L'importanza di far testare le attrezzature alimentari da chef famosi e maestri di cucina di spicco per poter crescere ancora
La Swedlinfactory come banco di prova
Autoironico ed immediato, ecco l’intervista durante l’allestimento del corso sulle colazioni
Oscar Pagani: il maestro pasticciere della Viennoiserie
Dall’Abruzzo, Gabriella Adorante, leader col marito nel settore Ho.Re.Ca, e con la passione per…donare.
Gruppo Di Felice: la complementarità perfetta di un’economista e un ingegnere
A 53 anni di attività si va verso la terza generazione, più forti e consapevoli di prima Swedlinghaus: una storia di famiglia lunga più di mezzo secolo
Oscar Pagani: il maestro
pasticciere della Viennoiserie
Autoironico ed immediato, ecco l’intervista durante l’allestimento del corso sulle colazioni
SOM MA RIO
L'importanza di far testare le attrezzature alimentari da chef famosi e maestri di cucina di spicco per poter crescere ancora
La Swedlinfactory come banco di prova
Autoironico ed immediato, ecco l’intervista durante l’allestimento del corso sulle colazioni
Oscar Pagani: il maestro pasticciere della Viennoiserie
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A 53 anni di attività si va verso la terza generazione, più forti e consapevoli di prima
Swedlinghaus: una storia di famiglia lunga più di mezzo secolo
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Dall’Abruzzo, Gabriella Adorante, leader col marito nel settore Ho.Re.Ca, e con la passione per…donare.
Gruppo Di Felice: la complementarità perfetta di un’economista e un ingegnere
Editoriale di Davide Longo
La Swedlinfactory come banco di prova
L'importanza di far testare le attrezzature alimentari da chef famosi e maestri di cucina di spicco per poter crescere ancora
Nel settore delle attrezzature alimentari, la qualità dei prodotti è fondamentale per il successo. Che si tratti di forni professionali, robot da cucina o utensili specializzati, questi strumenti devono garantire prestazioni elevate e affidabilità nel tempo, soprattutto nelle cucine professionali dove l'efficienza è un requisito essenziale. Una delle strategie più efficaci per dimostrare la qualità di questi prodotti è quella di farli testare da chef famosi e/o comunque da personaggi di spicco nel proprio settore di riferimento (mastri pastài, pasticcieri, fornài, panificatori, esperti di lievitazione, ecc.). Non solo questo può garantire una validazione autorevole, ma può anche offrire una visibilità preziosa per l'azienda. Ma, prima di tutto, espone la produzione ad un giudizio tecnico di peso, a cui dare ascolto, dal quale poter prendere spunti e suggerimenti, senza mai dare per scontato nulla, per non peccare di presunzione nel ‘sentirsi arrivati’, ed anzi, per poter individuare, anche in un risultato positivo, un ulteriore margine di miglioramento.
E’ per questo che abbiamo creato, all’interno della nostra azienda di produzione, Swedlinfactory, la
grande cucina professionale corredata di tutti i nostri prodotti, che pertanto non restano fermi nei cataloghi o ‘in vetrina’ a far bella mostra di sé, ma devono dare la prova di essere super-funzionali laddove un esperto lo può utilizzare mettendo le cosiddette ‘mani in pasta’!
Ecco perché in questo articolo esaminerò l’importanza di coinvolgere chef rinomati nel processo di testing e come questo può avvantaggiare il nostro marchio e la qualità delle nostre attrezzature.
Feedback autorevole per il miglioramento del prodotto
Gli utilizzatori professionisti non si limitano a dare una valutazione superficiale, ma spesso forniscono suggerimenti dettagliati su come migliorare le funzionalità, la praticità e l'efficienza dell’attrezzatura. Possono aiutarci a raffinare il design (ad esempio per ottenere una maggiore maneggevolezza) e la performance (come la velocità, la durata e la robustezza). E questo ‘esame’ è utile sia prima che dopo la commercializzazione, ad ulteriore verifica..
Davide Longo, C.E.O. Swedlinghaus
Validazione della qualità del prodotto
Le cucine professionali operano in ambienti estremamente impegnativi, dove le attrezzature devono resistere a un uso intensivo e continuativo. Gli chef, soprattutto quelli che lavorano nei ristoranti stellati o in ambienti con standard elevati, sanno come spingere al massimo le potenzialità di qualsiasi attrezzatura. Se un prodotto è in grado di soddisfare le esigenze di uno chef di livello internazionale, questo è un indicatore di prestazioni eccellenti.
