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mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

In caso di mancato recapito inviare al CPO di Macerata per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Marzo - Aprile 2015 - Anno XVI n. 2


III - CHIESA E FAMIGLIA

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Marzo 2015

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a Famiglia viene dal Concilio definita “Chiesa domestica”1 o “santuario domestico della Chiesa”2 proprio per sottolineare le reciproche relazione che intercorrono tra le due realtà. All’interno della Comunità ecclesiale, la coppia e la famiglia cristiana sono chiamate a percorrere un singolare itinerario di fede. Così tra la grande Chiesa e la “piccola Chiesa” si realizza ogni giorno, in forza della presenza dello Spirito, uno “scambio di doni”, che è reciproca comunicazione di beni spirituali“.3 Questa reciproca partecipazione fa sì che la famiglia, è un modello per la “grande Chiesa” in quanto “renderà manifesta a tutti la viva presenza del salvatore nel mondo e la genuina natura della Chiesa, sia con l’amore, la fecondità generosa, l’unità e la fedeltà degli sposi, sia con l‘amorevole cooperazione di tutti i suoi membri”4. “Dio, dice papa Francesco, si rispecchia” negli sposi “, “Anche Dio, infatti , è comunione: le tre persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vivono da sempre e per sempre in unità perfetta.”5 In base a questa reciproca compenetrazione “le famiglie non sono semplicemente l’oggetto dell’attenzione” della Chiesa. Esse sono anche il “soggetto”6 nel pellegrinaggio del Popolo di Dio. “Il Papa, sottolinea Mons. Paglia, guarda le famiglie con gratitudine di scoprire l’opera che Dio stesso compie attraverso l’amore dell’uomo e della donna, dei padri e delle madri, dei figli e delle figlie, dei fratelli e delle sorelle, dei nonni e dei nipoti”7. La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata e questo , dice sempre papa Francesco,“penso che sia una cosa molto triste e dolorosa. La famiglia non è stata mai attaccata come ora”8 invece la famiglia “ha una forza in sé” e non si può parlare di “un concetto di famiglia conservatrice e progressista”9 “La famiglia è un fatto antropologico, e conseguentemente un fatto sociale, di cultura: non dobbiamo cadere nella trappola di essere qualificati con con-

Luciano Temperilli cetti ideologic i ” 10. S o n o “colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la f a m i g l i a ” 11 frutto di un pensiero unico, dominante e totalitario.12. Ma, sottolinea sempre papa Francesco, la crisi della famiglia ha dato origine ad una crisi sociale “di ecologia umana” in cui i più deboli, bambini, donne e anziani sono i più esposti.” mentre “la famiglia rimane al fondamento della convivenza e la garanzia dello sfaldamento sociale. I bambini hanno diritto a un papà ed una mamma.”13 Cosa fare allora in questa situazione? Risponde il papa che “gli stati dovrebbero “insistere sui pilastri fondamentali che reggono la nazione”: i suoi beni immateriali. 14. E alle famiglie prima di tutto, direbbe il papa, bisogna conservare il “sogno della famiglia” dove l’amore diventa un progetto per tutti i giorni coltivato con la preghiera e così si può diventare “voci profetiche” nella nostra società.15. Non scoraggiarsi delle difficoltà. Le prove fanno parte della vita. Basta non arrendersi e ricominciare ancora. 16. Oggi è richiesto di testimoniare quanto sia bello e buono formare un famiglia; quanto sia indispensabile per la vita del mondo e dell’umanità”17 perché non c’è altro che la “testimonianza”18. E questa testimonianza è importante sia perché la Chiesa è, in maggior parte, una comunità di famiglie sia perché, storicamente, l’irradiazione del cristianesimo è avvenuto e avviene attraverso le famiglie. temperlu@libero.it

Famiglia, credi ciò che sei

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Lumen Gentium n. 11. Apostolicam actuositatem, n. 11. 3 Giovanni Paolo II, Presentazione del Direttorio di Pastorale Famigliare, CEI 1993. 4 GS 48; Familiaris Consortio, 13. 5 Udienza generale 2 aprile 2014. 6 Cfr. Presentazione lettera alla Famiglie di Mons Vincenzo paglia 25.05 2014. 7 Ivi. 8 Cfr. Incontro col movimento Schenstatt 26.10.2014. 9 Udienza partecipanti Colloquio complementarietà 17.11.2014. 10 Ivi. 11 Cfr. discorso alle famiglie filippine 6 gennaio 2015 cfr. pure intervista in aereo quando ha spiegato cosa intende per “colonizzazione ideologica.” 12 Nell’intervista in aereo il papa consiglia di leggere “il Padrone del mondo” di Benson, un romanzo sul potere dell’Anticristo. 13 Udienza partecipanti Colloquio complementarietà 17.11.2014. 14 Ivi. 15 Cfr. discorso alle famiglie filippine 6 gennaio 2015. 16 Udienza generale 2 aprile 2014. 17 Concistori straordinario 20 febbraio 2013. 18 Cfr. traduzione delle cinque risposte con il movimento Schenstatt 26.10.2014. 2

In copertina: l’Uomo della Sindone. Ostensione straordinaria a Torino da 19 aprile al 24 giugno. Articolo a pag. 9.


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IV - LA SACRA FAMIGLIA: La famiglia di Dio Aprile 2015

Luciano Temperilli

Famiglia, credi ciò che sei

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’incarnazione del Figlio di Dio apre un nuovo inizio nella storia universale dell’uomo e della donna. E questo nuovo inizio accade in seno ad una famiglia. Gesù nacque in una famiglia. Viene come un figlio di famiglia.”19 Dio ricomincia la storia dell’alleanza in una famiglia e la famiglia di Gesù “non era una famiglia finta, non era una famiglia irreale”20 sottolinea il Papa. Infatti oltre alla ricerca della volontà di Dio, da bravi osservanti,21 la famiglia si trova subito immersa nella logica del tempo22 e nel mondo delle relazioni23 con parenti e gente nuova che si apre al mistero dell’incontro con il Re dei Giudei, con il Salvatore, con la luce per illuminare le genti24. Situazioni che pongono interrogativi ai genitori25 sostenendo le attese e indicando momenti critici. Dopo la vita di famiglia riprende normalmente. Così la descrive il papa: “Gesù è rimasto in quella periferia per trent’anni. E uno potrebbe dire: “Ma questo Dio che viene a salvarci, ha perso trent’anni lì, in quella periferia malfamata?” Ha perso trent’anni. Lui ha voluto questo. Il cammino di Gesù era in quella famiglia. Non si parla di miracoli o guarigioni, di predicazioni , di folle che accorrono; a Nazareth tutto sembra accadere “normalmente”, secondo le consuetudini di una pia e operosa famiglia israelita: la mamma faceva tutte le cose da mamma. Il papà, falegname, lavorava, insegnava al figlio a lavorare. Trent’anni. Ma ciò che era importante lì era la famiglia!”26. I genitori, come collaboratori ed interpreti dell’opera di Dio,27 sicuramente hanno educato Gesù ad essere un pio osservante della legge28. La prima crisi, in questa tranquilla normalità, accade, un po’ come in tutte le famiglie, con il Gesù adolescente alla ricerca della propria identità29 nel pellegrinaggio a Gerusalemme, forse per la cerimonia di passaggio all’età adulta. Ci dice l’evangelista Luca che i genitori non compresero, ma Maria “serbava queste cose nel suo cuore” come ogni mamma attenta alle novità nella vita del figlio. Da questo momento Giuseppe scompare. La tradizione vuole che morì prima dell’attività pubblica di Gesù tra le braccia di Gesù e di Maria. Ma la famiglia, specialmente la mamma ed i cosiddetti “fratelli”30, rimangono nella vita di Gesù. Così li vediamo alle nozze di Cana31 dove Maria esercita la sua influenza su il figlio, apparentemente recalcitrante, per risolvere l’imbarazzo

degli ospiti ad una festa di matrimonio. Quanto aveva conservato nel cuore ha in questo momento la sua manifestazione. Il Vangelo sottolinea che “i discepoli” credettero in lui. La Madre già ci credeva. Ancora. La famiglia di Gesù, vedendo le difficoltà del Signore per l’afflusso della folla e l’ostilità dei nemici,cercano di riportarlo a casa32 o almeno di contattarlo33. Ancora una volta, come circa venti anni prima, Gesù non solo rivendica la sua autonomia ma allarga lo sguardo sulla nuova famiglia che si crea attorno a lui. La famiglia naturale, ovviamente, non viene esclusa anzi viene esaltata in colei che aveva detto trent’anni prima “avvenga per me secondo la tua parola”34. Da lì a poco la Vergine scoprì la nuova maternità della nuova famiglia 35 quando, come dicono i padri, partorirà nel dolore i discepoli del figlio. I fratelli, increduli in un passato recente,36 sono oggetto del messaggio della risurrezione37. Li ritroviamo insieme agli apostoli e Maria nel cenacolo38 in attesa dello Spirito Santo. Intorno a Gesù c’è sempre la famiglia, il padre, la madre, i suoi familiari, che partecipano alla sua avventura umana e all’opera di salvezza tra alti e bassi ma, alla fine, con fedeltà e dedizione. “Da allora, ogni volta che c’è una famiglia che custodisce questo mistero, fosse anche alla periferia del mondo, il mistero del Figlio di Dio, il mistero di Gesù che viene a salvarci, è all’opera. E viene per salvare il

mondo. E questa è la grande missione della famiglia: fare posto a Gesù che viene”.39 temperlu@libero.it 19

