Editoriale di Davide Longo

Editoriale di Davide Longo
L’importanza di non trascurare il prossimo
La parola al barceloneta Alex Rodriguez
La Swedlinghaus in Spagna? «Producto muy apreciado!»
Il ‘GALA DEI SAPORI’, la cena Swedlinghaus tra chef e solidarietà
Nadia Pieroni insegnerà storiche ricette della tradizione
‘La cucina del cuore’: il nuovo super-corso di Swedlinfactory
Il più giovane vincitore di Master Pizzachef, si confida: i suoi peccati di gola ed il sogno nel cassetto Ian Spampatti, l’enfant prodige della pizza
Società Costume Attualità
Il più giovane vincitore di Master Pizzachef, si confida: i suoi peccati di gola ed il sogno nel cassetto
Non è sempre facile parlare di beneficienza, di gentilezza, di tolleranza, di inclusione e di altri valori importanti come questi. Si rischia di essere banali, verbosi e saccenti. E poi, il bene che si compie verso gli altri, si fa in silenzio, e non andrebbe e raccontato per pavoneggiarsene. Insomma, bisogna essere più concreti e meno chiacchieroni.
Però in azienda stiamo organizzando un evento che tende la mano ad una associazione locale e, se questa costituisce un’occasione per sensibilizzare gli animi, allora vale davvero la pena spendere più di una parola.
Da un po’ di anni a questa parte, infatti, a Swedlinghaus, dedichiamo una serata non solo alla convivialità, ma anche alla beneficenza, andando a sostenere un progetto che ci ha convinto per i suoi obiettivi.
Nel nostro territorio opera una associazione sportiva dilettantistica che si occupa di ragazzi autistici: il Progetto Filippide Marche.
In esso collaborano operatori e volontari che incoraggiano questi giovani, li accolgono in un gruppo pieno di affetto, li incitano, li stimolano a
fare movimento e li accompagnano a partecipare alle gare podistiche, in un clima di totale inclusione.
E’ ammirevole e contagioso il loro entusiasmo e dar loro la possibilità di farsi conoscere, è il minimo gesto che io potessi fare, ed anzi vorrei che questo slancio verso il prossimo resti un nostro segno distintivo, una mission aziendale fondamentale come le altre.
Se la pensate come me (lo spero!), vi aspetto nella nostra sede sabato 13 aprile al ‘Gala dei sapori’, la cena-evento in cui potrete conoscere da vicino i super atleti del Progetto Filippide Marche: condivideremo cibo, musica e buona compagnia, e raccoglieremo anche dei fondi per le loro prossime gare, diventando tutti dei ferventi tifosi.
Chiudo con due aforismi, che riassumono sia i miei pensieri che il modus operandi del Progetto Filippide Marche:
«La solidarietà è l’unico investimento che non fallisce mai» e «Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi arrivare lontano, cammina insieme».
La parola al barceloneta Alex Rodriguez, distributore della Catalogna da molti anni, con una curiosa parentesi nel mondo del cinema
Quando penso ad una affettatrice la mia mente la immagina con sopra già posizionato un bel pezzo di prosciutto, che sprigiona un intenso profumo appena viene tagliato e la cui prima fetta va direttamente all’assaggio, dalla mano al palato. E se sconfino dall’Italia, dove non ne mancano svariate qualità (dal dolce al salato, dal locale ai nazionali, dallo stagionato al più fresco, ecc.), il primo paese che mi sovviene è la Spagna: passeggiando per la Rambla di Barcellona infatti, uno dei migliori modi per rifocillarsi è gustarsi qualche tapas a base di ‘pan y amon serrano’.
Ed è proprio dal cuore della Catalogna che arriva uno dei più attivi rivenditori di Swedlinghaus in Europa: lui è Alex Rodriguez, 40 anni di esperien-
za nel settore, ma con un’energia tale da far invidia ad un trentenne, come dimostrano la sua voce squillante e l’entusiasmo con cui descrive il proprio lavoro.
Cominciamo quindi a fargli qualche domanda, a cui risponde in un italiano quasi ‘perfecto’, un po’ alla Pep Guardiola, per intenderci.
Alex, da quanti anni conosci la Swedlinghaus?
Da tanto tempo, a tal punto che ormai il rapporto con Davide (Longo) si è tramutato in vera e propria amicizia: la fiducia che si è instaurata e i continui contatti di fornitura me lo hanno fatto conoscere meglio e giorno dopo giorno ho visto in lui una schiettezza oggi molto rara tra la gente.
