17 15 lettera circolare di auguri per natale

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PROVINCIA DI MARIA PRESENTATA AL TEMPIO REGIONE PIET il Superiore regionale

Prot. DGD 17/2015

Recanati 24/12/2015

Oggetto: Lettera circolare di auguri per un santo Natale della Misericordia.

Carissimi confratelli, carissime sorelle e amici laici della famiglia passionista, ho da poco concluso la visita alle comunità della regione PIET. È stata occasione di presentare i nuovi Regolamenti provinciali e in alcune comunità di fare il ritiro mensile. Per questa circostanza ho attinto agli insegnamenti di Paolo della Croce, proponendo così di abitare questo inizio dell’Anno santo della Misericordia più radicati nella spiritualità passionista. Il nostro santo Padre fondatore, proprio nel tempo di avvento e di Natale, ha vissuto l’esperienza costituente della sua e della nostra vita. A partire perciò del ritiro nella chiesa di San Carlo a Castellazzo Bormida e poi seguendo la Regola e le Lettere, ho raccolto in sintesi il suo insegnamento sulla misericordia, che ora, spronato dai confratelli che hanno già apprezzato, vi propongo in questa lettera. Raccogliendoci spiritualmente insieme a Paolo della Croce, vi auguro un santo Natale. La misericordia in Paolo della Croce Quando nel novembre del 1720 Paolo Danei iniziò il ritiro di 40 giorni, impostogli dal vescovo quale verifica della sua ispirazione missionaria, egli aveva di sé innanzitutto la consapevolezza di dovere tutto a Dio. Così infatti annotò nel suo diario: «non mi posso chiamar altro che un miracolo delle sue infinite misericordie».1 Questa consapevolezza accompagnerà il santo per tutta la vita. Si noti l’uso del plurale “misericordie” per indicare più azioni compiute da Dio; parimenti alle annotazioni al singolare “misericordia”, sono parte del suo vocabolario consueto. Il ritiro fu anche l’occasione di un dono speciale, che tracciò, nell’esperienza di padre Paolo, una linea di spiritualità per cui tutto è frutto della Divina misericordia. L’intenso clima di preghiera e il ripetersi delle celebrazioni eucaristiche diedero a questo giovane, di appena 26 anni, una grande 1

Diario di Castellazzo, 28 dicembre.

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PROVINCIA DI MARIA PRESENTATA AL TEMPIO - REGIONE PIET elevazione spirituale, un’intima comunione con Dio e un profondo desiderio di annunziare la sua Parola. Insieme giunse questo singolare lume: «Ebbi anche particolar intelligenza dell’infinita Misericordia, facendomi conoscere, il nostro Sommo Bene, con quant’infinito Amore castiga qui, affinché si fugga l’eternità dei tormenti; perché sa, la sua infinita Maestà, il luogo che la sua infinita Giustizia ha preparato per giustissimo e meritevolissimo castigo del peccato; pertanto la sua infinita Misericordia si muove a compassione con i castighi amorosi, avvisando con questi le sue creature peccatrici a correggersi, affinché fuggano quell’eterno castigo ed in primo luogo lo servano». 2 È questa certamente una visione della misericordia di Dio che implica molteplici concetti, compresi i “castighi amorosi”, usati per benevola correzione dal Padre nei confronti dei suoi figli. Tutto è nella logica dell’Amore che salva, mettendo alla prova e purificando dal peccato, con grande compassione. Sulla misericordia quale perdono di Dio, accoglienza, amore incondizionato, si trova facilmente ampio consenso. L’insegnamento di Paolo conduce un po’ più in alto, consentendo una lettura, della propria storia personale e della storia comune, capace di cogliere nelle avversità, nelle prove, un’occasione della misericordia che purifica, corregge, salva, santifica. È la teologia che emerge in Israele dopo la deportazione. Il profeta Geremia annuncia che «il Signore ha salvato il suo popolo, un resto di Israele» (Ger 31,7). Dal male della guerra e dell’esilio Dio sa trarre un popolo purificato. Lo sguardo della fede conduce oltre il male immediato per vedere il bene futuro. Scorrendo le lettere, che san Paolo scrisse ai laici e ai sacerdoti che si rivolgevano a lui per consigli e per l’accompagnamento spirituale, gli insegnamenti sulla misericordia si arricchiscono di ulteriori elementi, ma questa lettura della realtà quotidiana, con le sue contrarietà, quale dono della misericordia di Dio per la propria salvezza, non verrà mai meno. Nei 40 giorni di ritiro nella chiesa di San Carlo a Castellazzo, Paolo della Croce scrisse anche la Regola di vita per quanti lo avrebbero seguito nel grande progetto che Dio gli affidava, il progetto di radunare compagni che vivessero e annunciassero la Passione di Gesù: «il miracolo dei miracoli dell’amor di Dio». La Regola ebbe diverse edizioni, fino all’ultima approvata dalla Chiesa nel 1775. La misericordia non vi poteva mancare. E della misericordia si parla specificamente nel momento dell’“uscita”, nel momento della missione. Questo a conferma che essere “missionari della misericordia” è inscritto nell’indole profonda dell’identità passionista. Innanzitutto il richiamo è alla preghiera, da farsi prima di iniziare l’apostolato. E quale frutto della preghiera, Paolo dice: «Il giusto e misericordioso Iddio adempirà sicuramente ciò che 2

Diario di Castellazzo, 26 dicembre.