Udienza del 17 dicembre 2014. Ivi. 21 Cfr.Lc 1,38 “Eccomi sono la serva…”; 2,19: “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”; Cfr. i sogni di Giuseppe Mt 1,20; 2,13. 22 Cfr. Mt 2: visita dei magi,fuga in Egitto,dimora Nazaret. 23 Cfr.la vistazione Lc 1; la visita dei pastori Lc 2; visita dei magi Mt. 2; presentazione al tempio Lc 2. 24 Cfr.Mt. 2,2; Lc 2,11; Lc 2,29. 25 Cfr. Lc 2,33 - 36. 26 Udienza del 17 dicembre 2014. 27 Cfr. GS 50. 28 Cfr Lc 4,16 “Si recò di nuovo a Nazaret dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito…” Cfr. anche Udienza del 17 dicembre 2014. 29 Cfr. Lc 2,46 -50. 30 Cfr. Gv. 2,12. Secondo la tradizioni sarebbero i cugini. Secondo i vangeli apocrifi i “fratellastri” figli di un primo matrimonio di S. Giuseppe. 31 Cfr. Gv 2. 32 Cfr. Mc 3, 20. 33 Cfr. Mc 3,31 - 35. 34 Lc 1,38. 35 Gv 19,25 - 27. 36 Cfr. Gv 7, 1-9. 37 Cfr. Gv 20,17. 38 Cfr At 1,14. 39 Udienza del 17 dicembre 2014. 20


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VIII - MEDITIAMO LA RISURREZIONE DI GESÙ La fede del discepolo che Gesù ama (Gv 20,1-10) Roberto Cecconi CP

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arissimi lettori, nel nostro percorso di riflessione sul Risorto siamo arrivati al vangelo secondo Giovanni. Quest’opera ci accompagnerà lungo i prossimi mesi. Iniziamo con la lettura-ascolto del brano biblico. Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.

Il discepolo che Gesù ama Maria Maddalena giunge al sepolcro di buon mattino – praticamente quando è ancora buio – nel primo giorno della settimana, cioè la domenica. Giunta nei pressi della tomba, resta sorpresa nel vedere la pietra che si trovava al suo ingresso rotolata via. La donna, sconcertata, corre per dare la notizia a Simon Pietro e all’altro discepolo, quello che Gesù amava. Questo personaggio che – pur non avendo un nome – viene identificato dalla tradizione cristiana con l’apostolo Giovanni, si trova anche in altri passi del vangelo. Compare la prima volta durante l’ultima cena di Gesù con “i suoi” (cf. Gv 13,1). In quell’occasione viene ritratto mentre posa il capo sul petto di Gesù e riesce a farsi segnalare chi è che sta per tradirlo (Gv 13,23-26). Probabilmente è lui il discepolo che, insieme a Pietro, segue Gesù fin dentro il cortile del sommo sacerdote (Gv 18,15-16). Lo troviamo poi ai piedi della croce, dove accoglie la madre di Gesù nella sua vita come la propria madre (Gv 19,25-27). In un’ultima occasione si segnala la sua

Il mattino della resurrezione, Eugene Bernand 1898 presenza quando il Risorto – sul «mare di Tiberiade» – appare per la terza volta ai discepoli. Lì è il primo a riconosce, in quell’uomo che rivolge loro la parola dalla riva, il Signore, mentre essi sono sul lago a pescare (Gv 21,7). Viene menzionato anche nell’ultimo dialogo tra Gesù risorto e Pietro, prima della conclusione del vangelo (Gv 21,20-23). Questo discepolo – senza cessare di essere un personaggio storico – assume una valenza simbolica. In altre parole, sul suo esempio, ogni cristiano è chiamato a vivere un rapporto di intima amicizia con il Signore, deve possedere un grande spirito di fortezza per essere capace di seguire Gesù fino ai piedi della croce, dove trova la presenza materna di Maria. Infine, ogni persona che si mette al seguito di Gesù, è esortata a percorrere i sentieri della storia cogliendo in essa i segni che rivelano la presenza del Risorto.

discepolo amato fa il suo ingresso nel sepolcro. Dopo aver visto le stesse cose di Pietro, si apre alla fede. Che cosa ha condotto questo discepolo a credere nella risurrezione? In primo luogo il modo in cui sono state trovate le bende ed il sudario. A questo proposito dice S. Giovanni Crisostomo, un Padre della Chiesa: «Chiunque avesse rimosso il corpo, non lo avrebbe prima spogliato, né si sarebbe preso il disturbo di rimuovere e di arrotolare il sudario e di lasciarlo in un luogo a parte». Oltre a questo, dobbiamo segnalare la carità come la virtù che ha condotto questo discepolo alla fede. Egli, essendo amato da Gesù, non poteva che contraccambiare con altrettanta benevolenza. È stato dunque l’amore ad aver “affinato” lo sguardo di questo discepolo e averlo reso capace di cogliere, nei segni presenti all’interno del sepolcro, “l’annuncio” della vittoria del Signore sulla morte.

La fede del discepolo prediletto

La Buona Notizia

Dopo questa digressione sulla figura del discepolo amato da Gesù, torniamo al nostro testo. Simon Pietro e l’altro discepolo, avuta notizia dell’assenza del corpo del Signore dalla tomba, corrono insieme verso il luogo della sepoltura. Il discepolo amato, giunto per primo sul luogo, vede le bende che avvolgevano il corpo di Gesù che giacciono a terra, ma non osa entrare. Nel frattempo arriva Simon Pietro. Egli invece entra, vede le bende ed il sudario, che stava sul capo di Gesù, arrotolato a parte. A questo punto anche il

Il battezzato ha una caratteristica che lo “segna” per tutta la vita: l’amore che Gesù riversa nella sua anima. È in questo contesto che il cristiano diventa capace di aderire al Signore, seguendolo fin sotto la croce. Ma non solo, la carità dà al fedele la forza necessaria per amare anche la Chiesa – simboleggiata dal discepolo prediletto e da Maria ai piedi di Gesù morente – e di aprirsi alla speranza. La luce della fede, infatti, permette al battezzato di cogliere perfino nei “sepolcri” i segni della presenza del Signore, vita e gioia del discepolo. robicp@libero.it


MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2015 «RINFRANCATE I VOSTRI CUORI» (GC 5,8) ari fratelli e sorelle, la Quaresima è un tempo di rinnovamento per la Chiesa, le comunità e i singoli fedeli. Soprattutto è un « tempo di grazia » (2 Cor 6,2). Dio non ci chiede nulla che prima non ci abbia donato: « Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo » (1 Gv 4,19). Però quando noi stiamo bene, ci dimentichiamo degli altri, cosa che Dio Padre non fa mai. Questo egoismo e indifferenza mondiale ci fa parlare di una globalizzazione dell’indifferenza. L’indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani. Abbiamo perciò bisogno di sentire in ogni Quaresima il grido dei profeti che alzano la voce e ci svegliano. Dio non è indifferente al mondo, ma lo ama fino a dare il suo Figlio per la salvezza di ogni uomo. Con il Figlio di Dio incarnato, si apre la porta tra Dio e uomo, tra cielo e terra. La Chiesa è la mano che tiene aperta questa porta con la Parola, i Sacramenti, la vita di fede che si rende efficace nella carità. Vorrei proporvi tre passi da meditare per questo rinnovamento.

anche perché è comunione di cose sante: l’amore di Dio rivelatoci in Cristo e tutti i suoi doni. In questa comunione nessuno possiede solo per sé, ma quanto ha è per tutti.

