LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2018

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All’interno

Modella: Lisanna Maggialetti




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Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba) Edito da ass. La Piazza di Giovinazzo Iscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996 Telefono e Fax 080/3947872 Part. IVA 07629650727 E_MAIL:lapiazzadigiovinazzo@libero.it

MICIA E LE GUERRE STELLARI

A

CURA DEL

DR ANTONELLO

TARANTO *

FONDATORE Sergio Pisani PRESIDENTE: Sergio Pisani DIRETTORE EDITORIALE: Raffaella M.B.Direnzo DIRETTORE RESPONSABILE Sergio Pisani REDAZIONE Damiano de Ceglia - Agostino Picicco Donata Guastadisegni - Giovanni Parato Vincenzo Depalma - Onofrio Altomare Porzia Mezzina - Mimmo Ungaro Enrico Tedeschi - Giangaetano Tortora Alessandra Tomarchio - Gianni Falagario CORRISPONDENTI DALL’ESTERO Rocco Stellacci (New York) Giuseppe Illuzzi (Sydney) Grafica pubblicitaria: Rovescio Grafica Responsabile marketing & pubblicità: Roberto Russo tel. 347/574.38.73 Sergio Pisani tel. 080/3947872

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IT15U0760104000001037612288 La collaborazione é aperta a tutti. La redazione si riserva la facoltà di condensare o modificare secondo le esigenze gli scritti senza alterarne il pensiero. FINITO DI STAMPARE IL 25.10..2018

Cara Micia, anche nel tuo mestiere si fanno i conti con tante forze che scendono in campo. I buoni accanto a te sono i pastori che allevano e proteggono le pecore. I cattivi sono i lupi e i ladri di bestiame. Fra elementi buoni ed elementi cattivi c’è un’incessante guerra. La bontà e la cattiveria, poi, non stanno mai ferme. Si inseguono continuamente, si scambiano i ruoli e ci obbligano a stare costantemente all’erta. Non diventa forse cattivo il pastore che macella l’agnellino? E l’acqua che, qualche volta, invece di dissetare, allaga i campi e li fa marcire... e l’erba che, invece di nutrire, può intossicare? E non può, forse, il ladro di bestiame salvare la pecora destinata alla macellazione, o la lupa, addirittura, adottare l’agnellino abbandonato? Bontà e cattiveria, Eros e Tanatos, sono costantemente in opposizione. Come nella guerra. Nel tempo la guerra si è spostata dalle stalle alle stelle. E, fra le stelle come nelle stalle, si oppongono due forze: quella del lato oscuro e quella del lato chiaro. George Lucas, sceneggiatore delle Guerre Stellari, spiega che la Forza è generata da ogni essere vivente e che può essere intercettata, accumulata e utilizzata dalle persone maggiormente dotate di talento e di conoscenza. Alcune persone, come Luke Skywalker e il Maestro Yoda rappresentano il lato chiaro, cioè buono. Altre come Lord Fener e Lord Sidious rappresentano il lato oscuro, cattivissimo. Qui, però, cara Micia, è necessario che ci concentriamo al massimo perchè non sempre i buoni sono buoni e i cattivi sono cattivi. I rappresentanti del lato chiaro si presentano come persone buone, capaci di innamorarsi, appassionate ed eroiche e raccontano che il lato oscuro, invece, rappresenta tutto il male. Skywalker e Maestro Yoda si salutano augurandosi a vicenda «che la Forza sia con te». Lord Fener e Lord Sidious, insidiosi, insensibili e cattivi, si salutano dicendosi «Che la Forza ti serva bene!». I primi, già dal saluto, raccontano il loro desiderio di relazione, di stare con; i secondi manifestano il loro carattere opportunistico ed


