LA PIAZZA DI GIOVINAZZO AGOSTO 2018

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Prima

Pagina DI SERGIO PISANI

Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba) Edito da ass. La Piazza di Giovinazzo Iscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996 Telefono e Fax 080/3947872 Part. IVA 07629650727 E_MAIL:lapiazzadigiovinazzo@libero.it FONDATORE Sergio Pisani PRESIDENTE: Sergio Pisani DIRETTORE EDITORIALE: Raffaella M.B.Direnzo DIRETTORE RESPONSABILE Sergio Pisani REDAZIONE Damiano de Ceglia - Agostino Picicco Donata Guastadisegni - Giovanni Parato Vincenzo Depalma - Onofrio Altomare Porzia Mezzina - Mimmo Ungaro Enrico Tedeschi - Giangaetano Tortora Alessandra Tomarchio - Gianni Falagario CORRISPONDENTI DALL’ESTERO Rocco Stellacci (New York) Giuseppe Illuzzi (Sydney) Grafica pubblicitaria: Rovescio Grafica Responsabile marketing & pubblicità: Roberto Russo tel. 347/574.38.73 Sergio Pisani tel. 080/3947872

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IT15U0760104000001037612288 La collaborazione é aperta a tutti. La redazione si riserva la facoltà di condensare o modificare secondo le esigenze gli scritti senza alterarne il pensiero. FINITO DI STAMPARE IL 21.08..2018

Prima la copertina, la prima pagina, la bella notizia, lo spot. Poi all’interno del giornale, i punti interrogativi. La ragazza - copertina questo mese è uno scatto dell’evento che ha segnato l’estate. Giovinazzo vola? Certo che sì. Un’immagine dotata di particolare bellezza, una ballerina che vola sul mare, uno show mai visto a Giovinazzo. Ne hanno parlato tv e giornali nazionali. Ormai siamo tra i borghi più colorati d’Italia, se ne sono accorti anche Sereno Variabile e il giornalone Repubblica di De Benedetti. Forse avremmo fatto anche a meno dello spettacolo mozzafiato della coreografa Elisa Barucchieri di Giovinazzo vola che ci ha fatto vedere i colori di Giovinazzo in tutte le sue declinazioni. La fabbrica dei colori di Giovinazzo vola resta complementare di una fabbrica ben disegnata dal tempo, dalla


storia, da Venere. Giovinazzo vola? Certo che sì. Mai vista come questa estate tanta presenza di irlandesi, russi, lettoni, persino coreani che hanno preso d’assalto i nostri hotel, le case - vacanze, i B&B. Sul porticciolo devi esserci, magari guardandolo da via Marina, il balcone più bello di Puglia che si è rifatto il look. E’ come essere sul set di un film di altri tempi, di poter ascoltare il canto ammaliatore delle delle sirene: «Ulisse, Ulisse». E’ un attimo, prima che Ulisse spieghi ai suoi compagni come non rimanerne prigionieri. Solo un attimo prima di scoprire l’inganno dell’immaginazione: non ci sono più nemici da cui proteggersi. Forse i nemici ci sarebbero. Sono quelli che vogliono colorare bene la città con la menzogna. Forse i nemici ci sarebbero. Sono coloro che non hanno più colore forse perché hanno mutato per necessità tutti i colori: i loro racconti sono una voce priva di colore. E poi ci sono coloro che sono rimasti sempre dello stesso colore ma che vogliono macchiare di giallo la nostra fabbrica di colori. Giovinazzo vola? Certo che sì se la bellezza di Giovinazzo è negli occhi di chi la guarda. Una passerella lunga. Un respiro appena. Non una moda passeggera SERGIO PISANI

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COPERTINA

GIOVINAZZO VOLA? CERTO CHE SÌ SE PARLIAMO DI BALLERINE SOSPESE SU PALLONI BIANCHI

FOTO E COPYRIGHT: DINO MOTTOLA FOTOCOMPOSIZIONE: ROVESCIO GRAFICA


IL

CONTRAPPUNTO

dell ’alfiere

IL RAZZISMO DEGLI ANTI-RAZZISTI

Non sarà sfuggito a molti il trattamento riservato al governo M5S-Lega da parte di quasi tutta la stampa italiana, da Repubblica al Corriere della Sera, da Il Messaggero a La Stampa con l’aggiunta sorprendente de Il Giornale e soprattutto del quotidiano dei VEScovi italiani Avvenire sempre critico quando anche aspramente critico a tale punto da utilizzare, senza vergogna e scuse, le cosiddette fake news. Prendete il caso dell’atleta italiana di origini nigeriane, Daisy Osakue, colpita ad un occhio da un uovo lanciato da un gruppo di delinquenti imbecilli subito rubricato ad atto di razzismo senza alcuna verifica e pur in presenza di molte riserve espresse immediatamente dagli inquirenti. Le responsabilità morali del gesto subito attribuite alla Lega dipinta come sobillatrice dei peggiori rigurgiti di razzismo e con il movimento in prima fila, ovviamente, il ministro Salvini colpevole di titillare i truci sentimenti profondi di una parte degli italiani con la posizione ferma sul l’immigrazione clandestina. Poi si scopre che i lanciatori di uova avevano fatto altre vittime, tutte bianche, e che uno di questi giovanotti è figlio di un consigliere del PD e la madre è impegnata nell’associazione Libera. Un curriculum, insomma, che si addice alla parte migliore, più evoluta della società non ai bassifondi da cui provengono gli elettori leghisti e i loro rappresentanti. Una persona di buon senso, una normale, si aspetterebbe le scuse e le rettifiche. No, la grande stampa prima riprende in toto la simpatiche dichiarazioni di Matteo Renzi che, usando le parole dell’altro Matteo «chi lancia le uova è un cretino», ricordava al ministro Salvini la condanna, nel 1999, per aver lanciato le uova contro Massimo D’Alema. Risultato? Per proprietà transitiva, Salvini, secondo Renzi, dava del cretino a se stesso. Tutti i giornaloni sopra citati a darsi di gomito e sorridere. «Salvini ha fatto autogol. Si è dato del cretino». Che bravi, che scempio di giornalismo imparziale e democratico, quale lezione della tanto decantata sobrietà e di equilibrio anti - barbari.

STRAGE DI GENOVA. PERCHÈ SILENZIO SUL PRINCIPALE

TANTO

AZIONISTA DI

AUTOSTRADE, AUTORE DI QUESTA CAMPAGNA PUBBLICITARIA CHE RITRAE BARCONI E MIGRANTI APPENA SBARCATI?

strada A10 nel territorio di Genova, fra i quartieri Sampierdarena e Cornigliano, e i sopracitati giornali si guardano bene non solo di attribuire responsabilità alla società Autostrade ma neanche di citare la famiglia Benetton. Anzi fioccano le accuse di sciacallaggio al governo reo di voler revocare la concessione alla società controllata dalla famiglia degli imprenditori veneti. Interviene con sobrietà il sempre duro e ciarliero Oliviero Toscani, fiero accusatore di Salvini e degli elettori di centro destra, a difesa dei Benetton, da sempre suoi sponsor, e dello sfruttamento del dolore da parte della coalizione di governo. E se lo dice lui che ha realizzato una campagna pubblicitaria, proprio per Benetton, con le foto di gommoni e migranti, dobbiamo crederci. In tutto questo, con esclusione di pochissimi organi di informazione come Il Fatto Quotidiano e La Verità, nessuno ha sottolineato gli utili in miliardi di euro realizzati con TRAGEDIA GENOVA E IL SILENZIO SU contestuale riduzione delle manutenzioni. Il tutto per genBENETTON. Seconda istantanea, questa sì, tragica nel tile regalo nel 1999 fatto dal governo D’Alema con la senso pieno del termine. Crolla il ponte Morandi sull’auto- privatizzazione e seguenti intrecci fra PD e Autostrade. In-


somma la solita bella storia italiana. Così ai funerali di Stato di alcuni morti, 43 è il numero totale, vanno in scena fischi per i rappresentanti del PD e applausi per i rappresentanti del governo nazionale e per il governatore della Liguria, del centro destra Toti. Stupore e silenzio dei media. Gli esempi potrebbero essere ancora tanti: dal crollo della lira turca a Salvini dipinto come il diavolo dal quotidiano Avvenire per la posizione sui migranti. Nessuna parola sulla circostanza che il primo senatore di colore della Repubblica Italiana è stato eletto nelle liste della razzista Lega. Ma va bene così. IL COMUNE DI GIOVINAZZO. ALLE REGIOVALI SI SCHIERERà A SINISTRA. Ed è su questo argomento che si consumano nuove e inaspettate alleanze anche nella nostra Giovinazzo. Questo potrebbe essere il punto di partenza di un’ampia alleanza fra il sindaco Depalma e la sinistra. Prove tecniche sullo ius soli e poi le continue parole sull’accoglienza tanto cara alla catto - sinistra e da non sottovalutare l’appello comune al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per le strutture sanitarie nella nostra città sempre più mortificate e ridotte in numero e qualità. Un appello inutile, tutto è già deciso, ma utile a fare un po’ di propaganda e dimostrare di essere presenti e attenti ma null’altro. La sanità in Puglia è in queste condizioni per la sciatteria e l’incapacità della classe politica a cominciare dalla giunta Vendola e proseguendo con l’attuale giunta Emiliano, tutte targate PD. Il nostro Sindaco vanta un rapporto stretto con il governatore e assistere alla pan-

tomima di partiti della maggioranza, simpatizzanti per il centro sinistra, e partiti di opposizione di sinistra che sollecitano un intervento sulla giunta del loro stesso partito è simpatico e provoca una certa sorpresa. Mi auguro che si raggiunga qualche risultato ma temo, ripeto, che tutto si risolva in nulla. Mi sorprende l’attacco deciso dell’opposizione al sindaco per la vicenda di via Marina e, in particolare, per le spese sostenute fra ricorsi e revoche e progetti annullati e nuovi lavori. Mi sorprende perché il sindaco si prepara alle elezioni regionali nella lista di Italia in Comune, la lista dei sindaci di ispirazione di centro sinistra che sarà a sostegno del candidato di quella coalizione. Un modo per raccogliere consenso sotto un etichetta diversa da quella del PD ma sempre nell’area di centro sinistra. Gli amministratori locali che hanno aderito al progetto, ripeto, sono tutti di quell’area e lì rimarranno. Dispiace che, con molta probabilità, si troveranno a sostenere un comune candidato ma senza poter realizzare una manifestazione comune e, come alla politiche, dovranno fare manifestazioni separate che, almeno alle politiche, non ha sortito risultati positivi ma solo disorientamento nelle fila degli elettori di sinistra. Certo il progetto di via Marina non è stato un esempio di amministrazione oculata. Alla fine ha prevalso la sistemazione dell’esistente e non la rivoluzione integrale ma prima di arrivarci è trascorso molto tempo e si sono spesi soldi. La cosa più bella è stato lo spettacolo dell’inaugurazione. Bellissimo e costoso. Evviva!

alfiere@giovinazzo.it



riflessioni a margine

MICIA E GLI INSULTI

A

CURA DEL

DR ANTONELLO

- Cara Micia, si usa anche fra di voi affrontare ogni discussione con insulti personali e accuse fino alla settima generazione? - Oh no, mon capitaine. Noi abbaiamo, ululiamo e ringhiamo solo per definire "quel che è mio e quel che è tuo". Chiariti confini e ruoli, il ringhio diventa sorriso e l'ulato diventa guaito. Giochiamo e ci amiamo, rispettandoci. - Da noi, cara Micia, così era ai tempi degli "antiqui cavalieri" raccontati dal Tasso. Oggi, invece, esprimi un pensiero e ti bombardano di insulti. Esauriti gli insulti accusano delle peggiori nefandezze i tuoi genitori, nonni, bisnonni, trisavoli... - Orsù mon capitaine. Non scoraggiarti così, proprio tu che mi facevi dormire, non con la ninna nanna, ma con le letture di Shopenauer e di Freud. - Giusto! È che oggi anche io sono un po' confuso da questa scienza moderna secondo cui c'è un valium per ogni pensiero e una diagnosi di malattia per ogni diversità. Aiutami, Micia, a rinfrescare un po' la memoria. - Mon capitaine, mi metti in imbarazzo. Comunque, se me lo chiedi, vuol dire che ne hai bisogno. Shopenauer, sintetizzando come solo un cane può fare, considerava l'insulto come l'ultimo proiettile del soldato che, ormai, aveva consumato tutte le munizioni ma non intendeva arrendersi.

T ARANTO *

Freud, invece, riteneva che l'insulto fosse un segno di civiltà, un'arma in grado di affrontare un conflitto senza spargere sangue. - Certo Micia, è così. Grazie. Ma Freud diceva anche che l'insulto basato su riferimenti ad incolpevoli difetti fisici o a trasfornazioni ingiuriose del nome, rappresentano una vile espressione di crudele aggressività. Crudele perché tende a distruggere simbolicamente l'identità (e quindi l'esistenza stessa) dell'Altro. - Certo mon capitaine. Ma un altro autore, a me molto caro semplicemente perché si chiama Lacan, sostiene che l' "omicidio simbolico del padre" è il momento di passaggio dalla vita infantile a quella adulta. - Cara Micia, tu non ti sei mai offesa per il nome che ho voluto darti. Hai compreso la sobria ironia che era il modo più semplice per gestire l'energia esistente nella nostra relazione. Tra di noi non abbiamo mai avuto bisogno di un valium. Penso perciò che si debba co*Direttore minciare a convincere un po' di umani a ritrovare la leggerezza dell'ironia, sana Dipartimento e rispettosa, per ricostruire ponti sim- Dipendenze bolici fra le diverse sponde del fiume Patologiche di pensieri e idee. ASL Ba


i il l

f fa at tt to o DI PORZIA MEZZINA

GIOVINAZZO VOLA SOLO UNA VOLTA E FESTEGGIA VIA MARINA

Tanto tuonò che piovve. Dopo settimane di arsura, giusto nella serata del 14 agosto il tanto desiderato maltempo doveva dare il meglio di sé. L’assessore alla cultura AnnaVacca ha comunicato di non avere il numero di telefono per parlare con l’alto dei cieli. Ma Giovinazzo ha volato lo stesso anche se soltanto per una volta, alle ore 23, spendendo 31mila 720 euro. L’annunciato spettacolo della sera di Ferragosto che avrebbe dovuto avere, secondo le parole del sindaco, «qualche piccola correzione» è stato in realtà limitato soltanto alla proiezione del videomapping, certo suggestivo, ma privo di balli terresti, acquatici e aerei. Insomma, giusto una toppa per evitare di far volare metà dei 31mila euro. Lo spettacolo di inaugurazione di via Marina del 14 agosto ha visto accalcarsi sul lungomare di ponente numerose persone, meno del previsto, più giovinazzesi e meno forestieri che non si sono mossi in massa a causa del maltempo. Il sindaco Depalma ha però detto che lui non era preoccupato per la pioggia: «Pensavo che comunque noi stasera qui siamo

delle persone contente e fortunate perché in questo momento c’è gente che sta piangendo e soffrendo e il nostro primo pensiero va a tutto quello che è accaduto a Genova», in riferimento alle vittime del crollo sulla A10 del ponte Morandi proprio nella stessa mattinata. Una dedica alla città ligure ha concluso poi la proiezione del 15. Giovinazzo vola è stata un’idea di Elisa Barucchieri, direttrice artistica di Res Extensa, con la partecipazione di Molecole Show Alessandro Bassani, JDC Junior Dance Company, ASD Ginnastica Ritmica Iris, Associazione Marinai d’Italia – Gruppo Giovinazzo, Associazione Massimo Cervone, Associazione Le Tre Colonne, Associazione Gli Amici del Gozzo, Nicola Giotti e Giotti Pasticceri. E poi Alessia Abiuso, Katia Amoruso, Alessandro Catacchio, Stefania Catarinella, Lucia Della Guardia, Florencia Delorenzi, Teri Demma, Nico Di Liddo, Eleonora Di Saverio, Nico Gattullo, Pino Loconsole, Fabiana Mangialardi, Mariangela Massarellli, Selvaggia Mezzapesa, Piero Musella, Valeria Pontrelli, Germana

