Editoriale di Davide Longo
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L’importanza della collaborazione tra aziende
Nuove sinergie che prediligono il Made in Italy
Si è tolta la toga per amore della ditta di famiglia, rivenditrice Swedlinghaus da due generazioni.
Le strategie di intesa aumentano il volume di commercializzazione ma richiedono fiducia, trasparenza e preparazione Valentina Valente: da avvocatessa a imprenditrice
Venditore poliedrico sin da ragazzino, valido commerciale da oltre 20 anni La Swedlinghaus in Campania: Maurizio Gioia
Tra i fiori all’occhiello di Swedlinfactory, il giovane creativo realizza il sogno del nonno e si lascia ispirare dai viaggi
La pasticceria contemporanea di Andrea Canali

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Nuove sinergie che prediligono il Made in Italy
Le strategie di intesa aumentano il volume di commercializzazione ma richiedono fiducia, trasparenza e preparazione
SOM MA RIO
Editoriale di Davide Longo L’importanza
Le strategie di intesa aumentano il
fiducia, trasparenza e preparazione Nuove

Si è tolta la toga per amore della ditta di famiglia, rivenditrice Swedlinghaus da due generazioni. Valentina Valente: da avvocatessa a imprenditrice 04
Tra i fiori all’occhiello di Swedlinfactory, il giovane creativo realizza il sogno del nonno e si lascia ispirare dai viaggi
La
Venditore

Editoriale di Davide Longo
L’importanza della collaborazione tra aziende
‘L’unione fa la forza’? Sì, se si mantengono i medesimi valori e gli standard di produzione
Non è sempre facile contemperare quantità e qualità.
Nello specifico, l’obiettivo di una azienda ambiziosa è ovviamente crescere, e quindi per noi questo coincide con la volontà di confermarsi nelle zone di mercato già conquistate, ma anche nell’aspirazione di affermarsi in nuovi territori. Come si fa? Attaccando su più fronti allo tesso tempo: innanzitutto cercando di aumentare la gamma di prodotti offerti, mantenendo lo standard di qualità e rimanendo competitivi sul prezzo di vendita.
Questo gioco di equilibrio tra aumento di volume e mantenimento di livello, quantità e qualità appunto, comporta una ricerca oculata di aziende collaboratrici serie, che costruiscano macchinari solidi, dalla meccanica affidabile. Successivamente implica la formazione del personale interno sull’uso e sulla manutenzione di ogni singolo articolo. E, visto che ormai trattiamo un centinaio di articoli, il lavoro che c’è dietro ad ogni forma di ‘gemellaggio’ ha iniziato ad assumere una mole notevole.
Ma per me ne vale la pena, perché la commercia-
lizzazione di ulteriori prodotti ci porta ad essere più appetibili nei confronti dei buyers esteri. Ecco perché recentemente abbiamo compiuto la joint venture con una piccola azienda romagnola che realizza tritacarne, grattugie ed abbinati quali macina-caffè o macina-pepe, proprio perché questo tipo di articoli sono fondamentali per entrare in maniera più agevole nel mercato del Medio Oriente e del Nord Africa.
I suoi prodotti, collegati a segaossa, affettatrici e macchine per sottovuoto, ci portano ad essere super-competitivi e a divenire un partner di riferimento completo per i nostri distributori. Io sono certo che questa scelta collaborativa porterà dei vantaggi a ciascuna realtà societaria, e da questa primissima convivenza spero possa prospettarsi, un domani, una situazione ancora più importante. Sarà solo il tempo in grado di darcene risposta.

Valentina Valente: da avvocatessa a imprenditrice
Si è tolta la toga per amore della ditta di famiglia, rivenditrice Swedlinghaus da due generazioni. Conosciamo insieme questa pugliese sui generis.
