Tekneco #4

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TEKNECO EDILIZIA SOSTENIBILE - TECNOLOGIA ECOLOGICA

www.tekneco.it Trimestrale di edilizia e architettura sostenibili, energie rinnovabili e innovazioni applicate all’ambiente

4 | 2011

ambiente Sitri: pronti, partenza, stop — Costruire il futuro. La casa al servizio della persona — Dal verde al blu / architettura Green Corridor Brenner: Modena-Monaco di baviera, andata e ritorno con idrogeno / progetti La Selva Planizia — Campus Tor Vergata / bioedilizia Certificazioni: dalla qualità dell’edificio la spinta al rilancio dell’edilizia? — Paglia Superstar / area aziende Geatecno — Bioisotherm — Forest / energia Fotovoltaico: il mercato prova a ripartire — Metti il mirtillo nel pannello — Solarexpo 2011: interviste / normativa Arriva il nuovo piano casa: Il parere discorde delle associazioni — Le questioni ancora aperte del quarto conto energia — Verso un nuovo piano energetico nazionale — I criteri tedeschi per incentivare la produzione di energia / speciale università Adeguamento del patrimonio stradale esistente: riflessioni — Un nuovo metodo di scelta dei compressori scroll a velocità variabile

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Milano Architettura Design Edilizia Fiera Milano, Rho 05_08 Ottobre 2011

Segnali di futuro Prodotti, soluzioni e tecnologie per progettare e costruire i nuovi capolavori dell'edilizia. Incontri ed eventi per un'architettura sostenibile e sicura. Un solo grande appuntamento, MADE expo la più importante fiera internazionale dell'edilizia. www.madeexpo.it MADE expo è un’iniziativa di: MADE eventi srl Federlegno Arredo srl

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Tekneco Numero 04 | 2011

Editoriale

di Luigi Dell’Olio

Alla ricerca di una bussola. La chiarezza invocata dal mercato, di cui Tekneco si è fatto portavoce nell’editoriale dello scorso numero, resta un traguardo lontano. L’approvazione del Quarto Conto Energia fornisce un quadro regolamentare entro il quale il fotovoltaico potrà svilupparsi negli anni a venire, ma molte questioni restano aperte sul fronte della sostenibilità. A cominciare dal Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti al quale dedichiamo l’articolo di copertina. Dopo tante rassicurazioni da parte del Governo, l’annunciata rivoluzione è stata ancora una volta rinviata e la sensazione è che il debutto non sia dietro l’angolo. Il quadro appare ancora in via di definizione anche in campo immobiliare, da sempre l’indicatore principe dei cicli economici. Il Piano Casa che avrebbe dovuto rilanciare il settore è arrivato alla quarta edizione, ma al momento stentano a vedersi i benefici tra conflitti di competenze a livello centrale e regionale e difficoltà di applicazione concreta dei principi. Una bussola sarebbe utile al mercato anche sul fronte delle certificazioni energetiche: un settore che nel nostro paese è in crescita, ma senza l’affermazione di uno standard condiviso dagli operatori. Vi lascio alla lettura del numero estivo con la speranza di ritrovarci in autunno con un quadro di riferimento più chiaro, che consenta di mettere a frutto le grandi potenzialità manifestate dagli operatori italiani in tutti i campi legati alla sostenibilità.



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Tekneco Numero 04 | 2011

Sommario

Ambiente

PRIMO PIANO

Sistri: pronti, partenza, stop di Anna Simone

6

12 13

Costruire il futuro. La casa al servizio della persona di Gianfranco Marino Dal verde al blu di Luca Conti Brevi dal web

Architettura 21

Green Corridor Brenner: Modena-Monaco di Baviera, andata e ritorno con idrogeno di Anna Simone

14 23 40 56

Ambiente Architettura Bioedliliza Energia

Progetti

Bioedilizia

24

34

28

38

Certificazioni: dalla qualità dell’edificio la spinta al rilancio dell’edilizia? di Paola Pianzola Paglia Superstar di Sergio Ferraris

Area Aziende 42

Energia

44

49 52 54

46

Fotovoltaico: il mercato prova a ripartire di Luigi Dell’Olio Metti il mirtillo nel pannello di Sergio Ferraris Solarexpo 2011: interviste

Normativa

In copertina: Smaltitori (Foto: Matteo Astolfi/ Pietro Buffa)

61 62

Arriva il nuovo piano casa di Andrea Ballocchi Le questioni ancora aperte del quarto conto energia di Guido Galeotti Verso un nuovo piano energetico nazionale di Luigi Dell’Olio I criteri tedeschi per incentivare la produzione di energia di Caterina Calia

Geatecno Minieolico Bioisotherm Edificio residenziale Forest Progetto Alexander

Libri 64

58 60

La Selva Planizia Enrico Gatti Architetto Campus Tor Vergata Marco Tamico Architetto

Proposte di lettura a cura di Anna Simone

Speciale Università 66 76

Adeguamento del patrimonio stradale esistente: riflessioni di F. Annunziata, C. Piras Un nuovo metodo di calcolo del rendimento globale di un compressore scroll a velocità variabile di G. Starace, L. De Pascalis


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Informazioni

Staff TEKNECO 4 | 2011

Edilizia sostenibile - Tecnologia ecologica luglio / agosto / settembre 2011

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Tekneco è una testata giornalistica trimestrale registrata presso il Tribunale di Lecce con n. 1061 del 9 Giugno 2010

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PROGETTO GRAFICO Matteo Astolfi e Pietro Buffa STAMPA Arti Grafiche Boccia, Salerno TIRATURA 40.000 copie DISTRIBUZIONE 25.000 copie postalizzate ingegneri/ architetti / geometri / studi di progettazione nazionali / aziende di settore / richieste di abbonamento dirette; 15.000 copie distribuite all’interno di fiere nazionali di settore. Per entrare in contatto con la redazione di Tekneco: via Estrafallaces, 16 73100 Lecce Telefono 0832 396996 e-mail: redazione@tekneco.it Pubblicità: EDIRE srl - 0832 39 69 96


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Tekneco Numero 04 | 2011

Agenda SETTEMBRE

LA PROSSIMA FIERA

14—16

Tekneco sarà distribuito a Klimaenergy e Ravenna 2011

Il grande evento dedicato a energie rinnovabili, sostenibilità ambientale, lotta ai cambiamenti climatici ed emission trading quest’anno è in programma presso la Fiera di Roma e propone numerose novità, che riguardano sia i saloni – con l’esordio di SOLARTECH, dedicato al solare termico e termodinamico - sia le nuove aree tematiche di EOLICA e PV ROME – Winverter, Hi-Volts&Grids e Compomat Wind per la prima, PV Maintenance & Security e PV Trackers per la seconda.Spazio anche alla mobilità sostenibile grazie a ELECTRIC CARS, l’evento dedicato ai veicoli elettrici e ibridi che offrirà ai visitatori la possibilità di effettuare dei test drive. SETTEMBRE

LE FIERE PASSATE

Tekneco è presente alle principali manifestazioni fieristiche dedicate ai temi della sostenibilità nelle sue varie accezioni con un proprio stand e un team di giornalisti e operatori che, durante i giorni dell’evento, realizza interviste e focus tematici. Le partecipazioni a Saie, ExpoEdilizia e Klimahouse hanno prodotto altrettanti focus disponibili su www.tekneco.it/eventi

ZEROEMISSION ROME Roma, 14-16 settembre 2011 www.zeroemissionrome.eu

22—24

Klimamobility e Klimaenergy Bolzano, 22-24 settembre 2011 www.klima-energy.it

Fiera internazionale delle energie rinnovabili per usi commerciali e pubblici. Non solo pannelli solari, ma tanti prodotti e servizi dai settori biomasse, biogas, idroelettrico, geotermia, cogenerazione e trigenerazione.In contemporanea si svolge Klimamobility, che offre una piattaforma informativa agli operatori del settore sulla mobilità elettrica, ibrida e a idrogeno, presentando le nuove tecnologie e le ultime novità, dai veicoli elettrici ai sistemi di ricarica, dalle batterie ai sistemi di trazione. Klimamobility presenta i temi della mobilità sostenibile a 2, 3 e 4 ruote ed è integrata da un congresso internazionale, da un’area test e da mostre a tema. SETTEMBRE

22—25

Energy Days Messina, 22-25 settembre 2011 www.energydays.eu

Fa tappa in Sicilia (piazza Duomo, a Messina) la mostra itinerante che approfondisce i temi legati allo sviluppo delle nuove energie e l’efficienza nei consumi. I settori merceologici rappresentati sono sei: moduli fotovoltaici, attrezzature per impianti fotovoltaici, attrezzature per impianti solari termici, sistemi solari completi, sistemi fotovoltaici e pannelli solari termici; combustori per biomasse, stufe a biomasse, stufe a pellets; generatori di energia ricavata dal moto delle maree, delle onde, delle correnti; generatori eolici, attrezzature per impianti eolici; gruppi di cogenerazione; infine turbine microelettriche e impianti geotermici. SETTEMBRE

28—30

Ravenna 2011 Ravenna, 28-30 settembre 2011 www.ravenna2011.it

Festival su rifiuti, acqua, energia. Tre giorni di incontri di tipo informativo-formativo dedicati alle tematiche tecnico-economiche. La manifestazione, giunta alla quarta edizione, si svolge interamente nel Centro Storico pedonale di Ravenna, in Piazza del Popolo e nelle principali vie del Centro Storico. Un evento a km zero declinato in tecnica, cinema, musica e arte.


Ambiente

di Anna Simone

SISTRI: PRONTI, PARTENZA, STOP La terza proroga per l’avvio del sistema di gestione dei rifiuti aumenta lo scontento degli operatori



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Ambiente

www.sistri.it Il sito ufficiale dove trovare tutte le informazioni sul sistema

I

l nuovo Sistema di controllo italiano della tracciabilità dei rifiuti non accenna a partire. Le aziende continuano a pagare per un servizio che viene rimandato continuamente. E anche la nuova data di partenza, fissata per il 1° settembre prossimo, torna in dubbio.

I perché del terzo rinvio L’ennesimo rinvio è stato motivato adducendo problemi tecnici, emersi con forza l’11 maggio, giorno di prova per testare il funzionamento del Sistri su tutto il territorio nazionale. Personalmente non ho mai creduto che il Sistri partisse, dopo averlo provato. Mi sono limitato a fare gli aggiornamenti, aspettando la regolare proroga. Così com’è non potrà mai funzionare, nemmeno a settembre. Dovrà essere completamente ripensato», afferma il gestore di un impianto di trattamento rifiuti che preferisce restare anonimo. Secondo Cosimo Zotti consulente ambientale e auditor, invece, «questo Governo non ha mai voluto veramente l’entrata in vigore del Sistri. Con il rinvio hanno vinto le lobby di coloro che dalla corretta gestione dei L’unica democraticità del Sistri rifiuti avrebbero avuto un danno, è che non funziona a nessuno, causato dalla impossibilità o dalla maggiore difficoltà di elusione è una follia tecnologica. del sistema dei controlli».

I problemi della partenza scaglionata Il Sistri, stando a quanto pubblicato sull’ultimo Decreto di proroga del 26 maggio 2011, entrerà in vigore progressivamente: 1° settembre 2011, 1° ottobre, 1° novembre 1° dicembre, 1° gennaio 2012 a seconda delle caratteristiche degli operatori del settore. Inevitabilmente ci sarà interazione tra coloro che lavorano con il cartaceo e coloro che lavorano con l’informatizzato Sistri. Tuttavia assicura Cosimo Zotti non ci sarà confusione «Si può lavorare, basta volerlo, ed è anche esaustivamente spiegato, in termini di procedure e modalità operative, nelle istruzioni e nelle guide utente pubblicate e rese disponibili sul sito del Ministero dell’Ambiente.» Prosegue spiegando che le sue perplessità, sull’entrata in vigore a scaglioni, riguardano la Regione Campania «Posso capire gli ostacoli frapposti dalle imprese private, ma gli Enti pubblici e le aziende appaltatrici di servizi pubblici di raccolta e trasporto di rifiuti solidi urbani a impianti pubblici, che difficoltà hanno manifestato? Bisogna tener presente che la tracciabilità dei rifiuti solidi urbani campani risolverebbe molte problematiche causa di tensioni e conflitti (una fra tutte, lo scarico a Terzigno dei soli rifiuti prodotti in area vesuviana e i presidi di controllo delle mamme vulcaniche che lamentano lo scarico di auto compattatori prove-

Il flusso operativo Preparazione

Carico

Produttore

Azienda trasporti Conducente

Rifiuto

SCHEDA SISTRI

Quando il produttore intende movimentare un rifiuto, accede al sistema SISTRI, si autentica e compila la scheda con i dati relativi ai rifiuti da spostare

Il delegato dell’azienda di trasporto accede al sistema SISTRI, si autentica e compila la parte di sua competenza della scheda

Il conducente si reca dal produttore per caricare i rifiuti e trasferisce le informazioni della scheda SISTRI sul dispositivo USB DISP. USB


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Tekneco Numero 04 | 2011

nienti da zone non autorizzate)». Di avviso simile Laura Rossi « un po’ di confusione la crea però si riduce il lavoro iniziale. Tuttavia, paradossalmente, coloro che necessitavano di più tempo saranno i primi a partire, i miei clienti, produttori, erano pronti e usavano già per la loro parte di carico e scarico “manuale” la chiavetta». Informatica contro cartaceo Il Sistri è stato presentato come un sistema informatizzato in grado di tenere sotto controllo immediato l’intera filiera dei rifiuti nazionali. «In Italia un sistema di tracciabilità già c’è, ed è formato da formulari e Mud. Le imprese annualmente entro il 30 di aprile consegnano le dichiarazioni ambientali. Se l’amministrazione impiega 3 anni per caricare i software su un sistema centralizzato, non è un problema degli operatori», afferma U. Q. Dello stesso avviso Laura Rossi, consulente ambientale e biologa, «se il ministero voleva conoscere i dati sulla produzione dei rifiuti non ad aprile dell’anno successivo con i Mud, ma ogni 6 mesi, bastava ad esempio che chiedesse alle ditte di compilare una specie di Mud, due volte all’anno invece che una. Dubito che con il Sistri i carabinieri stiano seduti in ufficio a conteggiare i rifiuti prodotti giornalmente».

Sistri, forse solo una nuova tassa Il Sistri viene visto da una parte degli industriali come una semplice nuova tassa, «perché non è un contributo (cioè un aiuto per un servizio), non aiuta nulla. La maggioranza dice che pagherebbe pur di non perdere tempo e pazienza con il meccanismo Sistri – afferma Laura Rossi dopo aver sondato l’umore dei suoi clienti. Se hanno bisogno di

la prova

Sistri day: cronaca di una morte annunciata

_

L’11 maggio 2011, tutte le aziende soggette a Sistri avrebbero dovuto testare il sistema per una prova di funzionamento nazionale. stato un disastro perché è andato in blocco. «Per la Prestigiacomo il “picco” di accessi ha causato il blocco, ma un picco con solo il 20 per cento di utenti è ridicolo», afferma S.T. Sul fallimento della prova generale concorda Cosimo Zotti «Si sono resi conto di averlo sottodimensionato rispetto alle reali necessità di collegamento e di volumi di dati. Dovranno essere apportate modifiche, sostanzialmente hardware, per garantire sia facilità di accesso, sia una maggiore stabilità del sistema, per poter partire il 1 settembre».

TRASPORTO

SCarico

Smaltitore

BLACK BOX

Il conducente inserisce il dispositivo USB nella black box installata sul veicolo e dotata di GPS che registrerà il tragitto percorso verso lo smaltitore

Una volta arrivato a destinazione ed effettuate le verifiche da parte dello smaltitore, il delegato dell’azienda che riceve il carico accede al sistema SISTRI, compila la sua parte di scheda e trasferisce i dati.


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Ambiente

1.440 Le tonnellate di carta consumate

soldi per pagare le poltrone politiche, che mettano pure nuove tasse, ma almeno non creino problemi e rallentamenti a chi deve lavorare. Riassumendo se c’è da pagare si paga, ma tutti vorrebbero restasse il cartaceo». Di avviso differente Cosimo Zotti secondo cui il Sistri, se funzionante,

riduce i tempi delle varie operazioni lavorative, «quelli di registrazione diminuiscono in modo considerevole, dal momento che si annullano i tempi di verifica delle autorizzazioni e si riducono i tempi di registrazione (per compilare correttamente tutti i campi di un formulario o per registrare

Tabella dei contributi

Produttori la prova

Sistri divoratore di carta

_

«Se ognuno dei 360 mila utenti avesse ristampato il manuale di sua competenza per quattro volte, tante sono state le revisioni, avrebbe consumato 800 fogli A4 (200 pagine per quattro volte), che moltiplicato per 360 mila fanno 288 milioni di fogli A4, che divisi per 500 (il contenuto di una risma di carta) fanno 576 mila risme. Il peso di una risma A4 è di 2,5 Kg, quindi in totale 1.440.000 di kg di carta consumati. Il trasportatore, inoltre, fino a oggi viaggia con 2 o 3 copie di carta velina del formulario, ma con l’avvento del Sistri sarà costretto a viaggiare con 6 copie (tante ne stampa il sistema) di carta A4. La materia prima consumata solo con l’avvio del Sistri, se tutti avessimo rispettato la normativa, sarebbe stata spaventosa». Questo l’originale ragionamento di un operatore del settore.

Comuni Regione Campania

Tipo

Minimo (euro)

Massimo (euro)

Non pericolosi

60

400

Pericolosi

120

800

Rifiuti urbani

60

400

Non pericolosi

60 + 150 per ogni veicolo

250 + 150 per ogni veicolo

Pericolosi

120 + 150 per ogni veicolo

500 + 150 per ogni veicolo

Trasportatori

fino a due veicoli 100 per ogni veicolo, oltre i due veicoli 150 per ogni veicolo

Trasportatori art. 212, comma 8, d. lgs. n. 152/06

Trasportatori Regione Campania Discariche (D1, D5, D12) Art. 33 co. 1 no. 4 (impianti su edifici con una potenza superiore a 1 MW)

Rifiuti urbani

60 + 150 per ogni veicolo

250 + 150 per ogni veicolo

Inerti

100

1.500

Non pericolosi

150

2.000

Pericolosi

300

4.000

Impianti di incenerimento (D10)/ coincenerimento (R1)

Non pericolosi

150

1.200

Pericolosi

300

2.500

Impianti di recupero di materia (R2,R3,R4,R6,R7,R8,R9)

Non pericolosi

150

1.200

Pericolosi

300

2.500

Demolitori e rottamatori

300

2.500

Frantumatori

150

1.500

Non pericolosi

150

1.200

Pericolosi

300

2.500

Impianti di trattamento chimico fisico e biologico (D8, D9)

Contributo unico annuo

Consorzi

2.500

Centro di raccolta/piattaforma

500

Intermediari, Organizzazioni imprenditoriali, terminalisti, operatori logistici e raccomandatari marittimi

100

Impianti di compostaggio e di digestione anaerobica (R3 Attività di recupero (R5,R10,R11,R12,R13) e di smaltimento (D2,D3,D4,D6,D7,D13,D14,D15)

Non pericolosi

150

1.200

Non pericolosi

150

1.200

Pericolosi

300

2.500


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Tekneco Numero 04 | 2011

BIO Anna Simone è una sociologa ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale. È autrice del blog Ecospiragli.

un’operazione di carico o di scarico in modo manuale si possono impiegare tra i 5 ed i 10 minuti)». Carenza dei controlli «Il Sistri potrebbe essere, insieme al controllo capillare del territorio, la soluzione al problema dello sversamento illegale dei rifiuti speciali pericolosi», sottolinea Cosimo Zotti. «È una chimera monitorare il viaggio del rifiuto perché spegnendo la black box, adducendo poi problemi tecnici, si scompare. Del resto sono previste attenuazioni di sanzioni in caso di problematiche tecniche, almeno in fase iniziale, quindi chi vuole evadere può farlo», spiega, invece, Laura Rossi. Dello stesso avviso l’operatore anonimo: «Se produttore, trasportatore e destinatario si mettono d’accordo, possono anche trasportare tonnellate di uranio per l’Italia, spacciandolo per pezzi di ferro. Mentre prima del Sistri le forze dell’ordine potevano verificare il contenuto con il formulario, ora non

possono accedere a un bel niente. Il problema è l’insufficienza dei controlli. Hanno cercato di aumentare la sicurezza con le chiavette, ma su larga scala il sistema non è funzionale perché i dati che continuamente viaggiano tra server e chiavetta, portano a una saturazione del server stesso. Il Sistri tecnicamente sembra fatto da un gruppo di liceali». ◆

Puoi commentare questo articolo sul sito di Tekneco all'indirizzo www.tekneco.it/0401

Gli umori sono di totale delusione perché il Sistri è una nuova tassa senza scopo.

Laura Rossi


12 www.tekneco.it/0402

Ambiente

Costruire il futuro La casa al servizio della persona di Gianfranco Marino Presidente CasaClima Network Puglia

D

opo aver visto le scene apocalittiche del film The Road, tratto dal libro omonimo di Cormac McCarthy, mi sono chiesto se l’umanità possa davvero spingersi fino a quel punto. Non è facile trovare una risposta, ma è indubbio che, pellicole cinematografiche catastrofiche come The Road e 2012 inducono a riflettere, anzi, direi, ci obbligano a meditare sul futuro che ci attende. Se da un lato le calamità naturali, nonostante i progressi continui dell’uomo, rimangono eventi non governabili dall’uomo, dall’altro, è ormai un dato di fatto che una crisi energetica senza precedenti, da interessare l’intero pianeta, possa farci immaginare, senza difficoltà alcuna, scenari altrettanto angosciosi e desolanti per la sopravvivenza del genere umano. Ciò è intimamente connesso sia alla consapevolezza che le fonti di energia fossile non sono illimitate, sia alla constatazione che l’instabilità geopolitica degli stati produttori di petrolio, metano e carbone mette a rischio la disponibilità delle stesse. Dall’altro lato, invece, spiace osservare che i disastri di Chernobyl prima, e Fukushima poi, non sono bastati ad alcuni Governi per far cessare la loro rincorsa al “sogno nucleare”.

L’energia, ormai, sembra essere la valuta del benessere. Il Protocollo di Kyoto, inoltre, ha indotto la Comunità Internazionale a porre il tema energetico ed i suoi aspetti cruciali (quali la sicurezza di approvvigionamento, il costo dell’energia e gli effetti causati dall’uso) al centro del proprio impegno politico. La Comunità Europea, con determinazione, ha saputo dare risposta a questa necessità prioritaria mediante l’emanazione della Direttiva 2002/91/CE finalizzata a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici ricorrendo alla drastica riduzione delle emissioni di CO₂. La recente Direttiva 2010/31/UE, meglio nota come Epbd2 (Energy Performance Building Directive - recast), impone, infatti, a tutti gli Stati membri la realizzazione di nuovi edifici a “impatto quasi zero”, con il limite del 2018 per quelli pubblici e del 2020 per quelli privati. Ne consegue che affrontare serenamente il futuro dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico, anche in prospettiva di una crisi energetica, raggiungendo gli obiettivi proposti dalla Direttiva 2010/31/UE è la missione che tutti quanti noi dobbiamo porci. La risposta alla risoluzione di queste problematiche è, senza dubbio, univoca: realizzare edifici ad alta efficienza energetica. Questo equivale a realizzare edifici che abbiano un indice termico ≤ 10 kWh/m2a (si

parla, pertanto, di case da 1 litro di gasolio o 1 m3 di gas) e che non ricorrono, di conseguenza, all’ausilio di ulteriori fonti di energia. Naturalmente queste scelte devono riguardare tutte le Zone Climatiche: devono, cioè, dare risposta sia alle problematiche connesse al riscaldamento invernale degli edifici che a quelle relative al raffrescamento estivo degli stessi. La costruzione di edifici ad alta efficienza energetica persegue il raggiungimento dell’eccellenza sia dal punto di vista progettuale che realizzativo.Tutto ciò è possibile solo sostenendo un percorso serio di informazione prima e formazione poi di diverse figure: professionisti, operatori del settore e utenti finali. Del resto, perseguire l’obiettivo di emissioni quasi zero è possibile per gli edifici di nuova costruzione, meno scontato lo è, invece, per gli edifici esistenti, sebbene la normativa preveda l’applicazione dei requisiti minimi per tutti quegli edifici che richiedano lavori di ristrutturazione edilizia. Inoltre, se si considera che il patrimonio edilizio nazionale è stato costruito in larga parte tra gli anni immediatamente successivi al dopoguerra e gli anni settanta, è evidente a tutti che, per raggiungere gli obiettivi in materia di efficienza energetica, non si può prescindere da un’efficace riqualificazione dell’esistente. ◆


13 www.tekneco.it/0403

Mr. Green

Mr Green Blog Il blog tra ambiente e tecnologia di Luca Conti su Tekneco mrgreen.tekneco.it

Dal verde al blu Nuove fonti di alimentazione dai fondi del caffé, risparmio di risorse idriche seguendo i suggerimenti dei coleottori e la Natura come modello per l’impresa di domani. Blue Economy di Gunter Pauli apre nuove prospettive al fare business in maniera sostenibile. Un cambio di paradigma non solo possibile, ma già realtà che genera profitti verdi.

di Luca Conti

C

onosci la green economy? La promessa di modificare il nostro da. Dall’Australia all’India, dalla Svezia alla Colombia, Pauli racconta modello di sviluppo, cercando di promuovere tecnologie a come la blue economy sia già una realtà che comincia a dare i primi basso impatto, a emissioni ridotte e a minor consumo di ri- frutti, col minimo comune denominatore dell’innovazione a partire dai processi naturali, senza rifiuti e senza disoccupati. Il libro ha sorse non rinnovabili? Dimentica tutto! La vera soluzione agli squilibri che l’uomo ha cre- suscitato grande interesse in tutto il mondo e ha raccolto una coato sul pianeta Terra e all’inquinamento che mette a dura prova la munità molto vivace su internet sotto il dominio blueeconomy.de. Delle 100 innovazioni censite e raccontate nel volume - modello sopravvivenza della nostra specie nel prossimo secolo non è verde, ma blu. Non si tratta di un gioco di parole e neanche di colori che vanno di economia che riprende i processi naturali in chiave industriale più o meno di moda. La blue economy è la visione della società moder- - un terzo hanno dato vita ad imprese già avviate, un terzo sono al na del futuro presente secondo Gunter Pauli, economista tedesco fon- momento in una fase di sviluppo di prototipo e il terzo rimanente, datore dell’istituto ZERI (Zero Emission Research Iniziative) che ha verificato scientificamente, richiede ancora investimenti in ricerca scritto un libro con lo stesso titolo, tradotto e pubblicato in Italia da per trovare una strada per l’applicazione su larga scala. 21 sono i principi guida dell’economia blu. Tra questi si trovano la Edizioni Ambiente, con prefazione di Catia Bastioli. Lo slogan che accompagna il libro può sembrare velleitario - 10 gravità come principale fonte di energia e l’acqua come solvente prianni, 100 innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro - ma non è così. mario, la Natura come sistema non lineare, efficiente e con benefici La differenza sostanziale con la green economy è data dagli investi- multipli. In questa ottica i problemi diventano opportunità e il cammenti più ridotti per raggiungere la sostenibilità, non cercando di biamento costante determina soltanto nuove potenziali innovaziopiegare l’attuale modello e le attuali tecnologie inquinanti per in- ni dietro l’angolo, stimolo intellettuale per l’imprenditore del futuro. Un modello da studiare e seguire, che ha un presupposto alla base: quinare meno, ma imparando dalla Natura, applicando con minori capitali proprio ciò che la Natura ci insegna ogni giorno. In termine la volontà di cambiare rotta rispetto al modello oggi dominante e tecnico si chiama biomimesi, ovvero applicare e riprodurre su sca- l’investimento in ricerca e sviluppo, dai quali emergono le nuove opportunità di business amiche la industriale quei processi naturali utili a risolvere prodel pianeta. In questo scenario il blemi più o meno importanti, più o meno inquinanti, che nostro paese non è spacciato, purl’umanità affronta ogni giorno. La differenza sostanziale ché non perda tempo. Dall’imitazione del sistema di raccolta dell’acqua di un Il bando dei sacchetti di plastica coleottero per ridurre il riscaldamento globale, ai funghi con la green economy è ha innescato un circolo virtuoso per l’alimentazione umana coltivata sui fondi del caffè, data dagli investimenti più per la bioplastica in Italia, con inle innovazioni capaci di dare posti di lavoro, sostituenridotti per raggiungere la vestimenti milionari. Che sia solo il do allo stesso tempo processi produttivi ad alto impatto primo passo verso il blu? ◆ sull’ambiente è possibile e c’è chi è già sulla buona stra- sostenibilità


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Premi alle famiglie green

Ambiente

Brevi dal web Una selezione delle notizie più lette su www.tekneco.it nelle ultime settimane

Occhio ai sacchetti per l’ortofrutta

L’Unione Europea lancia una competizione lunga dodici mesi per sensibilizzare i consumatori sulle tematiche ambientali. Un gioco che è anche uno stimolo a cambiare le cattive abitudini che danneggiano l’ambiente che ci circonda. Prosegui la lettura www.tekneco.it/0405

di Anna Simone

Mentre l’attenzione è tutta concentrate sugli shopper, si trascurano gli effetti inquinanti dei sacchetti utilizzati per frutta e verdura, che continuano a essere in polietilene, un derivato del petrolio. Una strategia che rischia di essere pagata a caro prezzo in termini ambientali. La Campagna “Mettila in Rete” propone il ritorno al vecchio e caro retino in cotone. Prosegui la lettura www.tekneco.it/0404

Luca Mercalli

Allarme rifiuti hi-tech

Gli operatori bocciano la nuova normativa che non ha apportato gli effetti sperati . Prosegui la lettura www.tekneco.it/0406

Il cibo proveniente dal Giappone è davvero sicuro?

Il noto climatologo di “Che tempo che fa?” racconta le sue scelte green, tra produzione di energia da fonti rinnovabili ed efficienza nei consumi.

di Anna Simone

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CREDIT: VETLESK

Auto, il futuro è verde A colloquio con Arturo González e Diego Llanos, i due ideatori spagnoli dell’innovativo dispositivo che calcola in tempo reale il livello delle emissioni contaminanti di ciascun mezzo. Una tecnologia amica dell’ambiente che può offrire un contributo importante in termini di riduzione delle emissioni inquinanti nell’ambiente.

