SIMENON SIMENON WEEKEND N.5

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SIMENONsimenon N° 5 - ANNO XI VENERDì•VENDREDI 19/03/2021 - SETTIMANALE•HEBDOMADaiRE

Weekend

Simenon joue au touriste en Amérique Maigret alla scoperta degli Stati Uniti

Simenon il “provinciale“ americano Romans à l’ambiance Les romans à l’ambianceaméricain américaine


SIMENONsimenon Weekend in questo numero dieci anni d’america Nel 1955, quando Simenon lasciò gli Stati Uniti per il definitivo ritorno in Europa, passarono dieci anni, durante i quali imparò a conoscere il Nuovo Mondo, ad apprezzarne le libertà, ma anche a giudicarne i limiti. Dopo le prime scoperte un po’ ingenue del modus vivendi americano, ne approfondì il funzionamento, a modo suo, stabilendosi in un ambiente di cui comprese e individuò molte sfaccettature. Trascriverà questa esperienza nelle sue opere, nei romans durs così come nei Maigret, come scoprirete in questo numero.

dans ce numero DIX ANS D’AMÉRIQUE En 1955, quand Simenon

quitte les États-Unis pour un retour définitif en Europe, dix années ont passé, pendant lesquelles il a appris à connaître le Nouveau Monde, à en apprécier les libertés, mais aussi à en juger les limites. Après les premières découvertes un peu naïves du modus vivendi américain, il en a approfondi son fonctionnement, à sa manière, en s’installant dans un milieu dont il a compris et décelé bien des facettes. Il retranscrira cette expérience dans ses œuvres, dans les romans durs comme dans les romans Maigret, ainsi que vous le découvrirez dans ce numéro.

SIMENON JOUE AU TOURISTE EN AMÉRIQUE Avant de découvrir l’Amérique en profondeur, Simenon commence par la parcourir sur le mode reportage, à la manière un peu naïve du touriste qui débarque dans un monde inconnu

L’Amérique. Le rêve qui a hanté tous ceux qui cherchaient l’Eldorado. C’est lors de son tour du monde de 1935 que Simenon posa pour la première fois le pied sur le Nouveau Continent, mais il ne fit qu’effleurer les États-Unis, concentrant ses observations sur l’Amérique du Sud et les îles du Pacifique. C’est à son arrivée en Amérique du Nord en 1945 qu’il commença à découvrir le pays de l’intérieur, et ce fut l’occasion de deux reportages: Au chevet du monde malade et l’Amérique en auto. Les articles du premier sont un survol rapide fait par un homme qui s’installe dans les grands hôtels, qui n’a pas encore eu l’occasion de rencontrer l’Amérique profonde, et qui, malgré qu’il écrive: « Je veux […] montrer un New

York beaucoup plus proche de nous que d’aucuns – et que le cinéma américain tout le premier – ont voulu nous le représenter», il en reste aux généralités, pour ne pas dire aux clichés. Mais c’est l’émerveillement qui domine, lorsqu’il découvre les lumières de Broadway, où «théâtres et cinémas se touchent, des serpents de feu se meuvent jusqu’aux étages les plus élevés des gratte-ciel et en bas la foule coule, dense et joyeuse, dans une phosphorescence multicolore». Et lui, qui vient de quitter l’Europe où l’on ne s’est pas encore relevé des restrictions de la guerre, de décrire avec un certain enthousiasme lyrique la profusion des produits à disposition, de la nourriture jusqu’aux bas de soie. Avec une sorte de prémonition aussi, il écrit :« Tout ce qu’a inventé, tout

