marzo aprile 2014

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mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

In caso di mancato recapito inviare al CPO di Macerata per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Marzo - Aprile 2014 - Anno XV n. 2

25 anni di testimonianza


III - FEDE E FEDELTÀ IN CONTINUO CAMBIAMENTO

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Padre Luciano Temperilli apa Francesco coltiva un sogno quello di avere una Chiesa missionaria della Chiesa “capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione”1. Una Chiesa aperta e vicina, diceva a Rio, chiamata ad uscire da sé verso le periferie umane ed esistenziali, a dialogare con il mondo attuale e con tutti gli uomini di buona volontà, compresi i non credenti, senza timori, perché Dio sta in tutte le parti2. In questa ottica “la pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità”3. Il papa non si nasconde il rischio di queste scelte né la possibilità di errori ma, dice, “preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze … Se qualcosa deve… preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza …. l’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita.”.4La Chiesa non può essere una chiesa mondana, autoreferenziale “di coloro che si affidano sulle proprie forze e si sentono superiori agli altri perché osservano determinate norme o perché sono irremovibilmente fedeli a un certo stile cattolico proprio del passato”5 . In altre occasioni aveva parlato della chiesa come un ospedale da campo6, per sottolineare che, nella situazione attuale , la Chiesa deve farsi prossimo ai feriti del nostro perché “Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul

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necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus”7. Negli interventi di papa Francesco qualcuno ha voluto vedere una novità assoluta o un cambiamento della Chiesa. Non è così. E’ solo questione di sottolineature oltre ad una visione positiva della realtà. “Abbiamo uno sguardo positivo della realtà”8 esortava al santuario dell’ Aparecida e no al pessimismo sterile insiste nell’ E. G.9. E riguardo a se stesso e al suo insegnamento afferma “io sono figlio della Chiesa”10 E ancora l’annuncio del Vangelo“In realtà … è sempre lo stesso: il Dio che ha manifestato il suo immenso amore in Cristo morto e risorto. Egli rende i suoi fedeli sempre nuovi, quantunque siano anziani, riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi»11. In verità quello che sembra preoccupare il papa è che ai cristiani spesso manca di gioia dell’annuncio e così la vita sembra una quaresima senza Pasqua.12 Questo perché si è perso la gioia dell’incontro con Cristo. Ogni cristiano deve rinnovare questo incontro13 per avere la gioia missionaria14 di poter annunciare a tutti, specialmente ai lontani agli

esclusi, la misericordia che si è sperimentata15. E questo, per il papa, non è un mestiere solo del clero ma investe tutti i laici che devono prendere coscienza della dignità e della responsabilità del loro battesimo16. Il card. Bergoglio, nella stessa logica dell’ annuncio affermava: “Non dobbiamo dimenticare che per andare incontro alla gente è sufficiente il battesimo”.17 1 E. G. n. 27 2 Cfr. Gian Guido Vecchi “Francesco la rivoluzione della tenerezza” Corriere della sera pg. 121 3 E. G. 33 4 E.G. 48 5 E.G. 93,94 6 Intervista che Papa Francesco ha concesso al direttore di «Civiltà Cattolica» padre Antonio Spadaro. 7 ivi 8 Cfr. Gian Guido…pg. 96 9 N. 84 10 Intervista… 11 E.G. 11 12 Cfr. E.G. n. 2 e n. 6 13 Cfr. E.G. n. 3 14 Cfr. E.G n. 21 15 Cfr. E. N. 24 16 Cfr. E. G. 102 ss. 17 N Jorge Bergoglio Papa Francesco, il nuovo papa si racconta, Corriere della Sera pg. 73 In copertina: “Resurrezione”, Beato Angelico, 1450.


IV - FEDE È SEMINARE LA PAROLA Padre Luciano Temperilli l papa ha individuato un altro peccato dei cristiani: il peccato del “si dovrebbe fare”18.Con questo vuole indicare quell’atteggiamento di tanti credenti che coltivano più fantasie che opere di bene. Da qui l’invito costante ad uscire da se stessi non in forza di uno sforzo ascetico ma per espandere la gioia e la salvezza ricevuta19 perché “il bene tende sempre a comunicarsi” 20. Certamente non dobbiamo aspettarci applausi sia perché viviamo tempi di “desertificazione spirituale”,21 (ma questo in fondo non è un male perché “nel deserto si torna a scoprire il valore di ciò che è essenziale”)22, sia perché la fede “conserva un aspetto di croce”23 che si compre solo dall’interno dello “scandalo dell’Incarnazione”24. Però, come l’apostolo Paolo “ un cristiano deve annunziare Gesù Cristo in una maniera che venga accettato, ricevuto, non rifiutato.. Il cristiano che vuol portare il Vangelo deve andare per questa strada: sentire tutti!”25 In fondo, sottolinea il papa in questa omelia, oggi viviamo tempi buoni in cui si possono e si devono costruire ponti e non muri. E “ condividere l’esperienza della fede” è il mandato per ogni cristiano, in forza del battesimo26. Ricorda ai giovani a Rio (ma vale per tutti) che devono essere missionari, come S. Francesco, per dare il loro contributo per la vita della Chiesa.27 Ricorda pure però che, prima di tutto, sono loro il campo su cui il Signore semina la parola e sono il cantiere in cui si costruisce “un mondo migliore”. Li invita a “non guardate dal balcone la vita” ma a buttarsi in essa incominciando, come ricordava madre Teresa “da te e da me”. 28 Parlando ai catechisti, ricorda, sulla scia di papa Benedetto, che “la Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione”29 e quindi, sottolinea, che non bisogna “lavorare da catechisti” ma “essere catechisti”. Questa sotto-

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lineatura sull’essere significa fondamentalmente “avere familiarità con Cristo”, “imitarlo nell’uscire da sé e andare incontro all’altro” e “non aver paura di andare nelle periferie”.30 Il movimento dell’uscita da sé diventa essenziale nel seminare la parola perché oggi c’è “la preoccupazione esagerata per gli spazi personali di autonomia e distensione che porta a vivere i propri compiti come una mera appendice delle vita, come non facessero parte della propria identità.”31 La fede, invece, dovuta all’incontro con Cristo, è una specie di rivoluzione copernicana perché toglie noi “e mette al centro Dio”32 . Il discepolo non può essere autoreferenziale: “o si riferisce a Cristo o si riferisce al popolo””33. La chiesa non può essere quindi una chiesa di “elite”34 ma una chiesa che si incarna nella cultura del popolo35. “Essere discepolo –allora- significa avere la disposizione permanente di portare agli altri ’amore di Gesù”36 vincendo il pessimi-

smo e l’accidia,37 sapendo bene che il seme della Parola “cresce anche quando l’agricoltore dorme38”. 18 E.G. n. 39 19 Cfr. E.G. n. 8, 96; Gian Guido Vecchi, Francesco la rivoluzione della tenerezza, Corriere della Sera pg. 40 20 E.G. n 9 21 E.G. n. 86 22 E. G. ivi 23 E.G. 42 24 Gian Guido Vecchi, o.c. p. 83 25 Omelie S. Marta 8 maggio 2013 26 Gian Guido Vecchi, o.c. p. 40; E. G. n. 111; 120 27 Rio Sabato 27 luglio 2013 28 Rio ivi 29 Discorso ai catechisti 27 settembre 2013 30 ivi 31 E.G n. 78 32 Gian Guido Vecchi, o.c pag 83 33 Cfr. Gian Guido Vecchi o. c. p 34 E.G n. 95 35 E.G. n. 90; 115; 122-126, 36 E. G. n. 127 37 E.C. nn. 81.82 38 E. G. n. 22


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II - MEDITIAMO SULLA RISURREZIONE DI GESÙ Nel Risorto l’umanità esulta di gioia e si apre all’annuncio (Mt 28,1-10) di P. Roberto CecconiCP

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arissimi Amici, come già sapete, nel corso di questo anno desideriamo orientare il nostro sguardo sulla risurrezione di Gesù. Nel presente numero, ci soffermiamo sul modo in cui tale evento straordinario ci viene presentato dall’evangelista Matteo. Procediamo con la letturaascolto del testo biblico. “Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