La fuoriuscita incontrollata della radioattività in seguito all’incidente nucleare di Fukushima stride con le rassicurazioni sull’import di prodotti alimentari provenienti dal paese del Sol Levante. Gli esperti del settore spiegano come avvengono i controlli alle frontiere e quali sono i buchi che possono prestare il fianco a trafficanti senza scrupoli. Il nodo di una normativa nazionale che attende ancora di essere adeguata agli standard internazionali. Mentre i consumatori faticano ancora a superare lo shock di Chernobyl.

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Tekneco Numero 04 | 2011

Speciale Distretto Pratese

Le ragioni del distretto ecologico Le motivazioni che hanno spinto ASM, Comune e Provincia di Prato, Gida e Pin a siglare un’intesa capace di tenere insieme obiettivi ambientali e di business

a cura di Antonio Rancati Vicepresidente ASM Prato

Antonio Rancati

I

l piano per la realizzazione del distretto ecologico pratese nasce da un’intesa sottoscritta da ASM, Comune e Provincia di Prato, Gida e Pin, con lo scopo di sviluppare progetti che unifichino interessi ambientali, industriali ed economici. Si tratta di un approccio nuovo in cui ambiente e ecosistema diventano risorse e opportunità per integrare politiche di tutela del territorio, qualificazione ambientale e sviluppo economico. L’intesa è finalizzata in primo luogo a realizzare studi di fattibilità tecnico-economica per lo sviluppo di processi finalizzati a quattro indirizzi che inglobano le competenze di ciascun soggetto coinvolto. Amministrazioni locali, società partecipate e università sono chiamate a un lavoro congiunto per costruire il futuro della città, in direzione della sostenibilità ambientale. In dettaglio, l’intesa si articola come segue: individuazione sul territorio di flussi di materiali potenzialmente valorizzabili, ossia idonei a essere recuperati e riciclati, con il fine di ricercare e

promuovere iniziative industriali per inserirsi nel mercato dei prodotti riciclati; focus sugli impianti di cui il territorio pratese ha bisogno per chiudere la filiera del riciclo dei materiali individuati o sfruttare le potenzialità energetiche degli stessi (energie rinnovabili); individuazione delle possibilità di sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili sul territorio; realizzazione di sinergie impiantistiche e gestionali volte a ottimizzare l’attuale Si tratta di un approccio nuovo in cui ambiente gestione integrata dei e ecosistema diventano rifiuti della Provincia di risorse e opportunità Prato all’interno della per integrare politiche pianificazione dell’atdi tutela del territorio, tuale programma di qualificazione area vasta. Tutti i sogambientale e sviluppo economico. getti coinvolti nell’intesa sono impegnati ad approntare analisi e proposte di fattibilità nell’ottica della costruzione della sostenibilità ambientale. Dagli studi di fattibilità nasceranno gli impianti per il recupero di energie da rifiuti organici e fanghi di depurazione selezionati, con particolare riferimento alla produzione di biogas da digestione anaerobica combinata. Verranno studiate le possibilità di sviluppo di un mercato di prodotti realizzati con materiali provenienti dalla raccolta differenziata e da fanghi di depurazione. E ancora impianti per la produzione di energia pulita da fonti rinnovabili tramite l’utilizzo di aree impiantistiche ed ex discariche (come il parco fotovoltaico realizzato sulla ex discarica di Vaiano inaugurato il mese scorso) e individuazione di flussi di materiali riciclabili attraverso le selezioni di rifiuti solidi urbani e fanghi di depurazione selezionati. In sintesi gli sforzi dei firmatari dell’intesa sono finalizzati a incidere su quegli aspetti del territorio che possono inserirsi in contesti di sviluppo sfociando in sostenibilità e coniugando interesse ambientale, industriale ed economico. Una sfida che Prato ha tutte le carte in regola per vincere.


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Tekneco Numero 04 | 2011

Speciale Distretto Pratese

interviste

Le ragioni dell’intesa nelle parole dei protagonisti

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Stefano Arrighini, assessore alle Politiche per la qualità dell’ambiente e alle Politiche di difesa del suolo e protezione civile della Provincia di Prato D: Cosa vi ha spinto ad aderire al Protocollo d’in-

tesa per la nascita di un distretto ecologico nel territorio pratese? R: La ragione della nostra convinta adesione al

Protocollo si fonda prima di tutto su una visione di carattere generale, condivisa ormai da tante città e territori in Italia, in Europa e nel mondo: quella per cui è necessario, anzi urgente, ma anche possibile e vantaggioso, costruire un nuovo sviluppo sostenibile, caratterizzato dalla capacità di coniugare in modo innovativo, per molti aspetti inedito, le esigenze dell’ambiente, della progressiva riduzione della disponibilità di risorse primarie, del patrimonio che lasciamo alle generazioni future, con quelle dell’economia e della competitività dei sistemi produttivi. Siamo per altro nel nostro paese e in Europa in una condizione di grave crisi economica, una condizione sicuramente molto difficile e dolorosa ma anche aperta alla ricerca di prospettive di sviluppo fortemente innovative. Diciamo di più: le prospettive che si aprono nella dimensione dello sviluppo sostenibile (energie rinnovabili ed efficienza energetica, rifiuti, …) hanno una caratteristica per molti aspetti nuova e appassionante, quella di esprimersi al meglio nella dimensione dei sistemi locali, nella dimensione distribuita, diffusa, nella dimensione del protagonismo dei territori.

D: Quali sono le vostre aspettative? R: Sono essenzialmente legate all’idea che il progetto possa aiutare Prato a trovare una propria specifica vocazione e progettualità nel nuovo scenario economico e tecnologico, una vocazione che per altro Prato possiede nel suo dna e che ha già contribuito in passato a farne un distretto all’avanguardia (riciclo, acqua e così via) in Europa e nel mondo. Una vocazione che non disperda il profilo tecnologico e manifatturiero del nostro distretto, che è poi il profilo che può massimizzare le ricadute in termini di green economy e di generazione di nuova occupazione.

L’attenzione verso le tematiche ambientali, accompagnata dalla consapevolezza che unendo le forze si possono raggiungere traguardi di maggior peso. Sono queste le ragioni che hanno spinto ASM, Comune e Provincia di Prato, Gida e Pin a trovare un’intesa sul piano relativo al distretto ecologico pratese.

D: Qual è il contributo atteso dall’unione di forze tra vari attori del territorio?

Si tratta di una sfida economica che richiede ai territori grande capacità progettuale.

Stefano Arrighini

R: Come ben si comprende, si tratta di una sfida economica che richiede ai territori grande capacità progettuale, capacità che si gioca su molti fattori, conoscenza dei nuovi mercati, esatta identificazione dei più promettenti sviluppi tecnologici, qualità della ricerca locale, capacità di far interagire ricerca e imprenditorialità, tempestività dei processi di trasferimento tecnologico, abilità a produrre filiere competitive. Insomma, anche nel campo della green economy siamo ormai dentro uno scenario altamente competitivo. In esso possiamo giocare la nostra partita, ma sapendo che occorre fare anche qui l’eccellenza, un obiettivo che richiede di fare squadra, di mettere il più possibile in sinergia, come il Protocollo ambisce a fare, le nostre energie istituzionali, imprenditoriali e scientifiche.

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Carlo Longo, presidente di Gida (Gestione Impianti Depurazione Acque) D: Dopo mesi di incontri e confronti, l’intesa sul Protocollo è stata raggiunta. Siete soddisfatti?

Credo che fare di Prato un distretto produttivo ecologico sia una delle possibili strade per il rilancio del nostro territorio.

Carlo Longo

R: Credo che fare di Prato un distretto produttivo ecologico sia una delle possibili strade per il rilancio del nostro territorio. L’esperienza di Gida e dell’acquedotto industriale va in questa direzione e negli anni ha catalizzato su Prato l’attenzione di molti addetti ai lavori che guardano con interesse a questa infrastruttura. La green economy rappresenta il futuro e ci è sembrato interessante aderire ad un progetto che ci permette di mettere in campo nuove iniziative che vanno in questa direzione. D: Quali sono i programmi per i prossimi mesi? R: Innanzitutto ci aspettiamo di poter realizzare gli

impianti previsti nel minor tempo possibile! E poi vorremmo stimolare l’attenzione delle imprese e del distretto verso le tematiche green; noi possiamo infatti creare le infrastrutture necessarie a produrre in modo ecologicamente sostenibile, ma il ruolo centrale è sempre quello delle imprese che dovranno studiare prodotti ecologici per valorizzare l’investimento del distretto in questa direzione. Speriamo insomma che questa operazione


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Speciale Distretto Pratese

torni a far parlare di Prato in maniera positiva, come luogo di innovazione. D: In che modo l’unione delle forze può portare

risultati migliori rispetto alla somma delle singole potenzialità?

R: Mettere insieme le proprie esperienze e portare

avanti un progetto condiviso e integrato è sicuramente la strada giusta per ottenere risultati così ambiziosi. Questa sinergia nasce sotto i migliori auspici, abbiamo competenze complementari che ci possono permettere di centrare l’obiettivo che ci siamo proposti.

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Maurizio Fioravanti, professore all’Università degli Studi di Firenze e presidente del Pin-Polo Universitario Città di Prato D: Il protocollo d’intesa vi vede al fianco di associazioni e istituzioni locali, tutte a vario titolo impegnate nella difesa dell’ambiente. Quali sono le ragioni peculiari che hanno spinto ad aderire?

Ci proponiamo di assumere un ruolo sempre più forte di partner scientifico a fianco delle istituzioni e delle aziende locali.

Maurizio Fioravanti

R: Riteniamo importante poter sviluppare le atti-

vità di ricerca sui temi oggetto del protocollo, ed estendere gli ambiti di collaborazione scientifica e tecnica ad altri importanti filoni di attività presenti presso i nostri laboratori, come le energie rinnovabili, il riutilizzo degli scarti di lavorazioni industriali, o l’organizzazione dei flussi logistici all’interno del distretto. Ci proponiamo di assumere un ruolo sempre più forte di partner scientifico a fianco delle istituzioni e delle aziende locali.

D: In che modo l’unione delle forze può portare risultati migliori rispetto alla somma delle singole potenzialità? R: Nella nostra esperienza, le attività di ricerca condotte isolatamente e senza un’interazione ed attiva collaborazione con coloro che realizzano gli investimenti e quelli che ne saranno i beneficiari

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Goffredo Borchi, vicesindaco e assessore all’Ambiente Comune di Prato D: Il tema della sostenibilità è divenuto ormai prioritario nel dibattito pubblico. Concretamente, quali sono le vostre aspettative su questo fronte? R: Nella gestione dei rifiuti l’Ato della Toscana

Centrale deve recuperare in termini di investimenti per la realizzazione di tutta una serie di impianti necessari e funzionali allo smaltimento dei rifiuti, per giungere soprattutto ad una attività di recupero e riciclo attraverso importanti iniziative industriali. Puntiamo a realizzare nel territorio pratese processi industriali in grado di inserirsi nel mercato dei prodotti riciclati, per poi metterli a disposizione di tutta l’area metropolitana.

R: Il Pin opera da molti anni sui temi di ricerca legati alle biomasse, alla gestione del ciclo rifiuti e alla gestione delle acque, prevalentemente in ambito regionale e nazionale. La possibilità di lavorare per il nostro territorio in collaborazione con le amministrazioni locali, e instaurare un’interessante sinergia con ASM e Gida mettendo a disposizione le nostre competenze ci è subito apparsa come un’occasione importante per contribuire allo sviluppo e alla qualificazione ambientale della nostra provincia. D: Quali sono le vostre aspettative?

finali, spesso portano a risultati modesti e comunque limitati agli apetti teorici. Poter far lavorare di concerto l’Ente Pubblico, l’Impresa e l’Università realizza di fatto quella “tripla elica” motore dello sviluppo e dell’innovazione nelle moderne economie industriali.

D: Siete attivi anche sul fronte delle rinnovabili? R: E’ uno degli obiettivi di breve termine.

Realizzeremo impianti per il recupero di energie rinnovabili da rifiuti organici e fanghi di depurazione, con particolare riferimento alla produzione di biogas attraverso un processo di digestione anaerobica combinata da localizzare nell’area Gida. Inoltre si dovrà realizzare un impianto per il riciclo di vetro/plastiche e lattine (modello Vedelego) con l’obiettivo di realizzare e commercializzare prodotti riciclati semilavorati e finiti da immettere sul mercato nazionale.

D: Quindi cambia l’approccio nella gestione dei

Investimenti importanti come questi non possono essere limitati da confini amministrativi

Goffredo Borchi

rifiuti?

R: Esatto. Si tratta di passare dalla gestione di un

problema alla gestione di una risorsa. Questa nuova impostazione segnerà una svolta all’interno dell’Area Vasta con ricadute positive in campo ambientale ma anche sotto il profilo economico e sociale. Questo progetto deve necessariamente inserirsi all’interno delle strategie di investimento dell’Ato della Toscana Centrale. Investimenti importanti come questi non possono essere limitati da confini amministrativi in quanto è interesse comune realizzare questi processi virtuosi con spirito di reciproca collaborazione per la creazione di un vero distretto ecologico sul nostro territorio.


9 -12 Novembre 2011 Rimini Fiera 15a Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile www.ecomondo.com

organizzata da:

in contemporanea con:

www.keyenergy.it

www.cooperambiente.it


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Architettura

Green Corridor Brenner: Modena-Monaco di Baviera, andata e ritorno con idrogeno di Anna Simone

Italia, Austria e Germania insieme per realizzare il piĂš importante progetto comunitario di mobilitĂ sostenibile. Ferrovia e autostrada con energia da fonti rinnovabili, veicoli a idrogeno per ridurre le emissioni di CO2 e dimezzarle del 50 per cento entro il 2030.


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Tekneco Numero 04 | 2011

www.autobrennero.it Il sito ufficiale dell’autostrada

Ferrovia del Brennero Una vista del paesaggio dal vagone (Adam_Sporka - Flickr)

Il Green Corridor è un concetto che integra tutte le soluzioni già esistenti e future sull’uso di energia rinnovabile e sul risparmio di CO2 in ogni sua forma.

Thomas Klauser

T

re Stati, cinque regioni, 450 kilometri di ferrovia e 650 kilometri di autostrada per viaggiare dall’Italia alla Germania a basso impatto ambientale. Veicoli a idrogeno, trasporto merci solo su rotaia, energia da fonti rinnovabili locali, efficienza e risparmio energetico, strategie di sviluppo pianificate, questi i pilastri del corridoio verde. È l’immagine del Green Corridor Brenner, progetto mobilità sostenibile da Modena a Monaco di Baviera Sull’autostrada dell’intera tratta ModenaMonaco di Baviera, saranno presenti distributori di idrogeno ogni 100 kilometri. Sulla linea ferroviaria Verona-Monaco di Baviera, invece, sarà dirottato il trasporto merci. L’energia necessaria proverrà da impianti fotovoltaici, eolici, idroelettrici e a biomasse. Sinergia tra i rappresentanti di Italia, Germania, Austria e le Compagnie ferroviarie nazionali dei tre stati interessati. Tutti gli esperti sono membri della Brenner Corridor Platform creata nel maggio del 2007 su iniziativa di Karel Van Miert, ex commissario europeo ai trasporti.

La nascita del progetto «È un concetto molto impegnativo che richiede di includere l’eco-compatibilità già dall’inizio della progettazione, seguendo i criteri di: —— risparmio energetico, —— aumento dell’efficienza energetica, —— sostituzione delle energie fossili con quelle rinnovabili di provenienza locale. È importante seguire i tre punti in questa sequenza perché la realizzazione, passo dopo passo, dipende da ogni singola iniziativa», afferma Walter Huber coordinatore del Gruppo Green Corridor. Prosegue spiegando che: «il Green Corridor è nato nell’ambito del Brenner basis tunnel (Bbt), cioè dalla discussione su come applicare, concretamente, i concetti di eco-compatibilità ed eliminazione delle emissioni di CO2.. Questi concetti di fondo sono stati poi estesi a tutte le strutture lungo la tratta MonacoVerona. I Consigli delle tre Province centrali (Trento, Bolzano, Innsbruck) hanno deciso che l’idea del Green Corridor avrebbe dovuto far parte dei progetti politici delle tre province e hanno così iniziato a collaborare per la realizzazione». La Galleria di Base del Brennero La gal-

leria sarà ultimata per il 2025 e, in seguito, si inizierà a spostare il trasporto merci da gomma a rotaie. Cosa c’è di ecologico in questo trasporto? In pratica ogni cosa. Spiega Walter

tecnologia

Barriera antirumore fotovoltaica a efficienza energetica

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Lungo l’autostrada del Brennero all’altezza di Marano, nel 2009 è stata realizzata la prima barriera fonoassorbente con pannelli fotovoltaici, in grado sia di contenere l’inquinamento acustico prodotto dalle auto sia di produrre elettricità sfruttando l’energia solare. Secondo le stime la barriera può soddisfare i consumi elettrici domestici dei circa 600 abitanti del vicino Comune di Isera (Tn). Ai bordi della carreggiata sud dal km 160+017 al km 161+084, hanno installato 3944 moduli fotovoltaici (1.067 metri di lunghezza per 5.60 metri di altezza) da 185 Wp cadauno, per un totale di circa 730 KWp e una produttività annua di 689 mila Kwh. La trasmissione dell’energia prodotta e la cessione alla rete pubblica, avviene con linee in media tensione, tramite la trasformazione della tensione di campo da 230 V a 20.000.

Huber: «Tutto l’approvvigionamento elettrico per la galleria sarà corrente rinnovabile (idroelettricità, eolica e fotovoltaica). L’intera tratta sarà più corta della linea esistente (60 km invece degli attuali 75). La pendenza massima ora è di 26%, mentre nella galleria futura sarà 7%. Da ciò deriva che la lunghezza massima dei treni merce, attualmente pari a 450 m e trainati da tre locomotori, in futuro sarà di 750 m e saranno trainati da un solo locomotore. Per trasportare una tonnellata di merci attraverso la nuova galleria, ci sarà insomma un risparmio energetico del 60%». Secondo le stime, è pari a 20-24Mwh l’energia necessaria alla galleria in fase di piena funzionalità ossia includendo la trazione, l’illuminazione, la ventilazione. I tratti che passeranno in zone geologiche calde saranno raffreddati ma il calore sarà riutilizzato per teleriscaldamenti o altri scopi, in base alla quantità di calore e alla temperatura.


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Architettura

60%

Il percorso Autostrada Ferrovia

Risparmio energetico della nuova tratta ferroviaria

GERMANIA Monaco di Baviera

AUSTRIA

Innsbruck SVIZZERA

Bressanone Bolzano

Trento

ITALIA

450 km 650 km

Verona

Modena FRANCIA

Autostrada a idrogeno H2 Sudtirolo progetto per la produzione, purificazione, compressione, stoccaggio temporaneo in serbatoi sotto pressione e distribuzione di idrogeno per veicoli, generato da fonti di energia rinnovabile quali fotovoltaico, eolico e idroelettrico. L’idrogeno sostituirà i carburanti e i combustibili fossili. I rifornimenti saranno possibili lungo tutta la tratta autostradale Modena-Monaco di Baviera senza rischio di rimanere a secco poiché sono previsti distributori ogni 100 chilometri lungo i 650 chilometri di autostrada. Il primo impianto pilota sta nascendo a Bolzano, il centro di produzione sarà operativo alla fine del 2012, mentre l’intera autostrada a idrogeno sarà realizzata passo L’idrogeno non è un’invenzione recente. dopo passo fino al Al giorno d’oggi il suo 2015. «L’idrogeno innovativo potenziale dell’impianto di quale vettore di energia Bolzano sarà prosta costantemente dotto tramite eletampliando la sua trolisi, gestita con notorietà. energia elettrica rinnovabile, ricavata in parte dall’impianto fotovoltaico sul tetto degli edifici di produzione e gestione, e in parte con energia da impianti idroelettrici»,

afferma Thomas Klauser, dell’Istituto per le tecnologie innovative di Bolzano. Quando gli chiediamo se la concreta realizzazione dell’impianto incentiverà i produttori di veicoli a investire maggiormente nella produzione di motori a idrogeno, lui risponde : «I maggiori produttori di automobili fanno già circolare i prototipi di macchine a idrogeno in Paesi quali la California e il Giappone, mentre in Europa ad Amburgo e Berlino. Gran parte dei produttori ha sottoscritto l’impegno di commercializzare le macchine

a fuel cell (celle a combustibile) di serie a partire dal 2015. Stanno aspettando la realizzazione dell’infrastruttura a idrogeno per il rifornimento». Prosegue, sottolineando, «Proprio progetti come l’autostrada a idrogeno, sono il segnale che la strada scelta è quella giusta e forse forniscono ai produttori anche una motivazione in più per partire prima del 2015 con la produzione di miniserie. Solo così sarà possibile realizzare anche l’infrastruttura prima del 2015». Realisticamente conclude, «Negli ultimi mesi abbiamo visto alcuni tra i produttori di automobili fuel cell cambiare idea, contano, infatti, di partire prima della data stabilita». ◆

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energia

Utilizzo di idrogeno negli Usa

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Negli Stati Uniti, dall’aprile del 2004, il Governo ha formalmente dato il via al piano Californian Hydrogen Highway Network (CaH2Net). Il Progetto ha delle similitudini con il Green Corridor Europeo, è infatti un piano per realizzare infrastrutture a idrogeno e per implementare veicoli a idrogeno in tutta la California. Gli scopi sono: ridurre la dipendenza del petrolio straniero, ridurre le emissioni di gas serra, migliorare la qualità dell’aria, contribuire alla crescita economica della California.


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Tekneco Numero 04 | 2011

Architettura

Edifici green certificati

Brevi dal web

di Luigi Dell’Olio

A Torino si lavora all’intervento di riqualificazione nell’area ex-Alenia, che combina materiali naturali, efficienza energetica e trasporti intelligenti. Il debutto del primo lotto è atteso nell’arco di tre anni.

In occasione di Eire (fiera milanese sul real estate), Reag ha presentato la due diligence di sostenibilità degli edifici. Una procedura basata su standard internazionali green building, che evidenzia punti di forza criticità e possibili ambiti di intervento soprattutto in regime di gestione ordinaria, rispetto ai temi della sostenibilità energetico/ambientale.

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Il quartiere senza auto

Una selezione delle notizie più lette su www.tekneco.it nelle ultime settimane

Architetti contro Il Metropol Parasol, la più grande struttura in legno mai realizzata al mondo, divide i professionisti del settore, nonostante la grande attenzione mostrata verso i temi della sostenibilità ambientale. Prosegui la lettura www.tekneco.it/0414

FRANK GEHRY TADAO ANDO ZAHA HADID

REM KOOLHAAS

EDUARDO SOUTA DE MOURA NORMAN FOSTER

Paola Marella si racconta La nota conduttrice televisiva di “Cerco casa disperatamente” (in onda su Real Time) racconta come contribuisce, nella vita di ogni giorno, a ridurre i consumi energetici e le emissioni inquinanti nell’ambiente. A cominciare dall’impiego costante della bicicletta, che tra l’altro fa bene al fisico perché aiuta a tenersi in forma. Prosegui la lettura www.tekneco.it/0416

Sei archistar internazionali a confronto

“Ora una filiera del legno”

di Luigi Dell’Olio

Cosa hanno in comune Frank Gehry, Tadao Ando, Zaha Hadid, Rem Koolhaas, Norman Foster ed Eduardo Souta de Moura? Nulla, se non l’anima green nel progettare. A dimostrazione che sono proprio il risparmio energetico, la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’attenzione all’ambiente circostante i temi dominanti dell’architettura di questi anni. Più che una moda, un mutamento strutturale di prospettiva, che dai grandi protagonisti del settore sta progressivamente contagiando l’architettura a livello internazionale e a tutti i livelli.

In Italia, a parte alcune zone come il Trentino Alto Adige, la filiera “bosco-legno–energia” vede un utilizzo limitato delle risorse forestali locali, che pure non mancano. Dagli operatori arriva un appello alla creazione di una filiera capace di valorizzare i punti di forza nazionali, evitando la dispersione delle energie.

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Progetto CONTATTI Enrico Gatti Architetto | Complesso Kentia - Via Cotonificio, 47 Feletto Umberto — 33010 Tavagnacco (UD) | Tel 0432.643124 info@archenricogatti.it | www.archenricogatti.it

La Selva Planizia Cantina — Porpetto (UD) Enrico Gatti Architetto

L’intervento di “La Selva Planizia”, situato nel comune di Porpetto, in provincia di Udine, un progetto dell’architetto Enrico Gatti, comprende la realizzazione di una cantina adibita a produzione e degustazione vinicola, e la “centrale energetica” costruita appositamente per il complesso, composto anche da un agriturismo e l’abitazione del proprietario (in corso di certificazione CasaClima Oro Nature). Il progetto nasce dall’archetipo della fornace per la cottura della calce, l’antica “calchera”, che esisteva in un’area limitrofa e che fu demolita negli anni ’60 per realizzare un intervento immobiliare. Da questa è stata ripresa la forma del tronco di cono, che rappresenta il fulcro visivo e distributivo dell’intero progetto, quale landmark emergente dal territorio circostante, prevalentemente pianeggiante e caratterizzato dalla presenza di una falda freatica a 1,70 metri sotto il piano di campagna, quota alla quale sono posate le fondazioni. Il progetto delle aree di produzione comprende una zona di conferimento dell’uva, porticata a ventaglio, una di lavorazione ad essa collegata, una di conservazione delle botti e una delle bottiglie, oltre a vari spazi di servizio e magazzini. L’organizzazione formale ad archi di cerchio permette di limitare le strutture ad solo un grande pilastro centrale, una sorta di “ombrello” con costolature in legno, che sostengono sia il primo solaio, anch’esso in legno che il tronco di cono, con la sua copertura costituita da un grande lucernario in legno e vetro.

L’area degustazione, ivi racchiusa è anch’essa ritmata da dodici costolature in legno e da pannelli fonoassorbenti in acero, mentre all’esterno è rivestita di rame preossidato, che richiama il solfato di rame, storico trattamento che si utilizzava negli antichi vigneti. La copertura della zona conservazione del vino, invece, è un “tetto verde” che ha la funzione di naturale schermo termoregolatore, ed è stata chiamata “il giardino della vite”, dove saranno impiantate delle viti e ognuna sarà dedicata ad un Cliente, scelti fra i migliori: cioè coloro i

quali trasmetteranno i valori della sostenibilità ambientale che questo impianto “produttivo” vuole rappresentare come azienda-modello. L’involucro è uno dei punti principali del Protocollo CasaClima perchè è quello che incide maggiormente sulle prestazioni energetiche degli edifici. Nel particolare caso delle cantine, inoltre, si è in presenza di zone a diversa climatizzazione. Il primo è quello dell’area degustazione, nella quale il visitatore può arrivare in qualsiasi periodo dell’anno e deve naturalmente trovare le migliori con-


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Vista generale dell’intervento

spaccato

Le aree della cantina Sala degustazione

Area produttiva Area di conservazione

dizioni di comfort possibili per un’ottimale accoglienza. In tale zona, la temperatura si attesta fra i 18 e i 20 gradi, ottenuta mediante l’ottimo isolamento termico, l’assenza di ponti termici geometrici e un impianto di ventilazione meccanica con recupero del calore. Il secondo tipo di involucro è quello relativo all’area lavorazione, dove la temperatura deve assestarsi attorno ai 16 gradi; la terza soluzione di involucro riguarda la zona di conservazione del vino, dove la temperatura deve mantenersi costante per tutto l’anno

a 12 gradi. Una differenza di questo tipo nelle temperature di esercizio delle tre aree ha comportato la necessità di involucri ben isolati, (da 20 a 24 cm) in grado di conservare la maggior quantità di energia, sia termica che frigorifera. I materiali isolanti previsti sono la lana di roccia, proveniente da un’azienda che ha un ottimo LCA e la fibra di cellulosa. Gran parte della costruzione è in legno che proverrà esclusivamente da foreste regionali ecosostenibili PEFC. Oltre all’alta efficienza e al massimo comfort termico e acustico, molta attenzione viene prestata all’utilizzo dell’illuminazione naturale. Infatti, parte del pavimento della sala degustazione è vetrato e calpestabile e permette al visitatore di osservare l’area sottostante dell’attività di lavorazione del vino, e nello stesso tempo, permette alla luce naturale di fluire attraverso il grande lucernario e arrivare, filtrata, nelle aree produttive. Ulteriore aspetto progetuale è stata la risorsa “acqua”, che nei cicli enologici tradizionali ha dei consumi enormi. Si pensi che per produrre un litro di vino, necessitano per l’intero LCA circa 1600 litri di acqua. Il Protocollo CasaClima Wine ha adottato un

software della Comunità Europea che si chiama “Amethist” e con il quale è stato possibile razionalizzare sostanzialmente l’utilizzo di acqua nel ciclo produttivo. Il progetto ha superato anche l’indice di impermeabilizzazione in quanto nessuna area esterna è stata pavimentata, mantenendo al massimo possibile la permeabilità dei suoli circostanti. Anche gli imballaggi ed il peso del vetro delle bottiglie sono stati ridotti. Il primo è composto solo da monomateriale (cartone riciclato) per il secondo si è ridotto di ca. il 30% il peso. Ne “La Selva Planizia” gli stessi metodi di produzione del vino sono improntati verso principi di sostenibilità. Le 80.000 bottiglie previste – equivalenti quindi al livello di produzione di una cantina di piccole dimensioni – verranno prodotte solo attraverso uvaggi. I nuovi vigneti saranno di tipo estensivo, con una percentuale di impianto del 30-40% inferiore per ettaro rispetto all’usuale, e la potatura avverrà manualmente vite per vite. Uno dei punti principali del progetto è la centrale energetica, simbolicamente collocata all’ingresso dell’area e annessa al farmer’s market, ove possono essere acquistati i prodotti agricoli dell’Azienda a Km 0.