Non solo: chi lavora a certi livelli e con determinati ritmi, non ha il minimo interesse ad accontentarsi di macchine con prestazioni buone, bensì pretende l’optimum.
Credibilità e fiducia nel marchio
Il produttore, il tecnico, l’ingegnere ed il progettista, insomma, noi che ruotiamo intorno all’idea, al disegno, ed alla realizzazione del prodotto, vediamo quest’ultimo come un nostro obiettivo e pertanto lo passiamo al vaglio della nostra ‘lente’ di competenza. L’utilizzatore concreto però, colui che, per intenderci, prova quel macchinario ‘sul campo’, è l’esperto in cucina. Quindi, quello che per noi è un risultato da centrare (in termini
di guadagni, di avanguardia tecnologica, ecc.), per lui invece è un mero strumento, cioè un mezzo attraverso il quale realizzerà meglio e più agevolmente la sua personale creazione culinaria.
Per noi si tratta di un traguardo mentre per lui è l’alleato con cui raggiungerlo.
Ecco che allora il suo giudizio rappresenta per la nostra azienda un vero e proprio banco di prova, espondendoci anche a critiche, suggerimenti, richieste di modifiche, ecc. Ma la crescita consiste proprio in ciò: ascoltare, accettare, elaborare, … ci spinge a fare sempre meglio e a non ‘adagiarci sugli allori’ anche quando siamo difronte ad un prodotto di punta e di successo diffuso.
Per tale motivo in Swedlinfactory prediligiamo e professionisti schietti, chef seri (e non presunti o sedicenti tali, schiavi esclusivamente della celebrità a mezzo social!), con una buona dose di esperienza e di riconoscimenti: il loro report potrebbe anche essere spietato, ma ciò che ci interessa è la loro opinione trasparente e scevra da condizionamenti. Non nascondo che a volte sia capitato di incontrare, tra i ‘pezzi da novanta’ gravitanti nel nostro ‘laboratorio atelier’, personaggi molto particolari, istrionici, senza filtri, ma ci piace anche questo: confrontarci con forti personalità per stabilire confronti stimolanti, collaborazioni costruttive e sfide continue.
Man mano che diventano autorità nel loro campo, abbiamo notato che la loro approvazione, oltre a farci alzare l’asticella, può influenzare significativamente le decisioni d'acquisto, sia nel settore B2B che tra i consumatori finali.
Marketing, visibilità su vasto territorio e fidelizzazione dei clienti
La presenza di un volto noto ed apprezzato, associato a un marchio di attrezzature alimentari, può aprire la strada a nuovi mercati e ad una clientela più ampia.
Un esempio concreto è la possibilità di creare contenuti visivi come video, tutorial e articoli, frutto di laboratori Swedlinfactory.
Tanto per citarne uno recente, quello del pasticcere Oscar Pagàni, intervistato in questo numero del magazine, è richiestissimo: registra sempre il boom di prenotazioni con largo anticipo e richiama corsisti da tutta la Italia.
Professionisti del suo calibro hanno spesso una base di fan o seguaci molto fedeli che seguono pedissequamente le sue indicazioni.
La fidelizzazione è un fattore chiave per la crescita sostenibile di qualsiasi azienda. Costruire una reputazione solida grazie al supporto di figure autorevoli aiuta a mantenere una relazione di lungo termine con i clienti, che rinnoveranno la stima anche perché corroborati dalle recensioni di utilizzatori fidàti.
In conclusione, investiamo sempre di più in questo tipo di feedback, perché ha un peso non indifferente per la validazione della qualità del prodotto ed al tempo stesso perché ci fornisce la misura del margine di miglioramento che si può ancora concretizzare.
German Scalmazzi mentre testa un nuovo forno nell’area Food Swedlinfacotry
Oscar Pagani: il maestro pasticciere della Viennoiserie
Autoironico ed immediato, ecco l’intervista durante l’allestimento del corso sulle colazioni
L’abbiamo placcato in Swedlinfactory, mentre stava ultimando i preparativi per l’ultimo weekend di settembre, quando una full-immersion di due giorni l’avrebbe impegnato davanti ad adoranti corsisti in attesa di carpire i segreti della sua Viennoiserie (si intende per Viennoiserie quella gamma di dolci sfogliati e lievitati quali croissant, pain au chocolat, danesi, ecc. con cui si vorrebbe iniziare bene la giornata!).
