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Il 2022 secondo i leader delle Associazioni di settore

Una ripresa frenata dalla corsa pazzesca dei prezzi delle materie prime e dell’energia e dalle perduranti incognite collegate alla pandemia, anche se sembra che l’emergenza Covid-19 stia allentando la morsa. Con andamenti altalenanti tra i principali settori dell’industria grafica e cartotecnica italiana ma con uno sguardo di prudente fiducia sul 2022. Soprattutto se si realizzeranno programmi e investimenti collegati al PNRR, proseguiranno i piani collegati a quella che si chiamava Industria 4.0 e il Governo fornirà interventi (come i richiesti crediti d’imposta) per sostenere le im- Opinioni prese a fronteggiare la perdita di competitività e marginalità dovuta Il 2022 ai fortissimi incrementi dei costi produttivi, a partire dalle bollette di luce e gas senza dimenticare l’incremento dei prezzi di carta, inchiostri, trasporti. secondo i leader delle associazioni È lo scenario che emerge dalle tradizionali interviste alle principali associazioni della filiera della di settore carta e della grafica realizzate da Il Poligrafico all’inizio di un nuovo anno. In queste pagine potrete così leggere il bilancio tracciato per il 2021 e le attese per il 2022 del presidente di Assografici, Emilio Albertini, del direttore generale di Assocarta, Massimo Medugno, del presidente di Acimga, Daniele Barbui, del presidente di Argi, Antonio Maiorano, e del presidente uscente di Fespa Italia Alberto Masserdotti. Interviste da cui si può cogliere il sentiment del settore, tra incertezze e speranze, con comunque il senso di una vitalità e una voglia di rilancio che accomuna tutte le aziende pronte a ripartire. Il 2022 si prospetta come un anno durante il quale si guarda anche con grande attesa alla ripartenza in presenza delle grandi fiere del settore che vedrà apripista – aspettando Drupa – l’appuntamento con Print4All in programma dal 3 al 6 maggio.

Emilio Albertini Presidente Assografici di Achille Perego

Massimo MedugnoDirettore generale Assocarta Daniele Barbui Presidente ACIMGA Antonio Maiorano Presidente ARGI ALberto Masserdotti Presidente FESPA Italia

Il settore grafico ha chiuso il 2021 con una crescita della produzione intorno al 7-8% e del fatturato intorno al 6-7%. Le stime di chiusura 2021 sul settore cartotecnico trasformatore sono una crescita della produzione intorno al 12-13% e del fatturato intorno al 6-7%.

Emilio Albertini

PRESIDENTE ASSOGRAFICI

Che bilancio si può stilare del 2021 ancora segnato dalla pandemia per i comparti produttivi rappresentati da Assografici?

Possiamo ricordare che il settore grafico è stato quello più fortemente colpito dalla pandemia nel 2020, con un calo produttivo del 21,3% e di fatturato del 16%. Un vero peccato, anche perché nei due anni precedenti aveva dato segni di tenuta, pur conoscendo ormai da tempo una crisi di natura abbastanza strutturale. Nel 2021 si è avviata comunque una buona, ma più lenta, ripresa, determinata principalmente dal mercato librario, in forte crescita. Gli altri segmenti, penso per esempio alla stampa di periodici, sono ancora in forte difficoltà. Nel complesso stimiamo che il settore grafico abbia chiuso il 2021 con una crescita della produzione intorno al 7-8% e del fatturato intorno al 6-7%, valori che non permettono di recuperare la forte perdita del 2020. Sul fronte del settore cartotecnico trasformatore, ovvero imballaggi in carta, cartone e flessibile e prodotti cartotecnici, la pandemia ha colpito meno duramente nel 2020, con una lieve crescita produttiva dello 0,7% e un calo del fatturato del 3%. Nel 2021 il settore ha ripreso un percorso di crescita generalizzato, trascinato dal cartone ondulato (grazie anche al forte sviluppo dell'e-commerce), che sta accompagnando la ripresa economica e dell’industria. Le stime di chiusura 2021 sul settore cartotecnico trasformatore sono una crescita della produzione intorno al 12-13% e del fatturato intorno al 6-7%.

A livello di singoli settori quali sono quelli andati meglio e quelli peggio?

La performance produttiva 2021 della grafica editoriale è migliore di quella della grafica pubblicitaria e commerciale. In termini di prodotto è determinata dai libri, in forte crescita tra il 25 e il 30%, mentre gli stampati editoriali con la performance peggiore sono le riviste, in diminuzione a due cifre, nonostante la modesta ripresa dell’advertising. C’è ancora un calo moderato anche per la produzione degli stampati pubblicitari e commerciali. Osservando la produzione dei principali prodotti dell'imballaggio, il cartone ondulato cresce tra il 10 e il 15%; è buona la crescita di astucci pieghevoli e sacchi; minore ma costante quella dell’imballaggio flessibile. Incremento produttivo a due cifre anche per diversi prodotti della cartotecnica.

