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Magazine L’essenza dell’informazione

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#2 | Agosto-Settembre 2012

Periodico a cura dell’Associazione OPERA. Idee in Circolo - Adelfia

A-aBBRONZATISSIMI

Nel pieno dell’estate 2012 si rivalutano le tradizioni “vacanziere” degli anni Sessanta

Primo bilancio della Amministrazione Antonacci Gigi TITA - Pag.5

Dove eravamo tutti? di Vito MARIELLA - Pag.7

Il “volontariato” di un sindacalista d’altri tempi di Rosanna RUSCONI Daniela F. RUSCONI - Pag.8

TRADIZIONI “Benvenuti ad Adelfia. Paese dell’uva Regina” MUSICA Tormentoni Estivi Natura ed evoluzione nel corso degli anni


TagMagazine Periodico a cura de

Associazione OPERA. Idee in circolo Via Vittorio Veneto 52 - 70010 Adelfia www.operaidee.it - redazione@operaidee.it

operaidee

REDAZIONE

redazione@operaidee.it Linea diretta tel. 388.3657831 Direttore responsabile Trifone Gargano Caporedattore Daniela F. Rusconi Vice Caporedattore Vito Mariella Art Director Nicola Angiuli Responsabile Politica e Attualità Mimmo Cangialosi

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Registrazione 1312/2012 Tribunale Ordinario di Bari il 28.05.2012 - N.20

Responsabile Welfare Maria Laricchia Responsabile Cultura e Spettacolo Rosanna Rusconi Responsabile Musica Francesca Gargano Photo Editor Francesca Ramona Scoditti Responsabile Web Teresa Di Tommaso

Segreteria di Redazione Giovanni Petrera RUBRICHE Miriam Fracchiolla

COLLABORAZIONI Pasquale Bruno Rosemary Nicassio

COMUNICAZIONE e IMPAGINAZIONE

www.studioartesia.it - info@studioartesia.it Stampa SAGRAF Srl - Capurso © 2012 - Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica sono riservati. Il materiale ricevuto e non richiesto (testi e fotografie), anche se non pubblicato, non sarà restituito. Per approfondimenti e aggiornamenti www.operaidee.it - www.tagmagazineweb.it


EDITORIALE

OPERA: UN ANNO DI “IDEE IN CIRCOLO”

1 luglio 2011: cominciano a muoversi gli ingranaggi di una associazione culturale chiamata “OPERA. Idee in Circolo”. Un’associazione fatta di persone con esperienze e con competenze diverse, unite da un desiderio comune: risvegliare le menti creative, per ridare vigore alla crescita socio-culturale di Adelfia. OPERAre significa: rimboccarsi le maniche, per diventare cittadini attivi; informarsi scrupolosamente, per informare oggettivamente; ideare eventi, per promuovere la nostra identità culturale. Quest’anno è stato una fucina di idee, che ci ha condotti alla creazione di un cantiere sempre attivo, dove non mancano scambi di opinioni, progetti entusiasmanti ed a volte anche qualche volo pindarico. OPERA è stata: Storia d’Italia, con la mostra “150: l’Italia creativa, gastronomica, culturale”; Disabilità, con l’inizio di un percorso di informazione; Solidarietà, con raccolte di viveri e indumenti; Informazione, con la nascita di un progetto editoriale chiamato TAG Magazine … e tanto altro. Tutto questo rappresenta il compimento di tanti piccoli percorsi intrapresi, fatti di ore di lavoro, notti insonni, fragorose risate e festeggiamenti, ma anche di ansie e di preoccupazioni trasformatesi in soddisfazioni e in sorrisi distesi. OPERA è, e continuerà a essere, un crogiuolo di “IDEE IN CIRCOLO”, al quale speriamo si aggiungano sempre nuovi ingranaggi, affinché questa piccola macchina culturale possa continuare a percorrere le strade impervie del nostro paese, con sempre minori difficoltà e con sempre maggiori risultati. Giovanni Falcone diceva «… Che le cose siano così, non