Eh già perché Oscar Pagani, maestro pasticciere classe 1982, ha un largo seguito di fan accaniti, provenienti da tutta Italia, che trovano, nella demo-cucina di Swedlinhgaus, la location ideale per incontrarlo dal vivo.
E lui, che viene da Brescia, anzi più precisamente da Palazzolo sull’Oglio, è sceso a Grottazzolina con largo anticipo per poter preparare il laboratorio e le singole postazioni degli iscritti al suo corso sui dolci da colazione: su ogni banco ha già disposto carta, penna e ricettario, con i quali seguire le lezioni dei giorni a venire.
Posso farti qualche domanda mentre rifinisci gli ultimi dettagli? Ho chiesto aprendo il personal computer. E lui, sorridendo e mettendo in lavorazione della pasta sfoglia, mi risponde: “Certo che sì, ma non aspettarti che io sia multitasking come voi donne, che riuscite, non si sa come, a fare più cose contemporaneamente e anche bene!”
Articolo a cura di Silvia Remoli
Proviamo. Come è iniziata la tua carriera?
Sono nato in una famiglia semplice ma piena di affetto: mio papà faceva il muratore e mia mamma si è dedicata totalmente a noi dopo la mia nascita, ultimo di quattro figli. Io mi sono sempre sentito più portato per la creazione pratica e manuale che per quella intellettuale, quindi ho frequentato l’istituto alberghiero e ho ceduto alla magia della pasticceria e dei lievitati, grazie anche agli insegnamenti dei prof. Luigi Gussago e Silvio Pala.
A 20 anni ho aperto nel mio paese il forno ‘Non solo pane’ e, quando non sono lì dentro, giro l’Italia per fare formazione.
‘Nuvola d’oro’ è la tua versione di panettone dalla sofficità e leggerezza ineguagliabili, motivo per cui in tanti voglio imparare i dolci lievitati solo e direttamente da te. C’è un aneddoto divertente che puoi raccontarmi su uno dei tuoi corsi?
Ricordo che una volta, una signora, impaziente di portarsi a casa il panettone realizzato insieme, e non avendo la minima intenzione di attendere che si raffreddasse, lo ha infilzato ancora bollente con un grande ferro, come
quelli da maglia per capirci, e lo ha tenuto fuori dal finestrino della macchina in corsa per fargli raggiungere la giusta temperatura e per non farlo implodere: sembrava la statua della libertà, ma con il panettone al posto della fiaccola!
Su Facebook hai un mega gruppo privato chiamato ‘Lievitisti seriali’ che conta ben 80000 iscritti: cosa pensi dei social?
Penso che sarebbero davvero utili se uno li sfruttasse solo per il piacere di confrontarsi e condividere, cosa che spiego proprio nella descrizione del mio gruppo, che non deve essere un posto per aggressioni verbali o fanatismi esaltati. Mi piacerebbe tanto che ogni social potesse incuriosire, aiutare, stimolare, scambiare idee, ecc. ma ultimamente vedo che sta diventando un terreno fertile per seminare zizzania, insulti violenti ed immotivati, critiche gratuite, pregiudizi e malignità: tutto questo mi disturba perché ho un’indole sensibile e cerco la serenità nel lavoro e nella vita, necessaria sia per la mia salute che conseguentemente per l’armonia della mia famiglia .
Che è composta da…?
Una moglie e due splendidi figli, Nathan di 13 e Nikla di 8.
Loro ti fanno richieste golose in cucina?
Amano il panettone al cioccolato, specie se bello carico di gocce nel ripieno.
Ed il tuo dolce preferito?
Io sono un tipo classico, da crema pasticciera. E poi amo la lunga lievitazione e la cottura a bassa temperatura. Comportano più sacrificio e attesa, ma mi danno tanta soddisfazione sul finale.