Raimondo, Brunella Valdesi, Giuseppe Zizzi. Assistente alla regia e direttore di produzione Elio Colasanto, visual artist Leandro Summo, light design e direzione tecnica Stefano Limone. Hanno sostenuto l’evento, oltre al Comune di Giovinazzo, Logica srl Ascoli Piceno, BCC Bari, la cooperativa Anthropos. L’introduzione è stata affidata alla cantante Antonietta Cozzoli e al chitarrista Gaetano Depalma con Alfonsina y el mar. Sullo specchio d’acqua del porticciolo si sono librati in volo i ballerini mentre altre coreografie si svolgevano sulle barche e su via Marina. E’ stato un viaggio tra storia e sogno. E se con Posca avevamo visto crollare il municipio, la Barucchieri ha dato alle fiamme la città vecchia con il videomapping che ha disegnato volatili, incendi, rose, vegetazione marina, colonnati e stemmi sulla ripristinata passeggiata e sul Tammurr. Depalma ha tenuto a ringraziare «Madre Natura perché ci ha donato un posto così bello», e poi anche «il Signore che mi ha fatto nascere, crescere e vivere in


questa città come capita a tanti miei splendidi concittadini, una città capace di accogliere tantissima gente che ci viene a visitare da ogni dove». Ha ringraziato lo staff che ha dato vita allo spettacolo e anche gli assessori, i funzionari e i dirigenti del comune perché «oltre a onorare un contratto di lavoro ci mettono cuore e passione perché risultati come questi sono figli di un lavoro di squadra». Ha voluto abbracciare virtualmente i giovinazzesi che vivono fuori: «Sentiamo forte i loro occhi, il loro cuore che batte insieme con il nostro cuore». Quindi ha voluto ringraziare tutti gli spettatori: «Stasera sarete parte integrante della festa, sento e vedo la vostra emozione nei vostri occhi, a voi che siete qui, a coloro che sono arrampicati sui terrazzini, sui balconi». E poi, in un crescendo anaforico per il gran finale: «Giovinazzo è questa, Giovinazzo è la città capace di accogliere, Giovinazzo è una città bellissima, Giovinazzo è una città che ama, Giovinazzo è una città che vuole essere amata, stasera Giovinazzo è una città che vola e che volerà ancora». E prima che i fischi impazienti del pubblico aumentassero, ha finalmente augurato: «Buono spettacolo a tutti». LE DICHIARAZIONI DI NATALICCHIO E chissà se il professore c’era la sera del 14 agosto a vedere lo spettacolo che aveva preventivamente definito «notevole», conoscendo il modo di lavorare della direttrice artistica. Antonello Natalicchio (PD) ha parlato «della purga mattutina che Depalmito ha somministrato ai cittadini giovedì dal sito istituzionale, purga in cui si vanta dello spettacolo e dice che andrà in giro per il mondo. È chiaro – continua sulla sua pagina Facebook - che, se davvero manderemo in giro per il mondo qualcosa, sarà lo spettacolo di una malamministrazione che infligge ai cittadini le tasse locali più alte della regione, spende i soldi

dei sacrifici dei Giovinazzesi in danni prodotti dalla sua imperizia e poi, sempre a spese dei cittadini, maschera i suoi fallimenti attraverso spettacoli e comunicazione assistita. Giovinazzo ha pagato via Marina tre volte: la prima per i lavori, la seconda per la scelleratezza del sindaco, la terza per lo spettacolo che deve servire a mascherare i suoi errori». Natalicchio fa riferimento alla lungaggine dei lavori che si sono protratti dal 2012, ai denari spesi male «per progettazioni poi modificate, scavi, sorveglianza archeologica, indagine GPR, incarichi legali e spese liquidate per la soccombenza nelle cause intentate e vinte dall’azienda vincitrice dell’appalto» e infine ai soldi spesi per uno spettacolo che, a suo parere, serve soltanto a far dimenticare ai giovinazzesi gli errori commessi dalla sua giunta. Ma qual è la vicenda che ha interessato via Marina? Lunga e complessa, la riduciamo a poche righe solo per ricordarne i passaggi fondamentali. BREVE STORIA DELLA VICENDA VIA MARINA La riqualificazione di via Marina era stata prevista sin dal 2012 nel programma comunale delle opere pubbliche durante la giunta Natalicchio. Nel 2013 la giunta Depalma sceglie e approva il progetto degli architetti Russo di Bari. Ma il progetto non incontra il favore di tanti; i malumori partiti dai social vengono fatti propri dalla Pro Loco che in una lettera alla Sovrintendenza regionale per i beni archeologici, all’Assessorato alle Opere Pubbliche e al Provveditorato Interregionale delle Opere Pubbliche mette in evidenza le criticità del progetto, alcune delle quali sono: la riduzione e l’abbassamento della muraglia, la costruzione di un muretto continuo, la realizzazione di una trincea ribassata rispetto al livello di calpestio, il restringimento della sede stradale. Intanto l’amministrazione affida l’appalto alla ditta Archeo & Restauri di Napoli. Solo dopo si effettuano dei saggi

archeologici che evidenziano alcuni problemi per i locali sottostanti. L’amministrazione perciò cambia idea e chiede a questo punto alla ditta vincitrice dell’appalto la realizzazione di un progetto diverso che preveda solo lavori di manutenzione straordinaria, col mantenimento della passeggiata così com’è, per una cifra inferiore a quella preventivata per il primo progetto. Ma l’Archeo & Restauri non dà seguito alle nuove richieste del Comune, diverse da quelle del progetto per cui aveva vinto l’appalto. Così l’amministrazione dichiara la risoluzione del contratto, provocando il ricorso al Tar della ditta. Il 13 luglio 2017 il Tar dà definitivamente ragione all’Archeo e Restauri e condanna il Comune al risarcimento dei danni, motivando la sentenza col fatto che «il contegno istituzionale complessivamente tenuto dal Comune di Giovinazzo non appare essere stato ispirato ai criteri di correttezza e buona fede che sarebbe lecito attendersi nel quadro dell’attività preliminare alla stipula di un contratto di appalto di lavori». Si affidano quindi i lavori a un’altra impresa, la Edilgruosso di Potenza: il 13 marzo scorso viene consegnato il cantiere che viene aperto l’11 aprile. I lavori dovevano durare 90 giorni, terminare cioè il 10 giugno, ma si sono protratti fino a metà agosto con una spesa di poco meno di 149mila euro più altri 15mila per gli accessori (senza contare le spese sostenute per il primo progetto e le vicissitudini giudiziarie). E così si sono tolte le transenne che impedivano la passeggiata sul marciapiede e la contemplazione del tramonto comodamente seduti alle panchine. Ora ce ne sono di nuove e ci sono anche dei faretti segna passo a led nella pavimentazione. Tutto è bene quel che finisce bene, scurdiamoci ‘o passato e festeggiamo allegramente perché, per dirla con Bennato, «meno male che adesso non c’è Nerone».

PORZIA MEZZINA


l angolo del lettore DI AGOSTINO PICICCO

SANITARIO

BARUCCHIERI, COREOGRAFA E DANZATRICE «Si sa che è sorella dell’attrice Elena Sofia Ricci. E’ una parentela ingombrante? «Assolutamente no. Elena è innanzitutto mia sorella, il nostro è un rapporto tra sorelle, ci ammiriamo, ci sosteniamo, lavoriamo insieme e condividiamo tutto. Io sono molto orgogliosa di lei come attrice e personaggio pubblico» LA DANZATRICE ITALO AMERICANA Elisa Barucchieri si merita a pieno titolo la definizione di donna del mese di Giovinazzo: per la visibilità e la grande performance ottenuta con l’evento inaugurale di via Marina dal titolo «Giovinazzo Vola» (nonostante i disagi subiti dall’inclemenza del tempo, ai quali ha prontamente rimediato). Elisa non è originaria della nostra terra. Infatti è italo americana, nata da mamma americana. In casa ha sempre respirato aria internazionale. Formatasi in America, con laurea al Middlebury, Double Major in antropologia culturale e danza contemporanea, ha sviluppato competenze che l’hanno consacrata coreografa e danzatrice. Cresciuta tra due nazioni, Italia e America, grazie anche al papà - storico dell’arte e promotore negli anni Settanta di un programma di collaborazione tra università americane e l’Italia - ha colto sin dalla tenera età il fervore culturale dell’arte. All’inizio ha avuto qualche difficoltà ad utilizzare le due lingue, ma ha sempre condotto una vita di studio a contatto con l’arte, ha lavorato con l’arte, ha viag-

giato per l’arte, ha ricercato in campo artistico, e ora quel passato … influenza tutto ciò che fa: «La cura della storia mi permette di cogliere la bellezza oltre la moda e il tempo». Si è poi prodotta come direttrice di vari eventi, dimostrando oltre alle doti artistiche anche quelle organizzative. Tra gli incarichi di rilievo ricordiamo che è direttrice artistica del Corteo di San Nicola a Bari. E’ fondatrice e promotrice dell’Associazione di danza “Res Extensa”, tra le pochissime ad essere riconosciute dal Ministero delle Attività e dei Beni Culturali. Grazie a questa associazione, che dal 2010 ha la sede presso l’Istituto Vittorio Emanuele II, è nato il rapporto con Giovinazzo. Si sa che è sorella dell’attrice Elena Sofia Ricci. E’ una parentela ingombrante? «Assolutamente no. Elena è innanzitutto mia sorella, figlia del

primo matrimonio di nostro padre. Il nostro è un rapporto tra sorelle, ci ammiriamo, ci sosteniamo, lavoriamo insieme e condividiamo tutto. Io sono molto orgogliosa di lei come attrice e personaggio pubblico. Lei mi sostiene ed è la mia fan numero uno. Nei giorni scorsi è venuta a mancare sua mamma, la mia seconda mamma, e sono molto commossa. Alla mamma abbiamo dedicato l’evento giovinazzese». GIOVINAZZO VOLA E’ stato un evento molto apprezzato dai tanti spettatori che nelle due serate a cavallo di Ferragosto si sono accalcati attorno al porticciolo per seguire l’evento ideato da Elisa Barucchieri, con il supporto e la collaborazione di diverse associazioni, per riproporre arte, storia, cultura, bellezza, scenografia, danza in occasione dell’inaugurazione di Via Marina, al termine dei lavori di consolidamento.


Una scommessa riuscita, anche tenendo presente l’incertezza dell’evento a causa del cattivo tempo che ha creato disagi e danni agli impianti, mettendo in forse la riuscita e la buona riuscita (tecnicamente parlando). Si sa che la fatica e il sacrificio rafforzano le persone. Ed Elisa è rimasta molto soddisfatta del risultato artistico e degli apprezzamenti ricevuti grazie a Giovinazzo Vola che ha ideato e organizzato. «Visto il diluvio e le soluzioni escogitate all’ultimo momento, sono felicissima per lo svolgimento dell’evento e per aver emozionato tante persone, e grata a tutti coloro che hanno contribuito, agli amministratori della città, alla capitaneria, alle forze dell’ordine. E’ stato un lavoro di gruppo e mi piacerebbe che fosse l’inizio per tanti lavori insieme. Abbiamo operato con entusiasmo: il progetto iniziale, se non fosse stato rovinato dall’acquazzone, sarebbe stato ancora più bello. Comunque sono molto soddisfatta e, nonostante le ristrettezze economiche, abbiamo raggiunto un gran risultato». Una curiosità, Elisa era visibile dappertutto durante le prove ma poi è scomparsa durante lo spettacolo, magari il pubblico si aspettava una sorpresa, una sua performance artistica: «Ero in regia. Dovevo gestire l’evento, aiutandomi con i miei collaboratori grazie a una telepatia pazzesca, per supportare i problemi dei macchinari, per reinventare alcune esibizioni, insomma dovevo stare fuori scena per gestire e curare il tutto». ELISA E GIOVINAZZO Elisa ci confida che è innamorata di Giovinazzo, sede della sua associazione. «Non essendo pugliese, io ho scelto di vivere qui. Quando si posa la valigia in un posto vuol dire amare veramente quel posto e desiderare di fare qualcosa per questo amore». Ma poi? Questo legame, come tutti i legami d’amore, ha un futuro? «Ammiro molto tutta la Puglia. Dalla metà anni Novanta vivo in Puglia. E’ emozionante prendere atto della bellezza di questa terra e poter partecipa-

re, curare e sviluppare tale vocazione alla bellezza, facendone parte. Apprezzo molto quello che si sta facendo in questi anni in termini di valorizzazione, attenzione, ospitalità, valore alla cultura in tutte le sue espressioni, senza snobismi, valorizzando l’esperienza umana di tutti». E Giovinazzo? «E’ una bella città - lo dico e sorrido - ho conosciuto tanta gente, durante le prove mi fermavano per parlare dello svolgimento dell’evento nonostante le inclemenze del tempo. Ho colto una mentalità aperta». Per una persona che opera in città, mi pare importante la conoscenza della stampa cittadina … Mi previene: «Si conosco La Piazza. Se sono a Roma non riesco ad acquistarla, allora la guardo on line e la leggo con piacere. Il fatto che prosegua la pubblicazione cartacea è importante. Il tatto e l’odore della carta sono un bene prezioso. E’ giusto che la gente la acquisti per valorizzare e sostenere chi ci crede e lavora per la cultura e per il bello. La bellezza salverà si il mondo, e anche la lettura rappresenta una luce». Cosa può dire ai giovinazzesi che in questi giorni hanno vissuto la loro festa patronale? «Siate orgogliosi e felici per le bellezze che gli antenati vi hanno trasmesso, e continuate a valorizzare bellezza e cultura. Io, che viaggio nel mondo per curare eventi, posso dire che Giovinazzo ha le carte in regola per organizzare cose grandi, con il lavoro comune di maggioranza e opposizione, in spirito costruttivo. Le polemiche sterili uccidono l’arte. La critica va bene ma deve essere costruttiva e poi si deve lavorare insieme, aiutandosi, rispettando i doni ricevuti dal passato, preservando il fuoco senza venerare le ceneri. In questo modo Giovinazzo sarà alta e dignitosa nel suo vivere e nel suo svilupparsi». Un augurio molto bello da chi viene da lontano e ci indica una prospettiva di alto profilo per la convivenza civile e per la promozione della cultura nella nostra città, grazie anche ad eventi innovativi che mettono Giovinazzo alla pari con le grandi città italiane ed europee, sviluppandone la vocazione turistica tramite la valorizzazione del binomio bellezza e cultura. AGOSTINO PICICCO


il fatto DI PORZIA MEZZINA

SOTTO QUESTO SOLE E’ BELLO PEDALARE EHI, MA C’E’ DA TAGLIARE!