E’ sempre stimolante incontrare persone non convenzionali e, perché no, anche un po’ rivoluzionarie. Valentina, nata a Taranto 53 anni fa, è apparsa come una donna piena di sfaccettature e, a suo modo, anche un po’ controcorrente. Infatti pur vivendo nella terra baciata dal sole e bagnata dal mare, predilige la montagna; il suo hobby preferito è creare filati di maglia con i ferri, per disintossicarsi dall’eccesso di tecnologia dei tempi moderni. E, soprattutto, ha dato una netta sterzata alla sua carriera di avvocatessa per condurre, assieme al fratello Francesco, l’azienda di famiglia.
La vostra “Fratelli Valente srl”, a Sammichele di Bari, si occupa di arredamenti prevalentemente per esercizi commerciali, ma tutto iniziò con vostro padre Tommaso, giusto? Sì, papà, che ora ha 82 anni, gettò le fondamenta dell’azienda ben 60 anni fa, nel 1964, quando avviò la ‘Armemo’, che vendeva solo ed esclusivamente attrezzature. Poi, nel tempo, si è evoluta ed ha iniziato a trasformarsi in una vera e propria fabbrica di mobili per le attività, anche se oggi ci stiamo ulteriormente estendendo per accontentare anche le esigenze dei privati. Con la creazione del secondo grande capannone, nel 2001 il
nome cambiò in ‘Valente’ e nel 2011 siamo rimasti io e mio fratello Francesco, di 9 anni più piccolo. In realtà abbiamo anche un’altra sorella, che però vive a Dublino e lavora per il ministero degli esteri.
Come vi siete organizzati tu e Francesco?
Siamo complementari, io sbrigo le pratiche in ufficio e curo tutta la parte amministrativa degli ordini e delle forniture, mentre lui segue la progettazione, si interfaccia con ingegneri, falegnami e montatori.

Come è il vostro rapporto coi clienti?
Occupandoci di arredi in legno e attrezzature, sia in tema food che non, puntiamo molto sull’ascolto del cliente: deve sentirsi a suo agio, perché nell’ambiente che andiamo a creargli deve trascorrere tanto tempo, pertanto deve rispecchiarne la sua identità. Ovviamente siamo sempre pronti a consigliarlo verso le soluzioni più pratiche e funzionali per completare gli arredi con i giusti strumenti, in modo da agevolarlo nella sua produttività.
E da qui anche la rivendita delle attrezzature Swedlinghaus…
Sì, certamente, un prodotto con il quale ci troviamo benissimo e che vendiamo con facilità per la sua resa e la sua affidabilità. Con Davide collaboriamo agevolmente ed abbiamo una storia simile, di un’azienda tramandata dal padre ai figli.
Vero, ma visto che Davide non ha sorelle, mi viene da chiederti : tu come ti sei trovata in questo mondo prevalentemente maschile?
Visto che si parla tanto di sessismo, hai vissuto sulla tua pelle qualche pregiudizio?
Non amo fare la vittima, ma credo che vada detta la verità al fine di incentivare il cambiamento nelle generazioni future, in cui peraltro io ho piena fiducia. I giovani di oggi sono aperti, tolleranti, non rigidi. Io invece ammetto di aver subìto l’apposizione di qualche etichetta. Innanzitutto nessuno si aspettava che, con una laurea in legge, decidessi di mollare tutto e di unirmi a mio fratello nella conduzione del mobilificio. Probabilmente dall’esterno sono stata vista come una che vuole entrare a gamba tesa e pretendere di dire la sua. Invece in realtà ho sempre amato l’idea di poter gestire questa azienda e ho iniziato piano piano, in sordina, prima lavorandoci mezza giornata e poi, una volta capiti certi meccanismi, a prendere le redini dell’apparato amministrativo.
Quindi parliamo di un mondo non solo maschile ma anche maschilista?
Credo che il maschilismo faccia parte di un retaggio retrogrado e ignorante di cui ancora respiriamo gli strascichi. Non sai quanto spesso vedono me in ufficio e non credono io sia una amministratrice, mi scambiano per la segretaria, senza nulla togliere ad un lavoro così dignitoso e cruciale, ci mancherebbe. Ma è solo per sottolineare che molte volte è capitato che mi abbiano chiesto espressamente se la denominazione ‘Fratelli Valente’ si riferisse a due fratelli maschi. E in più occasioni preferivano chiedere a mio fratello piuttosto che a me, anche per faccende di mia competenza.