Progetto

La Centrale mitati a circa 3 o 4 settimane Sarà circondata da un grande all’anno, durante i quali si veriprato e da un laghetto, che risulta Energetica ficano picchi elevati di consumo dall’utilizzo delle acque di risorgi- garantirà il 100% del fabbisogno termico, energetico, ma la produzione di va, a fini geotermici, di cui la zona elettrico e frigorifero energia da parte della centraè ricchissima. agli edifici produttivi le sarà continua tutto l’anno e Nella “centrale” si producono i circa e residenziali, utiliz70 kW necessari al funzionamento zando esclusivamente verrà alimentata solo da risorse dell’intero complesso e verranno fonti rinnovabili (sole, “energetiche” ricavate dal territorio circostante. utilizzate diverse fonti energetiche acqua e biomasse) Dal punto di vista prestazionale, tutte rinnovabili. Il cippato, provela Cantina “La Selva Planizia” ha niente dalle potature delle vigne e superato il check up di certifida altri scarti legnosi della zona, il fotovoltaico, collocato su una delle facciate, cazione energetica da parte dell’Agenzia per la geotermia, utilizzando l’acqua di falda si- l’Energia di Udine, che in Friuli VG certifica i tuata a 12 metri di profondità, e il solare ter- fabbricati per conto dell’Agenzia CasaClima mico, allo scopo di produrre l’acqua calda per di Bolzano, riportando un fabbisogno termico specifico riferito alla superficie netta pari l’agriturismo e la residenza dei proprietari. La stessa acqua calda, grazie a un ciclo al a 9 kWh/m²a, valore che la colloca in Classe bromuro di litio, viene trasformata in energia CasaClima Oro Nature, quest’ultimo perché frigorifera per mantenere le temperature di utilizza materiali biocompatibili ed esclusivaraffrescamento della cantina, soprattutto nel mente fonti energetiche rinnovabili, che eviperiodo estivo. La considerazione di partenza teranno, ogni anno, di emettere 60,89 t/CO₂ per la progettazione del sistema energetico e consumare 15,61 Tep. complessivo di una cantina è che i processi La Selva Planizia: la prima cantina in Italia, di lavorazione sono in genere abbastanza li- passiva e biocompatibile. ◆

Dati di progetto Superficie lorda riscaldata nei piani

485,40 m2

Superficie netta riscaldata nei piani

402,88 m2

Volume lordo dell’edificio

2.365,18 m3

riscaldato Volume netto dell’edificio

1.773,88 m3

riscaldato Superficie disperdente

1.280,6 m2

dell’involucro Rapporto superficie

0,54 l/m3

disperdente dell’involucro/ volume lordo riscaldato Coefficiente medio di trasmissione

0,16 W(m2K)

dell’involucro dell’edificio Rapporto tra guadagni

90%

termici e perdite di calore Ton CO2 evitate/anno

60,89

Tep/anno (tonnellate

-15,61

equivalenti di petrolio)


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www.agenziacasaclima.it Tutte le informazioni sulla certificazione CasaClima Wine

scheda

Il protocollo CasaClima Wine Natura

Vita

Trasparenza

Energia

Efficienza dell’involucro Efficienza complessiva Energia di processo

Uomo

Comfort

Qualità

Qualità della progettazione Qualità del processo

Terra

Materiali da costruzione Imballaggi e logistica Gestione dei rifiuti

Ambiente

Qualità ambiente interno

Costi

Valutazione costi-benefici Costi di gestione

Acqua

Progettazione ciclo dell’acqua Tutela delle risorse idriche

Autenticità

Prodotti e materiali locali Qualità del paesaggio

Comunicazione

Sensibilizzazione Coinvolgimento dei collaboratori

Vista Ovest

Le geometrie costruttive si basano sulla sezione aurea e il Feng-Shui

Vista Sud


Progetto

Campus Tor Vergata Residenze per studenti, docenti e ricercatori — Roma Marco Tamino Archittetti

Scompaiono le celle affiancate lungo corridoi chilometrici che caratterizzavano spesso in passato gli alloggi studenteschi: Il modello organizzativo proposto per Tor Vergata aggrega residenze ma anche ambienti di studio, di soggiorno, di ristorazione e per il tempo libero, attorno ad una corte interna verde che oltre a svolgere un importante ruolo bioclimatico, rappresenta anche lo spazio di incontro e di studio. Come avveniva nell’atrio della domus romana, la corte interna rappresenta il centro aggregativo e simbolico della piccola comunità che si insedia in ogni unità residenziale. Le 17 unità che compongono il complesso, sono organizzate, a loro volta, attorno ad uno spazio verde centrale di cinque ettari: un grande parco attrezzato per lo sport e la vita associata e dove, fatta eccezione per i transiti di servizio, sono ammessi solo percorsi pedonali e ciclabili, le auto restano fuori, nei grandi parcheggi di arrivo esterni. Superando il concetto degli edifici/barriera, degli oggetti architettonici chiusi rispetto

Le corti interne panoramica dal basso

al territorio che li circonda tipico purtroppo delle urbanizzazioni recenti, i palazzi del campus accolgono al proprio interno la rete dei percorsi ed il sistema degli spazi comuni e dei giardini, che formano il tessuto connettivo dell’intero complesso edilizio. Interno ed esterno, individuale e collettivo si incontrano e trovano nuove forme di coesione, rendendo possibili i fenomeni di scambio sociale e

di arricchimento culturale che rappresentano un’esperienza essenziale della vita e del percorso formativo degli studenti come, per dire la verità, avveniva abitualmente negli insediamenti storici e che dovrebbero essere alla base di ogni intervento urbano. La permeabilità è la parola chiave di questa architettura ed i grandi portali di ingresso che si aprono sulle corti interne interpretano fisicamente e simbolicamente il tema della apertura. Sul piano dell’immagine il progetto


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CONTATTI Ingenium Real Estate Spa, Via Salaria, 226 00198 Roma T +39 06 8745141 — F +39 06 87451454 — info@ingeniumre.it

Le corti interne I percorsi e i ballatoi Sotto: Pianta blocco tipo


Progetto

Gli Esterni Le pareti ventilate in vetro

Le corti interne verdi

propone un’architettura lontana dalle spericolate performance, come dalle pompose esibizioni presenti spesso nei monumenti della contemporaneità. I volumi architettonici presentano geometrie elementari: la ricchezza del progetto risiede nel valore delle soluzioni spaziali, nella leggerezza, nella trasparenza e nel gioco dei colori, dei riflessi e delle penetrazioni visive e delle interazioni che annullano la consueta distinzione interno/esterno.

Un involucro leggero e traslucido in vetro grezzo retroventilato alternato a rivestimenti in blocchi lapidei con effetti cromatici diversi ed il travertino romano, rivestono le murature, proponendo effetti architettonici inconsueti e creando al tempo stesso una efficace protezione climatica per lo spazio abitato. green building La riproposizione del “tipo edilizio” della casa a corte, della nostra tradizione storica,

introduce benefici ampiamente sperimentati che producono regolazione termica e ventilazione naturale negli ambienti. Inoltre il cappotto termico, le pareti ventilate, gli schermi solari, si integrano con l’ottimizzazione degli impianti e l’utilizzo di energie rinnovabili. ◆


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I NUMERI 1.540 posti letto; 80.000 mq. area; 55.000 mq. verde; 50.000 mq. superficie utile; 190.000 mc. volumetria; Luglio 2008 inizio lavori; Ottobre 2010 consegna 950 posti letto; Giugno 2011 completamento intervento

Le corti interne L’illuminazione e i colori

titolino

I punti chiave del progetto

_

In sintesi, le caratteristiche del progetto: 1. Un concept innovativo della residenza universitaria (e non solo..), con un modello insediativo orientato a promuovere o almeno a consentire, forme di coesione ed una dimensione sociale generalmente scomparsa nell’architettura contemporanea. 2. Meno architettura e più valore “urbano”. Si escludono i formalismi, le forzature e le ricercatezze decorative che oggi nutrono la cosiddetta “architettura di immagine” più diffusa nella postmodernità. Colori, materiali, riflessi, permeabilità spaziali e visive con geometrie semplici sono i suoi ingredienti, mentre gli elementi chiave sono la permeabilità e l’apertura rispetto alla rete delle percorrenze, dei luoghi interni/esterni e dei servizi comuni che rappresentano il tessuto “urbano” che unifica e da senso all’insediamento 3. La qualità ambientale del grande parco attrezzato sul quale si affacciano le unità residenziali ed i servizi, che per la prima volta forse non ci fa più tanto invidiare i campus inglesi e statunitensi. 4. Un’architettura attenta ai temi del risparmio energetico e dell’eco-sostenibilità ed ai costi costruttivi. 5. Un intervento a costo “0” per l’amministrazione pubblica, attraverso un inconsueto meccanismo di project financing.


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Speciale fiere

Fiera di Rimini Ingresso principale

la fiera

Caratteristiche

Periodicità: annuale; Edizione: 15a; Data: 9—12 novembre 2011 Ingresso: operatori e grande pubblico; Biglietti: intero 15 Euro; abbonamento intero per 2 giornate 25 Euro; ingresso gratuito bambini 0—6 anni; ingresso ridotto 5 Euro; ingresso universitari (con presentazione libretto) 2 Euro; Orari: 9—18; 12 nov. 9—17 Info: ecomondo@riminifiera.it Website: www.ecomondo.com

Ecomondo punta sugli elementi naturali La manifestazione dedicata ai temi ambientali, che si svolgerà dal 9 al 12 novembre prossimi, quest’anno punta soprattutto sulle tematiche legate all’acqua e all’aria.

U

n focus sull’acqua e l’aria. Non poteva che scegliere elementi naturali come assi portanti dell’evento Ecomondo 2011, manifestazione focalizzata sui temi ambientali in programma da mercoledì 9 a sabato 12 novembre 2011 a Rimini Fiera. Si tratta di due filoni che mostrano ottime performance: una sessantina di aziende leader hanno già aderito alle due aree espositive dedicate al tema, Oro Blu (trattamento e riuso delle acque) ed Air (trattamento dell’aria e dei fumi industriali). Le novità Per l’edizione di quest’anno, in parallelo

col completamento dell’area espositiva, si consoli-

da la parte culturale tecnico scientifica. È stato, infatti, approntato un tavolo tecnico scientifico con la partnership dell’Università di Brescia, in particolare con il gruppo di lavoro del prof. Carlo Collivignarelli (Ordinario di Ingegneria sanitaria-ambientale) per definire workshop tematici sulle problematiche del ciclo dell’acqua. Il team, attivo dal 1998, che vede la partecipazione di oltre cento tra ricercatori universitari e gestori di impianti, ha recentemente istituito un sottogruppo che si occupa del tema del risparmio energetico nell’ambito del servizio idrico integrato. Partecipano alla costruzione del calendario scientifico anche l’Associazione Idrotecnica


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Italiana, di Italian Water Convention, Cnr, Anci ed Enea nella progettazione del programma scientifico. A Ecomondo 2011 ci sarà anche la presentazione dei risultati di ricerche svolte in ambito Europeo (progetto Aquafit 4 Use) per l’uso sostenibile delle acque nel settore industriale, con un convegno nel quale saranno presentate nuove ed economiche soluzioni tecnologiche, metodi e strumenti che consentono di ridurre il consumo di acqua pulita, di ridurre l’impatto sull’ambiente (energia, emissioni, fanghi), di utilizzare acque tagliate “su misura” sulle esigenze dello specifico processo industriale (per aumentare la produttività, la sicurezza e la salute) e chiudere il ciclo delle acque. L’edizione di quest’anno ricaverà spazi dimostrativi anche all’esterno dei padiglioni. In una zona appositamente attrezzata sorgerà un’area demo dove gli espositori potranno mettere in mostra i propri mezzi in situazioni operative. Un luogo dedicato all’esecuzione di prove di abilità, dimostrazioni, nonché all’intrattenimento.In contemporanea con Ecomondo si svolgeranno Key Energy, quinta fiera internazionale per l’energia e la mobilità sostenibili e Cooperambiente, quarta manifestazione dedicata all’offerta cooperativa di energia e servizi per l’ambiente, a cura di LegaCoop. La CITTÀ SOSTENIBILe Ecomondo ospita “Città sostenibile”, una selezione di progetti nazionali e internazionali sulle migliori esperienze di “città

Ecomondo 2010 Conferenza Città Sostenibili

la mostra

“ integrate” che hanno applicato piani concreti di azione per migliorare i parametri di Abitare – Spazi Verdi – Siti Industriali Dismessi – Qualità dell’Acqua e sua Distribuzione – Efficienza e Integrazione nei Trasporti – Smart Grid – Efficienza Energetica – Gestione Integrata dei Rifiuti – Qualità dell’Aria – Cambiamenti Climatici. La manifestazione, giunta alla quinta edizione, quest’anno punterà su tre focus: Smart City, Ict, Edilizia certificata e sostenibile. Città Sostenibili ospiterà convegni e seminari con ospiti di spicco nazionali e internazionali. ◆ a cura di Rimini Fiera

Città Sostenibile è una Mostra di idee e di progetti realizzati sul territorio per evidenziare quanto oggi sia fondamentale il ruolo delle amministrazioni locali nel campo dello sviluppo sostenibile. È anche e soprattutto dal basso, dagli enti più vicini ai cittadini, che spesso si sviluppano le idee che hanno un impatto decisivo sul nostro modo di coniugarci in maniera più armoniosa con l’ambiente che ci circonda. Esperienze che sono state illustrate e messe in circolo in diversi appuntamenti, dalla Conferenza di Aalborg alle 4 giornate di Dunkerque. Le amministrazioni locali dei vari Pzaesi Europei dimostrano di avere, oltre che il potere, anche l’entusiasmo per indicare strade nuove che migliorino la vita delle persone. In questo contesto, Città sostenibile, a Rimini, vuole diventare un luogo privilegiato di partecipazione e incontro tra gli amministratori che vogliono dare un segnale di cambiamento. Ringrazio i colleghi di Agenda 21 e di Anci per la loro preziosa collaborazione.

Alessandra Astolfi Ecomondo 2010 Vista del padiglione

Responsabile Ecomondo


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Bioedilizia

Certificazioni: dalla qualità dell’edificio la spinta al rilancio dell’edilizia? di Paola Pianzola

T

ra certificazioni esistenti e nuove in arrivo. Sulla documentazione che attesta l’efficienza energetica, acustica e termica si gioca buona parte delle possibilità di rilancio per il mercato dell’edilizia. L’attestato di certificazione energetica è un documento ufficiale, valido 10 anni, prodotto da un soggetto accreditato come “certificatore energetico” e dai diversi organismi riconosciuti a livello locale e regionale, rilasciato da tecnici qualificati in grado di attestare i consumi e le caratteristiche energetiche di un edificio. Con quali obbiettivi è stata introdotta in Italia questa procedura? Oltre che operare in un’ottica di risparmio delle risorse e di rispetto per l’ambiente, informare i proprietari degli immobili sul consumo energetico di un edificio, sensibilizzandoli sui costi della sua gestione, significa incrementare la domanda di case a basso consumo energetico, cosa che ha ricadute positive sullo sviluppo e il rilancio del settore edilizio. Riqualificare energeticamente gli edifici esistenti, anche attraverso le detrazioni del 55% sull’IRPEF, significa intervenire sulla spesa energetica di tutto il Paese, liberando risorse da impiegare in altri campi. Queste le premesse. Innanzitutto va detto che si parte da una direttiva europea (articolo 7 della Direttiva 2002/91/CE), che gli stati membri

dell’unione hanno messo in pratica ognuno a suo modo, spesso con differenziazioni regionali oltre che nazionali. La Commissione Europea ha istituito una piattaforma internet, la EPBD Building Platform, con il compito di monitorare l’implementazione a livello europeo della Direttiva, ma resta il fatto che la situazione nell’Unione è variegata. E se in Svezia, dove la certificazione di tutti gli edifici è obbligatoria dal 2009, la prima legislazione sui requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici risale addirittura al 1942, in Olanda un decreto prevede la certificazione di tutti gli edifici pubblici (ad esclusione di scuole e ospedali) con superficie utile superiore a 100 mq, con obbligo di esposizione all’esterno del certificato. Qui il lavoro di certificazione, come in Svezia e in Finlandia, spetta ad aziende specializzate che operano nel rispetto delle norme nazionali e internazionali. In Germania il certificato energetico viene attuato in diverse fasi, anzitutto per gli edifici costruiti dopo il 1965. Come in Austria, il certificatore svolge la sua attività a titolo di soggetto individuale, ma è comunque accreditato dall’amministrazione locale, che emette il certificato e la targa energetica. E in Italia? L’Attestato di Certificazione energetica al momento si utilizza soprattutto in due occasioni: è indispensabile per tutti gli atti

notarili di compravendita di ogni singolo immobile e, dal 1° luglio 2010, anche per quelli di locazione. Inoltre, fa parte della documentazione necessaria per ottenere gli sgravi fiscali e accedere alle detrazioni del 55% sul reddito IRPEF. Queste le linee generali, ma sulle modalità di redazione dei certificati, ogni regione ha una sua legislazione, e ci sono anche quelle che ne sono sprovviste: in questo caso, secondo le linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici e solo per gli edifici di superficie utile inferiore a 1.000 m² e ai soli fini della compravendita, si può utilizzare l’autodichiarazione. Il decreto prevede che il proprietario dell’immobile, consapevole della sua scadente qualità energetica, possa scegliere di ottemperare agli obblighi di legge attraverso una sua dichiarazione in cui afferma che l’edificio è di classe energetica G (la peggiore) e che i costi per la gestione energetica dell’edificio sono alti. La (scarsa) qualità dei controlli

A complicare ulteriormente il panorama della messa in pratica delle norme, la carenza di qualità e di controlli delle attività legate alla certificazione energetica degli edifici, che sembra aver creato una situazione “all’italiana”. Lo ha denunciato in una lettera aperta indirizzata all’ordine degli architetti e ai


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www.anit.it ANIT Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico

www.uni.com UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione

Residenza Solaria a Udine ha ricevuto la certificazione CasaClima Oro Nature

Dahoam Naturresidence Situato a Scena (Merano) è certificato CasaClima Oro (Foto: Dahoam Naturresidence) Vigilius Mountain Resort a Lana (BZ) è certificato Casaclima Hotel (Foto: vigilius mountain resort)

La futura sede della Salewa Certificata CasaClima B (Foto: enertour)

Casa passiva Prima casa passiva certificata CasaClima Oro + in Lombardia


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Bioedilizia

www.agenziacasaclima.it Agenzia Casa Clima

efficienzaenergetica.acs.enea.it ENEA Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente

Holz & ko a Nova Ponente (BZ) è certificato Casa Clima + (Foto: enertour)

Theiner’s garten BIO Vitalhotel a Gargazzone (BZ) è il primo a ricevere la certificazione ClimaHotel (Foto: enertour)

Edificio aziendale di Naturalia-BAU a Merano Certificata CasaClima Oro+ ha vinto inl premio per la miglior CasaClima 2009 (Foto: enertour)

rappresentanti della Regione Lombardia (ma il problema riguarderà anche altre regioni…) un architetto certificatore energetico iscritto al Sacert, I’associazione mista Pubblico/Privato a controllo pubblico nata nel 2006 per l’accreditamento volontario di Enti, Associazioni, Istituti che istruiscono professionisti per affrontare la Certificazione Energetica attraverso una metodologia di calcolo comune sviluppata dal Dipartimento BEST del Politecnico di Milano e aggiornabile qualora Ministero e/o Regione ne imponessero una per legge. L’architetto varesino Maristella Roncalli, autrice di questa lettera, mette in evidenza come oggi la certificazione energetica venga vissuta dai cittadini non come una risorsa ma come un adempimento burocratico, una tassa da versare alla Regione. In questo situazione la responsabilità dei tecnici è fondamentale. Quelli preparati ci sono, ma esistono anche “situazioni limite presenti sul mercato che non sembra premiare certo la qualità, con un’estenuante corsa al ribasso delle tariffe che obbligano chi vuole far bene ad abbandonare il campo perché non riesce a stare nei costi, oppure a scivolare nel pressappochismo”. In altre parole, c’è un abitudine a rilasciare certificati energetici “venduti” per pochi euro, redatti in modo frettoloso e in tempi troppo rapidi. La conseguenza di questa situazione è che i tecnici certificatori vedono svilire la propria professionalità, e i cittadini non sanno più di chi fidarsi, mentre avrebbero diritto, a fronte della spesa, ad un lavoro fatto con cura. Per tenere alto il valore della qualità operativa dei certificatori, molti enti qualificati – come il Sacert – stanno lavorando sulla formazione, così come la Regione Lombardia che ha anche avviato iniziative per il controllo dei certificati energetici. Tuttavia, prosegue la lettera, “il mercato sembra non accorgersene e nemmeno l’utente finale perché in fondo se quel ‘foglio’ da portare al notaio gli è costato di meno, non importa se sia fatto bene o no.” Per uscire da questa situazione occorre stabilire dei protocolli che consentano di ridurre la discrezionalità e di aumentare i controlli


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e la qualità dell’operato dei certificatori. Si potrebbe, ad esempio, come consiglia anche l’autrice della lettera, prendere spunto dal modello CasaClima, ormai sinonimo consolidato di edilizia ad alto risparmio energetico. Il Certificato energetico CasaClima

Il certificato energetico e la targhetta CasaClima, che non riguarda solo le nuove costruzioni ma anche la ristrutturazione sostenibile di immobili esistenti, sono le colonne portanti di un sistema di classificazione connesso con il concetto di costruzione CasaClima, che attira sempre più costruttori e proprietari. I certificatori CasaClima, una volta formati diventano parte del sistema e lavorano ad un obiettivo comune. L’utente finale ha un solo referente cioè l’ente di certificazione che incarica direttamente i certificatori di espletare le varie pratiche. Il

In italia

Attestati di certificazione energetica depositati al 1 Marzo 2011 0 1-1.600 1.601-7.703 7.704-20.000 20.001-36.646 36.647-160.000 160.001-500.000

certificatore è controllato nel suo operato, ha dei protocolli precisi cui riferirsi, viene pagato direttamente dall’ente di certificazione. L’utente finale, dunque, è garantito dall’ente sulla qualità del prodotto e del risultato che è indipendente dal certificatore, e può contare su un prezzo chiaro e uguale per tutti. Le categorie CasaClima permettono dunque di identificare il grado di consumo energetico di un edificio. Esistono CasaClima Oro, CasaClima A e CasaClima B. Il consumo di energia più basso è garantito da una CasaClima Oro, che richiede 10 kilowattora per metro quadro l’anno, il che si può garantire, in pratica, anche in assenza di un sistema di riscaldamento attivo. La CasaClima Oro è anche detta “casa da un litro”, perché per ogni metro quadro necessità di un litro di gasolio o di un m³ di gas all’anno. Le case con un consumo di calore inferiore ai 30 kilowattora per metro quadro l’anno sono invece classificate come CasaClima A, la cosiddetta “casa da 3 litri”, perché richiede 3 litri di gasolio o 3 m³ di gas per metro quadro l’anno. CasaClima B è invece l’edificio che richiede meno di 50 kilowattora per metro quadro l’anno. In questo caso si parla di “casa da 5 litri”, in quanto il consumo energetico comporta l’uso di 5 litri di gasolio o 5 m³ di gas per metro quadro l’anno. Particolarmente importante è il fatto che la classificazione energetica dell’immobile avviene in seguito ad un’indagine sull’edificio svolta durante tutto l’iter della realizzazione, e non solo sulla base del progetto. Il certificato energetico evidenzia l’entità del fabbisogno di calore di un edificio, e presenta due classificazioni energetiche: la prima riguarda la classe di isolamento termico dell’edificio, la seconda la qualità dell’impiantistica. Con l’aiuto di una tabella suddivisa in caselle colorate, dal verde (basso fabbisogno energetico) fino al rosso (alto fabbisogno), chiunque può capire se un edificio consuma molta o poca energia. L’indice termico di calore viene determinato in base a fattori rilevanti dal punto di vista energetico, tramite un procedimento di calcolo unitario. I committenti possono, in questo modo, calcolare il fabbisogno medio di riscaldamento ed energia di un edificio ed effettuare una comparazione tra diverse costruzioni. La Classificazione Acustica al via dal 2012

Fonte: Comitato Termotecnico Italiano

Nel luglio 2010 è stata emanata la norma tecnica UNI 11367 dal titolo “Classificazione

acustica delle unità immobiliari - Procedura di valutazione e verifica in opera”, che si applica a tutti i tipi di edifici, tranne a quelli ad uso agricolo, artigianale e industriale. La valutazione complessiva di efficienza acustica di ogni unità immobiliare nasce da valutazioni per ogni singolo elemento; sono oggetto di classificazione l’isolamento di facciata, l’isolamento rispetto ai vicini (sia per i rumori aerei, sia per i rumori di calpestio) e il livello sonoro degli impianti. La norma UNI prevede quattro differenti classi di efficienza acustica: dalla classe 1 (la più silenziosa), alla 4 (la più rumorosa): seppure il livello prestascheda

La tabella delle classi energetiche CasaClima

zionale “di base” sia rappresentato dalla terza classe, la stragrande maggioranza degli edifici italiani attualmente esistenti non raggiunge neppure la quarta classe. Attualmente l’applicazione delle classi acustiche è volontaria e il rispetto di una specifica classe acustica obbligatorio solo se previsto dalle condizioni contrattuali. Ma la situazione dovrebbe cambiare a partire dal 2012, quando la classificazione acustica di un’unità immobiliare (che sia un appartamento o un’abitazione monofamiliare), diventerà necessaria. ◆

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Bioedilizia

Paglia superstar Considerata un materiale di serie b la paglia può giocare un ruolo notevole sul fronte dell’edilizia sostenibile

di Sergio Ferraris

S

e in Italia siamo scettici verso le case realizzate in legno, ampiamente diffuse nei paesi nordici e nel mondo anglosassone, dovremmo essere addirittura ostili verso una delle novità delle realizzazioni in bio architettura: la paglia. Eppure la ricerca di nuove soluzioni adatte alle mutate esigenze delle costruzioni che si vogliono sempre più sostenibili e climatizzate in maniera naturale sta spingendo diversi architetti a rivalutare questo antico elemento che sembrava relegato a una realtà marginale come quella rurale. “Bisogna chiarire che se da un lato la paglia ha degli indubbi vantaggi non è possibile utilizzarla per realizzare grandi strutture. – afferma Rossella Sinisi, Presidente della sezione Roma 1 dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (Inbar) – Si tratta di un materiale che ha degli indubbi vantaggi per la bioarchitettura. È ecologico, sostenibile, riciclabile senza problemi a fine vita, proviene da una filiera corta poiché si trova ovunque e fissa al suo interno una certa quantità di CO₂”. La paglia in edilizia trova fondamentalmente tre tipi diversi di utilizzi. Il primo è quello dell’impiego della paglia impastata con la creta nei mattoni a crudo, cosa che aumenta l’isolamento termico e acustico, incrementandone anche la resistenza, il secondo è quello dell’utilizzo delle balle di paglia al posto delle opere in muratura, mentre il terzo è quello, tradizionale nel nord Europa, dell’utilizzo della paglia per i tetti. La paglia, naturalmente, trattandosi di un materiale organico è soggetto a fenomeni di imputridimento, anche se non è fragile come sembra visto il suo alto contenuto di silice, e deve essere trattato in maniera adeguata, come del resto il legno, proteggendola dagli agenti at-

L’edificio progettato da Arjen Reas a Zoetermeer, Paesi Bassi (Foto: Kees Hageman)

mosferici e dall’umidità, cosa possibile applicando degli intonaci adeguati e facendo una’altrettanto adeguata manutenzione. Per quanto riguarda le specifiche tecniche delle balle di paglia da utilizzare in edilizia le misure oscillano tra i 30 per 30 per 50 centimetri e i 30 per 50 per 120 centimetri, mentre sono fondamentali sia la densità, che deve essere compresa tra gi 80 e i 120 kg/m³ sia l’umidità che non deve superare il 15%. Per quanto riguarda gli impieghi della paglia nello specifico si va dalle tamponature, realizzate su intelaiature di legno all’utilizzo come isolante in pannelli realizzati pressando la paglia a caldo, senza colle e ricoperti con il cartone. Reputazione di paglia

Ma la paglia, viste le sue umili origini sul fronte dei materiali edili di che considerazione gode? In linea di massima ci sono una

serie di luoghi comuni che sono stai sfatati nei fatti. Test ufficiali in Germania e Austria sui muri realizzati con balle di paglia hanno portato alla luce che la resistenza al fuoco di un muro di paglia intonacato è pari a F90, è classificato come mediamente infiammabile e ha un coefficiente di conduttività del calore pari a λr= 0,0456 W/mK. Questi dati dimostrano che la paglia può essere utilizzata negli edifici a due piani e che può essere un’ottima base realizzare delle abitazioni passive con consumo per il riscaldamento inferiori ai 15 kWh/m². E anche il bilancio energetico della paglia è positivo. “La produzione di balle di paglia consuma circa 14 Mj/m³ d’energia. – afferma l’architetto Eros Piovesan, autore di “Costruire con la paglia” – La lana minerale richiede per la sua produzione 1077 Mj/m³: settanta sette volte di più della paglia”. Per quanto riguarda le cautele costruttive da adotta-


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Tekneco Numero 04 | 2011

questa tecnica di costruzione sia eccessivamente “alternativa” per cambiare idea è sufficiente osservare la realizzazione dell’olandese Arjen Reas che ha utilizzato la paglia per costruire una casa di campagna dall’alto valore architettonico. “Quando si lavora sulla forma è importante tenere d’occhio la semplicità, la durata e l’espressione stilistica. – afferma l’architetto – Il mix di due materiali molto diversi come l’intonaco e la paglia che fanno parte del panorama olandese consente di coniugare modernità e tradizione allo stesso tempo”. L’abitazione progettata da Reas, inoltre, dimostra che è possibile utilizzare materiali d’origine modesta per realizzare edilizia di alta qualità sia energetica, sia architettonica. ◆

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TECNICHE

I metodi costruttivi delle case di paglia

duta per oltre un milione di dolre quando si utilizzano le balle lari, mentre in Gran Bretagna di paglia una grande attenzione all’Università di Bath una casa in deve essere posta alle infiltrazio- È ecologico, ni d’acqua e di umidità da tutti i sostenibile, riciclabile paglia è sotto studio da più di un lati, ma specialmente dalla par- senza problemi a fine anno, per verificare se questa tecvita, proviene da una nica costruttiva possa entrare a te inferiore, ma si tratta di una filiera corta poiché si buona regola anche per le costru- trova ovunque e fissa pieno titolo tra le tipologie di edificio necessari per ridurre le emiszioni tradizionali. La differenza al suo interno una sioni di CO₂ nel settore dell’edilidalla muratura è che vista la mi- certa quantità di CO₂ zia abitativa. Sempre negli Stati nor resistenza alle infiltrazioni è Uniti, ma questa volta in Virgina buona regola iniziare a elevare il muro con la paglia alcune decine di centime- sorge la casa di paglia abitata e realizzata da tri più in alto rispetto a come si farebbe con la Bob Hanson, proprietario della compagnia Green Bees, acronimo di Green Building for costruzione in tradizionale. Economic and Enviromental Sustainability che spende meno di venti dollari al mese per Case di paglia crescono Gli esempi su come si possa fare edilizia più l’elettricità, ricicla l’acqua piovana e usa il soche di qualità con la paglia non mancano. A lare termico per il riscaldamento. Se l’unione Oakland, in California, per esempio una casa di tecniche ecologiche con un materiale “porealizzata in paglia è stata recentemente ven- vero” come la paglia può rafforzare l’idea che

Nebraska. È il metodo nel quale le balle di paglia diventano autoportanti sostenendo il peso del tetto. Le balle si posizionano come se fossero dei grandi mattoni, fissate tra di loro e alle fondamenta. È un sistema semplice, era utilizzato dai pionieri negli Usa, ma necessita di una grande attenzione nel progetto. Post and Beam. Con questo sistema le balle di paglia non sono autoportanti ma necessitano di una struttura, magari di legno, mentre la paglia viene utilizzata come materiale da tamponatura. Martix. È il sistema misto dove si usa paglia e cemento armato che viene utilizzato nelle parti portanti. Ha il vantaggio di attingere a conoscenze consolidate in edilizia come quelle del cemento.


