UN IMPIANTO CHIESASTICO CON BACINI CERAMICI NELLA CHIESA DI S. ELIA AL MONTE, CAPO S. ELIA, CAGLIARI? ANNA LUISA SANNA sisasanna@gmail.com L’ultima immagine della chiesa che sorge sul colle Sant’Elia, promontorio extraurbano della città di Cagliari già sacro ai Cartaginesi, è trasmessa dalle parole del canonico Giovanni Spano che nel 1861 la descrisse come conservata unicamente a livello delle fondamenta, in realtà forse con i muri perimetrali alti circa 1 metro, come oggi. Lo scavo condotto a partire dal 2008 dall’Università di Cagliari sta riportando in luce la struttura, edificata su preesistenze solo in parte individuate ma databili almeno ad età romano repubblicana. Al momento è apprezzabile un’unica aula a pianta rettangolare (lunga m 16,2 e larga m 6,9), nella nuova forma data nel XVIII secolo a una chiesa già esistente nell’XI secolo. La chiesa ha orientamento est-ovest, con l’ingresso principale a occidente e due entrate laterali con gradini; a sud è ancora in situ un concio di basalto. La pietra vulcanica nera tra i brani murari in calcare bianco e pochi altri spezzoni che si rinvengono nei crolli rimanda a suggestive ipotesi di opera bicroma, rara ma non assente a Cagliari: nella basilica martiriale di San Saturnino, donata come la chiesa di Sant’Elia de monte ai monaci Vittorini di Marsiglia nel 1088/1089 dal Giudice di Caralis, modificata e riconsacrata nel 1119, conci di vulcanite scura risaltano nei paramenti in calcare. È verosimile che anche la chiesa di Sant’Elia, come le altre avute in dono, sia stata riedificata in quell’occasione. L’edificio ora a vista è riferibile ai rimaneggiamenti seicento e settecenteschi: appartengono a tali periodi la modifica della lunghezza, che nella ricostruzione esclude lo spazio dell’abside, i diversi pavimenti in cotto (A) e le integrazioni in ardesia (B), il bancone rettangolare dell’altare maggiore (C) e i due minori addossati ai lati lunghi (D), i dadi in muratura che costituivano le basi dell’arco presbiteriale (E).
Fig. 2 - Chiesa di Sant’Elia al Monte: concio con bacino in maiolica (foto A.L. Sanna)
Fig. 3 - Capo Sant’Elia: elemento con le coppelle reimpiegato nel fortino militare (foto A.L. Sanna)
Bibliografia: M.A. Ibba, A. Stiglitz, M.G. Arru, F. Collu, F. Costa, F, Nieddu, A.L. Sanna, Indagini archeologiche sul Capo Sant'Elia a Cagliari, in Quaderni della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio Cagliari 28/2017, pp. 353-386.
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Fig. 1 - Chiesa di Sant’Elia al Monte: rilievo fotogrammetrico (foto F. Nieddu)
Fig. 4 - Chiesa di Sant’Elia al Monte (foto F. Nieddu)
Alcuni tratti murari crollati ancora composti sul piano di campagna hanno consentito di analizzare l’elevato per un’altezza di 8 metri e di recuperare elementi reimpiegati: parte di una monofora, un piedritto, una semicolonna, tratti di un arco a tutto sesto e, soprattutto, un concio che ha conservato, nel lato non a vista nella nuova muratura, resti di una ciotola in maiolica cementata entro un incavo. Il rinvenimento permette di fugare i dubbi su altri due blocchi che vengono dall’area circostante; entrambi hanno due cavità semisferiche affiancate, purtroppo senza più traccia della ceramica che hanno contenuto. L’esistenza di almeno un sesto elemento potrebbe essere indirettamente indicata da un grumo di calce, riconosciuto tra i detriti, che conserva la forma dell’elemento cavo entro cui si è rappreso, con volume e profilo simili ai vuoti individuati. I conci con gli alloggiamenti e altri elementi litici ben squadrati e lavorati, che conservano graffiti e incisioni di croci ed elementi geometrici e vegetali, testimoniano almeno due fasi dell’elevato, di cui una impiegava (in facciata?) conci decorati da ceramiche e una successiva che ha usato, negli alzati in opera incerta, parti architettoniche ormai defunzionalizzate della prima. I bacini ceramici. L’unico bacino ancora associato al concio di calcare (cm 38x30x13; diametro dell’incavo cm 15) non è stato al momento rimosso né sottoposto a pulitura. Ne rimane poco più del fondo (diametro residuo cm 8) e non sembrano visibili decorazioni dipinte sulla superficie bianca; l’impasto è ancora poco visibile, coperte le fratture da incrostazioni di malta. Altri frammenti di forme aperte in maiolica arcaica e maiolica iberica in verde bruno e blu cobalto, con forma e dimensioni simili, provengono dai numerosi accumuli nell’area circostante, ma sembrerebbero collegati alla frequentazione dell’edificio e delle presunte pertinenze più che, con certezza, all’apparato decorativo dell’edificio. Cuccuru Nuraxi
Ente Concessionario di scavo
Ente Finanziatore
Università degli Studi di Cagliari Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali
Comune di Cagliari Assessorato ai Lavori Pubblici
Cagliari