E tu?
Io ho risposto con i fatti, e cioè dimostrando che amo il mio lavoro e che una figura femminile può dare un valido contributo in questo mondo di uomini: credo che, in generale, siamo dotate di una naturale capacità di attendere, di ascoltare, di mediare, di interloquire non perdendo le staffe. Cerchiamo vie meno ‘sanguigne’ per smaltire lo stress.

Cioè prima pazientiamo e poi per sbollire ci rifugiamo in qualcosa che ci piace?
Esattamente.
E tu per smaltire lo stress quale via hai scelto?
Ah, io innanzitutto vado in palestra tre volte a settimana, che come valvola di sfogo non mi sembra affatto male.
Poi, per disintossicarmi da pc, tablet e telefonini, ai quali non potrei sottrarmi durante il lavoro, mi piace rilassarmi e recuperare lavori antichi come fare la maglia ai ferri. Credo che dovremmo tutti un po’ recuperare la manualità e la socialità reale, di quella virtuale ce n’è anche troppa: un’altra cosa semplice che adoro fare è trascorrere i sabati sera a cucinare per gli amici, ad esempio.
Ovviamente, lavoro e tempo permettendo, appena ne ho la possibilità, mi ricongiungo coi miei due figli, Riccardo ed Edoardo, che studiano entrambi lontano da casa.
Infine amo viaggiare e prediligo i posti freddi: le mie mete preferite sono i paesini inesplorati, le Dolomiti di San Candido e la Scozia, ma non vedo l’ora di visitare l'affascinante Penisola Scandinava. In sostanza sono una mancata montanara!
E tra tutte queste mete, un posto per le nostre Marche ti rimane?
Amo le Marche! Pensa che io e mio marito abbiamo scelto proprio la suggestiva riviera del Conero per festeggiare il nostro 25° anniversario di matrimonio! Avete dei posti unici con panorami e cibo straordinari!
Bene, allora ci auguriamo che torniate presto da queste parti e passiate a trovarci, per mostrarvi ancora qualche altro scorcio della nostra amata regione.
Nuove sinergie che prediligono il Made in Italy
Le strategie di intesa aumentano il volume di commercializzazione ma richiedono fiducia, trasparenza e, soprattutto, preparazione
Come già anticipato nell’editoriale in apertura di questo magazine, per aumentare il numero di articoli in catalogo, oltre ad incrementare la produzione propria, ci si può affidare ad aziende ‘colleghe’ , ma non strettamente concorrenti, ossia, per meglio dire, complementari. Esistono infatti prodotti che, per loro natura, andrebbero a completare l’offerta della nostra già ampia gamma, portando così al cliente una ricchezza di gamma e una varietà di prezzo, tali da soddisfarlo a 360 gradi.
Ma, laddove ci si avvale di una partnership esterna, bisogna in primis valutare la qualità, in modo da non scendere sotto il livello medio che si è sinora raggiunto.
La scelta, per questi e per altri svariati motivi, è ricaduta su una azienda romagnola, con sede a Rimini, produttrice di macchine alimentari per la ristorazione. E’ stata fondata nel 1959, ed è a conduzione familiare: un modus operandi noto alla Swedlinghaus, basato sulla conoscenza artigiana tramandata di padre in figlio e sull’affinarsi delle
tecnologie di generazione in generazione. Realizza dei macchinari funzionali, potenti, solidi ed affidabili che andrebbero a completare un ventaglio di per sé consistente: stiamo parlando di attrezzature professionali per il trattamento della carne e non solo, come tritacarne, grattugie e abbinati quali macina-caffè e macina-pepe.