1. «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono» (1 Cor 12,26 ). La Chiesa La carità di Dio che rompe quella mortale chiusura in se stessi che è l’indifferenza, ci viene offerta dalla Chiesa con il suo insegnamento e con la sua testimonianza. Si può però testimoniare solo qualcosa che prima abbiamo sperimentato. Il cristiano è colui che permette a Dio di rivestirlo della sua bontà e misericordia, di rivestirlo di Cristo, per diventare come Lui, servo di Dio e degli uomini. Ce lo ricorda bene la liturgia del Giovedì Santo con il rito della lavanda dei piedi. Pietro non voleva che Gesù gli lavasse i piedi, ma poi ha capito che Gesù non vuole essere solo un esempio per come dobbiamo lavarci i piedi gli uni gli altri. Questo servizio può farlo solo chi prima si è lasciato lavare i piedi da Cristo. Solo questi ha « parte » con lui (Gv 13,8) e così può servire l’uomo. La Quaresima è un tempo propizio per lasciarci servire da Cristo e così diventare come Lui. Ciò avviene quando ascoltiamo la Parola di Dio e quando riceviamo i sacramenti, in particolare l’Eucaristia. Chi è di Cristo appartiene ad un solo corpo e in Lui non si è indifferenti l’uno all’altro. La Chiesa è communio sanctorum perché vi partecipano i santi, ma

2. «Dov’è tuo fratello?» (Gn 4,9 ) – Le parrocchie e le comunità.Quanto detto per la Chiesa universale è necessario tradurlo nella vita delle parrocchie e comunità. In esse si sperimenta di far parte di un solo corpo? Un corpo che insieme riceve e condivide quanto Dio vuole donare? Un corpo, che conosce e si prende cura dei suoi membri più deboli, poveri e piccoli? O ci rifugiamo in un amore universale che dimentica il Lazzaro seduto davanti alla propria porta chiusa? (cfr Lc 16,19-31). Per ricevere e far fruttificare quanto Dio ci dà vanno superati i confini della Chiesa visibile in due direzioni. In primo luogo, unendoci alla Chiesa del cielo nella preghiera. La Chiesa del cielo non è trionfante perché ha voltato le spalle alle sofferenze del mondo e gode da sola. I santi hanno vinto l’indifferenza, la durezza di cuore. Anche noi partecipiamo dei meriti e della gioia dei santi ed essi partecipano alla nostra lotta e al nostro desiderio di pace e di riconciliazione. Ogni comunità cristiana è chiamata a varcare la soglia della società che la circonda, dei poveri e lontani. La Chiesa per sua natura è missionaria, non ripiegata su se stessa, ma mandata a tutti gli uomini. Così possiamo vedere nel nostro prossimo il fratello e la sorella per i quali Cristo è morto ed è risorto.

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Quanto abbiamo ricevuto, lo abbiamo ricevuto anche per loro. Quanto desidero che le nostre parrocchie e le nostre comunità diventino delle isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza! 3. «Rinfrancate i vostri cuori!» (Gc 5,8 ) – Il singolo fedele. Anche come singoli abbiamo la tentazione dell’indifferenza. Siamo saturi di notizie sconvolgenti della sofferenza umana e sentiamo la nostra incapacità ad intervenire. Che fare per non lasciarci assorbire da questa spirale di impotenza? In primo luogo, possiamo pregare. Non trascuriamo la forza della preghiera di tanti! L’iniziativa 24 ore per il Signore, che auspico si celebri in tutta la Chiesa, anche a livello diocesano, nei giorni 13 e 14 marzo, vuole manifestare la necessità della preghiera. In secondo luogo, possiamo aiutare con gesti di carità con i vicini e i lontani. La Quaresima è un tempo propizio per mostrare questo interesse all’altro con un segno, anche piccolo, ma concreto. E in terzo luogo, la sofferenza dell’altro costituisce un richiamo alla conversione. Confidiamo nelle infinite possibilità dell’amore di Dio. Resistiamo alla tentazione diabolica che ci fa credere di poterci salvare e salvare il mondo da soli. Assicuro la mia preghiera affinché ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra con frutto l’itinerario quaresimale. (Sintesi di P. Alberto)

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PAPA FRANCESCO AFFIDA A S. GIUSEPPE IL SUO PONTIFICATO OMELIA DELL’INIZIO DEL PONTIFICATO: 19 MARZO 2013

ingrazio il Signore di poter celebrare questa Santa Messa di inizio del ministero petrino nella solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale: è una coincidenza molto ricca di significato. Abbiamo ascoltato nel Vangelo che «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24). In queste parole è già racchiusa la missione che Dio affida a Giuseppe, quella di essere custos, custode. Custode di chi? Di Maria e di Gesù; ma è una custodia che si estende poi alla Chiesa: «San Giuseppe, come ebbe amorevole cura di Maria e si dedicò con gioioso impegno all’educazione di Gesù Cristo, così custodisce e protegge il suo mistico corpo, la Chiesa, di cui la Vergine Santa è figura e modello» (Es. ap. Red. Custos di Giovanni P. II 1). Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. Dal matrimonio con Maria fino all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, accompagna con premura e tutto l’amore ogni momento. È accanto a Maria sua sposa nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità della casa di Nazaret, nel laboratorio dove ha insegnato il mestiere a Gesù. Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di Maria, di Gesù, della Chiesa? Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio; ed è quello che Dio chiede a Davide, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura: Dio non desidera una casa costruita dall’uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito.

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E Giuseppe è “custode”, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui, cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato! La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!

E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli “Erode” che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna. Vorrei chiedere a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà e della tenerezza! Papa Francesco


COME VIVERE LA QUARESIMA Gabriele Cingolani orna la quaresima per ricordarci le cose serie. Meno male, dato che nessuno ci rende più questo servizio. La chiesa, con la sua liturgia e catechesi e con i suoi sacramenti non ci consente di restare a lungo distratti. Va bene pensare ai problemi materiali, agli affari, alla salute, a qualche divertimento, ma la nostra vita non è tutta qui. Se l’abbiamo ridotta solo a questo, siamo caduti nella tentazione, da cui la quaresima ci mette in guardia fin dalla prima domenica.

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Perché la Quaresima? È nata come periodo di gioia e di festa in preparazione alla pasqua. Per i cristiani festa significava partecipazione alla risurrezione del Signore diventando membra del suo corpo col battesimo, venendo reintegrati nella sua comunità col perdono dei peccati, incontrando il Risorto nella parola e nel pane dell’Eucaristia. Non è come oggi in cui la festa è solo carnevale e discoteca, e non siamo più capaci di vibrare di gioia quando incontriamo il Signore. Le prime forme di quaresima furono praticate dai monaci d’Egitto tra il 200 e il 300 DC. Terminato il tempo natalizio, digiunavano 40 giorni per prepararsi alla pasqua. Poi si cominciò e dedicare sei settimane alla fase finale della preparazione dei catecumeni al battesimo, che si amministrava nella veglia pasquale. Durante lo stesso periodo i penitenti, cioè quelli che avevano commesso peccati socialmente notevoli, si preparavano all’assoluzione che ricevevano il giovedì santo. Così a pasqua tutti partecipavano all’Eucaristia: i neo battezzati e cresimati, i peccatori riconciliati e l’assemblea dei praticanti. Era un grande evento per tutta la comunità. Si celebravano i sacramenti dell’iniziazione e quello della riconciliazione. Mentre i catecumeni si preparavano alla pasqua con i diversi passi del loro itinerario – ingresso, scrutini, consegna del Credo e del Padre Nostro – il resto della comunità si preparava accentuando alcuni valori della spiritualità cristiana, come preghiera, digiuno e opere di carità. Nel corso dei secoli l’aspetto sacramentale si attenuò per l’introdu-

zione del battesimo dei bambini e della confessione privata. Si svilupparono però pratiche di devozione e di catechesi, come missioni, via Crucis, sacre rappresentazioni e gesti penitenziali. La quaresima era rispettata anche dall’organizzazione sociale. Si Amici di Fossacesia in ritiro a Morrovalle, 14-12-14 sospendevano le guerre e si elimiL’ignoranza in materia di fede sta navano spettacoli profani. La durata di diventando impressionante nelle 40 giorni si consolidò perché sia nel nostre comunità. Le pratiche tradizioVT che nel Nuovo questo numero nali, adattate alle nostre situazioni, indica sempre speciali interventi di restano valide. Dio a favore dell’umanità. 40 anni durò il cammino degli ebrei nel deserPREGHIERA, come affermazioto. Di 40 giorni furono il diluvio unine che Dio è al primo posto nella versale, l’esplorazione della terra pronostra vita. Preghiera da soli e in famimessa, il colloquio di Mosè con Dio glia, col rosario, la meditazione e sul Sinai, il tempo di conversione consoprattutto l’Eucaristia domenicale. cesso alla città di Ninive, il cammino Molti hanno perso il senso della predi Elia verso l’Oreb, il digiuno di Gesù ghiera e quindi anche della vita cristianel deserto. na. Ricuperare almeno un momento di preghiera serve a salvare e a rimettere Come vivere la quaresima in sesto la pratica della fede. PENITENZA, per liberarci dalla oggi? schiavitù delle cose di questo mondo. Il Vaticano II ha rivalutato il rapPenitenza tipica quaresimale è il porto della quaresima con il battesimo digiuno. Non solo in senso dietetico, e con la riconciliazione. I catecumeni ma soprattutto come affermazione che devono tornare a viverla come ultima abbiamo fame di Dio, vogliamo nutrirfase della loro preparazione battesimaci della sua parola e vogliamo stare in le. I battezzati devono viverla come comunione con lui. Per questo ci limiriscoperta degli impegni e delle tiamo non solo nel cibo, ma evitiamo responsabilità del battesimo. le distrazioni, la perdita di tempo e Con la divisione dell’anno liturgiquanto ci impedisce l’unione con Dio. co in tre cicli, solo il ciclo A conserva Soprattutto vogliamo digiunare dal testi battesimali. Gli altri due hanno peccato, in tutte le sue forme, da cui ci tematiche prevalenti ma non uniformi: liberiamo col sacramento della confesl’alleanza nel ciclo B e la riconciliasione. zione nel ciclo C. Per tutti la quaresima dev’essere un tempo di purificaCARITA’, non solo dando in elezione e di ricarica spirituale. L’invito mosina il superfluo, ma condividendo “Convertitevi e credete al Vangelo”, i nostri beni con quanti sono più bisoche ci viene rivolto fin dal giorno delle gnosi di noi. Soprattutto condividendo Ceneri, sintetizza l’impegno spirituale il tempo, l’affetto, la comprensione, il di questo periodo. Dobbiamo consoliperdono. Le tradizionali opere di dare la nostra istruzione cristiana, misericordia spirituale e materiale ripassando il catechismo e partecipanrestano un campo aperto alle nostre do alla catechesi delle parrocchie. iniziative di carità.