egoistico. Spesso, però, la saga di Guerre Stellari ci pone di fronte a buoni che tradiscono e cattivi che si convertono. E l’equilibrio fra le parti, con innumerevoli astronavi che si inseguono da un universo all’altro, non si rompe mai. Uno vince, l’altro perde; il perdente risorge, il vincitore cade; continuamente. Dal 1974 il ciclo dei duelli non si è più fermato. È il Maestro Yoda, sedicente buono che sicuramente cattura la simpatia del pubblico, che fornisce un’interessante spiegazione: egli racconta che «la paura è la via per il lato oscuro: la paura conduce all’ira, l’ira all’odio, questo alla sofferenza» e di conseguenza la sofferenza porta a cercare l’amore consolatorio e questo alla pace. Questa fluttuazione della Forza non si fermerà mai. Perciò, più che inutile, è addirittura pericoloso, secondo Maestro Yoda, guardare il futuro quando c’è da vivere il presente. Hic et nunc. Il futuro, dunque, sarà armonioso se nel presente riuscirai ad evitare la paura. In una condizione di sicurezza, cara Micia, le tue pecore non si lasceranno sopraffare dalla paura, non *Direttore proveranno ira, non odieranno, non fuggiranno e non proveranno Dipartimento la sofferenza. Tutti potrete pascolare nei verdi pascoli e dormire Dipendenze tranquilli nella vostra stalla. Sotto le stelle (nessun riferimento di Patologiche ASL Ba carattere partitico!).

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COPERTINA

SONO

I COLORI CALDI DELLA

NOSTRA CENTRALISSIMA PIAZZA NELLE SERATE ESTIVE MA ANCHE DELLA QUARTA EDIZIONE DI

TOP

FASHION MODEL - INTERNATIONAL FASHION AWARD DELLA CARMEN MARTORANA EVENTI MODELLA: ILARIA PETRUCELLI FOTOGRAFIA: ANTONIO MONOPOLI FOTOCOMPOSIZIONE: ROVESCIO GRAFICA


IL

CONTRAPPUNTO

dell ’alfiere

TUTTI NELL’ARCA DELL’ALLEANZA

ILLUSTRAZIONE G. PARATO

LA GRECIA E’ FUORI DALLA CRISI? In questi giorni tutti i media, in modo pressoché totale, per rimarcare le differenze con il governo populista italiano hanno sottolineato l’uscita della Grecia dalla crisi finanziaria che attanagliava la nazione da molti anni portandola in una situazione di drammatica crisi sociale. «La Grecia è diventata più affidabile dell’Italia», «La troika se ne va, La Grecia esce dal commissariamento» sono solo alcuni dei titoli di giornali e telegiornali. Altro che gli irresponsabili gialloverdi che trascinano il Paese nel baratro. La realtà è diversa. La Grecia ha perso un quarto del suo prodotto interno lordo. Un terzo, sì un terzo, dei greci non riesce a pagare le spese di base per la sussistenza e vive grazie ad un parente prossimo con una pensione, metà dei giovani (circa un terzo della popolazione) è disoccupata. Il governo Tsipras, uno degli esponenti della sinistra rinnovata europea, ha varato un provvedimento che conferisce tutti i beni archeologici greci in una società per azioni «Etas» che avrà il compito di mettere sul mercato per la vendita o l’affitto l’immenso patrimonio della Nazione che è il cuore della nostra civiltà o di quello che ne rimane. Le privatizzazioni che dovevano fruttare circa 50 miliardi di euro hanno prodotto circa 10 miliardi. Sapete chi ha fatto la parte del leone? La Germania che ha acquistato beni per 2,5 miliardi con un valore effettivo molto più alto. Già la Germania che aveva scaricato il debito greco sulle altre nazioni, fra cui l’Italia, per salvare le proprie banche. La troika, in effetti, ha lasciato Atene ma una volta al mese sarà nella capitale per valutare i progressi e l’applicazione degli accordi europei che, in questi otto anni, hanno affamato la Nazione ellenica. Questa è l’Europa dei burocrati lontani, lontanissimi dalla gente, dal popolo, dalla democrazia. Questo succede anche in Italia, non solo nei suoi rapporti, difficili, con l’Unione Europea ma anche con i ministri e gli altissimi burocrati dei ministeri. Una fitta rete di grand commis che ha acquisito sempre più potere ed è lì, inamovibile, perché dopo anni ha rafforzato relazioni, rapporti e conoscenze che è molto, molto, difficile scalfire. Non risponde a nessun elettore ma condiziona pesantemente l’azione politica soprattutto quando questa vorrebbe cambiare lo status quo. Lo scontro è tutto qui. Chi vuole mantenere il potere decisionale al di fuori del parlamento e chi ritiene che la sede decisionale sovrana sia il parlamento e, di conseguenza, la maggioranza espressa dal voto democratico. Sorrido al pensiero che proprio gli uomini politici che blaterano, sprezzanti del ridicolo, sulle regole democratiche represse dall’attuale maggioranza di governo sono i veri artefici del superamento della democrazia e ne auspicano continuamente, adesso non solo nei fatti ma anche nelle parole, il vero superamento.