‘Innovazione industriale, passione artigianale’ Questo motto che contraddistingue l’azienda è un binomio che sentiamo anche nostro, perché accanto ad una tecnologia valida occorre sempre abbinare quel capitale umano fatto di manualità ed esperienza, caratteristiche che solo un artigiano ostinato e paziente può avere. Inoltre, quando la macchina è frutto del lavoro delle proprie mani, si ha anche la tranquillità che l’assistenza sia sempre presente, rapida e risolutiva, perché viene garantita come un servizio fondamentale: un po’ come avere l’officina della propria auto sempre pronta in caso di emergenza, è rassicurante e crea una sensazione di totale affidamento.
Un tritacarne inossidabile, praticamente eterno L’acciaio inox è garanzia di durevolezza ma anche di praticità e di igiene, prerogative imprescindibili per le attività culinarie sia di grande che di piccola distribuzione. Stabilità e sicurezza non sono da meno. Sono questi i parametri di cui gli addetti ai lavori devono accertarsi per convincere i rivenditori a dare fiducia alle attrezzature. Inoltre, ad oggi, con il proliferare delle più svariate esigenze alimentari, il tritacarne, a dispetto del nome, non riduce in poltiglia solo la carne, ma lavora anche il pesce, le verdure e gli ortaggi, tra cui i legumi (pensiamo agli hamburger di pesce o alle polpette vegane, ad esempio). Si sta accrescendo anche l’uso di spezie, un po’ per ridurre l’apporto di sale e sostituirlo con altri aromi ed un po’ per via della cucina fusion, contaminata dalle influenze intercontinentali, esotiche ed orientali: ecco quindi che nelle grattugie, nei macina-pepe e nei macina-caffè si andrà a cercare la migliore performance del gruppo lame.
Lo scrupoloso processo di controllo qualità Un macchinario finito ha una lunga e complessa storia alle spalle: la sua perfezione si conquista pezzo dopo pezzo, passo dopo passo, lungo
l’intero iter di produzione, dalla scelta della lega iniziale sino al suo finale imballaggio. In ogni singola fase si deve mantenere alta la soglia di attenzione e garantire il più scrupoloso controllo qualità: dalla creazione delle componenti, al loro assemblaggio, alla verifica del perfetto funzionamento, sino alla protezione del blocco prima di essere recapitato al destinatario. Ogni dettaglio è importante e la maestria di questa azienda, con cui Swedlinghaus ha creato una nuova joint venture, risiede proprio nel mantenere la passione della piccola bottega artigiana anche in produzioni di larga scala.
La professionalità del ‘Made in Italy’ in giro per il mondo
La qualità dei succitati prodotti non è passata inosservata agli esperti del settore, che hanno avuto modo di toccarla con mano sia in sede che nei vari eventi fieristici. Ecco quindi che non si è fatto attendere l’apprezzamento oltre i confini della penisola e la la conseguente esigenza di appoggi fisici esteri, con uffici rappresentativi sia a Dubai ed Abu Dhabi. Non potevamo quindi farci sfuggire la preziosa opportunità di legare al nostro nome anche questa eccellenza tutta italiana.

Intervista a cura di Silvia Remoli
La pasticceria contemporanea di Andrea Canali

Tra i fiori all’occhiello di Swedlinfactory, il giovane creativo realizza il sogno del nonno e si lascia ispirare dai viaggi
Nato a Macerata il 29 Agosto del 1997, sin da bambino aveva le idee chiare sul suo futuro. In un’intervista a tre (io, Andrea ed il suo sinuoso Scotty, uno Scottish Fold dal pelo grigio perla, che, da vanitoso felino, voleva essere il protagonista della chiacchierata) ci ha raccontato il cammino intrapreso fin qui, ma anche le strade che vorrebbe ancora percorrere.
Quando hai capito che volevi diventare pasticcere?
Praticamente da piccolissimo, già dalle prime volte in cui mettevo piede in cucina sentivo il richiamo di questa professione. Ed è stato grazie a mio nonno Giordano che non ho mai mollato questo sogno. Mi dispiace solo che sia scomparso prima di vedermi in divisa a creare torte, mignon, macarons e molto altro: quanto desidererei fargli assaggiare qualcosa e sapere cosa ne pensa…
Ti manca?
