amici di gesù crocifisso rivista luglio agosto 2016

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Amici di Gesù Crocifisso Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

In caso di mancato recapito inviare al CPO di Macerata per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Luglio - Agosto 2016 - Anno XVII n. 4


CARI AMICI

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Luciano Temperilli

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ARI AMICI,

questo numero esce dopo l’incontro di spiritualità del 3 luglio a S. Gabriele. Non ci troverete niente, quindi, su quell’incontro. Nel prossimo spero di poterlo raccontare per esteso come ricordo per quanti vi hanno partecipato e come testimonianza per quelli che non vi hanno potuto prendervi parte. Questo numero vi arriva però prima degli esercizi spirituali del mese di Agosto. Vi è stato già avvisato la data ed il luogo sia per gli esercizi aperti a tutti, sia quelli per le famiglie. Nell’ultima pagina della rivista potete trovare le indicazioni per partecipare per quanti ancora non l’avessero fatto o per quelli a cui era sfuggito questa opportunità. Nella penultima pagina vi riporto una riflessione del nostro caro P. Alberto in cui esortava a prendervi parte. Il P. Alberto ha voluto chiamare fraternità i gruppi degli AGC perché ha ritenuto importante e necessario il ritrovarsi insieme, nei momenti di catechesi, di meditazione e di preghiera come nei momenti ricreativi. Ricordo con quanta forza vi insistesse perché vi fosse fedeltà ed impegno. Vi esorto a non stancarvi nel fare gli incontri di fraternità perché rappresentano, per il nostro cammino umano e cristiano, una necessità personale ed

un esperienza di chiesa. Nel nostro mondo super tecnologico in cui i rapporti stanno sempre più diventando virtuali ci si ritrova insieme, spesso, solo come massa che consuma qualcosa dal cibo, alla musica e allo sport. Purtroppo spesso anche le nostre liturgie ecclesiali si mettono su questo versante di incontri di massa in cui non ci si conosce e non ci si parla. Invece abbiamo anche bisogno di incontrarci faccia a faccia per accogliere e sentirsi accolti, per ascoltare e sentirsi ascoltati, per amare e sentirsi amati. Una reciprocità di sentimento e di pensiero che ci fa sentire parte viva di un mondo di relazioni gratificanti. Ma la storia non finisce qui. Perché se così fosse sarebbe solo una specie di terapia di gruppo. Però è importante che ci sia tutto questo perché, come ci insegna la Chiesa, la grazia suppone la natura e la perfeziona in umanità. Il nostro stare insieme è difatti uno stare insieme per necessità e su “invito”. Siamo invitati dalla Parola di Dio. Siamo invitati dalla necessità di raccontare ai nostri fratelli che, nel cammino della vita, abbiamo incontrato il Signore crocifisso e risorto e dalla necessità di ascoltare altri incontri di fratelli con il Cristo. Forse compagni di viaggio, stanchi e disillusi, come i discepoli di Emmaus, oppure fratelli deboli come Pietro o dubbiosi come Tommaso, oppure nemici

come Paolo di Tarso. Comunque storie di incontri e di salvezza. Abbiamo la necessità di raccontare che nella sconfitta del Crocifisso abbiamo scoperto, come il centurione sotto la croce, che c’è un segreto d’amore, grande e terribile, e che, quindi, anche la sofferenza ha un senso. Abbiamo bisogno di raccontarcelo per sostenere i nostri fratelli nel cammino di fede e farci sostenere per non perdere l’orizzonte di senso che ci è stato donato in Cristo crocifisso e risorto. Questa riflessione ha senso se noi riusciamo a dare un nome a questi incontri. Per molti è stato il P. Alberto, per altri un sacerdote, un amico, un incontro fortuito. Ha senso se facciamo memoria di questo incontro come un momento di rivelazione e se siamo capaci di avere gratitudine per quanto è successo. Perché l’avvenimento, la persona, l’occasione è stato solo un mezzo, un ponte che ci ha fatto superare la nostra solitudine o la nostra autoreferenzialità. A questo punto possiamo, anzi dobbiamo, uscire dal nostri cenacolo perché, pieni di forza e di grazia possiamo raccontare. Non dobbiamo convincere nessuno. Solo raccontare l’incontro che ci ha salvato e ci salva. Nonostante tutto. Ed invitare altri a farne l’esperienza. Queste riflessioni, in conclusione, vogliono sottolineare come siano importanti gli incontri di fraternità e i momenti particolari, come l’incontro di spiritualità, gli esercizi spirituali e quanto la nostra santa fantasia possa inventare sia per vivere relazioni significative sia per raccontarsi quanto il Signore opera nella nostra vita, nella nostra famiglia, nella nostra chiesa, nel nostro mondo. E come sia importante testimoniare che sarà pur vero che fa più rumore un albero che cade che l’erba che cresce ma sotto l’albero della croce c’è sempre un giardino che fiorisce capace di accogliere la bellezza e l’amore per la vita.

P. Luciano


OpeRe dI MIseRICORdIA CORpORAle Gabriele Cingolani

Luglio

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uesto giubileo non può esaurirsi nella contemplazione della misericordia di Dio verso di noi. Lo scopo voluto da papa Francesco è che la chiesa, in tutti i suoi componenti, si senta coinvolta in questo mistero. Tutti dobbiamo esaminare il nostro stile di vita per realizzare il cambiamento che ognuno scoprirà necessario alla luce dello Spirito. Non si può varcare la Porta Santa, porta della misericordia, solo cercando l’assicurazione che sarà rimessa la pena temporale dei peccati personali o dei nostri defunti. Il gesto deve significare l’impegno per la trasformazione della vita nel senso della misericordia. Le relazioni sociali diventano sempre più conflittuali a tutti i livelli. Il concetto di misericordia è eliminato come negativo dalla pubblica conversazione, mentre sarebbe l’elemento più necessario delle relazioni umane. La chiesa offre a questo momento della storia il Giubileo della Misericordia. Come segno concreto, papa Francesco chiede di incrementare la pratica delle opere di misericordia corporale e spirituale, di cui egli ricorda la lista completa secondo la versione tradizionale. È suo “ardente desiderio” che ci si rifletta e se ne risvegli la consapevolezza, perché appartengono al cuore del vangelo, e la loro attuazione è condizione per l’entrata nella vita eterna. Le opere di misericordia corporale sono: dare da mangiare agli affamati, dare da bene agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. Esse hanno il fondamento letterale nel discorso di Gesù riportato dal vangelo di Matteo 25,3536 secondo cui, nel giudizio universale, le ragioni che aprono l’entrata al paradiso sono: Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi.

Nella società odierna, l’assistenza sociale dello stato democratico provvede sostanzialmente a queste necessità. L’esigenza in genere riemerge, premuta anche dai media, durante la quaresima o in occasione di calamità naturali o procurate dalla violenza umana, ma deve restare nella consapevolezza quotidiana, perché ogni giorno vi sono esseri umani che muoiono di povertà. Il cristiano deve compiere le opere di misericordia ispirato da più profonde motivazioni. Un conto è aiutarci perché siamo membra del corpo di Cristo, un conto farlo perché discendenti dalla stessa scimmia, diceva il cardinal Biffi. Lasciamo che altri realizzino queste opere per ragioni umanitarie o di solidarietà sociale e di volontariato laico. Noi le facciamo per imitare Gesù Cristo e per riflettere la misericordia del Padre. E le chiamiamo con il loro nome: opere di misericordia, cioè di amore gratuito e di frontiera, dove il “non dovuto” diventa più doveroso del dovuto e si chiama misericordia. Difatti opera di misericordia è ben più che dare da mangiare o da bere, vestire, ospitare, visitare. Significa soprattutto far vivere e difendere la vita umana. Neppure la migliore organizzazione sociale riesce a far fronte a tutti gli imprevisti come disgrazie, malattie, crisi economiche, migrazioni di popoli, esplosioni di violenza. Ovunque si creano situazioni di emergenza in cui può diventare problematico persino sopravvivere. Allora si scopre che le assicurazioni non coprono tutte le necessità, i servizi non arrivato dappertutto, i beni della terra, che basterebbero per tutti se fossero distribuiti con giustizia, sono finiti in accumuli di superfluo per il futuro e impediscono la sopravvivenza di

