SPORTMEDIA GROUP
La Fondazione, rivolta esclusivamente ai giovani e nell’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale e l’attuazione di iniziative dirette all’assistenza sociale e socio-sanitaria.
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VITTIME DI INCIDENTi STRADALI E SPORTIVI Il sostentamento e recupero di persone che hanno subito incidenti stradali e sportivi, con esiti cerebromidollari avvenuti entro il compimento del 30esimo anno di età.
BORSE DI STUDIO
L’erogazione di borse di studio a ragazzi economicamente bisognosi.
SUPPORTO
Il sostentamento di istituti che si dedicano alla cura di invalidità specifiche, indicate nei punti precedenti.
COME CONTRIBUIRE
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Capitano mio Capitano 05 08 12 15 16 18 21 22
INTRODUZIONE
Capitano mio Capitano ROSETTA, CERVATO, ORZAN
Le Leggende del ‘56 DE SISTI
Il Regista dello Scudetto MERLO
Il Capitano di classe ANTOGNONI
L’Unico 10, Capitano di Firenze GALLI
Capitano tra i pali CONTRATTO
Il Capitano marcatore BATTISTINI
Un Jolly per Capitano
23 24 26 28 31 32 35 36
CAROBBI
Il Motorino biondo
POSTER
I Capitani viola dal 1955 ad oggi BATISTUTA
Il ruggito del Re Leone
RUI COSTA
Il Maestro Portoghese DI LIVIO
Il Soldatino viola
39 40 43 44 46
PASQUAL
Il Re degli assist ASTORI
Il Capitano per sempre BADELJ
Il Professore carismatico PEZZELLA
Il nuovo Caudillo ALIA GUAGNI
Una Fiorentina al comando
RIGANÒ
Il Bomber della rinascita ARIATTI
Da gregario a Capitano DAINELLI
Il Gigante buono
dal 1927
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Supplemento al Brivido Stadio Fiorentina-Napoli del 9 febbraio 2019
Grafica e impaginazione: Alexandra Barbieri Stampa: Baroni e Gori srl
Editore Sportmedia group srls Via San Quirico 167 50013 Campi Bisenzio (Fi) Tel. 055 0750451 info@sportmediagroup.it
L’editore e l’autore ringraziano Tommaso Borghini per la preziosa collaborazione Tutti i diritti sono riservati: è vietata la riproduzione, anche parziale, di contenuti e foto di questa pubblicazione
Foto: Massimo Sestini, Archivio storico Paolo Melani
Per ricevere lo speciale “Capitano mio Capitano” direttamente a casa, inviare una mail con nome, cognome, codice fiscale, un numero di telefono e indirizzo di spedizione a info@sportmediagroup.it. I costi di spedizione sono di € 6,60 a copia
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Il Premio Internazionale Fair Play, nato nel 1997 con l’intento di sensibilizzare verso i grandi valori dello sport, celebra i campioni che hanno dimostrato di saper coniugare etica sportiva con la capacità di primeggiare nelle proprie discipline. Negli anni il riconoscimento è stato consegnato a importanti e signicativi personaggi oltre a Istituzioni sportive per iniziative e comportamenti di rilievo e di alto valore morale, in grado di legare lo sport a società civile. Da 7 anni il Premio Fair Play ha come compagno di viaggio il Gruppo Farmaceutico Menarini che sostiene con entusiasmo e convinzione questa manifestazione assolutamente unica nel panorama sportivo mondiale, legando il suo nome e la sua mission a questa importante iniziativa, diventando così title sponsor. Giancarlo Antognoni, Gabriel Omar Batistuta e Giovanni Trapattoni hanno ricevuto il Premio Internazionale Fair Play Menarini in riconoscimento della loro etica sportiva e lealtà divenendo ambasciatori del Fair Play nel mondo.
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Capitano mio Capitano Nel calcio romantico quella fascia ha sempre avuto un significato speciale Grazie a Pezzella ha riacquistato valore nel ricordo simbolico di Davide Astori
I
Giancarlo Antognoni, il Capitano con la C maiuscola
n un calcio romantico, quello di una
il pensiero del gruppo. E, naturalmen-
nuovi arrivati a calarsi dentro lo spoglia-
vita fa, la fascia di capitano aveva un
te, Davide Astori. Anche lui non era un
toio e per far sparire qualche trappola
significato speciale. La indossavano
chiacchierone. Ma aveva un sorriso che
sulla strada dei ragazzi di talento.
i simboli di una squadra. Di una città. E
ti contagiava al primo sguardo. E sape-
Nel mio mondo il Capitano è la faccia di
non è detto che fossero necessariamente
va creare l’atmosfera giusta per aiutare i
una squadra. Guardando oltre Firenze e
i giocatori più bravi. Pescando nella me-
la maglia viola mi vengono in mente figu-
moria mi viene a mente Picchio De Sisti.
re come Giacinto Facchetti, Javier Zanetti,
Che nella Fiorentina del secondo scudet-
Franco Baresi. Mi viene a mente Francesco
to era il leader tecnico. E il capo dentro
Totti, l’ultimo di una generazione di ban-
lo spogliatoio. Poi, ricordo naturalmente
diere che oggi non sventolano più. Oggi
Giancarlo Antognoni. Che ancora oggi
nel calcio dei procuratori-squali, della
chiamo “Capitano”. Antonio era specia-
legge Bosman che ha cancellato il vincolo
le. Forse non era in assoluto la personali-
e creato un libero mercato e dei calciatori
tà più forte del gruppo. Non lo immagino
che rappresentano piccole e vere indu-
a far volare gli stracci dentro lo spogliato-
strie, fare il capitano ha un sapore diver-
io dopo una partita mal interpretata. Però
so. Pensate solo alla differenza che passa
riusciva comunque a farsi ascoltare. Con
tra l’era Zanetti e quella rappresentata
uno sguardo. Con un sorriso. Con poche
dalla coppia Icardi-Wanda Nara. Riuscite
parole. Giuste. Ricordo anche Dario Dai-
a trovare un punto d’incontro a parte il
nelli. Un calciatore come tanti. Che, però, sapeva interpretare in maniera fantastica
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fatto che hanno indossato e indossano la stessa maglia, quella dell’Inter? Oggi
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braccio la fascia personalizzata di Davide. Quella con i quattro colori di Firenze. E dire che il Palazzo del calcio ha cercato in ogni modo di vietargli questa possibilità. Arrivando a minacciare addirittura multe e squalifiche. Ma Pezzella giustamente non si è arreso. E ha vinto questa “partita”. Perché era giusto così. Perché quel simbolo raccontava una storia. Piena di sentimenti. Di valori. Di ricordi che nessuno nel mondo viola vuole dimenticare. Grazie a Pezzella e a quella fascia il ruolo di Capitano è tornato a vivere nel suo senso vero. E per noi inguaribili romantici questo successo vale più di uno scudetto.
Davide Astori, Capitano per sempre della Fiorentina
portare la fascia rappresenta anche un va-
di là dei ruoli dei singoli giocatori. “Un
lore economico. Garantisce più soldi dagli
capitano – mi disse - ha qualcosa in più.
sponsor personali, più visibilità a livello
E quel qualcosa in più è la capacità di sa-
commerciale. Magari un motivo per chie-
per essere decisivo nei momenti speciali.
dere un euro in più durante le discussioni
Il gol che risolve una partita all’ultimo re-
con la società per il rinnovo di contratto.
spiro di solito lo segna un leader. E i veri
Questo speciale del Brivido Sportivo vuole
capitani sono tutti leader”. Se ci pensa-
ricordare Astori e tutti coloro che hanno
te, soprattutto guardando al passato, è
indossato la fascia di capitano della Fio-
una sacrosanta verità. E allora divertitevi
rentina. Andate a leggere subito l’elenco
a sfogliare questo speciale che racconta i
di quelli che hanno avuto questo onore. E’
capitani viola. Da quelli che hanno con-
una “squadra fantastica”. Ci sono cam-
tribuito alla conquista dei due scudetti, a
pioni e grandi uomini. Una volta il mitico
quelli che hanno rappresentato la Fioren-
Nils Liedholm, uno dal quale avevi sempre
tina in giro per l’Italia. L’ultimo, in ordine
qualcosa da imparare, mi spiegò che una
di tempo, è Pezzella. L’argentino era un
formazione di soli capitani avrebbe avuto
grande amico di Astori. Per questo mo-
molte possibilità di vincere lo scudetto. Al
tivo ha voluto, anzi preteso, di portare al
German Pezzella mostra la fascia dedicata a DA 13
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Le Leggende del ‘56 L’INTERVISTA Orzan racconta i capitani del gruppo del primo Scudetto: “Rosetta era un leader silenzioso Cervato era la sua fotocopia”
U
omini speciali, per una squadra speciale. La Fiorentina del primo scudetto è una favola di
Sergio Cervato in azione
campioni, di talento, di ami-
cizia. Di capitani. Ce ne sono stati ben
fronteggiare le telecamere. Insomma, deve
quattro in quel gruppo. L’ultimo, Alberto
essere un po’ personaggio. Capace di far-
Orzan, racconta i suoi “compagni di fa-
si capire da tutti. Ai miei tempi il capitano
scia” con l’emozione di chi va a pescare
aveva un compito totalmente diverso”.
tra ricordi che sono ancora ben presenti. Nel suo cuore e nella sua mente.
