In Famiglia 217

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Suor Maria BERTILLA DISEGNA ricorda gli anni da aspirante e il servizio nella “Cucina dei poveri” a Tortona con la cara consorella Sr M. Rosalba Libertini

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TESTIMONIANZE

CON I POVERI…DA SEMPRE! Il ritorno alla Casa del Padre di Sr M. Rosalba Libertini mi ha portato a ricordare gli anni lontani, quando, lei postulante e io aspirante, andavamo alla “Cucina dei poveri” così era chiamata che si trovava in Vescovado, a Tortona. Si era negli anni ’50 e gli inverni erano molto crudi: ricordo i miei geloni aperti nelle mani. Mons. Vescovo Egisto Melchiorri aveva messo a disposizione in Vescovado per la San Vincenzo un grande salone, in cui erano tre lunghe file di tavoli, ciascuno fiancheggiato da panche e verso l’entrata dei poveri da Via San Giacomo una stufa a legna. Dalla parte opposta all’entrata era la cucina, dove tutti i giorni dall’inizio del dicembre 1949 alla fine di febbraio 1950 e poi ugualmente, dal 1° dicembre 1950 alla fine di febbraio 1951 Sr M. Rosalba e io andavamo a preparare un pasto caldo per i poveri: erano centinaia e più che venivano, da Tortona e anche dai dintorni: a nessuno era chiesto da dove veniva, soltanto gli si dava da mangiare e da riscaldarsi al tiepido calore della stufa, che qualche volta mandava pure tanto fumo. L’entrata al salone era dalla via, dove è la Chiesa di San Giacomo. Entrando, vi era la possibilità di usufruire dei servizi igienici, nei due lati dell’entrata, separata da un’altra porta per mantenere il calore nel salone. Tutte le mattine, dopo la S. Messa e aver fatto colazione, partivamo; entravamo in Vescovado dal grande portone, che dava sulla piazza del Duomo; all’angolo sinistro del cortile vi era la porta che immetteva nella cucina. Sr Rosalba, che nel primo inverno era postulante, Pasqualina, si metteva subito a preparare una grande pentola d’acqua sul fornello a gas, immettendovi tutti gli ingredienti per un buon e sostanzioso minestrone, mentre io andavo in salone a prender cura della stufa a legna in modo che quando cominciavano ad entrare i poveri l’ambiente fosse riscaldato. Subito dopo il mio tempo era impegnato tra la pulizia dei servizi igienici, poi del salone e la preparazione dei tavoli e poi a sbucciare tante patate. Verso le ore undici arrivavano alcune dame della S. Vincenzo per la somministrazione del cibo ai poveri: ciascuno aveva il suo bel “grilletto” pieno di un buon minestrone e pane a sazietà. Era per loro l’unico pasto caldo nella giornata. Quando tutti i poveri se n’erano andati, anche noi consumavamo il nostro grilletto di buon minestrone, poi lavati tutti i grilletti e riordinata la cucina, tornavamo a Casa Madre. Sr. M. Bertilla

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