vuol dire che debbano andare così, solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è, allora, che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare …». OPERA non è nata per lamentarsi di ciò che non va nel nostro paese, o per puntare il dito contro qualcuno. OPERA è nata dal nostro bisogno di cambiamento, dalla voglia di agire per fare qualcosa per il nostro paese, perché Adelfia non è solo un paesino della provincia di Bari, ma è lo specchio, seppur piccolo, di una parte della nostra identità. Come cittadini di Adelfia e come associazione non vogliamo essere solo i vicini della grande città, in cui scappare per trovare un po’ di vitalità e di allegria. Ciò che vogliamo è rispolverare la “nostra” vitalità, riportare un po’ di colore nella routine grigia che ultimamente caratterizza Adelfia, e, perché no, dare voce a chi ha tanto da raccontare e a chi ha talento da mettere a disposizione per cambiare il volto di questo paesino di provincia. Progetto presuntuoso? Speriamo di no, ma per realizzarlo non bastano la buona volontà e la voglia di cambiamento di una sola associazione, per questo OPERA è anche collaborazione, condivisione, cooperazione e confronto. Bisogna aprirsi al prossimo, accettare le differenze e sfruttarle per trasformarle in risorse. Le “idee in circolo” non sono solo quelle della nostra associazione, ma di un intero paese in fermento. Non fermiamo questo movimento, impariamo a gestirlo. Daniela F. RUSCONI

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POLITICA e ATTUALITÁ

IL SUICIDIO DEI PARTITI I Partiti politici tradizionali cambiano volto e lasciano spazio alle liste civiche Il lento e inesorabile declino della credibilità dei partiti ha determinato negli ultimi anni un fiorire di liste cosiddette civiche, la cui natura e composizione, però, non si presentano in forme omogenee. Tutto è partito dall’esasperato leaderismo. Cavalcando l’antipolitica alcuni soggetti politici hanno spinto all’identificazione del “capo” con il partito o con il movimento. Quando questa soluzione non è risultata sufficiente a raggiungere gli obiettivi prefissati si è passati alla sponsorizzazione di liste civiche di affiancamento nelle elezioni amministrative. Questa pratica che evidentemente consente risultati efficaci, nel tempo, è stata seguita da tutte le coalizioni. Di qui, uno svuotamento delle liste di partito e un conseguente proliferare di liste che consentono di accogliere un nu-

mero maggiore di candidati e, quindi, di voti. Il risultato, comunque, nella maggior parte dei casi, evidenzia che le liste di supporto non raggiungono mai grandi successi elettorali, ma, comunque, risultano solo utili al candidato Sindaco, ovvero al candidato Presidente di provincia, o al candidato Governatore di regione. L’altro aspetto da sottolineare è che gli eletti delle liste civiche conquistano il loro seggio con un numero di preferenze molto più basso di coloro che partecipano, invece, nelle liste di partito, al cui interno serpeggiano comprensibili rivalità e malumori. A prima vista sembrerebbe che questo fenomeno, consentendo un’apertura a strati della società civile, sia positivo. Ma la pur breve esperienza maturata fa intravedere come limite e degenerazione il passaggio da

uno schieramento all’altro (peraltro, già fortemente presente nei partiti tradizionali, nelle liste civiche è diventata prassi quotidiana). Legittimo chiedersi a chi facciano riferimento gli eletti di quelle liste. Nel migliore dei casi, al leader che le ha promosse; nel peggiore, agli interessi personali. Negli ultimi mesi, ulteriori forme si affacciano nel panorama politico italiano: liste civiche nazionali con propri candidati premier (leggi Montezemolo), liste autonome di movimenti (grillini), liste di affiancamento (De Magistris – Emiliano), e, persino, movimenti che si costituiscono alla Regione Puglia in gruppi che fanno capo al Presidente Regionale del P.D. Ma i partiti, dopo aver concorso a tutto ciò, hanno deciso di suicidarsi? Mimmo CANGIALOSI

Primo anno di lavoro dell’Ufficio di Polizia Edilizia e Monitoraggio Ambientale Il 9 agosto 2011, a Adelfia, all’interno del corpo della Polizia Municipale, è stato istituito l’Ufficio di Polizia Edilizia e Monitoraggio Ambientale. L’azione di questo ufficio, grazie alla professionalità e all’efficienza dei due agenti responsabili, Vito Panarelli e Stefano Meli, è stata evidente sin da subito: 2011 (5 mesi) n.31 controlli presso cantieri in corso ed opere finite denunce all’Autorità Giudiziaria per violazioni alle norme edilizie, di cui, n.13 soggetti per violazioni al D.P.R. n.380/2001; n.1 soggetto per violazioni all’art. 650 c.p., contestazione ditta appaltatrice per mancato recupero rifiuti mercato, controllo operatori commerciali, con diffida di n.1 operatore per assenza di autorizzazione alla vendita. 2012 (1°semestre) n.29 controlli presso cantieri in corso ed opere finite

