R E P O R TA G E
ALLA RICERCA DI NUOVI APPROCCI E SOLUZIONI COMUNI L’Oberalp Summit ha posto sotto la lente d'ingrandimento la contrapposizione tra l’incremento della domanda di prodotti outdoor e la fragilità della supply chain. A tu per tu con Christoph Engl, ceo del Gruppo _ dalla nostra inviata Erika Pozzi
“Made in Asia or Made in Europe?”
alla quale, logicamente, abbiamo il compito di ovviare: vent’anni fa si sceglieva di spostare i siti produttivi in Asia per ridurre notevolmente i costi della manodopera, oggi invece l’idea è quella di identificarli e mantenerli laddove vi siano le competenze manifatturiere necessarie alla gestione di tailoring di grandi dimensioni. In Italia e in Europa le nuove generazioni non hanno più portato avanti queste capacità, dunque sarebbe estremamente complicato trovare anche la manodopera competente necessaria.
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uesta è l’interrogativo intorno al quale è ruotato l’Oberalp Summit che si è svolto lo scorso 10 maggio nella meravigliosa cornice di Igls, alle porte di Innsbruck. Occasione che ha permesso ai media italiani e internazionali del settore e alcuni retailer selezionati di scoprire in anteprima le novità SS 23 dei marchi di proprieChristoph Engl, ceo del Gruppo Oberalp tà del Gruppo Dynafit, Evolv, LaMunt, Pomoca, Salewa e Wild Country. Al giorno d'oggi stiamo assistendo a due fenomeni contrastanti: da una parte l'incremento della domanda di calzature, abbigliamento tecnico e attrezzatura sportiva, generato in maniera significativa dal continuo aumento dei praticanti outdoor, dall'altra la fragilità delle catene di approvvigionamento globali. Una vulnerabilità provocata dalle crisi e dai conflitti odierni che, in alcuni Paesi, hanno costretto le aziende produttrici a "mettersi in standby”, bloccando dunque la produzione, a cui si aggiunge la difficoltà nel reperimento delle materie prime e un cospicuo innalzamento dei costi di trasporto. A tutto questo si somma l’emergenza climatica che pone l’intera industria dell’outdoor davanti a nuove sfide. Il Gruppo Oberalp con sede a Bolzano ha affrontato queste tematiche attraverso un documentario composto da quattro episodi, in cui sono state raccolte le riflessioni di fornitori, associazioni industriali e rinomati competitor. Christoph Engl, ceo del Gruppo Oberalp, ci regala la sua versione in questa intervista.
Come scegliete dunque il sito produttivo "adatto"? Scegliamo i siti produttivi in base a dove risiedono le maggiori competenze per la realizzazione di specifici prodotti. Le pelli di foca Pomoca, per esempio, vengono realizzate tra Svizzera, Germania e Austria, luoghi in cui risiede questa cultura produttiva. Inoltre, il Gruppo Oberalp con questa scelta privilegia l’occupazione di persone e non di macchinari. Quindi, se valutassimo su una scala più estesa cosa succederebbe se si riportasse tutta la produzione in Europa, ci renderemmo conto che sottrarremmo lavoro creando un danno e una conseguente migrazione economica dall’Oriente verso l’Occidente. Anche questo è un valore aziendale che vogliamo portare avanti.
LA PRODUZIONE
Oggi il Gruppo Oberalp produce: • il 41% in Europa, in ben 16 Stati diversi • il 58% in Asia, in 10 Stati diversi • l’1% in Africa e nel Medio Oriente
Visti i problemi che si stanno riscontrando a livello di supply chain, qual è la posizione del Gruppo Oberalp nel riportare la produzione
Proprio nell’ottica di voler valorizzare le competenze dei lavoratori,
all’interno dei confini europei?
non avrebbe senso portare il settore calzaturiero in Europa?
Oggi si è portati a pensare che, se producessimo tutto in Europa, i nostri prodotti sarebbero qualitativamente migliori rispetto a quelli realizzati nel lontano Oriente. Credo che questa concezione sia molto populista
Oggi Montebelluna è considerata la Mecca del settore calzaturiero, qui abitano tutte le competenze e il vero know-how che, nel corso degli anni, si è sempre più consolidato. Dal punto di vista produttivo
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