Questo ha fatto sì che i viaggi verso l’Italia sono diventati anche delle occasioni per rivederci e condividere dei momenti diversi da quelli in ufficio, arrivando addirittura a far incontrare le nostre rispettive famiglie. Ecco, a tal proposito, è la proprio la parola ‘famiglia’ che rende l’idea della atmosfera che si è creata con la Swedlinghaus.
Da quanto operi nel settore delle attrezzature da cucina?
Lavoro nella distribuzione di macchinari per ‘bar y hosteleria’ da tanto: ho iniziato molto presto in quanto sono diventato papà che non ero ancora ventenne e per questo mi sono dovuto rimboccare le maniche sin da giovane. Ma l’ ho fatto con estremo trasporto e non con costrizione, perché questo è proprio un mondo che mi affascina, tanto da esserci ritornato, dopo un periodo in cui ho avuto una piccola parentesi nel cinema.
Cinema? Siamo curiosi, spiegaci meglio… Mio padre era un noto produttore cinematografico e per qualche anno ho voluto provare ad attingere alla sua conoscenza per imparare il suo mestiere, per avere una chance in più. E’ stato interessante affacciarmi a quel mondo, in un ruolo tra l’altro molto stimolante, perché ero ‘manager assistent production’ : vedere da vicino certi meccanismi che da fuori non emergono, conoscere ogni giorno tanta gente, ecc. è stato entusiasmante. Ma alla fine, come si dice, i veri amori riaffiorano e sono tornato al mondo del food con più carica di prima, pur grato di aver appreso qualcosa di nuovo.
Quindi è accaduto come in una canzone italiana, di Antonello Venditti, che dice, “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano…”
Exacto! Io iniziai nel lontano 1979 con le macchine da caffè ed ora eccomi qui che sono in una grandissima azienda (la ‘Promo 2016 Distribucions’) che serve tutto il paese con un’ampia gamma di macchinari per la cucina, dalla preparazione del cibo alla pulizia dei locali; ora stiamo anche allestendo un nuovo e grande show-room per mostrare tutti i nostri prodotti e far toccare con mano al cliente la vasta scelta a sua disposizione.
E di Swedlinghaus quali prodotti vanno forte in terra spagnola?
Indubbiamente le affettatrici: sono molto gettonate quelle elettriche automatiche, ma c’è una ditta grandissima di prosciutto, nota non solo in tutta la Spagna, che ha voluto la affettatrice manuale con meccanismo a volano, per dare un tocco di classe alla propria azienda.
Poi ovviamente sono molto richieste anche le macchine per il sottovuoto e le sega-ossa.
Tornando in Italia, quanto conosci il nostro paese?
Vengo molto spesso, non solo per lavoro ma anche in vacanza, perché non appena ho del tempo libero, ne approfitto per visitare posti nuovi con il mio camper.
Ho visto tante città, ma ho anche girato le Dolomiti e le isole, ed ho scoperto che ad Alghero, in Sardegna, si parla la mia lingua, il catalano, perché c’è un’università con dei corsi specifici, e ciò è dovuto al fatto che è stata conquistata ed abitata per 4 secoli dal popolo della Catalogna. Torno sempre volentieri comunque nella vostra terra perché ne apprezzo molto sia i paesaggi che il cibo: ogni volta che vengo nelle Marche infatti non rinuncio al vostro vino squisito.
Rimanendo in tema allora, visto che a Barcellona avete il noto stadio Camp Nou se dovessimo immaginarci una partita Spagna - Italia, ma a suon di prosciutti, chi vincerebbe secondo te?
Beh, la lotta è dura, ma direi che sarebbe giusto un pareggio. Infatti, io pur essendo orgoglioso dei nostri prodotti, ammetto che il prosciutto dolce di Parma è una vera delizia e si accompagna bene a qualsiasi pasto per la sua delicatezza. Probabilmente lo apprezzo anche perché noi in Spagna abbiamo varietà dai sapori più decisi, come ‘el jamon serrano’ ed anche il pregiatissimo ‘iberico bellota’ noto anche col nome di ‘pata negra’, qualità che può addirittura arrivare a costare tra le 150 e le 170€ al kilo.