molti nel presente. È ovvio che questo è contro il piano di Dio e contro il bene comune della società, ma dinanzi a simili necessità il cristiano non può come prima reazione mettersi a discutere per cercare il colpevole e denunciarne le responsabilità. Quando un essere umano come me ha fame, è nudo, è senza casa … il primo dovere è di sfamarlo, vestirlo, accoglierlo. Poi ci si darà da fare per risolvere il problema. Su questa tematica c’è stata nella chiesa una ricca riflessione fino all’epoca dei Padri. In seguito però si è attenuata e non ha prodotto consapevolezza generale, pur essendo restata viva nella consapevolezza dei santi, tra cui diversi sono stati catalogati nella liturgia come “santi della carità” L’idea dominante era che Cristo, pur essendo presente in ogni battezzato, lo è in modo speciale nei più bisognosi della società, fino all’affermazione che il povero è il sacramento di Cristo. Quando un povero ha fame, sete, è nudo … è Cristo che si trova nel bisogno (Cesario di Arles). Vuoi onorare il corpo del Salvatore? Non trascurare la sua nudità (Giovanni Crisostomo). San Girolamo dice che Cristo si trova nel povero come sta nella sacra scrittura e nell’Eucaristia: sull’altare il corpo di Cristo non ha bisogno del mantello. Quello che sta là fuori al freddo sì. Ora papa Francesco ha rimesso in circolazione questo linguaggio per risvegliare questa consapevolezza. Noi passionisti avevamo tentato di fare qualcosa di simile con il tema dei crocifissi della storia, ma senza nessuna incidenza ecclesiale. Il chiodo fisso di papa Francesco è promuovere l’integrazione sociale dei poveri perché è il più grave problema. Esso sta esplodendo e preme alle porte delle nostre case. Noi viviamo nel nostro benessere, lo difendiamo e lo riteniamo un diritto, ma i poveri del mondo sono ormai la maggioranza, e bussano alla porta per condividere la nostra mensa. D’altra parte, finché esistono fame, sete, nudità eccetera, le nostre eucaristie non sono pienamente significative.

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OpeRe dI MIseRICORdIA spIRItuAle

4 Agosto

Gabriele Cingolani

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e opere di misericordia spirituale non hanno un riferimento evangelico letterale come quelle di misericordia corporale, ma sono ugualmente basate sulle parole e il comportamento di Gesù. Secondo la lista tradizionale, richiamata anche da papa Francesco, esse sono: Consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare dio per i vivi e per i morti. Qualche formulazione potrebbe essere meglio compitata, dato che alcune terminologie non suonano politically correct all’odierna sensibilità culturale, come ignorante, peccatore, persona molesta. Ma non vi sono dubbi sulla loro importanza, validità, e sintonia evangelica. 1. Consigliare i dubbiosi. Anche quest’opera è oggi istituzionalizzata a vari livelli, spesso condizionati da visioni ideologiche: insegnati, professori, formatori, avvocati, consultòri. Ma come “di misericordia” quest’opera consiste nell’aiutare le persone a costruirsi la pace interiore, superando le sofferenze dell’anima derivanti dalle incertezze sul senso della vita. Non è facile nella nostra società vivere relazioni umane realizzanti e affrontare con dignità problemi come il lavoro, il dolore, la morte. In questi ambiti vi sono moltissimi dubbiosi e disorientati, per cui accadono decisioni sbagliate circa scelte importanti. Vivere la gioia del vangelo è opera di misericordia credibile e attraente per quanti si trovano impigliati nelle incertezze del dubbio. 2. Insegnare a chi non sa. Anche se scompare l’analfabetismo, esiste ancora ignoranza sui valori che contano nella vita. Esiste poi una reale ignoranza in materia di religione, specie tra i cattolici. Principi essenziali quanto elementari sono dimenticati, rimossi o semplicemente rifiutati. È opera di misericordia aiutare ad aprire gli occhi della mente e del cuore alla verità, perché ciascuno possa camminare nella libertà e nella responsabilità. 3. Ammonire i peccatori. Se l’ammonimento potrebbe urtare l’odierna sensibilità, bisogna però trovare il modo di mettere in guardia chi

sbaglia, sulla linea della correzione fraterna o revisione di vita comunitaria. A livello sociale il peccato è considerato inesistente o comunque non dannoso. Tutto si permette e si concilia. Che male c’è, fanno tutti così. Compresi l’utero in affitto, la gravidanza di sostegno, il falso in bilancio, la finanza creativa, l’evasione fiscale, il rifiuto di ogni governabilità sessuale. Chi sbaglia è abbandonato a se stesso, e ne deriva la drammatica incertezza etica oggi diffusa. La cosiddetta coscienza laica dimostra un’elasticità sempre più ampia. Questa opera di misericordia si può collegare con la missione profetica del cristiano, che comporta l’annuncio dell’amore di Dio, ma anche la denuncia delle responsabilità derivanti dal rifiuto di questo amore. 4. Consolare gli afflitti. Consiste nel farsi vicini a chi soffre, specie a chi trova il dolore insopportabile perché non ne conosce il senso. È difficile, perché richiede sensibilità, tatto e pazienza per trovare le parole e i gesti giusti e non ferire chi ha bisogno di comprensione e non di giudizio o pregiudizio. Oltre le situazioni evidenti di afflizione, c’è una tristezza di fondo oggi molto diffusa. Le tante distrazioni inventate dal carnevale permanente di questa società non riescono a eliminarla. Il sogno che il progresso elimini ogni causa di infelicità sta crollando pezzo per pezzo. La gestione del dolore personale e la condivisione degli altri è la sfida più rischiosa della fede. 5. Perdonare le offese. Certi torti si cancellano solo col perdono, ma questo comandamento evangelico appare impossibile alla sensibilità odierna. Anzi, questa va all’opposto, e ognuno porta i suoi problemi in tribunale, perché nulla deve essere lasciato impunito. In realtà

si deve ammettere che il perdono per amore rimane impossibile alle sole forze umane. Diventa possibile con la potenza della grazia. Sentirsi offesi, rimuginare, cercare di vendicarsi, essere inquieti e nervosi fino a perderci il sonno sono reazioni comuni inevitabili. Tuttavia bisogna almeno aprirsi alla possibilità di Dio. Credere che chiedendo umilmente il suo aiuto ci si può avviare a piccoli passi verso migliore comprensione e verso la riconciliazione. 6. Sopportare il peso dei rapporti. La formulazione tradizionale circa le persone moleste si presta all’umorismo, perché fa pensare ai nostri vicini, col loro volto e nome. Ma tutti possiamo diventare persone moleste, e talvolta e per qualcuno lo siamo. È inevitabile che vi siano chiacchieroni, pettegoli, impiccioni eccetera, ma bisogna essere benevoli con loro, che è quello che cercano e di cui hanno bisogno. In ogni caso, quest’opera di misericordia deve diventare il clima permanente dei rapporti cristiani, perché coincide con il comandamento nuovo lasciatoci da Gesù circa l’amore tra noi sulla misura del suo amore. È l’ambito salvifico più impegnativo e fecondo. La sfida mai vinta del tutto, ma sulla quale bisogna sempre sentirsi ingaggiati. 7. Pregare Dio per i vivi e per i morti. È il culmine e coronamento di tutte le opere di misericordia, le quali non sono solo buone azioni, ma operazioni dello Spirito Santo in noi, perciò la loro radice e motivazione di fondo e sostegno non può essere altro che la preghiera. È quindi importante rendersi conto che la preghiera è anche opera di misericordia, oltre alle altre definizione e descrizioni che su di essa si elaborano. È la forma più efficace di interessarsi degli altri, e il modo più efficace di coinvolgersi nella soluzione dei loro problemi con attitudine di misericordia. È la più profonda condivisione di vita con i fratelli e sorelle, tramite la partecipazione e vicinanza alle loro vicende.