La gioia e la vita che sgorgano dalla risurrezione La versione matteana del racconto della risurrezione di Gesù inizia con la menzione di Maria Maddalena e l’altra Maria (probabilmente la madre di Giacomo e di Giuseppe di cui si parla in Mt 27,56) che vanno a visitare il sepolcro all’alba del primo giorno della settimana, cioè la domenica. Entrambe le donne hanno assistito alla morte di Gesù (Mt 27,55-56) ed alla sua sepoltura (Mt 27,61). Ora si recano alla tomba di Gesù, probabilmente per rendergli omaggio. A questo punto accade qualcosa di inaspettato. Un grande terremoto scuote le terra e dal cielo irrompe un angelo del Signore. Egli, avvicinatosi

alla tomba, rotola via la pietra che chiudeva il sepolcro e addirittura vi si siede sopra! Il messaggero celeste è sfolgorante, brillante come un fulmine ed ha una veste bianca come la neve. Siamo di fronte – come già abbiamo visto meditando il passo parallelo di Marco – ad un personaggio inviato da Dio, ad una suo rappresentante. Le guardie che stavano ad osservare il sepolcro, alla vista dell’angelo, sono prese da un timore così grande da esserne fortemente sconvolte, fino al punto che si sentono morire. L’episodio del terremoto e dell’angelo che rotola la pietra e vi si siede sopra si trova solo in Matteo. Siamo dinanzi ad un particolare di grande significato. Il terremoto rivela la presenza di Dio che interviene in favore di Gesù e, nella sua potenza, fa sussultare la terra. S’intravede sullo sfondo il Salmo di Davide che dice: Mi circondavano flutti di morte… Nell’angoscia invocai il Signore… Dal sul tempio ascoltò la mia voce… La terra tremò e si scosse… Abbassò i cieli e discese… Davanti al suo fulgore passarono le nubi… Stese la mano dall’alto e mi prese, mi sollevò dalle grandi acque (cf. Sal 18,5-17). Il messaggero celeste che, come prode vittorioso, si colloca sopra la pietra sepolcrale simboleggia la vittoria di Dio sulla morte. Il trionfo della luce sul mondo delle tenebre. La risurrezione dunque è il segno della potenza di Dio, capace anche di sconvolgere e annientare i lacci degli inferi. L’angelo del Signore, una volta

apparso sulla scena, si rivolge alle donne, annunciando la risurrezione di Gesù, evento che esse devono trasmettere anche ai discepoli. Le donne, con timore e gioia grande, corrono a dare la notizia ai d i s c e p o l i . L’esultanza che le contraddistingue manifesta la reazione dell’uomo dinanzi alla vittoria del Signore sul regno della morte. Qualcosa di inaudito e stupefacente è accaduto ad opera del Creatore. La creatura non può che tripudiare. Mentre le donne corrono, Gesù stesso viene incontro a loro. Appena ricevono il suo saluto («salute e voi!» o «rallegratevi!»), lo afferrano per i piedi e lo adorano. Con questo gesto, riservato alla divinità, Maria di Magdala e l’altra Maria confessano, seppur silenziosamente, la loro fede in Gesù. Egli, in qualità di risorto, è il loro Signore. A questo punto Gesù rinnova loro l’invito a recarsi dai suoi discepoli, per esortali ad andare in Galilea, dove lo vedranno. Da notare che i discepoli sono definiti «i miei fratelli». Nella risurrezione, i discepoli di Gesù vengono resi figli di Dio, partecipi di quella pienezza di vita che sgorga dal Risorto.

La Buona Notizia Gesù, colui che è stato crocifisso per i nostri peccati, è risorto. Egli è vivo e ci chiama alla comunione con sé. Nella misura in cui abbiamo il coraggio di metterci in cammino per andare incontro a lui, avremo la gioia di “vederlo”. In altre parole, faremo l’esperienza della sua divinità e della potenza del suo amore che perdona tutte le colpe e risana. È questo lo sfondo su cui poi si colloca l’annuncio evangelico. Siamo tutti chiamati a proclamare la sua vittoria su ogni forma di male, a cominciare da quello costituito dal nostro peccato. robi.cp@libero.it


Cervellini Bruna: un canto di gioia sulla croce di Maria Grazia Coltorti

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ra nata a Civitanova Marche il 16 luglio del 1931, festa della Beata Vergine del Carmelo, coincidenza alla quale terrà sempre molto, lei tanto devota alla Madonna. A 21 anni Bruna si era unita in matrimonio con Bruno Ambrosi: la vita dei due sposi era piena di promesse, pur nella semplicità e nella fatica della vita quotidiana. Grande la loro gioia per il dono dei figli, con l’arrivo prima di Paolo e, dopo qualche anno, di Roberta. Ma circa un anno prima della nascita della figlia, Bruna comincia a sentirsi male. Roberta viene al mondo portando gioia e speranza, ma la sua mamma potrà coccolarla ben poco. Quando la bimba ha appena 7 mesi, arriva per Bruna una terribile diagnosi: “sclerosi multipla”. Questa sentenza porta sgomento in casa Ambrosi. Il marito cerca di nasconderla a Bruna, ma lei intuisce subito la gravità del suo male. Non piange, non si lamenta, non si chiede “perché a me?”. Le uniche lacrime le versa quando le arriva la carrozzina dove sedersi, perché ormai non cammina più. Ma appena vi si siede, ritrova la sua serenità e dice che è proprio comoda. Nel giro di un anno e mezzo la malattia la costringe definitivamente a letto, immobile per i restanti 36 anni della sua vita. Così comincia il suo calvario nella pace e nella gioia: lei, tanto fragile, è forte e decisa nell’abbracciare la sua croce, che offre ogni giorno al Signore. Dal letto aiuta la famiglia; guida i figli, educandoli alla bontà e alla fede, incoraggia suo marito nei tanti problemi di ogni giorno. Inizia anche la sua vita “missionaria”: la sua grande fede, la gioia di vivere, il sorriso che emana forza e luce, si diffondono e contagiano gli altri, oltrepassando le mura della sua stanza e “catturando” persone di ogni genere. Molti si recano da lei, pensando di portare una parola buona per alleviare la sua sofferenza, ma sono invece loro a ricevere conforto e gioia: un incontro che rende migliori e che cambia la vita di tante persone. Vanno a visitarla anche Mons. G. Franceschetti, arcivescovo di Fermo e Mons. Comastri, arcivescovo di Loreto e poi cardinale.

Bruna, canto di gioia sulla Croce

Maestra di vita La gioia che questa sorella inferma sapeva comunicare con il suo sorriso era e rimane lo specchio di un’anima cara al Signore. Porsi davanti a questo specchio voleva dire accorgersi delle proprie incoerenze e prendere atto di tante ingiustificate lamentele. Con la sua fede semplice, con l’accoglienza donata a tutti quelli che l’andavano a trovare, pur con i limiti che la malattia le ha progressivamente imposto, è stata una vera maestra di vita. Sapeva

comunicare serenità trasmettendo la vera ricchezza che aveva: Dio. Nutrita di preghiera, di Eucaristia e di una grande devozione mariana, la sua vita rimane preziosa testimonianza. Il suo letto era diventato un piccolo altare dove Bruna pregava incessantemente e amava il suo Gesù. Recitava diversi rosari, da sola o con altri, con gli occhi rivolti a una statuina della Madonna di Loreto, posta davanti al suo letto. Si confessava e comunicava frequentemente. Un gruppo di Amici di Gesù Crocifisso si riuniva regolarmente a pregare intorno a lei. Festeggiava con solennità il suo compleanno, piena di gioia perché per l’occasione veniva celebrata la Messa nella sua stanza. “Non ho mai visto nessuno ringraziare con tanto fervore il Signore per il dono della vita, come faceva lei” nota un padre salesiano. «Ringrazio Gesù per la gioia che mi dà - diceva spesso - e se volesse tenermi altri 30 anni così, ne sarei felice”. La vita di Bruna è stata davvero un canto di gioia sulla croce per 37 anni. Poteva muovere leggermente solo il capo e i suoi occhi luminosi. Il resto del corpo era come morto. Eppure la sua vita, secondo lei, era “bellissima”. Ha vissuto la sua passione non solo con fede e con pace, ma con gioia. La sua camera era spesso piena di gente che andava da lei per