ce qu’a fabriqué l’Amérique, en bon ou en mauvais, […] est arrivé jusqu’à nous tôt ou tard. Et il en sera de même pour l’avenir. […] Il faudra coûte que coûte, parce que cela existe et que l’industrie a des lois impérieuses, que le monde entier absorbe le meilleur et le pire ». En septembre 1946, Simenon entame une traversée on the road des États-Unis, descendant le long de la côte est, depuis le Maine jusqu’à la Floride. Le reportage L’Amérique en auto raconte ce périple, lors duquel, écrit Simenon, il n’a « plus l’intention de donner des impressions, de porter des jugements, de développer des idées plus ou moins péremptoires sur l’Amérique ou sur les Américains. […] C’est un voyage parfaitement banal que j’ai fait de la sorte. Et pourtant, c’est cela que je voudrais raconter, […] sans littérature, tout simplement, parce que j’ai l’impression que cela pourrait donner une image familière d’un pays». Et d’évoquer des détails devenus familiers: les publicités à la radio, les pompes à essence le long des routes, le gazon autour des maisons, les baraques à hot-dogs, les motels, les réserves indiennes, les églises des petites villes, les plages de l’océan, le caravaning, le musée du Mayflower, l’air conditionné dans les buildings, les maisons coloniales du Sud, le sentiment de liberté et d’égalité… Bref, un portrait idyllique de l’Amérique, qu’il va bientôt apprendre à retoucher...


MAIGRET ALLA SCOPERTA DEGLI STATI UNITI

Scrivendo “Maigret à New York” e “Maigret chez le coroner”, Simenon trasmette al suo personaggio le proprie scoperte e le sue sensazioni sui costumi degli americani

Il romanzo Maigret à New York è scritto sulla scia di Tre Camere a Manhattan. In quest’ultimo Simenon descrive una New York la cui atmosfera condiziona l’incontro sentimentale tra i protagonisti. Ma è anche la storia dell’esplorazione della città, dei suoi bar, del suo vagabondare. Siccome, con ogni probabilità, il romanzo non descrive tutte le scoperte fatte da Simenon su New York, l’autore sente l’esigenza di parlarne ancora in un altro romanzo. La cosa interessante è che non trasferisce le proprie emozioni a un personaggio qualsiasi: ma è a Maigret che affida il compito di dare sguardo di un certo tipo alla città. Il romanzo Maigret à New York si apre quando il commissario sbarca dopo aver attraversato l’Atlantico. Maigret che, sul ponte della barca, contempla le luci di New York sotto la pioggia, la Statua della Libertà, e che è “abbastanza stupito di non provare curiosità, di restare tutto sommato insensibile al pittoresco”, questo Maigret non è altri che Simenon. Il commissario che viene invitato in un ristorante francese, o che va in un american bar dal tipico arredo, oppure che percorre le “strade de-

solate” del Bronx, finisce per stabilirsi in un piccolo albergo in “quel chiassoso e un po ‘volgare angolo di Broadway che gli ha ricordato sia Montmartre che i Grands Boulevards“, e che ha scoperto il Greenwich Village,” una piccola città incastonata nella città, una città quasi di provincia “, è di nuovo Simenon che condivide le sensazioni delle sue esplorazioni. Tre anni dopo, il romanziere, che ora si è trasferito più nel paese e si è stabilito in Arizona, ha avuto il tempo di conoscere un po ‘meglio lo stile di vita americano, tra l’altro. Condivide le sue domande attraverso i suoi romanzi,

romans durs come La Jument Perdue o Le Fond de la Bouteille, e il romanzo Maigret chez le coroner, in cui, ancora una volta, confida le proprie domande al suo commissario. Con il pretesto di far capire a Maigret il funzionamento della giustizia americana, dietro le quinte, il roman-

ziere stabilisce un’osservazione sui costumi. Perché le persone sentono il bisogno di bere tutto il tempo, e per farlo andando “a rinchiudersi in bar nascosti alla vista, come se stessimo soddisfacendo un bisogno vergognoso”? Perché questa apparente libertà sessuale, con donne nude su tutti i calendari, quando allo stesso tempo per fare l’amore c’è solo la risorsa dell’auto, perché per andare in albergo bisogna registrarsi come marito e moglie? Perché questo modo di “vivere in piena luce”, senza voler nascondere nulla, quando regna il puritanesimo sottostante? Cosa c’è sotto l’esterno del benessere? “Cosa c’era che non andava in quel paese, dove avevano tutto?” Tante domande a cui Maigret cerca di rispondere, ma, con Simenon, le risposte non sono sempre note o scontate ...


