SWEDinMAG 05/2024

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Editoriale di Davide Longo

Non solo business

Cuori contenti e palati soddisfatti, ecco tutti gli ingredienti della ‘ricetta Swedlinghaus’

‘Galà dei sapori’: un successo di gusto e solidarietà

Imbattibile nel fritto ascolano e mamma di 8 figli, ha il sogno di aprire un laboratorio tutto suo

Fabiola Panichi: «Conquisterò Russell Crowe con i cremini!»

Erri Morlacca ci apre le porte di Jester, il birrificio agricolo ispirato a San Francesco d’Assisi A Petritoli c’è il ‘giullare’ della birra

Una vita da emigrante: dalla Calabria al Nord Europa con la passione per i Vichinghi

La Swedlinghaus in Danimarca con Massimo Graziano

‘Galà dei sapori’: un successo di gusto e solidarietà

Cuori contenti e palati soddisfatti, ecco tutti gli ingredienti della ‘ricetta Swedlinghaus’

Società Costume Attualità Lavoro Food 05 / maggio 2024

SOM MA RIO

Editoriale di Davide Longo Non solo business

Imbattibile nel fritto ascolano e mamma di 8 figli, ha il sogno di aprire un laboratorio tutto suo

Fabiola Panichi: «Conquisterò Russell Crowe con i cremini!»

Cuori contenti e palati soddisfatti, ecco tutti gli ingredienti della ‘ricetta Swedlinghaus’ ‘Galà dei sapori’: un successo di gusto e solidarietà

Una vita da emigrante: dalla Calabria al Nord Europa con la passione per i Vichinghi La Swedlinghaus in Danimarca con Massimo Graziano

Erri Morlacca ci apre le porte di Jester, il birrificio agricolo ispirato a San Francesco d’Assisi

Petritoli c’è il ‘giullare’ della birra

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Editoriale di Davide Longo

Non solo business

La solidarietà come mission aziendale

E’ un dovere morale, ma anche un piacere, poter essere d’aiuto alle fasce più deboli: una azienda sana e seria deve pensare, oltre che al business, anche alla mission sociale, perché è una bellissima forma di investimento, di quelle che arricchiscono l’anima.

Guardare solo ‘al proprio orticello’ è sintomo di grettezza ed egoismo e, a parere mio, non contraddistingue una mentalità aperta, tollerante e soprattutto con la piena cognizione di tutte le fragilità che ci circondano: dobbiamo essere consapevoli che siamo parte di un tutto.

La parola ‘consapevolezza’ mi ha sempre colpito, perché implica la curiosità, la voglia di sapere e di prendere coscienza anche di ciò che ci circonda, senza rimanere trincerati dentro la propria area protetta, sicura e confortevole.

E, a proposito di ‘consapevolezza’, il 2 aprile è stata la  Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo (WAAD, World Autism Awareness Day), istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale dell’ONU.

Per questo, con i i miei collaboratori, abbiamo deciso di dedicare il nostro evento primaverile di beneficenza al Progetto Filippide Marche, una associazione che si occupa di ragazzi autistici e li prepara a tagliare il traguardo di gare podistiche, dimostrando che, se si vuole, insieme si può centrare qualsiasi bersaglio.

Credo che sia giusto dare, nel nostro piccolo, un segnale di partecipazione e condivisione di valori semplici e nobili al tempo stesso, come lo stare insieme e tendere la mano a chi ne ha bisogno. Ogni anno cerchiamo un destinatario a cui donare i proventi della nostra cena interamente realizzata nella nostra Swedlinfactory: devo ammettere vedere l’affluenza e l’entusiasmo dei nostri invitati, ci gratifica, ci inorgoglisce e ci fa viaggiare con il pensiero già al prossimo evento. Ed ogni volta che vedo il sorriso di gratitudine sul volto di chi è meno fortunato di noi, mi emoziono e mi convinco sempre più che non dobbiamo abbandonare mai questo positivo percorso intrapreso.