Cioè?
“Quando sono arrivato a Firenze – spiega
“Parlava in campo. Solo in campo. Doveva
Orzan - la fascia la portava Rosetta”.
guidare i compagni. Rosetta visto che giostrava da centromediano era nella posizione
Ce lo può descrivere?
giusta per dare i suggerimenti giusti a tutta
“Era un uomo riservato. Di poche parole.
la squadra. Bastava un ordine secco, tipo:
Come si compete a un piemontese puro-
‘Vai più a destra’ oppure ‘Attento a quello
sangue”.
che avanza’. E gli altri eseguivano. Sapendo che l’indicazione era sempre giusta”.
I capitani di quei tempi erano diFrancesco Rosetta, capitano della Fiorentina del ‘56
versi dai capitani di oggi.
Rosetta era un vero leader.
“Vero. Oggi chi porta la fascia deve saper
“Uno dei leader. Nella Fiorentina del primo
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scudetto c’erano tante personalità forti. In
Fiorentina. Lui era milanese. Era un po’ un
all’ingresso in campo e in ogni situazione
fondo era una squadra fatta da tanti capi-
ciacolone. Stava in campo come pochi. An-
calda della partita. Ho cercato in ogni modo
tani. Con uno spogliatoio così importante
che da calciatore si intravedevano già doti
di seguire le orme di Rosetta, Cervato e
era tutto facile. Anche confrontarsi con la
da futuro allenatore”.
Chiappella. Spero di esserci riuscito”.
Poi è arrivato il suo turno.
Come erano i suoi rapporti con gli
E i rapporti con il grande Bernardini?
“Ero diventato quello con più presenze.
arbitri?
“Anche lui era un allenatore di poche paro-
Sentivo il peso di indossare la fascia. Senti-
“Parlavo spesso con loro. Evitando però di
le. Il Dottore si faceva capire al volo. Ricordo
vo la responsabilità di dover rappresentare
protestare in maniera esagerata. Ci doveva
quando si fece male Rosetta al ginocchio.
la Fiorentina. Davanti a tutti i compagni
essere rispetto anche nel criticare una scel-
società”.
Se non sbaglio nella partita contro il Padova. Quell’incontro si disputò il mercoledì e la domenica successiva dovevamo affrontare l’Inter a Milano. Tutti aspettavano che Bernardini decidesse chi avrebbe preso il posto di Rosetta”.
“Chiappella era un allenatore nato Che emozione quando Bernardini mi disse che toccava a me giocare”
Come finì? “Il venerdì il Dottore mi incrociò prima dell’allenamento e mi disse: ‘Alberto tocca a te a fare il centromediano al posto di Rosetta’. E se ne andò. Non ebbi neppure il tempo di spiegargli che non avevo mai fatto quel ruolo e che mi sentivo più portato ad attaccare. Insomma, mi piaceva anche segnare qualche gol. Invece niente. Poche parole del Dottore e storia chiusa. Oggi per la sostituzione di uno del valore di Rosetta un allenatore parlerebbe per ore ed ore”. Dopo Rosetta la fascia passò a Cervato. “Come carattere era la fotocopia di Rosetta. Di sicuro non era una chiacchierone. Qualche parola in più la diceva Beppone Chiappella. Un altro dei capitani di quella
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La Fiorentina, capitanata da Alberto Orzan, vincitrice della Coppa delle Coppe del 1961
ta del direttore di gara. Ora le racconto un
e mi disse: ‘Orzan dica al suo presidente di
A quasi un anno di distanza dalla
episodio”.
ritornare velocemente al suo posto oppu-
sua morte che ricordo ha di Davi-
re sarò costretto a buttarlo fuori in malo
de Astori?
Prego.
modo’. Per fortuna il presidente Befani tor-
“Sono nato tifoso della Fiorentina e
“Fiorentina-Inter al Franchi. Finì 1 a 1 e l’ar-
nò a sedersi in tribuna”.
quindi seguo tutte le partite della squa-
bitro era il leggendario Lo Bello. L’arbitro
dra viola. Astori mi è sempre sembrato
siciliano in campo era un despota però era
Altre curiosità legate al suo ruolo
un buon giocatore. Però, lo ammetto,
anche un vero fenomeno. Non sbagliava
di capitano?
sono rimasto sorpreso dall’emozione
quasi mai. In quella gara Lo Bello assegnò
“Con il passare degli anni uscirono dalla
che ha provocato la sua scomparsa.
due rigori all’Inter nel giro di pochi minuti”.
Fiorentina i grandi dello scudetto. Arrivò
Tutta Firenze e tutto il mondo del cal-
gente nuova e con alcuni di loro dovetti
cio gli hanno reso onore. Questo vuol
E si scatenarono le proteste.
discutere. Anche in maniera, come posso
dire che Astori era un ottimo giocatore
“Al secondo rigore a favore dei nerazzurri
dire, vivace. La Fiorentina era la Fiorentina.
ma soprattutto era un uomo fantastico.
il nostro presidente Befani cercò di entrare
Meritava massima attenzione da parte di
Davide ci sarebbe stato benissimo nella
in campo. Era una furia. Lo Bello mi chiamò
tutti i giocatori”.
Fiorentina del primo scudetto”.
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Il Regista dello Scudetto De Sisti: “Pirovano mi consegnò la fascia Mi disse che ero un altruista nato Ho sempre cercato di dare l’esempio sia dentro che fuori dal campo”
“
rante gli allenamenti e nella vita di tutti i giorni”.
al braccio?
cato ruolo da tutto lo spogliatoio. “A dire
In che senso?
esempio non solo in partita ma anche du-
Ricorda la sua prima volta con la fascia
scudetto viola fu promosso in questo deli-
quella fascia è anche un impegno in più”.
tutti. Così cercavo di dare sempre il buon
lermi capitano”. Picchio De Sisti rac-
sua carriera. L’uomo simbolo del secondo
ruolo di capitano ti inorgoglisce. Poi, però,
“Il capitano deve essere un modello per
Furono i compagni di squadra a voconta un momento speciale della
L’INTERVISTA
Il suo rapporto da capitano con gli arbitri? “Ho sempre avuto un dialogo corretto
“E come potrei dimenticarla. Più che
con i direttori di gara. Mi hanno sempre
guardare il pallone mi guardavo continua-
rispettato e di conseguenza hanno sempre
mente il braccio. Mi sentivo importante. Il
rispettato la mia Fiorentina”.
il vero – racconta De Sisti - l’idea partì da Giovanni Pirovano. Un grande uomo. Lui, per presenze ed esperienza avrebbe dovuto essere il capitano. Ma un giorno mi chiamò e mi disse: ‘Io non sono uno dei titolari di questa squadra e quindi credo che dovresti essere te a indossare la fascia’. Poche parole ma che venivano dal cuore”.
E così si ritrovò capitano. “Pirovano aggiunse anche che ero la figura giusta per il ruolo che ricoprivo in campo, perché ero un altruista nato e perché avevo capacità anche dal punto di vista dialettico”.
Giancarlo De Sisti, detto “Picchio”, nella Fiorentina scudettata
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no questi signori che guadagnano tanti soldi?’. Ignorando che noi combattevamo per i colleghi che nelle categorie inferiori avevano stipendi ridicoli”. Comunque riusciste a vincere. “Dopo essere arrivati addirittura a minacciare uno sciopero. Però mi fa piacere che a tanti anni di distanza i calciatori di oggi ci riconoscano il merito di aver rilanciato l’Associazione”. Che ricordo ha di Davide Astori? “E’ stato un fantastico capitano e un uomo splendido”. De Sisti premiato da Paolo Melani, storico direttore del Brivido Sportivo
“In un gruppo di personalità forti non fu facile fare il capitano Ma poi vincemmo tutti insieme”
La sua scomparsa ha commosso tutto il calcio italiano. “Non poteva essere altrimenti perché Davide rappresentava il modello del calciatore bravo, onesto, leale. Una figura che i giovani che si avvicinano al pallone dovrebbero studiare. Inoltre vorrei ricordare a tutti che Davide Astori è stato anche un
Nella squadra del secondo scudetto chi
sari. Inoltre non dimenticate che in quella
ottimo difensore. Uno che giustamente ol-
erano i compagni più “complicati” visti
Fiorentina c’era Amarildo che aveva vinto il
tre a essere il capitano della Fiorentina è
con l’occhio del capitano?
mondiale con il suo Brasile. Insomma, non
arrivato anche a indossare la maglia della
era facile fare il capitano con una squadra
nazionale”.