Molto, è scomparso a 69 anni, ma mi ha lasciato dei bellissimi ricordi di noi due che vedevamo insieme le puntate della trasmissione tv ‘La prova del cuoco’ e poi riproducevamo le ricette.
Però l’ho sentito sempre vicino. Per questo ho perseverato nella mia idea e mi sono iscritto all’istituto alberghiero di Sant’Elpidio a Mare, dove ho studiato enogastronomia e successivamente ho frequentato l’Accademia di Tuscania, ossia il campus Etoile Academy, e successivamente lo stage con il grande maestro Roberto Cantolacqua a Tolentino.
Quale è la tua specialità nel campo dei dolci?
Mi diverte la pasticceria contemporanea, creare torte fantasiose, ma anche dessert monoporzioni, la lavorazione del cioccolato, ecc. insomma tutta la pasticceria moderna in ogni sua forma colore; e poi mi piace perfezionare e personalizzare con vari decori, dalla glassa a specchio alla scrittura artistica.
E’ grazie a queste tue competenze che organizzi i corsi a Swedlinfactory?
Guarda, non ci crederai ma tenere i corsi in Swedlinfactory diverte tanto i miei ‘alunni’ quanto me, e mi impartisce molte lezioni inaspettate: il contatto con la gente, il confronto, la condivisione, le idee, ecc. credo siano tutti valori aggiunti che mi facciano crescere molto. Sono uno che, anche quando sta ‘dietro la cattedra’, ama l’interscambio paritario con gli altri. Ricevo cosi tanti stimoli che ho già pronto il titolo per il corso successivo, ma non spoilero, lo troverete presto sul sito Swedlinfactory.
Come nasce la creazione di un tuo dolce?
Sono un eterno curioso, mi guardo intorno, mi lascio contaminare da mille input, cerco di trasformare ogni emozione in creazione pasticciera, ed amo sperimentare. Molti dei miei dolci nascono al ritorno dai viaggi.
Tipo?
Giusto per citarne una, c’è la Torta ‘Maya’, realizzata appena rientrato dal Messico: ho cercato di riprodurre sia i colori, con il giallo carico del sole e la luce dell’oro, che i sapori.
Deduco che i viaggi siano una valida fonte di ricarica
Sì, ho dei ritmi di lavoro molto serrati, visto che, oltre ai corsi che tengo e seguo in giro, lavoro nella pasticceria di Trodica di Morrovalle; però cerco di ritagliarmi del tempo per un viaggio all’anno, possibilmente intercontinentale, con la mia ragazza, che è la compagna ideale per andare all’avventura, con lo zaino in spalla, esplorare, conoscere posti nuovi e ritornare a casa con l’animo molto più ricco.
Ma se i viaggi ti hanno sempre ispirato creazioni di successo, come hai fatto durante il periodo della pandemia, quando non si poteva mettere il naso fuori di casa?

Eh, in quel caso ho dovuto dare una chiave di lettura diversa a quello stop forzato: ‘di necessità virtù’, si dice. Innanzitutto ne ho approfittato per studiare e poi ho cercato di interpretare tutte le emozioni che stavamo provando, non solo di rabbia e di impotenza, ma anche di speranza, per poi creare una torta ricca di ottimismo: l’ho chiamata torta ‘Rinascita’ proprio per segnare la fine di quel brutto periodo, e tra i suoi ingredienti ci sono il caramello salato, la nocciola ed il cioccolato al latte.
Ho già l’acquolina in bocca, ma, prima di chiederti di farcela assaggiare, ti pongo un’ultima domanda. Quale è il tuo sogno nel cassetto? In primis voglio continuare ad aggiornarmi. Poi vorrei diventare un grande divulgatore nel settore della pasticceria: mi piace comunicare e poter aiutare tutti a creare dolci per qualsiasi esigenza, non solo artistici ma anche alternativi, e vorrei ribadire l’importanza della formazione continua, nel ciclo ininterrotto di condivisione di idee e passioni. Nella vita e quindi anche nel lavoro ci si sente vivi solo provando, e perché no, rischiando, cercando di non perdere mai l’entusiasmo di fare ciò in cui si crede.