Quali sono le prospettive del 2022?

Sono collegate alla ripresa economica e all'evoluzione della pandemia Covid-19. Il Centro Studi Confindustria nelle ultime previsioni di autunno 2021 stimava per il 2022 una buona crescita del Pil italiano del 4,1%, con una ripresa dei consumi del 3,5%, che potrebbe avere 31

un favorevole impatto anche sui nostri settori. Successivamente si sono addensate però delle nubi sulla risalita del Pil, in frenata nel 4° trimestre 2021 e che potrebbe subire uno stop già nel 1° trimestre 2022. Si tratta non solo del rallentamento della congiuntura internazionale e della situazione ancora non risolta sul fronte dei contagi Covid-19 che può ostacolare i consumi delle famiglie, ma soprattutto degli attuali prezzi abnormi dell’energia e dei forti rincari e della scarsità di materie prime in diversi settori fra cui i nostri, che stanno determinando un’erosione dei margini e una diminuzione della fiducia delle imprese, con conseguenze negative sulla ripresa della produzione industriale e degli investimenti.

Quanto stanno incidendo quindi caro-energia e caro materie prime sulle aziende grafichecartotecniche?

Sia il settore grafico, sia il settore cartotecnico trasformatore stanno affrontando una “tempesta perfetta” sul fronte delle materie prime e dell’energia. Come tutti sanno, si tratta di un contestuale da un lato forte rincaro (e scarsità) di materie prime cartarie e di altri input (come inchiostri, solventi, adesivi) e dall’altro degli aumenti dei prezzi abnormi del gas (+597% nel 2021) e dell’energia elettrica (+420% nel 2021) e dell’incremento dei costi di trasporto. Nel settore grafico i processi di stampa con rotative (fortemente energivori) non sono più sostenibili e sono a forte rischio fermata e i rincari sui prezzi delle carte grafiche (fino al +38% nel 2021 per alcune tipologie), difficilmente trasferibili a valle (su editori e grande distribuzione), erodono ogni marginalità dell'attività. Inoltre, la scarsissima disponibilità di materia prima, in particolare della carta ad uso grafico di prevalente provenienza estera da pochi fornitori rimasti, rende difficile programmare le produzioni e rischia di frenare il percorso di ripresa. Tutti gli imprenditori sono focalizzati sul rispetto degli impegni contrattuali e sono certo che alla fine questo non sarà mai in discussione, ma è un lavoro molto faticoso che si aggiunge ai tanti che già dovevamo fare... Anche nel settore cartotecnico trasformatore, oltre alle difficoltà nel riversare a valle gli incrementi dei costi energetici e delle materie prime (fino al +102% nel 2021 per alcune carte per cartone ondulato), con un inevitabile pesante effetto sull'economicità dell'attività, è la difficoltà di reperimento della carta e delle altre materie prime a preoccupare. Sono diversi gli ondulatori che hanno già rallentato l'attività per mancanza di carta per la produzione di cartone ondulato, gli etichettifici in difficoltà per mancanza di supporti autoadesivi, i produttori di astucci pieghevoli e packaging che faticano a gestire le commesse.

Stati di crisi e chiusure di aziende medio piccole che hanno caratterizzato gli anni di crisi sono tornati a crescere per la pandemia?

Fortunatamente i dati non sembrano dare evidenza di questo: nel 2020 il tasso di decremento delle imprese grafiche è stato simile al triennio 2017-2019, ovvero del -1,8%, portandole ad assestarsi intorno alle 13.700 unità. Un trend simile si è riscontrato anche nelle aziende cartotecniche trasformatrici, diminuite nel 2020 del 2%, portandosi a 3.200 unità circa: in questo caso però contano i diversi processi di aggregazione, soprattutto nel packaging. Speriamo che la parziale ripresa del 2021, che accomuna entrambi i settori, con intensità diverse, possa avere scongiurato il rischio chiusure, che lockdown ancora più prolungati avrebbero certamente determinato.

Come si è difeso il settore? Quanto è aumentata la Cig e che cosa succederà con la fine della cassa Covid?

Nel 2020, per fare fronte alla crisi pandemica le imprese grafiche e cartotecniche trasformatrici di Assografici avevano apportato modifiche organizzative in 7 casi su 10 e attivato almeno un ammortizzatore sociale in 5 casi su 10; le ore di CIG autorizzate Inps erano infatti esplose sia nel settore grafico-editoriale (circa 39 milioni di ore, 8 volte il 2019), sia nel comparto cartariocartotecnico (circa 20 milioni di ore, 14 volte il 2019). Nel 2021 le ore autorizzate di CIG sono rimaste ancora su livelli elevati nel settore grafico-editoriale, ma si sono quasi dimezzate nel comparto cartario-cartotecnico, chiaro segnale del diverso livello di salute dei due settori. Nel 2022, nonostante il termine delle casse Covid, non prevediamo un forte incremento della CIG, a meno di un grave peggioramento della congiuntura dei nostri settori per i motivi già spiegati.