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VITA E PREGHIERA ANCORATE ALLA CROCE DICRISTO di Fabrizio - Firenze arissimo padre, le tue parole mi arrivano come la voce stessa di Dio, che comprendendo la mia situazione, mi ha già consacrato, proprio come affermi tu. In tutto questo tribolare, mi consola una grande realtà: chi, in qualche modo, vive una vita crocifissa si trova già nell’ottica e nella realtà della Resurrezione. In altre parole chi soffre rimettendo a Dio il proprio soffrire è già risorto, anche se tante volte non ce ne rendiamo conto. L’importante è rimanere ancorati alla Croce di Cristo offrendogli, - non ogni giorno - ma in tutti i momenti della giornata e anche della notte, sé stessi e tutta la propria vita. Solo allora si arriva ad una preghiera - incontro unione che va ben oltre le parole.

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Dalla preghiera verbale alla preghiera di disposizione La preghiera verbale è importante, costituisce il primo accesso psicodinamico, perché mette in relazione pensiero, ideazione, affetti, emozioni; ma dopo questo livello si entra in una preghiera di disposizione sempre più profonda nella quale le parole servono sempre meno, poiché lasciano il posto a livelli di interiorità sempre più profondi. Si tratta di esperienze reali di consapevolezza, di coscienza in cui senti tangibilmente lo Spirito di Dio che è dentro di te, fuori di te, intorno a te. Per esprimersi con parole umane e decisamente limitate, si tratta di un campo vibrazionale, infinito, sottile, forte e delicato al tempo stesso, che ti abbraccia, ti solleva, ti guida, non sai neanche verso dove, quanto, quando e perché. Ma sai che il mistero, razionalmente inconoscibile, impalpabile, esiste e con chiarezza di coscienza ti fa attraversare dimensioni dello spirito sempre diverse: un po’ come se stessi percorrendo un corridoio luminoso con le tenebre ai lati, ma tenebre che non ti fanno paura, tenebre che ci sono, ma che in qualche modo non ti toccano nella coscienza profonda, anche se costituiscono tribolazioni di ordine materiale ed esistenziale terreno. E’ come se si attraversassero varie porte che ti si aprono al momento giusto per farti avanzare nel cammino.

Tra la vita e la VITA! Caro padre, io sto vivendo tutto questo: mi sento - non nel senso negativo - fra la vita e la morte. Ma per me

Fabrizio in preghiera

questa morte, non è quella che teme la maggior parte della persone; per me è solo una di queste porte che è Cristo stesso che chiama con i suoi tempi e con i suoi modi. Ciò che desidero dirti è che mi sento vivere contemporaneamente sia nell’aldilà, che di qua. Non fraintendermi. Non c’è niente di patologico in tutto questo. Non riesco a trovare le parole corrette per esprimermi, ma so che tu mi comprendi benissimo. Forse con parole più semplici, il vecchio catechismo insegnava che Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo. Io ho solo cercato di spiegare questa semplicità, forse complicandola....un po’. Non ho nessuno con cui parlare a livelli così spirituali. Tu sei l’unica persona che abbia sempre compreso quello che volevo dire. Vedi, padre, non poterne parlare con nessuno genera un senso di solitudine, un bisogno di comunicare che rimane spesso inespresso, perché se vado a parlare di certe realtà a persone che non comprendono, non solo faccio del male a me stesso, ma involontariamente lo faccio anche a loro. E’ come caricare un peso di 200 Kg. sulle spalle di una persona che ne pesa solo 50. Prima ho detto che mi sento fra la vita e la morte, ma più precisamente devo affermare che mi sento fra la vita e la “VITA”. Il 22 febbraio scorso sono stato invitato all’Istituto religioso Casa La Madonnina di Firenze a tenere una conferenza sul tema: “Coltivare la speranza nelle periferie del mondo”.

Non mi ero preparato niente, tranne qualche spunto, qualche frase dell’Evangelii Gaudium. Ho parlato come sempre ho fatto. Da tanti anni faccio questo tipo di conferenze. E ho creduto, anzi ero convinto di aver detto le solite cose che si dicono per rimanere coerenti con l’oggetto dell’incontro. Ho toccato argomenti di sofferenza, come solitudine, malattie, morte; ma credimi, in modo del tutto normale e a carattere psicologico - pratico. Alla fine dell’incontro molte persone mi sono venute incontro ringraziandomi con le lacrime agli occhi per quello che avevo detto. Fra queste, una signora che mentre parlavo, spontaneamente ho fissato negli occhi parlando della morte. Questa signora mi ha poi detto che le è morto un figlio di 18 anni. Io non sapevo niente di tutto questo. Questa signora - dopo la conferenza mi ha intrattenuto ringraziandomi di tutto. Altri mi hanno detto che mentre parlavo traspariva qualcosa di particolare. E alla fine la Madre Generale mi ha regalato una rosa bianca. Credimi, padre, io non mi sono reso conto di tutto questo che avrei detto e fatto. Se me lo hanno detto in questo modo, è vero! Ma io ero e sono convinto di avere detto cose normali. Vedi, io - tu mi conosci - non sono nessuno, non lo dico per falsa umiltà. Non ho fatto carriera, non sono un personaggio di spicco, umanamente parlando, ho vinto il guiness dei primati alla rovescia con la situazione di Anna, come gli Amici di G. C. conoscono.


L’UOMO DELLA SINDONE

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Intervista con il Prof. Baldacchini *** n occasione del bicentenario della nascita di Don Bosco, dal 19 aprile al 24 giugno si svolgerà a Torino una Ostensione straordinaria della Sindone. Papa Francesco, che si recherà nel capoluogo piemontese il 21 giugno, ha detto che “l’Uomo della Sindone ci invita a contemplare Gesù di Nazaret … e ci spinge a salire il Monte del Calvario … a immergerci nel silenzio eloquente dell’amore”. Numerose sono le iniziative che presentano quest’anno la realtà del Sacro Lino. Nei giorni scorsi ne ha parlato, nella parrocchia pontificia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo, il prof. Giuseppe Baldacchini, esperto sindonologo. Lucia Fiore gli ha chiesto quali siano le ultime scoperte scientifiche: R. – Le scoperte scientifiche degli ultimi due anni riguardano un nuovo metodo di datazione meccanica della Sindone e la scoperta che esiste un alone intorno al volto della Sindone che ha riaperto il dibattito sui cosiddetti “secoli bui della Sindone”, cioè il periodo prima del 1300 durante il quale non si conoscono bene i fatti riguardanti questa immagine. D. – Quali ipotesi ha avanzato per rispondere ad una serie di quesiti sulla formazione dell’immagine corporea? R. – Quella è stata, in realtà, la parte - che riguarda la Sindone - che mi ha interessato di più fin dall’inizio, nel senso che la mia preparazione di fisico mi ha permesso di fare delle ipotesi sulla possibilità che l’immagine fosse dovuta ad un’esplosione di energia. E questa ipotesi è stata verificata