A Piazza Stallone via un’aiuola per far posto alla velostazione. Ecco il progetto!

In principio era il nulla: uno spiazzo incolto con erbacce, pietrame, qualche rifiuto, buono tutt’al più per la caccia alle lucertole, brutto di mattina, buio alla sera, rimasto lì al centro del quartiere sorto verso la fine degli anni ’60. Tra gli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘80 da quel quadrato in cui inizialmente era previsto un parcheggio nasce La Villetta: quattro aiuole in cui vengono piantati alberi vari, soprattutto sempreverdi, all’interno dell’area panchine multicolore, una siepe tutt’intorno, lampioni per le ore notturne. La villetta, battezzata Piazza Michele Stallone nel 1986 in ricordo del missionario giovinazzese ucciso in Kenia a 44 anni nel 1965, diventa in breve il ritrovo degli abitanti del quartiere della stazione: i bambini giocano, gli adolescenti flirtano, gli adulti chiacchierano. Passano gli anni e, complice anche l’inciviltà di alcuni, la siepe sparisce, una panchina viene eliminata, cominciano a sgretolarsi i cordoli e il marciapiede, la frequenza diminuisce fino quasi ad annullarsi. Durante il penultimo mandato, l’amministrazione sostituisce le vecchie lampade con quelle a led, facendo calare la penombra su tutta l’area. A dispetto, però, dell’incuria generale, gli alberi crescono, crescono, crescono e uno in particolare svetta ormai fino ai quarti piani dei condomini intorno. Le palme sono state colpite dal punteruolo, come ovunque dalle nostre parti, e un vento particolarmente violento ha fatto spezzare un sempreverde, è vero. Ma il resto della vegetazione pare godere tutto sommato di buona salute. Servirebbe una manutenzione attenta, una costante pulizia delle aiuole, dentro cui crescono indisturbate le erbacce, e in generale di tutta l’area, il

ripristino delle panchine e del marciapiede oltre che dei cordoli delle aiuole. Per di più, qui le radici non creano problemi smuovendo l’asfalto o le piastrelle della pavimentazione, in quanto si sviluppano in un’area sufficiente alla loro crescita. Sarà però che il troppo verde causa disturbo: troppi alberi, troppo ossigeno, troppa ombra, troppa frescura nelle afose giornate estive. E così l’animo ecologista ha il sopravvento: abbattiamo gli alberi di una delle aiuole, via il terreno, costruiamo un bell’edificio in legno e vetro, e ci mettiamo delle splendide biciclette e le colonnine per caricare le auto elettriche (è notoria l’enorme diffusione in paese di quest’ultimo mezzo di trasporto). Cacciamo via anche i pappagalli verdi che – chissà se qualcuno glielo avrà comunicato – saranno sfrattati a bre-


ve. C’è infatti un progetto di riqualificazione di Piazza Stallone, finanziato con 235mila 434,83 euro di fondi regionali: una velostazione che sarà intitolata al ciclista Franco Ballerini prenderà il posto dell’aiuola, l’albero più alto della quale i pappagalli hanno eletto a loro nido d’amore. Il comune di Giovinazzo è arrivato nono su undici e con un punteggio di 56 (il punteggio minimo per essere ammessi al finanziamento è 50) nella graduatoria provvisoria stilata dalla Regione Puglia nella determinazione n. 19 del 13 luglio scorso; in totale la Regione sta finanziando con 300 milioni di euro “Interventi per la realizzazione di velostazioni all’interno o in prossimità di stazioni ferroviarie”, fondi del POR Puglia Fesr 20142020. Il progetto presentato dal Comune di Giovinazzo ha una fattibilità tecnico-economica, mentre quelli degli altri dieci comuni sono progetti esecutivi o definitivi (Molfetta, Foggia, Candela, Bari, Acquaviva delle Fonti, Lecce, Ruvo di Puglia, Ugento, e dopo di noi Bitonto e Putignano). COME FUNZIONERÀ LA VELOSTAZIONE? Quante saranno le biciclette? Sarà possibile scambiare le biciclette in altre postazioni in altre zone del paese? L’uso sarà gratuito o funzionerà tramite una tessera? Saranno a prova di ladro? Ne è prevista la manutenzione e quali saranno i costi? Quale sarà il destino delle altre aiuole? L’assessore ai Lavori Pubblici Gaetano Depalo ci ha risposto: «Ritengo assolutamente prematuro parlare di modalità di utilizzo dei servizi collegati con la velostazione. Se saranno previste forme di convenzione, come verrà effettuato il servizio e quali accorgimenti si utilizzeranno per la gestione e la prevenzione dei rischi connessi è, di fatto, ad oggi, una valutazione che verrà fatta dopo la sua effettiva realizzazione ad oggi subordinata, come per gli altri comuni, undici in tutta le Regione Puglia che hanno ottenuto il finanziamento con riserva, al completamento dell’iter burocratico». L’assessore ribadisce che il servizio potrà essere utilizzato da chiunque lo voglia, turisti e giovinazzesi. «Ovvio, tutti ne potranno fruire e sulla possibilità di realizzarne delle altre, quando e se ci saranno nuove opportunità, se ne terrà conto». Il comune non pare essersi informato prima sull’esperienza di altri comuni che hanno già realizzato delle velostazioni che non sempre hanno avuto successo. «Non conosco – ci dice l’assessore quali sono gli altri comuni che posseggono velo stazioni. Di fatto dagli errori si impara e si migliora, quindi, se qualcosa non ha funzionato altrove, sarà un ottimo spunto per ottimizzare l’uso di quella che si spera vedrà la luce molto presto sul nostro territorio». Come mai però si è pensato di eliminare un’aiuola con diversi alberi al suo interno? L’assessore Depalo rassicura sul fatto che «gli alberi non vengono abbattuti secondo libero arbitrio ma seguendo un criterio connesso a elementi tecnici oggettivi o seguendo i dettami della pubblica incolumità. Partendo da questo assunto tutta l’area verde dalla piazzetta avrà un nuova rilettura preservando ciò che c’è e che non genera problemi rispetto ad altro magari in avanzato stato di deterioramento». IL VERDE DEL QUARTIERE STAZIONE. Osservando le vecchie fotografie in bianco e nero, si nota come la vegetazione del quartiere stazione è molto cambiata nel corso degli anni. Nessun feeling pare esserci tra gli amministratori della cosa pubblica dall’ultimo dopoguerra a oggi e gli alberi del quartiere stazione. La palma che accoglieva pendolari e visitatori fuori della stazione non ha resistito al punteruolo rosso e al suo posto campeggia la resiliente decollata. Recentemente è stata la volta degli alberi sul marciapiede del bar ex-Piscitelli: tolti i grandi alberi che a quanto pare erano oramai vuoti all’interno, sono stati sostituiti solo in parte da alberelli che per il momento fanno ombra alle formiche. Nei buchi proliferano le erbacce estirpate solo lo scorso 10 agosto. L’assessore Depalo spiega che «le piante espiantate non sempre vengono rimpiazzate perché ci sono richieste alla base della loro rimozione collegate con forme allergiche nonché valutazioni tecniche circa la pericolosità ed il rischio caduta. Di base nulla è arbitrario e si valuta sulla base di oggettive e specifiche indicazioni. Giova comunque ricordare che un albero ha un ciclo di vita e che spesso, se all’apparenza sembra sano, di fatto non lo è. Comunque si cerca sempre di ristabilire le quote di verde e, nel caso ad esempio della zona stazione, di

piantare le nuove alberature rispetto alle logiche climatiche. In estate con l’arsura è sconsigliato farlo. Le quattro messe già a dimora, ad esempio, sono quelle previste dal capitolato di gara». E pare poi rispondere alla polemica aperta dal consigliere Daniele De Gennaro sulla sua pagina Facebook proprio dopo il taglio degli alberi davanti al bar della stazione: «I cittadini non sono in grado di trovare una forma di sintesi. Ognuno, purtroppo, crede di avere la verità in tasca su qualsivoglia argomento. L’onere di un amministratore è disgraziatamente ma ovviamente quello di dover scegliere assumendosi il rischio di una critica spesso o molto spesso immotivata o infondata dettata dalla mancata conoscenza dei fatti, degli atti, delle risorse, delle dinamiche gestionali e dei limiti di un ente pubblico». Sorte simile negli anni hanno subito purtroppo tanti alberi anche in viale De Gaetano. Nessuno più lo chiama Viale degli Innamorati, ché ormai ispirazione d’amore non può più nascere nei giovani cuori che lo attraversano: in 51 aiuole – ma sono soltanto quelle sopravvissute all’espansione edilizia – ben 11 sono vuote. Se osserviamo via Marconi, a partire dall’altezza di I traversa Marconi salendo verso la stazione, escludendo l’ultimo isolato del bar e marciapiede di fronte, su 50 aiuole 8 sono vuote e una è stata proprio cementata. Spesso l’albero germoglia alla base, ma nessuno provvede a rimuovere le foglie. A volte le radici degli alberi causano il sollevamento del marciapiede o dell’asfalto, creando problemi ai pedoni e ai ciclisti. L’assessore Depalo spiega che «rimuovere un albero imponente, con mezzi meccanici, per poi ripristinare il manto stradale e rimetterlo a dimora, con la speranza che possa attecchire, ha dei costi elevatissimi. Oggi tutto si può fare, la tecnica ci consente tanto, ma quel tanto va messo in relazione con le risorse sempre più esigue». E così giovinazzesi e turisti si trovano a pedalare sempre più sotto il sole, per di più sobbalzando a ogni pedalata, considerando le condizioni dell’asfalto e perché una ciclabile degna di questo nome si sviluppa solo su parte del lungomare di levante, mentre un altro pezzo ben poco turistico li condurrà in una ventina di minuti a S. Spirito. «Sul costo del servizio di manutenzione del verde – dice l’assessore - le somme vengono attribuite secondo quello che è il costo medio del servizio che negli anni si è individuato, comunque parametrato sulle reali possibilità dell’Ente comunale. Sono somme sempre in aumento ma comunque sono insufficienti rispetto alle criticità e alla mole del verde cittadino». Spiega che «ogni opera pubblica che viene realizzata comporta un aggravio di costi di manutenzione. Quello che non cambia o cambia poco sono le risorse in entrata mentre aumentano sempre ed in maniera corposa le voci in uscita. Le ditte vengono individuate rispetto a procedure previste per legge e valutate dagli uffici competenti. La Città di Giovinazzo non possiede un servizio di cura del verde in proprio cioè non ha dipendenti preposti alla cura dello stesso, ma affida in esterno il servizio che viene svolto rispetto al valore del contratto sottoscritto». RIQUALIFICAZIONE DELLA VILLA COMUNALE L’assessore ci ricorda anche il progetto di riqualificazione della villa comunale dove «verrà realizzato un nuovo blocco bagni-servizi igienici, nuova illuminazione a led, nuove panchine ed arredo urbano in genere, due aree giochi, una inclusiva ed una a misura di disabile. Verrà ripristinata la concezione iniziale della agorà centrale con il posizionamento di una fontana ed insieme a questo ci saranno risorse stanziate per la riqualificazione delle alberature o del verde in genere». É però importante prima di tutto che ogni cittadino sia più sensibile alla presenza del verde, rispettando le aiuole senza camminarci dentro, senza portarci il cane a fare i bisogni, senza lasciare i piatti e le buste del cibo per gatti. Che ogni quartiere adotti i propri alberi e le proprie villette e li senta come casa propria. E su questo concorda l’assessore: «Di base il concetto resta sempre lo stesso: riqualificare ha un costo, ripristinare ne ha ancora un altro mentre preservare, limitare i danni ed i costi connessi invece sta a noi ed al nostro senso civico che, nonostante il grande impegno di tutti gli operatori che si prodigano per il bene di questa città, latita». In conclusione, usare di più la bicicletta è senz’altro un obiettivo da perseguire: più movimento, meno inquinamento, più rispetto per l’ambiente. Ma che non ci si contraddica eliminando uno spazio di verde pubblico. PORZIA MEZZINA FOTOCOMPOSIZIONE

G. PARATO


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g ap

gappino e storie

«Il treno dei desideri nei miei pensieri all’incontrario va» Gappino in psicoterapia individuale trova il coraggio di fare outing. Da due anni ha una relazione omosessuale. E’ l’unica persona che non gli fa pesare il vizio del gioco e gli presta i soldi. Ancora non è chiaro se, per lui, è più importante il compagno tollerante o il gioco che lo induce a tollerare la relazione omo Una vecchia caffettiera sul fuoco. L’odore della moca in tutta la cucina. Una moglie servizievole e comprensiva. Un figlio vagante in un campo minato in cui l’amore, superstite alle battaglie matrimoniali, non ha più troppo sapore. E quel caffè, in quella tazzina, è un veleno che scende amaro allo stomaco. Gappino spia dietro la finestra per nascondere nel suo sguardo le verità di un 40enne millantatore. E’ affascinante, e al tempo stesso inquietante, ripercorrere con lo sguardo la linea del passato e vedere quanto è sottile il filo tessuto in quella casa e con quanta facilità si sarebbe potuto spezzare. Così, la fuga da tutti è per lui l’unico rimedio. Una corsa carnevalesca - nella veste di un professionista in buona posizione socio economica - è utile per sovvertire l’ordine costituito da tradizioni familiari e norme. Ogni partenza è un comodo riparo da obblighi. Ogni scappatoia è un espediente ingegnoso per evadere da situazioni asfissianti e potersi immergere in esperienze lontane da braccia opprimenti. Da alcuni anni, in assenza di espliciti conflitti coniugali, Gappino fa vacanze separate dalla moglie e frequenta diversi casinò. Stanze d’albergo, colazioni a bordo piscina, chiavi per accesso a paradisi di gettone, champagne, caviale, giri su qualche caicco, corpi statuari, compagnie occasionali, anime evaporate al sole, monete puntate per sperare in una nuova vita. «Io sono un Uomo. Senza di me, mia moglie, sradicherà l’infantilismo e maturerà. E questo non è un male. No, non è un male (!). Che farò mai di male?! Portati i soldi a casa, qualche fardello d’acqua e la busta della spesa per mio figlio, ho abbondantemente fatto il mio dovere. Anzi! Senza le nostre liti mi pare anche più serena. Per adesso va bene così. Ci passo da lei tra qualche giorno. Più soldi, meno grida!».