MedItIAMO sul MIseRO pAsquAle la risurrezione-esaltazione di Gesù e la sua signoria sul mondo

5 (At 2, 32-36)

Roberto Cecconi

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arissimi “Amici”, continuando la nostra riflessione sul Mistero Pasquale, ci soffermiamo sulla parte finale del discorso pronunciato da Pietro nel giorno di Pentecoste (At 2,14-41). Disponiamoci alla lettura-ascolto del testo biblico: 32«Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. 33Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire. 34Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice: Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, 35finché io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi. 36Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso». Il Risorto effonde lo spirito Il discorso di Pietro continua a soffermarsi sulla risurrezione di Gesù: «“Dio lo ha risuscitato”» (At 2,32). Essa costituisce la risposta del Padre al dono totale di sé attuato dal Figlio. Il Salvatore, nella sua ricerca della pecora perduta che è l’umanità (cf. Lc 15,4), giunge all’estremo limite della morte. A questo supremo atto di

amore, Dio risponde sciogliendo il Figlio suo dalle angosce dell’oltretomba (cf. At 2,24). La vittoria del Signore sulle potenze degli inferi è confermata da Pietro, dagli apostoli, e forse da una cerchia più ampia di persone. Questo dato merita di essere sottolineato. La risurrezione di Gesù, infatti, lungi dall’essere una fiction narrativa, è un evento di cui abbiamo testimoni attendibili. In stretta connessione con la risurrezione, troviamo l’esaltazione di Gesù alla destra del Padre. In altre parole, il Risorto è partecipe della signoria di Dio sul mondo. La storia non è in preda al caos, ma è nelle mani del Signore, che – nonostante la nefasta presenza del male – guida le vicende umane verso il loro pieno compimento. Pietro, proseguendo il suo discorso, parla di Gesù che, ricevuto lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso su coloro ai quali si sta rivolgendo (At 2,33). Come interpretare queste parole? Non avendo la possibilità di sviscerare il testo in tutti i suoi aspetti, ci limitiamo a dire che l’apostolo presenta la risurrezione e la conseguente esaltazione di Gesù alla gloria di Dio come la sorgente da cui scaturisce il dono dello Spirito Santo. Qualcosa di simile accade nel vangelo di Giovanni. Lì, il Risorto comunica lo Spirito Santo agli apostoli la sera di Pasqua, cioè nel giorno stesso della sua vittoria sulla morte (Gv 20,22). In tal modo, il Quarto Evangelista lascia intendere che lo Spirito Santo è, per eccellenza, il dono del Risorto. Il nostro signore è il Crocifisso A questo punto, Pietro cita il Sal 110,1 (o 109,1). In quel poema, il re Davide (a cui si attribuiva la stesura del Salterio, cioè i 150 Salmi della Bibbia) dichiara che il Signore (cioè Dio) colloca il Messia (il «mio Signore» del Salmo)

alla sua destra fino al giorno in cui tutti i suoi nemici non gli siano sottomessi. Prima di citare il Salmo, Pietro lascia intendere che Davide non può parlare di se stesso (At 2,34). Infatti egli giace nella sua tomba a Gerusalemme (cf. At 2,29). Secondo la mentalità ebraica, infatti, non si poteva assolutamente parlare di risurrezione ed esaltazione di una persona il cui corpo giaceva inerme dentro un sepolcro. Dunque, il Sal 110,1 non può che riferirsi a Gesù. Egli, infatti, è l’unico ad aver vinto la morte nel corso della storia, prima che essa sia giunta la suo compimento. Pietro alla fine trae le conseguenze del suo discorso: se è vero che Gesù è stato esaltato alla destra del Padre ed è diventato dispensatore dello Spirito Santo, egli non può che essere il Signore e il Cristo (At 2,36). L’apostolo sottolinea che il signore dell’universo è colui che gli uomini di Giudea (cf. At 2,14) hanno crocifisso. In tal modo li prepara alla conversione, al Battesimo e al dono dello Spirito Santo (cf. At 2,37-41). la Buona Notizia In Gesù, Dio ha vinto la morte una volta per sempre. Di questo possiamo esserne certi, perché il Risorto si è mostrato a testimoni credibili per ben quaranta giorni (cf. At 1,3). La nostra esistenza, dunque, non sfocerà nel nulla, o in una vita ridotta al lumicino (regno degli inferi), ma è orientata alla pienezza della gioia. Di questa pienezza, saremo partecipi nella misura in cui, sin da ora, ci apriamo alla conversione (suscitata dalla Parola) e alla testimonianza profetica (alimentata dallo Spirito Santo, la promessa del Padre che il Figlio effonde sul mondo). robi.cp@libero.it


sAN CARlO hOuBeN e lA dIvINA MIseRICORdIA

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Tito Paolo Zecca

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no scrittore carmelitano, che ha scritto molte biografie di santi e sante, incaricato di preparare una serie di profili agiografici per l’Anno giubilare della Misericordia, ha intitolato il suo volume “Santi nella misericordia”. Ed ha spiegato questo titolo dicendo che tutti i santi hanno conseguito la perfezione della carità, secondo la propria vocazione, per la misericordia di Dio. Ma diversi, o meglio molti di loro, sono diventati perfetti imitatori di Gesù Cristo esercitando in modo eccezionale le opere di misericordia, sia quelle corporali che quelle spirituali, e sono quindi vissuti pienamente nell’aura della misericordia divina. Tra i santi che hanno speso tutta la loro esistenza nella misericordia, può agevolmente inserirsi anche il santo passionista olandese di nascita, ma vissuto quasi sempre in Irlanda, san Carlo Houben (Munstergeleen, Olanda, 11 dicembre 1821 –

Mount Argus, Dublino, 5 gennaio 1893). La sua famiglia è dedita all’agricoltura e proprietaria di un mulino. Andrea, che poi cambierà il nome in Carlo, aiuta in famiglia ma si dedica anche agli studi e a una intensa vita di pietà e di preghiera. Conosciuti i passionisti, che in quegli anni iniziavano la fondazione in Belgio e InghilterraIrlanda, decide con grande determinazione di entrare tra di loro. Egli, quindi, si aggrega al primo drappello di giovani nord-europei che vogliono seguire l’ideale evangelico proposto da san Paolo della Croce, e insegnato dal beato Domenico e dai primi missionari italiani che hanno varcato le Alpi. Terminato il suo periodo formativo, Andrea, ormai Carlo, viene quasi subito mandato prima in Inghilterra e poi in Irlanda, che faceva ancora parte del Regno Unito. A Dublino, Carlo dispiega, con frutti straordinari, tutta la sua bontà verso i poveri, i derelitti, i sofferenti nel corpo e nello spirito. Per più di 40 anni non si risparmiò per fare del bene a tutti, senza nessuna restrizione o pregiudizio, sia nei confronti dei cattolici che degli anglicani e anche dei miscredenti. Il Signore avvalorava la sua dedizione e il suo indefesso prodigarsi verso ogni tipo di sofferenza con grazie straordinarie di guarigione e di conversione. Carlo divenne celebre in tutta l’Irlanda e in Inghilterra. Gli emigranti irlandesi, che approdavano nelle lontane