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n.7 segnalazioni danni a cosa pubblica n.4 segnalazioni danni a cosa privata n.8 soggetti denunciati all’Autorità Giudiziaria per violazioni alle norme edilizie n.1 soggetto denunciato all’Autorità Giudiziaria per reati contro la persona Attività di repressione per pratiche edili complementari n.8 constatazioni in materia ambientale n.2 ricognizioni discariche abusive su territorio Diffide a adempiere a ordinanze sindacali in materia ambientale n.2 interventi per problematiche connesse alla presenza dell’amianto n.8 richiesta di addebito alla ditta appaltatrice per i R.S.U. n.130 verbali al CDS n.1 verbale per Dehors non autorizzato Gigi TITA


POLITICA e ATTUALITÁ

PRIMO BILANCIO DELLA AMINISTRAZIONE ANTONACCI Opere pubbliche, servizi e progetti La stesura del bilancio 2012 ha tenuto conto di un convitato di pietra, “la crisi economica”, che ha condizionato l’azione Amministrativa adelfiese, limitandone le possibilità espansive. L’introduzione dell’IMU e il Patto di Stabilità hanno rubato la scena sulle entrate, lasciando poco a scelte e a divagazioni sulle uscite. Bisogna sfruttare il momento di crisi per fermarsi e per ripartire, senza negare lo spreco, le inefficienze e le negligenze (esempi da non seguire). Le Opere Pubbliche del piano triennale puntano al superamento delle emergenze e allo sviluppo. La realizzazione definitiva del progetto delle aree a servizio sull’Alveo torrentizio (con le autorizzazioni ottenute) e la partecipazione al Bando Regionale per l’istituzione di un museo vanno in tale direzione; mentre, purtroppo, l’emergenza sanitaria, sociale e politica, evidente nel degrado di Piazza Leone XIII, rappresenta la direzione contraria. I servizi alla città

sono stati lasciati quasi inalterati, e, pur con un ridimensionamento del trasporto alunni, questo non dev’essere visto come un limite, ma come un’espansione dei diritti dei piccoli cittadini: meno scuolabus e più progetti di piedibus. È in atto una rivalutazione del patrimonio comunale, depurandolo dall’uso distorto. Non è più tempo di privilegi, o, peggio, di clientelismi, e il regolamento sulla concessione degli immobili di proprietà comunale è un passo in tale direzione. Questa panoramica sulle strutture non distolga l’attenzione dalla valutazione dei servizi comunali, iniziando dalla struttura Comune, che si presenta logora, vecchia e inefficiente nella sua missione di servizio al cittadino, e che spesso è fonte di spreco. Qualche passo nella direzione dell’efficacia e dell’efficienza si sta muovendo. La costituzione dell’ufficio ambiente ne è un esempio, che sta facendo scoprire ai cittadini che le regole esisto-

no! Nel settore agricoltura, si è passati dagli annunci propagandistici alle azioni concrete: il buon andamento e funzionamento dello sportello agricolo ne è testimonianza! Rilevanza strategica assume il controllo dei servizi comunali appaltati all’esterno, vera zavorra dell’economia comunale, basti pensare all’appalto della raccolta dei rifiuti (scaduto e in fase di nuova aggiudicazione), e alla manutenzione dell’impianto della pubblica illuminazione. La loro distorta applicazione sul territorio costituisce uno spreco e un danno alla comunità. Il Bilancio Comunale è la fotografia del tempo che viviamo, in cui nessuno può chiamarsi fuori, maggioranza o opposizione che sia. Il momento richiede un impegno convergente, poiché occorre ricostruire un’istituzione nella sua autorevolezza e efficacia, con un servizio condiviso nelle regole. Gigi TITA