IN COLLABORAZIONE CON

A

CURA DEL

DR ANTONELLO

T ARANTO

Sdraiato sul lettino in piscina, Gappino, solare e sorridente, si convinceva della positività dei suoi atteggiamenti, ma la verità era che in questo gioco altalenante ha perso il suo dolore oltre che molte migliaia di euro, nascondendo i debiti alla moglie e spesso anche alla sua stessa coscienza. L’adorazione delle apparenze si paga. E Gappino non aveva alcuna intenzione di smettere. Se si fosse spezzato, quel filo, la sua vita sarebbe stata molto diversa: libero, seppur umano fragile e lacerabile al peso delle responsabilità. Echi, dubbi, rimbombi si approfondano in un vuoto da colmare. Mani bucate che perdono amore e piovono disperazione e crescono vuote, goccia dopo goccia, come stalattiti puntute nel cuore. Grotte ghiacciate pompanti faticosamente sangue in cui l’anima grida la pace. Una pace indotta da anestetici sorrisi. Sicché da un anno, oltre le vacanze separate, frequenta, senza la moglie, discoteche e sale scommesse nel tempo libero. Nel ballo delle incertezze il nostro naufrago annega tra emozioni chimeriche con fiato, cuore, fantasia e braccia al vento per restare a galla nella speranza. Le notti di Gappino possedevano una tale vigorosa follia che le sue vanterie continuavano ad echeggiare per molto tempo nelle orecchie dei suoi nuovi pochi amici di branco. Conosce occhi, volti, maschere e dona sembianze differenti al suo aspetto, sconosciute perfino al suo specchio. Vive immerso in scambi di attimi ricchi di pathos seppur trepidanti e, in questa verità narcotizzata, incontra un uomo con cui svegliarsi circondato di soluzioni alla sua bramosia. Nessuno sbaglio viene riconosciuto dalla sua volontà. Su fondamenta franate costruisce un nuovo rapporto, la cui complicità sorge innaffiata da avventure melodrammatiche. Alla fine del giorno: «Un cornetto e qualche puntata a modo mio è la conclusione migliore di questa serata». Senza dubbi, nella notte nera nera, Gappino si confida, vaga e sogna. Ama giocare somme consistenti e, se vince, rigioca tutto fino a che non perde. Il buio si prende tutto. E la concupiscenza lo candida a piume sparse su rovi secchi roventi responsabilità incombenti. In psicoterapia individuale trova il coraggio di


ILLUSTRAZIONE DELL’ARTISTA EUGENIO VENDEMIALE

fare outing. Da due anni ha una relazione omosessuale. E’ l’unica persona che non gli fa pesare il vizio del gioco e gli presta i soldi. Ancora non è chiaro se, per lui, è più importante il compagno tollerante o il gioco che lo induce a tollerare la relazione omo. Gappino non potrebbe certo prevedere per quanto altro tempo avrebbe saputo ancora nascondere la sua relazione omosessuale e quale fosse la reale importanza, ma quella parte della sua vita la coltiva consapevolmente. In questo deserto “il treno dei desideri, nei suoi pensieri, all’incontrario va”.

testo raccolto e romanzato DA RAFFAELLA MARIA BARBARA DIRENZO DIPARTIMENTO DI DIPENDENZE PATOLOGICHE

Via Amendola, 124/C - BARI manager: ANTONIO TARANTO TELEPHONE: 080 5844421 FAX: 080 5243198 EMAIL: antonio.taranto@asl.bari.it SEGRETERIA: 080 5844402


serata dell emigrante DI AGOSTINO PICICCO

I GIOVINAZZESI NEL MONDO VERI AMBASCIATORI DELLA CITTÀ

La città ha accolto con un caloroso abbraccio i giovinazzesi fuori sede che rientrano per rendere omaggio alla loro Protettrice in occasione della sua festa. Quest’anno l’ha fatto con l’esecuzione del concerto lirico leggero di venerdì 17 agosto, durato più di tre ore, che ha avuto come scenario Piazza Vittorio Emanuele II. Il concittadino emigrato a Roma, maestro Enzo Camporeale, il soprano Cristina Tarantino e il tenore Massimo Nardone del Teatro dell’Opera di Roma hanno omaggiato i presenti con la loro arte musicale che ha spaziato nel repertorio classico italiano dalle romanze della musica classica ai brani del variegato repertorio napoletano alla musica leggera italiana: brani noti e indimenticabili che – presentati con qualche aneddoto storico da Giusy Pisani - hanno entusiasmato il pubblico degli emigrati e dei concittadini residenti. Nell’occasione sono stati ricordati alcuni personaggi giovinazzesi legati alla memoria collettiva e in particolare al mondo dell’emigrazione: il vescovo don Tonino Bello, il parroco don Saverio Bavaro, il sindaco degli inizi anni Settanta cav. Luigi Scivetti, l’emigrato milanese recentemente scomparso Giuseppe Fasano, che aveva ricevuto

l’Ambrogino d’Oro dal Comune di Milano. Moderati dal sottoscritto sono intervenuti alcuni emigranti storici giovinazzesi con ricordi, dialoghi, testimonianze. Per i giovinazzesi nel mondo sono intervenuti l’americano Nik Prudente, la canadese Filomena Depalma, partita sessant’anni da Giovinazzo, l’australiano Antonio Dinatale. Per i giovani trasferitisi al Nord Italia erano presenti con le loro considerazioni sulla fuga dei cervelli l’ingegnere chimico Lucia Palmiotto e l’avv. Fabio Guastadisegni vincitore dell’edizione 2018 del prestigioso premio Legal Community Finance Awards, che hanno ribadito l’importanza di una formazione cosmopolita. Sono altresì intervenuti vari concittadini all’estero presenti tra il pubblico. Dalle loro parole sono emersi bisogni e considerazioni sulla città, la voglia di vedere Giovinazzo sempre più bella e operosa, la nostalgia del profumo del mare e delle prelibatezze della gastronomia casalinga, il desiderio delle passeggiate nel centro storico, con le pietre che trasudano storia e ricordi, l’impegno a riproporre riti e tradizioni nelle loro città d’oltreoceano. Soddisfatti il Sindaco Tommaso Depalma e il Presidente del Comitato Feste Patronali

Gaetano Dagostino che, nella fase conclusiva del concerto, sono saliti sul palco per esprimere il loro apprezzamento per la serata e rivolgere frasi di saluto e di augurio agli emigranti presenti, donando agli intervenuti sul palco alcune pubblicazioni di scrittori locali e icone della Madonna di Corsignano dell’artista di origine giovinazzese Mimmo Camassa. Un ringraziamento speciale è andato agli artisti del Teatro dell’Opera di Roma e al concittadino maestro Enzo Camporeale, strepitoso animatore musicale, che – tra l’altro – si è prodotto di un difficilissimo Pianofortissimo, infervorando il pubblico presente. E’ edificante incontrare persone che sono riuscite ad amare due Paesi, quello in cui sono nati e quello che li ospita e ha dato loro lavoro e benessere, mantenendo con Giovinazzo un legame fortissimo. La loro presenza in occasione della festa patronale tramanda di generazione in generazione l’amore per le radici giovinazzesi, ed è un patrimonio immenso che la città intende custodire e sostenere, accogliendo questi ambasciatori di Giovinazzo nel mondo e organizzando momenti artistici e culturali per dare considerazione e attenzione a loro che rappresentano un modello di vita per tutti noi. AGOSTINO PICICCO


il corsivetto

I giovinazzesi si erano dimenticati di lui. Il M° Camporeale se n’è andato dal paese senza lasciar traccia di sé? Nemmeno per sogno. E’ andato a vivere a Roma, dove c’è lavoro per gli artisti. Adesso fa il pianista accompagnatore all’Accademia di Danza di Roma. Ogni tanto gli telefono e lui interrompe bruscamente la telefonata. «Sto accompagnando Rosella Brescia». Al Pianoforte s’intende. Camporeala non è come qualche altro artista che va via da Giovinazzo accusando il sud dove i roghi non bruciano solo i teatri ma anche le persone, le speranze. Camporeale ci tiene invece a lasciare una traccia di sé in paese, a rafforzare il principio identitario a Giovinazzo. Perciò un concerto a Giovinazzo è lo stesso al teatro dell’Opera di Roma o un’esecuzione in tournée con l’Accademia di Danza. Lo avranno capito il 17 agosto i giovinazzesi che hanno memoria a breve termine? Speriamo che si siano emozionati al tocco dei tasti neri del maestro, i bemolli o i diesis sono quelli che fanno più bene allo spirito. Camporeale resta un tuffo al cuore. E’ il ricordo di un figlio lontano che regala quando torna a casa le più belle emozioni. Anche per questo era l’ospite

DI

SERGIO PISANI

giusto per accendere la luce sulla Festa degli Emigranti. Sono tanti i giovinazzesi che si sono lasciati trascinare dai quei tasti neri e si sono innamorati del pianoforte. Io con loro. Quando era in Rai, all’esibizione di Honky Tonk Train Blues, mi sembrava mica di stare davanti alla tv, di risentire la colonna Rai ‘Odeon, tutto quanto fa spettacolo’. Mi sembrava di essere dello spettacolo nello spettacolo a fianco di Pippo Baudo. Una danza delle dita umane che si articolavano sui tasti neri, quelli più difficili da suonare che aiutano a farci sognare. Io con loro, i tani giovinazzesi che non si sono dimenticati di Camporeale. E poi quel «L’onore a Enzo Camporeale, pianista di Giovinazzo» pronunciato al termine dell’esecuzione dal Pippo Nazionale mi faceva sentire ancor più giovinazzese dentro. Sarò il massimo del provincialismo. Lo so, sbaglio perché antepongo il cuore alla critica di tanti vecchi ronzini musicologi che tessono sui giornali le lodi sperticate sempre ai soliti cavalli che corrono ormai a tre gambe. Ma per me dire Enzo Camporeale è come dire ciuccio o bestia, è come dire Allevi, Bollani o Lang Lang: non c’è differenza. Anzi la sua musica, la sento più vici-

na perché io siedo al suo fianco come Pippo Baudo in Partita Doppia e non sul loggione di qualche teatro, lontano da quel piacere fisico e spirituale che l’ascolto della musica trasmette. Vieppiù. Quando Keith Emerson sul palco dell’Ariston interpretò qualche anno fa Honky Tonk Train Blues di Lux Lewis mi rodevo impotente nell’animo di rabbia sapendo che vent’anni prima potevi essere il M° Camporelae sul quel palco. Già, 20 anni prima. Prima che lo scandalo di tangentopoli investisse anche Sanremo e i suoi direttori artistici. Forse non tutti sanno che Camporeale aveva già in tasca la canzone Le parole dell’anima, ma non aveva i soldi giusti per partecipare al concorso canoro. E’ stato sempre bastian contrario, anche per questo è rimasto Enzo Camporeale e basta! Quel tocco ai tasti neri della felicità in Honky Tonk Train Blues o in Pianofortis simo di Carosone racconta, a chi non sa le più sottili verità, cosa succede davvero dietro le audizioni della raccomandata Mamma Rai! In bocca a lupo maestro. Continua ad accendere tutti i tasti neri come gli angeli fanno con le stelle. Sono i tasti della felicità. Ne abbiamo tutti bisogno. SERGIO PISANI


echi

del

mese

DI

GIANGAETANO TORTORA

IL ROCK FESTIVAL ALL’EREMO CLUB 4-5-6 agosto La 19^ edizione del Giovinazzo Rock Festival, organizzata per tre serate consecutive dall’Arci Tressett avvalendosi della collaborazione di oltre 100 volontari, quest’anno si è svolta nella location dell’Eremo Club sulla litoranea per Molfetta. Non più quindi presso l’area mercatale in zona 167, che come da comunicato stampa degli organizzatori si è deciso di lasciare a pochi giorni dal festival per difficoltà logistiche e organizzative legate all’adeguamento della suddetta area alle norme in tema di sicurezza. Diversi gli artisti che si sono alternati sui due palchi, pronti a soddisfare un pubblico quanto mai variegato. Tra le manifestazioni collaterali, il Grf Baby che ha calamitato l’attenzione di famiglie con passeggini e bambini al seguito. 27 luglio RIPARTIRE DAI SINDACI: PAROLA DI MATTEO RICCI