“In quel gruppo c’erano tante personalità forti. Il primo nome che mi viene in mente
di simile valore”.
Torniamo al De Sisti che conquista lo
è quello di Claudio Merlo. Era giovane ep-
Altri episodi del De Sisti capitano?
scudetto da capitano.
pure aveva grande personalità. E come di-
“Vorrei ricordare la battaglia per far riparti-
“In quel momento non avevo niente di
menticare Chiarugi. Luciano aveva un ca-
re l’associazione calciatori. La combattem-
diverso da tutti i miei compagni. Ero solo
rattere particolare. Ma diceva spesso cose
mo, fianco a fianco, tutti i capitani di serie
uno di loro. Quello scudetto lo abbiano
giuste. Era un istintivo. Dentro lo spoglia-
A. Non fu una sfida facile. Qualcuno tirò
conquistato tutti insieme. Titolari, riserve
toio e quando puntava i difensori avver-
fuori la classica battuta: ‘Ma cosa voglio-
e capitani”.
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L’INTERVISTA
Il Capitano di classe Merlo: “Ho alzato al cielo la Coppa Italia davanti a 70mila spettatori… che spettacolo! Eravamo una Fiorentina piena di talento Io volevo essere un punto di riferimento”
L
Merlo con la Coppa Italia vinta nel 1975 contro il Milan
ui è stato un capitano fortunato.
A cominciare da Antognoni.
Lei che tipo di capitano era?
“Ho avuto l’onore di alzare al cielo
“Già. Giancarlo era il capofila di un for-
“Non ho mai smaniato per indossare la fa-
la Coppa Italia dopo la finale vinta
midabile gruppo di giovani. Sono ancora
scia. Se un capitano deve parlare in campo
contro il Milan”. Claudio Merlo ha indos-
convinto che quella covata di ragazzi aveva
beh, io lo sono sempre stato. Anche quan-
sato la fascia per più di due anni. E quel
tutte le qualità per conquistare il terzo scu-
do non avevo questo ruolo. Così come,
trionfo all’Olimpico è una medaglia che
detto viola. E’ stata una grande occasione
anche senza fascia, ho sempre cercato di
si porta ancora oggi orgoglioso al petto.
persa. Non dimenticate che a parte
“Conquistare quel trofeo – ricorda - fu
Antognoni c’erano Roggi, Guerini,
fantastico. Battemmo un grande Milan,
Caso poi arrivò Speggiorin”.
davanti a 70.000 spettatori. Uno spetta-
essere un riferimento utile dentro lo spogliatoio. Certo, è un onore rappresentare la tua
colo. Alla fine volevo scambiare la maglia
Come erano di carattere
squadra. E sono
con il mio amico Chiarugi ma…”.
questi talenti viola?
felice di aver avu-
“Tutti bravi ragazzi. Anche Ma?
troppo. Con loro non c’era
“Luciano si rifiutò perché sosteneva che
mai bisogno di spendere
noi gli avevamo rubato la partita. A volte
troppe parole. Per questo,
a caldo l’amarezza prende il sopravven-
lo ripeto, è incredibile che
to. In realtà meritavamo di vincere quella
quella
Coppa Italia. Eravamo una Fiorentina pie-
non abbia vinto un cam-
na di talento”.
pionato”.
Fiorentina
to questa opportunità”.
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L’Unico 10, Capitano di Firenze Antognoni: “Fu Mazzone a darmi la fascia Ero giovane e provai un’emozione speciale Era sinonimo di grande responsabilità È stato un vero onore portarla al braccio”
F
Giancarlo Antognoni è arrivato a Firenze nel 1972, diventando capitano viola nel 1976
u Carletto Mazzone a dirgli, con quei
tempi in cui i tifosi della Fiorentina anda-
la squadra. In campo e fuori dal campo.
suoi modi diretti che non ammette-
vano allo stadio soprattutto per vedere lui.
Non a caso, ancora oggi, per tutti i suoi ex
vano repliche, che c’era una fascia
Il biondo, l’artista del pallone, la vera Enel
compagni è ancora il Capitano.
che lo aspettava. “Ero ancora molto giova-
perché era capace con un tocco di accen-
Di battaglie ne ha combattute. Ancora
ne ma il nuovo allenatore della Fiorentina
dere la luce, la speranza di avere un giorno
oggi capitan Antognoni racconta di come
era convinto della bontà di questa scelta.
una squadra in grado di lottare per qual-
si lanciò contro l’arbitro Mattei, colpevole
Mi spiegò che ero pronto a fare il capitano
cosa di più importante. Quella striscia di
durante Cagliari-Fiorentina, la partita che
della mia squadra del cuore. Ricordo che
stoffa ha accompagnato la sua splendida
valeva uno scudetto, di aver annullato il
subentrai a Ennio Pellegrini, un mio caro
cavalcata in maglia viola. Nella Fiorenti-
gol del suo amico Ciccio Graziani. Una
amico. E ricordo che quando indossai la
na ye-ye, quella con Radice in panchina,
rete che avrebbe portato la squadra alle-
fascia per la prima volta provai un’emozio-
era il capitano di una banda di amici. Lui,
nata da Picchio De Sisti a un meritatissimo
ne speciale. Era un simbolo. Era sinonimo
Vincenzo Guerini, Mimmo Caso, Moreno
spareggio contro la rivale di sempre. La
di grande responsabilità. Ma era anche un
Roggi, Claudio Desolati. Forse Giancarlo
Juve di Boniperti. Giancarlo sul prato del
grande onore portarla al braccio”. Gian-
non era la personalità più forte. Ma era
Sant’Elia cercò di convincere in ogni modo
carlo Antognoni racconta tutto d’un fiato
la stella. Il punto di riferimento tecnico.
il direttore di gara che quello che stava
quel momento della sua carriera. Erano i
Il campione che riusciva a rappresentare
commettendo era un errore clamoroso.
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Il coro unanime degli ex viola: “Antognoni è nato Capitano Lo sarebbe stato anche senza fascia” ogni angolo d’Italia e anche a livello internazionale la Fiorentina e Firenze. “Giancarlo era nato capitano e lo sarebbe stato anche senza indossare la fascia” ha spiegato più volte Moreno Roggi. Parere condiviso, parola per parola, da tutti gli ex viola che ancora oggi spesso si ritrovano per feste ed eventi a scopo benefico. Quando sente queste affermazioni Giancarlo sembra quasi imbarazzato. Perché,
Antognoni, più volte bersagliato dalla sfortuna, si è sempre rialzato
nonostante, sia stato uno dei simboli del nostro calcio, non ha mai amato le luci
Che pugnalava al cuore una squadra, una
Per i tifosi viola Antognoni è un simbolo di Firenze
città. A quei tempi, purtroppo, non c’era la Var. Un mezzo che, nonostante sia ancora
della ribalta. Il ruolo di capo classe. Anche oggi che non è più un ragazzino Giancarlo non ha perso una virgola del suo ruolo e
usato in maniera imperfetta, ha portato un
che giorno in vacanza a Firenze il
po’ di democrazia nel mondo del pallone.
mitico Passarella trascorre sem-
sindaci di Firen-
Antognoni è stato capitano di una Fio-
pre una serata a cena insieme
ze lo volevano
rentina importante. Piena di stelle. Du-
al suo Capitano di allora.
rante l’era Pontello aveva al suo fianco un
E pur con qualche scontro e
campione di nome Daniel Passarella. Uno
qualche piccolo malinteso
cittadino. Capace
che ha sempre comandato in vita sua. Un
Antonio riuscì a farsi accet-
di ricevere e dialo-
leader nato. Capace di avere persino più
tare anche da Eraldo Pec-
gare con i grandi
potere del leggendario Diego Armando
ci, un altro tutto fosforo
campioni di tutti gli
Maradona all’interno della nazionale Ar-
e personalità. Un leader
sport del mondo. In-
gentina che vinse il mondiale nel 1978.
nato. Uno che aveva
somma, il Capitano di
Antognoni dimostrò al guerriero Daniel
vinto uno scudetto con
che meritava quella striscia di stoffa. Che
il Toro. Ma Antognoni
sapeva portarla con classe e personalità.
era un’altra storia. Lui
Ancora oggi ogni volta che viene per qual-
ha rappresentato in
del suo fascino. Più volte i
come figura simbolo dello sport
Firenze.
Un’etichetta
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L’INTERVISTA
Capitano tra i pali
Galli: “Portare la fascia della Fiorentina è stato un momento fantastico Non mi sentivo soltanto un simbolo ma il responsabile di tutta la squadra”
Ottenendo che cosa?
capitano deve essere sempre disponibile
“Due giornate di squalifica”.
per i compagni. Ricordo che quando arrivava qualche calciatore nuovo lo portavo in
Nel calcio di oggi è difficile vedere
giro per la città per favorire il suo ambien-
un portiere capitano.
tamento”.