Americhe, ne parlavano con venerazione e ne tessevano i più grandi elogi. Quasi ogni famiglia di Dublino, e di altre città irlandesi e inglesi, senza distinzione di confessione religiosa, conservava la sua fotografia, come riferimento di preghiera e di invocazione. Egli visitava e consolava ogni genere di persone con grande sacrificio,specialmente con l’avanzare dell’età e l’aggravarsi dello stato di salute, senza nulla togliere alla vita comunitaria. Quando i passionisti di Dublino si trovarono in gravi difficoltà finanziarie per la costruzione della grande chiesa intitolata a San Paolo della Croce, egli non si risparmiò per chiedere aiuto ai tanti amici irlandesi, inglesi e immigrati americani per poter giungere al completamento della magnifica chiesa che è indicata come uno degli esempi più significativi dell’architettura irlandese di fine Ottocento. E qui, dal 1988, anno della beatificazione, riposano le sue venerate spoglie. Il 3 giugno del 2007 P. Carlo è stato canonizzato da papa Benedetto XVI. Quando si spense, dopo atroci sofferenze, il 5 gennaio del 1893, ebbe delle esequie tanto solenni e partecipate da far dire ai giornali dell’epoca che era parso di assistere ai funerali di un re. E tale egli fu, ma della regalità di Gesù Cristo, che ha posto come condizione per essere primi nel regno dei Cieli il mettersi a servizio di tutti, specialmente dei più poveri e bisognosi. Come il buon samaritano.


beAtA eLIsAbettA cAnorI morA Una sposa tutta misericordia

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1994, Anno el Internazionale della famiglia, San Giovanni Paolo II beatifica insieme a Gianna Beretta Molla Elisabetta Canori Mora (1774 - 1825) e definisce queste due spose: dono di eroico amore. Di agiata famiglia, Elisabetta a 21 anni sposa il giovane avvocato Cristoforo Mora. La storia di questi due sposi può definirsi in tre tempi: - il primo breve, in cui godono insieme di un amore felice. - il secondo lungo 27 anni, in cui Cristoforo tradisce la moglie e si perde nei vizi del gioco e dell’alcol; mentre Elisabetta, facendosi plasmare da Dio, inizia un cammino di immedesimazione con le sofferenze di Cristo e scopre la sua vocazione nella Chiesa: essere dono d’amore in Cristo, animata dallo Spirito, per la gloria del Padre e per la salvezza dei suoi famigliari e di tutti i poveri. Ella ama tutti senza misura: suo marito infedele, la donna che glielo ha rubato, le sue figlie...si offre per la Chiesa e per il Papa. - il terzo lungo 20 anni, dopo la morte di Elisabetta, quando Cristoforo riscopre la nuova Elisabetta e se ne ri-innamora e grazie a lei ricostruisce la sua vita. Anche se i tempi sono sfasati, il risultato perseguito da Elisabetta durante la sua vita terrena, è raggiunto: avrà il conforto di aver costruito con lui un rapporto molto più profondo e duraturo, quello che due sposi raggiungono camminando sulla stessa strada che porta a Dio per l’eternità. Oggi molte famiglie sono ferite e molti sposi sono sopraffatti dai problemi e dai conflitti. La storia di Elisabetta, che ha rischiato anche di essere uccisa da suo marito, è un esempio incoraggiante per tutti i coniugi cristiani.

Ci parla della misericordia che gli sposi in crisi possono umilmente esercitare appena la famiglia comincia a vacillare. A volte basterebbe anche la misericordia pazientemente praticata da un solo membro, capace di sperare e di amare con speranza. Come cominciarono a precipitare le cose in casa Mora, così iniziò la splendida avventura mistica di Elisabetta. Lei sapeva bene che il matrimonio cristiano, con tutto il suo corredo di doni e di grazie, è un sacramento, cioè un mezzo, un segno di una realtà più grande e profonda di ciò che si vede. Aveva accolto sacramentalmente il suo sposo che poi l’ha rinnegata e tradita. I familiari e anche qualche confessore, temendo per la sua vita, le consigliano la separazione, ma il Signore le rivela un’altro disegno e Elisabetta decide di anteporre la salvezza del marito e delle figlie alla sua. Ha capito molto bene cosa significa sposarsi nel Signore; sa che Dio le ha affidato Cristoforo e che lei ha la responsabilità di portarlo alla salvezza, non può quindi abbandonarlo. Sostenuta da una forte esperienza d’intimità con Gesù, vive ogni

giorno con maggiore intensità l’amore per il marito, sentendosi sempre più unita a lui e responsabile del suo destino. Aveva deciso di non litigare mai e di rivolgergli solo parole buone e qualche esortazione a cambiar vita. Gesù le aveva detto: “ Non temere, da oggi in poi verrò io in persone a fare da padre e da padrone di casa; da qui in avanti non solo avrai il necessario per te e la tua famiglia, ma il sovrabbondante”. Il 5 febbraio 1825 Elisabetta muore, come aveva predetto dicendo alle figlie: Vi lascio per andare da vostro padre, Gesù Nazareno, poi raccomandò loro che rispettassero sempre Cristoforo e lo aiutassero sempre. Con la sua vita di eroica fedeltà a Dio nel sacramento del matrimonio ottiene, sul punto di morte, la conversione del marito. Da donnaiolo arriva a iscriversi al Terz’Ordine Trinitario e diviene poi frate francescano conventuale con il nome di Antonio nel 1834, fino all’ordinazione sacerdotale. Muore l’8 settembre 1845 in odore di santità! Cristoforo frate e sacerdote fu “il capolavoro di Elisabetta”. Possiamo allora dire che la misericordia di cui la famiglia ha bisogno è, anzitutto, capire che in un matrimonio cristiano tutto è sacramento: - l’amore che i coniugi si comunicano è la parte bella del sacramento; - l’amore che un coniuge non vuole o non riesce a dare, con le sofferenze che ne conseguono, diviene la parte che rimanda direttamente a Cristo e invoca la sua presenza. Se anche un coniuge solo ne prende coscienza, la vita si riempie di misericordia e può riempirsi di miracoli piccoli e grandi.