La produzione di carta grafica in Italia ha perso circa un milione e mezzo di tonnellate in quanto le cartiere hanno orientato gli investimenti verso l’imballaggio. Oggi la domanda di carta grafica è molto alta e gli editori fanno fatica a reperirla sul mercato.

Massimo Medugno

DIRETTORE GENERALE ASSOCARTA

Quali sono gli interventi che chiede il settore al Governo?

In questo momento siamo ovviamente tutti “concentrati” sulla necessità di fare fronte ai rincari energetici che le aziende del nostro settore subiscono sia direttamente, sia di riverbero come incremento del prezzo della carta. Perché a monte, ovviamente, le cartiere sono fortemente colpite. Gli interventi sono quelli che Confindustria sta chiedendo per tutti i settori energivori, in grandissima difficoltà, e per le imprese in genere. Sul settore editoriale sarebbe utile tornare ad introdurre un credito d’imposta sugli acquisti della carta, anche per i libri e le riviste specializzate: su questo ci stiamo battendo anche insieme ad Aie e Anes. Al di là della contingenza, ci sono poi tante tematiche di forte interesse, soprattutto nel packaging, che stiamo seguendo con attenzione: dalla difesa del recepimento italiano della direttiva Sup alle normative sull’etichettatura non ancora entrate in vigore, fino alla nuova Direttiva imballaggi che l’Europa si sta preparando a emanare. Quest’ultima è molto rilevante e delicata.

Come vede la prossima manifestazione di Print4All, prima fiera grafica dopo il Covid?

Print4All è sempre un appuntamento molto importante per i nostri settori. È la risposta fieristica a un mercato del printing e del converting in profonda evoluzione. È un format trasversale che vuole unire innovazione tecnologica, business, networking e formazione professionale, offrendo alle aziende una grande occasione di visibilità internazionale: è quindi contemporaneamente vetrina dell’innovazione tecnologica, laboratorio di contenuti e incubatore di idee. Auspichiamo che l’evento si possa svolgere regolarmente in presenza, nonostante il prolungarsi della pandemia Covid-19 e di poterlo ben sfruttare anche come piattaforma di comunicazione dell’attività associativa e federativa: a partire dal progetto sulla sostenibilità (un software e una metodologia di Federazione dedicato alle aziende che vogliono redigere una rendicontazione ESG) che ci apprestiamo a fine mese a lanciare.

Qual è il bilancio del settore rappresentato da Assocarta per il 2021?

Senz’altro positivo in termini produttivi. La produzione nei primi undici mesi del 2021 è aumentata del 12,3% (-4,9 negli 11 mesi 2020) a fronte di un fatturato che registra un +26% (negli 11 mesi 2020 -13,4% sul 2019) che riflette, oltre ai recuperi dei volumi prodotti e venduti, prezzi dei prodotti cartari in ripresa, particolarmente accentuata nel settore dell’imballaggio e più moderata in altri comparti, nel tentativo di recuperare almeno parte degli ingenti rincari delle materie prime fibrose e di gas, energia e trasporti. Il costo del gas, secondo il nostro Centro studi, ha assorbito nel 2021 il 14-16% del fatturato, quota che nel 2020 era stata pari al 4%. A fronte di ordinativi molto alti il vero problema è la forte riduzione della marginalità.

Quali sono le prospettive del 2022 alla luce anche della corsa dei prezzi della materia prima?

A preoccupare i nostri imprenditori è la forte impennata dei costi del gas naturale divenuti oramai strutturali e l’assenza di misure di politica energetica a livello Paese che possa aiutarli nella gestione di questo fattore produttivo così importante. Possiamo dire che la principale materia prima per il settore cartario è l’energia. In situazioni di oscillazione del costo del gas anche del 20%, da un giorno all’altro, risulta complicato organizzare la produzione, fermo restando che la priorità rimane quella di una produzione in perdita per un tempo limitato rispetto alla possibilità di un fermo macchine. Non aiutano nemmeno i costi della carta da riciclare e delle cellulose provenienti da Nord Europa e Sud America che risultano ai massimi storici, a motivo di una domanda molto forte sui mercati e di una logistica che ancora risente del costo elevato dei noli. In miglioramento, rispetto al periodo pandemico, i volumi di raccolta della carta e i livelli di stocks, in aumento sia presso le cartiere che presso i fornitori, in presenza di un export ridotto che contribuisce a una maggiore disponibilità sul mercato europeo.

Quali sono i trend del mercato per quanto riguarda produzione e richiesta di carta grafica?