“Vero. Si privilegiano i giocatori che sono
Giovanni Galli con la fascia di capitano della Fiorentina
“
Indossare la fascia di capitano della Fio-
sempre nel vivo dell’azione e che possono
Lei lasciò la fascia a Passarella?
dialogare con gli arbitri. Però non dimenti-
“Fu Agroppi a spiegarmi che non dove-
cate che abbiamo vinto il mondiale dell’82
vo avere distrazioni. Quello era l’anno del
con Dino Zoff che aveva la fascia. Più che la
mondiale. E io ero titolare in nazionale.
posizione in campo conta la voglia di recita-
Pero, lo ammetto, rinunciare alla fascia mi
re al meglio il ruolo di capitano. Io nella Fio-
provocò un grande dispiacere. Anche se
rentina mi sentivo un simbolo, mi sentivo
Passarella aveva tutte le qualità per indos-
il responsabile di tutta la squadra. Un vero
sarla da vero leader”.
rentina ha rappresentato un momento
fantastico della mia carriera. Certo, avrei preferito interpretare questo ruolo per meriti e non per l’infortunio che colpì il mio amico Giancarlo Antognoni. Però spero di averlo sostituito degnamente”. Giovanni Galli racconta con entusiasmo questo momento della sua carriera. “Ricordo una mia “impresa” da capitano. Juve-Fiorentina a Torino. A due minuti dalla fine l’arbitro Barbaresco assegnò un rigore ai bianconeri, Vignola fece centro e la Juve vinse la gara. Al fischio finale mi scagliai contro il direttore di gara”.
Galli nella Fiorentina 1981-82 con cui ha sfiorato lo Scudetto
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Il Capitano marcatore
L’INTERVISTA
Contratto: “Per un terzino come me indossare la fascia è stato incredibile Nella mia Fiorentina giocavano grandi campioni e uomini veri”
“
Renzo Contratto
Ma ve lo immaginate un terzinaccio
Eriksson –racconta Contratto - a scegliermi
“Soprattutto cercavo di ascoltare tutti i
come me che diventa capitano della
come capitano. Credo per le mie presenze
miei compagni. E se avevano dei problemi
Fiorentina? Di una delle società più
in maglia viola e anche per la mia espe-
provavo a dare qualche consiglio che rite-
prestigiose del calcio italiano?”. Renzo
rienza. La prima volta che ho indossato la
nevo giusto. Chi porta la fascia deve mette-
Contratto ride di gusto ripercorrendo una
fascia mi sembrava incredibile. Sa a cosa
re il gruppo al centro del suo pensiero. Tra
pagina della sua carriera in maglia viola. La
pensavo quella domenica prima di scende-
l’altro, giocavo in una Fiorentina che aveva
fascia l’ha portata solo per un breve perio-
re in campo?”.
elementi di grande valore. Uomini veri. In
do. Pochi mesi prima di essere ceduto. Ma
campo, invece, cercavo di creare un buon
resta comunque un momento indimenti-
A cosa?
rapporto con il direttore di gara. Ho sempre
cabile della sua avventura calcistica. “Fu
“Io sono sempre stato un tifoso della Fio-
creduto nel dialogo con gli arbitri”.
rentina. Un tifoso vero. Pensavo che io avevo avuto lo stesso onore che era toccato a
Oggi la fascia di capitano ha lo
campioni che hanno scritto la storia della
stesso valore che aveva in passato?
Fiorentina quali Daniel Passarella o Gian-
“Tutto sommato sì. Cambiano i tempi ma
carlo Antognoni. Ai miei occhi delle vere e
la fascia è ancora un simbolo speciale. Inor-
proprie leggende”.
goglisce qualsiasi calciatore. Sai di avere una grande responsabilità nei confronti
La Fiorentina 1987-88 capitanata da Contratto
Ricorda qualche episodio partico-
della società, dei compagni e dei tifosi. Ma
lare di quella sua parentesi da ca-
essere il capitano è comunque un onore e
pitano?
mai un peso”.
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Un Jolly per Capitano
Sergio Battistini, capitano viola dal 1987 al 1990
“
Ricordo la finale d’andata di Coppa Uefa contro la Juve a Torino. Ci furono una se-
rie di clamorosi errori arbitrali. Da capitano andai a protestare con il direttore di gara. Ma non cambiò niente. Ricordo di aver pro-
L’INTERVISTA Battistini: “Che rabbia la finale Uefa La Juve fu favorita clamorosamente È stato un grande onore portare la fascia ai tempi di Roby Baggio e Dunga”
La Fiorentina era un mondo in ebollizione.
“Chi ne ha di più ne adoperi. Nel senso che
“Era il periodo della guerra ai Pontello. I tifo-
chi ha più equilibrio deve avere la capacità di
si volevano una nuova proprietà”.
far valere le sue ragioni”.
Dentro lo spogliatoio c’erano perso-
La Juve vinse la Coppa Uefa.
nalità ingombranti.
“Dopo la sconfitta per 3 a 1 dell’andata c’e-
“Già. Ho fatto il capitano a un giovane Roby
ra ancora spazio per capovolgere il risultato.
Baggio. Si vedeva che aveva numeri spe-
Eravamo un bel gruppo. In panchina era
ciali. Ma nel gruppo portava solo positività.
arrivato Ciccio Graziani. Un uomo di buon
Poi c’era anche Carlos Dunga. Un caratte-
senso. Però ci fecero giocare in campo neu-
re forte. Non era mai contento. Pretendeva
tro ad Avellino. Cioè in un feudo della Juve.
sempre il massimo da se stesso e da tutti.
A quel punto potevamo giocare anche il ri-
Ma da capitano ho cercato di tenere unito il
torno a Torino”.
gruppo. Sa c’è un detto dalle mie parti che si sposa bene al mio ruolo di questi tempi…”. Cioè?
Cosa ha provato a essere capitano della Fiorentina? “Tanto orgoglio”.
vato un senso di dolorosa impotenza”. Sergio Battistini arrivò a Firenze da centrocampista e se ne andò da ottimo libero/difensore centrale. Un classico jolly tuttofare. È stato capitano con Sven Goran Eriksson e ha continuato a indossare la fascia anche durante la gestione Giorgi. “Fu una stagione strana. Andavamo male in campionato e bene in Coppa. E questo nonostante giocassimo le partite europee a Perugia perché il Franchi era in fase di ristrutturazione per i mondiali in Italia”.
La Fiorentina della finale Uefa del ‘90 capitanata da Battistini
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L’INTERVISTA
Il Motorino biondo
Stefano Carobbi
“
Il giorno che ho indossato per la prima
Carobbi: “Ho coronato il mio sogno Ho portato la fascia di Antognoni E quella volta che litigai con Dunga… Ma poi andammo a cena insieme”
Carobbi sorride ripensando a quella scena.
decisione di Eriksson come un vero e proprio
Che finì in gloria. “In campo riuscimmo a
tradimento. Meritavo di portare io la fascia.
battere la squadra bianconera. Che anche a
Se chiesi spiegazioni? Certo. Ma le motiva-
quei tempi era una rivale speciale. Poi, negli
zioni dell’allenatore svedese non mi convin-
spogliatoi mi chiarii con Carlos e la sera an-
sero. Anzi, rimasi ancor più ferito”.
dammo a cena insieme. Da capitano ero or-
Carobbi, comunque, si prese poi la sua ri-
goglioso che quell’episodio sbagliato si fosse
vincita. Nell’ultimo suo ciclo in maglia viola,
chiuso nel migliore dei modi”. Con Eriksson,
dopo l’esperienza al Milan, tornò a fare il ca-
il campionato successivo, arrivò invece una
pitano. “Portare la fascia ai miei tempi aveva
grande delusione. “Il tecnico svedese deci-
un valore speciale. Ti caricava di responsabi-
se di cambiare capitano. E la fascia passò a
lità. Ancora oggi considero un onore essere
Battistini. Ci rimasi molto male. Vissi quella
stato il capitano della squadra viola”.
volta la fascia di capitano ho provato una
sensazione speciale. Da bambino impazzivo per Antognoni. Avevo tante foto di Giancarlo. Mi colpivano la sua eleganza e quella striscia di stoffa che portava al braccio. Io capitano come Antognoni. Avevo coronato un sogno”. Stefano Carobbi fu promosso da Bersellini. “Per diritto d’anzianità. E quando, l’anno successivo, arrivò Sven Goran Eriksson anche il tecnico svedese mi lasciò questo “simbolo”. Era la Fiorentina di Baggio, di Borgonovo. C’era anche Dunga. Un grande leader. Ricordo uno scontro con il brasiliano durante un Fiorentina-Juve. Da capitano gli dissi qualcosa. Carlos reagì in malo modo. Ci si prese per il collo”.