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in laboratorio con l’uso di sorgenti laser molto particolari. Dopo un lungo lavoro, abbiamo dimostrato che in realtà in certe condizioni queste sorgenti laser possono produrre le immagini simil-sindoniche. È chiaro che con queste sorgenti veniva simulata un’esplosione di luce. Quindi che un lampo di luce che abbia prodotto questa Sindone è stato corroborato da misure scientifiche di un certo spessore. D. – Lei ha parlato anche di teoria dell’annichilazione … R. – Questa è un’ipotesi. Quindi siamo nel campo delle ipotesi, perché se è vero che l’immagine che si osserva della Sindone è stata creata da un lampo brevissimo e intensissimo di luce, ci si può chiedere come sia avvenuto questo lampo di luce. Sono molte ipotesi che circolano già da moltissimi anni, ma tutte peccano in qualche aspetto che non torna dal punto di vista delle leggi della fisica che noi oggi conosciamo. Per cui ho portato questa ipotesi dell’annichilazione40 che è ‘unica – almeno per quello che mi riguarda – che riesce a spiegare che cosa sia avvenuto non contravvenendo a tutte le leggi della fisica che si conoscono e rispettando anche la storia dei fatti che si conosce almeno fino a questo momento. D. – Al di là di queste scoperte, come si pone di fronte al mistero dello Sindone? R. – Come scienziato mi pongo con una grandissima curiosità; è tutto veramente affascinante, perché quando non si riesce a risolvere un problema o si intravede come poterlo risol-

vere - e questo fa parte del nostro mestiere -, ci piace andare fino in fondo finché non vediamo le ragioni prime. Naturalmente come fedele sono estremamente interessato, perché se, come credo, la Sindone non è un falso - come è assunto da molte persone – tutti i segni presenti nell’immagine concordano tantissimo con quello che è scritto nel Vangelo riguardo la Passione e morte di Gesù Cristo. Quindi questo ci dovrebbe far riflettere sulla veridicità di questa tesi che viene messa in dubbio da molte persone. da RadioVaticana 01 febbraio 2015 www.radiovaticana.org

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Ostensione 11 maggio 1578

Cfr LA STAMPA – Vatican Insider – 04.07.2012 “Ma il corpo come è sparito? Risponde Baldacchini: “L’unico fenomeno conosciuto in Fisica che conduca alla sparizione completa della massa con produzione di energia equivalente è il processo di annichilazione materia-antimateria (AMA), che oggi può essere riprodotto solo a livello subatomico nei laboratori di particelle elementari, ma che è stato invece dominante subito dopo il Big Bang, cioè negli istanti iniziali di esistenza del nostro universo.”


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PASSIONISTI CHIESA E SOCIETÀ ***

India, chiese sotto attacco vandali Arcivescovo New Delhi: preoccupazione Alta tensione a New Delhi per i numerosi attacchi vandalici registrati a danno di chiese. Dopo l’ultimo episodio, che ha visto protagonista la St. Alphonsa’s Church, in un comunicato l’arcivescovo Anil J.T. Couto ha manifestato “la sua profonda preoccupazione per il crescente numero di attacchi, riflesso di una campagna di odio da parte di gruppi il cui unico scopo è di infrangere l’armonia religiosa” dell’India.

questo punto il missionario si trasforma in passionario dell’ambiente e dei diritti umani. Accusato e messo sotto processo per istigazione alla rivolta e ribellione allo Stato è stato definitivamente assolto il 13 gennaio 2012. dal giudice del tribunale di Tarapoto, in Perù. A lui i migliori auguri degli Amici di Gesù Crocifisso.

Angelus: Francesco annuncia viaggio a Sarajevo il 6 giugno

Al via raccolta firme per moratoria Onu su utero in affitto Una richiesta all’Onu di indire una moratoria sull’utero in affitto. L’iniziativa lanciata dal quotidiano La Croce ha già raccolto in pochi giorni oltre 30 mila firme. Ad ispirarla è stata la vicenda di Sushma Pandey, la 17enne indiana morta a causa dei trattamenti ormonali propedeutici per una procedura di maternità surrogata acquistata in Occidente.

Era cristiano il giornalista giapponese ucciso dall’Isis

50° di sacerdozio di P. Mario Bartolini

Il 3 marzo prossimo ritornerà in Italia per un periodo di riposo P. Mario Bartolini missionario in Perù. Quest’anno egli celebra il 50° anniversario di Ordinazione sacerdotale. Padre Mario Bartolini è un missionario passionista originario di Roccafluvione (AP). Vive da 35 anni a Barranquitas, una sperduta località amazzonica nella provincia di San Martin, regione dell’Alto Amazonas. Trascorre il suo tempo alternando attività sedentaria tra i campesinos di Barranquitas e lunghe tourné sui fiumi in visita ai villaggi delle popolazioni indigene della regione. Fino a quando le ruspe e le motoseghe di una multinazionale non hanno tentato di stravolgere completamente l’ambiente naturale ed umano della regione. A

A sorpresa, all’ Angelus di domenica 1 febbraio , l’annuncio di Papa Francesco di un prossimo viaggio a Sarajevo. “Sabato 6 giugno, a Dio piacendo - ha detto Francesco - mi recherò a Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina.Vi chiedo fin d’ora di pregare affinché la mia visita a quelle care popolazioni sia di incoraggiamento per i fedeli cattolici, susciti fermenti di bene e contribuisca al consolidamento della fraternità e della pace, del dialogo interreligioso, dell’amicizia

Giornata per la Vita. Vescovi contro cultura della morte Si celebra, il 1 febbraio, la 37a Giornata per la vita. Nel messaggio redatto per l’occasione dalla Conferenza Episcopale Italiana dal titolo ‘Solidali per la vita’, i vescovi chiedono a fedeli, società e politica di impegnarsi senza riserve per combattere la cultura di morte rappresentata non solo dall’aborto ma anche da nuove, drammatiche frontiere come le manipolazioni embrionali e l’eutanasia.

Era cristiano Kenji Goto, il giornalista giapponese decapitato dall’Isis. E proprio la volontà di dare voce agli ultimi era la principale motivazione del suo lavoro anche in Siria. Kenji Goto apparteneva alla piccolissima comunità cristiana del Giappone, meno dell’1 per cento della popolazione del Paese. Quarantasette anni, originario di Sendai, Goto si era convertito al cristianesimo nel 1997. Proprio la sua fede cristiana, unita a una grande sensibilità sul tema della pace aveva orientato la sua attività professionale

Facebook, ora si possono segnalare notizie false e bufale Mentre cresce il peso del social network nelle abitudini informative degli utenti, arrivano nuove funzionalità per limitare il diffondersi di contenuti poco attendibili. I post con molte segnalazioni saranno accompagnati da un avviso agli iscritti. Una nuova funzionalità per segnalare bufale e articoli deliberatamente falsi. Ma anche un avviso per mettere in allerta gli altri utenti prima che un post sospetto si diffonda troppo.


I TESTIMONI: Ven. ELISABETTA TASCA, madre di 13 figli

Famiglia, diventa ciò che sei

a cura di Federico Di Saverio, CP l 6 dicembre 2014 Papa Francesco ha dichiarato Venerabile Tasca Elisabetta. Con gioia torniamo a parlare sulla nostra rivista di lei, conosciuta come “Mamma Elisabetta”. Nasce a San Zenone degli Ezzelini (Tv) il 24 aprile 1899 da Angelo e Luigia Battagin. Ultima di sette figli fa parte di un’onesta famiglia di contadini, dove si lavora e si prega. Il padre Angelo tutte le sere leggeva e commentava una pagina della Bibbia. Elisabetta se ne ricorderà per tutta la vita e anche lei farà così con i suoi figli. Già da giovanetta era appassionata dall’Eucaristia e aveva appreso dai genitori la devozione al Crocifisso e alla Madonna. Era molto socievole e attenta ai bisogni degli altri. Aveva l’incarico di portare il pranzo al fratello Antonio che lavorava alla costruzione della chiesa di S. Zenone (Tv). Antonio si lamentava poiché il cibo gli sembrava insufficiente. Elisabetta disse alla mamma di aggiungere anche la sua razione perché avrebbero mangiato insieme, ma lei saltava il pranzo. Dimagrì vistosamente, si ammalò, e si scopri il caritatevole trucco. Arrivata all’età di decidere del suo futuro, attirò l’attenzione del giovane Giuseppe Serena, da poco tornato dalla prima guerra mondiale. Era un giovane biondo, occhi azzurri, serio e generoso. Ma Elisabetta non rispose con entusiasmo al suo interessamento. Confesserà poi: “Non mi veniva voglia di amarlo”. Confidò il suo problema ad un sacerdote, che le rispose di prendere il primo che veniva per non restare zitella visto che molti ragazzi erano morti in guerra. A Elisabetta non piacque la risposta e ritornò a casa amareggiata. Si recò allora al santuario della Madonna del Monte per affidare a Maria il suo problema. E la Madonna intervenne. Mentre recitare il rosario, la Madre celeste le mise nel cuore un amore intenso verso il biondo bersagliere. Il matrimonio venne celebrato il 6 aprile 1921. “Nel giorno del mio

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Elisabetta Tasca matrimonio, durante la messa - racconta Elisabetta - feci al Signore questa preghiera: Signore, nel mio matrimonio farò sempre la tua volontà e accetterò tutti i figli che vorrai darmi, però, ti prego, fa che alcuni siano sacerdoti e altre religiose; se Tu vuoi, prendili anche tutti al tuo servizio”. Dei dodici figli adulti, uno era morto in tenera età, il Signore se ne prese quattro; non mantenne del tutto il patto, ma lei dirà: “sono contenta lo stesso, perché anche gli altri otto figli hanno formato buone famiglie”. Due divennero sacerdoti passionisti, P. Galileo e P. Gabriele e due suore. Appena quattro mesi dopo il matrimonio scopre nel marito un difetto, di quelli che sarebbero capaci di mandare all’aria un matrimonio. La sposina piange, prega e tiene duro, fermamente convinta che “la parola data a Dio bisogna mantenerla a tutti i costi”. Proprio in questo periodo conosce san Leopoldo Mandic, dal quale il marito soleva andare a confessarsi una volta all’anno a Padova. Il santo frate divenne la sua guida in un cammino di santità fino a farle amare anche la croce sulla quale, confiderà un giorno, resterà appesa per 46 anni. La famiglia cresceva e i figli prendono la loro strada, Giuseppe si ammala e per quattro anni resta immobilizzato sulla sua carrozzina.