La produzione di carta grafica in Italia ha perso circa un milione e mezzo di tonnellate in quanto le imprese cartarie hanno orientato i propri investimenti verso l’imballaggio riconvertendo alcuni impianti, situazione del resto analoga in tutta Europa. Oggi la domanda di carta grafica è molto alta e gli editori fanno fatica a reperirla sul mercato, dinamica che comporta forti aumenti di 33

prezzo e ritardo nelle consegne dei libri, anche scolastici. Con l’Associazione Italiana Editori, nell’ambito di Federazione Carta Grafica di cui facciamo parte, abbiamo chiesto al Governo un credito di imposta che possa aiutare la filiera in questo frangente di difficoltà.

Quanto sta aumentando l’aspetto della sostenibilità ambientale?

La sostenibilità ambientale è un dovere sia sociale che imprenditoriale. I nostri imprenditori sono costantemente impegnati su questo fronte, a partire da un utilizzo di carta da riciclare giunto al 65% in media ma che nell’imballaggio arriva all’87%, ben oltre l’obiettivo UE dell’85% al 2030. E negli ultimi 15 anni l’efficienza energetica è aumentata del 20% così come si è ridotto il consumo di acqua. Produciamo energia elettrica e calore in cogenerazione a partire da gas naturale ma nei nostri impianti potrebbe essere utilizzato anche biometano e per questo abbiamo recentemente firmato un accordo con CIB Consorzio Italiano Biogas.

Come stanno rispondendo le cartiere alla sfida della transizione ecologica?

Le cartiere possono “contare” su un prodotto naturale, rinnovabile e riciclabile… ed effettivamente riciclato. E lo producono in stabilimenti che sono in dialogo con il territorio circostante. Basti solo pensare all’importanza di raccogliere una buona carta da riciclare nelle aree circostanti da impiegare nelle cartiere. L’impegno profuso sul fronte ambientale dal settore è comunque testimoniato da un indice di circolarità dello 0,79 in una scala da 0 a 1 secondo i criteri internazionali. E quello 0,21 mancante in buona parte è legato alla gestione dei rifiuti di processo che necessita di infrastrutture per il loro trattamento. La richiesta di macchinari è orientata a prestazioni ad alto valore aggiunto che consentono rese qualitative superiori agli standard. Gli investimenti dei clienti guardano a tecnologie innovative in ottica di automazione, industria 4.0, sostenibilità nuovi materiali, riduzione degli scarti e risparmio energetico.

Daniele Barbui

PRESIDENTE ACIMGA

Come sta affrontando il settore l’emergenza caro-energia e quindi la concorrenza dei competitor esteri?

Le cartiere sono abituate a navigare su mercati competitivi che hanno prezzi dell’energia inferiori ai nostri e anche oggi, dove la preoccupazione per i costi del gas divenuti ormai strutturali in tutta Europa, ci sono Paesi come Francia e Germania i cui Governi hanno messo a disposizione del manufatturiero energia a costi più bassi. In Italia questo non è accaduto, per questo – tra le varie misure – chiediamo al Governo una gas release e un incremento di produzione nazionale di gas con estrazioni nel Mar Tirreno e Adriatico.

Che incidenza possono avere sul settore programmi e investimenti del PNRR?

Innanzitutto creare quel quadro infrastrutturale per rendere il Paese più verde e digitale. Investire, come farà il PNRR, nel biometano e nell’idrogeno supporterà anche l’industria cartaria a decarbonizzare ulteriormente il processo produttivo. C’è poi il bando specifico per i progetti faro nella carta e nel cartone che possono svolgere da ulteriore volano per l’economia circolare del settore. Senza dimenticare che le opere in PNRR avranno un “fast track” in termini autorizzativi.

Che anno è stato quello da poco concluso per i produttori italiani di macchine per l’industria grafica, cartotecnica, cartaria e di

trasformazione e affini rappresentati da Acimga?

Il 2021 è stato estremamente positivo con export in crescita del 19% sull’anno precedente e numeri in linea con i dati del 2019, confermando di fatto un ritorno ai livelli di performance pre-Covid. L’inizio dell’anno ha risentito leggermente degli strascichi di un 2020 in forte perdita caratterizzato da una situazione incerta e una diffusa diffidenza verso gli investimenti, ma il primo semestre si è chiuso con un boom di ordini che ha permesso di raggiungere con largo anticipo la completa saturazione delle linee produttive del 2022. Solo le condizioni di mercato legate alle preoccupazioni per l’aumento dei prezzi dell’energia e l’approvvigionamento di materie prime hanno impedito il superamento del fatturato dei livelli pre-pandemici.

In tempi ancora di pandemia come hanno reagito i produttori di macchine da stampa in Italia?