“Primo, cittadino. Perché l’Italia può (ri)partire dai sindaci”. É stato l’autore stesso a venire a presentare il libro edito da Baldini & Castoldi venerdì 27 luglio in un incontro organizzato dal PD e da Nuova Giovinazzo alla Cittadella della Cultura, accompagnato dall’onorevole Marco Lacarra e dal consigliere comunale Francesco Saracino. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro (vicepresidente dell’Anci, vicepresidente del Partito Democratico dal dicembre 2013 al maggio 2017 sotto la direzione del segretario Matteo Renzi, responsabile degli Enti Locali del partito da ottobre 2016), vi racconta la sua esperienza e l’esperienza venticinquennale di tanti sindaci (tra cui i pugliesi De Caro e Poli Bortone) eletti direttamente dai cittadini con la legge che a suo parere ha cambiato il rapporto tra i cittadini e la politica. Ricci ritiene che i sindaci siano così famosi tra i bambini perché per i bambini il mondo conosciuto è la propria città; quindi il sindaco è il capo del mondo da loro conosciuto. Si chiede perché, nonostante il ruolo di sindaco sia molto faticoso e richieda enormi responsabilità a fronte di un’indennità bassa, tutti i sindaci la descrivano come la stagione più bella della loro vita. “Chiunque abbia deciso

di impegnarsi in politica – ha detto - non lo fa per tornaconto personale, ma per fare qualcosa di concreto per la società. Quando inauguro un’opera pubblica, io provo quasi piacere fisico”; Ricci ha spiegato di ripercorrere in quel momento tutta la fatica di quell’opera, dalla progettazione, ai finanziamenti, ai lavori. “Vedi che il tuo impegno ha prodotto un cambiamento positivo”. La politica, per il sindaco, significa dare un contributo per cambiare il mondo. E l’Italia deve ripartire dai sindaci rimettendo insieme alcuni valori che per Ricci sono l’Europa, il popolo e la gavetta. Quanto a quest’ultima, ha riepilogato tutti gli incarichi che ha ricoperto nella sua carriera politica, rammaricandosi che la gavetta non vada più di moda. “Ma se vuoi assumere la responsabilità di una comunità, qualcosa devi pur avere dimostrato. Siamo passati da anni di discussione sulla meritocrazia all’idea che tutti possano fare tutto”. E ha elencato le caratteristiche che deve avere chi vuole fare il sindaco: prima di tutto deve amare e stare in mezzo alla gente, perché tutti fermano per strada il sindaco per chiedergli e parlargli di qualsiasi problema. Senza dimenticare il sapiente uso di tutti i mezzi di informazione, dalla televisione ai social. In secondo luogo, il sindaco non deve avere paura di decidere. Sulle cause del calo dei voti del PD, infine, Ricci ritiene che nel partito ci siano troppi litigi: “Il rapporto tra la democrazia e la leadership è un aspetto centrale se il PD vuol essere competitivo”. PORZIA MEZZINA 28-29 luglio TOP FASHION MODEL Quarta edizione di TOP Fashion Model - International Fashion Award, show all’insegna della moda e della bellezza organizzato in due serate consecutive dalla Carmen Martorana Eventi fra Cala Porto e Piazza Vittorio Emanuele II. La sedicenne barese Maurizia


2 agosto SUMMER MUSIC FESTIVAL ALL’ANFITEATRO

Covelli si è aggiudicata il titolo di Top Fashion Model 2018, mentre il titolo di TOP Fashion Model Eleganza è andato alla diciassettenne leccese Sara Bertoni e quello di TOP Fashion Model Bellezza alla sedicenne di Manfredonia Sharis Borgomastro. Protagonista della serata conclusiva è stato il noto personaggio televisivo Garrison Rochelle, maestro di danza, ballerino e coreografo. 1 agosto STABILIZZAZIONE LSU Concluso in breve tempo il percorso di stabilizzazione dei Lavoratori Socialmente Utili, meglio conosciuti come LSU (istituiti nel 1981 con l’obiettivo dichiarato di offrire ai lavoratori temporaneamente sospesi dal lavoro un’attività con fine di pubblica utilità). A distanza di un solo anno, è infatti arrivata la firma del contratto dell’ultimo LSU in servizio presso il Comune di Giovinazzo. 1 agosto MERAVIGLIOSO MIMMO

Questo il titolo dell’evento musicale con cui, all’interno dell’atrio dell’Istituto Vittorio Emanuele II, l’Orchestra Sinfonica Metropolitana di Bari, diretta dal Maestro Vito Andrea Morra, ha reso omaggio al celebre Domenico Modugno. Una serata molto apprezzata dal numeroso pubblico, conclusasi con il bis della nota canzone Volare. Peccato solo per i problemi verificatisi all’ingresso nella struttura, poi fortunatamente risolti, a seguito delle prescrizioni della Città Metropolitana sull’agibilità dell’immobile e la ridotta capienza.

Primo evento culturale presso l’anfiteatro nel piazzale Aeronautica Militare a Levante. Si tratta del Summer Music Festival, a cura degli Amici della Musica davanti a tanti spettatori provenienti anche dai paesi limitrofi. Ospite speciale il musicista giovinazzese Nico Stufano (già tornato a casa qualche mese fa per un’esibizione di cui vi abbiamo riferito nel nostro numero di giugno) con il live Episodi, che mette in risalto tutta la poliedricità che contraddistingue il suddetto musicista. 4 agosto LA CICLOTURISTICA HA FATTO VENTI Cifra tonda per la cicloturistica Pedalando per i casali, organizzata dall’Associazione Culturale Touring Juvenatium, che ha infatti spento le venti candeline. Queste le tappe: l’Istituto Vittorio Emanuele II (punto di ritrovo e di partenza); la chiesetta di Santa Lucia nell’agro tra Giovinazzo e Terlizzi; il Casale della Madonna di Corsignano e la chiesetta rurale del Padre Eterno (in cui sono stati declamati versi in onore della nostra Patrona, rigorosamente in vernacolo locale, a conclusione di un percorso iniziato un anno fa). Ancora una volta i cicloamatori partecipanti (in questa edizione, un centinaio) hanno potuto beneficiare di attività motoria unita alla conoscenza di informazioni riguardanti storia e tradizioni locali grazie alle preziose notizie fornite da diverse relatrici (Nunzia Stufano, Rita Vella, Mariagrazia Magenta, Mina Altieri e Bina Turturro) tutte iscritte alla precitata associazione.


5 agosto LA REGALATA GONFALONI PARLA BIANCOVERDE

GIOVINAZZO TV

En-plein! Nello spettacolare scenario notturno dello specchio d’acqua di Calaporto, gli equipaggi maschile e femminile dell’Associazione Vogatori Massimo Cervone di Giovinazzo hanno vinto sia il Trofeo dedicato all’indimenticabile figura di Massimo Cervone, diventato quest’anno Meeting nazionale C.S.I., sia il Trofeo dell’Adriatico e dello Jonio. In quest’ultimo caso, nella categoria femminile la vittoria è stata a pari merito con le ragazze del Palio di Taranto. 6 agosto PARTITA DEL CUORE

E’ stata molto più di un semplice incontro la partita del cuore tra le vecchie glorie locali del calcio e calcio a 5 organizzata presso il Pala Pansini di viale Aldo Moro in zona 167 per ricordare Alfredo Milella, Pinuccio Mastropasqua e Vincenzo Aniello (maestri di sport e di vita per i loro tanti allievi). Queste tre figure hanno certamente fatto breccia nei giovinazzesi. Più che giusto quindi dedicare a loro una giornata di sport e aggregazione, con un tuffo nostalgico nel passato da parte del pubblico e dei numerosi giocatori aderenti all’iniziativa...

6 agosto PRESENTAZIONE LIBRO IL MORSO DELLA MURENA

GIOVINAZZO TV

Presentazione nell’antico chiostro delle benedettine dell’Hotel St.Martin, nel centro storico, dell’ultimo libro di poesie del palesino Nicola De Matteo (delegato dell’Istituto Vittorio Emanuele II per la Città Metropolitana di Bari), intitolato Il morso della murena di FalVision Editore. Con l’autore ha dialogato la consigliera comunale Marianna Paladino per illustrare al pubblico il messaggio del libro (e cioè quello di riuscire a trasformare, grazie alla propria grande passione per l’osservazione esteriore ed interiore, la sofferenza derivante appunto dal morso della murena in opportunità di rinascita e di riappropriazione del tempo). Franco Martini, attore e docente di lettere, ha invece declamato, tra le poesie racchiuse nel libro, sei liriche. In chiusura di serata l’intervento di Agostino Picicco, giornalista, scrittore e intellettuale giovinazzese nonché punto di riferimento per i pugliesi a Milano, il quale ha invitato i presenti a seguire il messaggio lanciato dall’autore. L’incontro è stato introdotto e coordinato dal giornalista Gianluca Battista. 7 agosto CONSIGLIO COMUNALE SU TEMI SANITARI Il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità dei 15 presenti, e con alcuni emendamenti, un duplice deliberato, in virtù del quale il Sindaco Tommaso Depalma e l’Amministrazione si impegnano a comunicare al Presidente della Regione, Michele Emiliano, la richiesta di implementazione dei servizi sanitari su Giovinazzo e di individuazione di un ospedale che funga da riferimento per sei comuni del Nord barese. Data l’importanza dei temi trattati, alla seduta hanno anche partecipato: l’onorevole Francesca Galizia del MoVimento 5 Stelle; i Consiglieri regionali Antonella Laricchia (M5S), Nino Marmo (Forza Italia) e Cosimo Borracino (LeU); Nico Bavaro, segretario regionale di Sinistra Ita-


liana; il direttore del distretto socio-sanitario ambito 1 MolfettaGiovinazzo, dr. Bellapianta; la responsabile del poliambulatorio del suddetto ambito, dott.ssa Tatulli. 7-8 agosto IL BOOM DEL PANINO DELLA NONNA Le cifre della sagra del Panino della Nonna, giunta quest’anno alla 23^ edizione, parlano chiaro: quasi 20.000 presenze nei due giorni della manifestazione e ben 17.000 panini (farciti con i prodotti locali) venduti in 48 ore, oltre a 550 filoni. Non si smentisce quindi l’iniziativa organizzata nell’area mercatale da I Nipoti della Nonna, con il coinvolgimento di oltre 180 volontari. Pubblico attirato anche dalle esibizioni musicali del gruppo I Paipers nella prima serata e soprattutto della nota band Equipe 84 in quella successiva. Affollato pure il mercatino del-

PH. GIOVINAZZOVIVA

l’antiquariato e dell’artigianato. I ragazzi di LED e l’azienda Impregico s.r.l. hanno infine assicurato un preciso svolgimento della raccolta differenziata. Il ricavato della vendita andrà come sempre in beneficenza. 10-11-12 agosto 15° FESTIVAL IN…PORTO

PH. GIOVINAZZOVIVA

Grande presenza di pubblico per la 15ma edizione della manifestazione Festival in…Porto, organizzata per tre giorni consecutivi dall’Associazione Culturale Amici della musica in Piazza Vittorio Emanuele II. Si sono esibiti: nella prima serata Roberto Rossiello (alias Icaro), da molti anni apprezzato per i suoi omaggi a Renato Zero; nella seconda serata le Italian Women Tribute (band di sole donne, che hanno riarrangiato in chiave pop-rock i brani di note cantanti italiane, tra cui Mina, Loredana Bertè, Mia Martini, Patty Pravo, Fiorella Mannoia, Giorgia, Laura Pausini, Elisa, Irene Grandi e Gianna Nannini); nell’ultima serata Frankie Lovecchio and Canthina Orchestra (con un tributo a Barry White), accompagnato da un quartetto d’archi che annoverava tra i propri componenti la giovinazzese Annamaria Dangelico. GIANGAETANO TORTORA




la cronaca nera

50 MILITARI PER UNO SGOMBERO I

L BLITZ È STATO ORGANIZZATO

PER RIPRISTINARE LA LEGALITÀ IN UN’ABITAZIONE DI VIA

REDIPUGLIA

OCCUPATA DA UN

PREGIUDICATO DEL POSTO 1 AGOSTO. È iniziato tutto alle ore 09.30 del 1 agosto scorso, all’interno di un appartamento di via Redipuglia, al rione Libertà. Uno spiegamento di forze dell’ordine d’eccezione (in particolari situazioni il Tribunale può richiedere l’intervento della forza pubblica, ovvero decine di agenti di Polizia di Stato e Carabinieri in assetto antisommossa che dovranno provvedere a liberare l’appartamento): 40 uomini dei Carabinieri della Stazione di Giovinazzo, della Compagnia di Molfetta e della Polizia Locale, camionette e unità antisommossa del 10° Battaglione Carabinieri Campania di Napoli e dell’11° Battaglione Carabinieri Puglia di Bari, hanno presenziato ad uno sfratto esecutivo, prendendo possesso dell’ edificio in pochi minuti. E lo sgombero della casa occupata da un pregiudicato del posto, figlio di un noto capostipite di una famiglia di contrabbandieri, arrestato per spaccio di droga nell’operazione del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri di Bari, Blue Moon dell’8 marzo 2001, è andato avanti tutta la mattinata, senza alcun incidente. Il blitz è stato organizzato per ripristinare la legalità in quell’abitazione, confiscata dal Tribunale di Bari e destinata all’Arma dei Carabinieri come appartamento di servizio, mentre il nucleo familiare sfrattato (con minore) è stato sistemato, a titolo provvisorio, in un alloggio popolare di Giovinazzo. Sin qui la fredda cronaca, ma un interrogativo è d’obbligo. Visto che ci si lamenta e ci sono tagli continui soprattutto sulla spesa per il sociale e per la sicurezza vorremmo sapere: quanto è costato un così imponente spiegamento di forze dell’ordine? 31 luglio: UN FURTO DA 80MILA EURO SVENTATO Grazie al tempestivo intervento, i Carabinieri sono riusciti a recuperare tutta la refurtiva prima che finisse sul mercato nero. Brillante operazione da parte dei militari della Stazione di Bitonto, agli ordini del comandante Giuseppe Salierno, che nella notte tra il 28 e il 29 luglio hanno interrotto il blitz di una banda di ladri all’opera nell’azienda di logistica integrata T&M, lungo la strada provinciale 231, nello stabilimento un tempo sede dell’Europrogea. I malviventi sono entrati in azione col calare della notte e con i volti coperti da passamontagna. Alcuni movimenti sono però stati notati dal personale della vigilanza privata presente nello stabilimento, che ha dato

l’allarme. Nel giro di pochi minuti, i Carabinieri di Bitonto sono giunti sul posto insieme al personale dell’11° Reggimento di Carabinieri Puglia, di stanza a Bari e hanno fatto irruzione nei locali assaltati. Qui i militari hanno iniziato a ispezionare i capannoni adibiti a deposito di merci alimentari e le diverse celle frigorifere. È proprio all’interno di una di queste che è stata rinvenuta della merce pronta per essere caricata e 5 furgoni, 2 dei quali già carichi di prodotti, che non appartenevano all’azienda. Sono i mezzi con cui la banda aveva intenzione di “ripulire” il deposito per poi far perdere le proprie tracce. Tutta la refurtiva è stata scaricata e riconsegnata al legittimo proprietario, un imprenditore 57enne di Terlizzi. Stesso destino per i furgoni - un Iveco 35E10, un Iveco 35C e tre Fiat Daily - risultati rubati tra Molfetta, Giovinazzo, Bitonto e Monopoli negli scorsi giorni, sono stati affidati a un servizio di recupero mezzi per essere poi restituiti. 7 agosto: LA FUGA È DURATA QUASI DUE ANNI Da Catanzaro, in Calabria, dove avevano messo a segno un colpo da circa 8 milioni di euro nel caveau dell’istituto di vigilanza Sicurtransport, fino a Giovinazzo, a nord di Bari, dove sono stati beccati. Il 7 agosto, infatti, circa 70 agenti delle Squadre Mobili di Bari, Fog gia, Catanzaro e del Sevizio Centrale Operativo con il supporto dei Reparti Prevenzione Crimine e del Reparto Volo della Polizia di Stato, nell’ambito di un’attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale di Catanzaro, hanno catturato due pericolosi ricercati di 37 e 49 anni, responsabili, in concorso con altri, dell’assalto milionario al caveau di Catanzaro avvenuto il 4 dicembre 2016. Il 20 aprile scorso, a seguito di un’articolata attività d’indagine, avviata subito dopo l’assalto al caveau della Sicurtransport di Catanzaro da dove erano stati asportati circa 8 milioni di curo, le Squadre Mobili di Catanzaro e Foggia uninitamente al Servizio Centrale Operativo hanno eseguito un decreto di fermo, emesso dalla Direzione ne Distrettuale di Catanzaro, nei confronti di 7 pregiudicati appartenenti alla criminalità organizzata calabrese e cerignolana ritenuti responsabili dell’ingente furto. Alla cattura sfuggivano il 49enne, di Bitonto, e il 37enne, quest’ultimo, di Cerignola, ritenuto il capo del gruppo criminale cerignolano nonché il maggior organizzatore del colpo.