Dimmi un rimpianto e un passatempo…
Sul rimpianto posso dirti che mi è dispiaciuto appendere la bicicletta ai ganci sul muro, perché era una mia passione e mantengo con malinconia il vivo ricordo di una suggestiva ‘9 Colli’ conclusa anche con un discreto tempo personale (la ‘9 Colli’ è un percorso di granfondo che si snoda per 200km lungo l’Appennino romagnolo, ndr), ma ero decisamente più giovane e più leggero!
Ma hai appena 42 anni, sei giovane anche ora!
Grazie, ma ho sempre meno tempo e devo riservare un po’ di energia per i miei figli, e quindi mi sono dedicato a momenti di relax ‘meno fisici’, prediligendo il gioco degli scacchi, che è diventato il mio passatempo per scaricare lo stress e distrarre la mente concentrandola su altro.
Allora, visto che hai la mente allenata, ti faccio fare un rapido gioco linguistico e ti chiedo di dirmi al volo più parole possibili con la P di Pagani strettamente legate alla tua Passione Principale: Pasta madre, Pasta sfoglia, Pasticceria, Panettone, Profumo e Pazienza!
Prova superata! E, a proposito di profumo, non vediamo l’ora di rimanere inebriati da quello che uscirà dai forni della Swedlinfactory a fine corso!
Gruppo Di Felice: la complementarità perfetta di un’economista e un ingegnere
Dall’Abruzzo, Gabriella Adorante, leader col marito nel settore Ho.Re.Ca, e con la passione per…donare.
Rivenditori Swedlinghaus da più di 10 anni, hanno dato vita alla loro azienda 24 anni fa, unendo le loro competenze e creando così un connubio perfetto a servizio del cliente che esige una cucina attrezzata di alto livello.
Gabriella Adorante è laureata in economia politica, mentre il marito, Francesco Di Felice, è ingegnere, vivono a Roseto degli Abruzzi e sono i titolari dal 2000 del ‘Gruppo Di Felice Srl’, con sede a Pineto.
Nella coppia lavorativa si compensano, come lo yin e lo yang: lui ha un’impostazione da tecnico inquadrato, risolutore del profilo pratico-logistico e funzionale, lei ha una visione più a largo spettro e cura le relazioni con clienti e fornitori, ed è per
questo che l’abbiamo scelta come interlocutrice per raccontarci la loro realtà. Gabriella, da brava commerciale, ha prontamente colto questa occasione per puntare il faro anche su una sua mission sociale: diffondere l’importanza di donare il sangue.
Ma partiamo dall’azienda. Come è strutturato il ‘Gruppo Di Felice’? Abbiamo una vasta esposizione di grandi impianti per cucine complete, forni, lavastoviglie, affettatrici, cutter, impastatrici, tutto per l’hotellerie compresi piatti, bicchieri, posateria e pentolame, pertanto siamo pronti a qualsiasi richiesta che ci viene formulata da bar, ristoranti, pub,
Articolo a cura di Silvia Remoli
macellerie, pasticcerie, panetterie, gelaterie, ecc. Iniziammo che eravamo fidanzati con l’acquisto di un capannone da adibire a punto vendita, poi ci siamo ingranditi: abbiamo creato anche uno spazio dimostrativo per darci la possibilità non solo di seguire il cliente dal pre al post-vendita, cioè dal consiglio sull’allestimento alla assistenza tecnica sul funzionamento dei componenti, ma anche di testare tutti i prodotti delle varie gamme da noi promosse.
Come avete conosciuto Swedlinghaus?
La ditta mi è stata proposta da una loro rappresentante, la dinamicissima Marina, ormai 10 anni fa, e da quel momento abbiamo sempre riconfermato la nostra fiducia per via della qualità e dell’affidabilità dei prodotti. Ovvio poi che il responso sempre positivo dei nostri clienti ha rimarcato la nostra soddisfazione per la scelta fatta.
Domanda scontata ma inevitabile: com’è lavorare con il proprio marito?
Eh, (sospira e sorride), compensandoci, posso dire che ci siamo ritagliati ognuno la propria ‘fetta’ dedicata, in modo da entrare in conflitto il meno possibile; ma è innegabile che spesso ci ‘portiamo il lavoro a casa’, e discutiamo di problematiche e sfide da affrontare e ci confrontiamo subito sul come risolverle. Non mancano attriti e differenze di pensiero, è normale, visto che abbiamo anche approcci diversi; però posso affermare che ogni scontro si trasforma in incontro, cioè cerchiamo sempre di smussare gli angoli per far combaciare al meglio le due differenti visioni e dar vita a qualcosa di nuovo e di unico.