Le perdite nel periodo pandemico sono state inferiori alle previsioni, contenendo il segno negativo, grazie al ruolo del packaging, con l’incremento dei consumi di prima necessità e delle consegne a domicilio, consentendo lo sviluppo di nuove tecnologie e di macchinari per la produzione di imballaggi. La vitalità delle aziende specializzate nello sviluppo delle tecnologie della stampa, del packaging e del converting è stata ulteriormente dimostrata dalle capacità di reazione alla situazione emergenziale legata al Covid. Il settore ha implementato nuovi strumenti per supplire alle forti limitazioni di movimento, intensificando e migliorando le attività possibili a distanza, sia a livello commerciale – presentazioni streaming, riunioni virtuali – sia a livello di assistenza tecnica, ad esempio con sistemi diagnostici all’avanguardia.

Quanto sta pesando la corsa dei prezzi dell’energia e delle materie prime?

L’aumento dei prezzi dell’energie e delle materie prime è ampio e diffuso su tutti i mercati internazionali, e a questi rincari si è sommato il balzo del costo dei trasporti, decisamente rilevante. I costi energetici delle imprese industriali sono ormai a un livello insostenibile per le imprese italiane, e l’impatto dell’aumento dei costi a cui stiamo assistendo si sta abbattendo sulle imprese, che al momento stanno responsabilmente assorbendo tutti i costi, malgrado ciò si traduca in una forte erosione dei margini operativi comportando possibili decisioni di chiusura produttiva, in alcuni casi già avvenute. Ancora di più, il rincaro dei prezzi genera carenza di materie prime e di servizi ed oltre ad aumentare i costi per numerosi comparti industriali e per le aziende in tutto il mondo, ciò ha notevoli impatti sui tempi di consegna di prodotti e macchine. Le nostre aziende e i loro fornitori stanno affrontando una situazione estremamente difficile, perché i tempi di consegna per la maggior parte dei componenti essenziali, soprattutto elettronici, e dei materiali di produzione vengono ripetutamente estesi, e le quantità ridotte o modificate con preavvisi molto brevi. Come diretta conseguenza, questo si traduce in ultimo nell’impossibilità di assicurare le consegne degli ordini nei tempi previsti e il mancato rispetto degli accordi stipulati con i clienti.

Quali sono le previsioni per il 2022?

Sono estremante positive dal punto di vista della domanda per tutto il comparto, ma è necessario intervenire in maniera decisa sulla scarsità e difficoltà di reperibilità delle materie prime: c’è bisogno di azioni istituzionali riparatorie nell’immediato, e Acimga sta attivamente lavorando sia a livello federativo che confindustriale per portare le difficoltà correnti sui tavoli istituzionali, sollecitando urgenti misure attuative. In mancanza di valide contromisure la crescita prevista per il 2022 verrà in gran parte invalidata e ciò sarebbe problematico per le nostre industrie, oltre a essere un’occasione persa per dimostrare la forza della manifattura del nostro Paese e la nostra elevata resilienza.

Che cosa si aspetta il settore dal PNRR?

Soprattutto concretezza. È da lungo tempo che si fa un gran parlare di agevolazioni alle imprese, ma sono ancora troppo pochi gli aspetti che vanno ad impattare in maniera significativa sulle nostre industrie. Un vantaggio per le imprese, infatti, non è solo un vantaggio per l’azienda che ne beneficia, ma è un vantaggio per tutta la filiera e per la comunità estesa che gravita intorno alle aziende e ne viene impattata. Guardiamo con auspicio al consolidamento del Piano Transizione 4.0 e al sostegno finanziario per l’internazionalizzazione, oltre a ulteriori misure orientate agli sgravi fiscali e all’abbattimento del cuneo fiscale, per rilanciare e rafforzare la competitività del “Made by Italy” a livello globale.

Quali sono i trend del mercato, dagli investimenti alle tipologie di macchine più richieste?

In questo momento un po’ tutti i comparti del settore sono trainanti. Stampa e converting, ma anche il settore cartotecnico, il tissue, il comparto delle etichette e il non-woven. La richiesta di macchinari è orientata a prestazioni dall’elevato valore aggiunto che consentono rese qualitative superiori agli standard. In generale tutto il settore si posiziona su una fascia di mercato premium price e sia gli investimenti che le richieste dei clienti guardano a tecnologie innovative in ottica di automazione e industria 4.0, così come al concetto di sostenibilità; nuovi materiali, riduzione degli scarti e risparmio energetico.

Il 2021 ha registrato investimenti da parte di stampatori con già un buon parco macchine installato. Segnale di un’ulteriore concentrazione di domanda su aziende in grado di rispondere in modo trasversale e just in time alle esigenze dei clienti.

Antonio Maiorano

PRESIDENTE ARGI

Come si è chiuso il 2021 per il settore dei produttori e distributori di macchine rappresentato da ARGI?