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‘Galà dei sapori’: un successo di gusto e solidarietà

Cuori contenti e palati soddisfatti, ecco tutti gli ingredienti della ‘ricetta Swedlinghaus’

Giovanni Verga scriveva: “Chi ha il cuore contento, sempre canta”

E, sabato 13 aprile, alla cena di beneficenza organizzata da Swedlinghaus, di ‘cuori contenti’ se ne sono visti molti.

E non hanno solo cantato, ma anche gustato, ballato, ascoltato, chiacchierato, condiviso, donato…insomma si sono emozionati a tal punto che, quando hanno lasciato l’evento, hanno ringraziato appassionatamente per la bellissima esperienza e hanno chiesto quando fosse previsto il prossimo appuntamento.

Il ‘Galà dei sapori’, infatti, è stato voluto e pensato per unire l’utile al dilettevole, dove per ‘utile’ si intende qualcosa di buono per la comunità e per ‘dilettevole’ la spontanea voglia di stare bene insieme.

Due semplici gesti ma carichi di significato, di cui occorre farsi promotori per recuperare quella preziosità delle relazioni sociali da cui, a volte, la vita frenetica e la rincorsa del mero interesse personale, ci allontanano.

Ed il fatto che una formula così genuina sia piaciuta tanto, ci conferma anche questa volta che ne sia valsa la pena: riunirsi per curare i dettagli, il menù, gli inviti, l’allestimento, la disposizione dei tavoli, la presentazione, le immagini da proiettare, l’accompagnamento musicale, ecc. sono stati tutti momenti di piacevole confronto a cui è stato dedicato il doveroso spazio nella serrata dinamica aziendale.

Col ricordo ancora freschissimo di quel sabato allora, ripercorriamo tutti gli ingredienti di questa ricetta ben riuscita.

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Solidarietà:

Ogni anno la Swedlinghaus si propone un obiettivo legato alla solidarietà e questa volta ha scelto di rendere protagonista il Progetto Filippide Marche, un gruppo di ragazzi autistici il cui sogno è fare sport insieme e partecipare a tutte le manifestazioni podistiche, sino a completare le maratone di 42 km! La presidente dell’associazione, Cinzia Spataro è una logopedista con la passione per la corsa (infatti è un’ultra-maratoneta che, tra le tante altre gare, ha completato la ‘100km del Passatore’ per ben due volte!); e, mentre dietro di lei, su un grande schermo, venivano proiettati video ed immagini delle loro imprese sportive, ha cercato di spiegare la gioia che si prova a tagliare il traguardo con questi atleti speciali e ha tentato di descrivere quanto amore trasmettano i loro volti felici e madidi di sudore per l’impresa appena svolta. Il pubblico l’ha ascoltata stupìto e commosso ed ha contribuito con generosità alle donazioni in favore dei runners, riponendo in tante buste colorate non solo un sostegno concreto, ma anche scrivendo di proprio pugno dei personali messaggi di incoraggiamento.

Buon cibo:

In un’azienda che produce e distribuisce attrezzature alimentari e che, soprattutto, ha una cucina super attrezzata in cui preparare live cibi freschi, non si può trascurare la qualità del menù.

Lo chef German Scalmazzi ed il maestro pasticcere Andrea Canali, per deliziare i palati dei commensali, hanno scelto dei piatti a base di pesce ed un dolce dai sentori agrumati. Ad affiancarli l’immancabile food-blogger Alma Delia (di #animaincucina) che, quando c’è da aiutare nella Swedlinfactory, non si tira mai indietro.

Largo ai giovani:

Una sala con 60 invitati è l’occasione giusta per mettere alla prova i cuochi e i camerieri del futuro. Ecco perché Swedlinghaus collabora da anni con l’Istituto Alberghiero Carlo Urbani ,dando la possibilità a diversi ragazzi di fare un’esperienza pratica: coordinati dal prof. Piermarini quindi, ben 10 ragazzi e ragazze, tra chi ha servito in tavola e chi si è messo a disposizione degli chef in cucina, si sono potuti misurare realmente con il mondo del lavoro.