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Fotovoltaico integrato, regole UE

Bioedilizia

Brevi dal web

Intervista ai tecnici italiani che partecipano al tavolo europeo ideato per garantire che un sistema fotovoltaico integrato risponda effettivamente ai principi della sostenibilità ambientale, dell’isolamento termico e delle funzionalità architettoniche. Prosegui la lettura www.tekneco.it/0424

Una selezione delle notizie più lette su www.tekneco.it nelle ultime settimane

Vetri e pellicole filtranti di Daniela Uva

Cresce la propensione ad acquistare abitazioni in grado di assicurare efficienza energetica e rispetto per l’ambiente, ma senza disponibilità a pagare di più.

Le pellicole filtranti proteggono l’ambiente interno dall’irradiamento solare, trasformando le vetrate esistenti in sistemi di controllo solare. Tutto questo grazie alle proprietà riflettenti e al tempo stesso oscuranti, che spiegano il crescente impiego di questa soluzione all’interno di soluzioni improntate ai principi della bioedilizia.

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Eco & cheap

Il Leed non decolla

Il boom nell’impiego del legno aiuta le comunità rurali

Superato il traguardo dei 10mila edifici residenziali certificati. Leed (Leadership in Energy and Environmental Design), la principale certificazione di bioedilizia negli Stati Uniti, continua a crescere, ma non in Italia, dove la mancanza di uno standard unico finisce con il penalizzare le iniziative eco-sostenibili.

Intervista a Isabella Goldmann

Prosegui la lettura www.tekneco.it/0427

Si aprono nuove prospettive per le comunità rurali. L’adozione del legno come prodotto principe della bioedilizia da parte del ministero statunitense dell’Agricoltura sta creando un grande fermento tra i centri dell’America profonda, a lungo trascurati dal progresso economico. L’esecutivo federale ha appena dato il via all’Anno Internazionale delle Foreste basato su una serie di iniziative per valorizzare il legno nelle costruzioni puntando soprattutto sulla produzione locale, per evitare che i benefici del costruire eco vengano vanificati da trasporti più lunghi.

Il celebre architetto racconta le ultime tendenze in materia di bioedilizia

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TEKNECO

AREA AZIENDE 4 | 2011 La sostenibilità raccontata attraverso progetti concreti. È lo spirito che ha portato alla nascita di questa sezione che offre una vetrina alle aziende e agli studi di progettazione interessati a presentare le proprie realizzazioni attraverso le schede tecniche, riguardanti le diverse fasi dei lavori, i materiali utilizzati, le collaborazioni. Una vetrina con garanzia di visibilità presso un pubblico di lettori ampio e selezionato per affinità di attività professionale e interessi.

Il materiale di questa sezione è fornito esclusivamente dalle aziende


Case History i dati dell’opera

Edificio certificato classe

A

Azienda

Bioisotherm Opera

Edificio residenziale Luogo

Mirano (VE) Data

Gennaio 2011 Contatti

Bioisotherm srl Viale della Repubblica, 8/c 35030 Selvazzano Dentro (PD) tel e fax: 049.8687216 / 049.8684624 e-mail: info@bioisotherm.it web: www.bioisotherm.it

Impresa esecutrice: Impresa Stocco Franco & C. S.a.s. — Progetto Architettonico e Strutturale: Studio Tecnico Associato Ing. Paolo Valeri, Geom. Matteo Simionato — Committenza: Area 102 - Mirano

Vista del complesso dalla strada pubblica

Il progetto architettonico dell’edificio è stato sviluppato dallo studio di progettazione associato Valeri&Simionato, con l’uso di un linguaggio forte e chiaro, lontano dalle effimere mode pittoresco-eclettiche dominanti. Il progetto prevede la costruzione di tre edifici attigui per un totale di soli dieci alloggi, due alloggi ciascuno negli edifici laterali e sei sull’edificio centrale, il tutto inserito su una zona residenziale a basso indice di densità abitativa confinante con ampie aree a verde, a garanzia di elevata tranquillità. L’orientamento Nord Est-Sud Ovest è calcolato su base eliotermica e visiva per approfittare dell’insolazione naturale, verso Sud Est per captare luce e clima, l’edificio risulta così irraggiato su tutti e quattro i lati eliminando il lato in ombra. In relazione all’orientamento l’edificio è predisposto di ampie aperture opportunamente schermate con brie-soleil verso Sud est e aperture più contenute verso Nord per proteggere il più possibile l’edificio

dal freddo invernale. L’affaccio su almeno tre fronti risulta oggi un modo di progettare completamente accantonato al fine di assecondare le logiche della pura speculazione edilizia: tale elemento risulta invece di primaria importanza per la salubrità degli alloggi, perché permette di ottenere il riscontro d’aria, il quale contribuisce in modo determinante alla regolazione climatica dei locali in modo del tutto naturale ed ecologico. Il triplo affaccio permette anche di sfruttare la vista e la luce su più fronti offrendo una migliore vivibilità dell’alloggio. La conformazione volumetrica e l’accessibilità ai singoli alloggi è stata resa volutamente più indipendente possibile mediante l’eliminazione dei vani scala, per dare maggiore autonomia e privacy. È stata posta particolare attenzione ai problemi di introspezione visiva tra gli alloggi, adottando delle soluzioni progettuali su finestre e parapetti che garantiscono la riservatezza tra le unità abitative


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scheda

Sistema costruttivo

attigue nonché tra alloggi e giardini privati. Sette alloggi dei nove totali possiedono un giardino privato ipogeo o il tetto giardino, sul quale si estende l’alloggio interno per poter usufruire di pranzo e cena all’aperto con cucina attigua o barbecue. I quattro alloggi al piano terra usufruiscono dell’accesso diretto dal garage interrato. Particolare attenzione è stata posta alla progettazione delle aree verdi e dei giardini privati con l’uso di essenze arbustive autoctone mediterranee.

Dobbiamo infine sottolineare il ruolo estremamente importate che ha avuto la progettazione ingegneristica dell’edificio, che si è spinta anche in settori non richiesti dalle normative e che di consueto viene lasciata al libero arbitrio degli installatori. Alla progettazione statica, termica, antincendio dei garage, previste dalla legge, si sono quindi affiancate la progettazione elettrica, quella acustica, la progettazione delle zone a verde, la progettazione idraulica sanitaria. Vista dell’ingresso agli appartamenti

_

Termosolaio

All’interno della realizzazione è stato utilizzato il sistema costruttivo di casseri isolanti a perderde fornito da Bioisotherm, concessionaria Argisol, Termosolaio e Stirostamp per l’Italia. Le pareti sono state realizzate con Argisol, un sistema di costruzione costituito da un programma completo di casseri isolanti a perdere con i quali si ottengono pareti portanti antisismiche in calcestruzzo, isolate internamente ed esternamente, finalizzate ad ottenere edifici in classe A nel rispetto dell’ambiente. Le coperture sono invece realizzate con Termosolaio, un pannello cassero per la formazione di solai in cemento armato da calpestio e di copertura con isolamento termico variabile. I pannelli cassero sono costituiti da un elemento in polistirene espanso che al suo interno ha due tralicci atti a garantire l’autoportanza del cassero durante il getto del cls, con al centro un incavo per la formazione dei travetti in c.a. strutturali. Il fondello dell’incavo è a spessore variabile ed evita il ponte termico.

Argisol


Case History i dati dell’opera

Costruttore: GE.IM. srl — Progettista architettonico: Arch. Sebastiano Calabrò — Progettista strutturale: Ing. Agostino Presutti

Gruppo di progettazione strutturale: Ing. Pierluigi Evangelista, Ing. Diego Ruggeri, Ing. Marilena Tavoletti, Ing. Stefano Bulian, Ing. Paolo Gregori, Ing. Armando Miele

Cantiere Una delle fasi tipiche di una realizzazione Forest

Azienda

Forest Opera

Progetto Alexander — Edificio multipiano in legno Luogo

Esiste quell’amore e quella delizia della bellezza derivante dall’assumere posizioni armoniose e compiere movimenti aggraziati che fa vedere ed apprezzare queste qualità negli altri. Questo comporta l’acquisizione di una sensibilità che permette di affrontare con più serenità le prove della vita, avendo sempre una riserva di energia da cui attingere. — Jicoro Kano (fondatore dello judo) 1937

Roccaraso (AQ) Data

Aprile -Dicembre 2011 Contatti

Forest Legnami s.r.l. Via Empolitana km 6,400 00024 Castel Madama (RM) tel e fax: 0774.449263/0774.440959 e-mail: info@gruppoforest.it web: www.gruppoforest.it

Si narra che Jicoro Kano avesse intuito dall’osservazione dei rami di un salice piegato sotto il peso della neve, l’utilità di canalizzare le forze della natura senza necessariamente doversi opporsi a queste. Elaborò il principio della cedevolezza contenuto nella flessibilità del ramo di salice per contenere l’energia di un attacco esterno. Dalla natura e dall’armoniosa bellezza delle foreste l’uomo ha appreso il metodo per affrontare e superare i propri limiti costruttivi e direttamente da questa osservazione che provengono i materiali con i quali è stata progettata la struttura di questo edificio. La combinazione dei singoli elementi in legno e le particolari connessioni meccaniche adoperate per realizzare la struttura portante, consentono una concreta applicazione del principio progettuale di gerarchia delle resi-

stenze. Questa preserva l’edificio dai meccanismi di collasso per rotture fragili, in presenza di un evento sismico potenzialmente distruttivo. Si garantisce così il raggiungimento di elevate prestazioni di resistenza, grazie all’uso di un materiale performante e leggero che permette di lavorare con masse sismiche -ai vari livelli- assai contenute. Nella modellazione strutturale, l’azione sismica di progetto è stata combinata con condizioni estreme di carico neve (360Kg/mq) e con quelle di vento tipiche di una zona di alta montagna (170 kg/mq sulle facciate). La risposta dell’edificio e stata valutata in condizione di SLU, SLV, SLD, SLE, con oltre seicento diverse combinazioni di carico. Nel modello strutturale sono state riprodotte fedelmente le pareti X-LAM ed i solai in X-LAM come shell singole e valutati in maniera puntuale i vincoli di ogni parete nello spazio. Il risultato è stato il progetto che FOREST sta realizzando nella splendida località sciistica invernale di Roccaraso, la quale ovviamente oltre a prestazioni strutturali spinte, richiede avanzate e severe prestazioni di contenimento energetico. — Agostino Presutti


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7 piani

Tecnologia costruttiva

X-LAM

Scheda tecnica Strutture Strutture di fondazione

Platea in c.a.

Numero di livelli

7 di cui 6 fuori terra

Piano interrato

in cemento armato 40 cm

Strutture in elevazione

Pannelli portanti in legno lam X-LAM da 21,3 cm e 16,3 cm, 5 strati

Solai

Pannelli orizzontali in legno lam XLAM 20 cm 5 strati

Solaio di copertura

In legno lamellare GL24H a vista Corditura Principale e Secondaria

Colle legnami

Ecologiche prive di formaldeide

Connessioni legno-legno

Metalliche non a vista (WS –WT – KR - HTT) e Nastri forati

Connessioni legno-cemento armato

Metalliche non a vista (KR)

Finiture Isolamenti

A cappotto in fibre naturali spessore da 8+5 cm

Collanti per pavimenti

Atossici ecologici

Caratteristiche termiche Resistenza termica

5.545 mqK/W

Trasmittanza

0.180 W/mqK

Fattore di attenuazione

0.03

Sfasamento

-8.16 h

L’azienda Affiancare le persone nella progettazione e nella costruzione della loro casa, offrendo un’abitazione sicura e duratura, risolvendo i problemi pratici della realizzazione e gli stress legati alla costruzione. Questa è la mission di Forest: l’attenzione per il cliente fin dal 1945, quando la famiglia Di Romano intraprese l’attività di taglialegna. Nel 1969 l’azienda, con il nome di Forest Legnami, divenne la prima segheria industriale del Centro Italia; dagli anni ’80, oltre a occuparsi di fornitura di legname, si è affermata come specialista nella costruzione di tetti e coperture e in seguito di case.

Certificazioni La tecnologia e le ricerche in materia di edilizia sostenibile si affiancano all’impegno costante dell’azienda nell’adeguamento alle diverse certificazioni. Nel 2010 Forest è entrata a far parte del consorzio Sofie Veritas, che ha come obiettivo primario quello di far costruire edifici in legno con elevati standard qualitativi e caratteristiche di eco sostenibilità, secondo un chiaro e dettagliato Disciplinare tecnico a garanzia del consumatore. Le case costruite da Forest quindi da oggi potranno essere certificate singolarmente con il marchio casasofie®.

_

Forest realizza case a struttura portante in legno utilizzando la tecnologia X-Lam. X-Lam è un acronimo inglese e sta per Cross Laminated Timber, cioè legno incollato a strati incrociati. I pannelli di legno massiccio a strati incrociati X-Lam sono uno dei più moderni prodotti per edilizia a base di legno (legni ingegnerizzati). Il pannello X-Lam è formato da più strati di tavole di spessore compreso fra 16 e 35 mm, sovrapposti e ruotati fra di loro di 90 gradi, secondo il medesimo principio con cui si realizzano i pannelli di compensato di piallacci. L’incollatura, come per la produzione del legno lamellare incollato, permette di unire le singole tavole e i singoli strati fra loro, in modo da ottenere un materiale omogeneo e monolitico sotto forma di superficie strutturale di grandi dimensioni. L’X-Lam può quindi essere utilizzato come parete, soletta o tetto per la realizzazione di ogni tipo di edifici: case mono e plurifamiliari, palazzine multipiano e uffici, capannoni industriali, ampliamenti e sopraelevazioni. Le dimensioni dei pannelli più piccoli sono di 1,25 m di larghezza, mentre la lunghezza praticamente non è limitata: si tratta quindi a pieno titolo di pannelli di grandi dimensioni. Il pannello X-Lam è sempre maggiormente utilizzato per le strutture in legno per l’eccellente stabilità dimensionale, la rigidità e la resistenza, il sistema costruttivo duttile e il processo di costruzione rapido e semplice.


Area aziende

Minieolico: Geatecno investe in un’innovativa turbina ad asse verticale di Fabio Capezzuto Direttore Tecnico Geatecno

contatti

Geatecno Srl Modugno Zona Artigianale - Bari Via dei vetrai, 3 T. 800 589643 Web: www.geatecno.it E-mail: eolico@geatecno.it

Curva caratteristica di kW 6 5 4 3 2 1

0

2

4

6

8

Negli ultimi anni, grazie alla crescente attenzione verso le energie rinnovabili e agli incentivi statali che ne sostengono la diffusione, anche il minieolico inizia ad essere una più che valida opportunità tecnico-economica. Nell’ampio panorama di mercato le turbine ad asse verticale si distinguono dalle più tradizionali ad asse orizzontale per la loro semplicità di funzionamento, per la silenziosità e per la capacità di operare più efficientemente con venti di qualunque direzione e intensità. In questo scenario si impone un modello della canadese VBINE ENERGY particolarmente interessante per le sue innovative caratteristiche tecniche, oggetto di ben quattro brevetti internazionali. Si tratta, infatti, di una turbina di piccola potenza, appena 5 kW, costruita interamente in acciaio inox, ad azionamento diretto, cioè senza rotismi interposti tra l’asse di rotazione ed il generatore a magneti permanenti. Tale soluzione comporta un più efficiente trasferimenpotenza to all’alternatore dell’energia cinetica raccolta dalle pale. Il loro originale design e la disposizione a gruppi di tre su due piani simmetrici rispetto al centro di rotazione contribuisce a ridurre le perdite aerodinamiche in fase di avanzamento controvento e a ga10 12 14 16 m/s rantire la quasi tota-

le assenza di vibrazioni sull’asse. Completa il quadro costruttivo la presenza di due robusti cuscinetti sigillati ed autolubrificanti progettati e testati per operare per un periodo di 30 anni. La curva caratteristica di potenza è interessantissima: velocità di partenza di soli 1,2 m/s (regime di brezza), velocità di cut in di 3 m/s, potenza nominale a 11 m/s (120 rpm). Da notare che la turbina si mette in rotazione autonomamente, quindi non richiede la fase di avviamento elettrico tipica di altri modelli in commercio. La velocità di rotazione nominale è compresa tra i 70 e 100 rpm, mentre la velocità di cut off è di 150 rpm autolimitata per il particolare design delle pale. Le dimensioni sono particolarmente compatte: diametro interno del rotore pari a 1,49 m, diametro esterno di 2,25 m, altezza di 3,74 m. Il peso è molto contenuto, i 470 kg ne consentono l’installazione anche in ambito urbano; la silenziosità eccellente, appena 66 decibel a 5 m di distanza pari, cioè, al tipico livello sonoro di una normale conversazione. La macchina è, inoltre, in grado di operare con temperature particolarmente severe, da -50°C a +100°C. Indicatissimo, anche, l’impiego della turbina in sistemi ad isola per particolari applicazioni quali telecomunicazioni, stazioni meteo, elettrificazione rurale, ecc. Non ultima, infine, la garanzia offerta: ben 5 anni sul prodotto e sull’installazione. Le performance di assoluto rilievo, le superlative caratteristiche costruttive, la straordinaria versatilità, i benefici economici legati al programma di incentivazione statale (tariffa omnicomprensiva pari a 0,30€/kWh prodotto per 15 anni), fanno della turbina della


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DECIBEL la pressione sonora della turbina Vbine a 5 metri

VBINE ENERGY un ottimo investimento in termini ambientali ed economici. Tutto ciò ha convinto Geatecno a diventare partner dell’azienda canadese con il ruolo di distributore esclusivo per l’Italia, in un percorso assolutamente in linea con la filosofia aziendale che ne vede l’impegno nella promozione e diffusione di tutte le energie rinnovabili. ◆

Scheda Tecnica

Turbina Vbine Particolare

Potenza nominale

5 kW

Velocità di avviamento

1,2 m/s

Velocità di cut in

3 m/s

Velocità di cut off

150 RPM

RPM di funzionamento

70 a 100

Velocità nominale

11 m/s

Numero pale

6

Diametro interno rotore

1,49 m

Diametro esterno rotore

2,25 m

Altezza rotore

3,74 m

Tensione di funz. ad isola

24 - 48 V

Tensione di funz. in rete

240 V

Frequenza

50 Hz

Temperatura di funz.

-50°C — 100°C

Peso

470 kg

Pressione sonora a 5 m

66 db


Informazione pubblicitaria

KLIMAMOBILITY e KLIMAENERGY 2011 Salone della mobilità sostenibile insieme a Fiera internazionale delle energie rinnovabili per usi commerciali e pubblici Bolzano, 22 - 24 settembre 2011

Forte di un know-how e di un’esperienza tipicamente mitteleuropea e precursore in Italia di un trend eco-sostenibile, Fiera Bolzano è dal 2005 fortemente impegnata nella costruzione di una cultura energetica alternativa a quella del petrolio. Questo impegno si concretizza, oggi, nell’inserimento in calendario di Klimamobility, il nuovo Salone dedicato alla mobilità sostenibile che si svolgerà a Bolzano, dal 22 al 24 settembre 2011, in contemporanea con Klimaenergy, manifestazione focalizzata sulle energie rinnovabili per usi commerciali e pubblici. Klimamobility è una vetrina per veicoli elettrici ed ecologici a 2, 3 e 4 ruote, attrezzature e macchinari per la ricarica dei mezzi, accessori, componenti per veicoli elettrici, sistemi di trazione e tutto ciò che rappresenta il futuro della mobilità sostenibile. Ma non solo. Si propone, soprattutto, come nuova piattaforma d’incontro per gli esperti del settore e per tutti coloro che devono confrontarsi con il problema della mobilità e verrà affiancata da un congresso dedicato alle infrastrutture per la ricarica dei veicoli sostenibili. Oltre al congresso internazionale, Klimamobility proporrà un’ampia area di test dove i visitatori potranno provare auto, motorini e biciclette elettriche. Si preannuncia particolarmente ricca di contenuti la quarta edizione di Klimaenergy. Le premesse per un’edizione di grande successo sono il ricco spazio espositivo e l’articolato programma di eventi collaterali, tra cui un convegno internazionale, organizzato in collaborazione con la Provincia Autonoma di Bolzano e suddiviso in cinque moduli.

Gli argomenti trattati riguarderanno il mercato delle energie rinnovabili tra incentivi e sfide future con un focus sulle innovazioni tecnologiche del settore rivolte ad aziende, Comuni, Province, infrastrutture e quartieri cittadini. In particolare, il primo modulo (previsto per la mattinata di giovedì 22 settembre) sarà l’occasione per presentare le novità sul fronte degli incentivi in materia di efficienza energetica e di fonti rinnovabili termiche, per parlare delle sfide delle energie verdi per il raggiungimento della grid parity, di certificazione delle emissioni di CO₂, tra obblighi e opportunità, e dell’assicurazione contro i rischi nella fase di pianificazione, realizzazione e gestione di un impianto. Nel secondo modulo (pomeriggio del 22 settembre), dedicato alle misure energetiche in infrastrutture pubbliche, il focus sarà sull’illuminazione pubblica a LED, sull’applicazione della solar cooling nelle strutture sportive, sul teleriscaldamento con geotermia e su piccole centrali idroelettriche con riferimento alle loro nuove possibilità di utilizzo. Il terzo (23 settembre) sarà rivolto alle strategie energetiche comunali e alle modalità di introduzione delle energie rinnovabili per il riscaldamento e raffrescamento nei Comuni sulla base della presentazione del documento strategico elaborato nella piattaforma tecnologica europea e, inoltre, punterà i riflettori sulle innovazioni tecnologiche nel settore dell’efficienza energetica in azienda, sulle novità normative con esempi pratici di Energy Management applicato ad alcune imprese. Si parlerà di tecnologia Renex, ovvero della valorizzazione del calore di scarto mediante ciclo ORC a bassa temperatura, e del reattore anaerobico a doppio stadio AQUATYX, per la valorizzazione energetica delle acque reflue nell’industria alimentare. Per finire (24 settembre), l’ultimo modulo del congresso, a partecipazione gratuita, sarà dedicato alle esperienze di aziende ed associazioni nel campo delle energie rinnovabili e alle innovazioni nel settore. Il tutto corredato da tour guidati a impianti già realizzati che utilizzano energie rinnovabili, il Klimaenergy Award, workshop e conferenze specializzate.

Tutte le informazioni sono disponibili su Internet agli indirizzi www.klimamobility.it www.klima-energy.it


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Energia

Fotovoltaico, il mercato prova a ripartire

CREDIT: GERHARD JOREN

di Luigi Dell’Olio

L’emanazione del nuovo schema di incentivi pubblici mette fine all’incertezza normativa, ma la sensazione diffusa è di una frenata in vita per il settore

D

efinito il nuovo schema di incentivi pubblici, l’industria italiana del fotovoltaico prova a ripartire. Con la premessa che il risultato questa volta non è scontato, perché se una riduzione dei contributi pubblici era nell’ordine delle cose – alla luce dei progressi tecnologici che hanno abbattuto il costo della materia prima – parecchia confusione hanno creato le misure che rimettono in discussione i diritti acquisiti. Chi ha investito negli anni passati sapendo di poter contare su certi incentivi, e chi lo ha finanziato, oggi perde la fiducia in un regolatore che cambia le carte in corsa e non sono pochi coloro che mettono in conto di investire in altri paesi o abbandonare il settore.

Le strategie

Su un punto tutti sono d’accordo. L’approvazione del decreto che fissa i nuovi incentivi su base pluriennale pone fine al clima di incertezza che lo aveva preceduto. Ora, chi ha intenzione di investire nel settore può fare i conti su quello che deve attendersi e le banche possono vagliare business plan meno aleatori. Del resto, il sole d’Italia continua a far ancora gola a tanti. Il fondo britannico Terra Firma ha sborsato 641 milioni di euro per acquistare Rete Rinnovabile, società di impianti fotovoltaici del gruppo Terna. Il 67% del capitale di Ansaldo Trasmissione e distribuzione, sistemi di generazione di potenza anche per il solare, è stato acquisito da Toshiba. E Sharp, in partnership con Enel Green Power, sta costruendo nel sud Italia, a Catania Sicilia, uno stabilimento per la produzione di pannelli a film sottile che costituiranno un grande impianto in Calabria. Le maggiori incognite riguardano il settore dei grandi impianti, il più penalizzato dai nuovi incentivi. “La pubblicazione del Quarto Conto Energia sembra avere tranquillizzato molti animi, ma non il nostro”, commenta Agostino Galbignani, sales manager di Martifer Solar. “Non lo consideriamo un risultato raggiunto, ma un fatto storico

inaccettabile, sia per le modalità con cui si è giunti a questo decreto, sia per i suoi contenuti definitivi. La negazione dei diritti acquisiti, il blocco per mesi del business, il disconoscimento del concetto di centrale solare fotovoltaica a terra, persino la negazione dei diritti futuri tramite una imperante incertezza nei requisiti di accesso alle tariffe, sono alcuni elementi di fondo che nessun tipo di giurisprudenza potrebbe giustificare”. Galbignani sottolinea le nuove incognite che si aprono per questo segmento di business: “Tutto il mondo fotovoltaico, con costose e continue consulenze legali, spenderà molto tempo per capire come muoversi in una realtà che comunque non è ancora regolata nei dettagli e quindi riserverà ancora sorprese”. Martifer Solar ora cerca nuove strategie per adeguarsi al mutato contesto normativo, ma sottolinea “che il mercato nel frattempo è crollato, si è impoverito di colpo, ha perso tutte le proprie logiche, costruite nel tempo con molta fatica da parte di tutti gli stakeholder, ha indebolito spesso irrimediabilmente le difese finanziarie di molti operatori e bloccato gli investimenti di quelli più forti, soprattutto di quelli internazionali”. Resta da capire, poi, come si comporterà l’industria italiana, che proprio negli


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Energia obiettivo nazionale

23mila MW entro il 2016 ipotesi di impianto

Impianto 3 kW su edificio Costo totale dell’impianto: 5.000 €/kW Leva finanziaria: 100% debito Costi di connessione alla rete elettrica: 305€ Altri costi accessori (manutenzione, 20 assicurazione,...): 300 €/anno Prezzo di acquisto dell’energia elettrica: 0,158 €/kWh Tasso annuo d’inflazione e incremento del15 prezzo dell’energia: 1% Decadimento medio annuo delle prestezioni dei moduli: 0,8% 10 Producibilità annuale: Nord 1.050 kWh/kW, Centro 1.200 kWh/kW, Sud 1.400 kWh/kW

Rendimento

Indice di redditività finanziaria (IRR) 000 (€/kW) Costo impianto per raggiungere il 5% di IRR

12%

10%

8%

4.800 (€/kW) 4.400 (€/kW) 4.200 (€/kW)

5

5,5%

0

L’imperativo è abbattere i costi

A questo punto il focus si sposta sulla ricerca della redditività perduta. Un obiettivo che può essere conseguito grazie ai progressi tecnologici che abbattono il prezzo dei moduli e puntano a eliminare qualsiasi spreco presente nella filiera, a monte e a valle. L’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano ha effettuato varie simulazioni dei cali necessari per far tornare su livelli convenienti l’Irr, indice di redditività finanziaria dell’investimento. Nel caso di un impianto da 3 kW interamente finanziato, il costo attuale è di 5mila euro per kW, che garantiscono un rendimento intorno all’11-12%. Quota

Negativo (NPV = -2.500 €)

Negativo (NPV = -3.450 €)

0,7% Giugno 2011

ultimissimi anni aveva cominciato a svilupparsi, anche attraverso la nascita di distretti industriali come quelli nelle province di Monza e Brianza, Padova, e nel barese, dimostrando un radicamento nel territorio della tecnologia. Per lo più si tratta di aziende di piccole dimensioni, che potrebbero non avere le spalle abbastanza robuste per andare avanti. Le industrie italiane hanno prodotto nel 2010 circa 130 MW di celle fotovoltaiche (225 MW è la capacità produttive) e circa 540 MW di moduli (960 MW di capacità produttiva).