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PROVINCIA DI MARIA PRESENTATA AL TEMPIO - REGIONE PIET promette ai suoi fedeli per il suo profeta Malachia: “La mia alleanza con lui era alleanza di vita e di benessere e io glieli concessi; alleanza di timore ed egli mi temette ed ebbe riverenza del mio nome. Un insegnamento fedele era sulla sua bocca, né c’era falsità sulle sue labbra; con pace e rettitudine ha camminato davanti a me e ha trattenuto molti dal male” (Mal 2, 5-6)».3 Frutto della preghiera è il dono di Dio misericordioso di essere buoni missionari, di possedere e annunciare la sana dottrina, di saper trattenere molti dal male. Nella Regola dei passionisti dono della misericordia è anche la vocazione alla missione ad gentes: «Se la divina misericordia concederà alla Congregazione soggetti capaci di intraprendere la conversione degl’infedeli, dovranno andar prontamente dovunque saranno mandati dal Sommo Pontefice, o dalla sacra Congregazione di Propaganda Fide».4 Dono della misericordia è anche l’azione pastorale, la missione, intrapresa anche se si incontrano contrarietà. Di fronte ad un mondo indifferente e avverso Paolo scrive: «Non si perdano di coraggio, non si turbino [..] esortino però con prudenza e soavità il popolo, e si servano di torti ragioni per indurlo ad approfittarsi di quell’occasione che gli presenta la divina misericordia per vantaggio dell’anima».5 Il popolo deve sapere che l’incontro con il confessore, l’incontro con chi annuncia Gesù e il suo vangelo, è un’occasione che la divina misericordia offre loro. Qualche insegnamento c’è anche per i viaggi. I religiosi non si distrarranno “con visite superflue”, non faranno i chiacchieroni complimentosi ma «si impegneranno negli esercizi di cristiana misericordia e carità secondo quanto prescrive il nostro istituto». 6 Molto si potrebbe apprendere qui. Piuttosto che girovagare, si esce sempre con il dovere di operare la misericordia. Infine il richiamo alla misericordia c’è pensando alla morte, alla preghiera per i defunti e al giudizio di Dio. Occorre agire con grande misericordia «essendo certo – dice la Regola – che Iddio disporrà, che sia usata con noi dopo la morte quella misericordia e carità che useremo con gli altri».7 L’insegnamento di san Paolo della Croce continua poi nelle Lettere con grande estensione, in riferimento a ciò che è l’azione del “Padre delle misericordie”. Questo innanzitutto avviene riguardo al cammino di fede. Scrive il santo: «Chi non amerà questo caro Padre delle Misericordie, che con tanta pietà c’invita, ci stimola a correre dietro ai suoi celesti profumi? oh quanto sono soavi le sue 3

Regole e Costituzioni 1775, Capo XXIV Del modo da tenersi nel fare le Missioni, pag. 50. Ibidem, pag. 54. 5 Ibidem, pag. 55. 6 Regole e Costituzioni 1775, Capo XXXIII Del modo di andare in viaggio, pag. 72. 7 Regole e Costituzioni 1775, Capo XXXVIII Ciò che dovrà compiersi nella morte dei religiosi, pag. 77-78. 4