Musica:

Ogni festa che si rispetti merita una frizzante animazione e, l’energica voce di Roberta Cutini, accompagnata dal superlativo maestro Lanfranco Navisse, è riuscita a trasformare il salone in pista da ballo dove tutti i presenti, sia i commensali che i ragazzi del Progetto Filippide, si sono scatenati e divertiti insieme.

Tu chiamale se vuoi, emozioni:

Un momento molto suggestivo è stato quello della consegna, da parte dei titolari Davide Longo e Leonello Virgili, delle canotte da gara con stampa-

to il logo Swedlinghaus: «Avremmo piacere che durante le vostre competizioni poteste indossare un ricordo di questa serata e del sostegno della nostra azienda e di coloro che ci sono stasera» le parole commosse di Davide Longo.

La risposta di Cinzia Spataro, che anche nei giorni successivi ha continuato a ringraziare la Swedlinghaus nei canali social della associazione: «Grazie per aver puntato i riflettori su di noi, abbiamo bisogno di sostegno e di passaparola perché lo sport è importante per tutti, a maggior ragione per quei ragazzi con difficoltà, affinché possiamo creare un mondo più inclusivo e tollerante verso tutti coloro che hanno problematiche sia psichiche che di altra natura».

I complimenti sono arrivati anche Mirco Giampieri, assessore alle Politiche Sociali di Fermo, presente all’evento e orgoglioso della sensibilità dimostrata da tutti i partecipanti.

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Nella Foto: da Sinistra German Scalmazzi e Andrea Canali

L’unione fa la forza:

A conclusione di una serata speciale, non possiamo dimenticare di fare dei doverosi ringraziamenti. A tutti gli ospiti della serata: coloro che hanno accettato il nostro invito si sono poi dimostrati davvero generosi nei confronti dell’associazione protagonista dell’evento, comunicando tutto il loro calore a questi piccoli grandi eroi, che ora sanno di avere molti tifosi in più! Agli imprenditori che hanno fatto rete: riempie l’animo di speranza sapere che ci siano altre aziende, sia provenienti dal nostro territorio che da tutta Italia, che vogliono partecipare attivamente ai nostri eventi, contribuendo, con i loro prodotti, a rendere ancor più speciale la serata. Pertanto un sentito grazie va a chi era al nostro fianco, come ‘Piante e Fiori Torresi’ di Fermo per gli eleganti centrotavola di fiori freschi; il Birrificio Jester di Petritoli, Serena Wines 1881e l’Azienda Agricola Bival per aver ‘annaffiato’ i piatti con le loro eccellenze: la stamperia di grafica pubblicitaria Publiplus per le canotte da gara dei nostri maratoneti del cuore!

Se, come noi, volete conoscere più da vicino tutte le attività del Progetto Filippide Marche, andateli a visitare il loro profilo social: https://www.facebook.com/ProgettoFilippideMarche, pagina in cui potete anche trovare in calendario altre attività, quali le camminate inclusive, cioè delle escursioni per visitare dei luoghi suggestivi in compagnia.

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Intervista a cura di Silvia Remoli

Fabiola Panichi: «Conquisterò Russell Crowe con i cremini!»

Imbattibile nel fritto ascolano e mamma di 8 figli, ha il sogno di aprire un laboratorio tutto suo

Sorriso smagliante, energia da vendere, ottimismo a profusione.

Lei è una continua sorpresa per chi sta scrivendo questo articolo, cioè io, che ho due figli e mi sento costantemente sull’orlo dell’esaurimento nervoso; mentre davanti ho una donna che ne ha quattro volte tanto e, ciò nonostante, sprigiona una leggerezza ed una positività senza pari.

Eh sì, perché la protagonista di oggi è mamma di ben 8 figli, ha una passione sfrenata per la cucina e si è distinta lungo tutto lo stivale per il suo fritto irresistibile: dorato, friabile, vario e profumatissimo.