2,4%

Settembre 2011

Dicembre 2011

che già a settembre scenderà al 5-7%, per non superare il 2% da dicembre in poi, ed entrare in terreno negativo nei mesi a venire. Così, per tornare a un Irr del 5%, il costo dei moduli dovrebbe scendere a 4.800 euro per kW entro fine anno (200 euro in meno rispetto a oggi) e a 4.200 entro il prossimo anno. Se si considera, invece, un impianto da 200 kW realizzato con una leva del 75%, il costo medio è di 3.500 per kW e il rendimento attuale su un edificio in vendita supera il 9%. Quota destinata a calare rapidamente nei prossimi mesi, tanto da attestarsi poco sopra l’1% tra un anno. A quel punto, per riportare l’Irr sopra il 10% occorre riuscire ad abbattere i costi dei moduli fino a 2.400 euro. Quante probabilità ci sono di tagliare così drasticamente i costi nell’arco di dodici mesi? Al momento nessuno può dirlo, e questo è il vero enigma che sta frenando gli investitori e complicando i rapporti con le banche. Investitori esteri sul piede di guerra

Gli investitori esteri, che in massa sono calati in Italia sapendo di poter contare sugli incentivi più generosi al mondo investendo fin qui circa un miliardo e mezzo di euro, sono sul piede di guerra. Dopo aver cercato invano

Primo semestre 2012

Secondo semestre 2012

una mediazione con il Governo, gli operatori esteri hanno deciso di chiedere un risarcimento di 500 milioni di euro accusando l’Italia di aver violato la Carta dell’Energia di Lisbona. Una posizione condivisa dalle società raccolte intorno a Sos Rinnovabili (associazione nata sul Web nelle settimane calde che hanno preceduto il nuovo decreto), che presenteranno un ricorso alla Corte di Giustizia dell’Ue lamentando una misura difforme rispetto alle direttive europee che prevedono lo sviluppo delle rinnovabili. Di pari passo agiranno alla Corte costituzionale “perché il provvedimento danneggia le aziende che, pur avendo rispettato le norme di legge vigenti, avranno un diverso trattamento a livello di tariffe incentivanti per colpa di un tardivo allaccio alla rete elettrica”. In questa direzione si sta muovendo anche Aper, con il nuovo presidente Antonio Re Rebaudengo che spiega: “Se da una parte, le nuove regole interrompono un periodo di estrema incertezza per il mercato, che sicuramente non ha giovato al settore, rimane irrisolto il problema della tutela dei diritti acquisiti e quello relativo agli indennizzi riservati agli impianti già autorizzati e in fase di costruzione in regime di vigenza del III Conto


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Tekneco Numero 04 | 2011

ipotesi di impianto

Impianto 200 kW su edificio Costo totale dell’impianto: 3.500 €/kW Leva finanziaria: 75% debito; 25% equity Costi di connessione alla rete elettrica: 40.000€ 20 Altri costi accessori (manutenzione, assicurazione,...): 14.000 €/anno Prezzo di acquisto dell’energia elettrica: 15 0,13 €/kWh Prezzo di vendita dell’energia elettrica: 0,102 €/kWh Costi opportunità del capitale e da mancata 10 produzione per la durata media del processo di allacciamento alla rete elettrica Tasso annuo d’inflazione e incremento del prezzo dell’energia: 1% 5 Decadimento medio annuo delle prestezioni dei moduli: 0,8% Producibilità annuale: Nord 1.050 kWh/kW, Centro 1.200 kWh/kW, Sud 1.400 kWh/kW0

Energia. Per questo motivo stiamo valutando l’opportunità di segnalare alla Commissione Europea gli elementi di mancato recepimento della direttiva 28/2009/CE. Aper valuterà inoltre eventuali azioni ad adiuvandum degli imprenditori che decideranno di adire alla giustizia amministrativa a tutela dei propri investimenti in corso, gravemente pregiudicati dalla nuova normativa”. Quindi aggiunge: “Non vogliamo che l’assenza di un vero tavolo di concertazione, che ha causato questa situazione nel settore fotovoltaico, si ripeta nei prossimi mesi per le altre fonti”. Divisioni in seno ai produttori

Queste ultime considerazioni mettono in luce un problema emerso negli ultimi mesi: il nuovo regime di sostegno al settore ha spaccato i produttori, portando a una parcellizzazione di posizioni che – a conti fatti – ha fatto loro perdere capacità contrattuale a fronte di un Governo che è andato avanti lancia in resta con i tagli. A fronte di una netta opposizione da parte di Aper, Assosolare, Sos Rinnovabili, Assosolare e investitori esteri, va segnalata la sostanziale approvazione da parte di Anie Gifi, associazione nata in seno a Confindustria, che per prima ha chiesto

Rendimento

Autoconsumo

Indice di redditività finanziaria (IRR)

100% vendita

000 (€/kW) Costo impianto per raggiungere il 5% di IRR

15,5% 13,5% 3.450 (€/kW)

9,5%

10,1%

3.200 (€/kW)

3.150 (€/kW)

8,9%

7,3%

7,7%

2.750 (€/kW)

3,8% 2,4%

Giugno 2011

Settembre 2011

Dicembre 2011

all’Esecutivo un taglio netto agli incentivi per il fotovoltaico, lamentando che il peso degli stessi ricade sulla bolletta degli utenti, soprattutto sulle aziende energivore. Anie Gifi ha accolto il nuovo decreto come “un momento storico che consentirà al settore di

Primo semestre 2012

2.400 (€/kW)

1,1% Secondo semestre 2012

ripartire avendo davanti una prospettiva di cinque anni di crescita”. Resterà da capire se il tempo potrà aiutare a sanare le divisioni tra gli operatori del settore, che nelle condizioni attuali non sono in grado di esprimersi come categoria unitaria. ◆

modello

Fotovoltaico, un vero affare per il Paese

_

In sede di riforma degli incentivi molto si è discusso sul “peso” che lo sviluppo del fotovoltaico sta avendo sul paese, anche per via di una serie di sprechi. In realtà, uno studio realizzato dal Politecnico di Milano rivela che, per ogni euro versato a sostegno del fotovoltaico, ben 65 centesimi rientrano infatti nelle casse dello Stato attraverso un ampio ventaglio di strumenti fiscali. Senza considerare che il settore occupa 18.500 persone (45mila considerando anche l’indotto) con tutto ciò che questo comporta in termini di creazione di ricchezza e versamenti allo Stato tra tasse sugli utili e contributi previdenziali. Anche l’incidenza sulla bolletta delle famiglie viene ridimensionata rispetto alle stime pubblicate alla vigilia del decreto (si è detto fino al 20% del totale): si tratta in media dell’1,9%, poco più di quell’1,2% che gli italiani ancora pagano per garantire il decomissioning delle vecchie centrali nucleari chiuse dopo il referendum del 1987.


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Energia

Metti il mirtillo nel pannello di Sergio Ferraris

Il fotovoltaico è oggetto di continua ricerca. La vera rivoluzione potrebbe arrivare da un salto tecnologico. Come quello dell’organico.

F

inestre, personal computer, carroz- prezzi di queste tipozerie di auto, facciate d’edifici e qual- logie di celle». Inoltre siasi altro oggetto che sia esposto al i materiali impiegati Sole potrebbe diventare, in un futuro nelle celle fotovoltaiprossimo, un sistema per produrre elettrici- che organiche non tà. È questo lo scenario che potremmo trovar- devono essere tratci vivere quando giungerà a maturità la pros- tati ad alte temperasima generazione di fotovoltaico, la terza, in ture, come succede cui quello a base organica gioca un ruolo di al silicio, e possono primo piano. Questo tipo di tecnologia com- essere sintetizzati con processi tecnologici prende tutte le celle solari che utilizzano so- semplici. Quindi l’intero processo risulta esstanze a base organica al posto del silicio per sere molto meno energivoro, cosa che contriprodurre l’effetto fotovoltaico. Si tratta di tec- buirà ad abbassare il prezzo dei pannelli, ma nologie che secondo le sostanze e le tecno- è sulle applicazioni che si giocherà la comlogie impiegate possiedono un’efficienza di petitività delle nuove celle solari. «Possiamo conversione tra l’1 e il 12%, ma la vera diffe- pensare ad applicazioni dove è richiesta la flessibilità dei panrenza tra il silicio e nelli, oppure a iml’organico risiede da “Se spostiamo il calcolo dell’efficienza dal pieghi dove un lato un lato nella radicale watt di picco, alla produttività media annuale del pannello è utidiversità nel proces- la differenza tra il fotovoltaico organico e il lizzato come scherso di realizzazione silicio tradizionale si riduce.” mo di un Pc, mentre e dall’altro nelle po- Aldo Di Carlo la luce che lo colpitenzialità delle nuo- Co-direttore del CHOSE sce dall’altra parve celle che potrante genera l’elettricino essere impiegate tà. – afferma Barry in un vasto campo d’applicazione. «Le celle solari polimeriche P.Rand ricercatore dell’Imec in Belgio, dove hanno i vantaggi dei materiali liquidi. Si trat- hanno realizzato il primo microprocessore a ta di materiali che possono essere sciolti nei semiconduttori organici su film plastico flessolventi ed essere spruzzati sulle superfici. – sibile. - Questi progetti devono essere portaafferma Harald Hoppe, docente del Politecni- ti avanti da molte industrie in campi diverco di Ilmenau in Germania – È una caratte- si, affinché si producano nuovi prodotti. Si ristica che consente l’utilizzo di ogni tipo di può anche pensare, inoltre, a utilizzi originali tecnologia di stampa e ciò è vantaggioso, sia in architettura perché questi materiali sono per i processi produttivi, sia per abbassare i esteticamente gradevoli e di colori diversi,

come il rosso, il blu e il giallo. Infine si possono utilizzare come vetri, visto che sono semitrasparenti unendo l’estetica alla produzione energetica». Varietà di celle

Alcuni centri di ricerca studiano le celle solari Dye-sensitized Solar Cell, (DSC) che sono composte da un pigmento, dall’ossido di titanio e da un elettrolita, altri ricercatori seguono la strada delle celle totalmente organiche, mentre altri ancora puntano su quelle ibride, nelle quali componenti organici e inorganici lavorano assieme. La differenza risiede nel rendimento, poiché nel caso di celle totalmente organiche il rendimento è dell’1-2% e sale, con i pigmenti di sintesi che sono ottimizzati, al 12%. Uno dei punti d’eccedenza a livello mondiale della ricerca si trova a Roma presso l’Università Tor Vergata ed è il CHOSE, (Polo per il solare organico) dove i ricercatori si stanno concentrando sulle celle solari organiche sensibilizzate a colorante chiamate “di Grätzel” nelle quali sono presenti diversi materiali. Il biossido di Titanio è la sostanza deputata a formare una struttura porosa


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Tekneco Numero 04 | 2011

L’energia di processo per la produzione delle celle di terza generazione è molto minore di quella utilizzata per il silicio cosa che contribuisce ad abbassarne il prezzo.

Le tecnologie impiegate nel fotovoltaico di terza generazione possiedono oggi un’efficienza di conversione tra l’1 e il 12%.

Le foto di questo articolo sono state scattate dall’autore all’interno del CHOSE (Polo per il solare organico) all’Università Tor Vergata a Roma

come funziona

_

Cella di Grätzel Le celle solari Dye-sensitized Solar Cell (DSC) sono composte da un pigmento, dall’ossido di titanio e da un elettrolita. Vetro conduttore Elettrolita TiO2 Colorante

Luce

Circuito esterno Elettroni

Contro elettrodo

nella quale si inserisce il componente organico, pigmento, responsabile della foto-generazione elettrica, mentre l’ossido di Stagno, che viene deposto sul vetro è il conduttore utilizzato per trasportare la carica elettrica. Efficienza al lavoro

Il punto d’arrivo a breve sarà un’efficienza inferiore del 30% rispetto al silicio, ma con costi molto inferiori. «In realtà se spostiamo il calcolo dell’efficienza dal watt di picco, alla produttività media annuale la differenza tra il fotovoltaico organico e il silicio tradizionale si riduce. – afferma Aldo di Carlo, co-direttore del CHOSE – Le celle fotovoltaiche che stiamo realizzando lavorano bene anche in condizioni di cielo coperto, dove la componente di luce diffusa è alta e possiedono, inoltre, una minor dipendenza dall’inclinazione dei raggi del sole rispetto al silicio». La produttività elettrica su base annua dell’organico sarà quindi pari a quella dei pannelli fotovoltaici al silicio ora in commercio, ma la filiera produttiva sarà molto meno complessa poiché saranno utilizzati metodi di “stampa” dei moduli fotovoltaici simili a quelli tipografici,

utilizzando sistemi a nastro o a rullo, cosa che dovrebbe portare il costo delle celle DSC commerciali a meno di un euro per Wp». Sul fronte della durata delle celle fotovoltaiche a base organica sembra che questo fattore non sia un problema. «Per quanto riguarda la durata delle celle fotovoltaiche organiche, - continua Di Carlo – le prove di caratterizzazione che abbiamo effettuato ci danno risultati simili al silicio». Il problema in realtà non è la durata della componente elettrica delle celle, ma quella del supporto. Utilizzando come supporto il vetro infatti la durata è simile a quella del silicio, ma le cose cambiano se si utilizza un supporto plastico che per sua natura ha una certa porosità. Per le nuove celle saranno quindi necessarie ricerche che puntino non solo sull’aspetto elettrico, ma anche su quello dei materiali. ◆

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Energia

SOLAREXPO 2011

Impressioni in fiera Le reazioni all’approvazione del nuovo Conto Energia, le prospettive di mercato e gli appelli alle istituzioni raccolte dalla redazione di Tekneco durante le videointerviste realizzate a SolarExpo La redazione di Tekneco ha assicurato una copertura multimediale nel corso di SolarExpo, appuntamento sulle energie rinnovabili che si è svolto a maggio. Oltre a una serie di articoli per la rivista e il web, ha realizzato video interviste a una cinquantina di espositori presenti alla manifestazione. È stata la migliore occasione per comprendere gli umori del mercato proprio nei giorni in cui il Governo dava il via libera al nuovo Conto Energia. Dalle aziende italiane a quelle straniere, dalle realtà attive nel fotovoltaico a quelle che si occupano di bioedilizia, a seguire abbiamo riportato le frasi più salienti raccolte nel corso della manifestazione, indicando il nome della società, il referente e il link per visualizzare il video completo.

“Crescere in un’ottica di solare fotovoltaico strutturale, quindi realizzando impianti su strutture esistenti, su tetti e con particolare attenzione, ovviamente, alla qualità e alla soddisfazione del cliente.”

“Gli impianti fotovoltaici devono avere un’integrazione architettonica e un’integrazione energetica per avere un impatto ambientale più basso e per dare risposte su più fronti.”

Fabio Capezzuto, Geatecno

Enrico Cappanera, Energy Resources

Guarda l’intervista: http://bit.ly/kT0qFiz

“Oggi, sempre di più, c’è la ricerca di un ambiente sano, di un ambiente ecologicamente sostenibile e, quindi, di un prodotto che risponda esattamente a queste caratteristiche” Sandro Gennaro, Biohaus

Guarda l’intervista: http://bit.ly/jvSrIy

“Abbiamo registrato un grande interesse per ciò che riguarda la divisione energy, il geotermico e gli impianti radianti e, altrettanto interesse, (...) per le energie rinnovabili e la sostenibilità ambientale. Questo ci sta dando una grande fiducia per continuare ad investire in questo settore.” Michael Gionfriddo, Nicoll

Guarda l’intervista: http://bit.ly/iXK3sw

Vai su www.tekneco.it/video per vedere tutti i video di Tekneco

Guarda l’intervista: http://bit.ly/iiTnvE


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Tekneco Numero 04 | 2011

71.950

visitatori a Solarexpo & Greenbuilding 2011

“...Grande piacere di competere, ma sempre con lealtà. Ci piace la lealtà e la vorremmo un pò più diffusa, noi lavoriamo per questo!”

“Una soluzione per il verde verticale domestico (...) un elemento appeso, un vero e proprio quadro vegetale, ma molto più pratico”

Giuseppe Moro, Convert Italia

Marco Roveggio, Wall Up

“Sulle installazioni a terra c’è sicuramente una forte limitazione e io credo che noi, come azienda e anche come associazione GIFI, di cui faccio parte, dobbiamo lavorare per fare capire che le installazioni a terra non sono un male. L’importante è regolamentarle e farle bene. Su questo fronte, credo che si possa ancora lavorare.” Paolo Rocco Viscontini, EnerPoint

Guarda l’intervista: http://bit.ly/j91W77

“...la nostra realtà opera in un contesto sociale che è quello del Mezzogiorno, capace di creare dei prodotti altamente innovativi, tecnologici e di occupare risorse umane locali.” Katia Vizzuso, Eosolare

Guarda l’intervista: http://bit.ly/kX1Rlc

“Posso immaginare di avere un box nell’interrato, essere nella mia casa al 6° piano (...) e vedere lo stato di ricarica del veicolo elettrico. In più posso, un domani, quando ci sarà completa integrazione tra la macchina e l’impianto della casa, scaricare contenuti multimediali (delle mappe, per esempio) dal mio impianto domotico alla macchina e, perchè no, azionare il riscaldamento prima di salire.”

Guarda l’intervista: http://bit.ly/l8tU45

“In quanto mi ripago lo spread di costo per un impianto installato? Quando si fa capire la possibilità del payback, ci sono sempre più persone disposte a fare la scelta del “tutto elettrico” per il comfort della propria abitazione.” Antonello Andreatta, Clivet

Davide Colombo, BTicino Guarda l’intervista: http://bit.ly/mITDhw

Guarda l’intervista: http://bit.ly/jllC74

Guarda l’intervista: http://bit.ly/jYJYWN


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Energia

Ricorsi in arrivo

Brevi dal web

Il nuovo schema di sostegno pubblico al settore del fotovoltaico scontenta la maggior parte degli operatori, che contestano in primo luoghi la mancata certezza del diritto sugli investimenti già effettuati. Aper valuta il ricorso all’Ue. Prosegui la lettura www.tekneco.it/0435 CREDIT: FABRIZIO ANGIUS

Una selezione delle notizie più lette su www.tekneco.it nelle ultime settimane

Vincitori e vinti del Conto Energia

Eolico italiano paralizzato Grido d’allarme dei produttori, che stimano un nuovo calo nell’anno in corso dopo il blocco dei nuovi impianti che ha caratterizzato l’intero 2010. La focalizzazione del dibattito sul fotovoltaico ha distolto l’attenzione generale dai problemi delle altre fonti rinnovabili, il cui sviluppo è stato interrotto bruscamente dai nuovi incentivi per i certificati verdi.

Dalla Confindustria alle associazioni rappresentative dei produttori, chi ottiene i maggiori benefici e chi, invece, paga pegno. Un’analisi alla luce delle maggiori evidenze emerse nel corso di Solarexpo.

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Redditività

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11%

Recupero calore latente CREDIT: WICHITA RENEWABLE ENERGY GROUP

Uno studio realizzato dal Politecnico di Milano indica i limiti di prezzo che i produttori di pannelli devono raggiungere per recuperare una redditività accettabile. Un traguardo impegnativo, da cui dipende la capacità delle aziende impegnate nel settore di restare competitive anche in uno scenario di incentivi tendenti al ribasso.

CALDAIA A CONDENSAZIONE

Futuro roseo per le quotate

111%

Potere energetico gas

100%

Potere calorifico gas

1% Recupero calore latente 2% Perdite al camino 3% Calore latente non recuperato

105% Calore utile Condensazione vapore aqueo

Benefici e incentivi per le caldaie a condensazione

Nonostante i saliscendi degli ultimi mesi, coincisi con la revisione al ribasso degli incentivi statali in molti paesi europei, le stime degli analisti sui titoli delle energie rinnovabili quotati in Borsa restano improntate all’ottimismo. Attenzione, però, a non farsi prendere dall’entusiasmo e a preferire prodotti di investimento diversificati.

Una guida ai sistemi di riscaldamento più efficienti presenti sul mercato, che riescono a ottenere rendimenti elevati grazie al recupero del calore latente di condensazione del vapore acqueo contenuto nei fumi. La tecnologia della condensazione consente infatti di raffreddare i fumi fino a farli tornare allo stato di liquido saturo, con un recupero di calore utilizzato per preriscaldare l’acqua di ritorno dall’impianto. Le indicazioni relative alle prestazioni, ai consumi e alla possibilità di usufruire di incentivi statali.

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Informazione pubblicitaria

Roberto Snaidero alla guida di FederlegnoArredo Roberto Snaidero è il nuovo presidente di FederlegnoArredo. Dopo la ratifica della giunta - con 46 voti su 63 aventi diritto -, l’incoronazione ufficiale è arrivata nel corso dell’Assemblea annuale svoltasi il 6 giugno. Snaidero riprende il testimone che aveva lasciato nel 2008 a Rosario Messina, nel segno di una continuità di lavoro e obiettivi che prevedono progetti di promozione internazionale anche attraverso missioni imprenditoriali verso quei paesi emergenti che possono portare un indubbio vantaggio alle imprese. Ricerca di nuovi mercati esteri per lo sviluppo di opportunità di business per le aziende del settore e azioni di lobby sulle Istituzioni governative italiane a sostegno delle aziende di tutta la filiera. “Raccolgo un testimone importante – commenta Roberto Snaidero – in un momento delicato per la Federazione, per dare continuità al lavoro svolto fino ad oggi dalla presidenza di Rosario Messina, un amico fraterno, che in questi tre anni ha dato un contributo indelebile all’impulso delle attività di FederlegnoArredo. La rappresentanza della filiera è il nostro fine ultimo e per questo motivo dobbiamo continuare a lavorare per crescere ancora di più ed essere ancora più vicini alle esigenze degli associati della Federazione in tutte le regioni e in tutti i distretti, supportandoli con azioni e attività strategiche che siano funzionali a sviluppare sempre nuove occasioni di business nell’ambito di un mercato in continuo cambiamento.” Rodata anche l’intesa di Roberto Snaidero con Carlo Guglielmi, presidente di Cosmit con il quale è pronto a lavorare sui grandi progetti legati ai Saloni di Milano e ai Saloni esteri. Roberto Snaidero, classe 1948, è nato a Majano in provincia di Udine. Sposato, tre figli, si è laureato in economia e commercio all’università di Trieste. E’ stato già presidente di FederlegnoArredo fino al 2008 continuando,al termine del mandato, a far parte del Consiglio di Cosmit e di FederlegnoArredo dove negli ultimi anni ha rappresentato la Federazione sul tema dell’internazionalizzazione.

Il mercato torna a crescere

“Migliora la situazione del settore, ma è ancora presto per dire che stiamo uscendo dal tunnel perché rimangono fattori di incertezza e aree mercato e merceologiche che non sono uscite dalla crisi”. Sono queste le prime parole a commento della situazione economica del neo presidente Roberto Snaidero. I dati consuntivi riferiti al 2010 diffusi oggi dall’Ufficio Studi Cosmit/FederlegnoArredo parlano chiaro. Tutti gli indicatori dei preconsuntivi elaborati a dicembre dello scorso anno sono stati infatti rivisti al rialzo, segno che gli ultimi mesi del 2010 hanno visto una migliore performance rispetto ai primi mesi dell’anno per le aziende della filiera legno-arredamento made-in-Italy. Il fatturato del Macrosistema Legnoarredo che tiene conto di tutti i prodotti della filiera, dai primi semilavorati al prodotto finito, vede infatti una crescita complessiva dell’1,9% (rispetto alla stima che a dicembre si attestava all’1,8%): ciò

porta il fatturato complessivo del 2010 a 33,5 miliardi di euro. Non meno significativa la crescita delle esportazioni, che sono tornate ad aumentare a tassi interessanti: sono infatti i mercati esteri a sospingere la crescita con un aumento del 6,4% contro il crollo del 21,9% del 2009, l’anno più duro della crisi economica. Proprio per questo il presidente di FederlegnoArredo predica prudenza. “Gli 11,6 miliardi di esportazioni registrati lo scorso anno rappresentano chiaramente un buon risultato rispetto al crollo del 2009 – commenta Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo – tuttavia per capire la situazione non si può dimenticare da dove siamo partiti. Fatto 100 quanto esportavamo nel 2007 oggi siamo 18 punti percentuali sotto quel risultato e per ogni 100 euro esportato 4 anni fa, oggi ne esportiamo solamente 82. Ciò significa innanzitutto che il recupero rapido dei mercati esteri deve rappresentare una chiara priorità per noi e per il Paese.” In riferimento ai mercati occorre rilevare che il 2010 non ha mostrato solo segnali confortanti. Alcuni Paesi sono stati ancora negativi, come la Grecia (-19,7%), mentre altri non hanno saputo riprendere la via della crescita riconfermando i miseri risultati dell’anno precedente come Germania (secondo paese cliente +0,07%) e Russia (0,5%). Non mancano però risultati di rilievo come nel caso della Francia (primo paese cliente +8,2%), Regno Unito (+6,2%) e Stati Uniti (+8%). ◆

Macrosistema Legnoarredo (prezzi correnti) Var. % ’07-’06

Var. % ’08-’07

Var. % ’09-’08

2009 (mln euro)

2010 (mln euro)

Var. % ’10-’09

Fatturato alla produzione (a)

4.5

-5.6

-18.2

32.856

33.496

1.6

Esportazioni (b)

8.4

-2.0

-21.9

10.925

11.628

6.4

Importazioni (a)

9.6

-8.6

-19.1

4.244

5.059

19.2

Saldo (b-c)

6.9

5.9

-24

6.681

6.568

-1.7

Consumo interno apparente

4.0

-7.8

-16.8

25.944

26.712

3.0

33.2 %

34.7 %

4.4

Export/fatturato (% b/a) Addetti

0.3

-0.6

-3.1

396.964

389.646

-1.8

Imprese

-2.4

-2.8

-2.4

73.618

73.548

-0.1

Fonte: Centro Studi COSMIT/FEDERLEGNOARREDO


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Normativa

di Andrea Ballocchi

Arriva il nuovo Piano Casa: il parere discorde delle associazioni

Con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto legge sullo sviluppo e, al suo interno, delle decisioni relative all’edilizia privata appartenenti al cosiddetto “Piano Casa”, sono giunti i primi giudizi delle associazioni di settore sul programma varato per la prima volta nel 2009 dallo stesso Governo Berlusconi per dare la possibilità – così si era espresso lo stesso CdM – “al singolo cittadino di effettuare interventi di ampliamento e/o ricostruzione della propria abitazione e di semplificare le procedure burocratiche sui lavori di edilizia”. Dalla sua prima attuazione in poi però non si sono tradotti in pratica gli intenti: per questo, dietro alle parole più o meno positive sul nuovo provvedimento, le varie associazioni si staranno chiedendo se quelle promulgate nell’edizione 2011 saranno messe in pratica oppure rimarranno carta bianca. I provvedimenti del 2011

Ma veniamo alle misure sul Piano Casa segnalate nel dl sviluppo. Nell’edizione 2011 (in forma di bozza, dato che si attende la pubblicazione del testo a breve sulla Gazzetta Ufficiale) le misure principali sono: la possibilità di ampliare la propria abitazio-

ne del 20% per gli immobili che vengono ristrutturati con una riqualificazione energetica e un ulteriore premio di volumetria del 10% per gli edifici non residenziali. Fino all’approvazione delle leggi regionali, che fisseranno gli standard degli incentivi, le ricostruzioni godranno di tali benefici; altra misura importante è l’incentivazione delle operazioni di abbattimento-ricostruzione dando inoltre più libertà “architettonica”. Per ottenere gli sgravi sui lavori di ristrutturazione (36%) o per il bonus energia (55%) non sarà più necessario comunicare all’Agenzia delle Entrate l’avvio della procedura. I passaggi burocratici saranno quindi semplificati, con il meccanismo del silenzio-assenso (nel caso in cui non si riceva parere contrario in 90-100 giorni, che diventano 180200 per le città con più di centomila abitanti) e la Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) al posto della Dichiarazione di inizio attività (Dia) in tutti i casi, tranne quando questa sostituisce il Permesso di Costruire (super-Dia). Sempre in tema di Piano Casa, le regioni avranno 60 giorni di tempo dall’approvazione del decreto sviluppo per ratificare le leggi attuative del Piano Casa e in quelle

Dare la possibilità al singolo cittadino di effettuare interventi di ampliamento e/o ricostruzione della propria abitazione e di semplificare le procedure burocratiche sui lavori di edilizia

a statuto ordinario; trascorsi 120 giorni di tempo le nuove norme statali saranno “immediatamente applicabili”. Il parere delle associazioni di settore

Questo è, in sintesi, quanto stabilito dal Governo. Veniamo ora ai giudizi espressi dalle associazioni di settore, cominciando con l’Associazione nazionale co-

struttori edili (Ance). Nell’analisi condotta dall’Associazione sul testo preliminare si evidenzia una certa positività nelle decisioni prese. Fra queste, giudicata come “rilevante innovazione” quella riguardante il procedimento per il rilascio del permesso di costruire “poiché viene introdotto il silenzio-assenso”. Per quanto riguarda le indicazioni fornite sull’operatività della Scia” il decreto, secondo l’Associazione, chiarisce che si applica all’edilizia ma non sostituisce la super-Dia e che restano ferme le disposizioni relative alla vigilanza sull’attività urbanistico edilizia, alle responsabilità e alle sanzioni previste in materia di Dia dal Testo Unico edilizia. Altro punto analizzato da Ance sempre nell’ambito delle procedure edilizie è legato alla regolarizzazione automatica delle “lievi difformità verificatesi nella fase costruttiva rispetto al progetto originariamente approvato. In particolare la tolleranza riguarda le violazioni di altezza, distacchi, cubatura o superficie coperta che non superino per singola unità immobiliare il 2% delle misure progettuali”. Il giudizio positivo di Ance si riflette anche nelle parole del suo presidente, Paolo Buzzetti: “le norme che consentono finalmente di abbattere e ricostruire un edificio cambiandone la sagoma e la destinazione d’uso vanno nel senso da noi da sempre auspicato di consentire anche in Italia, come avviene in tutto il mondo, di avviare un processo serio di riqualificazione delle nostre città. Siamo da sempre contrari a ogni forma di deregulation e ci siamo da sempre battuti perché venissero intensificati i controlli e le regole fossero applicate, ma non possiamo che condividere il principio di un sostanziale snellimento delle procedure che


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Tekneco Numero 04 | 2011

BIO Andrea Ballocchi, 41 anni, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all’ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.

rendono ingessato il settore edile e fanno perdere competitività al nostro Paese”. Secondo Buzzetti, dal Piano Casa si passa “finalmente al piano città”. Sui piani di riqualificazione urbana e sui premi di volumetria per la demolizione e ricostruzione, il presidente Ance sottolinea che “ora dobbiamo costruire il consenso per evitare sbarramenti delle Regioni e degli enti locali, coinvolgendo anche Legambiente e sindacati”. Per Finco, la Federazione nazionale di Confindustria che rappresenta le industrie dei prodotti-impianti-servizi e opere specializzate per le costruzioni, viene giudicata positivamente la formazione agevolata del silenzio-assenso per il rilascio del

permesso di costruire, salvo par- zazione architettonica, e anche ticolari vincoli, e l’estensione quella di effettuare tali tipologie dell’operatività della Scia al po- di interventi per i manufatti consto della Dia. Un ulteriore giudi- donati. Un altro plauso va anche zio positivo di Finco è l’impossi- alla previsione di volumetria prebilità di interrompere i tempi di miale fino al 10% degli edifici non formazione del silenzio-assen- residenziali. so e comunque solo in relazio- Come evidenzia anche il suo presidente, Cirino ne alla richiesta Mendola: “si va di documenta- Le norme che consentono nella giusta direzione ulteriore finalmente di abbattere zione”. Tuttavia a non già in pos- e ricostruire un edificio una prima analisesso dell’Am- cambiandone la sagoma e la destinazione d’uso vanno si rimangono alministrazione. nel senso da noi da sempre cuni “nodi critici Apprezza an- auspicato di consentire anche che l’idea di una in Italia, come avviene in tutto il fondamentali”, il primo dei quali “banca delle cu- mondo, di avviare un processo riguarderebbe il bature” e la pos- serio di riqualificazione delle tenore percensibilità di preve- nostre città. tuale dell’agevodere una sagoma diversa nella demolizione e ri- lazione volumetrica premiale in costruzione legata all’armoniz- caso di abbattimento e ricostruzione: la sua “limitazione al 30%, già insufficiente, è stata strada facendo riposizionata sul 20% e limitata alle aree urbane degradate – segnala Mendola –. Questo aveva già costituito uno dei principali limiti allo sviluppo del precedente Piano Casa”. Altro nodo critico è sul ruolo delle regioni, che “restano titolari in forma concorrente della materia (escluse le autonome, titolari appieno), con il conseguente rischio di un allungamento dei tempi operativi già riscontrato nella precedente edizione del Piano”. Un parere critico sul Piano Casa proviene invece dall’Istituto nazionale di urbanistica (Inu): esprimendo, innanzitutto, “la più viva preoccupazione per alcune norme in materia edilizia, urbanistica e ambientale” legate al dl sviluppo va poi a segnalare i punti deboli relativi al Piano Casa e alla riproposizione di misure che, come si legge in una nota, “hanno già dimostrato tutta la loro inefficacia con il fallimento del precedente piano varato dal Governo nel 2009 e solo in parte

recepito dalle regioni”. In questo caso, segnala l’Istituto, le misure di incentivazione volumetrica, non solo a favore della residenza ma anche delle altre funzioni insediative, produttive e commerciali, si riferiscono solo ad aree urbane degradate, tanto da far definire il provvedimento come piano città. A suo parere, l’obiettivo considerato giusto di un sostegno agli interventi di demolizione e ricostruzione viene tuttavia vanificato da una “ennesima invasione di campo da parte dello Stato nelle competenze regionali, appena mascherata dalla disposizione presente nel decreto che ne rinvia l’operatività di 120 giorni, in attesa di provvedimenti legislativi regionali ad hoc, qualora le regioni non condividano l’applicazione di tale provvedimento sul loro territorio”. Le conclusioni tratte sul Piano Casa sono decisamente negative: “al di là dei forti dubbi di costituzionalità del provvedimento”, l’ente sottolinea “la rozzezza culturale e di-

20% L’ampliamento previsto per le abitazioni

sciplinare con cui è trattata una problematica delicatissima, che riguarda le modalità di riqualificazione urbana che non possono essere ridotte alla presenza di destinazioni tra loro compatibili e di modifiche alla sagoma degli edifici per una armonizzazione architettonica con gli organismi edilizi esistenti”. ◆


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Normativa

di Guido Galeotti

Le questioni ancora aperte del Quarto Conto Energia Con la pubblicazione del Quarto Conto Energia in Gazzetta Ufficiale si chiude il cerchio intorno al nuovo sistema incentivante per il fotovoltaico.