Mons. Franceschetti, arcivescovo di Fermo, visita Bruna

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Crocifisso, mentre lei muoveva le sue labbra e poi le diedi l’assoluzione. Quando le dissi: “Gesù ti sta vicino”, capii bene la sua risposta: “Lo sento”. Furono le sue ultime parole”. Il giorno del suo funerale le campane suonarono a festa, come aveva desiderato; sembrava fosse la messa di Pasqua tanta era la gente che assiepava la chiesa di San Marone a Civitanova Marche il 22 ottobre 2000. Senza essere mai uscita di casa, Bruna, con la sua fede semplice, la sua serenità, si era fatta molti amici. Era stata per tanti una maestra di vita.

cela ad arrivare al mattino, lo chiamo, lo invoco e, un poco alla volta, i dolori si calmano. In tanti anni non ho mai pensato di ribellarmi al Signore; ho sempre offerto tutti i miei dolori a Lui, che mi ha dato sempre tanta gioia, per questo io non faccio altro che ringraziarlo. Posso dire sinceramente a tutti che la mia vita è bellissima. Mi dispiace per la mia famiglia che deve soffrire, ma per me questa croce è una grazia. Ringrazio il Signore per il tempo che vorrà ancora tenermi su questa terra; ma quando vorrà chiamami, anche l’incontro con lui sarà bellissimo”.

Grazie, Bruna!

Bruna riceve la Comunione

La gioia di far parte della Famiglia Passionista

Nutrita di preghiera e di imparare “la gioia”. Negli ultimi 10 Eucaristia, sostenuta da una grande anni ha fatto parte degli Amici di Gesù devozione mariana, da un grande Crocifisso con quali aveva fatto la amore per Gesù Crocifisso, la sua fede consacrazione solenne a Gesù rimane una preziosa testimonianza. Crocifisso. Padre Alberto Pierangioli Riportiamo un suo scritto inviato al ha avuto numerosi incontri con lei, ma Capitolo Generale dei Passionisti, tenune ricorda in particolare due: il primo to in Brasile nell’agosto del 2000: e l’ultimo. “Non mi sembra vero di aver potu“ Il primo avvenne nel 1991, quanto fare la consacrazione solenne come do Bruna entrò a far parte degli Amica di Gesù Crocifisso ed essere “Amici di Gesù Crocifisso”. Suor entrata così a pieno titolo a far parte Adriana, a quel tempo a Civitanova, della Famiglia Passionista. Mi sembra mi aveva dato il suo nome per iscriun sogno. E’ vero, sono stata sempre verla al nostro movimento e insisteva innamorata di Gesù Crocifisso. perché andassi a conoscerla. Avendo Quando la notte i nervi mi tirano e saputo che da molti anni era immobile sento più dolori e mi sembra di non fara letto, ero andato a visitarla con un certo timore e mi ero preparato a rivolgerle parole di conforto. Ma appena iniziai a parlare di croce, lei mi interruppe, dicendo: “Ma, padre, questa non è una croce: è una grazia bellissima”. Mi commossi fino alle lacrime. Le portai in dono un bel Crocifisso, che volle per sempre accanto al suo letto. L’ultimo incontro avvenne in ospedale, due giorni prima della morte. Nelle settimane precedenti mi aveva fatto telefonare più volte, per farmi sapere che si stava aggravando e voleva vedermi. Andai a trovarla il 18 ottobre e la trovai in ospedale. Parlava debolmente e non riuscivo a capire le sue parole. Accanto al suo P. Alberto accoglie la consacrazione letto, ripetei a voce alta la Promessa di Amore a Gesù di Bruna

Concludiamo con un pensiero-colloquio di Piera Iucci con Bruna, subito dopo la sua morte. “Cara Bruna, è passato appena un giorno da quando ci hai lasciati, ma già ci manchi tanto! Tu eri per noi un punto di riferimento concreto: non si poteva passare vicino a casa tua senza pensare a te, al tuo letto come a un altare, alla tua stanza come a una piccola chiesa. Eri la testimonianza vera di come l’amore di Dio si manifesta anche oggi agli uomini. Avevi la missione di raccogliere intorno a te tante persone per aiutarle a pregare, a confrontarsi con la tua condizione e a sentirsi grati a Dio. Il tuo sguardo vivo, profondo, catturava chiunque t’incontrava. Venivamo da te per apprendere la gioia. Quante volte, trascorrendo qualche ora con te, per leggerti le vite dei santi che ti piacevano tanto, ho trovato la soluzione a problemi che mi tormentavano da giorni, come se il Signore avesse scelto proprio quel luogo per mandarmi il suo aiuto. Ti abbiamo affidato tanti compiti: prega per me, per la mia famiglia, per quella persona che rifiuta l’amore dì Dio, per quel malato... Li hai assolti diligentemente, soprattutto nelle lunghe notte insonni e piene di dolori, in cui evitavi di svegliare Bruno, che ti era sempre vicino, per parlare solo con Dio. Ora che sei vicina al Signore e ti sentiamo tanto vicina anche a noi, puoi continuare la tua intercessione... Grazie, Bruna, per il dono che abbiamo avuto di starti accanto nella tua vita. Sei la prima testimone degli AGC. colt.mgrazia@libero.it


L’ATTIMO CON GESÙ: trasformare il tempo in speranza

7 di Manuela Peraio

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uanto andiamo di corsa!. Potremmo partecipare alle corse dei cavalli e arrivare primi!. Ma per cosa poi, per guadagnare tempo?, per fare tutto quello che ci eravamo prefissi, ma Gesù lo abbiamo ascoltato, rincorrendo il tempo?.Il tempo appartiene a Dio ed egli ci dona la speranza per viverlo. Oggi l’uomo non sa più a chi appartiene il tempo se ne sente padrone, ma Papa Francesco ha avvertito nell’omelia della messa celebrata martedì mattina, 26 novembre, nella cappella di Santa Marta , che non dobbiamo lasciarci ingannare. E ha spiegato il perché e il come soffermandosi a riflettere su quanto propongono le letture di quest’ultimo periodo dell’anno liturgico. San Paolo, ci dice il Papa, «tante volte torna su questo e lo dice molto chiaramente: “La facciata di questo mondo sparirà”. Ma questa è un’altra cosa. Le letture spesso parlano di distruzione, di fine, di calamità». Questo percorso è di ogni uomo di tutta l’umanità. Ma mentre la percorriamo «il Signore ci consiglia due cose — ha indicato il Pontefice —. Due cose che sono diverse a seconda di come viviamo, perché differente è vivere nel momento e differente è vivere nel tempo». E ha aggiunto che «il cristiano è, uomo o donna, colui che sa vivere nel momento e sa vivere nel tempo». Il momento è quello che ci viene consegnato nel momento in cui viviamo. Ma non va confuso con il tempo perché il momento passa. «Forse noi — ha precisato — possiamo sentirci padroni del momento e l’inganno è crederci padroni del tempo. Il tempo non è nostro. Il tempo è di Dio». Certamente il momento è nelle nostre mani e siamo liberi di affrontarlo come meglio crediamo; ha spiegato ancora il Papa; «noi possiamo diventare sovrani del momento. Ma del tempo c’è solo un sovrano: Gesù Cristo. Per questo il Signore ci consiglia: “Non lasciatevi ingannare. Molti infatti ver-

ranno nel mio nome dicendo: Sono io, e il tempo è vicino? Non andate dietro a loro. Non lasciatevi ingannare nella confusione». Ma come non lasciarsi raggirare da questi inganni? Spiega Papa Francesco che noi cristiani, per vivere il momento dobbiamo prendere la preghiera e il discernimento come nostre bussole. «Gesù rimprovera quelli che non sapevano discernere il momento», ha aggiunto il Papa che ha poi fatto riferimento alla parabola del fico, nella quale Cristo rimprovera coloro che sono capaci di intuire l’arrivo dell’estate dal germogliare del fico e non sanno invece riconoscere i segni di questo «momento, parte del tempo di Dio». Perciò il discernimento è un fratello saggio che ci serve «per conoscere i veri segni, per conoscere la strada che dobbiamo prendere in questo momento». La preghiera, ha proseguito il Pontefice, è la sorella che ci suggerisce come vivere bene questo momento. E allora il tempo? diciamo tutti ! Del tempo, «del quale soltanto il Signore è Padrone», noi , ha sottolineato il Pontefice , non possiamo fare nulla. L’unica virtù possibile per guar-