I dati finali del 2021 saranno rilasciati dall’Osservatorio ARGI nelle prossime settimane, quindi ancora non ci sono dati ufficiali di mercato per il settore. È stato però un anno che ha ancora potuto avvalersi delle manovre finanziarie del governo rispetto agli investimenti Industry 4.0 e leggi sull’innovazione e acquisto di beni strumentali. I settori della cartotecnica e del labelling hanno continuato a ben performare grazie alla crescita di domanda di nuove applicazioni che già il 2020 aveva evidenziato. Un dato interessante che l’Osservatorio ARGI rileva è che nel 2021 ci sono stati diversi nuovi investimenti da parte di aziende che già avevano un buon parco macchine installato. Segnale, probabilmente, di una ulteriore concentrazione di domanda verso aziende in grado di rispondere in modo trasversale e just in time alle esigenze dei clienti.

Quanto ha inciso ancora la pandemia e soprattutto il caro energia e materie prime?

Il 2021 è stato ancora segnato dalle “ondate pandemiche”. In un modo diverso rispetto al 2020, dando opportunità comunque a segmenti che nel 2020 erano stati completamente fermi di riprendere e riavere almeno alcuni mesi buoni (ad esempio la riapertura degli eventi e delle fiere). Oltre a ciò va considerato che la trasformazione delle nostre abitudini quotidiane, che si sono affermate nel 2020, è rimasta confermata nel 2021. Modelli di lavoro e business e acquisto che non sono scomparsi, ma che hanno affiancato in modo stabile le abitudini pre-Covid e le abitudini che si ripresentano nei momenti in cui la curva contagi è bassa. L’ibridizzazione del luogo di lavoro, l’accelerazione dei processi di digitalizzazione, la spinta all’utilizzo dell’e-commerce come canale di acquisto sono fenomeni con cui convivere stabilmente. Questo impatta, si sa, sul mondo della stampa, ma di fatto permette nuove applicazioni e sbocchi. Positivi. Diverse le questioni relative al “caro” energia e materie prime. Alle quali aggiungerei la “carenza” di materie prime. Il fenomeno si è sentito in modo significativo a partire dal secondo semestre 2021, in un momento in cui la domanda per le applicazioni di stampa era ripartita forte. Creando un sussulto che stiamo pagando in questi primi mesi dell’anno. Aumento di costi per la filiera può significare riduzione della domanda. Carenza di materiali (dalla carta ai materiali di consumo) può significare necessità di riduzione dell’offerta. Sarà necessario fare molta attenzione agli approvvigionamenti e al posizionamento prodotti sul mercato.

Quali sono le tendenze, in base all’investimento in macchinari, rappresentate dal mercato ?

Come anticipato nella prima risposta a questa intervista non abbiamo ancora dati ufficiali di dettaglio sulla ripartizione degli investimenti in macchine roto, offset e digitali che sono l’ambito di rappresentatività di ARGI nel mercato. Possiamo però di certo evidenziare come i trend presenti già prima della disruption dovuta alla pandemia non si sono modificati. Anzi probabilmente si sono accentuati. Le tendenze di investimento vanno di pari passo con la necessità di rispondere alle esigenze della domanda degli stampatori che a sua volta deve rispondere alle domande che provengono dai consumatori. Ed è così che a temi quali la personalizzazione, la voglia di prodotti che creino emozioni, già da tempo presenti, si aggiunge in modo prepotente la richiesta di prodotti sostenibili, a tutto tondo. Che significa non solo rispetto all’impatto ambientale, ma anche a quello sociale ed economico. Il km zero è entrato nelle scelte di buona parte dei consumatori e questo implica per gli stampatori italiani ulteriori nuove opportunità. Da cogliere attraverso la scelta di macchinari in grado di completare un ciclo produttivo fatto di ottimizzazione dei costi, di gestione di nuovi materiali sostenibili, di personalizzazione e di nobilitazione.

Dai dati generali emerge che continua ad andare meglio la cartotecnica della grafica, è vero questo anche per il settore delle macchine?

Il settore delle macchine è ovviamente molto influenzato dall’andamento della domanda. È ormai assodato che nella suddivisione del mercato delle applicazioni

di stampa vi siano alcune fortemente impattate dalla e-substitution. Il mercato commerciale grafico è sicuramente quello che si trova a dover maggiormente convivere con applicazioni che possono essere multicanale e che quindi avranno parte degli investimenti in stampa, ma molta altra parte con altri media di comunicazione (digital e social). Il mercato della stampa industriale (dal tessile alla stampa digitale per il grande formato o per il decorative) è ovviamente meno toccato dalla e-substitution, ma ha subito il calo della domanda dovuta al Covid-19. La cartotecnica ha visto invece aumentare la domanda di prodotti finiti, e la richiesta di “nuovi” prodotti finiti. La conseguenza è un incremento di domanda di macchinari che possano soddisfare tali richieste. Dalla stampa su cartoncino e cartone ondulato ai sistemi di fustellatura laser, ecc.