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news PAssIonIstI chIesA e socIetA’ Nel suo ultimo documento il superiore generale, Joachim Rego, ha ricordato come 275 anni fa, l’11 giugno 1741, Paolo della Croce, suo fratello Giovanni Battista e i membri della prima comunità della Congregazione, si radunarono ai piedi dell’altare della Vergine presentata al Tempio, nella chiesetta del monte Argentario. Qui, per la prima volta, pronunziarono solennemente i quattro voti di povertà, castità, obbedienza e di “promuovere con ogni loro potere, la devozione alle pene di Gesù Cristo nel cuore dei fedeli”. In questa solenne circostanza Paolo, dopo averne fregiato il suo, mise anche sul petto dei compagni il segno, a forma di cuore, sormontato dalla croce, recante a lettere bianche il titolo della Passione, distintivo caratteristico esterno della nuova Congregazione. Nel mese di maggio, il superiore provinciale, p. Luigi Vaninetti, ha pubblicato una lettera circolare in cui il primo ricorda il primo Capitolo Provinciale della Provincia MAPRAES. La volontà di operare scelte nuove, per favorire l’evangelizzazione nel mondo odierno, ha spinto a realizzare un’unità che comporta una visione, una strategia e un intervento operativo unitario. P. Luigi afferma che “è cammino arduo e solo la forza della Spirito, che opera sempre, e la responsabilità e collaborazione di tutti potranno sostenerci. Siamo consapevoli che l’unità non è omologazione di realtà regionali che hanno una tradizione, uno sviluppo e un’identità propria. Però, allo stesso tempo, nel rispetto e nella valorizzazione del valore della “territorialità”, intendiamo promuovere una collaborazione reale nella solidarietà. Siamo anche consapevoli che il cammino per una piena integrazione delle persone e delle strutture in vista di una unità reale, ha bisogno di gradualità e di una perseveranza a volte sofferta”. Dunque, è una grande opportunità, un momento favorevole offertoci dalla Provvidenza per camminare nella Chiesa del III millennio. Il 14-15 giugno presso il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata si è svolta l’Assemblea regionale PIET. È stato un momento di riflessione e condivisione per comprendere il momento storico che stiamo vivendo per rilanciare la nostra presenza nella Chiesa. Significativa la conclusione dei lavori iniziata con un momento di preghiera nella cripta di S. Gabriele e il passaggio giubilare della porta santa. Attraverso la pubblicazione di un documento, la Congregazione della Dottrina della Fede si è attivata per aiutare sia i movimenti che la gerarchia per poter vivere al meglio il vento dello Spirito che soffia sempre dove vuole. Il testo ha un titolo molto significativo: Iuvenescit Ecclesia, La Chiesa ringiovanisce. La parte più significativa è quella dedicata al discernimento dei carismi. Cosa li rende parte della Chiesa? Un impegno dell’autorità ecclesiastica secondo criteri specifici: essere strumento di santità nella Chiesa; impegnarsi nella diffusione missionaria del Vangelo; confessare pienamente la fede cattolica; testimoniare una comunione fattiva con tutta la Chiesa, accogliendo con leale disponibilità i suoi insegnamenti dottrinali e pastorali; riconoscere e stimare le altre componenti carismatiche nella Chiesa; accettare con umiltà i momenti di prova nel discernimento; avere frutti spirituali come carità, gioia, pace, umanità; guardare alla dimensione sociale dell’evangelizzazione, consapevoli del fatto che “la preoccupazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati dalla società non può mancare in un’autentica realtà ecclesiale”. Condizione fondamentale è il riconoscimento giuridico secondo il diritto canonico. Indispensabile il rapporto tra Chiesa universale e Chiese particolari poiché sono doni dati a tutta la Chiesa per servire le singole diocesi. La vita dalla Chiesa ha sempre bisogno di una riflessione sulle nuove attività del laicato, ha ricordato il card. Müller, titolare del Discastero che ha pubblicato il testo, e anche i carismi dei laici hanno il loro fondamento nei sacramenti e entrambe le realtà devono trovare una vera comunione: movimenti e associazioni e anche la vita consacrata alla vita della diocesi, tutti insieme nella realtà della Chiesa locale. A Caravate, 4-8 luglio, si volgerà il III Laboratorio pensato per i giovani religiosi della MAPRAES. In modo particolare è rivolto a coloro che hanno meno di 10 anni di sacerdozio o se fratelli meno di 10 anni di professione perpetua. Sebbene sia questo il target principale, tutti i giovani religiosi sono ben accetti e possono partecipare, facendone richiesta alla Segreteria provinciale. Il 3 luglio a San Gabriele si terrà il giubileo degli Amici di Gesù Crocifisso. Un momento, dunque, forte di preghiera, ascolto e fraternità per il movimento degli Amici sulla scia di papa Francesco.


stefAno e frAncesco

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iao Padre Luciano, Sono Daniela, la mamma del “ simpaticissimo” Stefano. Volevo raccontarti l’incontro avvenuto con il nostro Santo Padre, Francesco. Tutto è iniziato dal momento in cui Papa Francesco è stato eletto. Da quel giorno Stefano ha iniziato a pormi delle domande riguardo l’incontro con il Papa, poiché era ansioso di incontrarlo. Nonostante abbia contattato il Prefetto del Vaticano, per organizzare un’udienza privata con i ragazzi diversamente abili, non sono riuscita ad avere un incontro, quindi mi sono arresa. Durante il mese di Aprile 2016, mia figlia Jessica mi ha detto che il Parroco e tutte le catechiste hanno organizzato un pellegrinaggio destinato all’udienza con Papa Francesco. Stefano, mio marito Aldo ed io abbiamo chiesto se potevamo aggregarci all’intero gruppo. Alle ore 03:00 del mattino del 18 Maggio 2016 siamo partiti in autonomia, per poi rincontrarci con l’intero gruppo presso Piazza San Pietro. Durante il viaggio, sapendo che Stefano aveva da tempo il desiderio di abbracciare Papa Francesco, ho cercato di placare il suo entusiasmo dicendogli : “ Ci sono migliaia di per-

sone e poiché andremo con il gruppo, non è sicuro che puoi salutare personalmente Papa Francesco”. A seguito della mia affermazione, Stefano mi ha risposto dicendomi: - “Mamma, stai tranquilla poiché mi basta solo vederlo.” Arrivati in piazza San Pietro il personale ci ha indirizzato verso la strada che portava all’altare centrale, luogo dove Papa Francesco passa con la PapaMobile. Venti minuti prima dell’uscita di Papa Francesco ci ha raggiunto un ragazzo del personale e ci ha indirizzatoi verso il lato destro dell’altare, dove erano posizionati altri 8 disabili. Vedendo che gli altri disabili non avevano effettuato nessun spostamento, ho chiesto a Stefano - “ Sté,ma perché hanno chiamato solo noi?”- e Stefano rispose – “ Ma io è da tanto tempo che ci prego. Gesù lo sapeva che volevo incontrare Papa Francesco”. Rimasi in silenzio. Subito dopo qualche istante, un anziano del servizio del Vaticano ci raggiunge, narrandoci la storia dei Papi che lui aveva conosciuto, a partire da Paolo VI fino ai giorni nostri. Alla fine di questo racconto, ci ordina di non muoverci di lì poiché, nel momento in cui Papa Francesco avrebbe finito l’udienza, sarebbe venuto a salutarci. Da quel momento, dentro di noi abbiamo iniziato a sentire una forte emozione, che si è trasformata poi in una grande gioia. L’omelia del Papa, quel giorno, Mercoledì, 18 maggio 2016, parlava della “Povertà e Misericordia (Lc 16,19-31) . Riporto, quasi per intero l’omelia del Papa. Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Desidero soffermarmi con voi oggi sulla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro. …. Lazzaro rappresenta bene il grido silenzioso dei poveri di tutti i tempi e la contraddizione di un mondo in cui immense ricchezze e risorse sono nelle mani di pochi.

Gesù dice che un giorno quell’uomo ricco morì: i poveri e i ricchi muoiono, hanno lo stesso destino, come tutti noi, non ci sono eccezioni a questo. E allora quell’uomo si rivolse ad Abramo supplicandolo con l’appellativo di “padre” (vv. 24.27). Rivendica perciò di essere suo figlio, appartenente al popolo di Dio. Eppure in vita non ha mostrato alcuna considerazione verso Dio, anzi ha fatto di sé stesso il centro di tutto, chiuso nel suo mondo di lusso e di spreco. Escludendo Lazzaro, non ha tenuto in alcun conto né il Signore, né la sua legge. Ignorare il povero è disprezzare Dio! Questo dobbiamo impararlo bene: ignorare il povero è disprezzare Dio. C’è un particolare nella parabola che va notato: il ricco non ha un nome, ma soltanto l’aggettivo: “il ricco”; mentre quello del povero è ripetuto cinque volte, e “Lazzaro” significa “Dio aiuta”. Lazzaro, che giace davanti alla porta, è un richiamo vivente al ricco per ricordarsi di Dio, ma il ricco non accoglie tale richiamo. Sarà condannato pertanto non per le sue ricchezze, ma per essere stato incapace di sentire compassione per Lazzaro e di soccorrerlo.