dare al tempo «deve essere regalata dal Signore: è la speranza». Preghiera e discernimento per il momento; speranza per il tempo: «così il cristiano si muove su questa strada del momento, con la preghiera e il discernimento. Ma lascia il tempo alla speranza. Il cristiano sa aspettare il Signore in ogni momento; ma spera nel Signore alla fine dei tempi. Uomo e donna di momenti e di tempo, di preghiera e discernimento e di speranza».E l’invocazione finale del Papa è stata: «Ci dia il Signore la grazia di camminare con la saggezza. Anche questa è un dono: la saggezza che nel momento ci porta a pregare e a discernere e nel tempo, che è messaggero di Dio, ci fa vivere con speranza». Allora non è meglio camminare nel momento che ci viene donato con il bastone della Speranza, e con la bussola di Gesù che ci viene donata nella preghiera?. Se corriamo perdiamo la nostra Stella di riferimento, Gesù, e saremo naufraghi senza meta e senza speranza.

Le parole del Papa Il cristiano è un uomo o una donna che sa vivere nel momento e che sa vivere nel tempo. Il momento è quello che noi abbiamo in mano adesso: ma questo non è il tempo, questo passa! Forse noi possiamo sentirci padroni del momento, ma l’inganno è crederci padroni del tempo: il tempo non è nostro, il tempo è di Dio! Il momento è nelle nostre mani e anche nella nostra libertà di come prenderlo. E di più: noi possiamo diventare sovrani del momento, ma del tempo soltanto c’è un sovrano, un solo Signore, Gesù Cristo.”


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Anna de Guignè di Manuela Peraio nna, da tutti chiamata Nannetta, non sembrava proprio destinata alla santità. Era nata il 25 aprile 1911 ad Annecy, in Francia, nel castello di La Cour. Fin da piccolissima, mostrò i segni di un carattere forte, vivace e intelligente, ma, al tempo stesso, terribilmente geloso e capriccioso. Non sembrava proprio chiamata a farsi santa. Invece... Dio compie meraviglie. Nel 1915 la guerra mondiale chiamò il conte Jacques, padre di Anna, al fronte. Egli rimase ferito tre volte e, infine, venne ucciso. Fu l’evento che cambiò definitivamente la vita della figlia, che gli era molto legata. . Da collerica si fece tutta dolce e buona. La bambina ribelle e pestifera diventò un angelo di bontà. Da quando si era aperta a comprendere, aveva imparato che Gesù è il più grande Amico che ci sia, che Lui è infinitamente buono e può tutto. Ora, nei giorni del dolore, Anna si ricordò di Lui e si strinse al suo Cuore divino come a Colui che solo poteva venirle incontro. Il suo primo impegno: consolare la mamma rimasta sola, aiutare i fratellini a crescere buoni. Da quando la sua ragione di bambina si era aperta a comprendere, Nannetta capì che Gesù è il più grande Amico e che per la sua infinità bontà Egli può tutto. Perciò la bimba, a soli 4 anni, decise di compiere tanti piccoli sacrifici per amore di Gesù. Chiedeva alla mamma che cosa doveva e poteva fare e poi seguiva le sue istruzioni, contenta di aver fatto qualcosa per ricambiare l’amore di Gesù. Nel mese di ottobre decise di offrire alla Madonna “tante rose senza spine”, metafora dei suoi piccoli sacrifici, a volte impegnativi. Così, senza farsi troppo accorgere dagli altri, riempiva le sue giornate di sacrifici fatti con gioia e con amore, per chiedere a Maria SS.ma che gli uomini diventassero più buoni, anzi, amici di Gesù.

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All’età di sei anni la piccola Anna ricevette per la prima volta la Comunione. Aveva ricevuto una dispensa speciale da un superiore gesuita che, interrogandola, l’aveva trovata pronta per il grande passo. Su un suo quadernetto, dove già da qualche anno annotava ciò che aveva capito delle omelie, scrisse: “Mio Gesù, io ti amo e per piacerti, faccio il proposito di obbedirti sempre. Era cresciuta, era diventata una bambina proprio bella, ma nel suo intimo ella capì che doveva essere bella per Lui solo. Confidò alla mamma: “Per Gesù, voglio che il mio cuore sia puro come un giglio”. Gli amici, la maestra del catechismo, le persone adulte che la conoscevano, tutti rimanevano stupiti dalla purezza che la bambina irradiava. La piccola, da parte sua, non sopportava di sentire che qualcuno aveva offeso Dio con qualche peccato e diceva: “Dobbiamo amare noi, molto di più il Signore Gesù, per quelli che non lo amano”. Però non giudicava nessuno e chiedeva perdono a Dio per chi si rendeva responsabile di qualche sbaglio. Crescendo, Anna volle ricevere l’Eucarestia ogni giorno e chiedeva spesso la Confessione. La catechista affermò: “Era giunta a dimenticare se stessa, come se ella non esistesse più”. Oltre alla preghiera e ai sacrifici, Nannetta incominciò a fare tutto ciò che era nelle sue capacità di bambina per offrire aiuto ai bisognosi, fosse una sorellina o un povero della città. Il 19 dicembre 1921 Anna cominciò ad avvertire dolori lancinanti alla testa e alla schiena.

Un’encefalite l’aveva colpita gravemente, anche se la bambina faceva di tutto per non lamentarsi dei suoi dolori. La mamma, per rasserenarla, le disse: “Stai consolando Gesù e convertendo i peccatori”. Allora lei rispose: “Ebbene, se è così, voglio soffrire ancora”. Il 28 dicembre si confessò e si comunicò con gran fervore e due giorni dopo ricevette l’Unzione degli infermi. Poi chiese alla mamma se poteva seguire l’Angelo custode che le era apparso. Morì subito dopo. Il 3 marzo 1990, Papa Giovanni Paolo II l’ha dichiarata “eroica nelle sue virtù cristiane”, cioè “venerabile”. Attendiamo il giorno in cui la Chiesa, iscrivendola tra i santi, la indicherà a modello per i piccoli e i grandi nel mondo. Papa S. Pio X aveva profetizzato un giorno: “Vi saranno dei santi tra i bambini”. Il grande Teologo P. Garrigou-Lagrange era solito ricercare e scrivere le biografie dei “bambini santi.


AMICI AGGREGATI

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Inizio questa pagina per gli Aggregati con una testimonianza del 2006, con la quale Fabrizio Cortigiani di Firenze, già presidente dei sociologi della Toscana, aderiva agli AGC e iniziava 8 anni di piena adesione e preziosa collaborazione che tutti gli AGC hanno seguito con interesse sulla rivista. Come Amico Aggregato a Morrovalle, ha mandato un’accorata dichiarazione sul suo ardente desiderio di consacrarsi a Gesù Crocifisso. Molti nostri lettori ricorderanno le sue sofferenze dopo la nascita prematura di Anna, con gravissimi problemi. Tutti abbiamo ammirato la risposta cristiana a tante sofferenze da parte sua e della sua sposa Beatrice. Presento la prima e l’ultima testimonianza di Fabrizio. P. Alberto Pierangioli

Ho sempre davanti a me il Crocifisso Sono venuto a conoscenza del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso” tramite il vostro sito web. Abito a Firenze, sono sposato e ho un bambino, lavoro come informatore medico, sono ministro straordinario dell’Eucaristia. Considerando che sento la Passione come il centro della mia spi-