La questione dei tetti spesa

emergono tuttavia due incertezIl decreto introduce alcune novi- ze: la misura della riduzione, che tà significative, indirizzando gli non è determinata dal decreto, nè investimenti verso determinati è determinabile per relationem, e impianti coerentemente con il la facoltà del Ministero di rivederecente d.lgs 3 marzo 2011, n. 28, re le “modalità di incentivazioattuativo della direttiva 2009/28/ ne” (comma 3), con possibile imCE sulla promozione delle ener- patto sulle tariffe stesse. gie rinnovabili. Rientrano nel suo ambito di ap- piccoli e grandi impianti plicazione gli impianti solari Il decreto contiene inoltre alcune fotovoltaici e quelli a concen- definizioni di particolare importrazione solare che saranno al- tanza. Ad esempio, la “data di enlacciati nel periodo compreso tra trata in esercizio di un impianto il 1/06/2011 e il 31/12/2016, per un fotovoltaico”, che costituisce il obiettivo indicativo di potenza momento essenziale per acquiinstallata a livello nazionale di sire il titolo ad una determinata circa 23.000 MW (art.1). tariffa incentivante, momento In modo analogo alle preceden- sul quale, in passato, sono spesti versioni del Conto Energia, so insorte divergenze. Essa rile tariffe incentivanti avranno corre laddove si verifichino tre una durata di vencondizioni: a) ti anni a decorrere le tariffe incentivanti c o l l e g a m e nt o dalla data di en- avranno una durata di in parallelo con trata in esercizio venti anni a decorrere dalla il sistema eletdell’impianto, e sa- data di entrata in esercizio trico; b) instaldell’impianto ranno costanti per lazione di tutti tutto il periodo di i contatori per incentivazione, nei limiti dei co- contabilizzare l’energia prodotsti annui indicativi fissati dal de- ta e scambiata; c) assolvimento creto (artt. 2 e 4). Per incoraggiare deglli obblighi per l’accesso alle gli investimenti, è espressamen- reti. Viene poi introdotta la dite stabilito che, in caso di supera- stinzione tra piccoli e grandi immento dei tetti annui di spesa, le pianti: tra i primi, gli impianti tariffe incentivanti non saranno su edifici con potenza non supelimitate, ma ridotte in misura riore a 1 MW e gli impianti – di ulteriore nel periodo successivo qualsiasi potenza – su aree o edi(art. 2, comma 2). In questo caso, fici delle Amministrazioni pub-

bliche. I grandi impianti, invece, sono, in via residuale ed esaustiva, ogni altro impianto. Viene inoltre precisato che le cave, le discariche esaurite, e i siti contaminati, anche se ricadenti in aree agricole secondo i vigenti strumenti urbanistici, non saranno considerate aree agricole, in tal modo escludendosi gli stretti limiti (distanze minime e rapporto potenza/superficie) previsti dal d.lgs 28/11 per gli impianti su aree agricole. In relazione ai “grandi impianti” viene introdotto un apposito registro presso il GSE con conseguente obbligo di iscrizione in capo al soggetto responsabile dell’impianto, allo scopo di predisporre una graduatoria tra gli impianti che potranno beneficiare della tariffa nei limiti di spesa disponibile. La graduatoria è prevalentemente informata a un criterio di priorità temporale “first come, first served”. Le tappe salienti per guadagnare posizione in graduatoria sono: a) data di entrata in esercizio, b) data termine lavori, c) data titolo autorizzativo, e) data richiesta iscrizione al registro. Due le norme transitorie di estrema rilevanza per gli operatori a questo riguardo: le richieste di iscrizione al registro GSE per l’anno corrente devono pervenire al GSE tra po-

chi giorni, precisamente nel periodo compreso tra il 20 maggio e il 30 giugno 2011. Ancora più importante per i progetti in corso di realizzazione, i grandi impianti che entreranno in esercizio entro il 31 agosto 2011 avranno diritto ad accedere direttamente alle tariffe, senza obbligo di iscrizione al registro, cioè al di fuori di qualsiasi graduatoria e, quindi, senza soggiacere ad alcuno dei limiti di spesa fissati dal Quarto Conto Energia. Unico onere per tale accesso diretto è la preventiva comunicazione al GSE dell’entrata in esercizio dell’impianto entro i 15 giorni solari successivi all’allacciamento. Il meccanismo di compensazione

Il Quarto Conto Energia prevede un meccanismo compensativo/ indennitario nel caso in cui il gestore di rete sia colpevolmente in ritardo nell’allacciamento dell’impianto, tale da determinare la perdita di una determinata tariffa incentivante in capo


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Tekneco Numero 04 | 2011

BIO Guido Galeotti,responsabile del dipartimento di Energie Rinnovabili dello studio legale Eversheds Bianchini e docente di diritto dell’Ambiente all’Università di Bergamo

al soggetto responsabile. Le misure di indennizzo applicabili sono quelle fissate dalla delibera dell’Autorità energia elettrica e gas (ARG/elt 181/10 – art. 18 All. A). Tale meccanismo desta però due motivi di perplessità. In primo luogo, il soggetto che è chiamato ad accertare i giorni di ritardo è

5% Incremento sulla tariffa applicabile

lo stesso che lo ha in ipotesi commesso, ossia il gestore di rete. In secondo luogo, la complicata formula indennitaria (art. 18.7 all. A) non darà mai luogo al mancato introito che l’operatore subirà nel corso ventennale dell’inve-

stimento. L’allacciamento ritardato si rifletterà infatti nel conseguimento di una tariffa più bassa per l’intera vita economica dell’impianto, cioè per la durata ventennale della stessa tariffa. La soluzione di compromesso, data di concerto dai Ministeri competenti, non pare quindi convincente.

di Luigi Dell’Olio

il risanamento delle aree inquinate

I risultati del referendum sul nucleare impongono un nuovo mix tra le fonti di produzione

Tra le ultime novità del decreto, a vocazione ambientalista, si segnalano alcune tipologie di impianti fotovoltaici, che sono favorite con la previsione di incrementi sulla tariffa (art. 14). Si tratta anzitutto di impianti installati su aree diverse da quelle agricole, e in particolare su ex aree industriali o comunque inquinate (brownfields), cave, miniere, discariche esaurite, siti contaminati secondo le tabelle del Codice dell’Ambiente. Questi impianti avranno diritto ad un incremento pari al 5% della tariffa applicabile. Analogamente, sono inoltre promossi gli impianti installati sui tetti in sostituzione di coperture contenenti amianto, come l’eternit: in questo caso l’incremento concesso è pari a 5 eurocent per kW/h. L’incremento maggiore è tuttavia previsto nel caso di impianti prevalentemente “europei”, ossia, impianti il cui costo d’investimento, esclusa la manodopera, sia per almeno il 60% originato da componenti prodotti nell’Unione europea: in quest’ultimo caso l’incremento sarà pari al 10% della tariffa disponibile. ◆

Verso un nuovo Piano energetico Nazionale

Proprio ora che il quadro normativo sembrava assestarsi (dopo l’approvazione del Quarto Conto Energia relativo al fotovoltaico), lo scenario relativo alle rinnovabili torna in discussione. Questa volta in positivo. Infatti, sin dal suo insediamento il Governo Berlusconi aveva fissato gli obiettivi per aderire al piano europeo di riduzione della CO₂, indicandolo in un mix di produzione da raggiungere entro 20 anni: 50% di fonti fossili (contro il 94% attuale), 25% di produzione da rinnovabili e un altro 25% dal nucleare. L’esito del referendum sull’atomo ha mutato profondamente lo scenario. La sua quota dovrà essere rimpiazzata e, a parte i previsti interventi sull’efficienza della rete infrastrutturale del gas, buona parte di quel 25% in ballo spetterà alle fonti alternative. Per raggiungere l’obiettivo è necessaria,comunque,l’approvazione di un nuovo Piano Energetico Nazionale, con la convocazione di una conferenza di tutti gli attori e le istituzioni competenti, prevista per l’inizio dell’autunno. Secondo quanto dichiarato dal ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani il Piano a questo punto “è obbligatorio” e “sarà effettuata una nuova suddivisione delle fonti… la parte riservata alle rinnovabili sarà molto

più ampia di prima”. Il Governo si impegna inoltre a lavorare affinchè “la quota del nucleare si annulli completamente”. Maggiore prudenza arriva dai produttori. Massimo Sapienza, presidente di AssoEnergieFuture, fa notare: “Oggi ci raccontano che si riaprirà la strada alla produzione elettrica da sole e da vento, con uno schioccare di dita…la realtà è che

La realtà è che occorre rimettere subito mani al Quarto Conto Energia

M. Sapienza

occorre rimettere subito mani al Quarto Conto Energia aprendo un percorso che veda la partecipazione degli imprenditori del settore, del mondo ambientalista e anche sindacale”. ◆


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Normativa

di Caterina Calia — LexJus Sinacta Jens Mager

I Criteri tedeschi per incentivare la produzione di energia I. È la legge sulle energie rinnovabili (“Erneuerbare Energien Gesetz - EEG”) che in Germania stabilisce i criteri per incentivare la produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici e lo sviluppo di tecnologie innovative per la conversione fotovoltaica. Grazie al suo sistema di tariffe incentivanti stabili che sono in vigore per un periodo di 20 anni la EEG garantisce massima stabilità per investitori. Il sistema delle tariffe incentivanti distingue tra impianti grandi e piccoli nonché tra impianti su edifici e impianti su terreni. II. Dalla sua entrata in vigore il 29 marzo 2000 la EEG si è dimostrata molto efficace per promuovere la produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici, soprattutto in confronto ai sistemi incentivanti introdotti negli altri paesi membri. Le tariffe incentivanti risultano dagli art. 32 e 33 EEG che regolano i presupposti per l’accesso alle tariffe incentivanti nonché l’ammontare. Secondo l’art. 16 EEG le tariffe incentivanti vengono retribuite direttamente dai gestori della rete. 1. Art. 32 EEG

L’art. 32 EEG è la norma fondamentale nel cui ambito d’applicazione cadono tutti gli impianti solari fotovoltaici. La norma distingue tra impianti su complessi edificati (“bauliche Anlagen”) (comma 1) e impianti su terreni

(comma 2) (“Freiflächen”). a) Art. 32 co. 1 EEG L’art. 32 co. 1 EEG regola le tariffe per impianti solari fotovoltaici su complessi edificati, salvo che si tratti di impianti su edifici o barriere antirumore. Per quest’ultimi si applica l’art. 33 EEG. Per impianti non costruiti su edifici si adopera il regolamento speciale dell’art. 32 co. 2 EEG. Presupposto fondamentale per accedere alle tariffe incentivanti è naturalmente che si tratta di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici. La così prodotta energia elettrica deve derivare da un impianto solare fotovoltaico sito su un complesso edificato (“bauliche Anlage”=ogni complesso che è connesso direttamente con la terra e costruito da elementi costruttivi prefabbricati, a meno che non si tratti di un edificio) che viene utilizzato prevalentemente per la produzione di energia elettrica. Infine, occorre la denuncia della posizione e della potenza nominale dell’impianto presso la “Bundesnetzagentur”. Una volta soddisfatti tutti i requisiti il rispettivo gestore della rete deve pagare per l’energia elettrica da impianti solari fotovoltaici connessi alla rete tra il 1° gennaio 2009 e il 31 dicembre 2009 una tariffa minima obbligatoria di 31,94 Cent/kWh, questa tariffa base viene applicata esclusivamente agli impianti connessi nell’anno 2009; per tutti gli impianti che

sono stati o vengono connessi alle rete dopo questa data la novella dell’anno 2010 ha introdotto un regolamento di tassi di riduzione di questa tariffa fondamentale. Per l’anno 2011 vale un tasso di riduzione pari al 13% (v. tabella delle tariffe vigenti nell’anno 2011 sotto). Gli impianti in genere accedono alle tariffe con l’avvenuta connessione alla rete. b) Art. 32 co. 2 EEG L’art. 32 co. 2 EEG stabilisce ulteriori requisiti per accedere alle tariffe incentivanti per impianti solari fotovoltaici siti su terreni affinché si possa meglio controllare l’espansione di questo tipo di impianto su terreni che evidentemente ha un impatto significativo sull’immagine del paesaggio. Per raggiungere questo scopo si autorizzano solo impianti su terreni che sono esplicitamente compresi in un piano regolatore del comune competente ai sensi dell’art. 38 della legge urbanistica (Baugesetzbuch - BauGB) oppure che sono autorizzati tramite uno degli altri procedimenti previsti nel medesimo articolo. Secondo l’art. 32 co. 3 EEG il piano regolatore deve essere stato promulgato dopo il 1° settembre 2003 e almeno anche con lo sco-

po di rendere possibile l’autorizzazione di un tale impianto solare fotovoltaico. Bisogna inoltre considerare, che accedono alle tariffe incentivanti solo impianti solari fotovoltaici siti su terreni che nel momento della promulgazione o della modificazione del piano regolatore o erano già sigillati o che si trovavano su terreni convertibili derivanti da uso economico, militare, trasporto o edilizio privato o che si trovavano su spazi verdi che in un piano regolatore promulgato prima del 25 marzo 2010 esplicitamente erano previsti per l’edificazione di un tale impianto solare fotovoltaico e che nel momento della promulgazione o modificazione del piano regolatore erano utilizzati per lo meno negli ultimi tre anni precedenti come terreni coltivabili, oppure che si trovavano su terreni lungo le autostrade o le ferrovie con una distanza di al minimo 110 metri dalla linea cementata della corsia. 2. Art. 33 EEG

L’art. 33 EEG stabilisce regolamenti specifici per impianti su edifici o su barriere antirumore o per impianti solare fotovoltaici a uso proprio. (vedi tabella) ◆

Tariffe incentivanti per energia elettrica da impianti solare fotovoltaici per l’anno 2011 Articolo

Tasso di riduzione

Tariffa 2011 (Cent/kWh)

Art. 32 (eccezioni: co. 3; terreni già sigillati, terreni convertibili)

13%

21,11

Art. 32 co. 3

13%

22,07

Art. 33 co. 1 no. 1 (impianti su edifici con una potenza nominale non superiore a 30 kW)

13%

28,74

Art. 33 co. 1 no. 2 (impianti su edifici con una potenza nominale non superiore a 100 kW)

13%

27,33

Art. 33 co. 1 no. 3 (impianti su edifici con una potenza non superiore a 1 MW)

13%

25,86

Art. 33 co. 1 no. 4 (impianti su edifici con una potenza superiore a 1 MW)

13%

21,56


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Bioedilizia: innovazione e certificazione i fattori per rispondere alla crescente domanda di sostenibilità Il ciclo di convegni “Ecotour 2011” del Gruppo udinese Usg ha toccato anche Verona

Puntare sull’innovazione applicata alle costruzioni in legno e sulla certificazione che ne garantisca la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica. È questa la strada da seguire per dare impulso alla bioedilizia e fornire risposte adeguate alla crescente domanda di costruzioni a impatto zero emersa in occasione del convegno: “La casa a risparmio energetico” organizzato da Profila per conto di Biohaus del Gruppo USG srl di Udine, che opera nel settore delle costruzioni pre-assemblate ad alta efficienza energetica, tenutosi nella prestigiosa cornice del Castello di Bevilacqua, nell’omonima località in provincia di Verona. Patrocinato dall’Agenzia CasaClima di Bolzano, l’ente che si occupa della certificazione energetica degli edifici su tutto il territorio nazionale, l’evento ha visto la partecipazione dell’autorevole relatore di CasaClima Ulrich Klammsteiner che ha illustrato le attività dell’Agenzia e l’importanza di certificare un edificio in termini di applicabilità e controllabilità. Sulle possibilità date dal ritorno alle costruzioni in legno con un nuovo approccio progettuale, si è invece soffermato Franco Laner, docente di Tecnica dell’architettura presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, che ha ricordato come: “Oggi nel rinnovato interesse per il legno non c’è architettura perché manca la cultura del legno. Ci si accontenta degli slogan senza conoscerne la duttilità, ovvero la capacita di dissipare energia, il vincente rapporto massa/caratteristiche meccaniche, l’inattaccabilità chimica, le

proprietà termiche ed acustiche, la resistenza al fuoco. Segnali positivi vengono tuttavia dal decreto ministeriale sulle norme tecniche per le costruzioni che apre alla ricerca e all’innovazione: potrebbe essere questo lo strumento in grado di smuovere le acque chete del comparto e di indurre ad osare”. L’evento fa parte dell’edizione 2011 di Ecotour, il ciclo di convegni organizzato da Profila in varie località italiane che intende divulgare, anche attraverso la presenza di studiosi e docenti universitari, i principi della bioedilizia, dal risparmio energetico al rispetto per l’ambiente. Sono inoltre intervenuti Sandro Gennaro, presidente del Gruppo USG srl, Stefano Lena di Hoval, Dario Branchi di PM Thermography Testo, Raffaele Costantini di System Service, Alessio Gattone di Aermec e Alfredo Nepi di Finstral.

Calendario Ecotour 2011 Data

Luogo

10 marzo

Padova

19 maggio

Verona

15 settembre

Bergamo

14 ottobre

Alessandria

20 ottobre

Bologna

10 novembre

Treviso

24 novembre

Udine

Per ulteriori informazioni: Deborah Biasotto - Responsabile Profila eventi T. +39 334 9809895 e-mail: commerciale.pn@pro-fila.com e-mail: eventi@pro-fila.com skype: biasiotto.deborah


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Libri Guarda tutti i nostri libri su Anobii: http://www.anobii. com/tekneco/books

a cura di Anna Simone

❶ Il paese degli struzzi

La politica ambientale dei Governi spesso rimanda al comportamento degli struzzi che in caso di pericolo mettono la testa sotto la sabbia, da qui il titolo del libro. È sotto gli occhi di tutti il collasso ecologico del pianeta Terra eppure si è fatto poco per arrestarlo. Continuare a ignorarlo, a considerare infinite risorse che sono finite, conduce a una catastrofe certa. L’autore prende in esame i grandi temi ambientali, analizzando l’incapacità della politica di affrontarli, gestirli e risolverli.

applicato. L’architettura ecologica, deve necessariamente confrontarsi con il luogo, con le sue caratteristiche ambientali, il paesaggio circostante, le risorse disponibili sul territorio, la cultura, le dinamiche sociali ed economiche che lo contraddistinguono. Se si utilizzasse semplicemente “architettura consapevole” non si sbaglierebbe. L’obiettivo di un’abitazione “ecologica” si raggiunge sia recuperando materiali, tradizioni costruttive e saperi dimenticati, sia con l’innovazione tecnologica, di materiali, di sistemi costruttivi, di impiantistica in grado di attenuare l’impatto ambientale dell’edilizia. Il libro propone 43 esempi di architetture ecosostenibili realizzate in varie parti del mondo.

❷ La casa ecologica

❸ Facili esperimenti fotovoltaici

Con “casa ecologica” si fa riferimento a numerosi e diversi percorsi progettuali destinati a produrre degli esiti imprevedibili. Alla definizione di casa ecologica non può infatti corrispondere uno stile universalmente

Un libro che permette di comprendere le basi della tecnologia fotovoltaica con esperimenti comprensibili da chiunque. È inclusa nel libro una cella fotovoltaica pronta all’uso, con la quale fare semplici sperimentazioni rivol-

giovanni sartori Euro 17,50 - Pagine 271 Edizioni Ambiente

marco moro e beatrice spirandelli Euro 38 – Pagine 272 Edizioni White Star

lucio sciamanna Euro 11,65 – Pagine 64 Edizioni Sandit

te a un variegato pubblico (hobbysti, amanti del fai da te, studenti e insegnanti). Ci sono, inoltre, schemi elettrici funzionanti e disegni del circuito stampato per costruire, con il fai da te, un lampioncino solare fotovoltaico e un misuratore di intensità luminosa.

❹ Senza architettura. Le ragioni di una crisi pippo ciorra Euro 12– Pagine 130 Edizioni Laterza

L’architettura contemporanea intrisa di innovazione, in Italia spesso trova resistenza perché tenta di esprimere tecnologie, discordanze, conflitti e incertezze proprie del nostro tempo. L’autore, Pippo Ciorra, svela al lettore la criticità di fare architettura nel nostro Paese. Se confrontata con il contesto internazionale, l’Italia appare immobile e incapace di recepire, di elaborare e adattare in chiave locale quelle che sono le tendenze dominanti nel mondo. Altro punto critico è il non affermarsi di una nuova generazione di architettura collegata alla mancanza di spazi per studenti, giovani architetti e professionisti aggiornati.


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Speciale Università 4 | 2011 1 Adeguamento del patrimonio stradale esistente: riflessioni. f.annunziata, c.piras Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Università di Cagliari

2 Un nuovo metodo di scelta dei compressori scroll a velocità variabile g. starace, l. de pascalis Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione, Università del Salento


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speciale università/1

Adeguamento del patrimonio stradale esistente: riflessioni.

f.annunziata, c.piras Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Università di Cagliari

Abstract La prevalente finalità della gestione del patrimonio infrastrutturale consiste nel mantenerlo adeguato alle funzioni assegnate a ciascuno degli elementi componenti, nell’ambito di una determinata vita utile. Gli interventi di adeguamento si rendono necessari a seguito di un’imprevista variazione delle funzioni richieste alla strada, che determina una riduzione della vita utile e/o l’inadeguatezza della stessa a soddisfare le nuove esigenze generate dalle variate condizioni di utilizzo. Si propone che la gestione del patrimonio sia comprensiva delle attività di progettazione, di manutenzione e di adeguamento, finalizzate al mantenimento/miglioramento del servizio reso, più che da una singola strada, dalla rete della quale essa è componente, anche costituita da quegli elementi che vengono aggiunti, perché richiesti da esigenze di maggiore funzionalità derivanti, ad esempio, da variazioni del contesto territoriale, ove l’infrastruttura è inserita. In tal senso, il sistema infrastrutturale va gestito, adeguato e recuperato perché corrisponda alla funzione di contribuire al governo del territorio attraversato ed interessato, ed al suo sviluppo. 1. Premessa La Commissione per la predisposizione di nuove norme per gli adeguamenti delle strade esistenti sospese i propri lavori con la presentazione, nell’anno 2005, di una bozza di “Norme per gli interventi di adeguamento delle strade esistenti”. Nell’introduzione di queste norme si legge che la rete stradale esistente ha un’estensione notevole, ha caratteristiche fisiche le più varie, definite con riferimento a criteri e standard progettuali diversi, in taluni casi non più congruenti con le condizioni d’impiego attuali. L’immediata conseguenza è la sostanziale inadeguatezza della rete stradale esistente in termini di dotazione infrastrutturale, con conseguenti ripercussioni sulla qualità del servizio offerto e sulla sicurezza della circolazione. Ancora, viene affermato che sono stati messi in atto nel tempo interventi di adeguamento in assenza di una specifica normativa cogente: ciò ha introdotto elementi di disomogeneità nella composizione dello spazio stradale lungo i diversi itinerari, e particolarmente nella viabilità secondaria, ove sono maggiori le interazioni con il contesto territoriale, naturale ed antropizzato, attraversato. La risoluzione delle carenze di dotazione infrastrutturale necessita pertanto della realizzazione di nuove infrastrutture, atte a completare ed interconnettere la rete esistente con caratteristiche geometriche e di progetto definite dal D.M. 5/11/2001, e successive modificazioni ed

integrazioni. In proposito, la “Commissione Normativa Tecnica della Società Italiana Infrastrutture Viarie” ritenne di evidenziare che, per un’efficace politica della sicurezza stradale, fosse opportuno dotarsi di un quadro normativo cogente fondato, oltre che sulle esperienze maturate dai soggetti interessati, sui risultati della ricerca scientifica, e ritenne necessaria la revisione del D.M. 5/11/2001 e la conclusione della procedura e del quadro normativo riferentisi alla classificazione delle strade. Nell’immediato, e nel futuro che ci attende, un tema strategico per lo sviluppo socioeconomico del Paese sarà l’adeguamento del patrimonio esistente, nella convinzione condivisa che un argomento di studio, di ricerca e di progettazione saranno sempre più l’adeguamento ed il recupero, anche per nuove funzioni, dell’esistente. Si pensi ai centri storici delle nostre città, ed alle periferie urbane, da riqualificare, alle linee ferroviarie, da riutilizzare, in parte, quali metropolitane di superfice, ed alle stesse strade. Nel caso delle strade, per esempio, l’adeguamento può essere inteso a dare un supporto alla rete autostradale e/o delle strade extraurbane principali, a migliorare le condizioni di sicurezza, particolarmente precarie nella viabilità ordinaria extraurbana, e ad assicurare migliori condizioni di collegamento a quella gran parte, nel nostro Paese, delle aree prealpine, appenniniche e/o che non è attraversata dalle grandi vie di comunicazione stradali e ferroviarie. Il quadro normativo in merito all’adeguamento delle strade esistenti è gravemente carente, e si può affermare che non sono ancora ben chiari e consolidati i concetti di manutenzione ordinaria e straordinaria, quando non si parli di opere d’arte e di sovrastrutture. L’adeguamento e la riqualificazione funzionale devono essere rivolti a considerare il rapporto tra la strada e le caratteristiche ambientali, geologiche, idrogeologiche e geotecniche, il rapporto, in particolare, con gli equilibri preesistenti. Il motivo conduttore di un complessivo progetto di adeguamento deve essere la sostenibilità e la sicurezza intrinseca della strada, sia che si tratti di nuova costruzione che di adeguamento: la progettazione di un tracciato nuovo/rinnovato deve produrre una strada facilmente leggibile, che offra di sé un’immagine corretta, che non produca interpretazioni contraddittorie e quindi insicurezza della circolazione. 2. La gestione del patrimonio stradale Usualmente, il patrimonio stradale è inteso essere dato dal sistema costituito dalla strada, cioè l’infrastruttura direttamente necessaria a consentire la percorrenza da parte degli autoveicoli: è composta da carreggiate,


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CREDIT: DAVIDE DEL MONTE, FLICKR

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banchine, sovrastrutture stradali, segnaletica, barriere di protezione, opere d’arte e di smaltimento delle acque, etc. Ne fanno anche parte le pertinenze funzionali alla stessa infrastruttura che ricadono nelle competenze dell’Ente proprietario della strada: rilevati, recinzioni, muri, marciapiedi, aree di sosta e di servizio, aree comunque a ridosso della strada già espropriate, anche se non utilizzate direttamente per la realizzazione del progetto. La suddetta definizione appare limitare la valutazione della rete viaria globale, in quanto quest’ultima è quasi sempre costituita da più strade, gestite da Enti diversi, che si interconnettono tra loro ed, eventualmente, anche con reti di natura diversa (intermodalità), e che richiedono pertanto una gestione di ambito territoriale, ad un livello superiore rispetto alle prerogative dell’Ente proprietario. Pertanto, si ritiene che questo concetto, e la conseguente impostazione di lavoro, debbano essere ripensati nel senso che i differenti Enti gestori, reciprocamente, inquadrino le necessità di interventi sul patrimonio di loro competenza, intendendo questo come parte di un

sistema infrastrutturale più complesso: dei singoli interventi si vedranno le interconnessioni e le ricadute sugli archi infrastrutturali di altri Enti gestori, nella logica di intendere il sistema al servizio di un dato territorio visto nella sua unitarietà, anche se soggetto alle decisioni di più Enti. La regia di questa gestione coordinata non potrà che essere dell’organo di governo regionale, con il vantaggio che la programmazione degli interventi, e la stessa assegnazione di risorse finanziarie, saranno fondate sulla concertata verifica preventiva delle esigenze e quindi sull’individuazione degli interventi necessari. Se la gestione del patrimonio infrastrutturale consiste nell’applicazione di principi economici e di metodi di buona pratica tecnica all’interno di un sistema fortemente strutturato di supporto alle decisioni, finalizzato all’allocazione ed all’impiego ottimale delle risorse, essa comprende la progettazione, la realizzazione, l’esercizio, la manutenzione e l’adeguamento, in quanto fasi successive, finalizzate a garantire la vita utile di un’opera, prevista nella fase iniziale di progetto. Si può affermare che la prevalente ☛