La Fiorentina 1992-93, capitanata da Stefano Carobbi
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1976-87
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2005-10
2004-05
2003-04
1984-85
Giovanni Galli
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Daniel Passarella
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Ruolo: CEN Naz.: ITA
Ruolo: DIF Naz.: ARG
2001-04
2000-01
Dario Dainelli
Luca Ariatti
Christian Riganò
Angelo Di Livio
Ruolo: DIF Naz.: ITA
Ruolo: CEN Naz.: ITA
Ruolo: ATT Naz.: ITA
Ruolo: CEN Naz.: ITA
2010-11
2011-12
1985-86
1995-2000
Manuel Rui Costa Ruolo: CEN Naz.: POR
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2012-16
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1987
1961-63
1987-90
1990
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Sergio Battistini
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Ruolo: DIF Naz.: ITA
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1994-95
1992-93
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Il ruggito del Re Leone Batistuta arrivò a Firenze con gli occhi innocenti L’inizio dell’avventura viola fu pieno di ostacoli Ma era un leader nato e nessuno poteva impedirgli di entrare a suon di gol nella storia della Fiorentina
Q
uando arrivò alla Fiorentina era
entrato a suon di gol nella storia del club
un ragazzone con gli occhi inno-
viola. Una fantastica cavalcata. Era stata la
centi. Costretto, il giorno della
squadra a volerlo come capitano. Una scel-
sua presentazione, ad esibirsi in qualche
ta quasi inevitabile. Gabriel era un leader
palleggio davanti a quarantamila tifosi viola
nato. Sapeva come confrontarsi con un
presenti al Franchi. E visto che, a quei tem-
uomo dal carattere complicato come Vit-
pi, aveva molto da migliorare a livello tec-
torio Cecchi Gori (che quando incrociava
nico, di sicuro non fu per lui un momento
Gabriel diventava di colpo un agnellino);
Gabriel Batistuta è stato capitano viola per 5 stagioni
facile. Gabriel Batistuta aveva vinto la classifica dei cannonieri in Coppa America. Con
sapeva dialogare con allenatori dal carat-
un’incredibile sequenza di reti che aveva
tere diverso (si innamorò di Malesani ma
fatto innamorare Vittorio Cecchi Gori. Ma
aveva grande rispetto anche della storia e
per Bati l’inizio della sua avventura italiana
della competenza di Giovanni Trapattoni);
non fu semplice. Trovò uno spogliatoio vio-
sapeva creare il giusto rapporto con i tifosi
la ostile. E un allenatore che faceva di tutto
(con i quali ha avuto anche qualche picco-
per non coinvolgerlo. Un percorso in salita.
lo contrasto) e, naturalmente sapeva farsi
Ma Gabriel da Reconquista era uno capace
ascoltare dentro lo spogliatoio. Con raris-
di scalare qualsiasi montagna.
sime eccezioni. Nella stagione del possibile scudetto non riuscì a convincere Edmundo,
Una “vita” dopo Bati salutò Firenze da ca-
detto O’ Animal, a rinunciare al Carnevale
pitano. E da Re Leone. Non era riuscito a
di Rio nel momento decisivo del campiona-
vincere quello scudetto che aveva inseguito con tutta la sua ferocia agonistica. Ma era
to. Quel giorno Bati era disteso sul lettino Batistuta con la Coppa Italia del 1996
dello spogliatoio bloccato da un problema
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prestigiosi del mondo invitando centomila tifosi avversari al silenzio. Lui se lo poteva permettere. Con la fascia al braccio ha festeggiato la conquista della Coppa Italia in uno stadio Franchi che nel cuore della notte ospitava più di trentamila persone. Per sua stessa ammissione uno dei momenti più emozionanti della sua carriera. Il Re Leone si nutriva di vittorie. E alzare un trofeo con la maglia viola aveva un valore ancora più speciale. Gabriel ha onorato la fascia che portava.
Batistuta festeggia con la squadra la conquista della Supercoppa Italiana
Non ha vinto ciò che avrebbe voluto ma i pochi successi sono stati esaltanti Regalando emozioni incancellabili Il Re Leone zittisce il Camp Nou di Barcellona
muscolare. Era convinto che il brasiliano
tare l’offerta degli uomini di Vittorio Cecchi
avrebbe capito da solo che in quel momen-
Gori. Un assist che raramente cadeva nel
to non poteva abbandonare la Fiorentina.
vuoto. La Fiorentina non è il Real Madrid e
E nel momento in cui, tra mille sofferenze,
Ma Edmundo viveva in un suo mondo pa-
neppure realtà di prima fascia italiana come
ha deciso che era arrivato il momento di
rallelo. Immune al fascino e al carisma del
Milan, Juve, Roma, Inter, Napoli. Ma non
chiudere la sua esperienza fiorentina ha an-
Re Leone.
c’era giocatore al mondo che non avrebbe
che scelto il suo erede. Che, naturalmente,
Con la fascia al braccio Bati ha vinto. Da
avuto il piacere di scendere in campo insie-
non poteva che essere il suo fraterno ami-
capitano vero ha lottato per anni per avere
me al Re Leone. Con la fascia di capitano
co Manuel Rui Costa. Un fantastico solista
una Fiorentina sempre più forte. In più di
Bati ha zittito anche il Camp Nou. In un’e-
che, strada facendo, seguendo gli insegna-
un’occasione era lui stesso a lavorare insie-
mozionante notte di Champions League.
menti di Bati si era trasformato in un picco-
me agli uomini mercato viola per convince-
Ci voleva grande personalità per festeg-
lo leader. Un altro dei successi del Re Leo-
re qualche giocatore importante ad accet-
giare un gol in uno dei teatri calcistici più
ne. Un campione anche fuori dal campo.
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Il Maestro portoghese Rui Costa ha vestito la fascia di capitano nel difficile periodo del dopo-Batistuta È stato lui il collante fra squadra e tifosi Indimenticabili le lacrime al suo addio
B
accalà e un filo di tristezza. Manuel
non voleva arrendersi alla mediocrità. Che
Rui Costa arrivò a Firenze portan-
non voleva tradire il popolo viola. Certo Rui
dosi dietro le sue radici. Quindi, l’a-
Costa non era Bati neppure nell’indossare
more per il piatto tipico di Lisbona e quel-
la fascia. Il Re Leone fulminava compagni
fusionale. Ma grazie a capitan Rui si creò
la malinconia che accompagna il fado, la
e arbitri con quei suoi sguardi che erano
un collante fantastico tra squadra e tifose-
musica che è l’immagine dell’anima porto-
scintille; Rui ha sempre amato i sorrisi e il
ria. Un “gemellaggio” che aiutò la forma-
ghese. Ma in poco tempo Rui cambiò pelle
dialogo. Aiutandosi con quel suo gestico-
zione viola ad evitare, almeno sul campo,
diventando un eroe per Firenze. Danzan-
lare. Elegante. Certo, la Fiorentina del do-
un finale incolore. Poi, la crisi economica.
do in campo. Regalando magie e allegria.
po-Bati era una nave alla deriva. Con un
E anche capitan Rui fu costretto a tagliare
Certo, lui viveva all’ombra di Batistuta. Lo
padrone, Vittorio Cecchi Gori, in stato con-
quel filo ombelicale che lo legava alla città
Manuel Rui Costa con la fascia di capitano
lanciava in campo con i suoi deliziosi assist
e ai colori viola. E’ impossibile dimenticare
e lo accompagnava anche nei momenti di
il giorno del suo addio. Lui, in mezzo allo
vita privata. Una coppia da Champions. In
stadio Franchi, a salutare con gli occhi pieni
maglia viola e in borghese. Poi, successe
di lacrime il suo popolo. Un distacco dolo-
qualcosa di imprevisto. Il Re Leone lasciò
roso. Una ferita quasi impossibile da rimar-
la Fiorentina per andare a vincere con la
ginare. In pochi mesi Rui Costa era riuscito
Roma quello scudetto che sognava dal
a togliersi di dosso l’etichetta di fantastica
giorno del suo arrivo in Italia. E Rui diventò il capitano e il simbolo di una Fiorentina che
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spalla del Re Leone Batistuta e a diventare Rui Costa alza la Coppa Italia del 2001
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Il Soldatino viola La straordinaria metamorfosi di Di Livio: è stato per anni simbolo della Juventus Poi si è innamorato di Firenze, è sceso in C2 diventando capitano della rinascita viola Angelo Di Livio, capitano nei primi anni dei Della Valle
È
stato il simbolo della Juve operaia.
di provincia con tribune quasi sempre vuote
sulla loro strada. Ha aiutato i suoi allenatori
Per tanti anni la scorta armata del
e spogliatoi spesso gelati. Ma il Soldatino Di
nella gestione dello spogliatoio. E con i suoi
suo grande amico Alex Del Piero in
Livio non è nato campione. Anzi. Nel suo
colpi e la sua saggezza ha contribuito alla
bianconero e in nazionale. Ma il calcio rega-
viaggio nel pallone ha spesso dovuto lottare
vittoria in campionato. L’inizio della risalita. Il
la storie strane. Cambi di rotta sorprendenti.