Elisabetta lo curerà con amore e pazienza fino alla morte, nel 1967. Il 2 ottobre 1978 si ammala anche lei di broncopolmonite. È paziente e non chiede preghiere per la sua guarigione, ma per fare in tutto la volontà di Dio. Nel letto di morte, presenti i dodici figli, mamma Elisabetta chiese che si celebrasse una santa Messa per ringraziare il Signore. Raccomanda ai figli: “Dopo la mia morte, canterete per me il Te Deum, in ringraziamento a Dio per i tanti doni ricevuti, soprattutto per la fedeltà alla mia vocazione cristiana e familiare, la rettitudine di coscienza, il buon carattere, i 12 figli e in particolare per i 4 figli religiosi”. Muore serenamente il 3 novembre 1978 e ben presto la fama di santità di Elisabetta Tasca Serena si diffuse e così al cimitero accorrevano molti devoti, specialmente madri di famiglia, per venerarla e per raccomandarsi alla sua protezione. Il 20 dicembre 1991 iniziò la causa di canonizzazione. Il 13 novembre 1997 la salma della Serva di Dio fu trasportata dal cimitero di Brendola ad una cappella attigua alla chiesa dei Passionisti di San Zenone degli Ezzelini. Si attende ora un miracolo per la beatificazione. La vita cristiana di “Mamma Elisabetta” era fondata su basi molto solide: la Provvidenza, la Parola di Dio, la Passione del Signore e la volontà di Dio. La sua vita era fatta di preghiera, Eucaristia e lavoro. La santità di mamma Elisabetta è simile a quella di altri santi passionisti e di tanti santi e padri e madri di famiglia che hanno saputo riempire la vita ordinaria di amore di Dio e del prossimo, rispondendo ogni giorno alla santa volontà di Dio. Accogliamo questa testimonianza come un dono del Signore che non si stanca mai di ricordarci la via dell’amore come unica strada verso la santità per tutte le vocazioni. Sarà modello e protettrice soprattutto per tante mamme di famiglia. federicopassio@gmail.com

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APOSTOLI DEL CROCIFISSO: FARE AMARE L’AMORE

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Alberto Pierangioli elle nostre catechesi, specialmente negli anni 2011 – 2012, abbiamo cercato di sintetizzare gli elementi essenziali della dottrina spirituale di san Paolo della Croce: “La Passione, mare di dolore e di amore”. “La vita di fede”. “La Volontà di Dio al primo posto”. “Nel seno del Padre”. “Per essere santi ci vuole la N e la T”. “Morte mistica e divina rinascita”. “Partecipare alla Passione di Gesù”. “Dal Crocifisso ai crocifissi”. Visto così, il cammino spirituale additato dal Santo, potrebbe sembrare troppo ripiegato su se stesso, come se l’unico pensiero fosse la propria salvezza e santificazione. San Paolo della Croce ha trovato il centro del cammino spirituale in Gesù Crocifisso; da Lui ha imparato non solo l’amore di Dio, ma anche il valore delle anime, costate il sangue di Cristo e quindi l’urgenza dell’apostolato. Già nel diario del Castellazzo, il giovane Paolo, meditando la passione di Gesù, scriveva il 4 dicembre 1720: «Dicevo che mi desidererei scarnificato per un’anima e mi pareva languire, vedendo la perdita di tante anime, che non sentono il frutto della passione del mio Gesù». Queste parole esprimono con grande chiarezza l’intimo rapporto tra la contemplazione del Crocifisso e l’apostolato. Infatti Paolo, terminati i 40 giorni di ritiro a Castellazzo, incomincia un intenso apostolato, prima in patria e poi in varie regioni d’Italia, apostolato che diventa sempre più intenso quando viene consacrato sacerdote. Ha scoperto il mezzo più efficace per riportare a Dio le anime più lontane, cioè la meditazione della passione di Gesù. Nonostante il grave impegno di fondare un nuovo istituto religioso maschile e femminile, egli predica centinaia di missioni in molte regioni d’Italia, guida spiritualmente migliaia di anime, scrive decine di migliaia di lettere di direzione spirituale. Egli vuole i suoi religiosi grandi contemplativi e “santi operai”, cioè grandi apostoli. Nella Regola dei passionisti ricorda che “uno dei fini principali della Congregazione è non solo d’essere indefessi nella santa orazione, per attendere alla santa unione con Dio, ma ancora d’incamminarvi i nostri prossimi”. Desidera che i passionisti facciano questo non solo nella predicazione, ma anche quando confessano, nei dialoghi spirituali e in tutte le occasioni opportune, convinto che la meditazione della passione è un «mezzo efficacissimo

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Festa della Passione a Civitanova M. Gli Amici si preparano alla Peregrinatio Crucis per vincere il peccato e incamminare le anime in poco tempo a gran santità». Di questo impegno i religiosi devono fare un voto particolare, che è il distintivo della Congregazione. Quelli che non si possono dedicare alla predicazione devono fare questo con ogni altro mezzo, con l’esempio e con la preghiera. Questo vuole oggi la Chiesa da tutti i laici che vogliono vivere in modo serio la propria fede. La grande Esortazione Apostolica “I fedeli Laici” di S. Giovanni Paolo II dedica buona parte del suo svolgimento all’apostolato dei laici. Scrive tra l’altro: “I fedeli laici, proprio perché membri della chiesa, hanno la vocazione e la missione di essere annunciatori del Vangelo. È una urgenza intramontabile. Ogni discepolo è chiamato in prima persona; nessuno può sottrarsi nel dare la sua propria risposta: “Guai a me, se non predicassi il vangelo!” (1Cor 9,16). A tutti ripeto il grido appassionato: Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!” . Questo addita oggi Papa Francesco alla Chiesa, che deve essere una Chiesa con le porte sempre aperte, sempre in uscita verso le periferie. Scrive nella Evangelii Gaudium 102: “È cresciuta la coscienza dell’identità e della missione del laico nella Chiesa. Disponiamo di un numeroso laicato, benché non sufficiente, con un radicato senso comunitario e una grande fedeltà all’impegno della carità, della catechesi, della celebrazione della fede. La presa di coscienza di questa responsabilità laicale nasce dal Battesimo e dalla Confermazione, ma a volte non si manifesta a sufficien-

za a causa di un eccessivo clericalismo. La formazione dei laici e l’evangelizzazione delle categorie professionali e intellettuali rappresentano un’importante sfida pastorale”. Non dimentichiamo l’impegno che ripetiamo ogni giorno nella “Promessa di amore”: “Fa che io ti ami e ti faccia amare”. Essere “testimoni di Cristo Crocifisso e Risorto” è l’impegno che San Paolo della Croce addita oggi anche ai “laici passionisti”. I laici passionisti non fanno un voto, come i religiosi, ma una promessa solenne a Gesù Crocifisso: “Fa che io ti ami e ti faccia amare”. Non è vero passionista chi non è un grande innamorato e un vero apostolo di Gesù Crocifisso. Le nostre Fraternità debbono essere aperte e gioiose, serene e accoglienti, Amici di un Gesù Crocifisso, ma ora glorioso, gioioso e con le piaghe gloriose Le nostre Fraternità, se vogliamo avere un avvenire nella Chiesa, in un mondo che si sta allontanando sempre più da Dio, devono passare da “semplici gruppi di preghiera” a “gruppi ecclesiali”, che partono dalla preghiera, soprattutto come contemplazione dell’amore a Gesù Crocifisso, per arrivare a un grande impegno missionario: “Amare e fare amare Gesù Crocifisso”. Una grande occasione l’abbiamo nella prossima Quaresima con la Peregrinatio Crucis, portando il Crocifisso nelle famiglie, per riportarvi la fede e la preghiera. Vale anche per noi il grido di san Luigi Orione: “Un cristiano che non è apostolo è un apostata”. alberto.pierangioli@gmail.com


