La Pasqua del Suddest

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La Pasqua del SUDDEST

CREDERCI LA CRISI ECONOMICA E QUELLA DEI VALORI. IL TERREMOTO IN ABRUZZO E IL DOLORE NEL VEDERE LA SOFFERENZA DI TANTI NOSTRI FRATELLI. QUEST'ANNO I RITI DELLA PASQUA NE FANNO RISCOPRIRE IL SENSO RELIGIOSO

NUMERO 5 12 APRILE DUEMILANOVE


Ispica

La pasqua del SUDDEST

) IL SENSO

DELLA VITA

I giorni che ricordano la Passione e Resurrezione di Cristo, 2009 anni fa a Gerusalemme, raccolgono quest'anno un'intimità che nel passato era stata smarrita. Il benessere diffuso fa i conti con la recessione economica. Siamo tutti più attenti a compiere spese, specie se superflue. Una certa semplicità si respira nel rapporto con gli altri, perchè non è più tempo di edonismo e superficialità. Il terremoto in Abruzzo, i morti, le case distrutte, ha amplificato nel cuore di tutti il vero senso della vita, fatta di sacrifici, di amore per il prossimo, a cominciare dai familiari. Suddest.it dedica questo numero speciale ai riti della Pasqua negli iblei. Con un pensiero a tutti coloro che, credenti o no, si ritrovano nei valori fondamentali dell'esistenza. Buona Pasqua e buona vita

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CAVARI E NUNZIATARI Le vere feste di Ispica si tengono a Pasqua, una il Giovedì, la festa dei Cavàri, e l’altra il Venerdì, la festa dei Nunziàtari, antagoniste e faziose un tempo per le solite motivazione di campanile, gelosie del clero, contrapposizioni di classi sociali. Le celebrazioni hanno inizio il Giovedì Santo, alle prime luci dell’alba, quando muove una «via crucis» notturna dalla Chiesa di S. Maria della Cava dove si sono riuniti i fedelissimi dei Cavàri, con torce accese. La processione preceduta da un grande Crocefisso - giunge alla Chiesa di S. Maria Maggiore ove altra folla attende; quindi la moltitudine entra in chiesa, occupando ogni spazio, per dare il via al rituale della scinnùta ro Patri a Culònna che caratterizza la festa; i Congregati dell’Arciconfraternita dei Cavari, in costume bianco e rosso, prelevano dalla sua nicchia il simulacro del Cristo, mentre i fedeli gridano insieme il fatidico Picciòtti, chi nun purtàmmu a nuddu, Culonna. Ha quindi luogo la processione esterna che dovrebbe concludersi a mezzanotte, ma che i Cavari ritardano sempre, ed anche

quando sono rientrati in Chiesa, fanno compiere al simulacro innumerevoli giri tra le navate, quasi a non volere staccarsi dal Patri a Culonna. Il Venerdì Santo è il turno dei Nunziàtari i quali in mattinata nella Chiesa dell’Annunziata, danno vita alla Scinnùta rò Signuri, prelevando stavolta dalla nicchia il simulacro del Cristo con la Croce, al grido, altrettanto vivo, di Picciòtti, chi nun purtàmu a nuddu, Cruci, Cruci. Seguirà la processione pomeridiana del simulacro, portata a spalle dai Congregati dell’Annunziata, che si distinguono per l’abito bianco ed azzurro. La processione fa sosta davanti alla Chiesa di S. Maria Maggiore, dove si ha l’«incontro» col simulacro dell’Addolorata. Anche stavolta, al rientro notturno in chiesa, si fanno compiere al Cristo diversi giri prima di riportarlo nella sua nicchia. «Giri» che vogliono ricordare l’ordinanza governativa del 1877 la quale vietava le due feste antagoniste per motivi di pubblica sicurezza: quell’anno non si fecero processioni, però i due simulacri furono fatti «girare» entro le rispettive chiese per tutto il giorno.

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Vittoria

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IL DRAMMA

SACRO

Le manifestazioni del Venerdì Santo nella città di Vittoria, e in esse l'antica rappresentazione del "Dramma Sacro", ricreano ogni anno, per l'intero territorio ibleo, un evento religioso, culturale, turistico, con copiosissimo seguito di pubblico e fedeli. Le manifestazioni sono distribuite lungo l'arco di una intera giornata di "Passione", intessuta di fatti processionali, rituali, religiosi, su una cerimonialità che si sviluppa all'interno e all'esterno dei luoghi di culto, e che sintetizza motivi e valori devozionali, fideistici, etnologici. I luoghi deputati, sui quali la giornata del venerdì santo si articola, vanno dalla Basilica San Giovanni Battista fino a una zona urbana raffigurativa del "Golgota", quasi periferica, attorno a Piazza Sei Martiri, un tempo fuori cinta urbana; meglio nota, anche per la presenza di questa manifestazione, come Piazza Calvario o anche Piano della Croce. Il "Dramma Sacro" (che conclude la giornata devozionale) è azione scenica su luogo "fisso", con apparato scenografico costruito su una tridimensionalità dilatata e monumentale. Ha la durata di oltre un'ora e costituisce l'epilo-