e soffrire per conquistarsi un posto nel calcio
fatto clamoroso è che il Soldatino è riuscito a
E così il Soldatino Angelo si è trovato, all’im-
che conta. All’inizio gli avversari lo guardava-
entrare nei cuori dei suoi nuovi tifosi. Un’im-
provviso, a essere il capitano di una Fioren-
no strano. Come se fosse stato un extrater-
presa simile alla conquista del Triplete. Uno
tina costretta a ripartire dalla serie C2 dopo
restre. Un simbolo della grande Juve finito in
juventino capitano della Fiorentina. Come
il fallimento prodotto dalla gestione Cecchi
C2. Ma lui ha accettato la sfida. Ha aiutato
essere su “Scherzi a parte”. Certo, qualcu-
Gori. Un triplo salto mortale. Dai magici pal-
i Della Valle, appena entrati nel mondo del
no ha continuato a considerare Di Livio un
coscenici della Champions League, ai campi
pallone, a capire cosa avrebbero incontrato
intruso nel mondo viola. Ma si è trattato di una sparuta minoranza. Angelo ha conquistato tutti con la sua determinazione, con il suo carisma. Sempre da capitano ha vinto anche il campionato cadetto dopo un’ultima emozionante doppia sfida con il Perugia. E ha scoperto che anche una promozione in serie A può trasformarsi in una festa degna della conquista dello scudetto. Poi, dopo un’altra stagione ha salutato il calcio giocato trasformandosi in opinionista. Il Soldatino resta un caso unico. Lui ha dimostrato di potersi cucire sulla pelle i colori di due maglie:
Di Livio è ripartito dalla serie C2 con la maglia viola
viola e bianconero. Incredibile ma vero.
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Il Bomber L’INTERVISTA della rinascita Riganò: “Conoscevo le serie inferiori e sapevo che ci aspettavano dure battaglie Quando giocavo da capitano cercavo di trasmettere la voglia di lottare”
I
l Riga è sempre stato uno speciale. Ci
quella domenica disputavano la partita
sono dei calciatori che hanno la capaci-
della vita contro la “grande Fiorentina”.
tà di toccare il cuore. E non solo perché
“Diciamo – osserva l’ex bomber viola - che
segnano tanti gol. Ma perché riescono a
sapevo benissimo cosa ci aspettava. E ho
trasmettere il loro stato d’animo. Quindi,
cercato fin dal primo giorno di aiutare i
il centravanti di tutti perché sapeva darsi
a emozionare. Riganò è stato un capitano
miei compagni a dribblare qualche osta-
a tutti. “Il mio ricordo di Astori? Non ho
occasionale. Ma lui non aveva bisogno del-
colo. Tra l’altro, in quella squadra c’erano
avuto il piacere di conoscerlo. Però ora che
la fascia per far sentire la sua voce e il suo
giocatori che avevano una storia più im-
non c’è più vedo apparire la sua maglia
peso all’interno dello spogliatoio. Certi ge-
portante della mia alle spalle. Penso a Bo-
numero 13 in tanti striscioni, in tanti cori
sti gli venivano naturali. “Prima di arrivare
nomi, a Ripa. Per non parlare naturalmente
in ogni stadio d’Italia. Vuol dire che Davide
in maglia viola – racconta - avevo portato
di Di Livio”.
aveva toccato il cuore di tutti”. Genuino.
qualche volta la fascia nel Taranto. Essere
La serie C2 è volata via. Grazie ai suoi gol.
Proprio come il Riga.
capitano ti fa sentire importante. Ti carica
Ma il Riga è andato avanti. È cresciuto in-
di responsabilità. Se vieni scelto vuol dire
sieme alla Fiorentina. Campionato dopo
che rappresenti un riferimento positivo
campionato. Chi lo immaginava come un
all’interno dello spogliatoio”. Lui era il vice
centravanti micidiale solo per determinate
di Angelo Di Livio. Ma mentre il Soldatino
categorie si è dovuto ricredere. Riganò ha
veniva da palcoscenici tutti luci e lustrini
lasciato il segno ovunque. E se Batistuta
il Riga sapeva benissimo cosa voleva dire
era il Re Leone. Per certi versi inarrivabile
il campionato di serie C2. Battaglie, sof-
per il tifoso comune. Il Riga era uno della
ferenza, il dover affrontare avversari che
curva, uno della Maratona. Insomma, era
32
Christian Riganò, ha indossato la fascia tra la C2 e il ritorno in serie A
Riganò nella Fiorentina 2003-2004
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Da gregario a Capitano L’INTERVISTA Ariatti: “Credevo di impazzire di gioia quando Mondonico mi assegnò la fascia Il primo anno di serie A fu durissimo Ma alla fine riuscimmo a salvarci”
L
Luca Ariatti con la fascia di capitano
campionato. Per fortuna, alla fine, tutto è andato liscio. Quella salvezza è un po’ anche merito mio”.
a prima volta è stata ad Avellino,
Lei non era una stella ma nel grup-
in serie B. Luca Ariatti ricorda bene
po godeva della stima di tutti.
quel momento speciale. “Non c’era-
“Un motivo di orgoglio. Nella mia Fiorenti-
no Di Livio e Riganò e Mondonico decise
na c’erano personalità forti come Miccoli,
di assegnarmi la fascia di capitano. Cre-
Maresca, lo stesso Nakata. Giocatori che
devo di impazzire dalla gioia. Io non sono
avevano alle spalle una carriera sicura-
stato un campione ma diventare capitano
mente più importante della mia. Potevano
mi portava in una dimensione diversa. Quella dei grandi calciatori”.
sovrastarmi invece mi hanno accettato e La Fiorentina 2004-2005 capitanata da Ariatti
Da bambino aveva un capitano
aiutato. Perché, sia chiaro, la fascia fine a se stessa ha poco valore se chi la indossa
simbolo?
toccava a me. Non è stato un momento
“Ero milanista e quindi sono cresciuto nel
facile. Ci salvammo alla fine. Portando la
mito di Franco Baresi. Un campione che ha
fascia avevo l’obbligo di gestire situazioni
Lei gode di grande affetto tra i ti-
sempre onorato la fascia”.
non semplici”.
fosi della Fiorentina.
Lei è stato capitano anche nel pri-
Ad esempio?
me al gruppo della C2. Quando lo speaker
mo anno di serie A della Fiorenti-
“C’era uno spogliatoio che vista la situa-
ha presentato Riganò c’è stata un’ovazio-
na di Della Valle.
zione di classifica era spesso in sofferenza
ne. Ma anche quando è stato il mio turno
non è riconosciuto dal gruppo”.
“Di recente sono venuto al Franchi insie-
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Il Gigante buono Dainelli è arrivato in viola in punta di piedi e se n’è andato da capitano apprezzato da tutti Ha guidato la difesa anche in Champions L’unico rimpianto è la mancanza di un trofeo
L’
Dario Dainelli, capitano della Fiorentina dal 2005 al 2010
immagine è quella di un gigante
Ma Dainelli e il pacchetto difensivo viola
squadra viola”. La sua normalità lo avvicina
buono. Ma dietro quello sguardo da
danno un contributo importante. Anzi, de-
in maniera incredibile a Davide Astori. “Un
bravo ragazzo si nasconde il piglio di
cisivo. Il capitano viola non è un fenomeno
ottimo calciatore e un uomo fantastico. Fi-
un vero leader. Dario Dainelli è arrivato alla
ma raramente scende sotto il sei in pagella.
renze si innamora delle persone speciali e
Fiorentina in punta di piedi e se n’è andato,
Insomma, è quella sicurezza che, da sempre,
Astori era una di queste”. Nonostante ab-
molti anni dopo, come giocatore amato da
conquista qualsiasi allenatore. Il suo rendi-
bia indossato altre maglie Darione non ha
tutti. E questo affetto trasversale pesa più
mento gli vale anche una breve parentesi in
mai tagliato il suo legame con la città e oggi
di uno scudetto. Darione arriva alla Fioren-
nazionale. Poi, ancora Fiorentina. Con tante
è proprietario dell’Osteria del Calcio. A po-
tina dal Brescia. Costo dell’operazione due
soddisfazioni e un grande rimpianto che lui
chi metri dal Ponte Vecchio. I suoi soci sono
milioni e mezzo di euro per la metà. Non
stesso ha più volte ammesso: “Mi sarebbe
Gilardino e Spalletti. Gente che ama il calcio
poco. Nel 2005 diventa capitano della squa-
piaciuto alzare un trofeo da capitano della
e che ha un debole per la Fiorentina.
dra viola. Il motivo? Come ha spiegato più di un suo collega: “La sua forza è la normalità”. In uno spogliatoio non semplice da vivere e da gestire Dainelli è stato il punto d’incontro. Un uomo capace di mediare tra le varie anime trovando sempre un minimo comun denominatore. Nella stagione 200607 la sua Fiorentina partendo da una penalizzazione da incubo (meno quindici punti per il processo legato a Calciopoli) disputa un campionato fantastico. Sfiorando, addirittura, la qualificazione alla Champions League (dove ha poi giocato dal 2008 al 2010). In quella squadra ci sono tante stelle.