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SALUTE

Inquinamento ambientale e tumorI «Nei nostri territori il tasso di mortalità per cancro è tre volte maggiore della media regionale» Il Dott. Giuseppe Nettis, medico specialista in Oncologia e Medicina Generale presso l’Ospedale regionale “Miulli”, risponde alle nostre domande. Dott. Nettis, quali sono le patologie che a oggi destano maggiore preoccupazione sui nostri territori? L’indice di mortalità annua per tumore in Puglia è pari a 0.21/1000 abitanti, rispetto ad una media nazionale di 0.28/1000 abitanti. A fronte di questo dato globale confortante, una recente ricerca ha evidenziato come nei paesi limitrofi ad Adelfia l’indice di mortalità per cancro oscilla da 0.6 a 1/1000 abitanti; ossia, 3-5 volte maggiore della media regionale e nazionale. Vi è una stretta correlazione tra gli inquinanti ambientali (in particolar modo le diossine) e alcune neoplasie? L’incidenza di patologie oncologiche, cardiovascolari e immunologiche ha risentito negli ultimi 40 anni di due fattori essenziali: l’incremento della vita media e l’inquinamento ambientale legato allo sviluppo industriale ed al cambiamento degli stili di vita. Queste patologie, infatti, e le tumorali in particolare, necessitano di una prolungata esposizione dell’organismo e del DNA all’azione degli stimoli ambientali presenti nell’aria che respiriamo, negli alimenti e nell’acqua. Come si evince da alcuni dati elaborati dalle stazioni di monitoraggio dell’ARPA in Puglia, le emissioni di alcuni cancerogeni a livello industriale quali diossine, IPA etc, è da considerarsi nei limiti di tol-

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leranza stabiliti per legge, tranne alcune circoscritte zone in provincia di Taranto e di Brindisi ad alto impatto industriale. La regione Puglia ha istituito nel novembre del 2007 il Registro Tumori Puglia. Cosa dicono gli ultimi dati ufficiali rispetto ai nostri territori (Adelfia, Acquaviva delle Fonti, Casamassima, Valenzano)? Che tendenza è emersa in questi ultimi anni? In un Convegno promosso un anno fa circa dalla Delegazione ANT di Adelfia si è tentato di dare alcune risposte agli interrogativi sollevati dai dati di incidenza locale di mortalità per tumore atipici; se da un lato le emissioni di inquinanti industriali, in particolare ad Adelfia, siano ritenuti i maggiori responsabili delle patologie cancerogene, particolare attenzione deve essere posta all’uso indiscriminato e scorretto di prodotti chimici agricoli. Quali le soluzioni e le prospettive per i cittadini che si sentono esposti ad un rischio ambientale eccessivo? La prevenzione primaria richiede scelte comuni e condivise, scelte prevalentemente politiche: a uno sviluppo industriale che porti lavoro e benessere deve corrispondere un adeguato monitoraggio dei rischi ambientali che esso comporta;

la rapida risoluzione di problemi locali che possono esporre le popolazioni a esposizione prolungata a fattori cancerogeni; un programma educativo volto al rispetto dell’ambiente; ecc. Prendere coscienza che i programmi di prevenzione primaria devono essere applicati da ciascuno di noi, nessuno escluso. Smettiamola di pensare che i sacrifici e il rispetto delle regole siano giusti se a farli sono soltanto gli altri! Per concludere, che consiglio si sente di dare ai cittadini di Adelfia, che in queste ultime settimane vivono in un perenne stato di preoccupazione? Atteniamoci almeno ai programmi di prevenzione secondaria (gli screening per alcune patologie ad alto impatto nelle popolazioni a rischio), che, a onor del vero, il SSN sta realizzando su tutto il territorio nazionale con un oculato e adeguato impegno di risorse umane e economiche. Vito MARIELLA