Fabiola Panichi, classe 1970, vive in Ascoli ed è una sorta di Wonder Woman tra i fornelli, instancabile e continuamente alla ricerca di nuove sfide culinarie: non si stanca mai di imparare e di arricchire il suo bagaglio di esperienza, anche e soprattutto nei suoi cavalli di battaglia, tipici del territorio in cui vive.

Infatti a proposito di luoghi, di tradizioni e di specialità, si è appena concluso, nella città picena dalle 100 torri, ‘Fritto Misto’, Festival divenuto ormai di rango internazionale, che nel 2024 ha festeggiato ben 20 anni di successi. Il simpatico sottotitolo di questa edizione è stato ‘Che fritto c’era, maledetta primavera’, con un palese richiamo al ritornello della canzone con cui Loretta Goggi vinse Sanremo nel 1981. Un caso? Non credo proprio.

Perché? Perché chi fa marketing e comunicazione ha fatto centro collegando la città dei fiori al capoluogo di provincia marchigiano: infatti, l’attore neozelandese Russell Crowe, assieme alla sua storica band, è stato ospite della kermesse canora e, in diretta in prima serata, al cospetto dei presentatori Amadeus e Teresa Mannino, ha dichiarato con orgoglio le sue origini ascolane.

Gli avi del ‘Gladiatore’ sembrano essere proprio delle nostre parti ed il giovane e solerte sindaco Marco Fioravanti non ci ha pensato due volte: si è fatto preparare una targa con la cittadinanza onoraria e gliel’ha conferita personalmente a Sanremo accompagnandola ad una porzione fumante della prelibatezza nota in tutto il mondo. Il divo holliwoodiano, preso per la gola, ha apprezzato così tanto ringraziare con la voce di Massimo Decimo Meridio, intimando: «Al mio segnale friggete le olive!».

A seguito di questo fortunato incontro istituzionale e mangereccio, Russell Crowe and The Gentlemen Barbers si esibiranno nella suggestiva Piazza del Popolo di Ascoli l’11 luglio prossimo, concerto al quale la nostra super cuoca Fabiola, grande fan, non mancherà.

E, tenace come è, troverà di certo il modo per raggiungere l’attore che nel 2001 ricevette l’Oscar per il suo ruolo di lottare romano nel Colosseo.

Articolo a cura di Silvia Remoli
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Crowe ha tutta l’aria di essere un buongustaio giramondo, quindi avrà un palato esigente: con cosa lo vorresti conquistare?

Visto che le olive le ha già assaggiate, io gli proporrei una duplice scelta di fritto tra salato e dolce: inizierei con del buon formaggio fritto e concluderei con dei cremini al cioccolato aromatizzati all’anisetta, liquore tipico ascolano.

Wow, così rischi che ti venga a fare la serenata sotto casa!

Magari (sorride), ma sono sicura che un uomo poliedrico, ironico e disponibile come lui, insomma che sta al gioco, non perderà occasione di farsi viziare da tutti quando verrà nella nostra splendida Ascoli Piceno.

A proposito di radici e di terre native, tu sei sempre stata nelle ‘Marche basse’?

Sono nata a San Benedetto del Tronto nel 1970 ed ora vivo da anni in Ascoli, ma sin da bambina la mia famiglia ha dovuto seguire le varie sedi di lavoro di mio padre, finanziere, tra cui diversi anni nel Lazio.

Tornare nella nostra terra nativa, però, mi ha richiamato alla mente tutti i profumi della cucina di quando ero piccola.

E’ così che è sbocciato il tuo amore per la cucina?

In verità sono due le donne che si sono rivelate fondamentali per far uscire fuori da me questa passione.