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☛ finalità della gestione di un patrimonio infrastrutturale consiste nel mantenerlo adeguato alle funzioni assegnate a ciascuno degli elementi componenti, nell’ambito di una determinata vita utile: quando un’infrastruttura non possiede tutti o parte dei requisiti richiesti, in particolare quelli connessi agli aspetti strutturali, alla qualità ed alla sicurezza della circolazione, si rende necessario adeguarla funzionalmente così da sanare le situazioni anomale. Gli interventi di adeguamento funzionale, in particolare, si rendono necessari a seguito di un’imprevista variazione delle funzioni richieste alla strada, che determina una riduzione della vita utile e/o l’inadeguatezza della stessa a soddisfare le nuove esigenze generate dalle variate condizioni di utilizzo. In genere, gli interventi di adeguamento funzionale, proprio perché determinano modifiche alle opere, tali da comportarne un miglioramento qualitativo e/o quantitativo, richiedono che vengano operate nuove scelte progettuali. La progettazione di un intervento di adeguamento funzionale è spesso resa più difficoltosa, rispetto a quella di una nuova infrastruttura, per il fatto che essa deve tener conto della situazione preesistente caratterizzata da una spiccata disomogeneità degli elementi compositivi dell’infrastruttura, concepiti e costruiti usualmente in epoche differenti. Spesso il patrimonio stradale extraurbano è stato progettato e costruito in periodi nei quali non erano disponibili norme tecniche di progettazione. In considerazione di ciò, nella progettazione di un intervento di adeguamento funzionale, non si può far riferimento agli stessi criteri utilizzati nella progettazione di nuove infrastrutture, fondati su una serie di indicazioni prescrittive per i singoli elementi che la compongono. Questo aspetto viene sempre più messo in evidenza, così che risulta necessario disciplinare, con nuove normative, gli interventi di adeguamento delle strade esistenti, previsti negli strumenti di pianificazione e di programmazione degli Enti proprietari delle strade. Si viene raccomandando che, in mancanza di specifiche indicazioni normative, si possa comunque far riferimento alla normativa per le strade di nuova costruzione, consentendo un’applicazione dei relativi criteri prescrittivi con maggiore flessibilità, per garantire una progettazione sensibile al contesto attraversato e/o coinvolto. La proposta, qui illustrata, consiste nel considerare la gestione del patrimonio in quanto comprensiva delle attività di progettazione, di manutenzione e di adeguamento, finalizzate al mantenimento/miglioramento del servizio reso da una rete infrastrutturale, anche costituita da quegli elementi che nel

tempo vengono aggiunti perché richiesti da esigenze di maggiore funzionalità derivanti, ad esempio, da variazioni del contesto territoriale, ove l’infrastruttura è inserita. In quest’ottica, la gestione di un itinerario fondamentale o di interesse regionale di primo livello deve fondarsi su uno studio che consideri anche tutte le componenti la rete elementare che risultano fondamentali, per esempio, per sostenere la stessa funzionalità dell’itinerario primario. Dovranno essere individuate le caratteristiche geometriche e di progetto dell’itinerario principale e di quelli di raccordo, la localizzazione delle intersezioni e la scelta del tipo. Successivamente, dovrà essere individuata la scala di priorità dei differenti interventi di adeguamento per i quali avviare lo sviluppo della progettazione. Sia per gli itinerari principali che per quelli di raccordo l’approccio da seguire nella progettazione degli interventi di adeguamento è quello “preventivo”, che consenta una gestione della rete tale da garantirne il funzionamento anche in presenza di avverse condizioni meteorologiche, di traffico e/o in presenza di interventi di manutenzione, sia pure con una riduzione dei livelli di servizio ma sempre in condizioni di flusso stabile. Si precisa, a tal proposito, che gli itinerari di raccordo possono essere classificati come viabilità ordinaria extraurbana, richiamando quindi l’attenzione sull’importanza di questo tipo di viabilità che va recuperato nella funzione di elevare/garantire la funzionalità degli itinerari di superiore livello territoriale. 3. La gestione della strada nel suo servizio al territorio Una strada può dirsi intrinsecamente sicura quando presenta i seguenti elementi caratterizzanti: —— le caratteristiche geometriche della sezione sono corrispondenti al flusso orario di progetto e commisurate alla stessa velocità di progetto, così da concorrere ad assicurare condizioni di flusso stabile fino al termine della vita utile; —— i raggi di curvatura orizzontale e verticale, le pendenze longitudinali e trasversali sono compatibili tra loro ed adeguati alla velocità di progetto; —— la distanza di visibilità su ogni elemento del tracciato è commisurata alla velocità di progetto e concorre a determinare livelli di servizio adeguati; —— gli attraversamenti e le immissioni sono regolamentati e visibili ad una distanza di sicurezza adeguata; —— le pavimentazioni sono caratterizzate da coefficienti di aderenza e da condizioni di regolarità tali da assicurare il mantenimento delle condizioni di moto stabile,


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anche in presenza delle condizioni ambientali più frequentemente critiche; —— le cunette laterali non sono profonde con sezione incassata; —— le pendenze delle scarpate degli scavi e dei rilevati sono corrispondenti alle caratteristiche geotecniche delle terre; —— le carreggiate sono delimitate e separate da spazi e/o dispositivi opportuni, che permettono l’arresto del veicolo in svio; —— gli ostacoli fissi e localizzati sono adeguatamente separati dalla corrente veicolare. Il concetto di vita utile è generalmente legato alle condizioni delle sovrastrutture e delle opere d’arte, ma dovrebbe essere più propriamente riferito all’infrastruttura nella sua complessità. Si potrebbe, ad esempio, far riferimento al suo funzionamento ordinario, in assenza di decadimenti strutturali delle opere d’arte, ed in particolare al servizio reso dalla strada: pertanto, la vita utile potrebbe essere legata al venir meno delle condizioni di flusso stabile. Conseguentemente, se la finalità della gestione stradale è quella di assicurarne il servizio reso, per un certo numero di anni, con riferimento al flusso di progetto, occorrerà intervenirvi per assicurare il prosieguo della vita utile a fronte di condizioni ambientali mutate: variazioni dell’entità della corrente veicolare di progetto e/o della composizione della stessa. Se si considera esclusivamente l’infrastruttura stradale questa potrà essere definita intrinsecamente insicura quando degradata, intendendo il degrado quale ammaloramento, cedimento, deficienza funzionale e/o strutturale della strada, con particolare riferimento agli elementi fisici che la caratterizzano. La rimozione di queste condizioni potrà richiedere, per esempio: —— la correzione della distanza di visibilità in curva; —— l’inserimento delle curve di transito, senza variazione della poligonale d’asse; —— la correzione dei raggi di curvatura inadeguati; —— la riduzione della lunghezza eccessiva dei rettifili, tale da non produrre una corretta condotta di guida, conforme agli standard progettuali adottati; —— l’introduzione di tutte quelle caratteristiche che concorrono a realizzare una strada intrinsecamente sicura. Se, invece, si considerasse la strada come parte di una rete e/o di un contesto territoriale, ovvero se si facesse riferimento ai fattori sociali, urbanistici ed ecologici, appare evidente che, nella valutazione delle condizioni di degrado stradale, dovrebbero

essere considerati, a seconda delle differenti necessità: —— il contesto territoriale; —— la rete viaria e gli itinerari. Come già accennato, il degrado di una strada e/o di una rete viaria può essere inteso nel senso che questa non è più in grado di assolvere alla funzione assegnata ad un dato livello di servizio, perché, per esempio: —— è mutata la domanda di trasporto che la interessa a seguito di una diversa organizzazione territoriale o del sistema dei trasporti; —— sono mutate le condizioni ambientali, sociali e/o economiche del contesto attraversato; e quindi le caratteristiche geometriche e di progetto assegnate ai differenti archi della rete viaria si dimostrano inadeguate al soddisfacimento delle prevedibili nuove caratteristiche delle correnti veicolari. Viceversa, potrebbe verificarsi che sia il degrado della rete a provocare quello socio-economico del territorio interessato; pertanto, la programmazione degli interventi di adeguamento deve tenere in considerazione le indicazioni degli strumenti di pianificazione ed essere eseguita nel rispetto delle valenze ambientali del contesto interessato. Questo approccio globale nella gestione della rete potrebbe comportare la necessità di una riqualificazione funzionale della stessa, ovvero l’attribuzione ad elementi della rete viaria esistente di funzioni che ne comportano l’adeguamento e/o la progettazione parziale di alcuni tratti. In questo caso, con riferimento agli aspetti ambientali, si ritiene che possano essere previsti: —— una VAS (Valutazione Ambientale Strategica) quando si ragiona in termini di progetto complessivo dell’assetto viario, al fine di assicurare che quest’ultimo sia ambientalmente sostenibile; —— uno studio di impatto ambientale quando si affronta la progettazione dell’adeguamento di un singolo tratto stradale. Con riferimento agli strumenti di pianificazione che si ritiene debbano essere tenuti in considerazione nella pianificazione degli interventi di adeguamento, un cenno particolare meritano i piani di protezione civile. In questi potrebbero essere classificati itinerari extraurbani che abbiano la funzione di essere “di supporto” agli itinerari principali, al fine di garantire l’attraversamento di una data regione e/o l’accessibilità alla stessa. In quest’ottica il piano di “protezione civile” dovrebbe contenere anche un’ipotesi di riassetto della rete viaria, a servizio di ☛


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☛ un dato territorio, che derivi dalla valutazione dell’inaffidabilità della singola strada, e quindi del decadimento della capacità di svolgere, in determinate occasioni, la sua funzione. Questo obiettivo dell’adeguamento del patrimonio stradale può essere definito in qualche modo innovativo. Tra gli elementi di valutazione degli interventi si terrà conto della convenienza di individuare, nell’ambito della rete viaria che serve una data regione, quelle strade che possano essere adeguate, così da corrispondere ad esigenze di “protezione civile”, sulle quali indirizzare, sia pure con livelli di servizio inferiori, la mobilità che risulterebbe penalizzata dalle condizioni critiche verificatesi nella regione e/o sugli itinerari principali della stessa. Si pensi ad esempio ad aree critiche, perché soggette a fenomeni di dissesto idrogeologico e/o perché esposte a ricorrenti avversità meteorologiche. Non è possibile escludere a priori che una progettazione carente abbia prodotto la situazione di aree critiche attraversate da infrastrutture di tipo autostradale, per le quali occorre garantire la percorrenza anche in caso di condizioni meteo particolarmente avverse; pertanto deve essere attentamente valutata la progettazione di “itinerari di supporto” che attraversino aree meno esposte a criticità meteorologiche, sui quali indirizzare una parte dei flussi di traffico, così da alleviare le condizioni di circolazione sul corridoio principale. Consolidamento dei versanti, rafforzamento delle sovrastrutture e delle opere d’arte, adeguamento delle sezioni trasversali, lievi varianti di tracciato possono essere elementi di intervento, sugli “itinerari di supporto”, che dovrebbero essere progettati contestualmente all’adeguamento del corridoio principale. Analogamente, dovrebbero essere progettate le interconnessioni tra i differenti itinerari così da facilitare l’utilizzo e la gestione del sistema viario che ne viene costituito. Con riferimento alle condizioni di degrado di una strada come parte integrante di una rete e/o di un itinerario assume una singolare importanza l’inadeguatezza delle intersezioni. In proposito, nascono alcune indicazioni per le successive fasi progettuali: —— l’adeguamento di un tracciato stradale, per il miglioramento della sicurezza della circolazione, potrebbe preliminarmente considerare, in sede di progetti preliminare e definitivo, la risoluzione dei nodi; —— nel progetto preliminare della rete viaria, della quale è parte il tracciato stradale, potrebbero essere conseguentemente localizzate le soluzioni dei nodi ed individuate queste ultime nelle loro caratteristiche; queste soluzioni, in considerazione della consueta criticità dei nodi di una rete

stradale, dovrebbero essere intese quali vincoli nella successiva progettazione del tracciato plano-altimetrico del singolo elemento della rete viaria; —— nel progetto definitivo, lo studio del tracciato plano-altimetrico potrebbe partire dalla progettazione delle intersezioni, così da vincolare le scelte plano-altimetriche ad assicurare precipuamente la visibilità delle zone di intersezione; in particolare, la scelta delle caratteristiche di progetto delle curve planimetriche ed altimetriche, la stessa definizione del profilo longitudinale, dovrebbero essere corrispondenti ad assicurare le predette condizioni di visibilità. Nella definizione e progettazione degli interventi che si renderanno necessari, nell’ambito di un determinato itinerario, varranno quindi i seguenti criteri generali: —— analisi dell’intervento in rapporto agli strumenti programmatici esistenti e valutazione degli stessi nella loro coerenza e nel genere di rapporto; —— analisi dell’intervento contestualmente alla rete stradale nella quale si colloca; —— inquadramento degli interventi in una logica di itinerario; —— valutazione di come l’intervento possa realizzare una soluzione uniforme e, laddove siano presenti situazioni di disomogeneità, definizione funzionale dei tratti di transizione; —— valutazione degli interventi affinché non determinino un impatto ambientale tale da non essere più ritenuto accettabile. 4. La riqualificazione funzionale di una rete viaria. Secondo l’impostazione predetta, la riqualificazione funzionale deve preliminarmente prendere l’avvio dall’attribuzione di funzioni specifiche ai singoli elementi viari: si impone la definizione di una metodologia di classificazione delle strade esistenti, che presupponga una pianificazione generale o di settore, con specificazioni infrastrutturali, ed altri strumenti di Piano. In una corretta prospettiva di valorizzazione delle risorse ambientali esistenti, non si può prescindere dalla valutazione del ruolo e della funzione che la singola strada assolve all’interno della rete (locale, regionale od anche nazionale). L’evidente obiettivo della classificazione è di uniformare le caratteristiche infrastrutturali delle diverse tipologie di strada. Essa si configura come verifica di validità della gerarchizzazione funzionale delle strade, individuata dagli strumenti di pianificazione. Devono quindi essere esaminati, qualora esistenti, i piani di inquadramento e di programmazione


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della rete considerata (Piano Nazionale dei Trasporti, Piani Regionali dei Trasporti, Piani Urbanistici Comunali o altri strumenti di Piano) e vanno inviduate le funzioni assolte o assegnate, come obiettivo di medio-lungo periodo, alle strade esistenti in detta rete (funzione primaria, principale, secondaria, locale). In altri termini la classificazione funzionale delle strade – che avrà lo stesso periodo temporale di validità degli strumenti di pianificazione territoriale e dei trasporti dai quali proviene - si pone alla base della pianificazione del sistema viario, mettendo in evidenza usi e caratteristiche improprie delle infrastrutture, permettendo di individuare i principali fattori di insicurezza della circolazione ed orientando le attività di progettazione per l’adeguamento delle infrastrutture. Gli obiettivi prestazionali pertanto vengono precisati nell’ambito della definizione della classe funzionale dell’infrastruttura attesa dopo l’intervento di adeguamento e gli stessi obiettivi devono essere congruenti con quelli specifici della classe funzionale attesa. Si possono, pertanto considerare quali obiettivi di un piano di riqualificazione funzionale di una rete viaria: —— la realizzazione delle condizioni di sicurezza della circolazione ed il miglioramento dei livelli di servizio; —— il miglioramento delle condizioni di accessibilità territoriale; —— il conferimento alla rete stessa delle caratteristiche di connettività nell’ambito del sistema dei trasporti di cui è parte; —— il concorrere ad una riorganizzazione territoriale finalizzata ad obiettivi di riequilibrio del complessivo sistema degli insediamenti e dei servizi; —— l’adeguamento delle reti viarie nelle finalità proprie della protezione civile, di modo che siano sempre garantiti i collegamenti per una data regione e/o che attraversino la stessa. A questi si può aggiungere la “condizioneobiettivo” della sostenibilità ambientale dell’intervento. Come detto, la riqualificazione funzionale di una rete viaria può essere finalizzata alla realizzazione di un sistema integrato ed intermodale, all’interno del quale ciascuna componente svolga un ruolo corrispondente alle proprie peculiarità tecniche ed economiche e sia complementare con altre: a ciò deve essere ricondotta l’ottimizzazione delle risorse disponibili, con la massima attenzione all’uso ed al riuso di quelle già esistenti sul territorio. Ancora, dovrà essere considerato con sempre maggior attenzione che il sistema delle

Sicurezza della circolazione

Riorganizzazione territoriale

Accessibilità territoriale

Obiettivi di un piano di adeguamento funzionale di una rete viaria

Connettività

Adeguamento con finalità della protezione civile

infrastrutture viarie va utilizzato per governare la localizzazione delle attività sul territorio. Infatti l’aumento di connettività delle reti di trasporto è la condizione fondamentale per assecondare la formazione di una struttura territorialmente più reticolare, ed una migliore diffusione dello sviluppo. Un sistema infrastrutturale di trasporto non più solamente finalizzato a velocizzare i collegamenti tra “periferie” e “centri”, ma anche rivolto a porre le premesse per una diversa organizzazione di una data regione, rispondente ad obiettivi di riequilibrio territoriale, può essere valutato ancora di maggiore convenienza nel complesso delle differenti alternative progettuali. 5. Gli interventi di adeguamento La riqualificazione funzionale di una strada e/o di una rete può essere ottenuta attraverso interventi di: —— manutenzione ordinaria; —— manutenzione straordinaria; —— adeguamento. In particolare, gli interventi di adeguamento, ottenuti mediante realizzazione di nuove opere necessarie per il miglioramento delle prestazioni funzionali attese dalla rete viaria, corrispondono, prevalentemente agli obiettivi di: —— risolvere criticità particolari e/o localizzate, al fine di ottenere un miglioramento delle condizioni di deflusso, corrispondentemente alla mutata entità e composizione della corrente veicolare, e di accessibilità territoriale; —— realizzare un sistema integrato ed intermodale, assicurando le connessioni tra i differenti modi di trasporto; —— concorrere a determinare un differente assetto territoriale. ☛

Figura 1 – Obiettivi di un piano di riqualificazione funzionale di una rete viaria


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☛ Nella definizione degli obiettivi di progettazione di eventuali interventi di adeguamento un quadro di oggettive priorità dovrà tener conto: —— del ruolo attribuito a ciascun itinerario nel contesto della rete e della sua efficienza, sotto il profilo del servizio reso, della sicurezza d’esercizio e delle criticità ambientali che lo caratterizzano; —— della tipologia degli interventi di adeguamento necessari, al fine di valutare i programmi nel loro complesso, gestendo quindi azioni organiche che possano consentire significative economie di scala nel rispetto di omogenei standard prestazionali; —— della dinamica dei processi in atto, dai quali dipendono le leggi di obsolescenza funzionale, per individuare l’orizzonte temporale d’intervento che garantisca il contenimento dei costi tramite il recupero delle infrastrutture esistenti. Obiettivi, che rientrano tra quelli precedentemente richiamati, riguardano il miglioramento delle prestazioni in termini di: —— qualità della circolazione; —— sicurezza intrinseca dell’infrastruttura; —— qualità ambientale, nel rispetto dei vincoli e delle particolari situazioni locali preesistenti. Gli obiettivi prestazionali vengono di fatto definiti nell’ambito del processo di pianificazione della rete stradale di appartenenza dell’infrastruttura. Infatti, in tale sede deve essere definita la classe funzionale dell’infrastruttura, attesa dopo gli interventi di adeguamento, e gli obiettivi prestazionali dell’infrastruttura dovranno essere congruenti con quelli specifici della classe funzionale attesa. Nella definizione degli obiettivi prestazionali non si può ovviamente prescindere dalla scelta dell’orizzonte temporale di riferimento dell’intervento, in relazione al quale dovranno essere eseguite le previsioni sull’evoluzione della domanda di trasporto. La definizione degli obiettivi prestazionali, riferiti alla qualità della circolazione, consiste nell’effettuazione di alcune scelte in merito, in particolare, ai seguenti parametri: —— qualità del servizio offerto dalla strada a seguito dei lavori di adeguamento; —— frequenza annuale accettata di situazioni operative durante le quali la qualità del servizio offerto risulti inferiore a quella prevista. Per la definizione dei suddetti parametri, nella generalità dei casi, si dovrà far riferimento ai valori indicati per le strade di nuova costruzione della classe analoga a quella attesa per l’infrastruttura in esame dopo

l’intervento di adeguamento. La definizione degli obiettivi prestazionali relativi alla sicurezza della circolazione consiste nell’effettuazione di scelte in merito ai valori limite del numero di incidenti per unità di traffico e di lunghezza, riferiti solo ad incidenti con morti o feriti e basati sulle caratteristiche di incidentalità attuali della strada oggetto di intervento. In mancanza di valori affidabili dell’incidentalità media e di opportuni livelli critici cui riferirsi per l’individuazione dei valori limite, si può assumere come obiettivo una riduzione dell’incidentalità pari almeno al 15% del valore medio stimato sulla strada oggetto di studio. La definizione degli obiettivi prestazionali riferiti alla qualità dell’ambiente riguarda sostanzialmente la scelta dei valori limite de: —— i livelli di immissione di rumore nell’ambiente circostante; —— la concentrazione di inquinanti nell’aria, in considerazione della relazione diretta fra la concentrazione degli inquinanti ed il flusso veicolare; —— la concentrazione di inquinanti immessi nei suoli e nelle acque. La progettazione degli interventi di adeguamento della rete nel suo insieme e l’adozione di opportuni provvedimenti per l’esercizio della rete dovranno essere tesi a mantenere i flussi sugli archi entro i limiti della loro capacità ambientale. Per quanto considerato più sopra si ritiene che gli interventi prioritari possano essere finalizzati al mantenimento ed al miglioramento delle condizioni di sicurezza della circolazione, per l’adeguamento dei livelli di servizio e per assicurare che una rete viaria esistente garantisca le comunicazioni, così da corrispondere anche a finalità proprie della protezione civile. Relativamente ad essi, la priorità tra i differenti tronchi stradali dipenderà dai criteri predetti, e sempre da questi dipenderà l’ordine di priorità relativamente agli interventi di completamento e/o di nuove realizzazioni di singoli tratti stradali e/o di reti elementari, quando si intendano perseguire prevalentemente obiettivi di riorganizzazione territoriale e/o di costruire un sistema integrato ed intermodale, che realizzi le interconnessioni e le complementarietà funzionali tra i differenti modi/infrastrutture di trasporto. In proposito, sembra opportuno introdurre, nella definizione degli obiettivi, una riflessione sul territorio e sulle sue forme di organizzazione, in particolar modo per quanto riguarda i “sistemi urbani minori”. Un sistema urbano è definito da un complesso di comunità e di centri tra loro interagenti, caratterizzato da una serie di relazioni individuate nello spazio e nel tempo; comuni sono i fenomeni


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di gravitazione, perlopiù indirizzati verso le polarità forti, che contraddistinguono i centri del sistema. Ipotizzando di poter individuare tali sistemi in base a diversi fattori, tra i quali il numero e la qualità dei servizi, le dinamiche produttive e demografiche, nonché i fenomeni di mobilità, si constaterebbe una differenza sostanziale esistente tra sistemi urbani forti e sistemi urbani deboli, o minori. Questi ultimi possono essere definiti in base a ulteriori fattori specifici, quali la presenza di un forte spopolamento ed invecchiamento della popolazione, la mancanza di occasioni di lavoro, la diminuzione e la perdita di qualità nei servizi di uso collettivo. L’obiettivo, quando si va ad operare all’interno di tali contesti, può e deve diventare il riequilibrio territoriale degli stessi, attraverso il mantenimento della popolazione residente, preziosa risorsa ambientale ed economica del territorio, e la realizzazione di un sistema di servizi puntuali di uso collettivo, realizzato da centri di servizio di diverse dimensioni collegati tra loro e con gli insediamenti che servono. La riqualificazione di una rete viaria non dovrebbe allora semplicemente limitarsi a rimuovere le criticità sugli assi percorsi dal traffico, ma eventualmente favorire il consolidamento del sistema dei centri di servizio, a maggior ragione in territori nei quali tali sistemi risultano deboli ed a rischio. Questa rete viaria sembra che possa essere individuata in quanto costituita soprattutto dalla viabilità ordinaria extraurbana; occorre pertanto porre l’attenzione sull’importanza di questo tipo di viabilità che va recuperato nella funzione di elevare/garantire la funzionalità dei corridoi di superiore livello territoriale. Per una maggiore esplicitazione di quanto più sopra affermato, in merito alla definizione di criteri di priorità, sembra di poter argomentare che le indicazioni normative, che articolano la progettazione secondo tre livelli di successivi approfondimenti tecnici, debbano essere ripensate nel senso che appare limitativo ridurre la gestione di una strada al solo asse. Se la gestione di una rete infrastrutturale, comprensiva delle attività di pianificazione, progettazione, manutenzione ed adeguamento, è parte importante di un progetto di ristrutturazione/riorganizzazione di un dato territorio, per il miglioramento delle condizioni di accessibilità, oltre che per conferire alle stesse strade caratteristiche di sicurezza intrinseca, è opportuno intendere la gestione estesa dal singolo itinerario a quegli elementi della rete che ne assicurano l’interconnessione con gli altri itinerari viari che completano il sistema al servizio della regione attraversata. Pertanto, appare opportuno che il progetto preliminare derivi da uno studio di fattibilità

Interventi di adeguamento

Realizzazione —— Interventi in variante

Tipologia —— Interventi strutturali

Estensione —— Interventi generalizzati

Finalità —— Potenziamento funzionale —— Miglioramento livello di sicurezza intrinseca —— Valorizzazione ambientale che consideri la rete viaria della quale il corridoio è parte: esso e le connessioni al territorio, fondamentali, tanto quanto il corridoio principale, per rimuovere le condizioni di carente accessibilità. Lo studio di fattibilità deve prioritariamente individuare le caratteristiche geometriche e di progetto dell’itinerario principale e di quelli di raccordo, deve localizzare le intersezioni e sceglierne il tipo. La rete elementare deve essere intesa come un unicum, sia pure differenziato nelle posizioni gerarchiche, nelle funzioni e quindi nei differenti tipi di strada. Tutte le ipotesi alternative individuate, intese costituite da un corridoio principale, dai rami di connessione con altri, e dagli archi “di supporto”, al servizio di un dato territorio, vanno confrontate, valutando, per ognuna di esse, i differenti obiettivi considerati ed il loro grado di realizzazione. All’interno della rete così definita dovranno essere stimate le differenti priorità dei rami principali e secondari che la costituiscono. Pertanto, in conclusione, si ritiene che gli interventi di recupero, di adeguamento e di potenziamento debbano essere riferiti, preliminarmente, al contesto territoriale ed alla rete di servizio, così da assicurare condizioni infrastrutturali finalizzate al recupero di territori attualmente penalizzati, e perciò marginali. 6. Conclusioni Le conclusioni del lavoro si possono riassumere nelle seguenti considerazioni. La gestione di un patrimonio viario esistente deve corrispondere ad una precisa classificazione della rete viaria, funzione di una strategia di riordino, di riorganizzazione ☛

Figura 2 – Interventi di adeguamento


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☛ e di progettazione del sistema territoriale e dei trasporti. L’attribuzione di funzioni, e quindi di caratteristiche geometriche e di progetto, deve essere il risultato di una verifica compiuta mediante una valutazione ambientale strategica. La VAS si propone il duplice obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente negli atti di programmazione e di pianificazione delle trasformazioni del territorio e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile. La VAS così costituisce una simulazione ed una previsione di quello che accadrebbe all’ambiente coinvolto, una volta attuate tutte le prefigurazioni di trasformazione del territorio previste dal piano e dal programma. Essa ha, infatti, la finalità principale di mettere in evidenza la compatibilità degli obiettivi e delle strategie operative di un piano o di un programma con gli obiettivi e gli standard di mantenimento e valorizzazione della qualità ambientale complessiva del territorio interessato dalla pianificazione e dalla programmazione previste, relativamente a quelli che possono essere i livelli di sensibilità e di vulnerabilità precedentemente individuati. Gli interventi della complessiva riqualificazione funzionale di una rete viaria esistente non possono non essere definiti anche mediante studi di impatto ambientale. Le legislazioni di riferimento degli studi di impatto ambientale e della stessa procedura di valutazione ambientale stabiliscono le categorie di opere che devono essere sottoposte alla suddetta procedura. Tuttavia, al di là di quelli che sono gli obblighi e le eccezioni dettati dai decreti legislativi, in particolare riferiti alle trasformazioni di opere già esistenti, un’infrastruttura viaria, indipendentemente dalla tipologia alla quale appartiene, costituisce sempre un elemento nuovo che viene inserito in un contesto ambientale caratterizzato da un proprio equilibrio naturale. Sta dunque alla sensibilità dell’Ente territoriale, dell’Amministrazione competente, dello stesso progettista ed alle sue capacità tecniche curare la gestione del patrimonio viario secondo criteri di compatibilità e di sostenibilità ambientale, anche se gran parte di esso non rientra in una delle categorie per le quali è prevista, per legge, la procedura di valutazione di impatto ambientale. ◆ Bibliografia [1] AA.VV. “Problematiche costruttive e manutentorie delle infrastrutture viarie” Collana di Ingegneria delle Infrastrutture Viarie – Studi e Ricerche (Responsabile scientifico: prof.ing. Carlo Benedetto

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– Curatore: dott.ing. Maria Rosaria De Blasiis) – Supplemento n° 2. I.P.S. (International Publisher Service) – Roma, maggio 1996. Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale “Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade” – 5 novembre 2001 (Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n° 3 – 4 gennaio 2002). F.Annunziata – M.Coni – F.Maltinti – F.Pinna – S.Portas “Progettazione stradale integrata” Zanichelli editore S.P.A. – Bologna, prima edizione – maggio 2004. “Norme per gli interventi di adeguamento delle strade esistenti” – Bozza del 20/3/2006 – Commissione per la predisposizione di nuove norme per gli interventi di adeguamento delle strade esistenti. R.Porru – F.Maltinti – f.Annunziata “Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade.” Parte I de “La normativa delle progettazione stradale.” CUEC EDITRICE, prima edizione-maggio 2006 – strumenti didattici n° 15. D.Melis – F.Maltinti – E.Cecere – F.Annunziata “Norme per gli interventi di adeguamento delle strade esistenti: alcune riflessioni.” Parte II del “La normativa della progettazione stradale.” CUEC EDITRICE, prima edizione-maggio 2006 – strumenti didattici n° 15. F.Annunziata – E.Cecere – M.Coni – F.Maltinti – F.Pinna – S.Portas “Progettazione stradale. Dalla ricerca al disegno delle strade” Dario Flaccovio Editore S.r.l. – Palermo, prima edizione – marzo 2007. G.Gatti – C.Polidori – E.Cavuoti “Manuale di sicurezza per le strade secondarie: dai risultati della ricerca europea una guida pratica per gli interventi di sicurezza stradale per le strade regionali, provinciali e locali” Mario Adda Editore – Bari, 2008. F.Annunziata – B.Bianchini – T.Caraffa – F.Maltinti – G.Montanino – V.Trevisone – P.Zoppoli “Sistemi di gestione del patrimonio stradale.” Parte 1 del Quaderno CT D.1 “Metodologie e criteri per la gestione del patrimonio stradale.” - Quadriennio 2008/11. Tema Strategico TC D “Qualità delle infrastrutture stradali” – Comitato Tecnico D.1 “Gestione del patrimonio stradale”. Associazione Mondiale della Strada – AIPCR – Comitato Nazionale Italiano - XXVI Convegno Nazionale Stradale AIPCR (Roma, 27-30 ottobre 2010) – pagg. 9-33


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Call for papers La cultura è il continuo tentativo di cogliere il significato dell’esperienza nel paragone con ciò che corrisponde all’umano che è in ciascuno di noi. Per questo la cultura è dinamica e non può che essere alimentata dalla ricerca. Nel mondo di oggi, dove l’equilibrio tra tecnica e ambiente costituisce uno dei punti chiave dello sviluppo, la ricerca deve aiutarci a capire se il percorso che stiamo facendo è quello giusto. Questa è la ragione principale per cui la rivista Tekneco ha una sezione scientifica, nella quale verranno pubblicati articoli scientifici relativi ai temi di interesse del progetto editoriale. Il Comitato Scientifico, che ho l’onore di presiedere, è composto dal prof. Enzo Siviero, Vice Presidente del Consiglio Universitario Nazionale (CUN) e professore della Facoltà di Architettura di Venezia, dal prof. Lorenzo Attolico dell’Università di Padova, dalla prof. ssa Maria Antonietta Aiello della Facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento, dal prof. Luciano Catalano della sede di Foggia della Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Bari, dal prof. Michele Dassisti della Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Bari e dal prof. Francesco Ruggiero, della Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari. I temi scientifici della rivista privilegeranno la multidisciplinarietà a partire da cinque grandi filoni di interesse: l’Architettura/Design, l’Energia, l’Ambiente/Ecologia, i Materiali innovativi e i riflessi Giuridico/ Normativi, secondo la circolarità dell’idea che l’esperienza stimola e incuriosisce, la ricerca svela e la norma regola. Pertanto Tekneco invita a sottoporre prodotti inediti di alta qualità, documenti e lavori interdisciplinari che potranno essere pubblicati sia nei prossimi numeri cartacei, sia nella specifica sezione della piattaforma web. Se interessati, potete sottomettere un contributo a: colonna@tekneco.it REQUISITI PER ABSTRACT E PAPER —— Abstract (in lingua italiana ed in lingua inglese): Testo composto al massimo da 300 parole (carattere Arial 10, formato Word per Windows), Scheda iniziale con il titolo dell’articolo proposto e tutte le informazioni sull’autore (nome e cognome, ente di appartenenza, indirizzo, recapiti telefonici ed email, ecc.).