UN NOTO EDITORIALISTA del Corriere della Sera, uno dei tanti giornali contro l’attuale maggioranza, Massimo Franco, ha detto testualmente in una trasmissione radiofonica che «non credo che sia nella disponibilità dell’attuale maggioranza decidere il ministero dell’Economia». E chi decide? Un ristretto gruppo di persone? Un’elite non votata da nessuno e che non risponde a nessuno se non ai propri esclusivi interessi? E la democrazia e la Costituzione sventolata come arma contro i populisti che fine ha fatto? Uso strumentale e vergognoso come quello della parola «democrazia» e tante altre pronunciate in questi giorni. L’EX MINISTRO E POI SOTTOSEGRETARIO BOSCHI, incurante del ridicolo, straparla di regole violate e di soldi da restituire in relazione alla vicenda dell’uso del finanziamento pubblico alla Lega. Dimostra, nonostante, la giovane età una certa smemoratezza. I clienti delle banche salvate dal suo governo, anche per i noti legami familiari, sono costati ai risparmiatori ed alla collettività molto di più, senza considerare la vicenda dei soldi della Margherita che ha subito un trattamento completamente diverso dalla Lega. Potrei continuare ma mi fermo per carità di patria e per la vostra pazienza. QUALCHE BUONA NOTIZIA, ogni tanto, arriva. Ve ne segnalo una. Dopo 6 anni di indagini di un Pubblico Ministero di Trieste a carico di 7 poliziotti dell’ufficio immigrazione della Questura della stessa città con una richiesta di condanna a 20 anni per


sequestro di persona per aver trattenuto, negli uffici, un centinaio di clandestini per le previste pratiche di riconoscimento ed espulsione a necessaria identificazione, il Gup ha assolto tutti. «Si evidenzia, da parte del PM, l’attività frenetica di acquisizione di documenti nonché l’impiego di risorse umane, logistiche e di tempo di proporzioni gigantesche, per sostenere una tesi peregrina e velleitaria». Questo scrive il giudice fra le motivazioni della decisione. Un giudice coraggioso. Ne voglio segnalare un’altra che apre il cuore alla speranza di una Puglia ancora migliore che, finalmente, aggrega le menti e le capacità migliori in vista delle elezioni regionali del 2020. Come non classificare, fra le buone notizie, l’alleanza politica fra il gruppo di Cassano, non Antonio ma Massimo, ed il governatore Michele Emiliano. Non buona ma splendida. Emiliano ha detto, testualmente, che non si tratta di trasformismo ma di ‘buon senso’ e che «mi prenderò cura di Puglia Popolare», il raggruppamento civico dell’ex senatore di Forza Italia e del consigliere regionale Gianni Stea. Massimo Cassano deve stare sereno, con un protettore come Emiliano può dormire sonni tranquilli. Il gruppo di Cassano avrà un assessorato, come i tentennanti ex vendoliani, e potrà aggiungersi alla potente armata che sta preparando il governatore in vista delle elezioni regionali. Una vera e propria armata pronta a governare la Puglia dal 2020 come è stato fatto in questi tre anni. I successi nel campo della sanità pugliese, sempre più efficiente e faro della sanità pubblica nazionale, nel campo dell’agricoltura, il problema della xylella affrontato con mano decisa e senza ripensamenti, nel campo della politica industriale, le scelte sull’ILVA frutto di un progetto regionale chiaro e forte. E poi, nel campo del turismo, la Puglia ha saputo ‘sfruttare’ con lungimiranza la vicinanza con Matera, capitale mondiale della cultura 2019. EMILIANO, DEPALMA, LA SINISTRA NELL’ARCA DELL’ALLEANZA. Potrei continuare con i successi. Successi? E in questa armata felice e vincente che ha il ‘buon senso’ non il trasformismo come suo denominatore comune c’è anche il nostro

