carbonio, biossido di azoto, ozono, pm10 e anidride solforosa - di oltre 8000 comuni, inclusi i singoli quartieri delle grandi città. È così possibile sapere eventuali livelli di nocività per la salute della popolazione o specificamente per i gruppi sensibili.

È il sito dell’associazione onlus Italian Climate Network: contiene novità sulla scienza del clima e sulla transizione a un’economia low carbon. È anche un punto di informazioni sulle iniziative di attivismo per combattere i cambiamenti climatici: dal gruppo giovani, agli aperitivi climatici, alla nuova campagna internazionale Global Power Shift.

Frutta e verdura di stagione in un click Applicazione: Verdure e frutta di Stagione

Gestire l’energia dallo smartphone Applicazione: Acea Energia

I conti dell’esperto Applicazione: Conto Energia Termico -2013

http://tinyurl.com/olajpun

http://tinyurl.com/ocgy9bf

http://tinyurl.com/nftewng

Mentre fate la spesa non riuscite sempre a ricordare tutta la frutta e la verdura di stagione? Questa applicazione vi permetterà di scoprire cosa mettere nella vostra sporta della spesa per avere ingredienti freschi e stagionali. Cliccando sul singolo alimento si possono poi avere le informazioni sulle caratteristiche e curiosità per saperne di più.

La nuova app di Acea Energia ha poche semplici funzioni che possono agevolare l’utente nelle informazioni relative ai suoi consumi energetici: permette di controllare il contratto di fornitura di energia, la bolletta e lo status dei pagamenti. Consente anche di effettuare l’autolettura dei consumi energetici.

Questa app calcola il contributo per gli interventi ammessi dal Conto Energia Termico: è possibile calcolare il contributo previsto per ogni tipologia di intervento agevolabile, sia per le pubbliche amministrazioni che per i cittadini: pompe di calore, impianti solari termici, scaldabagni a pompa di calore, infissi e tutti gli altri interventi


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Tekneco Numero 13 | 2013

Libri Guarda tutti i nostri libri su Anobii: www.anobii.com/ tekneco/books

a cura di Marco Gisotti

❸ ❶

❶ State of the world 2013. È ancora possibile la sostenibilità? di worldwatch institute a cura di gianfranco bologna Edizioni Ambiente Euro 26,00 – Pagine 464

di questa risorsa, non tralasciando nessuno degli aspetti che sono fondamentali nei processi di gassificazione e pirolisi. Prabir Basu, l’autore, è un progettista di gassificatori, non un teorico, e questo nel trattamento della materia emerge. E certamente aiuta.

Puntuale come tutti gli anni ecco la ventiseiesima edizione italiana dello State of the world, il rapporto sullo stato di salute del Pianeta realizzato dal Worldwatch Instute e tradotto in 36 lingue in tutto il mondo. L’edizione 2013 è divisa in tre parti: come si misura la sostenibilità, come raggiungerla e come adattarsi ai cambiamenti climatici. È un caso, ma inevitabile, che l’uscita dello studio coincida quasi con l’uscita del sesto Rapporto sul clima degli scienziati dell’Ipcc. Senza scadere nell’allarmismo il Worldwatch ci dice che la sostenibilità è ancora a portata di mano, ma occorre far presto.

❸ Ecocentrica tessa gelisio Giunti editore Euro 12.90 – Pagine 352

❷ Biomasse e produzione di energia. Dalla gassificazione alla pirolisi prabir basu Hoepli editore Euro 48,00– Pagine 352 Tutto quello che avreste voluto sapere sulle biomasse e come trarne e non sapevate a chi adesso è un pratico manuale, nella tradizione della Hoepli. Il libro spiega con chiarezza i principi base dello sfruttamento energetico

Consigli per vivere sani e felici: così potremmo riassumere la nuova fatica della giornalista Tessa Gelisio, sempre pronta a divulgare le buone notizie dell’ambiente. In realtà questo manuale è qualcosa di più. Oltre a dispensare buone pratiche e utili consigli, consente di riflettere sulla qualità della nostra vita e dell’ambiente dove viviamo. Partendo di qui possiamo scandire in maniera più creativa il nostro tempo e organizzare la nostra vita in modo più efficiente. A cominciare dalla casa, al lavoro, fino all’alimentazione e ai consumi domestici, ovviamente “eco”.