Ed anche i vostri figli rispecchiano questa vostra piacevole diversità?
Probabilmente sì: Anna ha 15 anni, frequenta il liceo e si esprime attraverso la danza, mentre Vincenzo che ne ha 12, va ancora alle medie e ama la rapidità e l’esplosività del basket, sport che segue e pratica con passione.
E tu che passioni hai?
Beh, il basket è uno sport che, qui a Roseto, amiamo un po’ tutti e tra l’altro fino allo scorso anno c’è stato in squadra Valerio Amoroso, cestista veterano che per diverso tempo ha militato anche nella marchigiana Poderosa (di Montegranaro, ndr) quando era in A2.Però colgo l’occasione di questa intervista per evidenziare un’altra mia passione personale. Oltre al lavoro e alla famiglia, ho una missione sociale che mi assorbe ed a cui dedico molto delle mie energie e qui vorrei si diffondesse il più possibile perché se ne ha veramente bisogno: mi riferisco alla donazione il sangue.
Sono donatrice Avis da anni e e mi prodigo attivamente per questa associazione, facendo parte del direttivo di Pineto, in particolare modo occupandomi di eventi, manifestazioni sportive, ecc. e tutte quelle situazioni in cui, nel nostro territorio, si può veicolare questo messaggio a gran voce: donare il sangue è importantissimo.
Che poi, oltre alla finalità nobile è un gesto concretamente utile e fa sì che anche igli stessi donatori siano sempre monitorati e controllati, giusto?
Il sangue umano non può essere creato artificialmente. L'unico modo per ottenere sangue è attraverso la donazione volontaria e non remunerata.
Anemie, malattie oncologiche, pediatriche, infortuni sul lavoro e incidenti stradali in forte aumento…. Sono tanti i fattori che accrescono la necessità di sangue, e l’AVIS è una associazione nota e consolidata a livello azionale, e, soprattutto serissima. Dici bene sui donatori, che sono anch’essi beneficiati dal gesto che compiono: il donatore infatti, con le visite periodiche gratuite, approfondite e meticolose, tiene monitorata la sua salute e fa prevenzione. Inoltre ha diritto al riposo retribuito dal lavoro nella giornata di donazione ed al vaccino gratuito contro l'influenza stagionale. Ma la più grande magia che si crea con un solo singolo atto di generosità è quella per cui si possono salvare fino a tre persone con una donazione: questo accade per via delle differenti destinazioni mediche in cui può essere utilizzato il sangue, che viene suddiviso in globuli rossi, plasma e piastrine
Ho la sensazione che, grazie al tuo entusiasmo e all’intensità con cui credi in ciò che fai, potresti convincere facilmente tanti nuovi futuri donatori!
Lo spero tanto, infatti organizzare manifestazioni a tema Avis ha proprio questa finalità.
Allora aspettiamo te e tutto il 'Gruppo Di Felice’ qui nelle Marche, al prossimo evento benefico firmato Swedlinghaus, che condivide pienamente i tuoi intenti, e per questo, come te, sostiene dei progetti solidali per aiutare le realtà più fragili.
Pagina web e social: www.gruppodifelice.it www.facebook.com/gruppo.difelicesrl
Swedlinghaus: una storia di famiglia lunga più di mezzo secolo
A 53 anni di attività si va verso la terza generazione, più forti e consapevoli di prima
Articolo a cura di Silvia Remoli
Se oltrepassati i 50 anni si dice che gli uomini subiscano la cosiddetta ‘crisi di mezza età’, per fortuna alla Swedlinghaus si verifica l’effetto opposto: c’è una rifioritura, un rinnovamento, una crescita verso il futuro che però fonda saldamente le proprie radici nella tradizione e nei sani valori tramandati dal passato.
Risultato questo però che non va dato mai per scontato, specie perché la storia ci racconta anche di aziende che, proprio subito dopo il passaggio di testimone, è andata incontro alla rovina.
E ciò accade perché ci si culla sulla fatica altrui, sui sacrifici fatti dai fondatori, pensando che
basta indossare una giacca costosa, mettere una firma qua e là, sedere a capotavola in sala riunioni e campare così di rendita per proseguire la fiorente attività avviata.