Le Squadre Mobili di Foggia, Bari e Catanzaro unitamente al Servizio Centrale Operativo hanno iniziato sin da subito un’attività investigativa volta all’individuazione dei due soggetti. Tale attività info investigativa ha consentito di individuare, nella serata di ieri, una masseria nell’agro di Giovinazzo, in località Casino della Principessa, in cui si presumeva potessero nascondersi i pericolosi ricercati e tale ragioni, d’intesa con la Procura Distrettuale di Catanza ro, è stata effettuata una perquisizione all’interno della masseria che ha consentito la cattura dei due soggetti. Nel corso dell’operazione di polizia giudiziaria i due ricercati hanno cercato di fuggire, ma tutta la masseria era cinturata da agenti di Polizia che sono riusciti a bloccare i due soggetti. Ora sono in corso approfondimenti sulla posizione del conduttore della masseria all’interno della quale sono stati trovati i due ricercati. 16 agosto: BANDA DI LADRI DI MANDORLE FUGGE VIA Non sono riusciti a portare a termine i loro propositi. Nel pomeriggio del 16 agosto, infatti, intorno alle ore 14.30, una banda di ladri di mandorle è scappata quando alla loro vista si è materializzata una pattuglia delle Guardie Campestri. I vigilantes, infatti, nell’ambito del piano di rafforzamento dei servizi di controllo del territorio rurale disposto dal presidente Leo Magarelli, udendo strani rumori si sono avvicinati ad un fondo agricolo in località Macchie delle Prugne, notando una serie di movimenti sospetti nell’appezzamento di terra. A questo punto, hanno rallentato, fermandosi ad osservare bene e scorgendo alcuni banditi all’opera, i quali, colti in flagrante, hanno reagito fuggendo. I ladri, infatti, vistisi improvvisamente scoperti, hanno dovuto ripiegare prima che arrivassero i rinforzi e fossero accerchiati, lasciando sul posto la refurtiva (pari a oltre 100 chili, restituita poi al proprietario, ndr) e fuggendo nelle campagne attigue. Non hanno fatto in tempo a rubare nulla. I ladri, che senza l’intervento degli agenti avrebbero raccolto una quantità nettamente maggiore del frutto, sono riusciti a dileguarsi, lasciando sul posto sacchi, teli e verghe. Dell’episodio sono stati avvisati gli agenti della Polizia Locale, ai quali le Guardie Campestri hanno raccontato quanto visto. Non è da escludere che in zona potesse esservi qualche altro complice, magari appostato in un’auto, che ha tagliato la corda quando ha capito che la situa-

zione stava precipitando. 17 agosto: UN GESTO DI GRANDE ONESTA’ Il portafoglio gli è volato sulla strada dalla tasca mentre guidava la sua motocicletta lungo la riviera di Ponente, nei pressi del lido Azzurro, e lui non si è accorto di nulla. Un gesto di onestà - quello avvenuto il 17 agosto - che vale la pena raccontare. Sì, perché per sua fortuna poco distante, alle sue spalle, stava arrivando in auto un giovinazzese, Roberto De Blasi, che ha visto qualcosa finire sull’asfalto, s’è fermato e lo ha raccolto. L’uomo, dopo aver trovato il portafogli gonfio di soldi, carte di credito e documenti, non ci ha pensato un minuto in più: lo ha preso e l’ha portato dritto dritto al Comando di Polizia Locale, per poter risalire al proprietario che lo aveva smarrito. Gli agenti del maggiore Mimmo Camporeale tramite i documenti di identità, hanno rintracciato l’uomo a cui è stato restituito il tutto. Il proprietario, che ha potuto tirare un sospiro di sollievo appena ha avuto modo di tornarne in possesso. non ha potuto far altro che ringraziare e lodare quel gesto di grande senso civico, mentre il giovinazzese che ha ritrovato il portafogli non ha accettato alcuna ricompensa, non ha voluto nulla in cambio. Un gesto esemplare, rimarcato anche dagli uomini del Comando di via Cappuccini: «Un gesto di grande di solidarietà, senso civico e altruismo», proprio nei giorni in onore della nostra patrona, Maria SS. di Corsignano. FONTE CARABINIERI BARI

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candidamente DI BRUNO LANDO

PARLA COME MANGI Il mondo giovinazzese di Corsignana G., da oggi collaboratrice de La Piazza Dopo l’intervista doppia con la Belen, in moltissimi si sono complimentati con la Signora Corsignana che non avendo peli sulla lingua le ha mandate a dire un po’ a tutti. Quando le abbiamo riferito di tanto successo ci ha risposto candidamente e piuttosto sorniona «E lo sapevo io, perchè la gente vuole che parli come mangi» e così a noi del giornalismo locale non resta che prenderci questa prima lezione dalla nostra nuova collaboratrice. Siamo andati a trovarla a casa sua il lunedì della Festa Patronale. Ci accoglie tutta sorridente con il suo cane che ci annusa incuriosito. C’è da dire che il quattro zampe è un po’ fuori forma, un volpino che stenta ormai a camminare. Ci scherziamo sopra. E lei? «Lui mangia quello che mangio io». Resta il dubbio se si riferisce al tipo di portate o alla quantità delle stesse. Caffè di rito e poi subito passiamo alle domande. COME TI È SEMBRATA QUESTA ESTATE GIOVINAZZESE? «Nè carne e nè pesce. Sciapita. Non che voglio criticare quelli del Comitato e nè il Sindaco ma ogni anno le stesse cose. U Gamberem, Il Panino della Nonna, i fuochi e le giostre. Quando faranno qualcosa per i giovani? Mio figlio ha detto Mà l’anno prossimo io vado alla Taranda a Lecce». «Cioè - incalza Corsignana - i ragazzi vogliono ballare, divertirsi sulle spiagge e no che fanno avanti e dietro a la Piazza a vedere a noi che ci mangiamo i lupini, che andiamo avanti e dietro vestiti bene e poi non possiamo mangiare a mezzogiorno». Il cibo è una costante nelle risposte di Corsignana ma non lo facciamo notare, piuttosto la stuzzichiamo sul fatto che Belen alla fine non è venuta neanche questo anno e che forse i 600 euro di cachet erano pochi per una soubrette così importante. Lei si infervora: «Ho saputo che è stato il Sindaco a non farla venire più perchè più di uno gli ha detto ‘Sindaco ma tu veramente?’ Io non so come è questo Sindaco certe volte ... sacc’ Cioè, cosa ha che non va? E’ bravo che sa parlare, che esce in televisione, che si arrabbia. Però non so. Quando lo vedi con la bicicletta in mezzo alla strada ti fa senso. Cioè tu un Sindaco che te ne vai in mezzo alla strada con la bicicletta. Non è che sei un ragazzo, uno qualunque. Cioè vai con la macchina». Quindi Corsignana tu saresti dalla parte di chi non rinnega l’ auto blu? «Blu, rossa nera, come vuoi ma vai con la macchina». Ci pare di capire che non hai votato questo Sindaco alla precedente tornata elettorale. «Il voto non si dice ma se vinceva quello che piaceva a me mo stavano tutti in galera, che quello già ne ha arrestati tanti e basta. Però se tu puoi arrestare allora io non ti voto, così ragionano qua».

ILLUSTRAZIONE GRAFICA

GIOVANNI PARA TO

CONTRO LA DECISIONE DEL SINDACO DI TOGLIERE IL CROCIFISSO DALLE SCUOLE. CORSIGNANA G.: «Non mando più mio figlio a scuola e come me tantissime mamme». Stiamo per chiudere questa nostra intervista. Vuoi farlo tu con un tuo pensiero? «Ho saputo che a settembre vogliono togliere i crocifissi da tutte le aule delle scuole di Giovinazzo perchè uno, che è italiano però, ha detto che dobbiamo rispettare gli altri che non credono al Crocifisso. Io mo’ lo dico e poi vedi che mantengo la promessa. Non mando più mio figlio a scuola e come me tantissime mamme che abbiamo parlato e siamo tutti d’accordo. Allora dico al Sindaco se fai vincere questa cosa che ci devono togliere il Crocifisso, che non possiamo fare il presepe e tutte le cose nostre perchè hai speso tanti soldi ai fuochi della Madonna e non gli hai dati a quelli che non possono mangiare?». Riservandoci di verificare la notizia sulla rimozione dei crocifissi dalle aule delle nostre scuole, auguriamo a Corsignana ed a voi tutti un felice fine estate giovinazzese. FAKE NEWS A CURA DELLA REDAZIONE BRUNO LANDO


l intervista intervista di Alessandra Tomarchio l

IL PASCIA’ DELLE POLEMICHE Sdraio e ombrelloni on the beach per dare ristoro ai consumatori di food & beverage. Si puo’ fare? Parla il titolare Emanuele Caldarulo

Nel 2003, 15 anni fa, è iniziata questa grande avventura ma come è nata l’idea? È già nel lontano 2003 che è nato il Pascià Beach Bar, ma è il frutto di una lunga esperienza precedente: ho infatti iniziato a lavorare come P.R. all’età di 15 anni e poi, maturata ormai una certa esperienza, dal 2000 ho iniziato a lavorare autonomamente. È in questo lungo percorso che ho potuto comprendere che le attività legate al “mondo della notte” non sono certo attività commerciali come le altre del settore, ma richiedono soprattutto, e principalmente, spiccate capacità di relazione. Io e mio

fratello ci rendemmo conto che a quel tempo venivano chiamati chiringuitos chioschi e chioschetti adibiti, in realtà, alla vendita di street food o bevande commerciali. Mancava del tutto l’idea del chiringuito per come doveva essere e lo intendevamo noi, cioè un posto che offre esclusivamente drink con Dj set e musica di qualità, ed in cui tutto si svolge con un adeguato servizio di sicurezza. Questa è stata la novità che abbiamo voluto portare, una novità per Giovinazzo ma non solo, perché si trattava di un fenomeno che non aveva ancora preso piede in un territorio ben più ampio e invece più o

meno basato sul modello di successo di pochissime mete di elezione. Nei fatti sei stato dunque un vero pioniere. Ti senti tale? Questo giudizio non spetta a me. Tutto ciò che è stato fatto, lo si è fatto spontaneamente, con la consapevolezza che se vuoi creare qualcosa, devi offrire ciò che ancora non c’è e la gente cerca, non la copia di ciò che già esiste. Innovando si cresce, emulando gli altri non si va da nessuna parte. Parliamo un po’ dell’ultima novità, cioè questa “lounge beach” Questa nuova realizzazione rappresenta il coronamento del progetto iniziale ed è il risultato di anni di costruzione e, comunque, non è ancora il progetto finale che sarà invece realizzato il prossimo anno. Benché anche fruibile di giorno, è stata prevalentemente concepita come l’offerta di un posto funzionale agli eventi serali, trattandosi infatti di una lounge beach come cominciano ad esistere un po’ dappertutto nelle località di mare. In pratica, il luogo ideale per clienti che preferiscono stare in una zona meno caotica, con un minimo di comodità, e con un volume di musica non troppo alto per godersi tranquillamente i vari eventi e il panorama. Punti di forza di questo posto La totale professionalità anzitutto, la capacità di offrire il miglior servizio, ovviamente nei limiti possibili per un chiringuito, senza favoritismi o differenze di alcun genere. C’è poi l’impegno, da parte di chi si occupa della gestione, di cercare di offrire servizi ed eventi capaci di attirare sempre maggiori visitatori e, credetemi, questo è un qualcosa che di certo non si può improvvisare dall’oggi al domani. Bisogna infatti anche saper scindere un movimento fine a se stesso dalla gestione professionale di un esercizio anche nel lungo termine. È abbastanza facile oggi, specialmente grazie al mondo social, rendere virale un evento, il difficile è saperne però ripetere regolarmente il successo. E qui entra in gioco la capacità di saper intercettare la giusta domanda, cercando di offrire sempre qualcosa di nuovo.


Ormai il chiringuito è una realtà più che affermata ovunque, anche e soprattutto nelle mete più cool, credi che la realtà a Giovinazzo si discosti dalle altre? Se vogliamo oggi ormai non ci sono più grandi differenze, però posso dire che riusciamo in qualche modo a distinguerci proprio perché con ostinazione non ci siamo mai snaturati né ripetuti. Mi spiego: molti chiringuitos anche in Salento o in altre zone, alla fine si sono un po’ convertiti divenendo chioschi – bar di giorno e continuando comunque a proporre eventi serali; noi invece siamo sempre fedeli al modello originale: solo drink, aperitivi e dj set. Questa scelta è molto apprezzata, soprattutto da una clientela particolare che è quella che finisce per affollare questo posto già a maggio. I mesi di maggio e giugno sono infatti dedicati ad eventi veramente ricercati e sono una vera peculiarità. Ovviamente in piena estate il calendario delle serate si amplia parecchio e si propone anche un tipo di musica diverso per abbracciare pure un altro target di clientela, ma ribadisco la vera natura di questo posto non cambierà mai. Target e clientela del Pascia beach bar La clientela annovera certamente alcuni aficionados giovinazzesi, ma per la maggior parte è tutta gente proveniente da Bari e provincia. Il target è vario, visto che abbiamo un’offerta decisamente diversificata. Certo gli eventi più ricercati di cui si faceva men-

zione prima, quelli che rendono questo un vero posto di tendenza, sono i dj set domenicali al tramonto nel periodo di maggio- giugno, quando in calendario sono presenti nomi anche molto noti. In sostanza in questi primi mesi Giovinazzo diventa punto di riferimento per quella clientela che poi si riversa in estate in altre mete di tendenza a partire dal Salento; parliamo quindi di veri amanti delle mode, se non in qualche caso di avanguardie con capacità di muoversi a 360° . Diverso il discorso di quando si entra in piena stagione, quando il pubblico si amplia e, di conseguenza, anche i nostri eventi devono diversificarsi. Da guru degli eventi sunset e post sapresti spiegare come è cambiata l’arte della summer leisure in questi 15 anni? In questi 15 anni si è introdotto un modo di vivere l’estate diverso dal passato e sono stati proprio i nuovi format, soprattutto legati alla irripetibile suggestione del tramonto, che nel tempo si sono affermati a costituire la vera novità. La nuova tendenza che si è imposta tra il “popolo della notte” è ora quella di destinare la domenica alla spiaggia e concludere poi con il sunset. I più giovani non percepiscono tutti questa differenza, ma chi ha qualche anno in più ha la piena percezione del cambiamento e lo ha gradito molto. Quali sono stati gli eventi di maggiore successo di questa estate?