SIMENONsimenon Weekend tra un ranch e una little

SIMENON il provin Nei suoi dieci anni di vita in America, lo scrittore fa una scelta ben precisa, nelle sue numerose tappe, evitare di stabilirsi nelle grandi metropoli, che pure sono il simbolo, da New York in giù.

Per Simenon non fu una vacanza. Ma ben dieci anni della sua vita, dai quarantadue ai cinquantadue, tra l’altro un lasso di vita importante, sia dal punto prettamente personale che da quello letterario. Basti i temi trattati, lo spessore psicologico della narrazione si avvicinavano sempre più a quelli dei romans durs. Ma torniamo a quel 3 ottobre 1945 quando giunse in vista del porto di New York, con quella gigantesca Statua della Liberta che, avvicinandosi, lo accoglieva sia in senso materiale che in quello metaforico. Lui sfuggito alle persecuzioni e alle accuse di collaborazionismo

in Francia, vissuto nella paura e nell’ansia nell’ultimo anno, ora stava per approdare nel paese che era il simbolo della libertà e che gli avrebbe regalato tranquillità e speranza nel futuro. Allora, cerchiamo di seguire il suo peregrinare in America che ci porterà lontano dalle grandi città, dai grattcieli, dal traffico delle grandi autovetture made in Usa, dal luccicchìo di quelle città simbolo o come mecca mondiale del cinematografo, vedi Los Angeles, o in quanto capitale del gioco e de vizio come Las Vegas. Infatti la prima tappa fu in Canada a Saint-Marguerite-du-Lac-Masson, nella re-

gione francofona del Québec. Fu una scelta dettata dal fatto di dover migliorare il suo inglese, o meglio l’inglese statunitense. Nel’46 si spostò a Saint-Andrews, prima di fare il salto negli Usa quando a settembre decise di partire alla volta della più calda Florida. Un lungo viaggio che fu fatto in macchina, come la stragrande maggioranza degli spostamenti che fece. Un modo di conoscere il territorio, più vicino alle strade, alle persone alla natura, che fosse un verde parco nazionale o una polverosa strada che traversa un deserto. La Florida non dispiace a Simenon che decide di fermarvisi, installandosi a Bra-

denton Beach per qualche mese. Infatti a gennaio del ‘47 decise di fare una puntata a Cuba, al cui fascino non riuscì a sottrarsi. Dopo una visita a Silver Springs, in agosto decide di traversare il deserto del Nuovo Messico, giungendo a Tucson in Arizona dove poi nel giugno del ‘48 s’insiedierà a Tumacacori in prossimità della frontiera con il Messico.


town, la sua vita negli usa

nciale americano prodromi di una nostalgia dell’Europa, dove la situazione per lui era molto cambiata, come aveva potuto constatare nei due viaggi del ‘52 e del ‘54. La sua fama era cresciuta più di quanto non fosse aumentata in America, dove all’inizio sognava di integrarsi con il mondo di quegli scrittori che ammirava tanto. Ma soprattutto la quotazioni delle sue qualità di romanziere andavano aumentando e il richiamo della vecchia Europa si faceva sempre più forte. E alla fine, il 19 marzo 1955, senza preavvisi s’imbarcò definitivamente per la Francia. Andò con Denyse e i suoi tre figli, Tigy li seguirà qualche settimana più tardi. Alcuni vollero vedere in questa fuga la volontà di sottrarsi al severo