AMBIENTE

DOVE ERAVAMO TUTTI? Siamo tutti responsabili del nostro territorio

È bastato che l’opificio “Ex SAPA” ritornasse a farsi sentire per porre sul piatto della discussione il problema dell’inquinamento ambientale nel territorio di Adelfia. È bastato che l’Agenzia Regionale per la protezione e prevenzione Ambientale (ARPA) abbia riscontrato la presenza di diossina nell’area nella zona adiacente all’“Ex SAPA” per farci riscoprire tutti difensori dell’ambiente e soci onorari del WWF, o di altre associazioni di categoria. Sono bastate poche righe su un giornale per far assumere a qualcuno le vesti di superscienziato esperto in tossicologia e oncologia, tanto da essere invitato da Bruno Vespa in persona, per una puntata speciale di “Porta a Porta”. Il problema della messa in sicurezza e della bonifica del sito “Ex SAPA” è un problema serio (non a caso tagmagazineweb.it ha informato i lettori puntualmente sull’intera vicenda), che va affrontato con la massima determinazione e tempestività da parte delle istituzioni competenti: Comune, Provincia, Asl, Regione Puglia. Ogni singolo cittadino, associazione, testata giornalistica ha il dovere di monitorare costantemente le diverse fasi che porteranno alla bonifica del sito in questione e il diritto di essere informato tempestivamente su ogni risvolto della vicenda. Sono già trascorsi sette lunghi anni. Lungaggini burocratiche non sono più ammesse. È in gioco la credibilità e la salute di un’intera cittadina. L’inquinamento ambientale a Adelfia non è solo rappresentato dalla diossina rilevata dall’Arpa, l’“Ex SAPA”, purtroppo, è

Diossina rilevata presso “ex Sapa” PCDD/F TE (Conc. Tossicità Equivalente) TOTALE 20 giugno 2012 -> 804 fg TE/mc PCDD/F TE (Conc. Tossicità Equivalente) TOTALE 29 giugno 2012 ->339 fg TE/mc Limiti massimi accettabili dall’Organismo Mondiale della Sanità (WHO98) sono di 120 fg/mc fonte Arpa solo la punta di un iceberg. In questi giorni un’unica domanda mi continua a frullare nella testa: fino a oggi, dove eravamo tutti? Dove eravamo quando hanno installato sulle nostre teste ben nove ripetitori di telefonia mobile che sprigionano giorno dopo giorno onde elettromagnetiche? Dove eravamo quando il nostro territorio si è trasformato in una discarica a cielo aperto? Dove eravamo quando la raccolta differenziata è diventata fiore all’occhiello di molti Comuni limitrofi (si veda Rutigliano)? Dove eravamo quando l’alveo torrentizio si trasformava in una palude di cemento e rifiuti? Alcuni di questi problemi sono tutt’oggi presenti e ben visibili, altri sono per fortuna in via di risoluzione. La vicenda “Ex SAPA” ci serva da monito. Mai più indifferenti. Siamo tutti responsabili. Riversiamo la stessa attenzione e partecipazione mostrata per la “EX SAPA” per affrontare i diversi problemi ambientali che attanagliano il nostro territorio. Adelfia non ha bisogno di supereroi imbellettati per l’occasione, né di capipopolo dell’ultima ora. Adelfia ha bisogno di cittadini e istituzioni corresponsabili della propria comunità e della salute di ogni suo componente. Vito MARIELLA

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CULTURA e SPETTACOLO

Il “volontariato” di un sindacalista d’altri tempi Ignazio Tanzi ci racconta la sua tenace lotta per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori

Nel pieno di una delle più gravi crisi economiche del terzo Millennio, forse, una realtà sociale e lavorativa in cui uomini e donne abbiano pari diritti e opportunità rappresenta solo un sogno. Più che un sogno per Ignazio Tanzi questa è una speranza, un progetto per cui rimboccarsi le maniche e lottare. Scendere in piazza, scioperare, rivendicare i propri diritti per poter compiere il proprio dovere è quello per cui sin dagli anni Ottanta il signor Tanzi lavora. Quello del sindacalista, però, non è un ‘mestiere’, è volontariato, una vocazione che richiede pazienza, forza, tenacia e tanto tempo; spesso, a scapito della famiglia, ma «fortunatamente – ci dichiara Tanzi - la mia famiglia ha capito che la mia è una scelta di vita a cui non posso rinunciare». Erede del ‘validissimo’ Giacinto Paccellieri, il signor

Tanzi succede alla guida della sezione CGIL di Adelfia quando è ancora nel pieno della sua attività di bracciante agricolo, e avvia così il proprio riscatto sociale: «sono molto orgoglioso del mio percorso. Il sindacato mi ha dato molto, soprattutto la possibilità di evolvermi e di rimanere al passo con i problemi che attanagliano il mondo del lavoro». Il lavoro svolto negli anni è stato molto intenso, mirato soprattutto al riconoscimento dei diritti dei lavoratori senza però dimenticarne il rispetto dei doveri; a informare sui cambiamenti legislativi in modo costante ed esaustivo e a partecipare attivamente e civilmente alle contestazioni di piazza locali e nazionali. La CGIL di Adelfia negli anni ha visto alzarsi l’età media dei suoi iscritti, forse perché per molto tempo ha rappresentato quasi solo i braccianti agricoli, settore pre-