Da sempre gli eventi legati appunto al sunset, ed in particolare il grande successo riscosso dal concerto di piano al tramonto sulla spiaggia, tanto da indurci a riproporlo per tutte le domeniche di agosto, naturalmente con alcune varianti. Sei comunque da molti anni una specie di personaggio pubblico e, se vogliamo, molto discusso. Secondo te quali sono i motivi di tanta attenzione? Ignoro i motivi di questa attenzione. Ma io bado soprattutto a percorrere la mia strada che è ancora abbastanza lunga. Tre parole per descriverti Non saprei né sto a pensarci, anche perché io agisco sempre con naturalezza. Altri progetti per il futuro? C’è un grosso progetto in cantiere, ma questa volta sarà fuori Giovinazzo e sarà reso noto la prossima estate. Un messaggio per i lettori giovinazzesi o per qualcuno in particolare? Nessuno in particolare se non: badate ai fatti! Piuttosto vorrei approfittare per fare un ringraziamento a tutti quelli che, a qualsiasi titolo, sono stati parte integrante di questa lunga avventura: dal guardiano notturno ai barman, dai promoters fino ai djs, non dimenticando tecnici, amministratori, montatori e i fornitori tutti.. amici e clienti!

ALESSANDRA TOMARCHIO


storia

nostra

DI

DIEGO DE CEGLIA

SUCCESSE NEL SETTEMBRE DEL 1896

QUANDO VENNERO ALLA LUCE I RESTI DELLA CHIESA IN PIAZZA SAN SALVATORE Sono trascorsi 32 anni da quando l’ing. Ezio De Cillis pubblicò sul numero di dicembre 1986 del mensile Il Nuovo Tocco del Bombaun due disegni dell’antica chiesa di S. Salvatore che sorgeva nell’attuale omonima piazza. I due disegni, facenti parte dell’archivio privato della famiglia Messere, sono privi di una relazione tecnica. Presso l’Archivio della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bari, si conserva invece tutto il carteggio prodotto tra il 1896 ed il 1897 dall’architetto Ettore Bernich, al momento del rinvenimento delle tracce di quella chiesa, privo però dei disegni nello stesso menzionati. La scoperta del carteggio è stata causale in quanto non è citato nell’inventario della Sovrintendenza ma è erroneamente inserito nel coevo fascicolo relativo ai lavori eseguiti in Cattedrale. Un’attenta lettura dei documenti rinvenuti fa escludere che i disegni mancanti possano essere quelli posseduti dai signori Messere. UN ALTRO CONTRIBUTO DI ETTORE BERNICH Di Ettore Bernich (1850-1914), grande estimatore della storia dell’arte e dell’architettura, abbiamo già trattato nell’opuscolo “1896-1897. Ettore Bernich: progetti per un’edicola”, edito nel 2015 e relativo all’edicola della Madonna di Corsignano ideata dallo stesso architetto. Di origini romane, Bernich a fine Ottocento si trasferì a Napoli per lavorare presso l’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti delle Province Meridionali; dal 1894 al 1899 gli fu affidata la sede distaccata di Bari dello stesso ufficio e fece della Puglia quasi una patria d’adozione stabilendovi in quegli anni la sua dimora abituale. Esaltando le bellezze artistiche di questa terra, da quegli anni si impose, in qualità di funzionario del Ministero della Pubblica Istruzione, non solo come progettista ma soprattutto come restauratore di monumenti pubblici; lavorò anche per la committenza privata. In ogni località Bernich frequentò

archivi e biblioteche, alla ricerca di riscontri documentari, come testimonia anche il carteggio da noi rinvenuto che è arricchito di riferimenti bibliografici e documentari della storia di Giovinazzo. Grazie all’impegno del Bernich, pioniere nel campo del restauro architettonico in Puglia, la nostra regione è stata scoperta come grandioso giacimento di architettura e arte medioevale. Il recente rinvenimento da parte di chi scrive della relazione tecnica del Bernich, consente di rettificare alcune date riportate nell’articolo apparso nel 1986 sul Nuovo tocco del bombaun, e di arricchirlo di particolari inediti. LA STORIA E’ NEL SOTTOSUOLO Cogliamo l’occasione per ricordare che nella zona attigua al sito in cui sorgeva l’antica chiesa di S. Salvatore, qualche anno addietro, in occasione della ripavimentazione del lungomare di Levante,sono venuti alla luce altri particolari archeologici, che gli enti preposti hanno ritenuto opportuno occultare. Ci auguriamo che la relazione stilata dall’archeologo Gabriele Sorannain quest’ultima circostanza, sia adeguatamente valorizzata e non cada nell’oblio come quella del Bernich, rinvenuta solo casualmente. Pare altresì opportuno evidenziare che non è stato possibile integrare le notizie della corrispondenza del Bernich, con quanto dovrebbe essere conservato presso l’Archivio Storico del Comune, poiché la richiesta di consultazione presentata da chi scrive a marzo 2018, ad oggi non è stata evasa. Così si apre una lettera datata «Napoli 15 settembre 1896» ed indirizzata a Bernich: «Giorni sono eseguendosi degli scavi in Giovinazzo in prossimità del mare, e propriamente in via del Fosso, per la costruzione di un muro, si rinvenne una antica costruzione sotterranea in buonissime condizioni e sulla quale la S.V. per quant’è a conoscenza di questo Ufficio, ha espresso il suo giudizio». Con tale missiva l’ufficio napoletano per la Conservazione dei Monumenti, invitava Bernich ad esprimersi «intorno alla importanza dell’opera venuta a luce, al suo stato di conservazione, alla utilità della sua conservazione e nell’affermativa, quali pratiche abbia fatto per la sospensione delle nuove opere, nel caso queste potessero arrecare danno al monumento». L’architetto veniva invitato anche a corredare «la sua relazione con uno


schizzo … tracciato sopra carta diversa da quella della relazione». Tempestivamente, il 19 settembre, così scriveva Bernich: «Rispondo immediatamente alla sua urgente del 15 settembre, che fin dall’8 corrente, avendo saputo che in Giovinazzo si era scoperta una cripta in via del Fosso, mi portai sul luogo accompagnato dall’onorevole sig. Sindaco e trovai che praticatosi uno scavo presso le mura urbane che danno sul mare, s’era rinvenuta una piccola cripta con scale laterali per accedervi e con piccola abside il tutto mancante di volta. Dall’esame che feci sommariamente allora, ho creduto che appartenesse ad una soprastante chiesa di remota epoca che non potei precisare: forse bizantina, poiché poche invisibili pitture sulle muraglie si vedono ancora che ricordano quella maniera e anche un architrave frammentario dove sono scolpite tre croci alla greca. All’esterno il muro è tutto rivestito di conci benissimo squadrati. Lo scavo fu fatto finora a spese del cav. Messere appassionato cultore dell’arte antica, il quale promise che l’avrebbe proseguito con le debite precauzioni verso il fronte dove si suppone che era la chiesa soprastante. Intanto io mi presi sul taccuino le misure principali. Il giorno 18 vi tornai e venne scoperto il luogo ov’era l’unica navata della chiesa, e ora si va scoprendo dove si suppone fosse il nartece o piccolo portico. Procurerò colla massima sollecitudine di farne un esatto rilievo ed una dettagliata relazione di cui ora mi sto occupando da qualche giorno prendendo le notizie dall’archivio municipale ed in quello della Cattedrale e su alcuni antichi diaristi che scrissero sulle cose di Giovinazzo». DESCRIZIONE DELL’ANTICA CHIESA DEL SALVATORE Il 30 gennaio 1897 il Bernich fece pervenire allo stesso ufficio napoletano la sua dettagliata relazione, che di seguito si trascrive, corredata di una pianta con «in margine del rilievo… la legenda delle parti caratteristiche, nonché la topografia del luogo»; tale disegno manca nel carteggio oggi rinvenuto. «Questa piccola chiesa è sita presso le antiche mura urbane vicino il mare, tra la via del Fosso, e l’attuale largo Saletta, sembra che sia l’antica chiesa del Salvatore e ciò si ricava anche dagli atti (anno 1552) di Mons. Briziani, citati nelle “Istorie della città di Giovinazzo” pubblicate dal can.co Marziani nel 1878; il quale parlando della chiesa d’Ogni Santo dice: “Sita proprio sul mare, in mezzo alle mura, verso levante, fra San Giovanni delle Monache e la chiesa del Salvatore”. Essa trovasi precisamente nella località indicata, non solo ma lo affermano anche le cronache locali. Risulta che la chiesuola fu da molto tempo profanata e poi del tutto abbandonata; e quando si riordinò il piano stradale delle vie che la circondavano allora, la parte inferiore ne restò interrata. La sua edificazione, secondo indagini fatte rimonterebbe all’epoca bizantina; da ciò che ne resta apparisce che è costruita in pietra calcarea forte all’esterno a parallelopipedo ed all’interno le muraglie erano intonacate ed adorne di pitture di cui trovai pallide tracce. Il piccolo tempio, come l’Ill.ma V.S. scorgerà dall’unita pianta, era ad una sola navata, di forma rettangolare divisa in tre parti; nella prima, sul prospetto vi era una specie di vestibolo o nartece (A) a destra e sinistra di questo si sono

trovati due piccoli ossari (FF) nel vano della porta (P) resta ancora la soglia, ed al piede vi ho trovato frantumato l’architrave di questa, sulla fronte del quale vi sono scolpite ad incavo tre piccole croci greche, ciò dimostra chiaramente che il tempio è di origine bizantina. La navata (B) era certo ricoperta da volta a crocera, e forse con cupola, poiché ancora vi sono i quattro pilastri dove spiccavano i peducci. Si osservano alle pareti di destra e sinistra delle banchine in muratura che evidentemente erano dei sedili (dd); notevole quello a destra, entrando, che ha la fronte centinata. Nel sito segnato (O) vi era certo l’altare di cui però non restano che avanzi di gradini. A destra vi è una piccola scaletta (S) che mena ad una specie di cripta (G) questa doveva avere anche l’altra scala a sinistra, ma di cui non resta traccia. Il luogo prendeva luce da una piccola finestrina aperta sull’asse dell’abside nella quale, all’interno si scorge ancora una specie di mensa, forse di altro altare (M). Questa piccola chiesa era orientata, secondo l’antico rito, da ponente a levante. Dalla soglia della porta all’abside vi è un dislivello di circa m. 1,50 poiché il terreno scende rapidamente verso il mare; da ciò ne consegue che la cripta resta in parte scoverta da questa differenza di piano, prendendo luce direttamente dall’esterno, da quella piccola finestra sull’abside». Nella relazione il Bernich trascrive alcuni passidelle Cronache di Bisanzio Lupis relativi a questa chiesa avanzando poi l’ipotesi che «la splendida tavola del Salvatore egregiamente dipinta alla maniera bizantina che trovasi ora nell’abside della Cattedrale di Giovinazzo, sia appartenuta a questa vetusta chiesuola. Quadro che certo non fu fatto all’epoca dell’origine di questa piccola chiesa, ma in tempi posteriori e forse nel XV secolo». La relazione si conclude precisando che «i lavori furono come già riferii eseguiti a spese del Cav. Messere, ma ora sono stati interrotti perché gli scavi non si rendessero deposito d’immondizie e di acque stagnanti. Se quest’ufficio poi credesse opportuno di disporre diversamente non farò che eseguire gli ordini, però ritengo che nuovi scavi non approderebbero a nulla a favore dell’arte e della storia». DIEGO DE CEGLIA



LA FEME DE FEMMENE di Vincenzo Depalma

Sergio, l’amicone – direttore mi deve scusare, ma questa volta voglio fare un pezzo degno di nu vastasidde. Se non se la sente di fare figuracce, lo autorizzo a non pubblicarlo. Urge questa volta mettere le lancette indietro del tempo, molto indietro. Settant’anni e forse più, quando ero ragazzo, quando la fame era nell’aria. Io direi che la fame aveva due età: il periodo bellico e quello post-bellico quando c’era davvero scarsità di cibo. Farina, pane, pasta, zucchero erano generi alimentari razionati che potevi acquistare solo con la misura della tessera. La fame è il ricordo più amaro della nostra crescita, ci ricorda le rinunce della mamma e la loro falsa inappetenza per dare da mangiare ai propri ragazzi. C’era un altro tipo di fame, più piacevole che faceva dimenticare la fame vera. Era la feme de femmene! Le ragazze erano tenute sotto stretta sorveglianza. Le rare volte che si affacciavano al di là del portone di casa, lo facevano con la scorta armata dei genitori, di fratudde e de sasore. I vestiti delle nonne e delle mamme arrevavene a le pite e quelli delle ragazze a metà gamba, sotto il ginocchio e anche d’estate li calzitte erano di rigore. Per vedere nu stuzze de carne de le gamme dovevi recitare non so quanti rosari e invocare l’amico maestrale (accome u chieme u colonelle Laricchia o telegiornale) per sperare che qualche maliziosa folata di vento facesse sollevare la gonna e sperare ca la molle che reggeva le calze cadesse mentre tu eri baciato dalla fortuna di stare vicino al portone nel quale si ricoverava di corsa la pudica ragazza pe’ sistemasse la molle sope o scinucchie. O capitava di essere fortunato quando passavi sotto il balcone mentre la ragazza era intenta a pigghiè le robbe da spanne da jnze o canistre per apprezzare nu belle stuzze de gamme. Il piano superiore era off limits e l’accollatura tenaive sembe la fermedde appendete. Inutile sperare in qualche festa da ballo in occasione di qualche matrimonio in famiglia. La picciuedde come voleva il regolamento non la potevi nemmeno stringere perché ballava cu sippunde, ovvero con la mano che ti respingeva dal suo petto mentre papà e mamma ti sorvegliavano. MO’ LE TIMBE HANNE CANGETE. La gara è tra chi fesce avvidaje de chieu. Minigonne che fascine avvedaje il mondo sommerso. Pantaloncini che lasciano parte del mappamondo ed emisfero australe fuori fino al punto che quann s’inclinine veite do belle pallotte. L’amara constatazione che ora faccio è quella di esser nato in un’epoca sbagliata per i

IERI ED OGGI. Mo’ la gara è tra ci fesce avvidaje de chieu! (Ph. archivio G. Parato)

miei gusti. Mo’ ce’ agghia fe’ de tutte chessa grazie de Deje! Per digerire tutto questa abbondanza non è sufficiente un litro di Gaviscon al giorno. Da quanto raccontato, vi sembro un perbenista? Però non vi nascondo che ho provato un certo sconcerto nel vedere questa gara delle proprie grazie da parte delle fanciulle, che se lo fanno è perché vedono le ragazze più grandi. Ma mo’ a gare stonne peure le femmine spesete. Vestiti trasparenti che in controluce fanno intravedere la forma ed il colore dell’intimo. Spacchi vertiginosi di vestiti lunghi e mini mini gonne. Uno spettacolo nello spettacolo. Senza fare più zupping col telecomando della tv. Hanne cangete le timbe! L’altra domenica ho potuto convincermi che questo cambiamento è avvenuto anche in

chiesa, durante la raccolta delle offerte. Pantaloncini rigidamente osè, conficcati nell’intimo della fortuna di donna, due fanciulle (una di queste aveva pure un generoso decolletè) mi hanno imbarazzato quando ho lasciato cascare la mia moneta in euro nel cestino. Avrei preferito metterla tra le due colline in fiore. Il dubbio ancora mi arrovella il cervello. A proposito di tutti questi cambi, una domanda nasce spontanea: a le femine ngi convine? Mentre noi quando eravamo ragazzi avevamo perenne fame di donne, le uagneune de mo’ stonne tute de chepe jnze o smartphone. Sono finiti i tempi del corteggiamento e delle serenate. Sono finiti i tempi di li uagneune ca scevene come all’allanghete pe godesse nu stuzze de gamme!