Fabrizio Cortigiani tra la madre e il figlio Giovannino ritualità, invio la scheda di adesione al Movimento per condividere la spiritualità passionista. Fin da piccolo, ho sempre sentito una particolare attrazione per Gesù Crocifisso. Quando entravo in una chiesa, cercavo subito il Crocifisso, di fronte al quale “contemplavo” qualcosa che non conoscevo, considerando la tenera età. Qualcosa però, sia quando ero triste, sia quando ero contento, mi diceva che proprio “lì” c’era il Cuore della Vita. Crescendo, ho avuto i miei momenti di aridità, ma anche quando mi sembrava di “essere abbandonato da Dio”, stringevo fra le mani o il Rosario o il Crocifisso che porto sempre al collo. In ogni aspetto della mia vita, ivi compresa quella professionale, ho visto, per grazia di Dio, una via che gradualmente diventa sempre più chiara. Da qualche tempo, ho sempre nel mio cuore e nella mia mente l’immagine

del Crocifisso. Di fronte a Gesù Crocifisso, sento tutta la mia pochezza e la mia insufficienza e avverto ogni mancanza, anche lieve, in tutta la sua interezza e profondità. Nelle mie preghiere invoco sempre lo Spirito Santo affinché mi illumini e mi plasmi secondo la Volontà di Dio. Spero di poter presto parlare di queste cose di persona. La ringrazio infinitamente per avermi accolto nel Movimento. Le chiedo di pregare affinché “non sia io a vivere, ma sia Cristo a vivere in me”. Cortigiani Fabrizio

sempre! Mi impegno a vivere tutti i giorni della mia vita secondo lo spirito e la regola della Spiritualità Passionista, vivendo in spirito di condivisione con lo stile di vita, di preghiera e di azione della Congregazione Passionista. Amen!”. Benedicimi, Padre Alberto! e accogli l’offerta della mia vita consacrandomi con la tua preghiera e per il Ministero Sacerdotale che vivi da tanti anni, all’Amore Crocifisso. Grazie! E che Dio benedica Te e tutta la Comunità Passionista, religiosa e laica. Fabrizio

Desidero con tutto il cuore consacrarmi per sempre a Gesù Crocifisso

Sono felicissimo di far parte della Famiglia Passionista

Vorrei tanto fare la Consacrazione solenne a Gesù Crocifisso, ma per il momento non posso assentarmi da casa. Anche se impossibilitato a fare adesso tanti chilometri, spero che tu voglia accettare questo mio desiderio, che già da tanti anni vivo nel cuore e nella vita pratica di tutti i giorni, offrendo a Dio ogni istante della mia vita, secondo la Sua Volontà. Personalmente mi sento già consacrato, anche se non ho potuto partecipare liturgicamente alla S. Messa di Consacrazione. Ciò che desidero renderti partecipe è questo: “Voglio e desidero, con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mia vita, consacrarmi solennemente e in modo perpetuo, a Gesù Crocifisso! Mi impegno a meditare ogni giorno la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, morto e risorto, sull’esempio di Maria Santissima ai piedi della Croce. Mi impegno a testimoniare, con i mezzi e con gli strumenti che Dio mi concederà, la Parola di Dio e la Passione di Gesù, pregando e vivendo, affinché la Divina Volontà sia fatta così in Cielo, come in Terra, ora e

Sono felicissimo di far parte della famiglia passionista e di ricevere la rivista, per la quale invio il mio contributo. Periodicamente, per sentirmi più unito a voi, vado a Lucca, al santuario di s. Gemma Galgani e la prego di poter riavere il mio lavoro. Per questo motivo non mi è stato possibile venire a Morrovalle alla casa madre di noi passionisti. Malgrado la distanza, io spiritualmente sono sempre vicino a voi e spero un giorno di poter venire a farvi visita e ricevere la consacrazione. Spero che pregherai per questa intenzione. Faccio parte da 6 anni degli AGC e sono veramente felice di vivere seguendo la regola passionista: cercavo e Gesù mi ha concesso di vivere la spiritualità passionista con la preghiera continua, vivere pregando, lavorare pregando per mio figlio Gabriele e mia moglie Monica. Pregare è il massimo per vivere da buon cristiano. Grazie, Gesù, che mi hai dato il dono del carisma passionista per vivere meglio questa mia vita in una società difficile e complicata come oggi. Bassoni Moreno di Cascina PI


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II - Resoconto di un viaggio in Terra Santa di Piera Iucci

Riprendo il racconto iniziato nel numero precedente del giornalino. Grande giorno quello dopo, il Padre Francescano era riuscito a prenotare l’altare al Golgota davanti alla statua della Madonna Addolorata per la mattina alle sei. Ero in ansia già da tempo e pensavo a quanto avrei dovuto dire al Signore in quel luogo. Siamo arriva-

ti puntuali, ma il gruppo precedente non aveva terminato la celebrazione. Ci siamo messi subito in fila per poterci inginocchiare sotto l’altare dove c’è una piccola apertura che permette di toccare la roccia nella

quale era infissa la Croce di Gesù. Non so quanto tempo è durata l’ attesa perché fosse il mio turno. La mia mente era confusa: non sapevo se continuasse il sogno fatto tante volte di essere lì, o fosse la realtà. Ho cercato più volte di recitare la Promessa d’amore a Gesù Crocifisso, quale posto migliore per farlo! Non sono stata capace di farlo, non avevo pensieri nella mente, volevo solo inginocchiarmi e rimanere lì. Il cuore mi scoppiava. Quando è stato il mio turno ho infilato il braccio in tutta la sua lunghezza finchè ho potuto. Capivo che non potevo trattenermi troppo perché nel frattempo la fila era aumentata, ho dovuto fare un grosso sforzo a staccarmi da lì. Appena il gruppo precedente ha finito la sua celebrazione, è iniziata la nostra. Tutte le parole dette dal sacerdote, hanno acquistato un significato che ha reso quella celebrazione unica nella mia vita. Come poteva essere diversamente? Da una parte il luogo dove era avvenuta la crocifissione, dall’atra il sacrificio eucaristico che si ripresentava. Vedevo l’espressione del viso del sacerdote scavato e intensamente compreso in quello che faceva. Niente omelia, che cosa ci sarebbe stato da dire di più? Ora, a distanza di giorni, tante sono le riflessioni che continuano a venirmi in mente e che so e me lo auguro, continueranno a lungo. Prima di tutto ho pensato: perché tutte le celebrazioni eucaristiche a cui partecipo non assomigliano almeno un

po’ a quella? Perché a volte, di fronte al Signore, il silenzio mi pare vuoto e lì, in quel momento, si è rivelato così pieno, così compiuto? La sete del Signore sulla Croce, la sete del suo popolo nel deserto, si è trasformata in un dono capace di estinguere in quel momento, qualunque mia sete e me ne sono resa conto! Dunque, il desiderio di salvare l’umanità del Crocifisso (la sua sete), può dare ai suoi figli una piccola caparra anche su questa terra. Tante altre sono le riflessioni che in questi giorni mi riempiono la mente. Ma passiamo al racconto di quanto visto nel Santo Sepolcro. Non avevo osservato attentamente un tempietto posto al lato sinistro guardando il Sepolcro. Il Padre ci ha

spiegato che in quel punto i familiari potevano sostare per assistere alla crocifissione dei loro. E’ situato ad un livello più basso rispetto al luogo della crocifissione. Sicuramente Maria e le altre donne hanno potuto vedere tutto da lì. Gv. 19, 25 “...stavano presso la Croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Mgdala...” Ora, presso il tempietto, si fermano soprattutto i genitori che hanno perso un figlio e dicono che ne sentano un grande giovamento perché riescono a capire il significato della loro sofferenza e ad accettare la volontà di Dio. Questa è la Terra Santa, come ci ha ripetuto il Padre Francescano, è si la visita dei luoghi, ma soprattutto è una vicinanza percepita del Signore ed a volte un balsamo che guarisce. Ci siamo spostati poi sotto il