AL POZZO DI GIACOBBE (Gv 4,5 ss) Andreea Chiriches l pozzo insegnasti, Signore, che la nostra legge non è la tua Legge, che il nostro pensiero ha poco del tuo pensiero. Pagana e peccatrice, non ti sei estraniato in quel rifugio protetto e sicuro che è l’osservanza del rigore della legge umana. Ma le parlasti senza badare ai giudizi perché sei Dio che sovrasta tutti e tutto, perché siamo tuoi. Non c’è alcun criterio che ci distingua davanti ai tuoi occhi, mentre noi ne abbiamo inventati mille per non confonderci, per non mischiarci. Hai invece un criterio secondo il quale accogli le creature in un solo abbraccio: l’amore divino di padre; al pozzo, seppellisti il pregiudizio, perché tutti sono chiamati alla conoscenza della verità, alla salvezza. Quanto poco abbiamo capito del tuo amore, ignari che anche il peccatore più grande può redimersi. Concedimi, mio Gesù, la condiscendenza della samaritana, perché come lei possa essere aperta a chi è diverso da me nel pensiero, nella fede, seguendo criteri razionali, bensì mirando alla realizzazione del Bene; che anche la mia anima possa sempre camminare, aiutare guidata da un unico principio, l’amore; che la mia presenza, le mie parole siano sempre amore, amore che si offre senza giudicare, amore che non ha paura di sprecarsi. Ho bisogno di bere al tuo pozzo, mio Signore. L’anima non può nutrirsi di cose che appartengono al mondo e, nel tentativo di cercare altre fonti di sussistenza, si perde continuamente. Ha bisogno di dissetarsi alla tua fonte, nella fiducia che essa stessa diventerà sorgente che zampilla per la vita eterna. In tal modo tu diventi la mia stessa vita. Non si può assaggiare te senza poi desiderare piccoli frantumi di te. Ricchezza, onori, piaceri... tutto ciò che appartiene al mondo diventa insipido. Il cuore esige sempre più te, che riveli all’anima i suoi veri bisogni e sei sempre pronto a provvedere. Dal tuo pozzo l’anima mia trae la sua linfa, mio Gesù, e in te solo trova tutto ciò che essa necessita. Con la samaritana ti chiedo: Dammi da bere l’acqua viva. Mantieni acceso in me il richiamo continuo che mi porti al pozzo della vita, la Chiesa,

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dove dimorano le sorgenti della redenzione. Lì mi attendi seduto, spesso stanco, affamato, assettato, nella speranza che l’anima mia si riversi nella tua; un Dio che, come diceva sant’Agostino, con la sua forza ci ha creati e con la sua debolezza è venuto a cercarci, a salvarci. Liberami Signore, come lo facesti al pozzo, il cuore e la coscienza dai pesi che mi schiacciano. C’è un desiderio insopprimibile di liberarmi dai dolori della coscienza, c’è desiderio di penitenza. È il pozzo della vita che mi attendi, tu, , amore e perdono, tu che conosci il mio cuore. La purezza della tua presenza condanna i miei peccati. Non servono parole d’accusa, basta che mi parli della grazia che rinnova l’anima. Al pozzo mi parlasti da Dio che sa cosa desidera da una preghiera che si vuole autentica, “perché il Padre cerca tali adoratori. ’’ Quante volte penso che sia io a cercarti, invece dici che sia Dio colui che cerca l’uomo… l’uomo che sa pregare bene, in spirito e verità, lontano da ogni forma di idolatria, al di là di confini spaziali, del formalismo, nella cognizione che sei ovunque; preghiera fatta con tutto l’essere, con tutto il cuore, motivata e guidata da un’anima che trova il piacere nella tua presenza. Cerchi l’anima accesa, che non sa attendere la santa messa, che ama stare con te in qualsiasi momento. Cerchi l’anima che conosce la Verità, ama la

tua Parola, e ti adora non in conformità con le nostre eresie, ma con la verità rivelata. Cerchi pensieri, atteggiamenti, modi di fare che sappiano di te. Ti chiedo, mio Gesù, il desiderio della samaritana di conoscere e di cercare senza sosta la Verità. Come al pozzo, non smettere mai di stravolgere le mie convinzioni, e rivelati sempre a quest’anima in un perenne: “Sono io, che ti parlo”. Anche lei sapeva molto, ma a cosa serve possedere nozioni teoriche se dovesse mancare l’incontro personale con te. Non vuoi la fede cieca, ma l’anima che prega e ti adora in simbiosi con la mente che ti conosce nella tua Parola. Fai che io ti adori sempre in una fede vera, piena e concreta. Dammi una briciola della tua saggezza, e tanta umiltà, per avvicinare chi è lontano da te, per imparare a guadagnare le anime per la vita eterna, nella consapevolezza che non c’è un compito più grande, più nobile e più difficile di questo. Donami l’amore per il prossimo di quella donna pagana, affinché, come lei, non nasconda mai la Verità nel mio cuore, ma abbia sempre fretta di offrirla con delicatezza, nella consapevolezza che risponderò in eterno per tutte le volte che ho esitato di farlo. Fammi sedere con te, al pozzo, per godere della tua pace, della tua quiete, perché possa spogliarmi da tutto e riceverti, vita eterna. andreea_leone_chiriches@yahoo.it

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“SARETE MIEI TESTIMONI” a cura di Alberto Pierangioli

Auguri del P. Generale emerito Caro P. Alberto, ricevo e leggo sempre con molto interesse e piacere le Catechesi che invia agli Amici di Gesù Crocifisso per la loro crescita spirituale. La ringrazio e con l’occasione le auguro con fraterno affetto e stima Buon Anno 2015; estendo i saluti e gli auguri a tutti gli Amici di Gesù Crocifisso molti dei quali ho avuto modo di incontrare e conoscere. Il Signore ci benedica tutti. P. Ottaviano D’Egidio.

Pregare s’impara pregando Caro Padre, in questo tempo ho cercato di mettere in pratica un suo suggerimento: “Mai abbandonare la preghiera”. Il mio dialogo con il Signore si è fatto più intenso, costante, profondo. È proprio vero che pregando si impara a pregare. Il Signore non ci lascia mai soli, anzi più si prega più diventa geloso e ci attira a sé e ci modella lentamente come più gli piace; quando ci facciamo modellare da Lui come la creta diventiamo migliori con noi stessi e con gli altri, ma soprattutto viviamo nell’amore e questa è una cosa meravigliosa. Il rosario quotidiano ci aiuta ad aprire la strada del dialogo, poi il resto

lo fa lui. Non passa giorno che non ringrazio il Signore di averla incontrata e di avermi fatto diventare passionista. Purtroppo i cattivi pensieri ci sono sempre perché siamo umani, ma con l’aiuto del Signore ho imparato a cacciarli con l’esempio dei padri del deserto quando dicono....andate via da me.. e poi invoco il Signore che non mi lascia mai sola e mi getto tra le sue braccia di amore. Il 2015 sarà un anno ancora più bello perché avrei il desiderio di fare la consacrazione perpetua, e dire per tutta la mia vita Gesù: “Sono accanto a te e non ti lascerò mai solo. Quanto ti ho amato e quanto ti amo”! E.P.

“Dio ha creato l’uomo per amore e lo ha chiamato all’amore” Carissimo padre, ho letto la catechesi di gennaio:è buona. È meraviglioso aver intuito la tematica della Famiglia per questo anno. Significa soprattutto aprirsi all’azione dello Spirito per meglio scoprire la bellezza della vita cristiana in quella comunione sacramentale istituita da Dio. Ci sono tantissimi testi che potrebbero aiutarci. Il santo papa Giovani Paolo II dedicò tutte le catechesi dei mercoledì del 1994, che chiamò l’anno della famiglia. Anche le tue catechesi sicu-

ramente ci arricchirà in tutto il 2015. Davvero “Dio ha creato l’uomo per amore e lo ha chiamato all’amore”. Antonio Piccolo di NA

A S. Gabriele ho capito molte cose… Caro padre, ti ringrazio per i consigli che dai a tutta la comunità e soprattutto per averci guidati negli esercizi spirituali a S. Gabriele, dove mi sono sentita parte di un disegno più grande, quello di aiutare le persone che sono in difficoltà. A S. Gabriele ho capito molte cose, come ad esempio che il Signore ci chiama e noi dobbiamo solamente lasciarci guidare dalla sua volontà. Ho sperimentato che con la preghiera si possono superare ostacoli molto più grandi di noi, come la perdita di un nostro caro, perché con la fede tutto è più facile. Ringrazio il Signore di avermi dato una famiglia unità nella fede, infatti Massimo farà la Consacrazione a Gesù Crocifisso, iniziando cosi un cammino di pace e amore spirituale. Anna Vagnozzi di Castellano FM.