❹ Natura SPA

gianfranco bologna Bruno Mondadori Euro 14,00 – Pagine 168 Dare un valore alla natura: sembra un’eresia ma è proprio quello che fino ad oggi è stato

sottovalutato. Aree protette, sistemi idrici, qualità del suolo, composizione chimica dell’aria, la biodiversità erano ricchezze così scontate che le abbiamo usate ben oltre i loro limiti. Oggi lo stato di conservazione di questi beni ha raggiunto livelli di deficit che la crisi economica neppure immagina. In questo saggio Gianfranco Bologna spiega come sia possibile cambiare rotta e assegnare alle cose che ci circondano il loro giusto valore. Che ovviamente non è semplicemente economico.

❺ Gestire i rifiuti nei parchi nazionali a cura del dipartimento di scienze e metodi per l’ingegneria dell’università di modena e reggio emilia Edizioni Ambiente Euro 24,00 - Pagine 192 Il tema dei rifiuti è un argomento che può essere letto in due modi. Come un problema: dove mettere gli scarti inquinanti della nostra società? Oppure come un’opportunità: come riutilizzare questa risorsa? Il progetto Life coordinato dal Dipartimento di scienze e metodi per l’ingegneria dell’Università di Modena e Reggio Emilia ha lavorato per anni, dal 2010 al 2013, sulla possibilità di costruire filiere virtuose all’interno del mondo delle aree protette. Questo volume ricostruisce le diverse fasi e spiega con chiarezza i risultati di un’esperienza di successo e, quindi, replicabile.


80

Aziende citate

Acea www.acea.it Adding Solutions www.addingsolutions.it Aggreko www.aggreko.it Althesys www.althesys.com Ancitel Energia e Ambiente www.ea.ancitel.it Anev www.anev.org Archimede Solar Energy www.archimedesolarenergy.it Ascomac www.ascomac.it

14 60 76 34

34,75 45 75

48

Cic www.compost.it Codacons www.codacons.it Coop www.e-coop.it

47

Eadessopedala eadessopedala.it Enea www.enea.it Enel www.enel.it Enercon www.enercon.de Enfinity www.enfinity.it Eon www.eon-energia.com Estif www.estif.org Ewea www.ewea.org Fiat Group Automobiles www.fiatspa.com Fiper www.fiper.it

40, 41 40 40

Tekneco è una testata giornalistica trimestrale registrata presso il Tribunale di Lecce con n. 1061 del 9 Giugno 2010

Iberdrola www.iberdrola.es Ibt Group www.ibtgroup.it Is Tech www.istech-corporate.com Ital TBS Spa www.italtbs.com Italtherm www.ithaltherm.it

41

London Array www.londonarray.com

42

COLLABORATORI

Philips www.philips.it

23

Andrea Ballocchi, Veronica Caciagli, Sergio Ferraris, Marco Gisotti, Letizia Palmisano, Gianni Parti, Beatrice Spirandelli, Gianluigi Torchiani

REpower www.repower.com Rwe www.rwe.com

41

Saint Gobain www.saint-gobain.fr Samsung www.samsung.com Siemens www.siemens.com Sinovel www.sinovel.com Solon www.solon.com

48

77 72

EDIRE S.r.l. Sede: via E. Estrafallaces 16, 73100 Lecce Tel. e fax 0832 396996 Società editrice iscritta al ROC con n. 14747

21 DIRETTORE RESPONSABILE

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Fabrizio Alfredo Virgilio Bocconcelli DIRETTORE EDITORIALE

Marco Gisotti

76

9

Edilizia bio - Energia alternativa - Ecologia ottobre novembre dicembre 2013

40, 41

73

Bosch www.bosch-home.com Brunata www.brunata.it

Delta Electronics www.deltaww.com Desertec www.desertec.org Deutsche Bank www.db.com

Gamesa www.gamesacorp.com General Electric www.ge.com Goldwind www.goldwindglobal.com Guodian Corporation www.cgdc.com.cn