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Golgota (o luogo del cranio), dove si vede la spaccatura della roccia che prosegue fino sopra. Mt 27, 51-54 “Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono”, la spaccatura potrebbe essere il risultato di un tale cataclisma. Sotto al Golgota, abbiamo visto i locali dove venivano trattenuti quelli che arrivavano legati al patibolo. Le pareti sono completamente ricoperte da centinaia di croci incise nella roccia, una diversa dall’altra, La tradizione dice che probabilmente i condannati le incidevano aspettando il loro turno di morte. Ho avuto un brivido pensando: anche Gesù potrebbe aver aspettato il suo turno lì. I Vangeli non lo dicono. C’è anche chi dice che furono i pellegrini armeni ad inciderle, vista la loro devozione alla croce. C’è poi un altro locale dove venivano gettati i patiboli su cui morivano i crocifissi. La tradizione vuole che San’Elena, madre di Costantino il Grande, giunta a Gerusalemme, chiese alle autorità se conoscevano il luogo nel quale si trovava la Croce della Passione di Cristo. Solo un tale di nome Giuda lo sapeva e fu costretto a rivelarlo. Si scavò allora nel luogo indicato dove vennero fuori tre croci che furono esposte

nella piazza di Gerusalemme. Quanto ci sia di leggenda e quanto di verità in tutto questo, non è possibile stabilirlo. Quel giorno non è stato possibile visitare il S. Sepolcro perché c’erano migliaia di pellegrini e “turisti” in fila. L’indomani mattina alle quattro ci siamo alzati e siamo arrivati all’apertura delle porte della basilica, siamo stati quindi i primi a metterci in attesa di entrare nel Sepolcro. Abbiamo aspettato che finisse una celebrazione dei Francescani e, finalmente, uno alla volta e per pochissimo tempo, ci siamo potuti inginocchiare davanti alla pietra che forse ha sostenuto il Signore. Le probabilità che la sepol-

tura sia avvenuta proprio lì sono molte, ce lo dicono i Vangeli: Lc. 23, 50-56 “C’era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati”. Nei pochi attimi in cui mi sono potuta trattenere davanti alla pietra del sepolcro, ho allargato le braccia in più possibile come per ricoprirne il più possibile. Devo dire però, che non sentivo in me pensieri di morte, ma di grande letizia, perché la tomba era vuota!

Così prosegue il Vangelo per la nostra speranza, perché: “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede” (1 Cor 15,14) Concludo qui per il momento il mio racconto, ma sul sito è probabile che continui con una terza parte perché momenti importanti sono stati anche quelli sul lago Tiberiade, sul monte delle Beatitudini e soprattutto sul Monte Tabor. continua...


PASSIONISTI CHIESA E SOCIETÀ

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di P. Lorenzo Mazzoccante

PASSIONISTI

CHIESA

Medaglie Giovedì 23 gennaio nell’ambito dell’Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale del Perù, i Vescovi hanno consegnato la Medaglia di “Santo Toribio de Mogrovejo” a diverse congregazioni ed istituti missionari del Perù; i passionisti hanno ricevuto questo importante riconoscimento per i 100 anni di presenza missionaria. L’evento è stato guidato dal Presidente della Conferenza Episcopale, Mons. Salvador Pineiro.

Il padre Generale riceve l’onorificenza di “Compagno dell’Ordine della Stella della Melanesia”. Il P. R.mo Joachim Rego ha ricevuto la terza più alta onorificenza in Papua Nuova Guinea dal Governatore Generale dello stato dal titolo di “Compagno dell’ordine della stella della Melanesia” (CSM). P. Joachim ha ricevuto questa onorificenza con la seguente motivazione: “per i servizi alla comunità come sacerdote cattolico nella cura pastorale tra i Sepik e le comunità della Capitale Nazionale e nella formazione di religiosi nazionali della Congregazione della Passione di cui è attualmente il Superiore Generale”. La sua dedizione per più di 18 anni alla Papua Nuova Guinea è stata riconosciuta ora dal Governo Nazionale

P. Gabriele Orsini Sacerdote della Provincia PIET. È passato al Regno del Padre il giorno 9 gennaio. P. Gabriele era nato 74 anni fa, il 29 marzo 1940, aveva professato il 15 settembre 1960 ed era stato ordinato sacerdote il 26 febbraio 1968. E’ stato parroco a Recanati, superiore alla Madonna della Stella e missionario. Risiedeva nell’Infermeria provinciale “San Gabriele”. RIP

ricevuti in Udienza da Sua Santità Papa Francesco in Vaticano.”Il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster, che conosce bene la coppia reale, ha accolto la notizia con gioia, dicendo: “Sono molto lieto che Sua Maestà, la Regina e Sua Altezza, il Principe Filippo, incontreranno Papa Francesco durante la loro visita a Roma. Sarà un occasione memorabile e di grande importanza.”

SOCIETÀ L’appello del Papa: accogliere la vita “Ognuno, nel proprio ruolo e nel proprio ambito, si senta chiamato ad amare e servire la vita, ad accoglierla, rispettarla e promuoverla, specialmente quando è fragile e bisognosa di attenzioni e di cure, dal grembo materno fino alla sua fine su questa terra”. È questo l’appello lanciato da Papa Francesco in occasione della Giornata della Vita celebrata il 2 febbraio che si è celebrata il 2 febbraio sul tema “Generare futuro.

L’anno della vita consacrata La Chiesa dedicherà il 2015 alla vita consacrata, e ai microfoni di Radio Vaticana il prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica, il cardinale Joao Braz de Aviz, ha raccontato la gioia dei superiori delle Congregazioni religiose quando papa Francesco aveva annunciato loro la volontà di indire questa iniziativa. La scelta «dell’anno 2015 ha anche altre ragioni – ha affermato come, per esempio, il fatto che stiamo per compiere i 50 anni della “Perfectae Caritatis” che è il Decreto sulla vita consacrata, l’aggiornamento della vita consacrata. ».

La regina d’Inghilterra “La Regina si recherà a Roma giovedì 3 Aprile, accompagnata dal Duca di Edinburgo. La visita avviene su invito del Presidente della Repubblica Italiana. In questa occasione saranno

A Parigi e Lione in piazza contro la “familofobia” Decine di migliaia di persone - 80 mila secondo la polizia, 500 mila secondo gli organizzatori - sono scese in piazza(il 2 febbraio) ieri a Parigi per protestare contro i progetti di legge sui matrimoni e le adozioni gay, la procreazione assistita per le coppie lesbiche, le ‘madri in affitto e in difesa della famiglia. Altri 20mila hanno manifestato a L ione, rispondendo alla convocazione di ‘Manif pour tous’ (“Una manifestazione per tutti”). Un enorme corteo unito, tra l’altro, dallo slogan “no alla teoria di genere” attribuita al governo che vorrebbe negare le differenze di genere e promuovere l’omosessualità attraverso un’educazione sessuale specifica.

Social network Il 4 febbraio Facebook compie 10 anni. Una data significativa perché segna anche i dieci anni dalla nascita dei social network, cioè di una nuova forma di comunicazione e di partecipazione attraverso il web, con tutti gli aspetti positivi e negativi della vicenda. Il 4 febbraio 2004 gli iscritti erano 25, oggi sono 1,2 miliardi. Per un fatturato annuo di 5 miliardi.


TESTIMONIANZE

Conosco una cosa sola: io amo il Signore e Lui ama me Caro padre,ti ringrazio per le belle parole che mi hai scritto. Sono fiera della tua fiducia, ma quando sono con voi mi sento come una pecorella smarrita, perché voi avete tanta cultura e io no. Però una cosa la so: io amo il Signore e il Signore ama me. Quando guardo Gesù in croce e penso al cammino della mia vita, mi viene da piangere e nello stesso tempo mi sento felice, perché Lui mi ha sorretto e rialzata e mi ha dato la forza per non perdere mai la fede e superare tutte le difficoltà della vita. Febi Graziella

“L’Incarnazione e la Passione mistero trinitario” Caro padre, ti voglio ringraziare di cuore per la bella meditazione di ieri sera “L’Incarnazione e la Passione mistero trinitario”,. Sono tornata a casa con il cuore colmo di gioia perché il Signore sta compiendo meraviglie nella nostra fraternità di Giulianova. Ho sentito proprio la grazia nel cuore e non ti nego che davanti a “grandi” testimonianze mi sono emozionata! Grazie a Dio, ho visto grande gioia anche nei visi delle persone venute per la prima volta. Olga Erasmi

Abbindolata dai Testimoni di Geova Padre vorrei aprirle il mio cuore per chiederle come migliorare me stessa, per essere una vera discepola di Gesù. Sono stata una grande peccatrice, perché sono stata abbindolata dai Testimoni di Geova. Ma pregando il mio Dio ho ricevuto la grazia di farmi tornare sui miei passi e tornare ad amare il mio vero Dio, quello che la Chiesa mi ha sempre insegnato e che il mio cuore ha seguito. Nella mia vita ho fatto tante cose brutte ma anche tante cose buone, anche se in cambio ho ricevuto solo cattiverie, ma più le ricevevo e più mi avvicinavo a Gesù Cristo. Sono inciampata tante volte, ma con l’aiuto di Dio e della fede mi sono rialzata, per ricominciare la mia corsa verso Dio nostro Padre. La corsa è lunga e non smetto mai di pregare Gesù

Incontro di preghiera e di festa degli Amici di Macerata perché non mi abbandoni mai, e mi faccia arrivare al suo traguardo. Ora mi sento felice, come una pecorella che è tornata all’ovile. T. B.