Bene! Allora sappiamo cosa dovrai portarci la prossima volta che torni a Grottazzolina da Swedlinghaus, mentre al vino ci pensiamo noi!
Prometido, hasta la próxima vez!
Si possono rievocare gli autentici sapori di un tempo sulle tavole di oggi? Certo che sì!
Basta rispettare dei passaggi-chiave e non temere di adeguare le preziose ricette antiche alle tecniche moderne.
Questa è la formula che Nadia Pieroni applicherà al suo nuovo corso nel laboratorio atelier di Swedlinfactory, intitolato ‘La cucina del cuore’. Ce lo facciamo illustrare meglio dalla solare ‘maestra’ sangiorgese in persona.
Nadia, ci racconti come si è accesa la tua passione per la cucina?
Il mio amore per la preparazione del cibo risale alla mia infanzia: penso subito a mia nonna. Lei era di quelle donne che si dovevano arrangiare, che con poco creavano molto, che recuperavano gli avanzi, che non potevano permettersi sprechi, che azzardavano, rischiavano, provavano, ma non restavano mai con le mani in mano e la cucina era uno dei luoghi in cui si trascorreva molto tempo.
In poche parole ci stai dicendo che sei cresciuta con un’immagine di donna forte e coraggiosa, che è stata fondamentale per te.
Sì, e anche autorevole se vogliamo, nel senso che era una decisionista, si muoveva tra forno, camino e fornelli con estrema padronanza ed io stavo ora a fissare ammirata quella sicurezza e quel modo di destreggiarsi. Usando una parola marchigiana, la definirei una perfetta ‘vergàra’.
Tra l’altro, i suoi insegnamenti poi si sono rivelati indispensabili, perché purtroppo ho perso mia madre molto presto, appena adolescente, così iniziai a cucinare per mio padre e mio fratello.
Deduco quindi che nasce proprio dai tuoi trascorsi l’idea di tenere il corso ‘La cucina del cuore’?
Sì. Il titolo è breve e semplice ma dice già molto, se non tutto. La parola ‘cuore’ per me ne racchiude tante altre come ‘anima’, ‘memoria’, ‘immagini’, ‘profumi’, e sono tutte legate
a ricordi che porto costantemente con me e che cerco di mantenere intatti il più possibile.
Così come nelle ricette vuoi essere fedele alla tradizione, ma conferendogli un tocco di modernità, giusto? E’ un po’ questo il succo del format?
Giusto. A volte si ha il timore di riprodurre cibi del passato, per via di tecniche lunghe e laboriose o per paura di non reperire tutti gli ingredienti e di non essere in grado di replicare quei determinati sapori. In realtà tutto è fattibile, ed anche bene!
Facci un esempio
Certo, ti faccio subito un esempio calzante e lo dico con cognizione di causa, perché ad uno dei miei corsi ho fatto ricredere molti scettici: sto parlando della galantina.
Per chi non la conosce, è un prodotto da servire freddo, da affettare come un salume, ma per ottenerlo occorre assemblare pollame disossato con odori e verdure, poi legare, poi lessare, poi far rassodare e successivamente servire. Detto così sembra un’impresa lunga e titanica, ma mostrato dal vivo, e svelati dei piccoli escamotages, si può davvero preparare con disinvoltura.
In sostanza, alcuni passaggi possono essere facilitati grazie agli aiuti moderni (siano esse delle tecniche o delle attrezzature) senza alterare i profumi originali.
A questo punto andiamo al sodo: spoilera alcune delle ricette che insegnerai, dal primo al dolce
Ok, ma sappi che dovrò per forza di cosa dire qualche parola in dialetto, per rendere meglio l’idea. Come primi avremo sicuramente i ‘Vincisgrassi’ (da non confondere mai e poi mai con le lasagne, si raccomanda Nadia) e ‘Li tagliolì pelosi’ anche detti ‘taccù’ o ‘appiccicasanti’, che sono tagliolini molto rustici realizzati con acqua e farina integrale.
Per secondo un profumato coniglio in porchetta, ‘l’ove in trippa’, o meglio ‘pomodori con l’ove’ e il mio immancabile ‘baccalà di Pinella’, che ha un iter di preparazione molto particolare, con propagazione di calore attraverso il legno.