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Nella seconda parte della parabola, ritroviamo Lazzaro e il ricco dopo la loro morte (vv. 22-31). Nell’al di là la situazione si è rovesciata: il povero Lazzaro è portato dagli angeli in cielo presso Abramo, il ricco invece precipita tra i tormenti. Allora il ricco «alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui». Egli sembra vedere Lazzaro per la prima volta, ma le sue parole lo tradiscono: «Padre Abramo – dice – abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma». Adesso il ricco riconosce Lazzaro e gli chiede aiuto, mentre in vita faceva finta di non vederlo. - Quante volte tanta gente fa finta di non vedere i poveri! Per loro i poveri non esistono - Prima gli negava pure gli avanzi della sua tavola, e ora vorrebbe che gli portasse da bere! Crede ancora di poter accampare diritti per la sua precedente condizione sociale. Dichiarando impossibile esaudire la sua richiesta, Abramo in persona offre la chiave di tutto il racconto: egli spiega che beni e mali sono stati distribuiti in modo da compensare l’ingiustizia terrena, e la porta che separava in vita il ricco dal povero, si è trasformata in «un grande abisso». Finché Lazzaro stava sotto casa sua, per il ricco c’era la possibilità di salvezza, spalancare la porta, aiutare Lazzaro, ma ora che entrambi sono morti, la situazione è diventata irreparabile. Dio non è mai chiamato direttamente in causa, ma la parabola mette chiaramente in guardia: la misericordia di Dio verso di noi

è legata alla nostra misericordia verso il prossimo; quando manca questa, anche quella non trova spazio nel nostro cuore chiuso, non può entrare. Se io non spalanco la porta del mio cuore al povero, quella porta rimane chiusa. Anche per Dio. E questo è terribile. A questo punto, il ricco pensa ai suoi fratelli, che rischiano di fare la stessa fine, e chiede che Lazzaro possa tornare nel mondo ad ammonirli. Ma Abramo replica: «Hanno Mosè e i profeti, ascoltino loro». Per convertirci, non dobbiamo aspettare eventi prodigiosi, ma aprire il cuore alla Parola di Dio, che ci chiama ad amare Dio e il prossimo. La Parola di Dio può far rivivere un cuore inaridito e guarirlo dalla sua cecità. Il ricco conosceva la Parola di Dio, ma non l’ha lasciata entrare nel cuore, non l’ha ascoltata, perciò è stato incapace di aprire gli occhi e di avere compassione del povero. Nessun messaggero e nessun messaggio potranno sostituire i poveri che incontriamo nel cammino, perché in essi ci viene incontro Gesù stesso: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40), dice Gesù. Così nel rovesciamento delle sorti che la parabola descrive è nascosto il mistero della nostra salvezza, in cui Cristo unisce la povertà alla misericordia. Cari fratelli e sorelle, ascoltando questo Vangelo, tutti noi, insieme ai poveri della terra, possiamo cantare con Maria: «Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani

vuote» (Lc 1,52-53). Una volta terminata l’omelia e dopo aver effettuato la benedizione, scese sotto l’altare dove ci trovavamo e finalmente siamo riusciti ad incontrare ed abbracciare il nostro tanto amato Santo Padre. In quel momento, Stefano è rimasto estasiato, rimanendo a braccia aperte e con un sorriso a 36 denti e qui, Papa Francesco lo ha abbracciato calorosamente, benedicendolo. Al ritorno ho chiesto a Stefano: “Sté, ma ti ha detto qualcosa Papa Francesco? e Stefano rispose : “ No, con gli occhi mi ha detto: Non avere paura, pregherò per te”. A tal proposito, curiosa chiesi : “ Come fai a dire questo?” e Stefano replicando: “Quel uomo parla anche con gli occhi, non solo con le parole”. Sono stati dei momenti indescrivibili , che sono ancora racchiusi nel nostro cuore. Un saluto carico di amore e affetto, per te, Padre Luciano e per tutti gli amici di Gesù Crocifisso.


comUnIcAzIonI - testImonIAnze IncontrI deLLA frAternItA’ riempito il cuore di gioia alcuni di noi hanno partecipato con le intere famiglie ed è stato bellissimo. Padre Piergiorgio Bartoli che ha guidato l‘intera serata ci ha accompagnati 90 candeline Maria Luciani Civitanova M. anche ad attraversare la porta Il mese di maggio é stato arric- Santa, rendendo ancora più spechito da due serate molto molto ciale questo incontro , che ci ha belle ,per gli A.G.C.delle frater- portati a contemplare e ringraziare il nostro Dio così grande nitá più vicine. Il primo si è tenuto il 13 mag- nell’amore verso tutti gli uomigio, presso la chiesa delle suore ni,donando a tutta la Chiesa di vivere questo anno di grazia alla passioniste di Loreto,che sem- sequela di Gesú con Maria pre ci accolgono con il loro madre della Misericordia. armonioso canto e la speciale A.G.C. Civitanova Marche cura nell’ accoglierci proprio come sorelle di Santa Gemma. Padre Bruno De Luca ha celebrato la Santa Messa presentando la figura di Santa Gemma, come una ragazza normale alla quale Gesú ha dato doni speciali con i quali ha raggiunto le altezze della Santità Divina, ora non a tutti vengono dati gli stessi doni, ma ciascuno nella propria condizione, può perseguire la strada della santità crescendo nell’amore a Gesù. Il secondo appuntamento lo abbiamo avuto lunedì 23 maggio,presso il duomo di Fermo dove il nostro Vescovo in questo anno straordinario, ha invitato a pregare tutte le realtà della nostra vicaria. La serata alla quale abbiamo partecipato numerosi si è svolta in un’ora di canti e preghiera del santo Rosario che ci hanno

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III INCONtRO FRAteRNItA’ AMICI dI Gesu’ CROCIFIssO pAleRMO

18-04-2016

Il terzo incontro degli Amici di Gesù Crocifisso ha visto la presenza di don Matteo Riboli, sacerdote della Fraternità Sacerdotale della Familia Christi, ospite a Palermo del nostro assistente spirituale don Giuseppe Di Giovanni. Dopo la rinnovazione comunitaria della promessa d’amore a Gesù Crocifisso e l’invocazione allo Spirito Santo, don Matteo ci ha presentato brevemente la figura del Servo di Dio don Giuseppe Canovai, sacerdote romano fondatore dell’Opera Familia Christi (Roma 27.12.1904 – Buenos Aires 11.11.1942), e ha poi svolto una densa meditazione sulla sua spiritualità della croce, centrale in questa opera, così come emerge dagli scritti e in particolare dal diario di Canovai. Per Canovai poiché la croce è unione a Cristo, dalla conformazione ad essa deriva la fecondità della vita spirituale, incentrata allora su una appropriazione dei patimenti del Signore, come per san Paolo: “Completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24b). Bisogna allora chiedere intensamente al Signore di partecipare alla Sua Passione, per imparare ad amare così come Egli ci ha amati, dando la propria vita sulla croce, e vivere quindi intimamente uniti a Cristo crocifisso. In questo senso grande importanza viene attribuita alla partecipazione alla Santa Messa, come compartecipazione alla Passione del Signore. Non dobbiamo dimenticare, però, che la croce è innanzitutto la croce di Cristo e per Lui bisogna innanzitutto soffrire: viviamo prima i patimenti di Cristo, prendiamo prima la Sua croce, e poi la nostra in unione alla Sua. Modello mirabile di questa conformazione a Cristo che nasce dall’amore è

Maria. Maria non ha sofferto delle proprie sofferenze ma di quelle di Gesù. Se soffriamo soltanto delle sofferenze di Cristo possiamo spogliare la nostra anima e rivestirci di Cristo: sulla croce possiamo salire solo se siamo veramente spogli. Un altro punto importante su cui ci siamo soffermati è stato infine la riflessione sul mistero della croce a partire dall’esistenza del peccato originale: se perdiamo di vista le sue conseguenze sull’uomo (concupiscenza), difficilmente si potrà meditare sul mistero di Cristo crocifisso. Da questa ricca meditazione i convenuti all’incontro hanno avanzato varie domande e ottenuto vari spunti di riflessione per l’approfondimento della spiritualità della nostra fraternità, e hanno quindi ringraziato vivamente don Matteo per il suo contributo, che si è rivelato davvero vicino alla sensibilità del gruppo degli Amici di Gesù Crocifisso.