LA FOTO DEL MESE Tutti pubblicano tutto all’indomani dei tragici fatti di Genova. E lo facciamo anche noi facendo i dovuti scongiuri! foto Giovanni Parato





LA MAMMA DI TUTTI I BAMBINI Suor Maria Corsignana dell’Istituto

il ricordo

DON BENEDETTO FIORENTINO

delle Suore Missionarie dell’Oratorio Suor Maria Corsignana Palmiotto nasce a Giovinazzo il 19 ottobre 1918. Emette la sua professione religiosa la seconda domenica di ottobre 1936 e si consacra il 25 marzo 1954 al servizio del Signore nell’Istituto delle Suore Missionarie dell’Oratorio di diritto diocesano. Vari i servizi nei quali è stata missionaria. Maestra nell’asilo dell’Istituto: di lei parlano i bambini del tempo ricordandola quale maestra affettuosa, dolce, preparata, attenta alle necessità di ciascun bambino.. MAESTRA DI RICAMO. Per le tante ragazze della città desiderose di ‘ricamarsi il corredo’, le sue mani hanno arricchito l’arredo sacro della loro chiesa. Oggi si possono ammirare alcuni dei suoi manufatti che abbelliscono l’altare. Cuoca per oltre dieci anni, con suor Maria del Bene, presso il seminario diocesano in Molfetta. Impiegate in forma gratuita al servizio di uomini di Chiesa, si alzavano all’alba per preparare la colazione e andavano a dormire una volta che la cena era stata servita, dopo aver cenato in cucina e riordinato il tutto. In questo tipo di ‘servizio’ le suore non avevano un orario preciso e regolamentato, come i laici. Le fu imposto di lasciare il lavoro nel 1998. Si è spenta serenamente offrendo la sua vita per la Chiesa la mattina del 4 agosto mentre in chiesa si iniziava la celebrazione della santa messa.

COSÌ CE LA RICORDA SUOR CORSIGNANA BAVARO, OGGI SUPERIORA. «Carissima sr. Maria, oggi è un giorno meraviglioso per te. E’ il giorno dell’incontro con il tuo amatissimo sposo, tanto amato date! Hai consumato la vita per lui donandola agli altri. Il tuo sguardo verso Dio è lo sguardo che hai volto a tutto il mondo intero ma soprattutto ai piccoli e al dovere della vita che puntualmente ti chiamava ogni giorno. La frase era sempre la stessa: “Dobbiamo essere gioiosi andando a letto con i piedi stanchi”, frase ripetuta sempre, come dicevi tu, tramandata dall’ anziano prete don Luigi parroco di san Domenico. Non dobbiamo essere mai in ozio perché’ l’ozio è padrone dei vizi, infatti per te, fino a 97/98 anni, la tua gioia e la tua contentezza erano nel lavoro. Pensare che volevi ancora cucire. La tua vita l’hai trascorsa sempre fra la gente, hai insegnato tanto e hai dato tanto. Hai avuto tanto coraggio e hai rafforzato i nostri cuori ma soprattutto il mio cuore. Mi hai voluta tanto bene reciproco .... Per me sei stata una mamma nel vero senso della parola, mi hai sempre protetta, avevi un cuore d’oro come le tue dolci mani. Non ti dimenticherò mai, sarai sempre nelmio pensiero e nel mio cuore.Il Signore ti ha dato tanta forza e penso chela daràanche a me che ora con la tua perditasono rimasta veramente orfana, sola senzanessuno.Non immaginavo che io dovevo seppelliretutte voi, il Signore mi ha riservato uncompito grandissimo,vi ho custodite come lapupilla del miei occhi, non mi sento in colpaperché’credo che passo per passo sono stataaccanto a voi e ho fattotutto quello cheèstato necessario per la gloria di Dio. Ho imparato tante cose, suor Maria devo ringraziarti perché da te ho imparato ad amare il prossimo e ringrazio Dio se ho un cuore che non si esaurisce mai per poter continuare ad amare chi è intorno a me e chi è lontano. Hai servito con amore il seminario vescovile. Suor Maria, Gesù ti aspetta a braccia aperte in paradiso e pensaci tu per me, come hai fatto da sempre, la tua preoccupazione per me è stata viva, operante, per te sono stata da sempre la tua prediletta, gioivi per la mia intelligenza e in questi ultimi giorni mi cercavi sempre quando mangiavi ed io non ero presente, pensavi sempre a conservarmi qualcosa: sono piccoli gesti ma per me e davanti a Dio sono grandi, immensi, non paragonabili a nessuno. Abbiamo vissuto una vita bellissima insieme, una vita indimenticabile secondo il cuore di Dio. Ringrazio il Signore che ce l’ha fatta godere per 102 anni, fra pochi giorni e precisamente il 19 p.v. Riposa in pace e prega per me quando sarai nel regno dei beati. Devo ringraziare molto il vescovo don Domenico che ha dato una svolta

a questo istituto perché, essendo rimasta sola,con tutti gli acciacchi, veramente mi sentivo abbandonata, ma dal primo giorno che ho visto Marialuigia, pur non avendola mai conosciuta, ho sentito un palpito d’amore. Un ringraziamento va al vicario generale don Raffaele Tatulli che ha presieduto la celebrazione e al clero presente, i collaboratori e tutti coloro che hanno partecipato al rito funebre. Grazie». SUOR CORSIGNANA BAVARO







IL REATO DI DIFFAMAZIONE ANCHE MEDIANTE SOCIAL NETWORK Insultare il sindaco, l’onorevole o anche Mattarella su Facebook da oggi può costarvi caro. Si rischiano soldi, lavoro, perfino la reclusione. Vediamo perchè. L’art. 595 comma terzo cod. pen. punisce ogni “offesa recata col mezzo della stampa o qualsiasi altro mezzo di pubblicità…”; rientrano, quindi, nella previsione della norma anche altre forme di offesa come quelle realizzate attraverso Internet o altri mezzi di comunicazione. Analizziamo intanto i requisiti del reato di diffamazione, ricordiamo nel nostro caso, contemplata dal comma 3° del citato articolo: · assenza dell’offeso (se è presente sussisterà il reato di ingiuria, oramai abrogato, sebbene penda una questione di costituzionalità) · offesa all’altrui reputazione · La persona diffamata non deve essere necessariamente indicata nominativamente ma tuttavia deve essere individuabile agevolmente e con certezza. In sostanza è sufficiente che l’offeso possa essere individuato per esclusione, o in via deduttiva. · comunicazione a più persone. Non sussiste quindi il reato di diffamazione nella lesione della reputazione comunicata ad una persona solamente, pur potendo essere ciò sufficiente per richiedere il risarcimento del danno in via civile. Con riguardo alla diffamazione a mezzo Internet la sussistenza della comunicazione a più persone si presume nel momento stesso in cui il messaggio offensivo viene inserito su un sito Internet che, per sua natura, è destinato ad essere visitato da un numero indeterminato di persone in breve tempo La tutela dei beni quali l’onore e la reputazione, tuttavia, va contemperata con una delle libertà fondamentali dell’individuo, costituzionalmente garantita dall’art. 21, ovvero la libertà di manifestazione del pensiero. Osserviamo, ora, brevemente alcune considerazioni in merito al diritto di critica, che più ci interessa rispetto al diritto di cronaca che, invero attiene alla sfera del reato previsto e punito dalla diffamazione a mezzo stampa che vede la propria previsione nell’art. 596 bis c.p. nella legge 47/48. Per descrivere tale diritto, che viene dedotto come esimente al reato di diffamazione, giova riportare un principio oramai consolidato della Suprema Corte, secondo cui l’esercizio del diritto di critica richiede la verità del fatto attribuito e assunto a presupposto delle espressioni criticate, in quanto non può essere consentito attribuire ad un soggetto specifici comportamenti mai tenuti o espressioni mai pronunciate. D’altra parte, per invocare la scriminante dell’esercizio del diritto di critica, non ci si può limitare alla mera allegazione dell’esistenza del fatto che si intende criticare. Deve, infatti, ritenersi che come l’imputato che invochi il diritto di cronaca ha l’onere di provare la verità della notizia riportata o quantomeno offrire la prova della cura posta negli accertamenti svolti per vincere dubbi ed incertezze prospettabili in ordine alla verità della notizia altrettanto, con riferimento all’esercizio del diritto di critica, l’agente è onerato di indicare e fornire tutti gli elementi comprovanti la dedotta causa di giustificazione al fine di porre il giudice in condizione di valutare seriamente la fondatezza di tale argomento difensivo. Con una sentenza molto recente, la Suprema Corte si è anche interessata ed espressa in ordine al cd diritto di

visto da DALL’AVVOCATO FRANCESCO MASTRO*

“critica politica”, che, sebbene riguardante un fatto occorso con la pubblicazione di manifesti elettorali, ben può essere assimilato alla previsione codicistica di cui al comma 3°. Tale esimente è stata affermata nel caso in cui un politico veniva appellato “falso, bugiardo ed ipocrita”. Inizialmente il Tribunale, sottolineando il carattere personale delle offese, non aveva considerato la configurabilità del diritto di critica politica. La Cassazione, però, ha escluso ogni intento denigratorio, sostenendo che il tutto può essere considerato come una mossa esclusivamente politica atta a smascherare le bugie dell’avversario. In conclusione, va rilevato che, anche in assenza di una specifica previsione normativa del mezzo pubblicitario costituito dai social networks, la giurisprudenza di legittimità ha oramai da anni regolato il comportamento da assumere sui social per non incorrere nel reato di diffamazione potendo esprimere un legittimo diritto di critica, anche e, soprattutto, utile alla comunità. Si consiglia, vivamente, dunque, di non usare mai parole espressamente offensive, in cui più che il rilievo di una verità che va raccontata completamente, emerga chiaramente una volontà lesiva tipizzata da un linguaggio avulso dalla realtà e dai cui, invece, traspare semplice e sanzionabile livore. Attenti, quindi, perché i giudici hanno già iniziato da tempo a condannare chi usa i social per offendere e non per divulgare notizie vere ed utili a tutti.

*PENALISTA, CASSAZIONISTA, DOCENTE UNIVERSITARIO DI DIRITTO PROCESSUALE PENALE, RESPONSABILE REGIONALE PUGLIESE DELLA UNITÀ DI PREVENZIONE E ANALISI CRIMINOLOGICA, CON STUDI IN GIOVINAZZO ALLA VIA A. GIOIA, 20, A BARI IN VIA MELO, 185 E ROMA IN PIAZZA CAVOUR, 17.


gamberemo

DI

SERGIO PISANI

GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI Dal Vangelo secondo Matteo: «Gli ultimi saranno i primi». Quest’anno vi racconteremo il Gamberemo con la parabola degli operai nella vigna che sembra essere sempre più la regola non scritta nel ciclismo, nel Festival di Sanremo e… nel Gamberemo. Gli operai nella vigna sono i corridori del Rione della Concattedrale che per un quarto di secolo non avevano mai sentito profumo di vittoria. Poi negli ultimi tre anni hanno calato il tris. Benvenuta Concattedrale, nuovo tempio della vittoria. E della fede? Beh su quest’ultima virtù teologale non ci permettiamo di scherzare. Sulla parabola della fede sportiva invece sì, ci sono dubbi che vanno risolti. Il racconto della fredda cronaca della gara lo lasciamo alla penna dei social, di Giovinazzolive e di Giovinazzoviva. La parabola della fede sportiva invece a noi de La Piazza che abbiamo sempre poca fede e che puntiamo sempre l’indice sui più forti, sui peccatori, sui pubblicani, sulle prostitute. Beati gli ultimi perchè saranno i primi. Non è un linguaggio molto com-

plicato, sofisticato, rivolto in genere ai discepoli, ma anche ai non addetti ai lavori. Il problema non è ora, ma fra qualche anno perché molti primi ora, saranno ultimi domani. Se il tempo non inganna, fra 5 anni la Concattedrale calerà il filotto e diventerà il tempio della vittoria perché avrà fatto meglio della Juve di Conte ed Allegri (quella rimarrà sempre prima?) ma non meglio dei sette Tour de France revocati a Lance Armstrong (la più grande truffa della storia sportiva), ma non molto meglio della Juve di Moggi, non meglio delle SERGIO PISANI sette formelle del Gamberemo della parrocchia di S. Agostino che non vince da 11 anni. Gesù non ha inventato a caso il genere delle parabole perché aveva già capito che La vita spericola di Vasco Rossi, ultima a Sanremo, avrebbe rivoluzionato la canzone italiana, avrebbe celebrato in terra il Leicester, squadra operaia campione d’Inghilterra, e la Concattedrale di Giovinazzo, tempio della fede sportiva dove ogni sogno può diventare vero. SERGIO PISANI

SERGIO PISANI




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