Non possono mancare i contorni della tradizione tra cui un bel ‘fricantò con tutti gli odori aromatici dell’orto come ‘lo trosomarì’, ed anche le erbe trovate, ‘strascinate’ in padella con ‘ajo e peperuncì’. Concludiamo il pasto (ma non il corso!) con un bel ‘ciammellottu co un sgrizzu de anisetta’ o la ‘pizza rarrempita’ che è un nostro modo per cucinare la più nota zuppa inglese.
A proposito di inglese, so che lavori in un circuito di cene molto esclusive in cui ti imbatti spesso in esigenti ospiti stranieri. Hai qualche aneddoto da raccontare?
Beh, posto che apprezzano molto la nostra cucina, a volte li devo un po’ redarguire, o meglio, educare a come va gustato un pasto completo. Mi spiego: molti stranieri sono abituati a mangiare un
unico piatto pieno di tutto, invece io ci tengo a far rispettare un certo ordine di portate e di sapori, anche per far sì che il palato goda appieno di ogni singola portata.
So che questa domanda suonerà come l’inizio di una barzelletta, ma puoi dirci le differenti caratteristiche di un cliente inglese, di un tedesco e di un olandese?
Ah, ah , ah. Come caratteristica comune hanno quella di essere poco cultori dei lievitati, quali pane, focacce e simili. Ai tedeschi cerco sempre di consigliare un ottimo vino al posto della birra, quando possibile. Gli inglesi invece amano davvero tantissimo le nostre cantine vinicole e al rientro in Inghilterra si fanno spedire sempre qualche buona etichetta locale. Sugli olandesi ho un aneddoto: alla fine di una cena luculliana mi hanno chiesto di preparare un cappuccino.
Caspita! E tu? Come hai reagito davanti a questo oltraggioso sacrilegio?
Mi sono fermamente opposta e li ho convinti ad optare per un bel caffè corretto al mistrà.
E brava la nostra paladina delle tradizioni! Ora, come concluderesti questo nostro incontro in vista delle tue prossime lezioni di ‘La cucina del cuore’ ?
Con un pensiero che mi caratterizza: se Farinetti afferma che “mangiare è un atto agricolo“, io aggiungo anche che “cucinare è un atto di amore”, perché consiste nel dedicare il proprio tempo agli altri.
Grazie Nadia, ci vediamo alla Swedlinfactory!
Per info sul corso di Nadia Pieroni consultare il sito https://swedlinfactory.it/
Il più giovane vincitore di Master Pizzachef, ora anche maestro di Swedlinfactory, si confida: i suoi peccati di gola ed il sogno nel cassetto
Classe 1998, nasce a Castione della Presolana, un paese in provincia di Bergamo che conta poco più di 3000 abitanti. Ma diventa presto noto a molte più persone lungo tutto lo stivale per le sue doti in cucina. In primis perché conquista il primo posto nel talent che lo decreta il Miglior pizzaiolo italiano: infatti si iscrive a soli diciassette anni alla seconda edizione di Master Pizzachef, nel 2016, segnando il record del vincitore più giovane; successivamente poi ha collezionato svariate menzioni di merito da guide del calibro di Gambero Rosso, che lo segnala come ‘Miglior pizzaiolo emergente’ e annovera la sua pizzeria, ‘La Lanterna’, tra le migliori in Italia. E poi ci sono i canali social: durante la pandemia non si è fermato un istante, anzi, ha riempito il suo canale YouTube di utilissimi video-tutorial per poter dispensare preziosi consigli a chi, costretto in casa, cercava di distrarsi impastando acqua e farina.
Oggi, reduce da un corso che ha condotto con enorme successo a Swedlinfactory, abbiamo cercato di conoscerlo meglio: ecco a voi Ian Spampatti. 08
Ian, sei il più giovane pluripremiato pizzaiolo d’Italia: eri praticamente in fasce quando è ‘lievitato’ in te l’amore per la pizza?
Beh, indubbiamente l’amore per la cucina mi è stato trasmesso dai miei genitori perché provengo da due generazioni di attività ristoratrice ed alberghiere. Quindi ci deve essere stata qualche inclinazione già nel mio DNA. E poi, vivendo e respirando ogni giorno in quel tipo di ambiente, non ho esitato un attimo a scegliere l’istituto alberghiero per il mio percorso di studi. Però inizialmente mi incanalai verso la figura del cuoco, e solo successivamente mi sono specializzato sui lievitati, per cui nutrivo comunque f in da subito una irrefrenabile attrazione. Anche la nostra attività, ‘La Lanterna’, si è, come dire, adeguata alle mie aspirazioni: infatti dapprima era un ristorante, ma nel tempo, come me, si è concentrata sui lievitati che sono i veri protagonisti del menù, dalla pizza al dolce.