La mia vita non aveva senso… Mi chiamo Maria Luisa ed è da pochi mesi che faccio parte degli AGC. Ringrazio tanto la mia Amica Luigina che mi ha indicato questo bellissimo cammino . La mia vita prima era triste, non aveva senso di viverla; adesso la mia vita è cambiata: mi sento più serena, prego Gesù Crocifisso di essermi sempre vicino. Ringrazio anche te, caro padre, che ci guidi in questo cammino, con tanta fede e amore per Gesù. Vi voglio bene a tutti. Maria Luisa Giulianova

Un’altra Amica centenaria

Festa ad Assunta Amica centenaria

Forani Assunta, la più fragile di 5 figli di una famiglia patriarcale di Civitanova M., dove vive con la figlia Augusta, è stata l’unica a tagliare il traguardo dei 100 anni il 23-12-2014. È iscritta agli AGC dal 02-01-1991, da 24 anni, una delle prime aderenti. Nel pomeriggio del suo compleanno, il P. Alberto, con alcuni AGC di


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Civitanova, sono andati a farle gli auguri, a pregare con lei e farle un momento di festa. Assunta, seduta tranquillamente su una sedia, ancora in buona salute, a ogni complimento ripeteva di continuo: “Non merito tutto questo”. Ha pregato e cantato con noi. A chi le ha chiesto come ha fatto ad arrivare a questa bella età, ha detto: “Stare sempre in pace con Dio e con gli uomini”. Pia

Ida e Antonio Caro padre, voglio ringraziarti di vero cuore per la meravigliosa “mezza giornata” di ritiro trascorsa a Morrovalle con te, in grande comunione tra tutti noi. Grazie dell’accoglienza riservataci e soprattutto grazie al Signore che ha donato tutto ciò. Ti ringrazio di tutto cuore per l’amore speciale che stai riservando per Antonio. Il Signore per mezzo tuo lo sta prendendo per mano e insieme alla sua cara Ida lo sta guidando; la sua grande e sofferta serenità (e dolore), dopo la morte di Ida, mi sconvolgono! Stamattina, quando siamo entrati, insieme ad Antonio, nella cameretta di S. Gabriele mi è sembrato che accanto a noi ci fosse anche Ida, sorridente e serena come se stesse godendo con noi delle “bellezze” della vita di S Gabriele. Ho versato lacrime di gioia e dolore insieme. La sera del 15 agosto prima di partire per gli esercizi spirituali a S. Gabriele, andai a salutare Ida in ospedale. Stava molto male, aprì gli occhi e mi fece un gran sorriso. Le dissi: “Sono venuta a salutarti, vado a S. Gabriele per qualche giorno”. Mi disse: “Prega per me S Gabriele!” Il 17 mattina lasciò la vita terrena. Il Signore ha permesso che Antonio accogliesse l’invito a far parte degli AGC perché era nei suoi progetti, ma ci sarà stato anche l’aiuto di Ida. A Pasqua avevo regalato a Ida il libro “Voi siete mie amici”. Quanto è grande il Signore e quante meraviglie compie! Qualche sera fa Antonio ci ha aperto il suo cuore e ci ha detto ciò che ha scritto a te! L’amore tra Ida e Antonio è così forte da darci grandi insegnamenti. Dobbiamo imparare da loro tante cose. Olga Erasmi di Giulianova

Amici di Giulianova in ritiro a Morrovalle

Ida, ti amo! Buonasera, caro padre e scusa se solo in ritardo riesco a farti gli auguri per il nuovo anno. Questi ultimi giorni sono stato molto impegnato con il mio figlio più piccolo, Paolo, per stargli vicino mentre faceva i tanti compiti scolastici. Non avevamo fatto nulla durante le vacanze natalizie, io credevo che i compiti a casa fossero pochi ed invece erano tanti, compresa una lunga poesia da imparare a memoria. Siamo andati in crisi tutti e due e abbiamo pianto tutti e due. Alla fine, sicuramente anche per l’aiuto di Ida dal cielo, ce l’abbiamo fatta. Spero che davvero sia riuscito ad aiutare Paolo a fare tutto! Per il resto, carissimo padre, quanto mi manca Ida! Ieri è stato anche l’anniversario del nostro matrimonio; puoi immaginare come l’ho vissuto e come ho vissuto i compleanni di mio figlio Silvio, universitario a Milano, di mia moglie e di Paolo il piccolo e poi il Natale, il Capodanno, la Befana, senza la mia Ida. Passano tutte le ricorrenze vissute senza di lei, senza i suoi abbracci. Come mi manca! Che tristezza! Vorrei dire di più per farmi capire, ma credimi, è veramente difficile trovare le parole giuste. Iniziamo l’anno nuovo dove si parla della famiglia, la sacra famiglia. In questo tempo io avrei potuto dire veramente tanto della mia

famiglia ed ora mi trovo ad avere tante paure e incertezze. Paura di non farcela da solo e incertezze sul mio modo di affrontare questa situazione nuova. A volte ho dubbi anche sulla mia piccola fede che è molto debole. Ho avuto una moglie con una fede grande ed io mi sento piccolo, molto piccolo. In questi giorni, e lo dovrò confessare, mi capita spesso di giudicare gli altri nei miei tanti pensieri. Forse perché si dà tanto e si pretende qualcosa dietro, quando sappiamo che la Carità deve essere fatta senza nulla pretendere. A Paolo, il piccolo che dorme con me, sta succedendo che di notte mi abbracci più del normale e mi bacia. Questo subito mi fa pensare a come questo bimbo abbia bisogno della mamma e si attacchi a me ed io che mi rattristo perché penso di non essere capace fino in fondo di dargli tutto l’affetto di cui lui ha bisogno. Ecco, caro Padre Alberto, queste sono alcune cose che mi passano per la mente e che sto vivendo giorno per giorno. Qualche volta vorrei gridare a squarciagola: IDA TI AMO. Ti ringrazio per essere sempre vicino a me e alla mia famiglia con le tue preghiere. Per me è tanto. Vorrei che anche io possa pregare tanto per te ma ti devi accontentare di una persona che deve fare ancora tanta strada. Grazie, amico caro. Grazie. Antonio Frezza di Giulianova


MARZO-APRILE 2015 Carissimi/e, inizieremo il primo marzo con la grazia del ritiro a Morrovalle e nel pomeriggio con la gioia del nostro primo incontro con il superiore generale, Padre Joachim Re go, che verrà a portarci il suo incoraggiamento e la sua benedizione. I mesi di marzo e aprile ci portano a vivere intensamente il mistero doloroso e amoroso della passione e morte di Gesù nella Quaresima e poi l’esplosione della sua nuova vita e risurrezione con il tempo pasquale. Contempleremo così con tanta fede e amore Gesù Crocifisso e Risorto. La Quaresima ci chiama non solo a vivere personalmente e comunitariamente la Passione di Gesù nei nostri incontri, ma anche ad annunciarla ad altri con l’esercizio della Pere g rinatio Cr ucis organizzata da quasi tutte le Fraternità nelle famiglie che vorranno accogliere Gesù Crocifisso, per ravvivare la fede e riportarvi la preghiera.Il 19 aprile inizieremo le consacrazioni 2015 a Fossacesia. Invio gli auguri più cari di BUONA QUARESIMA e BUONA PASQUA a tutti i nostri Amici e famiglie; al Superiore Generale e Provinciale e loro Consigli, ai Vescovi, Parroci e Assistenti delle nostre Fraternità, ai Confratelli e Consorelle Passionisti e ai tanti simpatizzanti. Pregate per me. Un abbraccio nel Signore e tante benedizioni. Padre Alberto Pierangioli

CALENDARIO DEGLI AMICI MARZO-APRILE 2015 01 marzo 03 aprile 12 aprile 19 aprile 03 maggio

Ritiro mensile a Morrovalle Venerdì Santo: il giorno dell’Amore Ritiro mensile a Morrovalle Consacrazioni a Fossacesia Ritiro e consacrazioni a Morrovalle

SOMMARIO 2. P. Luciano Temperilli 3. P. Luciano Temperilli 4. P. R. Cecconi 5. Papa Francesco 6. Papa Francesco 7. Gabriele Cingolani CP 8. Fabrizio Firenze 9. *** 10. *** 11. Federico di Saverio CP 12. P. Alberto Pierangioli 13. Andreea Chiriches 14-15. Vari 16. P. Alberto

Chiesa e famiglia La famiglia di Dio e la Sacra Famiglia Meditiamo la Risurrezione di Gesù Messaggio per la Quaresima 2015 Papa Francesco si affida a S. Giuseppe La Quaresima Vita e preghiera ancorate alla Croce L’Uomo della Sindone Passionisti, Chiesa e Società Ven. Elisabetta Tasca Apostoli del Crocifisso Al pozzo di Giacobbe Testimonianze Marzo - Aprile 2015

RICORDIAMO AL SIGNORE I NOSTRI DEFUNTI Sardini Fanny di M. S. Giusto: 06-01-15; Ranzuglia Argia di Macerata: 25-01-15.

Marzo-Aprile 2015 – Anno XVI n. 2 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Red. P. L. Temperilli Mad. d. Stella 06036 Pg – 3336998356 - temperlu@libero.it Amici G.C. P. S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscali.it http://www.amicidigesucrocifisso.org


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