REALIZZAZIONE PIATTAFORMA WEB

Ingegni Multimediali, Lecce 19, 25

21

WEB CONTENT MANAGER

Alessandra Versienti 48

PROGETTO GRAFICO

Matteo Astolfi e Pietro Buffa STAMPA

48 48

59 8 48

Arti Grafiche Boccia, Salerno TIRATURA

16

20.000 copie DISTRIBUZIONE

38, 40, 48 40 77

15.000 copie postalizzate ingegneri architetti geometri studi di progettazione nazionali aziende di settore richieste di abbonamento dirette; 5.000 copie distribuite all’interno di fiere nazionali di settore REDAZIONE

telefono: 0832 396996 e-mail: redazione@tekneco.it

Terna — www.terna.it

48

77

Unacea — www.unacea.org

75

telefono: 0832 396996 e-mail: commerciale@tekneco.it

48

Vestas www.vestas.com Viessmann www.viessmann.it Vitrociset www.vitrociset.it

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ONLINE

World Wind Energy Association www.wwindea.org

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Zolle — www.zolle.it

59

40, 41

PUBBLICITà

50 42

72

76 73

47

sito web: www.tekneco.it facebook: www.facebook.comTekneco twitter: twitter.comTekneco google+: gplus.toTekneco Creative Commons

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PROGETTI

Alla scoperta del social housing per rispondere all’emergenza abitativa

Le opportunità del minieolico, settore che cresce del 20% l’anno

Eppur si muove. Le auto elettriche hanno inserito la marcia

Francesco Longano Silvia Pietta Alfio Zappalà

P. 22

P. 50

P. 62

P. 32

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L’obiettivo è realizzare edifici efficienti, ma sempre low-cost P. 22

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ECOLOGIA

PROGETTI

Anche le marine

Cafè Architettura Francesco Pagnello Alfio Zappalà

P. 64

P. 34 / 60 / 72

un mercato i porti puntano sulla LAancora NUOVA VITA esostenibilità tra luci e ombre ambientale DEI BORGHI ANTICHI P. 46

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EDILIZIA BIO

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ECOLOGIA

PROGETTI

Gli spazi collettivi realizzati grazie a menti e materiali autoctoni

Il solare entra nell’era del quinto conto energia: la riforma

Rio +20: appuntamento al verde. Il futuro è nell’economia green

Manuel Benedikter Spark Energy Mario Cuccinella

P. 14

P. 32

P. 64

P. 24 - 44 -58

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ENERGIA ALTERNATIVA

ECOLOGIA

PROGETTI

Edifici in rosso e l’importanza della termografia

La riforma degli incentivi non spingerà l’eolico italiano

Le nuove professioni verdi per l’ecologia

Med in Italy Renit Group Galassi, Mingozzi e Ass.

P. 16

P. 32

P. 50

P. 26 - 46 - 65

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Cognome Via Città/Località

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Teknedu è un progetto finalizzato alla formazione e alta formazione di operatori nell’ambito degli impieghi più innovativi delle energie derivate da fonti rinnovabili e degli strumenti atti alla riqualificazione degli edifici. La formazione è un aspetto fondamentale per il costruire sempre più sostenibile e per l’efficientamento energetico degli edifici che, ormai, non riguardano solo il singolo cittadino, ma tutto l’ambiente che lo circonda. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Tekneco e Clio, realtà affermate, rispettivamente, nel settore editoriale e informatico, che ne cureranno la comunicazione e le tecnologie applicative necessarie. Learn Different significa, per Tekneco e Clio, promuovere una nuova idea di energia e del suo impiego attraverso lo scambio di esperienze, competenze e in sinergia con Formedil Puglia, Università e Ordini professionali, realtà con specifiche e consolidate competenze che, operando in collaborazione con le attività imprenditoriali che hanno bisogno di farsi conoscere da un numero sempre maggiore di addetti ai lavori, favoriranno scambi e aggiornamenti costanti tra i vari protagonisti. Si creeranno, così, nuovi percorsi finalizzati a formare e informare tutti gli operatori dei diversi settori, utilizzando i mezzi più efficaci e aggiornati per diffondere contenuti e saperi.

teknedu.eu - info@teknedu.eu - tel. 0832 1792828


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