Hai nominato anche il dolce?
Sì, pensa che a Dicembre siamo stati premiati dal Corriere della Sera per il panettone più buono di tutta Bergamo, ed io ero l’unico non-pasticciere in gara. Non lo sottolineo per vantarmi, ci mancherebbe, ho ancora tanta strada da fare, ma lo dico simpaticamente, perché credo che l’essere un insaziabile buongustaio mi abbia aiutato nella vittoria (sorride). Un altro dolce lievitato di cui vado fiero, nonché ghiotto, è il “Signor Tognazzi”, cioè un maritozzo con un impasto simile al pandoro, aperto in mezzo e farcito con una soffice crema chantilly, che per me è così guduriosa che me la mangerei a cucchiaiate direttamente dal badile.
Prendi due cucchiai che ti faccio compagnia volentieri. Ora, visto che sappiamo qual è uno dei tuoi dolci preferiti però, vogliamo anche le altre portate a cui non sapresti resistere. Allora, come antipasto direi un tagliere di salumi dei miei posti, con culatello, pancetta, lardo, insomma dei salumi medio grassi.
Come primo un bel tagliolino alle vongole, anche se non te l’aspettavi perché non è un piatto ‘montanaro’ come me.
Per secondo una bella guancia stufata o una succulenta bistecca alla griglia, accompagnata dal purè di patate.
Se posso aggiungere un altro dolce al ‘Signor Tognazzi’, direi che mi piace tantissimo il tiramisù che fa mia madre.
Che bevanda abbineresti a questo tuo menù ideale?
Un vino corposo e profumato come un Riesling o un Traminer.
E la tua pizza preferita?
Ho gusti semplici in questo: direi o una margherita con sopra del prosciutto cotto di qualità, oppure una con pomodoro, burrata, basilico e olio d’oliva a crudo.
Stavolta sei andato sul classico, citando pizze sostanziose ma non pesanti, anzi direi quasi adatte agli sportivi. C’è lo sport tra le tue passioni?
Sì, oltre alla musica che ascolto anche mentre cucino e all’amore per le auto, adoro sciare. In teoria quindi, se non fosse per colpa della mia ingordigia e dei conseguenti kili in più, sarei uno sportivo anche io!
Scherzi a parte, devi sapere che ‘La Lanterna’ è frequentata assiduamente da sportivi: sia perché siamo a 10 minuti dalle stazioni sciistiche e sia perché d’estate i nostri luoghi sono scelti dalle squadre di calcio per i ritiri pre-campionato. Ad esempio i giocatori dell’Atalanta vengono spesso a trovarci.
E, a proposito di ospiti, ho avuto anche l’onore di ricevere Umberto Bombana, chef con ben tre stelle Michelin, l’unico ad aver ricevuto tale riconoscimento pur lavorando fuori dall’Italia, cioè nel suo ristorante di Hong Kong. Lui rappresenta un valido esempio di audacia e al contempo di professionalità, perché ha avuto il coraggio di uscire dai nostri confini e confermare anche all’estero l’altissimo livello della sua cucina. E’ motivo di grande ispirazione per me. Ci stai per caso svelando il tuo sogno nel cassetto?
Beh, ormai che ci siamo, te lo dico. Mi piacerebbe davvero, non subito ma più in là magari, andare in Oriente: è un mondo che mi ha sempre affascinato. Sarebbe stimolante portare altrove la mia esperienza ed arricchirla con nuovi studi e sperimentazioni.
Beh, Ian, se non ci provi tu che hai appena 26 anni, chi altro? Non resta che augurati il meglio e … Sayonara, anzi no, non addio, ma arrivederci: abbiamo ancora tanta voglia di imparare da te come si prepara un’ottima pizza. A presto, ci si rivede di nuovo in azienda, nella Swedlinfactory!
Sabato 13 Aprile siete invitati ad una serata caratterizzata da cibo squisito, ottima compagnia, piacevole musica ma, soprattutto, una nobile causa: sosterremo il Progetto Filippide Marche, associazione sportiva per ragazzi autistici
Si avvicina la primavera ed il vostro calendario probabilmente si infittisce di appuntamenti, uscite, spettacoli, ecc.