Questa cartolina illusoria e decadente è purtroppo l’immagine di tante famiglie blasonate che hanno confidato nei propri figli, non volendone ammettere l’indolenza e la presunzione: si pensi al crac finanziario di Parmalat, alla Cirio, ai F.lli Carapelli e ad altri altisonanti nomi nel mondo del food che, o hanno chiuso i battenti, o si sono dovuti svendere a multinazionali straniere.
Insomma, se non ci si rimbocca le maniche, prima o poi la pacchia finisce.
E lo ha capito bene Davide Longo che, con il suo socio Leonello Virgili, ha preso in mano le redini della Swedlinghaus e sta formando e crescendo al suo interno anche il primogenito Giacomo, di 27 anni: e partiamo proprio da quest’ultimo proprio. perché, citando il titolo di un noto romanzo, “Nella mia fine è il mio principio”. Dove qui la parola ‘principio’ la usiamo sia come sinonimo di ‘inizio’, ma anche con l’accezione di valore morale, perché, quando Giacomo è entrato in azienda appena terminati gli studi universitari, non è stato messo messo comodamente dietro una scrivania. Ha cominciato dal basso, facendo l’operaio, a fianco di tutti gli altri dipendenti, dai quali ha appreso il mestiere; poi, dalla produzione è passato ad altre mansioni, le più varie, pur di avere la visione completa dell’ intero assetto aziendale. Solo così ha potuto capire quanto ogni singola persona sia importante nel processo produttivo, da chi manipola l’acciaio, a chi assembla, a chi spedisce, a chi ripara, ecc. ed ora si occupa delle relazioni coi mercati esteri. In sostanza ha ripercorso con impegno ed umiltà le orme lasciate da nonno Mario che, dopo estenuanti ore di lavoro per la ditta Swedlinghaus di Torino, nel lontano 1950, è poi riuscito vent’anni dopo a prenderla tutta nelle sue mani e portarsela nelle amata Fermo.
Ecco quindi che nel 1971 nasce la prima generazione di affettatrici made in Marche.
E sempre qui, circa 30 anni dopo, il primogenito di Mario, Davide (già in ditta dal ’92), e Leonello Virgili, braccio fidato e tecnico ineccepibile dal 1980, assumono la conduzione dell’azienda, con l’intento di onorare il lavoro sinora svolto dal ‘pioniere’.
Davide e Leonello, insieme, non solo aumentano la produzione, ma fiutano la necessità di diversificarla: offrono alla clientela una vasta gamma di attrezzature per cucine professionali e si affacciano anche al mercato internazionale. Questo ampliamento li porta nel 2005 ad aprire la spaziosa sede di Grottazzolina.
E in men che non si dica si giunge ai giorni nostri, in questo 2024 che, gesti scaramantici a parte, è un anno di ulteriore svolta. L’azienda produce non solo macchinari ma anche contenuti, con il magazine, la formazione dei propri tecnici e commerciali, i corsi di cucina di alto livello nella Swedlinfactory, gli eventi benefici, l’interesse per la sostenibilità, ecc. e si decide a compiere un altro grande passo: la creazione di ‘Swedlinghaus Inc.’, una sede fisica negli Stati Uniti, precisamente a Miami.
Ma tutta questa bellissima storia per arrivare a dire cosa? Innanzitutto per condividere i traguardi con chi ha sostenuto dal principio gli intenti di Swed-
linghaus, ma soprattutto per far capire che, prendere in mano un’azienda familiare, non è proprio come mangiare la ‘pappa pronta’. Anzi, è tutt’altro che facile, specie in tempi economicamente duri ed instabili come questi. Bisogna infatti avere il coraggio anche di scontrarsi con idee passate per introdurre visioni future, più moderne e all’avanguardia; si accetta il rischio di tradire le aspettative e di affrontare il conflitto tra generazioni al fine di difendere la propria libertà ed il proprio spirito imprenditoriale e si prova a convincere chi è scettico che una direzione nuova può essere migliore di una già consolidata, mettendo in conto anche l’errore. Ma è proprio grazie a questi percorsi, non sempre in discesa, né privi di ostacoli, che si possono tagliare insieme ambiziosi traguardi, ovviamente senza mai tralasciare, alla base di tutto, l’orgoglio familiare, la gratitudine ed il forte legame con il senso di continuità.