Iv INCONtRO FRAteRNItA’ AMICI dI Gesu’ CROCIFIssO pAleRMO

09-05-2016 L’incontro di oggi è stato preceduto da una Santa Messa celebrata dal nostro assistente spirituale don Giuseppe Di Giovanni per gli Amici di Gesù crocifisso. Al termine della Santa Messa ci siamo spo-

stati nel luogo della riunione e don Giuseppe, dopo la rinnovazione comunitaria della promessa d’amore a Gesù Crocifisso e l’invocazione allo Spirito Santo, ha guidato una delle meditazioni contenute nel libro “Voi siete miei amici”, di Alberto Pierangioli C. P., e intitolata “Lo sguardo fisso su Gesù Crocifisso”. Prima della meditazione don Giuseppe ha riflettuto sulla tendenza odierna ad occultare la croce, a partire dai suoi simboli nelle case e nei luoghi comunitari: questa “paura” della croce si esplica in modo stridente nella paura generale della morte, un fatto che viene rimosso e che non viene neppure pronunciato per non impressionare la sensibilità comune. Lo sguardo cristiano sulla croce, invece, la considera come bene che trionfa e segno di vittoria. Cristo è stato glorificato e ha dato gloria al Padre Suo dalla croce e dalla croce noi tutti abbiamo ricevuto la salvezza. La croce è anche strumento di misericordia, segno dell’amore misericordioso di Gesù Crocifisso. Da un lato quindi, la Croce di Gesù è il nostro sostegno nel guardare e nel portate le croci della vita di tutti i giorni: Cristo ha portato su di sé tutte le nostre sofferenze, per questo non vi è sofferenza alcuna di fronte alla quale ciascun uomo non possa trovare conforto se guarda a Gesù Crocifisso; d’altra parte, la Croce di Gesù è modello a cui guardare per imitare l’amore misericordioso di Gesù Crocifisso: lo stesso amore, segnato dalla rinuncia a se stessi, deve spingere noi a una autentica carità verso il nostro prossimo e specialmente verso gli altri crocifissi, tutti quei poveri nello spirito che ci interpellano direttamente, così come Gesù ci


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interpella continuamente dalla Croce sospirando “Ho sete”. L’invito è allora quello di tornare a guardare alla Croce di Cristo come segno di amore supremo, quello che deve muovere ciascuno nel compimento della vocazione personale, nonché di fortezza e di speranza nelle tribolazioni della vita, certi che ogni male ed anche il peccato Dio può trasformare in bene di fronte al nostro pentimento e alla nostra determinazione di conformarci a Cristo crocifisso. Al termine della meditazione, don Giuseppe ha voluto offrirci un ulteriore spunto di riflessione sulla Croce come strumento di misericordia, leggendoci alcuni pensieri di madre Speranza, tutti incentrati sull’invito a stare sempre abbracciati alla Croce di Cristo, perché essa è la fonte e lo strumento di ogni grazia, senza la quale non possiamo sperare di amare Cristo e amare il nostro prossimo, imitando il Signore nel suo amore misericordioso.

Notizie da Fossacesia Il 9 giugno 2016 abbiamo festeggiato il compleanno di Giulia De Rosa nostra fedelissima Amica di Gesù Crocifisso presso il Centro Pastorale di Fossacesia. Erano presenti anche tutti gli altri gruppi che lei frequenta: il coro, i catechisti e la Caritas, veramente eravamo in tanti. Giulia è una persona attiva e sempre disponibile ad aiutare tutti e molto simpatica, la nostra presenza è stato un segno di grande stima per lei. Auguri ancora Giulia e grazie per la bellissima festa!!!! Domenica 19 giugno si è svolto il Nono Motopercorso di Solidarietà con il vescovo biker Monsignor Giulio Mencuccini. Padre Giulio è di origine di Fossacesia ma svolge il suo ministero nella diocesi di Sanggau in Indonesia. Tutto il ricavato della manifestazione andrà ai bambini del Borneo (Indonesia). Come ogni anno appoggiamo questa iniziativa preparando i dolci per la colazione dei motociclisti che provengono da tutta Italia. Quest’anno sono partiti da San Giovanni in Venere in direzione di Tollo. Adesso siamo impegnati con il Triduo in onore a San Giovanni Battista animeremo insieme al coro le sante messe in abbazia. Nel giorno della solennità del Santo venerdì 24 giugno la messa delle ore 18.00 sarà presieduta dall’arcivescovo Monsignor Bruno Forte. Per quanto riguarda il giubileo degli Amici di Gesù Crocifisso del 3 luglio stiamo preparando un pullman per San Gabriele finora si sono iscritte 25 persone. Continuiamo ad invitare amici e conoscenti che vorrebbero partecipare a questo giorno di spiritualità. Speriamo nella collaborazione di tutti. Saluti Paola De Simone


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MARIA, MAdRe dI MIseRICORdIA E’ stato questo l’argomento della catechesi svolta dal nostro rettore p. Luciano Temperilli nell’ultimo incontro della Fraternità per il mese di maggio. Ovviamente non ci poteva essere una argomentazione più idonea per concludere un mese tipicamente mariano in quest’anno giubilare della misericordia. Un anno particolare, che pur collocando al centro “ Cristo Misericordia “ non può non dare rilevanza alla figura di Maria per associarlo a Lui nell’amore misericordioso. E’ quanto ci viene proposto anche nel nostro giornale che esce nel mese di maggio-giugno con il titolo “ Mater Misericordiae”. A tal fine, p. Luciano è riuscito in forma semplice e dialogica a renderci edotti

sul vero significato dell’attributo mariano “ Mater Misericordiae “, a noi, forse, piuttosto ignoto, a differenza di tanti altri. Con competenza dottrinale ha ripercorso con noi, rispondendo alle domande di ciascuno, tutte le fasi della vita di Maria; 1) dal suo “ si “ al suo concepimento ( Maria misericordia incarnata ) ; 2) il cammino di fede di tutta la sua vita ( opera della misericordia divina ) ; 3) il Calvario ; sotto la croce nelle parole “ donna ecco tuo figlio “; ecco tua madre, Maria per virtù trinitaria incarna la maternità misericordiosa e diventa la madre del salvatore e dei salvati. Sono state riflessioni profonde, meditate, discusse, che hanno reso l’incontro animato ed interessante, suscitando la consapevolezza della

espressione litanica nell’ottica di una figura materna sempre vicina a ciascuno di noi, Maria, l’amore incarnato, ricco di misericordia è una dolce presenza sempre vicina ai suoi figli per ascoltarli, perdonarli e intercedere per loro. E’ stata, veramente, la sua dolce presenza che ha riacceso in ciascuno di noi un senso di abbandono per toglierci, come d’incanto, ogni ansia e preoccupazione. La certezza di un amore misericordioso sempre presente disponibile per darci aiuto e conforto ci ha colmati di gioia. Siamo partiti con l’animo colmo

di tanta fiducia e di viva speranza : il binomio di fede di cui ha tanto bisogno, oggi, la nostra società. Madonna della Stella

INCONtRI pullMAN 3 luGlIO: il Consiglio di Fraternità ha deciso di non prenotare il pullman per la giornata di Spiritualità a San Gabriele presso l’agenzia dello scorso anno per motivi di scorrettezza dell’autista e per il costo molto elevato. L’iscritta Gabriella provvederà a farci avere un preventivo dalla ditta Di Giacinto Arcangelo. Come ogni anno ci è arrivata la richiesta da parte degli Amici di Gesù Crocifisso di San Nicolò a Tordino di unirsi con il nostro pullman. E’ stato richiesto dal Consiglio di non fare il tragitto per Sant’Atto e prendere alcuni iscritti, ma di ritrovarsi tutti a Piazza Progresso di San Nicolò. lOCANdINA e pReZZO: la locandina preparata da Maria Grazia Coltorti verrà adeguata con gli orari della nostra Fraternità e appena si avrà il preventivo del pullman si deciderà il prezzo per ogni partecipante, e si comincerà a prendere le iscrizioni e quota di partecipazione con incluso l’offerta per il Santuario di San Gabriele. INCONtRI dI FRAteRNItA’ del Mese dI GIuGNO: il Consiglio di Fraternità ha deciso di fare gli incontri il primo venerdì del mese 3 giugno e il secondo incontro il terzo venerdì del mese 17 giugno. RItIRO A MORROvAlle: ci sarà il 12 giugno con Padre Luciano Temperilli nostro Assistente Nazionale, alcuni Amici di Giulianova parteciperanno. NellA pARROCChIA 2 INCONtRI dA NON peRdeRe: sotto la Sala Blu il 27 maggio alle ore 21.00 ci sarà la catechesi di don Giuseppe de virgilio:” Maria, Madre di Misericordia e l’eucarestia”. venerdì 10 giugno alle ore 16 e 30 Adorazione eucaristica e santo Rosario e alle ore 18.00 santa Messa celebrata da p. Guglielmo Alimonte fondatore dei Gruppi di preghiera di san pio. eseRCIZI spIRItuAlI: gli esercizi per tutti si svolgeranno a San Gabriele dal 16 agosto alle ore 16.00 fino al 20 agosto alle ore 14.00 con Padre Lorenzo Baldella. La camera singola è di 200.00 euro e la camera doppia 170.00 euro. Per i pendolari il pranzo o la cena è di 15.00 euro. Per le iscrizioni il referente è il coordinatore Pio Calvarese. BOllettINI: la cassiera provvederà a pagare 2 bollettini per la costruzione della parrocchia. pAdRe AlBeRtO: martedì 24 maggio alle ore 18.00 Don Ennio in parrocchia dirà la Santa Messa in suffragio di P. Alberto e Attilio papà di P. Daniele. Il Consiglio di Fraternità si è concluso alle 23 e 15. La segretaria Rita Maraessa