sindaco con tutta o quasi la sua maggioranza. L’opposizione dovrà farsene una ragione e presto dovranno moderare i toni. Il PD e il gruppo della sinistra confessionale potrebbero trovarsi, ritorno sull’argomento, a fare campagna elettorale per lo stesso candidato governatore come per le politiche. Sarebbe imbarazzante. Che ne dite? Il povero Emiliano dovrebbe venire a Giovinazzo per il doppio del tempo. Una manifestazione con il Pd ed una con le liste civiche della maggioranza, sindaco in testa e candidato per Italia in Comune con un impegno per il nostro Presidente della Giunta regionale che vorremmo evitargli vista la fatica immane di questi anni di governo del ‘buon senso a Bari’ e delle continue ospitate in programmi televisivi. Poi se anche la sinistra, finta moralista, si accoderà auspice l’ex governatore Vendola e accetterà l’assessorato sarà un trionfo per Michele Emiliano ma aumenteranno i problemi a Giovinazzo. Gli incontri diventeranno tre ed allora suggerisco al governatore di utilizzare l’intervento in video così tutti si collegheranno in luoghi diversi senza incontrarsi. E così oltre al «buon senso» avremo «il bene comune» e tutti saremo felici e contenti. La villetta al Rione Immacolata non sarà più terreno di polemiche e lo striscione non sarà più affisso perché la campagna elettorale dovranno farla insieme. Rimarrà chiusa lo stesso ma questa volta in nome del «bene comune» e del «buon senso». Rimarrà chiusa perché lo dicono a sinistra e quindi non si devono spiegazioni. Sarà così, anche, per i pali delle illuminazioni della festa Patronale. Rimangono per le strade in segno di devozione, del «bene comune» e del «buon senso». Ma poi mi chiedo. Si possono fare polemiche anche su questo? E poi come ha detto candidamente Michele Emiliano «la mia parte politica (il PD ndr) non deve avere nulla da temere, dal momento che chi viene ci dà una mano nell’ambito delle ‘nostre’ visioni». Avvisate la maggioranza al governo di Giovinazzo. Darete una mano ma la ‘visione’ è quella del PD. E avvisate anche il PD di Giovinazzo ed i suoi consiglieri. Che dire? Il trasformismo si è trasformato in «buon senso». Evviva!


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DI

SERGIO PISANI

«Ti chiudo il Punto di Primo Intervento e ti do la Cittadella della Salute»

NON E’ UN BARATTO ALLA PARI Con meno meno di di 2.000 2.000 Con accessi l’anno, l’anno, accessi Giovinazzo rientra rientra Giovinazzo nel novero novero dei dei Punti Punti nel da convertire convertire in in da postazioni del del 118 118 postazioni No, non è una notizia originale. La doccia gelata è arrivata il 10 aprile. Ovvero il Punto di primo intervento resterà attivo fino al 30 settembre. Dall’1 ottobre (salvo nuove indicazioni) il locale Punto di Primo Intervento sarà convertito in postazione medicalizzata del 118. Saranno presenti all’interno dell’area del Poliambulatorio di via Papa Giovanni XXIII l’auto-medica e l’ambulanza «India» (autista e soccorritore ovvero ambulanza senza la presenza del medico). La questione delle urgenze rimane una priorità temporale, a tempo determinato. Nello schema finale approvato dalla giunta regionale con delibera n. 583 del 10 aprile 2018 a Giovinazzo, al pari di altre città con notevole richiamo turistico nella stagione estiva, è previsto un ulteriore equipaggio medicalizzato per il periodo che va dal 1 aprile al 30 settembre di ogni anno a partire dal 2019.