Come vede il 2022? Che effetti possono avere sul settore investimenti e programmi del PNRR?

Abbiamo già detto che è un anno partito con molti timori a causa dei prezzi e della carenza di materie prime. È un fenomeno che ci accompagnerà di sicuro per tutto il primo semestre. Ed è il fenomeno verso il quale è necessaria un’azione sinergica e sistemica a livello Paese e a livello settoriale. Il piano investimenti PNRR ha bisogno di essere calato a terra in modo semplice per le imprese. Se i grandi flussi di denaro disponibili grazie a questo piano non saranno resi fluidi e veramente funzionali per le imprese, non serviranno a molto. Importante sarà la distribuzione di questi fondi su progetti che siano realmente di filiera perché solo così si potrà creare un circolo virtuoso domanda-offerta che si alimenti costantemente e diventi volano di sviluppo reale.

Che cosa si aspetta dalla prossima edizione di Print4All a maggio?

Tanto. È il primo evento (non di nicchia applicativa) che viene proposto dopo 3 anni di rinvii e annullamenti di fiere. Print4All ha fatto una scelta importante dopo pochi mesi dallo scoppio della pandemia, scegliendo già ad aprile 2020 di rimandare di un anno la manifestazione prevista inizialmente a maggio 2021. Una scelta coraggiosa, di vera attenzione ai propri stakeholder che da subito hanno avuto chiaro il progetto. Maggio 2022 perché si riteneva inutile fare continui stop and go di date data l’incertezza sulla pandemia. Ora siamo a circa due mesi dalla fiera e sappiamo che ci sarà e sarà visitabile con tutte le sicurezze sanitarie. E sento crescere nel mercato la voglia di esserci, di girare tra i padiglioni, di ascoltare le sessioni di convegni e seminari. Mi aspetto che sia un vero rilancio anche della capacità italiana di programmare e progettare fiere utili al business di espositori e visitatori. Nel 2021 è confermata la crescita della stampa digitale, in particolare è proseguito lo switch nel segno della sostenibilità, dal Pvc al tessuto: il soft signage, tutto ciò che è stampato su un supporto tessile per promuovere e vendere marchi e prodotti, dall’ambito della comunicazione alle campagne pubblicitarie, agli eventi.

Alberto Masserdotti

PRESIDENTE FESPA ITALIA

Quali sono le principali innovazioni tecnologiche in corso e attese anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale?

Le innovazioni tecnologiche attuali vanno tutte nella direzione della forte riduzione dell’impatto ambientale; si lavora in ottica di riduzione degli scarti di produzione e per il continuo abbassamento del consumo energetico. Anche a livello personale, come azienda stiamo andando in questa direzione, soprattutto per quanto riguarda gli impianti di depolverazione, che garantiscono ambienti salubri e orientati alla tutela dei lavoratori di specifici ambienti, allo stesso tempo garantendo recupero dei materiali e delle polveri, ricompattandoli e riciclandoli per il rientro nel ciclo produttivo.

Che cosa si attende da Print4All?

Con lo spostamento di Drupa, e con il posticipo di molte fiere di settore ai primi mesi del 2022 – tra l’altro tutte molto vicine l’una all’altra e che a oggi presentano importanti defezioni nella presenza di importanti player – credo che Print4All del 3-6 maggio possa essere il primo vero evento di rilievo per il comparto, nel quale ci possa essere non solo una conferma della presenza degli espositori della precedente edizione, ma anche un ritorno molto importante da parte dei visitatori. Stiamo lavorando in quest’ottica con una proposta espositiva che si delinea nelle sue varie componenti, grazie all’adesione di primari brand. Print4All promette di essere un’ampia vetrina innovativa per tutto ciò che c’è oggi a disposizione nel settore stampa e converting. “Un 2021 di luci e ombre dopo un 2020 molto più difficile a causa della pandemia. E un 2022 al quale si guarda con prudente fiducia”. Questo è lo scenario delineato da Alberto Masserdotti, presidente uscente di Fespa Italia – responsabilità che sta lasciando al suo successore dopo essere il primo italiano a entrare nel board internazionale di Fespa – per la sessantina di imprese rappresentate dall’Associazione e che operano nel settore della stampa serigrafica e specialistica, della stampa digitale e tessile. Se l’anno scorso Masserdotti aveva usato il termine “di- 37

sastro” – seppure con accenti diversificati rispetto ai vari settori – per indicare il bilancio del 2020, quest’anno il giudizio sull’anno da poco concluso è meno drastico e più incoraggiante. Anche se la perdita del 2020 sul 2019, in media il 35% dei ricavi con punte per alcune aziende fino al 95%, non è stata recuperata. “Il nostro – prosegue Masserdotti – è un settore talmente ampio che il bilancio del 2021 non è stato uniforme per tutti: c’è chi ha retto, chi è andato bene e chi, invece, ha sofferto ancora”.