“Mi hai chiamata, eccomi Signore”! Il 9 novembre ho fatto la consacrazione perpetua come Amica di Gesù Crocifisso nella Fraternità di San Nicolò a T.. Il momento più emozionante è stato rispondere all’appello con il mio “Mi hai chiamata, eccomi Signore”: mi ha fatto pensare alla Vergine che dà la sua disponibilità a Dio, come l’ho data anch’io, di mettere Gesù al primo posto e accettare tutto ciò che vorrà da me! Poi il secondo momento, quando, in ginocchio, ho preso il Crocifisso tra le mani ed ho pensato a quanto sono stata amata da Lui, che ha dato la vita per me. Finita la bellissima celebrazione, consumata l’agape e tornata a casa, ho riflettuto a lungo sulla mia consacrazione! Prego Gesù, perché mi dia la forza di vivere santamente il mio quotidiano, di dare amore a tutti e di testimoniare il grande Amore di Gesù Crocifisso. Giovanna Cioci

Visita all’assistente Don Magloire Il 27/12/2013 la fraternità AGC di Sulmona siamo andati a visitare Don Magloire che da settembre è diventato parroco a Campo di Giove, continuando a seguire la nostra fraternità in uno dei due incontri mensili. A lui siamo

legati e grati per gli insegnamenti e l’aiuto spirituale che gratuitamente offre alla nostra fraternità da due anni in aiuto al nostro parroco Don Carmine. Volevamo portargli gli auguri di Natale e vederlo nella sua realtà di parroco. Ci ha accolti con affetto e fatto festa nella sua casa e poi nella chiesa, dove abbiamo partecipato con gioia alla preghiera dei vespri e alla Messa. I bambini si sono vestiti per servire la messa da chierichetti. Don Magloire ci ha presentati alla comunità parrocchiale. La nostra coordinatrice Cinzia ha presentato gli Amici di Gesù Crocifisso e il nostro cammino e missione passionista, alla luce della esortazione apostolica “Evangelii gaudium” di Papa Francesco. Noi speriamo che anche a Campo di Giove possa nascere una fraternità AGC. Francesca Marinucci

Completo quello che manca alla Passione di Cristo” Carissimo padre, ho ancora il cuore pieno di emozioni per la Consacrazione Perpetua a Gesù Crocifisso del 3 novembre. Ora la strada comincia a salire. Vivere pienamente la Consacrazione battesimale secondo la spiritualità passionista e fare della giornata una continua offerta d’amore a Gesù Crocifisso e soprattutto essere vicini ai “crocifissi” sono impegni che richiedono perseveranza e piena disponibilità. Sono fedele a questa vocazione anche se conosco la mia fragilità. Sto scoprendo il valore positivo della sofferenza unita alla Passione di Cristo e ne sento la prezio-

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TESTIMONIANZE

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sità. Contemplando la Croce, l’associo alla mia croce, cosa che non riuscivo a fare in passato. Sperimento quanto diceva san Paolo: “Completo quello che manca alla Passione di Cristo”. Sento che la mia fede si è fatta più matura, la speranza ha un oggetto chiaro, la carità un nuovo motore. Tutto questo ha portato in me la Consacrazione. Fabiola

Un grido dall’Australia: “Amate Gesù e fatelo amare”! Caro padre, anche se sono tanto lontana, in Australia, sono unita a voi nella grande Famiglia Passionista, perché viviamo lo stesso amore per Gesù, per la sua Passione e le sue Sante Piaghe. Il nostro cuore deve palpitare di amore per Gesù Appassionato. Vorrei che la mia voce arrivasse a ogni angolo della terra, per gridare a tutti: “Amate Gesù e fatelo amare”! Facciamo tutto per amore: soffrire per amore, pregare per amore, lavorare per amore, riposare per amore. Facciamo tutto con il cuore della Madonna, madre di Gesù e madre nostra. Mi piace tanto parlare di cose sante. Il nome di Gesù e di Maria è come un miele per la mia bocca! Vostra sorella spirituale. Giuseppina Romagnoli

Dante Scarpetta il primo Amico di Morrovalle! Il 5 dicembre 2013 il Signore ha chiamato a sé Dante Scarpetta di Morrovalle. Da qualche tempo non usciva più da casa. Ogni tanto mi telefonava per la confessione e comunione e quando la malattia dava qualche segno di aggravamento voleva rinnovare l’unzione dei malati. Ero stato da lui per l’ultima volta, pochi giorni prima della sua morte, quando non c’era ancora un indizio di crollo imminente. Lo avevo conosciuto nel 1977, quando fui trasferito a Morrovalle, sempre presente alle funzioni della nostra chiesa, sempre immancabile all’ora di adorazione eucaristica per le vocazioni del giovedì sera. Poi lo incontrai nel gruppo del RNS a Civitanova e nel 1981 come primo aderente al gruppo del RNS di Morrovalle, di cui fu il primo responsabile. Nel 1989 nacquero gli Amici di Gesù Crocifisso, Dante fu il primo iscritto di Morrovalle il 28-2-1990, con il n. 11 sui 3076 attua-

li, insieme alla sua fedele sposa Pierina e alla cugina Valeria e a Serenella. Per molti anni Dante è stato il responsabile attento e fedele della Fraternità di Morrovalle, sempre alla ricerca insistente di qualcuno che prendesse il suo posto, del quale per umiltà si sentiva incapace. Fu nel primo gruppo dei consacrati a Gesù Crocifisso il 23 novembre 1997 e tra i primi consacrati perpetui il 21 maggio 2000. Per più di 20 anni fu sempre il primo ad arrivare agli incontri, con l’auto sempre piena, il primo a preparare la sala degli incontri, sempre partecipe nell’animazione della Fraternità, con la parola e con l’esempio. All’inizio del 2009, Dante dovette arrendersi agli anni che passavano e ai disturbi di salute che gli impedivano di guidare l’auto di notte e dovette comunicarci che non poteva partecipare più agli incontri serali. La Fraternità volle ringraziare Dante con un incontro di festa e una messa solenne di ringraziamento al Signore per averci dato per più di 20 anni l’esempio di umile e grande fede e di servizio di Dante, senza mancare mai a un incontro. Ho ritrovato nelle mie cartelle due pensieri umili e sinceri di Dante che desidero farne dono a tutti. Padre Alberto

Domanda per fare la prima consacrazione nel 1997 “Carissimo padre, ringrazio Gesù per avermi creato e fatto cristiano e ringrazio anche lei per averci chiamati a fare questo cammino passionista con gli AGC. Spero di riuscirci e di ricordarmene ogni giorno. Prego Gesù che mi sia sempre vicino per aiutarmi a prepararmi bene a fare questa consacrazione. Chiedo al Signore, nel tempo che vorrà ancora darmi, la grazia di fare sempre la sua santa volontà”.