LA CRONISTORIA DI QUESTA zione territoriale». Il nostro Punto di PriCONVERSIONE HA UN’ONDA mo Intervento registra poco più di 2.000 LUNGA. Già ad ottobre 2014 la giunta accessi all’anno (nel 2017 sono stati Vendola approvò con delibera n. 2251 2.171) e dunque rientra nel novero dei la rete delle Emergenza-Urgenza con tra- Punti da convertire in postazioni del 118. sformazione del nostro Punti di Primo Intervento in postazione medicalizzata A seguito del DM 70/2015 si sono del 118 in linea con il «Regolamento su- succeduti: gli standard qualitativi, strutturali, tec- - La delibera di giunta n. 1933 del 30 nonologici e qualitativi relativi all’assisten- vembre 2016 che stabilisce nuovamente za ospedaliera approvato dalla Conferen- la conversione del nostro Punto di Priza permanente per i rapporti tra lo Stato, mo Intervento; le Regioni e le Province Autonome di - Il regolamento regionale 10 marzo Trento e Bolzano del 5 agosto 2014». 2017, n. 7 «Riordino ospedaliero della Regione Puglia ai sensi del d.m. n. 70/ Medio tempore interviene il decreto 2015 e delle leggi di stabilità 2016-2017. ministeriale 70 del 2 aprile 2015 che al- modifica e integrazione del R.R. N. 14/ l’articolo 9.1.5 dedicato ai Punti di Pri- 2015» che all’art. 7 «Riconversione dei mo Intervento (PPI) stabilisce che «i Punti di Primo Intervento» dispone «la Punti di Primo Intervento con casistica riconversione dei Punti di Primo Interinferiore ai 6.000 passaggi annui sono di- vento - preesistenti e di nuova costiturettamente affidati al 118 come posta- zione - in postazione medicalizzata 118


COSA SUCCEDERA’ DAL 1° OTTOBRE. L’INFERMIERE TEAM LEADER DI INDIA (AMBULAN-

UN’AMBULANZA

ZA DI SOCCORSO E RIANIMAZIONE CON

INFERMIERE),

OLTRE A COOR-

DINARE I SOCCORSI SUL LUOGO DELL’EVENTO, EFFETTUA IL TRIAGE ATTRIBUENDO UN CODICE COLORE

(VERDE,

GIALLO, ROSSO E IN ALCU-

NE SITUAZIONI NERO) E STABILISCE LA DESTINAZIONE DELL’EVENTUALE TRASPORTO DEL PAZIENTE NEL PRONTO SOCCORSO PIÙ IDONEO, CHE NON È SEMPRE IL PIÙ VICINO, MA PIUTTOSTO QUELLO DELLA STRUTTURA CHE È IN GRADO DI ACCOGLIERE LA PARTICOLARE TIPOLOGIA DI PAZIENTE

entro il 31/12/2017 […] e in progressiva integrazione organizzativa con le postazioni programmate di tipo Mike, India e Automedica»; - La delibera di giunta regionale n. 583 del 10 aprile 2018 con la quale si approvano le modifiche alla precedente delibera di giunta n. 1933 del 2016. In particolare per Giovinazzo è prevista la conversione del Punto di Primo Intervento in postazione medicalizzata del 118 con auto-medica e ambulanza “India” ed è previsto ulteriore equipaggio medicalizzato per il periodo 1 aprile al 30 settembre. L’ultima delibera sul tema è la citata n. 583 del 10 aprile 2018 che conferma quanto previsto per Giovinazzo. IL COMMENTO DELL’ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI ED EDUCATIVE, ALLA PUBBLICA ISTRUZIONE ED ALLA PARTECIPAZIONE CIVICA DEL COMUNE DI GIOVINAZZO MICHELE SOLLECITO. «È bene chiarire che la conversione dei Punti di Primo Intervento –