Il consiglio che vi diamo è quello di aggiungere una data da non perdere, perché si tratterà di un momento conviviale ma di grande spessore umano: sabato 13 aprile, presso la sede di Swedlinghaus, si terrà il ‘Gala dei sapori’, una cena all’insegna della buona tavola e della solidarietà.
Vi invitiamo a partecipare numerosi, spiegandovi prima tutti i dettagli.
Di cosa si tratta
Come ogni anno l’azienda di via Berlinguer abbraccia un progetto benefico per mostrare quanto sia importante dare un segnale di sensibilizzazione verso realtà meno fortunate.
Ovviamente, essendo una azienda leader nel settore Ho.Re.Ca. (Hotel/Restaurant/Catering), non si può prescindere dal buon cibo, cucinato al momento presso il laboratorio interno di Swedlinfactory.
Gli chef saranno German Scalmazzi ed Andrea Canali, ognuno nella propria specialità: il primo curerà il menù concernente i piatti salati, mentre il secondo si occuperà dei dolci.
Il servizio ai tavoli sarà curato dai giovani ragazzi dell’Istituto Alberghiero del Polo Carlo Urbani. L’atmosfera sarà allietata dalla buona musica dal
vivo, eseguita dal maestro Navisse che accompagnerà una soave voce femminile in un vasto repertorio.
Al centro della sala sarà allestito un grande schermo, sia per mostrare a tutti i commensali in diretta ciò che accade nella adiacente cucina, sia per far scorrere le immagini ed i video dei protagonisti della serata, cioè i ragazzi della Associazione Filippide.
Il Progetto Filippide Marche
L’obiettivo: ci ha molto colpito il lavoro che sta egregiamente svolgendo da un po’ di anni questa associazione sportiva dilettantistica che propone la corsa di lunga distanza a ragazzi autistici: il fine è quello di offrire loro l’opportunità di vivere un’esperienza sportiva, di svago e di integrazione, fuori dal contesto della famiglia, in mezzo a tanti altri, con grande beneficio, dignità e piacere.
La sua organizzazione: è formata dagli atleti e dagli accompagnatori. Gli atleti sono giovani affetti da disturbi dello spettro autistico che si sono avvicinati all’attività sportiva e alla corsa in particolare, finalizzata all’acquisizione di una propria autostima, a migliorare le proprie autonomie personali, all’integrazione sociale. Gli accompagnatori sono operatori del settore, professionisti con competenze specifiche e volontari, tutte persone sensibili, che amano la corsa e che mettono a disposizione un pò del proprio tempo per correre insieme ai ragazzi con disabilità.
Cosa fanno i ragazzi di Filippide: si allenano, fanno palestra, organizzano trasferte per partecipare alle gare podistiche, ivi comprese le lunghe distanze, come le maratone, e soprattutto festeggiano insieme ogni traguardo raggiunto.
L’importanza dello sport per i ragazzi autistici e per le loro famiglie: Lo sport è riconosciuto dal mondo medico-scientifico come efficace strumento riabilitativo e terapeutico per tutti i disabili intellettivi e relazionali. In particolare, la partecipazione a
competizioni sportive risulta determinante al fine di acquisire maggiore consapevolezza dei propri limiti psicofisici, di qualsiasi grado, nel tentativo di superarli. I benefici derivanti dallo sforzo atletico, insieme ad una complessiva gratificazione personale, determinata dai momenti di integrazione e socializzazione che lo sport offre, rappresentano la sintesi delle attività di ‘Progetto Filippide Marche’.
Come partecipare al ‘Gala dei Sapori’
Se anche voi, come noi, sentite il piacere di conoscere più da vicino questo meraviglioso gruppo di campioni speciali, e di sposare e sostenere il loro progetto, venite il 13 aprile a Grottazzolina, in via Berlinguer, dalle ore 19 in poi.
Precisiamo che la cena è un omaggio dell’azienda, che comunque confida nella vostra generosità e in un’offerta solidale (totalmente libera!) da destinare a questi straordinari atleti: fare beneficenza fa bene al cuore.
Vi aspettiamo quindi per tifare ed incoraggiare le imprese sportive dei ragazzi di ‘Progetto Filippide Marche’, che non vedono l’ora di trascorrere una piacevole serata tutti insieme.
Per info e prenotazioni tel. 0734-631346
Swedlinghaus Srl info@swedlinghaus.it www.swedlinghaus.com