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Strarte

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DEGNO di (de)nota

crampi

In un cinema porno, una sera del ’69, una donna è uscita dallo schermo e ha scatenato una reazione di panico genitale generale. Gironzolante tra il pubblico, poi seduta a gambe allargate con pantaloni bene aperti, mostrava di non indossare mutandine, ma in compenso aveva in mano un mitra. Chissà come mai tutti i maschietti sono fuggiti via. Forse perché lei, sfacciata, ha inciso la zeta di Zorro nell’intimità mascolina, rubando la pistola all’uomo-cacciatore, a cui ha inculcato paura del boschetto... tutta opera di Valie Export, artista austriaca, performer di Operazione Pantaloni - Genitalpanik. Perché se l’ordine delle cose non va bene, io creo un’azione che lo destabilizza. E se mi va ti creo il caos mentre guardi il pornazzo. Cose che capitano quando l’arte diventa azione politica e concorre al raggiungimento di cambiamenti socioculturali, allo stravolgimento di stereotipi e modelli, alla destabilizzazione di rituali sociali. Gianni Motti, artista italo-svizzero, ha attuato diverse azioni/incursioni: si è intrufolato nel congresso dell’Onu a Ginevra nel ‘97, occupando il posto lasciato vuoto dal delegato indonesiano e parlando al posto suo. Ha ricreato la cella di Ocalan a Francoforte, ha performato al G8 con boomerang che portavano i nomi del potere, ha fatto trovare in una chiesa di Lucca clandestini arabi legati e incappucciati. Ha trasformato una festa popolare spagnola nel proprio funerale, ha sbeffeggiato i media apparendo in giornali e tv in maniera fintamente casuale, ha inscenato un blitz di soldati americani alla Biennale di Praga... ne ha combinate di ogni, ma in Italia ha fatto scalpore nel 2005 con “Mani Pulite”, una saponetta creata con il grasso di Berlusconi, asportato da un lifting. Motti sbeffeggia e manda in cortocircuito le strategie del potere, le consuetudini sociali e grazie a Silvio è riuscito a vendere la saponetta più costosa del mondo, per 15.000 euro. È l’artista infiltrato tra le maglie di ciò che credi veritiero e l’ironia è la sua arma di precisione. E non mi venite a dire che gli artisti sono degli scansafatiche fuori dal mondo. // Emanuele De Notariis

Opera: Tidying Up Art Artista: Ursus Wehrli Anno: 2013 È vero che i creativi sono disordinati? Secondo gli studi della rivista Psychological Science, il caos stimola la produzione di idee innovative, mentre vivere nell’ordine e nella pulizia indurrebbe a scelte più convenzionali. L’artista e attore svizzero Ursus Wehrli cerca di ricomporre, con il suo ordine estremo, il caos del mondo. Pulisce, riorganizza per colore, forma e dimensione, scompone, riassembla e razionalizza visivamente anche le stelle nel cielo ai limiti del disturbo ossessivo compulsivo. Nel suo libro fotografico The Art of Clean Up: Life Made Neat and Tidy, che ha venduto più di 100.000 copie in meno di un anno, ridispone meticolosamente gli aghi di un ramo di pino, mette in ordine alfabetico le lettere di un piatto di pastina per bambini, mette in fila gli sparpagliati uomini volanti di René Magritte, separa la frutta di una tazza di macedonia, rassetta per colore le macchine in un parcheggio. In una delle sue opere mette in ordine perfino La camera di Vincent ad Arles di Van Gogh. Ma chissà se ci riuscirebbe con la mia. //Jukuki

Arte, defibrillatori e contraerea

Itinerari d’arte per sociopatici

lapislazzuli

Fotografia ed altre gemme preziose Roger Ballen è nato a New York ma dagli anni ’70 vive a Johannesburg, dove ha ricevuto svariate minacce di morte. Forse lo conoscete per il video che ha girato nel 2012 per Die Antwoord, I Fink U Freeky, e se non lo conoscete, fatelo, perché è di quella bellezza folle da cui non ci si stacca. Ha avuto maestri illustri come Cartier-Bresson, Kertesz e Arbus, incontrati tramite la madre che lavorava per la Magnum. Con una Rolleiflex 6x6, Ballen fotografa in un bianco e nero brutale le sue stanze mentali piene di segni e occhi da freak. Ha iniziato con degli esterni, che poi sono diventati persone in interno con flash, che poi sono diventati persone e animali e che ora stanno diventando animali, graffiti e sculture. Eugene sta al telefono tirando un gatto per la coda, Alfred stringe un topo bianco, Brian abbraccia il suo maiale domestico, la testa del cacciatore di gatti sta dentro una gabbia. RB prepara i suoi set con una precisione da maniaco dell’inquadratura, ma lascia sempre che sia il fuori controllo a rendere la foto speciale. “Per me le opere migliori sono quelle che non capisco del tutto”, dice, mettendo insieme anarchia e tranquillità e accettando felicemente il caos. Mi piace concludere con la frase che il mio amico Occhio mi ripete quando me ne dimentico: L’Inquietudine è uno stato di grazia, non sprecarla.// Giovanna Eliantonio


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