ha spiegato Sollecito tare le ore delle prestazioni specialistiche ter- non è argomento ritoriali perché spesso le liste d’attesa contemisolato ma collegato plano tempi difficilmente conciliabili con le esial riordino della Rete genze dei nostri pazienti. È vero che la chiudelle Emergenze-Ur- sura del Punto di primo intervento era previgenze e al riordino sta, ma per fare ulteriore chiarezza è opportuospedaliero. L’intento no specificare che «il nostro è rafforzare e migliorare la risposta della Poliambulatorio non chiude (in tanti sanità pugliese circa i livelli di assisten- confondono infatti il Punto di Primo Inza. L’obiettivo passa dall’ottimizzazione tervento con il Poliambulatorio)». delle risorse e delle strutture esistenti, argomento spinoso perché foriero di con- DI QUESTI TEMI SI È TRATTAtraddizioni e di linee di pensiero spesso TO NEL CONSIGLIO COMUNAdivergenti». Non occorre infine tralascia- LE DELLO SCORSO 7 AGOSTO. re il ruolo importante dell’assistenza dei All’unanimità si è deciso di impegnare medici di medicina generale e l’assisten- il sindaco Tommaso Depalma a trasmetza territoriale che viene erogata presso il tere al presidente della Regione Puglia nostro Poliambulatorio. «Ultimamente Michele Emiliano la richiesta di preveproprio presso il Poliambulatorio - dere per la nostra futura postazione puntualizza Sollecito - a causa del medicalizzata del 118 la presenza conpensionamento di alcuni medici si è tinuativa di personale medico ed provveduto a sostituzioni temporanee infermieristico specialistico nonché di che sono però il preludio ad assunzioni implementare l’offerta delle prestazioni stabili e che dovranno garantire adeguata co- specialistiche ambulatoriali sia nel nupertura delle branche specialistiche». I di- mero che nella tipologia. Il Consiglio costretti socio-sanitari d’intesa con le direzioni munale ha raccolto le preoccupazioni dei NICOLA MICCIONE generali delle ASL sono chiamati ad aumen- cittadini e le ha fatte sue. Ma le perples-


LA NUOVA RETE DI EMERGENZA URGENZA TERRITORIALE 118 NELL’ASL BARI. GIOVINAZZO CON POCO PIÙ DI 2.000 ACCESSI ALL’ANNO (NEL 2017 SONO STATI 2.171)RIENTRA NEL NOVERO DEI PUNTI DA CONVERTIRE IN POSTAZIONI DEL

sità restano. Ad esempio, la questione centrale è che non si è capito cosa si farà in alternativa. Con votazione unanime si è deliberato di impegnare il sindaco a trasmettere al presidente della Regione Puglia la richiesta di perseguire con velocità il percorso amministrativo dell’individuazione dell’Ospedale Unico del Nord Barese. Quest’ultima vicenda ha visto i sindaci del Nord Barese uniti dai principi della «Carta di Ruvo» affinché si potesse individuare la migliore sede possibile tra gli ospedali di Corato, Molfetta e Terlizzi per ospitare un ospedale di primo livello, completo nei suoi reparti e nel suo giusto fabbisogno di risorse umane. IL FUTURO DELLA SANITÀ. SORGERÀ LA CITTADELLA DELLA SALUTE? Ti chiudo il Punto di primo intervento e ti do la Cittadella della Salute. Ma non è un baratto alla pari. Non è un baratto di una mela con un’arancia. «Nel frattempo che si proceda sul riordino ospedaliero, tema dibattuto ormai da anni, puntualizza ancora Michele Sollecito - su Giovinazzo si lavora per migliorare l’assisten-