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PROVINCIA DI MARIA PRESENTATA AL TEMPIO - REGIONE PIET divine attrattive!». 8 Poi ancora scrive: «Non ci spaventino le difficoltà, i nostri quotidiani mancamenti, le nostre gran miserie, che queste appunto sono il Trono delle sue Misericordie». 9 La confidenza di Paolo è totale. Egli la insegna sempre. Come in particolare fa con questa preghiera: «Ah, mio Gesù, dunque dubiterò di voi, che siete il mio caro Padre, il mio sommo Bene? Dunque dubiterò del perdono dei miei peccati, se per vostra misericordia m’avete lavato nel vostro preziosissimo Sangue? Ah! no, mio Dio, no, non dubito, in voi confido».10 In un tempo in cui il giansenismo dilagava e la fiducia nel perdono e nella salvezza erano tutt’altro che certi, queste parole di padre Paolo erano indubbiamente confortanti e incoraggianti. Allo stesso modo, però, secondo quanto gli è stato dato in dono di comprendere, la misericordia egli la insegna presente anche nelle avversità. Così scrive alla madre: «Ricevei giorni sono una sua lettera, in cui sento che seguitano le prove misericordiose di Dio, alle quali bisogna chinare il capo, baciando quella Mano amorosa, che scarica dolcemente il colpo». 11 Anche parlando di se stesso, delle malattie e della prove che sopporta, dice: «per dir meglio sto sotto la sferza misericordiosa del Signore». 12 Ugualmente egli spiega che la misericordia è nascosta nelle prove morali. «La tentazione – scrive il santo – si vince con l’umiltà e santo timor di Dio. Il diavolo paventa e fugge dagli umili diffidenti di sé e timorati. Non dubiti, che Dio per sua Misericordia caverà da tutto ciò un bene, ed uscirà vittoriosa nella Croce di Gesù Cristo». 13 Le prove, di conseguenza, sono per Paolo un segno di autenticità del discepolo. Il suo insegnamento è chiaro: «Rilevo che ora veramente cominciate ad essere vero discepolo di Gesù Cristo, e lo arguisco dai travagli che vi permette la Divina Misericordia, quali dovete ricevere con grande rendimento di grazie, come venuti da quella mano divina amorosa che vuole purificarvi per tal mezzo lo spirito, acciò sia preparato e disposto per unirvi intimamente col Sommo Bene, con perfetta unione di carità».14 Su questo punto, sulla misericordia presente nelle prove, si può riflettere come comunemente le avversità sono dette negative e basta. Paolo della Croce conduce oltre. Egli ha fiducia nel Signore, perciò ripetutamente scrive: «Spero nella misericordia infinita di Dio»; oppure confessa, di fronte alle molte iniziative della sua vita: «il gran Padre delle misericordie, che ha cominciata l’opera, la perfezionerà». Non è un dolorista, non insegna la ricerca 8

Lettera a Marianna Dal Pozzo, 15 aprile 1727. Ibidem 10 Lettera a Nicolina Pecorini Martinez, 7 febbraio 1726. 11 Lettera ad Anna Maria Massari Danei, 6 luglio 1741. 12 Lettera a Lucia Burlini, 25 maggio 1751. 13 Lettera ad Agnese Grazi, 18 marzo 1738. 14 Lettera ad Antonio Coccia, 10 gennaio 1768. 9

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PROVINCIA DI MARIA PRESENTATA AL TEMPIO - REGIONE PIET della sofferenza, né sovraccarica le persone di pesi morali inutili. Riguardo all’esame di coscienza, ad esempio, così istruisce i penitenti: «Il vostro esame di coscienza voglio che non sia altro, che il dare un’occhiata alle sopragrandi misericordie che Dio vi fa, ai doni che Dio vi partecipa, e che conosciate che voi dal canto vostro l’imbrattate col fango delle vostre imperfezioni; onde ritornateli a chi ve li ha dati, ma con cuore umile e contrito, affinché li purifichi col fuoco del suo amore». 15 La dolcezza di queste parole è evidente a chiunque. L’esame di coscienza è innanzitutto uno sguardo ai molti doni di Dio: la vita, la fede, la vocazione, la grazia, ecc.; Dopo, solo dopo, riconoscimento degli errori commessi, per infine consegnarli a Dio affinché li purifichi col suo amore. Limpida è la sua lezione: «ravvivi in lei una grande fiducia nella sua misericordia». Più raro è invece l’insegnamento circa le opere di misericordia. O per meglio dire, Paolo non usa questa espressione per parlare della carità, se non in qualche eccezione, come questa in cui scrive: «Eserciti la misericordia coi poverelli, quando può, ed a comodo visiti le più povere donne inferme, le conforti, le consoli».16 Evidentemente usa altro linguaggio. Non che manchi la carità. La misericordia per Paolo è opera di Dio, in particolare nell’eucarestia. E nell’eucarestia chiede di pregare affinché la misericordia operi ancora: «Offrite Gesù appassionato al Padre, ditegli, che se il mondo non merita questa visita di tanta misericordia, lo merita però Gesù; ditegli e parlategli franco, ma con profondissima riverenza, che il mondo vive scordato delle pene di Gesù, che sono il miracolo de’ miracoli dell’amor di Dio, e che mandi i servi suoi di questa Congregazione a suonare la tromba della santa predicazione, per risvegliare il mondo tanto addormentato».17 Concludendo. Le espressioni di Paolo sono oltremodo ricche di riferimenti alla misericordia. Scrive: «il misericordioso Signore provvederà come spero», oppure: «Sia sempre benedetto il grande Padre delle misericordie»; ama riferirsi al Paradiso come al luogo «dove canteranno insieme le Divine Misericordie» e ancora salutare con espressione latina: Benedictus Deus, qui fecit nobiscum misericordiam suam, Benedetto sia Dio, che ci ha usato misericordia. Con queste parole anch’io vi saluto e benedico. P. Dario Di Giosia Superiore regionale

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Lettera a Lucia Burlini, 25 maggio 1751. Lettera ad Anna Cecilia Petti Anguillara, 27 agosto 1754. 17 Lettera a Lucia Burlini, 17 agosto 1751. 16

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