—— Paper (in lingua italiana ed eventualmente in lingua inglese): Testo composto al massimo 4.500 parole (carattere Arial 10, formato Word per Windows), incluse tabelle, immagini, grafici, note a piè di pagina e note bibliografiche. La prima pagina deve contenere: titolo del contributo, nome e breve nota biografica dell’autore/degli autori. PROGETTI DI RICERCA La rivista (e il sito web della stessa) potranno inoltre accogliere brevi descrizioni di progetti di ricerca attualmente attivi presso Università e centri di ricerca, attinenti ai temi della rivista. Tale sezione dovrebbe collocarsi al di fuori di quella contenente gli articoli scientifici e rappresentare un collegamento tra le applicazioni di ricerca e le esigenze del mondo industriale e produttivo. Gli interessati potranno pertanto inviare tali brevi descrizioni al Presidente del Comitato. SOTTOMISSIONE DEGLI ARTICOLI Come parte del processo di sottomissione degli articoli, gli autori sono tenuti a verificare la conformità della loro presentazione con tutti gli elementi pubblicati nelle “Istruzioni per gli Autori”, scaricabile dal sito web. Agli autori che non seguano queste linee guida potranno essere restituiti i manoscritti con delle note. Si specifica che nei paper non dovranno essere presenti riferimenti commerciali, contenuti discriminanti per la morale, razze e religioni. In concomitanza con l’invio del paper finale, gli autori dovranno sottoscrivere una dichiarazione di originalità del prodotto inviato e dell’assenza di plagio nei contenuti dello stesso. MODALITÀ DI SELEZIONE La selezione avverrà in due fasi. Nella prima fase il comitato scientifico opererà una selezione sugli abstract, in base all’affinità dei contenuti con le tematiche di Tekneco. Nella seconda fase, da operarsi sui testi definitivi, saranno individuati, tra le proposte accettate nella precedente selezione, i paper da pubblicare sulla rivista cartacea (in base alla qualità scientifica ed alle tematiche del numero della rivista) ed i paper da inserire nella specifica sezione della piattaforma web. Pasquale Colonna Politecnico di Bari Presidente del Comitato Scientifico

Premio internazionale per un progetto pubblicato su Tekneco Riconoscimento internazionale per Fabio De Bellis, ingegnere 27enne di Bari, neo-dottore di Ricerca (in Ingegneria delle Macchine) presso il Politecnico del capoluogo. Il suo lavoro sulla progettazione Cfd di turbine eoliche ad asse orizzontale, una versione preliminare del quale è stata pubblicata su Tekneco n. 3 (pp. 76-79), è stato premiato a Vancouver (Canada)dal Congresso Internazionale Asme (American Society of Mechanical Engineers) Turbo Expo 2011 per i contenuti di una ricerca sulle pale eoliche. Tra 63 partecipanti di tutto il mondo, sono stati selezionati sei vincitori: cinque appartenenti ad enti di ricerca americani (University of Texas at Austin, Southwest Research Institute, GE Aviation, Southwest Research Institute, University of New Orleans) e l’italiano De Bellis. L’indagine scientifica, che si è avvalsa della guida di Luciano Catalano, docente al Politecnico di Bari, propone una tecnica numerica per la progettazione automatica delle forme da assegnare alle turbine eoliche ad asse orizzontale, in modo da massimizzarne le prestazioni. La produzione di energia elettrica per mezzo di turbine eoliche è infatti in forte ascesa. Nonostante questo, dal punto di vista scientifico l’ottimizzazione progettuale delle pale non è ancora stata affrontata in maniera esaustiva. I design attualmente esistenti si basano spesso su metodi di progettazione semplificati e sull’adozione di profili aerodinamici già noti. Di conseguenza, non sempre sono in grado di descrivere appieno i complessi flussi tridimensionali che investono una moderna pala eolica. Per di più, tali metodologie di calcolo incontrano difficoltà nel predire le performance di geometrie molto innovative e non sperimentate in precedenza, come le pale dotate di winglets, le alette di estremità montate sulle ali di tutti i moderni velivoli.


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speciale università/2

Un nuovo metodo di scelta dei compressori scroll a velocità variabile

g. starace, l. de pascalis Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione, Università del Salento

Abstract Se dotato di motore elettrico a regolazione continua della velocità di rotazione, un compressore di tipo scroll presenta variazioni di rendimento in funzione sia della frequenza di azionamento, sia del rapporto di compressione. Sono qui analizzate le entità di queste variazioni in più condizioni di esercizio della macchina, anche durante il funzionamento a carico parziale. Numerosi modelli analitici o sperimentali forniscono, infatti, metodi di calcolo del rendimento dello scroll difficili da applicare in fase di scelta del componente durante la progettazione di un refrigeratore a variazione continua del carico frigorifero. Per questo è qui proposto un nuovo metodo di valutazione semplificato che si basa sulla determinazione di un campo di massima riduzione del rendimento. Già a partire dalle sue prime fasi di dimensionamento, ciò consente di stimare accuratamente le prestazioni energetiche di un sistema frigorifero dotato di compressore scroll. 1. Introduzione Un sistema frigorifero aria/acqua con ciclo a compressione di vapore dispone di quattro componenti principali: un compressore che comprime il fluido refrigerante e lo fa circolare, una valvola di laminazione che espande lo stesso fluido e due scambiatori di calore, dei quali uno condensa il refrigerante ed è raffreddato con aria ambiente e l’altro consente al refrigerante di evaporare e raffredda l’acqua da inviare all’utenza. Il compressore può essere di diverse tipologie: a spirale rotante (scroll), a vite, alternativo, centrifugo, ecc. Qui si farà riferimento al solo compressore scroll, in quanto di più recente diffusione. La gestione del carico frigorifero da fornire

80%

Variazione del COP

60% Regolazione continua

40% 20% Regolazione on/off 0%

-20% 0%

20%

40%

60%

Carico frigorifero Figura 1 – Variazione del COP con il carico frigorifero per differenti strategie di regolazione.

80%

100%

all’utenza tramite lo scambiatore evaporante può essere realizzata attraverso due strategie principali [1 – 3]: —— agendo sul tempo di funzionamento (dunque, regolando il compressore secondo una modalità on/off); —— variando la portata massima che attraversa lo scambiatore di calore evaporante (ad esempio, regolando la velocità di rotazione del motore del compressore in modo continuo, prevedendo più compressori in parallelo e disattivandone uno per volta in maniera discontinua, ecc.). Nella strategia di regolazione on/off, la portata circolante all’interno del circuito frigorifero si mantiene costante in tutte le condizioni di funzionamento. Una diminuzione del carico frigorifero richiesto dall’utenza fa ridurre la temperatura dell’acqua che raggiunge l’evaporatore e, di conseguenza, la temperatura e la pressione del refrigerante che lo attraversa. Il compressore deve comunque garantire il livello di pressione che consente al refrigerante di condensare (costante con la temperatura dell’aria esterna), comprimendo il refrigerante a partire da una pressione più bassa. Così, il rapporto di compressione aumenta e, con questo, la potenza elettrica da fornire dall’esterno. Il processo si arresta quando l’utenza ha raggiunto la temperatura desiderata. Al ridursi del carico frigorifero, dunque, aumenta la potenza spesa per ottenerlo. Questo è causa di un calo di efficienza del sistema, in termini di COP (fig. 1 – curva di regolazione on/ off) [1, 4, 5]. Completamente differente è la strategia di regolazione in continuo. Qui, la riduzione della portata massima del refrigerante segue quella del carico frigorifero e ciò consente di mantenere costante la temperatura dell’acqua di raffreddamento dell’evaporatore e, dunque, la pressione del refrigerante. Inoltre, poiché in fase di progettazione l’evaporatore è dimensionato per trasferire una quantità di calore pari a quella ceduta dall’utenza nel suo massimo carico, a carico parziale la sua estesa superficie di scambio termico produce un vantaggio in termini di potenza scambiata. Per tali motivi il COP del ciclo frigorifero aumenta ai carichi parziali. Tra le due metodologie di regolazione ve ne è anche un’altra, di tipo discontinuo, che si può attuare con la presenza di più compressori scroll arrestati uno per volta al ridursi del carico frigorifero. La portata massima di refrigerante circolante all’interno del circuito si riduce a passi discreti. Ad esempio, la presenza di tre compressori consente a questa di ridursi dal 100% al 67% e al 33%, in funzione del carico [2, 6]. Questa strategia di regolazione consente di realizzare valori di efficienza intermedi tra le due menzionate.


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3. Rendimento globale del compressore scroll al variare del rapporto di compressione Il compressore scroll, di tipo rotativo, non dispone di valvole di aspirazione e mandata. La configurazione geometrica della camera di compressione riduce il volume del refrigerante che la attraversa di un valore fissato, costante e indipendente dalle condizioni operative interne ed esterne. Il rapporto di compressione è, dunque, fisso e per questo è detto geometrico. Così, quando il rapporto di compressione richiesto dall’esterno tra ingresso e uscita del fluido dal compressore risulta inferiore a quello geometrico, il fluido si riespande nel condotto di scarico. Il fenomeno dell’espansione incontrollata è causa di perdite energetiche. Viceversa, quando il rapporto di compressione esterno è maggiore di quello geometrico, il flusso in uscita riduce la

4. Rendimento globale del compressore scroll al variare della frequenza di azionamento L’incremento della frequenza di azionamento del motore elettrico, quindi della velocità di rotazione del compressore scroll, produce una perdita di efficienza del componente a causa di un aumento degli attriti tra fluido e involucro, all’interno del fluido stesso e tra le parti meccaniche. Partendo dalla divisione della curva di rendimento nelle tre zone di fig. 2 è possibile descrivere nel dettaglio quanto affermato. 4.1 Rapporto di compressione esterno pari a quello geometrico (ρext = ρgeom; zona a di fig. 2) Quando i valori di pressione esterna corrispondono a quelli che il compressore scroll è capace di garantire, il suo rendimento si riduce con la frequenza di azionamento seguendo una curva parabolica. La curva del rendimento decresce con la frequenza di azionamento a causa dell’incremento delle perdite di carico prodotte dall’aumento della velocità del refrigerante nel passaggio attraverso le luci di aspirazione e scarico. In fig. 3 è riportata la curva di rendimento per il compressore Danfoss SZ 185 [12], progettato per comprimere R407c e avente un rapporto di compressione geometrico pari a 2,602. ☛

75%

b

a

c

> >

70% 65% 60% 55% 50% 1,5

2,5

3,5

4,5

5,5

6,5

Rapporto di compressione Figura 2 – Rendimento del compressore scroll in funzione del rapporto di compressione esterno (rapporto di compressione geometrico: 2,5; frequenza di azionamento: 50 Hz).

zona a: ρext = ρgeom

70% Rendimentro globale

propria velocità convertendo parte della propria energia cinetica in energia di pressione; quando ciò non consentisse il raggiungimento della pressione del condotto di mandata, è il fluido qui contenuto ad espandere verso la camera di compressione. Anche questo processo produce perdite fluidodinamiche [1, 2]. In fig. 2 è illustrato il rendimento del compressore scroll al variare del rapporto di compressione esterno. Nel caso di un rapporto di compressione geometrico di 2,5 e una frequenza di azionamento del motore elettrico di 50 Hz si osserva un picco di rendimento in corrispondenza della coincidenza tra i due rapporti di compressione. Le condizioni di lavoro, tuttavia, variano con la frequenza di azionamento del motore, dunque, con la velocità di rotazione del compressore. In fig. 2, la curva indicata è caratterizzata da tre differenti pendenze (positiva, nulla e negativa) che identificano tre corrispondenti campi di funzionamento: —— rapporto di compressione esterno pari a quello geometrico (zona a: ρext = ρgeom); —— rapporto di compressione esterno minore di quello geometrico (zona b: ρext <ρgeom); —— rapporto di compressione esterno maggiore di quello geometrico (zona c: ρext > ρgeom).

> >

2. Considerazioni sul metodo di calcolo Già a partire dagli anni ’80 vennero realizzati studi, sia analitici, sia sperimentali, che trattavano delle prestazioni del compressore scroll a velocità di rotazione variabile e che consentivano una stima delle sue reali condizioni di funzionamento. Tuttavia, le metodologie di progettazione che ne derivarono, risultano, spesso difficili da applicare. Il modello termodinamico analitico di Park et al. [7 – 10] mostra alcune difficoltà di calcolo delle perdite termiche attraverso l’involucro del compressore. Durante il processo di progettazione di un refrigeratore, infatti, queste informazioni non sono disponibili e risulta molto complicato reperirle o anche stimarle. Il modello sperimentale di Shao et al. [5, 11] comprende una serie di fattori correttivi da utilizzare in funzione di diverse caratteristiche costruttive del compressore scroll variabili da prodotto a prodotto. Considerata la difficile reperibilità di dati così specifici e dettagliati, è facile dedurre l’impossibilità effettiva di procedere all’applicazione del modello. Con questo articolo, a partire dai dati forniti dai costruttori, si propone un metodo di valutazione delle prestazioni energetiche del compressore scroll funzionante a velocità di rotazione variabile che possa condurre a una semplice progettazione di un refrigeratore. Il metodo considera le variazioni di rendimento del componente in funzione sia della velocità, sia del rapporto di compressione e si compone di una procedura applicativa che definisce tutte le operazioni da eseguire per stimare le prestazioni energetiche e limitarne la riduzione ad un valore minimo imposto.

Rendimento globale

Speciale Università

65% 60%

zona c: ρext > ρgeom

55% 50% 45%

zona b: ρext < ρgeom

40% 40

50

60

70

80

Frequenza di azionamento [Hz] Figura 3 – Rendimento in funzione della frequenza di azionamento nelle tre zone di funzionamento del compressore scroll.

pd (zona b) recupero energetico

perdita energetica

pd (zona c)

log p

h Figura 4 – Effetto della pressione dinamica del fluido in uscita dal compressore sul ciclo frigorifero rappresentato su di un diagramma semilogartmico pressione-entalpia.


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energetica fa sì che la curva di rendimento abbia una pendenza più accentuata di quella riscontrata nel caso in cui il rapporto di compressione esterno sia pari a quello geometrico (fig. 3 – curve per le zone a e b).

70% 65%

Rendimento globale

60%

Freq u

enza

55% 45Hz 50%

60Hz

45% 40%

75 Hz 1,559

2,046

1,790

2,330

2,643

2,987

3,366

3,781

Rapporto di compressione Figura 5 – Campo tridimensionale del rendimento in funzione di rapporto di compressione e frequenza di azionamento.

70% 45 Hz

Rendimento globale

65% 75 Hz

60%

55% 50% 45%

40% 1,3

1,8

2,3

2,8

3,3

3,8

4,3

Rapporto di compressione Figura 6 – Rendimento per il compressore scroll Danfoss SZ 185.

☛ 4.2 Rapporto di compressione esterno minore di quello geometrico (ρext < ρgeom; zona b di fig. 2) Quando la frequenza di azionamento cresce, oltre alle perdite per attrito, si realizza il calo di efficienza dovuto alla riespansione del fluido nel condotto di scarico. L’aumento della velocità del fluido, infatti, produce un incremento delle perdite di carico (con il quadrato della velocità). Oltre a questo, poiché la pressione totale di scarico del compressore è maggiore di quella presente nel condotto, una parte dell’energia di pressione si converte in energia cinetica (la pressione statica si riduce a scapito di un aumento di quella dinamica) ed è dissipata. La perdita di energia legata al fenomeno è rappresentata in fig. 4. La compresenza di due fenomeni di perdita

4.3 Rapporto di compressione esterno maggiore di quello geometrico (ρext > ρgeom; zona c di fig. 2) In questa situazione, al crescere della velocità di rotazione del compressore permane l’incremento delle perdite per attrito. Tuttavia, essendo ora la pressione totale del fluido in uscita dal compressore minore rispetto a quella nel condotto, una parte dell’energia cinetica del fluido stesso si trasforma in energia di pressione, dando luogo così a un recupero energetico (fig. 4). All’aumentare della velocità del fluido, una parte più consistente di energia cinetica si converte in energia di pressione. Per tale motivo in fig. 3 si osserva come l’efficienza del compressore aumenti con la frequenza di azionamento. 4.4 Diagramma 3D del rendimento Sfruttando le curve rappresentate in fig. 2 e fig. 3 è possibile definire un campo tridimensionale, illustrato in fig. 5, avente sull’asse x la frequenza di azionamento, sull’asse y il rendimento e sull’asse z il rapporto di compressione. Quando il compressore opera nella zona a il picco di rendimento si riduce con l’aumentare della frequenza di azionamento, sino a non rappresentare più un massimo della curva. Si può anche notare come, con il crescere della frequenza di azionamento, questo picco si sposta verso rapporti di compressione più elevati. Nel grafico di fig. 3 la curva relativa alla zona c mostra un incremento del rendimento con l’aumentare della frequenza. Necessariamente questa curva intercetta quella ottenuta quando il rapporto di compressione esterno è pari a quello geometrico. D’altro lato, risulta sempre verificato il fatto che le curve relative alle zone a e b non si intersecano mai. La ragione di ciò è nel fatto che la pendenza della curva di a è sempre minore in valore assoluto di quella della curva di b e che i valori della curva di a sono sempre superiori quelli della curva della zona b. Il campo tridimensionale rappresentato nella fig. 5 mostra, inoltre, come l’incremento della frequenza produca un calo di rendimento del compressore per tutti i valori del rapporto di compressione esterno minori rispetto a quello geometrico (zona b di fig. 2). 5. Il campo di massima riduzione del rendimento Il grafico in fig. 6, ottenuto riportando i valori del rendimento in funzione del rapporto


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5.1 Esempio di calcolo: progettazione con calo di rendimento accettabile pari al 3% Il massimo calo di rendimento accettabile per il compressore sia pari al 3% rispetto al suo valore ottimale. Utilizzando le curve di fig. 6 si definisce, dunque, il campo rappresentato in fig. 7. Collegando tutti i punti di massimo rendimento per ogni valore del rapporto di compressione si disegna il confine superiore dell’area di funzionamento. Il tratto lineare centrale unisce il tutti i picchi di rendimento relativi alle diverse frequenze di azionamento. Il confine inferiore è determinato collegando tutti i valori di rendimento ottimo ridotti del 3%. Il campo di riduzione del rendimento massimo ammissibile del 3% esclude alcune zone di lavoro del compressore, quali quelle in cui esso opera ad alta frequenza e con rapporti di compressione esterni minori di quello geometrico. Al fine di garantire che esso lavori sempre all’interno del campo delineato, occorre dunque scegliere un compressore di maggiore potenzialità: incrementando quest’ultima si riducono drasticamente le possibilità che il compressore lavori ad alte frequenze. In fig. 7 posso essere identificate alcune entità geometriche che riescono a definire il significato del grafico e la metodologia di utilizzo: —— area “A” (compresa tra il confine inferiore, la curva a 45 Hz sulla sinistra e quella a 75 Hz a destra): al compressore non è mai consentito raggiungere questa regione poiché risulta al di fuori delle condizioni di lavoro del componente (sarebbe richiesta una frequenza di lavoro di più alta della massima o più bassa della minima); —— punto “Pfmin” (intersezione tra la curva a

70% Rendimento globale

45 Hz ed il confine inferiore): rappresenta il più alto valore del rapporto di compressione raggiungibile a 45 Hz senza ridurre il rendimento del compressore al di sotto del 97% del valore ottimo (il compressore necessità di innalzare la sua frequenza di azionamento per garantire rapporti di compressione maggiori rispetto a quello rappresentato da Pfmin); —— punto “Pfmax” (intersezione tra la curva a 75 Hz e il confine inferiore): rappresenta il minimo rapporto di compressione raggiungibile a 75 Hz senza ridurre il rendimento del compressore al di sotto del 97% del valore ottimo (il compressore deve lavorare a frequenze minori quando il rapporto di compressione risulta minore da quello rappresentato da Pfmax); —— zona “T” (settore sulla sinistra del ☛

T

A

65%

P f max

60%

P f min

55% Campo di massima riduzione del rendimento: -3%

50% 45% 40% 1,30

1,80 2,30 2,80 3,30 3,80 Rapporto di compressione

4,30

Figura 7 – Campo di massima riduzione del rendimento per il compressore scroll Danfoss SZ 185

7,8

6,8

5,8 COP massimo

COP

di compressione durante un funzionamento del compressore a massima (75 Hz) e minima (45 Hz) frequenza, mostra come, per ogni valore del rapporto di compressione, il massimo valore del rendimento non risulti costante. Durante il suo reale funzionamento, è molto improbabile che un compressore lavori sempre in condizioni di rendimento ottimale. Ciò a causa del fatto che le condizioni esterne ambientali (che impongono un determinato rapporto di compressione) e il carico frigorifero richiesto dall’utenza sono due variabili indipendenti. Al fine di consentire che il compressore lavori sempre se non al massimo del suo rendimento, almeno non più in basso di un più ridotto valore tollerato, è possibile definire un campo di massima riduzione di rendimento accettabile. Così il compressore troverà sempre condizioni operative tali da garantire prestazioni energetiche al refrigeratore.

4,8 COP minimo 3,8

2,8 2

1,5

2,5 3 Rapporto di compressione

3,5

4

Figura 8 – Campo di massima riduzione del COP

3,5%

3,41%

3,11%

3,18% 3,07%

3,0%

3,05%

3,11% 2,98% 2,88%

Variazione di ampiezza del campo di massima riduzione del COP 2,5% 1,5

2

2,5

3

3,5

Rapporto di compressione Figura 9 – Variazione dell’ampiezza di campo di massima riduzione del COP (fluttuazioni attorno al 3%).

4


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☛ campo): è la zona di massima riduzione del rendimento del compressore e contiene le condizioni di lavoro maggiormente sfavorevoli. Avendo determinato per via grafica il campo di massima riduzione del rendimento del compressore risulta anche possibile reperire il COP del refrigeratore che lo monta. In fig. 8 vengono riportate le curve del COP massimo e minimo ottenibile quando il compressore lavora con i valori di rendimento appartenenti al confine rispettivamente superiore ed inferiore del campo di massima riduzione. Per il calcolo dei valori di COP è stato assunto che: —— il refrigeratore non opera come pompa di calore; —— la temperatura di condensazione del refrigerante è pari a 50 °C; —— la temperatura di evaporazione varia in funzione del rapporto di compressione; —— il fluido refrigerante è R407c. Quanto finora affermato non cambia al variare del fluido refrigerante, dei modelli di compressore e delle condizioni operative. Il campo di variazione massima del COP non risulta costante in ampiezza al pari di quello ottenuto per il rendimento del compressore.Come risulta in fig. 9, è possibile, tuttavia, affermare che tale variazione si discosta da quella ottenuta per il campo di massima riduzione del rendimento di un valore massimo dello 0,41% ed è dovuta alle caratteristiche fisiche degli scambiatori di calore del circuito frigorifero. Per tale motivo è possibile affermare che definire un campo di massima riduzione del rendimento del compressore conduce ad un’approssimazione accettabile delle caratteristiche prestazionali di tutto il refrigeratore. Ciò consente di garantire in fase di progettazione del sistema frigorifero un limite massimo di consumo energetico che non può essere oltrepassato in nessuna condizione di esercizio. 6. Conclusioni La complessità delle caratteristiche prestazionali del compressore scroll a velocità di rotazione variabile può condurre a difficoltà nella progettazione dei refrigeratori con regolazione continua del carico frigorifero. Per semplificare qui si propone una procedura che consiste di quattro fasi: 1. definizione delle caratteristiche generali del refrigeratore: carico frigorifero di progetto e percentuale di massima riduzione delle prestazioni energetiche (massima riduzione del COP in ogni condizione); 2. scelta dei componenti principali: scambiatori di calore e compressore, sulla base del campo di frequenze e di rapporti di compressione raggiungibili; 3. costruzione grafica del campo di massima riduzione del rendimento del

compressore; 4. verifica dell’efficienza raggiunta: tutte le curve di rendimento del compressore devono essere comprese all’interno del campo di massima riduzione del rendimento. Se la verifica non risulta soddisfatta, è necessario scegliere un compressore dalle caratteristiche prestazionali differenti o di capacità frigorifera maggiore e ritornare alla fase 3. Il metodo di progetto proposto e la procedura applicativa che consente di metterlo in atto garantiscono al progettista una previsione più che accettabile delle prestazioni energetiche del refrigeratore in ogni condizione di funzionamento. ◆ Bibliografia [1] Bacigalupo E., Vecchio C., Vio M., Vizzotto M. (2000), L’efficienza media ponderata dei gruppi frigoriferi a compressione: la proposta AICARR per un metodo di calcolo, CdA, 3-38, Agosto. [2] Vio M. (1998), I compressori utilizzati nel condizionamento dell’aria: confronto critico, CdA, Aprile. [3] Shao S., Shi W., Li X., Chen H. (2004), Performance Representation of VariableSpeed Compressor for Inverter Air Conditioners Based on Experimental Data, Int. J. Refrigeration, 27(8), 805-815. [4] Vio M. (2003), L’efficienza globale dell’impianto, CdA, Giugno. [5] Vio M. (2004), L’efficienza energetica dei gruppi frigoriferi, CdA, 45-49, Luglio. [6] Vio M. (2004), Gruppi frigoriferi ad alta efficienza, CdA, 41-47, Dicembre. [7] Park Y. C., Kim Y., Cho H. (2002), Thermodynamic Analysis of the Performance of a Variable Speed Scroll Compressor with Refrigerant Injection, Int. J. Refrigeration, 25(8), 1072-1082. [8] Morishita E., Sugihara M., Nakamura T. (1986), Scroll Compressor Dynamics, JSME Bulletin. [9] Ishii N., Fukushima M., Swai K., Sano K., Imaichi K. (1988), Dynamic Behavior of a Scroll Compressor, JSME International Journal, 31(1). [10] Tojo K., Ikegawa N., Maeda N., Machida S., Shiibayashi M., Uchikawa N. (1986), Computer Modeling of a Scroll Compressor with Self Adjusting Back Pressure Mechanism, International Compressor Engineering Conference, Purdue (USA). [11] Koury R., Ismail K. (2001), Numerical Simulation of a Variable Speed Refrigeration System, Int. J. Refrigeration, 29(2), 192-200. [12] Danfoss Maneurop Commercial Compressors (2005), Variable Speed Application Guidelines, Danfoss S.p.A., Luglio, Trevoux (Francia).


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