za territoriale. La Asl Bari, infatti, ha provveduto ad inoltrare lo scorso 11 luglio la richiesta alla Regione Puglia (proprietaria dell’immobile del Poliambulatorio di via Papa Giovanni XXIII) di nuovo atto di concessione d’uso dell’immobile con la realizzazione di interventi strutturali ed impiantistici che serviranno a migliorare la condizione attuale dell’immobile. È inoltre in corso da parte della ASL Bari la procedura per l’affidamento dei servizi di progettazione della nuova Cittadella della Salute presso il rustico che è alle spalle della Farmacia Comunale, in zona 167, frutto di un accordo tra Comune (proprietario del bene), ASL (soggetto attuatore dell’inter vento) e Regione (soggetto finanziatore dell’intervento). La relazione tecnica della ASL contempla: un primo livello dedicato al Centro di Salute Mentale (CSM), Farmacia Territoriale ed Ufficio Igiene; un secondo livello dedicato agli uffici del Distretto e al Servizio per le Dipendenze; un Terzo livello dedicato al Poliambulatorio e alla Riabilitazione. L’importo complessivo dell’opera è di circa 5 milioni di euro. Una prospettiva per il futuro sicuramente migliorativa visto che al momento i servizi sanitari sono “sparsi” sul territorio».

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Attività e orari degli Ambulatori AMBULATORIO DI CARDIOLOGIA responsabilesanitario: Nicola Giangregorio telefono: 080.335.78.03 fax: 080.335.78.19 Orario di ambulatorio: lunedì dalle 08.00 alle 13.00 martedì’ dalle 08.00 alle 14.00 Prenotazione telefonica Numero verde: 800.345.477 dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 14.30 e dalle 15.00 alle 19.00 AMBULATORIO DI CHIRURGIA GENERALE responsabile sanitario: Anna Treglia telefono: 080.335.78.21 Orari di ambulatorio: lunedì dalle 16.00 alle 19.00 venerdì dalle 12.00 alle 14.00 Prenotazione telefonica Numero verde: 800.345.477 dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 14.30 e dalle 15.00 alle 19.00


AMBULATORIO DI DERMATOLOGIA responsabile sanitario: Vittorio Pisani Orari di ambulatorio: lunedì e venerdì dalle 15.30 alle 18.30 Prenotazione telefonica Numero verde: 800.345.477 dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 14.30 e dalle 15.00 alle 19.00 AMBULATORIO DI ENDOCRINOLOGIA E DIABETOLOGIA responsabile sanitario: Maria Bellacicco telefono: 080.335.78.20 Orari di ambulatorio: lunedì e venerdì dalle 07.30 alle 13.00 martedì dalle 07.30 alle 10.30 giovedì dalle 07.30 alle 13.30 Prenotazione telefonica Numero verde: 800 345 477 dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 14.30 e dalle 15.00 alle 19.00 AMBULATORIO DI NEUROLOGIA responsabile sanitario: Riccardo Pomarico telefono: 080.335.78.02 Orari di ambulatorio: martedì dalle 08.00 alle 14.00 Prenotazione telefonica Numero verde: 800 345 477 dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 14.30 e dalle 15.00 alle 19.00

AMBULATORIO DI OCULISTICA responsabile sanitario: Giuseppe Ferrante telefono: 080.335.78.18 Orari di ambulatorio: lunedì dalle 15.00 alle 19.00 martedì, giovedì e venerdì dalle 07.30 alle 13.30 Prenotazione telefonica Numero verde: 800 345 477 dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 14.30 e dalle 15.00 alle 19.00 AMBULATORIO DI ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA responsabile sanitario: Leonardo Mazzilli telefono: 080 3357802 Orari di ambulatorio: mercoledì dalle 08.00 alle 14.00 Prenotazione telefonica Numero verde: 800 345 477 dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 14.30 e dalle 15.00 alle 19.00