La prima è stata mia nonna Maria, con la quale già a sei anni facevo le conserve di pomodori, mentre la seconda è mia figlia Chiara, che mi ha regalato un corso di cucina, proprio sui fritti. Applicandomi e studiando sono poi riuscita ad avere attestati e riconoscimenti tali da farmi girare l’italia e collaborare con importanti chef e tenere corsi di cucina, tra i quali anche quelli organizzati dalla Swedlinfactory. Devo dire che è una meravigliosa cucina attrezzata in cui mi sono divertita, e ringrazio di cuore Swedlinghaus per questa esperienza in cui ho dato tanto ma ho ricevuto ancor di più, crescendo davvero molto dal punti

di vista sia professionale che umano.

Devo aggiungere anche che, avendo 8 figli, la cucina è stato sempre uno degli ambienti che ho dovuto frequentare di più per necessità, ma non ne ho mai sentito il peso, anzi, la voglia di preparare sempre cibi nuovi è diventata un constante desiderio.

Scusa, domanda di certo banale ma spontanea: ma come fai con 8 figli?

Eh, pensa che da piccola dicevo di volerne addirittura 11!

In realtà non so come farei senza: loro sono i miei primi estimatori, e diciamo che li ho usati come cavie, come assaggiatori.

E sono anche esigenti: infatti abbiamo stabilito una regola per cui, in cambio del loro obiettivo responso, io devo sperimentare qualcosa di nuovo durante quelle che definiamo le feste comandate. Ad esempio ad ogni carnevale cerco di cambiare il ripieno dei ravioli fritti: tra gli ultimi realizzati ce n’è uno con crema di latte e pistacchio e un’altro che richiama lo strudel, fatto con mele spadellate al rum, cannella, pinoli, e letto di crema. Mentre all’ultimo Natale ho sfornato un panettone al pistacchio e lamponi.

Allora presentaci questi giudici implacabili, dal più grande al più piccolo, dando a ciascuno di loro il primo aggettivo che ti viene in mente per identificarli:

Chiara, ha 32 anni ed è la creativa; Daniele, 30, è il premuroso; Luca 29 è il sereno; Paolo, 27, è l’ambizioso; Marco, 22, è il pignolo; Benedetta, 20, è l’igienista, Emanuele, 16, è il coccolone, mentre l’ultimo, Francesco, di 10 anni, è il vulcanico.

Cosa ti piace cucinare oltre i fritti?

Sono una appassionata dei grandi lievitati, sia dolci che salati, quali panettoni, colombe, focacce, pane, ecc.: per questo ho grande cura del lievito madre che rinfresco amorevolmente, tanto che a casa lo hanno definito il mio nono figlio!

Mi piacciono le fragranze che si sprigionano durante il lungo procedimento, cosa che mi ha insegnato ad avere tanta pazienza.

Infatti, in questa vita così frenetica credo che non diamo il giusto valore all’attesa, considerandola quasi una nemica; invece dovremmo pensare che tutto ciò che richiede tempo ci allena ad essere più tolleranti, a riflettere ed a sviluppare la nostra fantasia sfruttando produttivamente e serenamente quel lungo intervallo che va dalla preparazione alla sfornata finale.

Visto che a quanto pare, sei una donna instancabile che non si pone limiti, hai ancora un sogno da realizzare?

Sì, avere un laboratorio tutto mio.

In bocca al lupo di cuore!

Ah, dimenticavo, nel frattempo, continueremo a seguirti sulla tua pagina instagram: https://www.instagram.com/delizie_da_faby/

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Nella Foto: da Sinistra Russell Crowe e il SIndaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti

La Swedlinghaus in Danimarca

con Massimo Graziano

Una vita da emigrante: dalla Calabria al Nord Europa con la passione per i Vichinghi

La sua è una famiglia del sud, molto numerosa e unita a filo doppio, che ha fatto sempre ogni passo all’unisono: l’acquisto di una casa per tutti, l’avviamento di un’attività commerciale comune, vari trasferimenti di gruppo risalendo lo stivale, ecc.

Staccarsi da un nucleo così indissolubile, un blocco così solido, non è stato facile, ma il coraggio e l’ambizione gli hanno dato l’input per tentare di realizzarsi da solo.