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Il Re degli assist Pasqual ha sempre onorato la fascia di capitano mandando in gol i compagni col suo magico sinistro Quando è stato degradato si è sentito tradito Ma l’amore per Firenze è rimasto intatto
H
Manuel Pasqual è stato capitano della Fiorentina per 4 stagioni
a portato la fascia con orgoglio.
Una ferita profonda. Manuel ha lasciato la
anni luce. Ma Pasqual ha vinto anche que-
Rispettato da tutti dentro lo spo-
Fiorentina ed è riuscito, addirittura, a di-
sta ostilità. Lui è un vero capitano. Sa come
gliatoio viola. Anche dai com-
ventare il capitano anche dell’Empoli. Un
aiutare i giovani, come muoversi dentro lo
pagni più alla moda. Il capitano Manuel
mondo, quello degli azzurri, che ha sem-
spogliatoio, sa essere il primo a presentarsi
Pasqual ha subito anche l’onta della “re-
pre considerato dei nemici tutti quelli che
ogni giorno all’allenamento e l’ultimo ad
trocessione sul campo”. È vero, non era
arrivavano da Firenze. A volte trenta chi-
andarsene. Sa, soprattutto, difendere le
un titolare inamovibile. Costretto, spesso,
lometri di distanza possono essere lontani
figure più deboli dentro il gruppo. Perché
a lasciare spazio a un talento in rampa di
lui, all’inizio della carriera, era solo uno dei
lancio come lo spagnolo Alonso. Ma per
tanti. Poi si è imposto soprattutto grazie al
Manuel la decisione dello staff tecnico di
suo sinistro di velluto che gli ha permes-
togliergli la fascia di capitano è stata un
so di sfornare una quantità industriale di
vero tradimento. Lui sarebbe stato ben
assist per i compagni. Manuel è rimasto a
felice di prestarla a Gonzalo, un argentino
vivere a Firenze. Ed era uno dei più impor-
dal cuore buono. Prestarla, non cederla.
tanti amici di Davide Astori. Un rapporto
Un capitano si cancella quando commet-
forte. Tra due calciatori vecchio stampo.
te qualche gesto grave oppure quando
Che sapevano difendere i valori che fan-
non rappresenta più in maniera corretta lo
no la differenza. Nel pallone e, soprattut-
spogliatoio. Il buon Manuel non aveva nes-
to, nella vita di tutti i giorni. Caro Manuel
suna di queste colpe. Anzi, fino all’ultimo
ancora oggi ci sono tanti tifosi viola che
giorno in maglia viola è stato apprezzato
spalancando le braccia si chiedono: “Ma
da tutti. Invece, niente. Si voleva cambiare
perché abbiamo mandato via capitan Pa-
e si è cambiato. Pasqual ha accettato con
squal? Lui era uno vero”. Uno che nella
la diligenza di un vero soldatino anche quel clamoroso sgarbo. Ma la ferita è rimasta.
Pasqual nel giorno dell’addio alla maglia viola
Fiorentina avrebbe potuto diventare uno splendido uomo immagine.
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39
Il Capitano per sempre Davide Astori è rimasto quando tutti scappavano Con il suo sorriso contagioso ha conquistato Firenze Quel 4 marzo maledetto se n’è andato all’improvviso Ma i suoi insegnamenti resteranno immortali
P
Davide Astori, indimenticabile Capitano della Fiorentina
antaleo Corvino l’ha raccontato più
prietà di ricostruire qualcosa di importante.
ancora brucia dentro. Ogni volta che il pen-
volte. Nell’estate della “grande fuga”
Di riportare prima possibile Firenze e la Fio-
siero vola a quella mattina a Udine, a quel
quando, usando parole minacciose o
rentina in Europa. Ricordare il Capitano non
corpo addormentato in un letto d’albergo
sorrisi falsi, buona parte dei giocatori più
è facile. La sua scomparsa è una ferita che
vieni travolto da un senso di rabbia. Perché
importanti della Fiorentina volevano andar-
proprio Davide? Perché colpire a morte una
sene altrove solo Davide Astori si presentò in
famiglia che aveva conquistato tutti? Firen-
sede dicendo: “Io credo nel nuovo progetto
ze è una città piccola. Capita di incontrarsi
e non ho nessuna intenzione di muovermi
senza volerlo. E l’immagine di Astori per i
da Firenze”. Naturalmente fu promosso
fiorentini era riassunta in un quadretto
capitano. Perché la sua non era una frase
fantastico: lui che passeggiava in centro in-
di circostanza ma un pensiero convinto. Da
sieme alla compagna portando in collo la
quel giorno Davide ha interpretato il ruolo
piccola Vittoria. Sempre sorridente. Sempre
in maniera perfetta. Già nel ritiro di Moena,
disponibile a firmare autografi o a regalare
tutto sospiri e punti interrogativi, lui, insie-
foto-ricordo. Uno spaccato familiare di un
me a Stefano Pioli, ha fatto scudo contro
ragazzo che aveva vinto tutte le sue sfide.
tutto e contro tutti. Convincendo i “soprav-
Protagonista in campo con la maglia viola
vissuti” a non mollare, aiutando i giovani a
e, a volte, anche con la nazionale e, soprat-
inserirsi e spiegando ai nuovi acquisti che
tutto, protagonista nella vita visto che aveva
non dovevano fermarsi davanti alla prima
avuto la capacità di creare una famiglia che
impressione. Che dietro quelle apparenti
era un inno all’amore.
macerie c’era la volontà precisa della pro-
Il sorriso contagioso di Astori
La profondità del sentimento che accom-
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pagnava il rapporto tra Firenze e Davide è testimoniata dal fatto che ancora oggi, a quasi un anno di distanza dalla tragedia, non si è annacquato nulla. Astori è ora più che mai nei nostri pensieri. Ricordiamo il suo sorriso contagioso, quel suo modo di fare squadra, la capacità di trovare sempre le parole giuste nei momenti delicati. Non era un personaggio da copertina. E non gli interessava esserlo. Non era un chiacchierone, come hanno ricordato più volte i suoi compagni. Era solo Davide. Uno che parlava con lo sguardo. Uno che addolciva i conflitti rinviando i chiarimenti ai momenti migliori. Uno che accompagnava i nuovi arrivati in
La squadra di fronte al “muro del pianto” dello stadio Franchi
giro per la città per far capire loro quanto fosse importante onorare la maglia viola.
ricordino il loro compagno di viaggio con
Europa” hanno ripetuto più volte Pezzella e
Uno che in campo non era un fenomeno
parole che fanno luccicare gli occhi e che
compagni. Un chiodo fisso. Una sfida che
ma non si arrendeva mai. Dimostrando in
vanno dritte al cuore. Già, questa è l’altra
ha suggerito, direi quasi imposto, a tutti i
ogni attimo della gara la sua grande pro-
grande impresa di Astori. Anche ora che
campioncini di casa Della Valle di rimanda-
fessionalità.
non c’è più è sempre il Capitano della Fio-
re questa estate al mittente le numerose e
Qualcuno in Italia è rimasto a bocca aper-
rentina. I suoi insegnamenti sono stampati
allettanti offerte di mercato. Nessuno ha vo-
ta nel toccare con mano l’amore che lega
nella testa dei suoi compagni e accompa-
luto andarsene. Prima c’è da rendere onore
Firenze al Capitano. Tanti giornalisti hanno
gnano ogni gesto dentro lo spogliatoio vio-
al Capitano che non c’è più. Tra pochi gior-
passeggiato più volte senza parole davanti a
la. “Dobbiamo concludere la missione che
ni sarà un anno dalla tragedia. Saranno in
quella montagna di sciarpe, di foto, di pen-
Davide aveva ben chiara in mente e che ci
tanti a presentarsi nel piccolo cimitero vicino
sieri toccanti che per mesi ha addobbato la
trasmetteva a tutti: riportare la Fiorentina in
a Bergamo dove riposa Davide. Simbolica-
cancellata dello stadio Franchi. A proposito,
mente ci sarà tutta Firenze. Perché è norma-
prima o poi tutte quelle dichiarazioni d’a-
le che sia così. Nessuno lo ha dimenticato.
more dovranno trovare una loro sistemazio-
Anzi, spesso sentiamo proprio la necessità
ne definitiva. Tanti giornalisti sottolineano
di rivivere quei momenti di dolore per ono-
sempre con stupore come non passi partita
rare un amico che ci ha dato tanto senza, in
senza che al 13’ del primo tempo (13 era il
fondo, pretendere niente di speciale in cam-
numero della maglia di Davide) non ci sia un
bio. Questo è il segreto delle persone vere. E
pensiero per il Capitano. Non passa vittoria della squadra di Pioli senza che i giocatori
Migliaia di persone hanno invaso piazza S.Croce nel giorno del funerale
questo è solo uno dei grandi insegnamenti che il Capitano ci ha lasciato in dote.