valente della nostra economia locale. I tempi sono cambiati e i giovani di allora, oggi anziani, continuano a vivere il sindacato perché sempre permeati dallo spirito combattivo che tiene viva la voglia di insegnare ai più giovani e la necessità di far ascoltare la propria voce. Ignazio Tanzi, nonostante la sua veneranda età, mostra la stessa ‘carica’ di quando era un giovanotto. Quella carica che lo porta ad affermare con forza e convinzione: «finché vivrò sarò sempre un sindacalista». Quella forza che gli ‘impone’ di salutarci con una frase da perfetto sindacalista: «non credo che i giovani abbiano tutto. Possono avere il ‘tutto’ materiale, ma la dignità di una persona è avere un lavoro...ricordatevelo ragazze»! Daniela F. RUSCONI Rosanna RUSCONI

Quel che rimane del lavoro

Un viaggio nella narrativa della New Economy Dal secondo dopoguerra e per tutti gli anni Ottanta del secolo scorso, il lavoro aveva trovato in scrittori come Bianciardi, Volponi, Parise, Silone, Mastronardi, Strati, Di Ciaula e altri i propri narratori. E oggi? Al tempo del lavoro precario, del lavoro a progetto, del lavoro che non c’è, del lavoro nero e flessibile, della riforma (o contro-riforma) dell’articolo 18, della new economy e della delocalizzazione globale, esiste una generazione di giovani narratori? Oggi, chi deve raccontare i sogni, la rabbia, i tic, le manie, le speranze, le delusioni, le frustrazioni di terzo Millennio? Forniamo un minimo elenco di testi e di autori (senza alcuna pretesa di esaustività). Cominciamo con alcuni autori pugliesi: Alessandro Leogrande, con Uomini e caporali (2008), propone un (drammatico) reportage sui nuovi ‘schiavi’ delle campa-

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gne del Sud; Omar di Monopoli, con Ferro e fuoco (2008), narra, con ritmi da thriller molto teso, di nuovi ‘schiavi’ nella Puglia del pomodoro, inventando un pastiche linguistico, tra dialetto e italiano, interessante e molto espressivo; Mario Desiati, con Ternitti (2011), adottando la forma tradizionale del romanzo, racconta di lavoro che non c’è e che, se c’è, come nel caso di Taranto (e dell’ILVA), pone mille interrogativi; Editori Laterza: Sono come tu mi vuoi, libro collettivo sulla multiforme realtà dei così detti lavori atipici; Francesco Dezio, con Nicola Rubino è entrato in fabbrica (2004), rilancia il tema della ‘grande fabbrica’, pur nel mutato contesto post-industriale del lavoro precarizzato. Michela Murgia, con Il mondo deve sapere (2010), ha denunciato, in toni grotteschi, la condizione lavorativa presso i call

center, in perenne oscillazione tra precariato e sfruttamento. Andrea Bajani, con Cordiali saluti (2005), mette in scena le vicende di un Killer che scrive lettere di licenziamento ben curate, pirotecniche e appassionate (quasi fossero lettere d’amore). Dello stesso Bajani: Mi spezzo ma non m’impiego (2006), è una sorta di viaggioguida nel mondo del lavoro flessibile. Giorgio Falco, Pausa caffè (2004): moltitudine di ‘voci’ provenienti dall’universo magmatico del “lavoro-non-lavoro” (un ‘inferno’ senza speranza), sperimentando linguaggi e codici espressivi inediti. Giuseppe Culicchia, con Tutti giù per terra (1994), mette in scena il ‘precario’, tra insicurezze e manie. Edoardo Nesi, Storia della mia gente (2011): narra (tra romanzo e saggio-trattato) della fine dell’illusione del benessere in Italia. Trifone GARGANO