Se è pur vero che “chi non risica non rosica”, di certo il suo è stato un percorso audace ed in salita, che ci facciamo raccontare direttamente da lui: Massimo Graziano, classe 1985.

Le radici

Nelle mie vene scorre sangue calabrese doc, sono nato in una cittadina in provincia di Cosenza di poco più di 7000 abitanti, Cariati (piccolo borgo

medievale affacciato sulla costa ionica): meraviglioso paesaggisticamente ma che, per chi ha voglia di fare, non offriva grandi sbocchi.

Il viaggio verso il nord Italia

Papà Giuseppe era muratore e mamma Anna assistente nelle case di cura; nonostante le tante ore di lavoro ed i sacrifici che fecero per acquistare una grande casa in Calabria, non intravedevano un futuro promettente per i loro 5 figli. Per questo, nel 1991, quando avevo 6 anni, hanno deciso di trasferirsi a Modena. Hanno dato la possibilità a me e ai miei fratelli di scegliere se proseguire gli studi dopo le superiori oppure no. Abbiamo preferito la seconda opzione e ci siamo buttati nelle attività commerciali gestendo diversi bar, tra cui uno di fronte alla facoltà di Economia e Commercio.

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Intervista a cura di Silvia Remoli Nella Foto: Massimo Graziano

‘Mollo tutto, scappo in Germania!’

Pur essendo titolare di una fiorente attività, non mi sentivo pienamente padrone della mia vita, con la percezione di non avere ancora espresso a pieno la mia indole intraprendente ed ambiziosa. Nel 2012 quindi, gonfio i polmoni con un bel respiro profondo e comunico all’intera famiglia che me ne voglio andare all’estero. Diciamo che non ci rimasero proprio benissimo, però, coerenti con l’amore che mi hanno sempre dimostrato, alla fine mi hanno rispettato accettando la mia decisione.

Dissi che la mia prima destinazione sarebbe stata la Germania, che conoscevo per via del fatto che ho diversi cugini cresciuti lì: provengo infatti da una famiglia di emigranti, con una bisnonna nata nel 1908 in Brasile ed una nonna in Germania dal 1964, quindi siamo un po’ tutti sparsi ed abituati a drastici spostamenti.

Ma poi, quella strana curiosità per i Vichinghi…

Poco prima di creare il mio spazio nel mercato tedesco, però, faccio un viaggio in Danimarca. Mi è bastato un weekend per restarne affascinato.

Inoltre da tempo mi attraeva la storia dei Vichinghi, popolo forte, fatto di combattenti e di navigatori, che partirono proprio dalle terre danesi alla conquista delle fredde regioni del nord. Fin da ragazzo affascinato dalle loro imprese, mi è sembrato quasi di ripercorrere le loro orme, metaforicamente si intende!

Quindi, assecondando l’istinto, ho deciso di cambiare rotta e virare verso Copenaghen. Grazie a degli amici che già erano nel settore, mi inserisco nel ramo della distribuzione alimentare, promuovendo prodotti d’eccellenza italiana come, tra gli altri, il caffè, il parmigiano, il cioccolato di modica, l’olio, l’aceto biodinamico, ecc. ed inizio a

ritagliare il mio spazio nel mercato.

Distributore Swedlinghaus grazie ad un ‘gancio’…

Dal mondo del food in senso stretto poi mi sono voluto espandere ai macchinari, anche dietro impulso di un mio cliente, Achille Melis, chef sardo che, tra gli altri, ha ottenuto il riconoscimento del Gambero Rosso “Top Italian Restaurant” per il suo ‘San Giorgio’ a Copenaghen.

Ma non ce l’avrei mai fatta senza la complicità di Pietro Catalano, già rivenditore Swedlinghaus, che mi insegnò molto sulle affettatrici, dandomi delle dritte e facendomi da vero e proprio mèntore, un po’ come il suggeritore che si mette dietro le quinte del teatro, e mi incoraggiò in quei primi momenti in cui cercavo di acquisire esperienza nel nuovo campo delle attrezzature alimentari.