go delle manifestazioni. Ha la sua radice rappresentativa in una situazione processionale che prende avvio la tarda mattina del Venerdì Santo dalla Basilica della città. Verso mezzogiorno il nucleo processionale giunge in piazza Calvario dove staziona nelle ore pomeridiane, per sciogliersi la sera dopo la rappresentazione del "Dramma..." e il ritorno alla Basilica. Elemento di centralità figurativa tanto della processione quanto della rappresentazione è un'antica e preziosa statua del Cristo morto che, all'interno di un'urna-cataletto, in corteo animato di simbologie rituali, viene condotta al "Calvario" e inchiodata alla croce presso un tempietto neoclassico, ivi esistente. In quella piazza la statua è lasciata alla visita devozionale dei fedeli e dei turisti; la sera, nel corso della rappresentazione scenica, è deposta dalla croce, ricollocata nell'urna e riportata al sito originario. Non c'è interruzione ma continuità fra il momento processionale mattutino di andata, il pellegrinaggio pomeridiano dei fedeli presso il Golgota, il significativo intercalare della rappresentazione serale in P.zza Calvario, e la processione conclusiva di ritorno.

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La Domenica di Pasqua si ha il clou delle festività pasquali con innumerevoli processioni, tra le quali quella splendida dell’Uomo Vivo. La prima processione è quella del «Venerabile», ossia del SS. Sacramento, che si origina nella Chiesa di S. Maria La Nova: sotto il baldacchino, e preceduto da un enorme stendardo di seta (stannàrdu), l’ostensorio attraversa alcune vie delle città per rientrare nella chiesa di origine. Il SS. Sacramento sarà poi riposto, mentre viene prelevato il simulacro di Gesù Risorto, l’Uomo Vivo, una bellissima statua lignea di Benedetto Civiletti. Ha così inizio una seconda processione con una immensa folla di fedeli: processione che quasi mai segue l’itinerario predisposto, per via delle sollecitazioni degli abitanti di questo o quell’altro quartiere che lo vogliono nella propria strada: benché il corteo si sia mosso dalla Chiesa di S. Maria

La Nova, il simulacro giungerà nella Chiesa del Carmine, appena un centinaio di metri dalla prima, dopo due, tre ore di processione. Al passaggio del simulacro si perpetua la tradizione del criscila, criscila, che consiste nell’afferrare i bambini sotto le ascelle e sollevarli in alto, quasi un’offerta dei genitori alla divinità perché li protegga nella crescita e nella vita. Il simulacro viene quindi fatto sostare per qualche ora, quando si formerà una nuova, terza, processione che porterà U gioia (altro nome affettuoso ed amoroso, col quale è appellato Gesù Risorto) in corteo per altre vie della città, per rientrare ancora nella stessa Chiesa del Carmine. Ma non è finita: si tratta di alcune ore di sosta per dare l’inizio ad un’ultima processione, la quarta, che si concluderà a tarda notte, col rientro definitivo del simulacro nella Chiesa di S. Maria La Nova.


L’UOMO

VIVO

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Modica

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La Domenica di Pasqua si celebra la famosa festa della Madonna vasa-vasa: consiste in due processioni che entrambe partono dalla chiesa di S.Maria di Betlem, la prima che accompagna il simulacro di Cristo Redento, e l’altra la Madonna Addolorata. Le due processioni, a mezzogiorno, confluiscono in Piazza Municipio dove si ha «l’incontro» (u ’ncuòntru) tra la Madre ed il Figlio, e quindi la vasàta (da cui il vasa-vasa), ossia il bacio ed abbraccio simbolico tra i due simulacri, che avviene mediante marchingegni adeguatamente mossi: si vedono così muovere le braccia della Madonna tese verso Gesù, e quindi alzate in segno benedicente; ed ancora la caduta del manto nero della Madonna che scopre così il suo abito azzurro. Tutto questo mentre i portatori agevolano le operazioni dell’incontro con consumata teatralità. La stessa scena si ripeterà in Piazza S. Pietro, e quindi nel Largo S. Maria: ed ogni volta questa «vasata» si trasferisce al popolo esultante e giubilante, e chi può abbraccia e bacia il vicino che casualmente si trova al suo fianco.

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VASA-VASA

FESTA DELLA MADONNA

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Comiso

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A PA La pasqua del SUDDEST


ACI

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la domenica del

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La Domenica di Pasqua a Comiso si celebra la cosiddetta Paci, ossia l’incontro tra la Madonna e Gesù Risorto. La festa consiste nel formarsi di una processione con il simulacro di «Cristo Risorto» e della «Madonna Annunziata» ai cui piedi vengono posti dei bambini vestiti da angioletti con il compito di intonare l’Alleluja ad ogni «paci». I due simulacri vengono fatti muovere dalla Basilica dell’Annunziata, davanti alla quale avviene il primo incontro, la prima «pace», che consiste nel fare avvicinare fino a toccarsi le due statue spinte velocemente l’una contro l’altra dai portatori; «pace» che si ripeterà davanti ad ogni chiesa incontrata nel percorso, e così fino a sera quando, nella piazza principale, si avrà quella conclusiva. Era questa la festa dei Nunziatàri (i fedeli della Chiesa dell’Annunziata) un tempo occasione di veri e propri scontri fisici coi Matrichiesàri (i fedeli della Chiesa Madre o dell’Immacolata) in piena competizione degli uni contro gli altri. Sicchè questo giorno fu per molto tempo inutilmente detto «della pace».

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