TRADIZIONI

LA BOTTEGA DEI RICORDI

“Benvenuti ad Adelfia. Il paese dell’Uva Regina” Un modo originale per accogliere i “forestieri” e un bell’elogio alla nostra cultura cultura Quando i turisti arrivano all’aeroporto di Bari-Palese trovano un grande cartello stradale che li riceve con un divertente “beat a c s ved”. Adelfia invece riceve i suoi “forestieri” con un elogio alla sua cultura agricola: “Benvenuti ad Adelfia. Il paese dell’uva Regina”. In quello che può sembrare un semplice cartello stradale si nasconde invece il vero volto del nostro paese. Il periodo estivo apre la stagione dell’uva, si sente parlare di uva bianca, nera, Vittoria, Pizzutella, Baresana, Red Globe, e della nostrana uva Regina. Tutti si trasformano in intenditori di uva, dai ragazzi, agli adulti, fino agli anziani, perché tutti in un modo o nell’altro hanno una propria storia legata a questo frutto dai chicchi dorati. I ragazzi, finita la scuola, vivono la loro prima esperienza di lavoro grazie all’acinellatura. Un lavoro un po’ noioso, che richiede pa-

zienza, una postura scomoda, la sveglia alle 4 del mattino. Una seccatura che si trasforma in festa dopo il rito della colazione al bar e dopo l’incontro con le “squadre” di amici. La festa comincia quando si mettono i piedi nella terra ancora fresca e si cammina sotto un tetto intrecciato di viti, da dove pendono meravigliosi grappoli d’uva nascosti tra le verdi foglie. “I men a lƏv” questo è il richiamo all’ordine impartito dai proprietari, a volte adulti, altre volte anziani, che si divertono a “torturare” un po’ i loro ragazzi con storie di quando erano piccoli e di quando questo lavoro di acinellatura lo facevano ad occhi chiusi, senza lamentarsi e soprattutto senza guadagnarci nulla. “Voi ragazzi di oggi pensate solo a divertirvi. Ai miei tempi …” quante ramanzine che cominciano con questa frase e che finiscono sempre per inne-

scare divertenti siparietti o interessanti confronti generazionali. In questo periodo la campagna adelfiese si trasforma in un luogo di scambio, in un momento di crescita, in un mondo ricco di valori che educa adulti e anziani, aiutandoli a riscoprire qualcosa di genuino in quei ragazzi che tanto criticano, ma che finiscono per viziare con un buon trancio di focaccia, che mette tutti d’accordo. Un nostro compaesano cantava «Perché noi qui abbiamo di bello, non di certo quel gran Pirandello; la buona uva, l’amore, il buon cuore, la terra e la semplicità». Credo sia importante continuare a tramandare i nostri semplici valori contadini, perché è in tanta semplicità che si nascondono le più significative e vere opportunità di crescita, tesoro inestimabile in un mondo troppo “reale” come il nostro. Daniela F. RUSCONI

Ristorante premiato 2011/12 “miglior cucina tipica rivisitata”

ALLE ANTICHE ARCATE Adelfia Via V. Veneto 32 tel.0802473186 - cell.347.5719144 TagMagazine #2

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MUSICA

TORMENTONI ESTIVI Natura ed evoluzione nel corso degli anni Spiagge ballate, cuffie che suonano a ritmo d’estate. Lontano, il mare a confondersi nelle note di una nuova calda stagione. Cocktail di leggerezza e disinvoltura, a intonare le labbra dei musicanti sono motivi agili e lineari, i cosiddetti tormentoni. Rime morbide e essenziali melodie, suoni burleschi e versi scanzonati compongono uno scenario sonoro, cantato e decantato dalle frequenze radio e televisive. Ravvisabile nei termini di ‘fenomeno di costume’, il tormentone, vocabolo di coniazione giornalistica, è la manifestazione del prodotto dell’esperienza sensibile umana (i cui effetti si protraggono nel tempo e in maniera uniforme e costante), che diviene consuetudine. Di canora

natura nativa, il tormentone è trattazione di ciclici eventi sociali; è affresco musicale della realtà socio-politica e no. Anni sessanta. Quando venne mosso il primo passo sulla Luna, mentre in Italia esplodevano le insurrezioni popolari, i Beatles navigavano sulle note di un Yellow Submarine; da noi, la grande Mina posava per una Tintarella di Luna; Gino Paoli assaporava… il Sapore di sale, e l’Acqua si faceva più Chiara e Azzurra per Lucio Battisti. Tendenze modaiole che vestono melodie nel mondo, armonie di confini stranieri che diventano refrain universali. Colonne sonore dell’estate dei tempi, composizioni destinate a vivere per generazioni o la battuta di una sola annata. La diffusione delle moderne