Almany by Fischer

La mia attuale società porta il nome originario di quando iniziai (Almani) con l’aggiunta del cognome del socio danese (Fischer), indispensabile nel gestire i rapporti e le eventuali criticità tipiche di un lavoro aleatorio come il nostro.

Grazie a questo sodalizio sono molto più sereno di quando iniziai e posso finalmente dedicarmi un po di più a quelle sani passioni che ho sempre nutrito per lo sport e per i viaggi. Gioco a calcetto e a padel con gli amici in Danimarca, pratico lo sci nella stagione invernale e con orgoglio prediligo le splendide vette del nostro Trentino, mentre durante l’anno, cerco di visitare le capitali europee: tra le ultime viste c’è Lisbona, che mi ha colpito molto.

Prometto però che, quando passerò per il centro Italia, verrò a trovarvi nelle Marche, regione che, so per certo, vale la pena conoscere meglio!

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Nella Foto: Strøget, Copenhagen Municipality, Denmark

A Petritoli c’è il ‘giullare’ della birra

Erri Morlacca ci apre le porte di Jester, il birrificio agricolo ispirato a San Francesco d’Assisi

Intervista a cura di Silvia Remoli

Che le colline Marchigiane siano una gioia per la vista non dovremmo essere noi a dirlo, perché saremmo troppo di parte.

Vero è che, tra i borghi più belli d’Italia, ce ne è uno dall’inconfondibile ingresso con tre archi a sesto acuto, affacciato sul Monte Vettore, e che viene definito ‘La perla della Valdaso, giardino delle Marche’: Petritoli.

Qui è nato Erri Morlacca, che l’ha scelto anche come sede della sua amata attività: il Birrificio Agricolo Jester, sorto nel 2014 sui terreni di famiglia.

Come mai il nome Jester?

In inglese significa giullare, e San Francesco d’Assisi veniva definito ‘il giullare di Dio’: da qui il collegamento, in quanto è un personaggio dal quale sono sempre stato affascinato, sia dal punto di vista religioso che umano. Infatti direi che per me

rappresenta un filosofo ancor prima che un santo, uno che ci ha insegnato come vivere in libertà, fuori dagli schemi, lontani dai preconcetti e, soprattutto, nutrendo un grande rispetto verso la natura.

Ora capisco anche le etichette di alcune delle tue birre.

Sì, ad esempio una si chiama ‘Francisco’, una bionda rinfrescante, stile White Ipa, che ha vinto svariati premi; un’altra è ‘Lunaria’, una doppio malto più corposa e speziata, stile Red Ipa, il cui nome viene da luna rossa e richiama l’espressione ‘fratello sole, sorella luna’.

Ma ho anche dedicato una birra ai miei genitori: la ‘Giuita’, che sarebbe la contrazione di Giuseppe ed Italia. E’ stato un gesto spontaneo ed al contempo dovuto, perché è grazie a loro se ho potuto realizzare questa attività.

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Ce ne sono altre poi dai gusti molto particolari…

Sì, oltre alle birre più classiche, che ripercorrono un po’ le orme delle antenate europee, mi piace crearne di nuove, sperimentando profumi e odori legati alle nostre terre ed alle nostre tradizioni. Ecco perché nel tempo ho aggiunto birre aromatizzate al naturale, cercando di rispettare l’equilibrio tra i vari ingredienti.

Tra queste troviamo ‘Lavandula’ che, come si può intuire, è ottenuta con malto d’orzo arricchita con fiori di lavanda; la ‘Ailanto’ ha un gusto morbido e avvolgente grazie allo zucchero candito ed al miele di Ailanto, appunto; la ‘Claroma’ è un’ambrata con una importante presenza di succo di melograno del territorio; la ‘Catuai’ invece è una birra scura con note tostate e di cioccolato fondente con l’infusione del Caffè Catuai.