Alla fine di ottobre del ‘49 si sposta sul fronte pacifico, in California a Carmel-by-theSea. Nell’anno successivo questo girovagare avrà fine. Quella che fu la sua abitazione dal luglio del ‘50 fino a marzo del ‘55, una vera e propria fattoria americana a Lakeville, nel Connecticut, chiamata “Shadow Rock Farm”. Qui per cinque anni fu la base di viaggi più o

meno lunghi, tra cui vanno citati nel marzo 1952 una traversata oceanica che lo porterà per tre mesi in Europa prima nel suo Belgio e poi una puntata in Italia con tappe a MIlano e Roma. Due anni dopo a ottobre del ‘54 un’altro viaggio di un paio di mesi nel vecchio continente con meta prima Londra e poi Parigi. Questi due viaggi sono i

fisco americano. Ma forse quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Forse una sorta di stanchezza nei confronti di quel paese che ai suoi occhi di europeo sembrava un po’ troppo bacchettona, ma anche un po’ troppo perbenista, dove era vietato bere in strada, ma poi bastava una busta di carta per nasconderla. Ma anche da un punto di vista politico era contrariato nel vedere in quello che per lui era il paese delle libertà, svilupparsi un fenomeno come il maccartismo con cui si finiva per perseguire la liberta di opinione, con la scusa di perseguire l’ideologia comunista.


SIMENONsimenon Weekend

ROMANS À L’AMBIANCE AMÉRICAINE De la grande cité jusqu’au désert, un éventail de décors étasuniens décrits par Simenon même endroit pour décor. La Mort de Belle, écrit à Lakeville, se déroule dans une ville qui emprunte beaucoup à cette dernière. Plusieurs romans, rédigés soit à Lakeville, soit en Arizona, se passent dans des villes américaines diverses: Un nouveau dans la ville, L’Horloger d’Everton, Crime impuni, Feux rouges, Les Frères Rico. Sans oublier Trois Chambres à Manhattan et Maigret à New York, tous deux écrits au Canada et se déroulant à New York. Enfin, une fois revenu en Euro-

Une chose frappe quand on regarde les romans écrits par Simenon pendant les dix ans qu’il passe en Amérique : une minorité de ceux-ci se déroulent aux États-Unis. En cela, le romancier est fidèle au principe de «distanciation», selon lequel il décrit mieux des lieux connus lorsqu’il en est éloigné, faisant appel à sa mémoire pour en

retenir l’essentiel. Mais on peut noter aussi que sur l’ensemble de l’œuvre simenonienne, les romans au décor américain sont très peu nombreux. Quelques-uns cependant de ces «romans américains» ont été écrits sur les lieux mêmes: La Jument Perdue, Le Fond de la bouteille et Maigret chez le coroner, rédigés en Arizona, ont ce

pe, Simenon écrira encore quelques romans au décor américain : La Boule noire et La Main. Dans cette douzaine de «romans américains», Simenon a su capter l’essentiel d’une atmosphère. Poésie du désert aux couleurs cinémascope du western, ambiance pesante et endormie d’une petite ville retirée, tempête neigeuse, foule bien-pensante à l’église, tempo saccadé des highways, lumières alcoolisées de New York, opulence de Floride ou misère du Bronx.


photostory: SIMBOLI USA 1950

IL NUOVO PRESIDENTE • LE NOUVEAU PRÉSIDENT

Henry S. Truman, eletto da pochi mesi quando Simenon arrivò negli Usa. Restò presidente fino al ‘53, quando morì Henry S. Truman, élu depuis quelques mois quand Simenon arrive aux USA. Il restera président jusqu’à sa mort en 1953.

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STAR SYSTEM 1950 • STAR SYSTEM 1950

Insieme a Marylin Monroe, anche James Dean, Elizabeth Taylor, Marlon Brando, Jane Russell... Avec Marylin Monroe, il y avait aussi James Dean, Elizabeth Taylor, Marlon Brando, Jane Russell…

LA MECCA DEL CINEMA E LE MAJORS • LA MECQUE DU CINÉMA ET LES MAJORS

Hollywood, prima culla e poi reggia del cinematografo, sede dei maggiori “studios” e dei più prolifici produttori dell’epoca Hollywood, berceau puis royaume du cinématographe, siège des plus grands studios et des plus prolifiques producteurs de l’époque.


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Après dix ans, Simenon-Simenon poursuit son évolution SIMENON-SIMENON DOPO 10 ANNI L’EVOLUZIONE CONTINUA


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