Chi è andato meglio e chi peggio?

Il perdurare della pandemia e delle limitazioni che ha caratterizzato anche il 2021 della fieristica, della comunicazione e degli eventi ha avuto purtroppo effetti ancora negativi per le aziende che lavorano per questo settore. Parlo di tutte le imprese specializzate nei prodotti, dalle magliette ai cataloghi, legati a queste manifestazioni. Se le imprese con un’attività più orientata verso l’eventistica hanno risentito anche l’anno scorso del calo o della cancellazione degli ordini, hanno retto di più quelle che operano invece nei settori industriali, dei beni di largo consumo e destinati al retail e quelli che hanno come clienti finali grandi gruppi della moda, della cosmetica, della profumeria. Abbiamo assistito, infatti, a una ripresa per la stampa specialistica per negozi e centri commerciali anche se con andamenti altalenanti rispetto alle tipologie merceologiche. Chi opera per esempio per il packaging della cosmetica anche nel 2020 ha avuto minori flessioni di fatturato. Così come per le farmacie e le parafarmacie. È andata bene anche l’anno scorso, come del resto era avvenuto nel 2020, la Gdo mentre il 2021 non è stato un anno brillante per la stampa serigrafica per l’automotive.

A livello di tipologie di stampa, qual è stato il trend del 2021?

Si è confermata la crescita della stampa digitale e di quella tessile. In particolare è proseguito lo switch off, nel segno della sostenibilità, dal Pvc al tessile. Il cosiddetto soft signage, tutto ciò che è stampato su un supporto tessile per promuovere e vendere marchi e prodotti, dall’ambito della comunicazione alle campagne pubblicitarie, agli eventi. E questo switch off ha compensato, per la stampa tessile, quella ripresa non ancora decollata dell’home decor, dalla biancheria per la casa alle tende, dai cuscini ai copriletto.

Come vede il 2022?

Come un anno, al netto di quello che potrà succedere, nel bene o nel male, con la pandemia, da costruire più che ricostruire. Un anno cioè nel quale nessuno regalerà niente e nel quale non si può pensare di stare fermi alla propria scrivania per intercettare la ripresa del Pil. Bisognerà rimboccarsi con forza le maniche per cercare di tornare, se riusciremo, ai livelli pre-Covid.

Un ritorno sul quale pesa l’effetto negativo della corsa dei prezzi delle materie prime e dell’energia?

Vero. Il nostro è un mondo di stampa povera, dove la componente materia prima ha sempre inciso meno rispetto ad altri comparti dell’industria grafica. Ma con aumenti così alti dei prezzi, l’effetto rincari sta cominciando a incidere anche nel nostro settore, tradizionalmente meno energivoro di altri. E quindi a erodere la marginalità delle imprese. Si tratta di un ulteriore chilo messo nello zaino…

Come hanno reagito le imprese a questo biennio difficile?

Questo settore è caratterizzato da piccole imprese che hanno sofferto molto. Nello stesso tempo, però, proprio la ridotta dimensione ha consentito loro di essere flessibili e sopravvivere. Una piccola azienda con cinque dipendenti, per esempio, ne ha messi tre in cassa e due lavoravano! Il ricorso alla cassa integrazione speciale per il Covid, insieme con i prestiti per la liquidità e le moratorie sui finanziamenti e mutui, hanno consentito al settore di reggere e non vedere ancora la chiusura di imprese.

Che effetti potrà avere sul settore il PNRR?

Diciamo che in qualche modo i fondi europei c’erano già prima, così come gli incentivi fiscali del programma Industria 4.0. Il problema quindi non sono i fondi così come la digitalizzazione delle imprese, ma le strategie e l’organizzazione delle imprese chiamate in questa fase a ragionare sulle proprie criticità e sul modo con il quale restare competitive sul mercato. Il PNRR può portare benefici, in termini indiretti, anche al nostro settore. Ma quello che serve non sono i contributi mordi e fuggi a fondo perduto, pochi o tanti che siano, quanto una visione complessiva e una strategia industriale del Paese che permetta alle imprese, anche con il credito d’imposta, di investire. A partire dalle tecnologie green che saranno sempre più premianti e rappresentano ormai il biglietto da visita, sotto il segno della sostenibilità, di un’azienda.

Tecnologie che saranno messe in vetrina anche alla prossima edizione di Print4All?

Le fiere sono fondamentali, senza di esse è più difficile che le imprese costruttrici di macchinari presentino grandi novità. Aspettiamo quindi Print4All, a cui ho partecipato fin dal numero zero e che ho sempre giudicato molto positivamente. Vedo questa iniziativa destinata a crescere, per cogliere le novità interessanti anche per le aziende rappresentate da Fespa.