Grazie Andrea e… al prossimo corso!
Per info sugli appuntamenti di Andrea Canali su Swedlinfactory, consultare il sito www.swedlinfactory.it
La Swedlinghaus in Campania: Maurizio Gioia
Venditore poliedrico sin da ragazzino, valido commerciale da oltre 20 anni: ora anche nonno sprint, con la passione per le uscite in barca a vela
I latini dicevano ‘in nomen omen’. Qui sarebbe da dire ‘in cognomen omen’
Sì, perché, lo spirito gioioso di Maurizio, non trapela solo dal sorriso, dal tono squillante della voce e dalla energia che sprigiona. Ma viene anche confermato dai suoi racconti, da come è cresciuto, da quanto si sia dato da fare sin da piccolissimo, e di come ora si goda i suoi successi: cioè continuando ad amare il suo lavoro, ma sfruttando al massimo i ritagli di tempo libero, alternando il relax tra famiglia e mare aperto.
Ma iniziamo dal principio.
Maurizio Gioia è nato 64 anni fa a Catania e ad undici anni si è trasferito, per via del lavoro del padre, direttore di istituto penitenziario, in Campania, precisamente ad Acerra. Ed è in questa splendida regione che batte il territorio in lungo e in largo, intrecciando sempre più fitte relazioni commerciali con i vari rivenditori nel settore Ho.re.ca, per conto di Swedlinghaus.

Ti senti più siciliano o più campano?
Mi sento un perfetto mix di questi due splendidi territori. Catania è una città meravigliosa, barocca, piena di vita (pensiamo ai noti festeggiamenti della patrona Sant’Agata e ci catapultiamo con il pensiero in una delle più antiche tradizioni della penisola). Qui ad Acerra invece sono cresciuto e poi ci ho insediato la mia famiglia, quindi non posso che amarla ogni giorno di più. Siamo arrivati quando io e i miei fratelli eravamo piccoli, per via degli incarichi di mio padre, direttore carcerario, che ebbe una parentesi lavorativa anche a Nisida dove si trova l’istituto penale minorile di Napoli (dicono che questo posto abbia ispirato la serie tv di successo ‘Mare Fuori’). Si tratta di una piccola isola appartenente all’arcipelago delle Flegree, nel territorio amministrativo di Bagnoli, ed è la protagonista di una canzone di Edoardo Bennato, a cui da il titolo, che recita “Venite tutti a Nisida, Nisida è un’isola e nessuno lo sa!”.
Quindi in sostanza ti senti un perfetto cittadino del Regno delle Due Sicilie…
Esatto, queste terre ti lasciano ricordi ed esperienze indelebili, con le loro bellezze inimitabili, ma anche con le loro criticità. Qui se non ti ingegni, se non ti arrangi, se non ti muovi, se non ti rimbocchi le maniche per trovare il tuo posto, non vai avanti…
E tu, visto l’attaccamento sia alle tue radici che a dove vivi ora, come ti sei ‘destreggiato’?
Io mi sono dato da fare sin da piccolino. Ho sempre avuto un’inclinazione per la vendita, per il rapporto con la gente e per la comunicazione.
In pratica lavoro da quando avevo 15 anni: la mattina andavo a scuola, e nel pomeriggio facevo il commesso nel negozio di scarpe di un amico di mio padre. Poi ho compravenduto bigiotteria, iniziando a proporre monili ad amiche e conoscenti e via via allargando il giro. Ho anche avuto una piccola società che vendeva mozzarelle, a Villa Literno in provincia di Caserta: ero in giro con la vespa sin dalle 4 del mattino! Sono stato anche cameriere, ho fatto il rappresentante della Vorwerk (la famosa ditta del Folletto, ndr) per un anno e mezzo, e molto altro.