Dante Scarpetta

tino e del vespro alla sera. Poi c’è stato l’ingresso negli Amici di Gesù Crocifisso, un movimento davvero commovente, con le catechesi, la meditazione per approfondire la Passione di Gesù e comprendere quanto Gesù ci ha amato, fino a morire in Croce per noi. Ringraziamo il Signore per il grande dono di questi 10 anni di consacrazione a Gesù Crocifisso e per averci fatto conoscere la Famiglia Passionista; chiediamo la grazia delle perseveranza e l’aiuto per fare sempre la sua santa volontà. Assicuriamo che preghiamo sempre per il nostro assistente, per i postulanti e religiosi che abbiamo conosciuto”. Dante, Pierina, Valeria.

Decennale della prima consacrazione: 20 maggio 2007 “La nostra vita è cambiata molto: nel 1980 abbiamo conosciuto prima il RNS che ci ha insegnato la preghiera di lode e ringraziamento al Signore, la recita quotidiana delle lodi al mat-

Dante con Pierina, P. Alberto, Serenella e Valeria


Consacrazioni volontà di Dio, si sono preparati alla consacrazione perpetua a Gesù Crocifisso, che si è svolta il 2 febbraio, con una messa celebrata da P. Alberto nella loro casa e partecipata da tanti Amici. Enzo, accanto alla moglie, si è servito della voce di un giovane amico. Nadia Montecchiari

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sto anno di cammino, diverse volte abbiamo avuto la gioia di accogliere P. Alberto che con le sue preghiere ci è stato molto vicino, insieme alla coordinatrice Marica e ad altri membri del Nel nostro lungo cammino, abbiagruppo. Insieme abbiamo pregato e mo avuto a Morrovalle tanti fratelli cantato, rallegrati da Laura e dalla sua che ci hanno aiutato a crescere nella inseparabile chitarra. A rendere ancora fede: uno di questi è Enzo Ferretti con più gioiosa l’atmosfera c erano sempre la sua fedelissima sposa Enrica le battute di Enzo rivolte soprattutto a Gaudenzi. Enzo era un gigante buono, me. É stata per noi una grande grazia cristiano, robusto, lavoratore, amante entrare a far parte della Famiglia Grazie, Grazie, Grazie! della vita e delle moto, ma all’improvPassionista, perché in questa sofferenviso si è trovato malato di SLA, una za abbiamo sperimentato l’amore di malattia che in breve lo ha devastato e Dio che non ci ridotto all’immobilità. L’amicizia con abbandona mai. gli AGC è iniziata a marzo 2013 con la Enzo continua a Peregrinatio Crucis nella loro casa, ripetere: “Ti rinquando Enzo fece questa preghiera grazio Signore commovente: “Ti ringrazio, Signore, di aver permesper avermi dato la fede e ti ringrazio so questa malatora anche per questa malattia che tia, perché mi mi ha unito più profondamente alla ha fatto vedere tua croce”. Il 2 aprile 2013 si sono l’altra faccia iscritti al nostro movimento. La loro della medaglia”, casa è un continuo via vai di amici, cioè capire il perché, anche se la malattia di Enzo è significato della molto seria e progressiva e sperimenta croce e apprezzala difficoltà di una persona iper-attiva re le piccole e ora dipendente in tutto da altri, in cose, che ti quella casa è trasmessa solo la gioia e danno più gioia e l’allegria, a volte anche fragorosa. ti gratificano, La gioia di Enzo ed Enrica al termine della Messa Non mancano le battute scherzose fra anche un solo celebrata da P. Alberto Enzo e sua moglie che lui chiama sim“ g r a z i e ” . paticamente “La sua Santa Croce”! A Ringraziamo tutti coloro che vengono a visitarli Grazie alla malattia di Enzo, siamo dispensano santini di Gesù Crocifisso arrivati al bellissimo momento della con la Promessa di Amore. Appesi al Consacrazione solenne a Gesù muro, molti rosari, che Enzo chiama Crocifisso. Lo scorso anno un’ amica simpaticamente “i loro attrezzi di ci ha proposto di accogliere il lavoro”; alle 18 in punto, chiunque si Crocifisso della Peregrinatio Crucis, trova in loro compagnia, deve unirsi durante la Quaresima. Abbiamo accetalla recita del Santo Rosario. Con quetato molto volentieri e così abbiamo sta grande fede e accettazione della conosciuto P. Alberto e alcuni membri del movimento laicale M.L.P. “Amici di Gesù Crocifisso”. Quella serata é stata per noi un momento intenso di preghiera e di gioia. Ascoltando la catechesi di P. Alberto siamo rimasti colpiti e interessati a questo cammino. Pur non Tanti AGC fanno festa ad Enzo ed Enrica potendo frequentare, a causa della malattia di tutto il gruppo, sperando di essere un Enzo che si era aggraesempio continuo, trasmettendo a vata, siamo stati aiutatutti, con questa consacrazione, fede, ti da vari Amici che ci gioia e impegno. Grazie, grazie, grazie hanno recapitato le da me e da Enzo. catechesi di P. Enzo (per mezzo della “voce”) ed Enrica Gaudenzi Enrica Alberto. Durante quefanno la consacrazione a Gesù Crocifisso

Due nuovi amici consacrati che ci fanno da maestri


BUONA QUARESIMA E BUONA PASQUA Siamo nel pieno della Quaresima, in cammino verso la Pasqua del Signore. E’ il tempo di noi Passionisti. La Chiesa ci prende per mano con delicatezza e fede e per mezzo delle pagine più belle della Parola di Dio ci porta ad accompagnare Gesù che cammina verso Gerusalemme. Ci aiuta ad ascoltare gli ultimi e accorati insegnamenti del Signore: “Vegliate. Pregate e state con me... Ho pregato perché la vostra fede non venga mai meno e voi possiate confermare i vostri fratelli… Padre, perdona loro… Ecco la vostra Madre… Ho sete… Tutto è compiuto”. O Gesù, Amore Crocifisso, dall’alto della tua Croce attira a te i nostri cuori. In questo tempo santo, vogliamo portare la tua Croce in tutte le famiglie per piantarla in tutti i cuori, perché tutti siano attirati dal tuo amore. Noi vogliamo amarti e vogliamo aprire al tuo amore tutti i cuori per i quali hai versato il tuo preziosissimo Sangue. Aiutaci in questa santa Quaresima ad essere tuoi missionari convincenti con l’esempio della nostra vita e con l’efficacia della tua Parola. Aiutaci a trasformare le nostre croci in atti di amore. Fa che nessuno di noi manchi all’appuntamento quotidiano delle ore 15,00 sul Calvario, in attesa di contemplarti risorto. Buona Quaresima e Buona Pasqua a tutti gli AGG e amici degli Amici. P. Alberto

CALENDARIO DEGLI AMICI 2014 28 02 06 18 04

febbraio marzo: aprile: aprile: maggio:

Festa della Passione e benedizione delle croci Ritiro mensile a Morrovalle Ritiro mensile a Morrovalle Venerdì Santo Ritiro e consacrazioni a Morrovalle

SOMMARIO 2. P. Luciano Temperilli 3. P. Luciano Temperilli 4. P. R. Cecconi 5 – 6. Coltorti M. Grazia 7. Manuela Peraio 8. Manuela Peraio 9. P. Alberto 10.- 11 Piera Iucci 12. **** 13. Vari 14. P. Alberto 15. Nadia ed Enrica: 16. BUONA PASQUA

Fede è fedeltà in continuo cambiamento Fede è seminare la Parola Meditiamo la Risurrezione di Gesù 25 anni di Testimonianza Trasformare il tempo in speranza Anna de Guignè Amici Aggregati Viaggio in Terra Santa Passionisti Chiesa e Società Testimonianze Dante Scarpetta: il primo grande Amico di Morrovalle Consacrazione di Enzo ed Enrica

Preghiamo per i nostri defunti: Zarroli Erminia di Trasacco, cons. perp: 26-12-13. Proietti Marina Madonna d. Stella, cons. perp.: 11-01-2014. De Capite Giuseppina, Rivisondoli: 27-1-14. Morlacco Sordoni Maria, Civitanova, cons. perp.: 01-02-2014.

Marzo-Aprile 2014 – Anno XV n. 2 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Red. P. Luciano Temperilli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscali.it http://www.amicidigesucrocifisso.org


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