hit estive è tanto celere quanto caduca, perché? Le motivazioni potrebbero attenere alla commercializzazione dei suoni e all’assenza di testi immortali: le tematiche dei componimenti sono fatue e precarie, ma gli accenti sono spumeggianti, accesi, bagnano la pelle con figure briose e feline. E non importa quale sia il racconto di ogni canto, non importa quanta poeticità svelino i testi, è il ricordo di un’amicizia danzata sulle note di una vecchia o nuova estate, o un amore osannato sotto una luna che strepita modulazioni dance, a legare i cuori ad ogni singolo singolo. Rosemary NICASSIO

Erica Mou: una promessa della musica italiana Nata a Bisceglie, il 6 aprile 1990, Erica Mou - pseudonimo di Erica Musci - è una cantautrice italiana. Nel 2008 e nel 2009, pubblica il suo album di duetti “Bacio ancora le ferite”, di genere jazz, di cui è autrice, contenente la cover “Pensiero stupendo” di Patty Pravo. Nel 2011, partecipa alla terza edizione di HIT WEEK il più grande festival di musica italiana de-

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gli Stati Uniti e si classifica al 2° posto come personaggio pugliese dell’anno. Nel 2012, partecipa al Festival di Sanremo nella categoria “Giovani”, arrivando seconda, e vincendo i premi “Mia Martini” della critica, e per la sezione giovani Sala Stampa e Tv. Giovanni PETRERA


ESTATE

A-Abbronzatissimi

Nel pieno dell’estate 2012 si rivalutano le tradizioni “vacanziere” degli anni Sessanta Giuni Russo riassume in poche parole ciò che realmente piace agli italiani: «un’estate al mare, voglia di remare, fare il bagno al largo e vedere da lontano gli ombrelloni […]». Sveglia all’alba, si va al mare! Bisogna svegliare i bambini, vestirli e far sì che non bisticcino tra loro mentre i “grandi” ultimano i preparativi. C’è da caricare la macchina con ombrelloni, sdraio, sedie, tavolini e vettovaglie. Andare al mare vuol dire muovere una “carovana”. Che siano vicini di casa o zii e cugini, ci si sposta in tanti. L’organizzazione della gita è ben strutturata e ha inizio il giorno prima. C’è da friggere per la parmigiana, da tagliare l’anguria, da mettere in fresco le bevande. Siamo negli anni Sessanta. Sono ancora in pochi a potersi permettere la “vacanza” o la “villeggiatura”; più che altro, si trascorrono delle giornate al mare. È una festa all’insegna dell’amicizia e della condivisione. In spiaggia si arriva presto, si sistemano ombrelloni e teli, poi, finalmente, tutti in acqua! Tra risate e bagni, il tempo scorre velocemente e è già mezzogiorno. Le teglie, le bibite, la frutta, imbandiscono i tavolini e sotto gli ombrelloni il pranzo ha inizio. Per gli adulti è il momento delle chiacchiere; mentre, i più piccoli contano i minuti che manca-

no alla corsa verso l’ultimo interminabile bagno, prima di tornare a casa. Col passare degli anni, siamo diventati più propensi alle comodità e un po’ di usanze sono andate perse. Usciamo di casa quando ormai il sole rende l’aria bollente, sperando di non imbatterci nel traffico. Sono diventati di moda lidi e spiagge super attrezzate. Non ci si sposta più con teglie, spiaggine e ombrelloni, basta un telo e la lozione solare. In spiaggia, musica, intrattenimento e divertimento ci coinvolgono sin da subito. Tra un “gioco aperitivo” e balli di gruppo, la giornata scorre velocemente, anche se forse si è meno liberi e rilassati. Come si suole dire, non tutti i mali vengono per nuocere, e, forse, complice la crisi, si sta verificando un’inversione di tendenza: le spiagge libere sono tornate a riempirsi, le auto sono nuovamente cariche di ombrelloni e teglie… che dire di più se non «Tutti ar mare, tutti ar mare a mostra’ le chiappe chiare, co’ li pesci, in mezzo all’onne, noi s’annamo a divertì». Grabriella Ferri non sbagliava a cantare così. Torniamo a vivere un’estate più genuina e chissà forse sarà anche più divertente. Buone Vacanze! Rosanna RUSCONI

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