Come è nata la passione per la birra?

Inizialmente da semplice consumatore: da ragazzo avevo la curiosità di produrne un po’ solo per me, senza tante ambizioni e, insieme ad un mio amico che studiava biologia e che aveva approfondito il comportamento dei lieviti, ho intrapreso i primi tentativi casalinghi. Poi, lavorando in un frantoio, vedendo da vicino la meraviglia di quella filiera di produzione, ho immaginato le similitudini che poteva avere con il processo per realizzare la birra e, in un’ottica più commerciale, mettendo malti e luppoli al posto delle olive, ho voluto pensare un po’ più in grande. Ho realizzato subito però che, le prove caserecce, da sole, non potevano portarmi lontano e che dovevo affiancare alla pratica anche la teoria: così mi sono rimesso a studiare, iscrivendomi all’Università di Perugia dove sorge il Centro di ricerca per l’eccellenza della birra (CERB), con annesso laboratorio. Frequentando quel corso ho potuto imparare le proprietà chimiche, fisiche e sensoriali della birra e le varie tecniche.

E l’amore per le mele dei Monti Sibillini?

Viviamo in luoghi meravigliosi, la cui terra produce naturalmente dei frutti che sono dei veri gioielli. Tra questi ci sono le mele rosa dei Monti Sibillini, che hanno un profumo unico al mondo. Ne sono sempre stato un goloso estimatore e quindi ho acquistato un terreno nel comune di Rotella, presidio Slow Food, dove sono riuscito a coronare questo mio ulteriore sogno: 2500 piante su due ettari e mezzo, per una raccolta che avviene in maniera del tutto naturale. La coltivazione è interamente priva di trattamenti, cosa che da un lato è rischiosa, è ovvio, perché si è in totale balìa degli andamenti climatici, ma dall’altro rispetta la crescita genuina ed incontaminata che merita l’antica varietà della mela rosa dei Sibillini. Grazie a queste mele produco anche la ‘Sidrosa’, che è un sidro secco frizzante, e l’aceto di mele ‘Rosaceto’.

Il tuo rispetto per la natura ti ha portato anche a creare uno spazio conviviale all’interno del birrificio stesso…

Sì, ho sempre collegato la birra ad un momento di condivisione, di socialità. Per questo ho voluto

creare un beer-garden dove organizzo spesso eventi di musica e cibo, con prodotti a km zero provenienti da altre aziende locali e, su richiesta, si può affittare sia lo spazio che le attrezzature per cucinare, ad esempio per festeggiare un’occasione particolare facendo un barbecue e bevendo birra. Di posto ce n’è per tutti, l’importante è stare bene insieme e godersi le bellezze che ci circondano: al tramonto, specialmente, il panorama offre dei colori e dei contorni montani da togliere il fiato, come il profilo del Monte Vettore.

E’ per cogliere al meglio queste bellezze che sei anche guida cicloturistica?

Esatto, il contatto con la natura fa parte integrante di me, oltre che della mia vita lavorativa. Mi piace portare più gente possibile ad apprezzare i nostro luoghi.

Sono direttore sportivo della Asd ‘43° Outcycling’, con la quale teniamo corsi nelle scuole per spiegare come essere sicuri in bici con prove teoriche e pratiche, sui segnali stradali, sulle attrezzature necessarie e sull’abbigliamento adatto, ed in generale sul comportamento del bravo ciclista; inoltre collaboriamo con Tu.Ris.Marche organizzando uscite di gruppo in e-bike.

Allora non resta che augurarti di fare dei divertenti tour in bici, peccato non si possa bere birra nelle pause!

Beh, veramente ho pensato anche a questo e ti dico che in realtà si potrebbe bere birra anche in quelle occasioni: basta solo scegliere la nostra analcolica ‘J.Zero’!

Pagina web e Contatti social: https://www.birrificiojester.it/ https://www.instagram.com/jesterbirrificioagricolo/

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Swedlinghaus Srl

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