notIzIe VArIe

Invito pONtIFICIA uNIveRsItA’ lAteRANeNse CAttedRA GLORIA CRUCIS Giubileo della Misericordia Mercoledì 5 ottobre 2016 ORe 8:00 | Appuntamento in Piazza San Pietro. I biglietti saranno consegnati da P. Fernando davanti all’Editrice Ancora al termine di Via della Conciliazione. ORe 10:30 | Udienza Generale di Papa Francesco ORe 13:00 | Pausa pranzo. Si consiglia il pranzo al sacco a Piazza S. Giovanni in Laterano ORe 14:30 | Giubileo e Porta Santa a S. Giovanni in Laterano ORe 15:15 | Trattenimento musico-letterario presso l’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense: Saluto di P. Fernando Taccone passionista, Direttore della Cattedra Gloria Crucis. Esecuzione del Gruppo Corale Strumentale Laura Benizzi di Rimini Conferenza del Rettore Magnifico Sua Eccellenza Mons. Enrico dal Covolo: La Misericordia nel racconto della Passione secondo Luca Esecuzione del Gruppo Corale Strumentale Laura Benizzi di Rimini Ringraziamenti. ORe 18:00 | Ritorno a casa.

AsCOltA! dIO tI ChIAMA A uN INCONtRO dI AMORe

Che cosa sono gli esercizi spirituali? E’ un periodo di tempo lontano dalla vita ordinaria, tempo prezioso dedicato al riposo, alla riflessione, alla preghiera, per scoprire una vita ricca di Fede. Abbiamo tutti bisogno di un angolo nel quale ritirarci nei periodi di stanchezza e quando la vita esterna si fa troppo invadente. Questo angolo di pace è dentro di te, nel tuo spazio interiore. E’ aperto 24 ore su 24 e hai diritto esclusivo di frequentarlo, per avere tanta pace e un trovare un vero incontro con Dio. Per iniziare questo questo viaggio, lascia il tuo “spazio terreno” e addentrati nel tuo mondo interiore, alla ricerca di un “tu Amico”, che ti cerca, ti aspetta, ti ama e vuole manifestarsi a te pienamente. Così facendo, potrai riempire la tua vita di speranza, di amore e di pace. Spesso tu doni tanto tempo agli altri. Quando ti senti assediato e sotto pressione, immergiti nel tuo “io interiore” e riserva per te questi giorni. Entrando dentro te stesso, troverai pace, calma, troverai Dio stesso. Impara a vivere in questo mondo ma non permettere al mondo esterno di vivere troppo dentro di te. Cerca il tempo “per stare con dio”, per parlare con Lui, per ascoltare la sua Parola, per conoscere gli aspetti buoni e quelli meno buoni della tua vita, per conoscere che cosa Dio si aspetta in questo momento da te, per iniziare o continuare un vero cammino di santità. Cerca di superare lo scoglio maggiore, la mancanza di tempo: con la pazienza, con la Fede, con un sereno discernimento e con l’aiuto di Dio, tutto é possibile, puoi trovare il tempo necessario per non privarti di una forte esperienza dell’amore di dio, ma anche di una buona esperienza di condivisione e comunione fraterna. Ogni anno, nel programma degli esercizi, hai trovato questa esortazione: INtRA tOtus, MANe sOlus, eXI AlIus: entra tutto, rimani solo, esci un altro. In questo anno, al termine degli esercizi, vorrei augurare che tu possa dire al Signore, con Giobbe:“ Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono” (Gb 42,5). P. Alberto

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DUE CORSI di ESERCIZI SPIRITUALI dal 16 al 20 Agosto Uno, per tutti, al Santuario di S. Gabriele. L’animatore sarà il P. Lorenzo Baldella che sarà aiutato dal P. Bruno De Luca. Per iscriversi: piera.iucci@gmail.com cell. 339.1626796 Il secondo corso, solo per famiglie, è invece è al Santuario della Madonna della Stella. Stesso periodo. Sarà animato da Robert Cheaib (cfr. www.theologhia.com) . Per iscriversi comunicare p. Luciano oppure con Fiorella fiorellitorresi@live.it oppure con soniagironelli69@gmail.com oppure Letizia maria.letizia.g@alice.it

rItIrI 2016 Misericordiosi come il padre RItIRI MeNsIlI 2016 • 10 GeNNAIO • 14 FeBBRAIO • 6 MARZO • 3 ApRIle • 8 MAGGIO • 12 GIuGNO GIORNAtA dI spIRItuAlItà • 3 luGlIO • 16/20 AGOstO eseRCIZI spIRItuAlI peR tuttI s.Gabriele • 16/20 AGOstO eseRCIZI spIRItuAlI peR FAMIGlIe Madonna della stella • 11 setteMBRe • 2 OttOBRe • 13 NOveMBRe • 11 dICeMBRe

MedItAZIONI MeNsIlI 2016 • gennaio N. 1 uN dIO FAttO uOMO • febbraio N. 24 Il COMANdAMeNtO NuOvO • marzo N. 13 OFFRO lA MIA vItA lIBeRAMeNte • aprile N. 3 lO sGuARdO FIsO su Gesu' CROCIFIssO • maggio N. 52 eCCO tuA MAdRe • giugno N. 21 questO e' Il MIO CORpO dAtO peR vOI • luglio N. 5 l’AGNellO pAsquAle: Il sANGue Che sAlvA • agosto N. 59 lA pIetà • settembre N. 63 RIApeRte le pORte del CIelO • ottobre N. 69 MARIA e l'OBBedIeNZA NellA Fede • novembre N. 57 eMIse lO spIRItO • dicembre N.19 lI AMò sINO AllA FINe: lA lAvANdA deI pIedI

SOMMARIO 2. p. luciano temperilli 3. p. Gabriele Cingolani 4. p. Gabriele Cingolani 5. p. Roberto Cecconi 6. p. tito paolo Zecca 7. ***** 8. p. Maurizio Buioni 9. ***** 11-14 15.p.Alberto

maggio - Giugno 2016 – Anno XVII n. 3 Autor. trib. di mc n. 438\99 del 17-12-1999 sped. Ab. Post. d.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 2, dcb macerata. editoriale eco srl - c. c. p. 11558624 dir. tonino taccone – red. P. L. temperilli mad. d. stella 06036 Pg – 3336998356 lucianocpagc@gmail.com http://www.amicidigesucrocifisso.org

Cari Amici Opere di Misericordia Corporale Opere di Misericordia spirituale Meditiamo sul Mistero pasquale san Carlo houben Beata elisabetta Canori Mora NeWs stefano e Francesco Comunicazioni-testimonianze-Incontri esercizi spirituali


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