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Il Professore carismatico Badelj ha raccolto l’eredità di Davide Astori commuovendo tutti nel giorno del funerale Poi, in campo, ha preso per mano la squadra sfiorando la conquista di un posto in Europa
É
Milan Badelj nella sua prima partita da capitano del dopo-Astori
che ha fatto venire la pelle d’oca a tutti. Nessuno avrebbe potuto trovare parole migliori. Poi, Badelj ha dato il suo contri-
stato lui a raccogliere l’eredità di
to il giorno del funerale. Dentro la Basilica
buto anche in campo. Nel ricordo di Da-
Astori. E non poteva essere altri-
di Santa Croce c’erano i parenti di Davide, i
vide la Fiorentina ha cercato di cambiare
menti. Milan Badelj era un grande
compagni di squadra, i colleghi provenienti
la storia di un campionato nato male. Di
amico di Davide e uno dei pochi, veri, le-
da ogni angolo d’Italia. Tutti presenti per
conquistare quel posto in Europa che tutti
ader dello spogliatoio viola. Il centrocam-
salutare un grande uomo prima ancora
in estate volevano. Capitan Astori in testa.
pista croato ha accettato di indossare la
che un grande calciatore. Il ricordo di Ba-
L’impresa non è riuscita. Per un niente. Ma
fascia dopo un breve colloquio con mister
delj è stato un inno all’amicizia. Il pensiero
i tifosi viola hanno apprezzato l’impegno
Pioli. Sapeva che il suo ruolo sarebbe stato
dedicato alla piccola Vittoria una carezza
della squadra. E sono stati conquistati dal
ancor più complicato del solito. La scom-
carisma del nuovo capitano. Purtroppo
parsa di Davide aveva lasciato un grup-
Badelj ha dovuto lasciare in estate la Fio-
po ferito. In lacrime. Più di un giocatore,
rentina. Non era il suo desiderio. C’era una
soprattutto tra i più giovani, continuava
missione da concludere. E un obiettivo da
a chiedersi: “Come possiamo fare ad an-
centrare. Ma le vie del calcio mercato sono
dare avanti senza il nostro Capitano?”. La
infinite. E, a volte, travolgono anche i sen-
Fiorentina era in balia di un dolore insop-
timenti. Ma Milan Badelj rimarrà comun-
portabile. Badelj ha avuto l’intelligenza di
que nel cuore dei tifosi viola per quei pochi
aspettare. Di far sfogare i suoi compagni.
mesi da capitano di una nave che stava
Poi, ha iniziato a ricucire. Giorno dopo
attraversando una terribile burrasca. Lui ha
giorno. Negli occhi e nel cuore di tutti c’è ancora il commovente intervento del croa-
Badelj è stato un punto di riferimento per mister Pioli
aiutato la nave Fiorentina a tornare in un porto sicuro.
43
Il nuovo Caudillo Pezzella, cresciuto nel River come Passarella ha la faccia da duro, ma sa come farsi amare È un ragazzo sensibile come lo era Astori Per questo la squadra lo ha scelto come capitano
L
German Pezzella è diventato capitano dopo la partenza di Badelj
o ha scelto la squadra. Dopo la par-
tori importanti e ragazzi di talento) cosa
con gioia la fascia e ha preteso di indos-
tenza di Badelj non poteva essere
anima la Fiorentina di oggi. E che qualsiasi
sare quella che i rappresentanti del cal-
che lui a indossare la fascia. German
sacrificio è “normale” pur di non tradire la
cio storico avevano consegnato più di un
Pezzella ha la faccia da duro ma è un ra-
memoria di Astori. Pezzella ha accettato
anno fa a Davide. Una fascia personalizza-
gazzo estremamente sensibile. Quindi ha molto in comune, oltre al ruolo, con Davide Astori. L’argentino è un leader vero. Un leader amato. In estate ha avuto più di un corteggiatore. Corvino ha dovuto fronteggiare offerte da 20-25 milioni. Niente di strano. Pezzella è uno dei migliori centrali del campionato. Ed è ancora giovane. Ma lui ha detto di no a tutti. Aveva un debito da saldare. Dopo la scomparsa del Capitano e l’uscita di scena di Badelj toccava a lui tenere viva la sfida che lo spogliatoio viola ha lanciato nel giorno della morte di Davide. Cioè, riportare la Fiorentina in Europa. Questo voleva il loro vecchio Capitano. E’ toccato a lui nel ritiro di Moena e strada Pezzella con Antognoni nel suo primo giorno da viola
facendo spiegare ai nuovi arrivati (gioca-
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ta con tutti i colori di Firenze. Un modo per dire: lottiamo insieme per i traguardi che ci siamo posti. Una di quelle fasce è sepolta insieme al Capitano; l’altra è al braccio del campione argentino. Una striscia di stoffa che ha aperto un lungo dibattito estivo. I soloni della Lega, bravi a fare di conto ma incapaci di ragionare con il cuore l’avevano bocciata. Nel nome di un regolamento che impone a tutti i capitani di indossare la stessa striscia di stoffa. Pezzella ha sfidato il Palazzo. Sapeva di avere ragione. Non è stata una battaglia facile. Prima di arrendersi i burocrati della Lega hanno fatto le barricate e minacciato sanzioni disciplinari. Una multa alla prima trasgressione e addirittura una possibile squalifica nel caso in
La Fiorentina, capitanata da Pezzella, alla prima uscita stagionale al Franchi
cui il capitano della Fiorentina avesse insi-
Trasmette coraggio in ogni suo gesto Per indossare la fascia di Davide ha sfidato il Palazzo del calcio
Pezzella fa della grinta e della combattività le sue armi migliori
stito nella sua scelta. Ma Pezzella è andato
molto di Davide. E’ un capitano che ama il
dritto per la sua strada. Sapeva di avere
dialogo con gli arbitri. Che trasmette cor-
Firenze al suo fianco. E ha trovato subito
rettezza e onestà in ogni suo gesto. Che
anche il sostegno della società viola che, a
sa assumersi le colpe quando sbaglia qual-
sua volta, ha fatto pressioni alla Lega.
cosa. In un paio di occasioni ha avuto gli
Alla fine Pezzella e i suoi compagni di
elogi anche da parte di Daniel Passarella, il
squadra hanno vinto questa sfida. L’argen-
Caudillo, che lo ha visto crescere nel River
tino ha avuto un anno di deroga. Anche
Plate. Sapeva che il ragazzino aveva ta-
chi ragiona solo con i regolamenti alla
lento. Lo ha ritrovato leader con la maglia
mano si è dovuto arrendere. Ha capito che
viola. Un colore che sta a cuore a Daniel,
quella striscia di stoffa con tanti colori non
anche lui ex capitano della Fiorentina. La
era uno spot pubblicitario ma un inno al
tragedia di Davide ha fatto crescere in fret-
sentimento. Anche in campo Pezzella ha
ta Pezzella. Un duro che sa farsi amare.
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Una Fiorentina al comando Guagni, capitana delle ragazze viola: “Porto con grande orgoglio la fascia Ho iniziato questo percorso 21 anni fa Vogliamo vincere il secondo Scudetto”
U
L’INTERVISTA
na fiorentina che diventa capi-
“Le due facce di una stessa medaglia. Lo
tano della Fiorentina. Non è un
scorso campionato è stato un inferno.
gioco di parole. È la storia di Alia
Abbiamo dovuto affrontare dei problemi
Guagni. Uno dei simboli della Fiorentina
quasi ogni giorno.
Women’s. “Visto che gioco da ventuno
E io, in qualità di capitano, mi sono tro-
anni tra le ragazze viola potete immagi-
vata in prima fila in tanti momenti. Ero
nare con quale orgoglio indossi la fascia
la figura che legava la squadra alla parte
di capitano. È stato il completamento di
tecnica e alla società.
un fantastico percorso”.
È stata dura ma sono anche cresciuta molto”.
Da innamorata del pallone ha
Alia Guagni, capitana della Fiorentina Women’s
avuto un modello di capitano?
E quest’anno?
“Non sono tifosa dell’Inter ma ho sem-
“E’ tutta un’altra storia. La Fiorentina
pre considerato Javier Zanetti un grande
ha tutte le carte in regola per vincere il
Questo sarà anche l’anno del
uomo e un grande calciatore. Il campione
suo secondo scudetto. Siamo una squa-
mondiale.
argentino ha dimostrato a tutti cosa vo-
dra forte, compatta. Siamo anche un
“E come Italia non vogliamo interpretare
glia dire indossare la fascia”.
bel gruppo fuori dal campo. Con questo
un ruolo da semplici comparse. Avremo
scenario è una meraviglia interpretare
gli occhi di tutti puntati addosso. Avremo
Lei ha fatto il capitano nelle ulti-
il ruolo di capitano. E, tra l’altro, posso
l’occasione per aiutare il movimento a
me due stagioni della Fiorentina
anche concentrarmi di più sul mio impe-
compiere un importante salto di qualità.
Women’s.
gno da calciatrice”.
Spero di dare pure io una mano”.
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