Quindi, oltre alla voglia di fare, hai dimostrato una grande versatilità e, per quel che concerne la gavetta, hai testato una moltitudine di esperienze, ma come sei arrivato fin qui?
Appassionato di comunicazione e di relazioni, mi sono occupato di un ente di formazione professionale, e poi sono diventato rivenditore di registratori di cassa, e questo passo mi ha poi catapultato nel mondo dell’Ho.re.ca.
Bene, finalmente, dopo tante peripezie, giungiamo al nostro fulcro d’interesse. Come vedi il settore dell’hotelleria, della ristorazione, dei bar, del food in generale?
Fortunatamente è in continuo fermento, di anno in anno si dimostra ricco di sfaccettature e di novità. Diciamo che è un ambiente vivace e che, grazie anche ai media, ha i fari puntati su di sé. Per questo motivo è un segmento a cui stanno cercando di affacciarsi in tanti, anche improvvisandosi, purtroppo, ma credo che, se uno ha un’etica, una formazio-
ne alle spalle e si occupa di prodotti validi, allora può continuare a trovare stimoli piacevoli in questo settore.
Ecco, a proposito di ‘prodotti validi’, come ti sei trovato a lavorare per Swedlinghaus e proporre il marchio nella tua zona di riferimento?
Vestire il ruolo di commerciale mi è sempre piaciuto e quindi, la gestione dell’area Campania per Swedlinghaus da oltre 20 anni, è diventato il lavoro che mi ha dato maggiori soddisfazioni e che ha contribuito alla mia stabilità.
Ho conosciuto l’azienda di Grottazzolina, per caso, tramite un carissimo amico ed ex collega che aveva contatti con il papà di Davide (Longo), necessitavano di una figura nella mia zona. Ma devo ammettere che aldilà della promozione dei prodotti ai rivenditori, principalmente affettatrici, sono molto legato alla ditta anche dal punto di vista affettivo: con Davide, si è creato un rapporto che esula dalla contrattualistica, ci confrontiamo spesso, ci vediamo e condividiamo gli stessi valori.
Inoltre lo stimo per il clima che è riuscito a creare intorno a sé: mi è sempre piaciuta la partecipazione di tutti, l’entusiasmo nello stare insieme anche durante le riunioni, l’atmosfera di coinvolgimento, conviviale. Insomma, in un periodo in cui si teme l’avvento dell’artificiale, in Swedlinghaus si mantiene ancora quella solida componente di grande umanità.
Parlavi di valori. Mi hai fatto capire che sei molto legato alla famiglia, sia a quella che ti ha cresciuto, sia a quella che sei riuscito a crescere tu.
Sì, ho dei bellissimi ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza, sono cresciuto con due fratelli che purtroppo non ci sono più, strappati alla vita troppo presto. E’ spiazzante sentire il vuoto intorno e non trovare più quelle persone care con cui spesso vorresti ancora parlare, confidarti… Per fortuna però questa malinconia lascia lo spazio alla speranza e al sorriso, grazie ai miei due figli Danilo ed Alessandro, e, sopratutto al mio nipotino di 5 anni, che si chiama Maurizio, come me (precisa con squillante orgoglio)!
E quando non fai il nonno, come ritagli del tempo per te?
Amo ascoltare la musica, di tutti i tipi compreso il jazz, ed ho una grande passione per il mare aperto. Viviamo in posti meravigliosi, che riempiono il cuore e la vista e, con l’arrivo della primavera, ogni weekend è l’occasione giusta per fare un giro in barca a vela con gli amici e mia moglie Giovanna, meteo permettendo ovviamente. Penso alle uscite nelle isole Pontine, le Eolie, Procida, o in Croazia, ecc.
Ah, dimenticavo! Naturalmente non posso fare a meno del buon cibo e quindi mi diverto a destreggiarmi tra cambusa e fornelli e a cucinare per tutti i commensali durante le nostre avventurose trasferte: d’altro canto, tra le onde e con il vento in poppa, un bel piatto di pasta con il pesce ha tutto un altro sapore!
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