Poliambulatorio Giovinazzo Via Papa Giovanni XXIII – 70054 Giovinazzo responsabile sanitario: EMILIA TATULLI telefono: 080.335.78.02 - fax: 080.335.78.19 posti letto: 0 Per disdire le prenotazioni chiamare al n. 080.335.75.58 MODALITA DI PRENOTAZIONE È possibile effettuare le prenotazioni delle prestazioni sanitarie: - Presso tutti gli sportelli CUP della Asl di Bari; - Telefonando al numero verde 800.345.477; - Presso le farmacie abilitate (il servizio ha un costo di 2 euro); - On line, accedendo al Sito della Asl di Bari in “Servizi On Line”e seguendo le istruzioni per accedere al servizio.

MODALITA DI PAGAMENTO È possibile effettuare il pagamento del ticket delle prestazioni sanitarie: - Presso tutti gli sportelli CUP/Ticket della ASL Bari; - Con bollettino di c.c.p. n. 681700, intestato a: ASL AMBULATORIO DI OTORINOLARINGOIATRIA BA - Servizio Tesoreria - specificando il tipo di prestazione e la struttura presso cui sarà effettuata, responsabile sanitario: ricordandosi di allegare la ricevuta di pagamento Salvatore Gadaleta alla richiesta; e Salvatore Sallustio - On line, accedendo al sito della ASL Bari in telefono: 080.335.78.23 Servizi Online e seguendo le istruzioni per accedere Orari di ambulatorio: al servizio; Dr. Gadaleta: lunedì dalle 15.30 alle 17.30 - Presso tutti gli sportelli bancomat delle filiali della giovedì dalle 11.30 alle 13.30 Banca Popolare di Bari e presso gli ATM presenti Dr. Sallustio: nelle principali strutture sanitarie della ASL (ex CTO mercoledì dalle 08.00 alle 12.00 di Bari, Ospedale S. Paolo di Bari, Ospedale Di Prenotazione telefonica Venere di Bari, Ospedale della Murgia di Altamura Numero verde: 800.345.477 e prossimamente negli Ospedali di Corato, dal lunedì al venerdì dalle 08.00 Molfetta, Terlizzi e Monopoli). alle 14.30 e dalle 15.00 alle 19.00



palazzo

di

citta ’

DI PORZIA MEZZINA

APPROVATO IL PIANO COMUNALE PER LA MOBILITA’ ELETTRICA

E’ stato approvato nel corso del consiglio comunale dello scorso 31 agosto il Piano Comunale per la Mobilità Elettrica, necessario a richiedere i finanziamenti regionali per la costruzione della velostazione in piazza Stallone. A esporne le linee fondamentali l’architetto Pasquale Castellano che vi ha lavorato con l’ingegner Suriano e l’architetto Schiraldi. Questo strumento serve a individuare i punti della città dove installare le colonnine per la ricarica elettrica. E questi sono i punti individuati nel piano: un punto con una colonnina a sosta prolungata e una per le biciclette presso palazzo di Città in piazza Vittorio Emanuele; uno presso la velostazione di piazza Stallone (queste saranno posizionate nella prima fase pilota); uno presso il palazzetto dello sport con colonnine a sosta breve e a ricarica a fermata; uno con colonnina a sosta breve all’interno del porto; uno con colonnina a sosta breve presso la scuola Pansini; uno per ognuno dei due campeggi con colonnina a sosta prolungata e per le biciclette; uno presso la Cittadella della Cultura (questi ultimi saranno installati nella seconda fase di consolidamento). Obiettivo del Piano è quello di cambiare il modo di muoversi del cittadino. Oggi in Italia ci sono 62,4 auto ogni cento abitanti. La bicicletta si usa prevalentemente per gli spostamenti brevi. Il cambiamento che sta avvenendo a partire dai Paesi del nord Europa vede un più ampio uso del car sharing e della bicicletta elettrica. Quest’ultimo mezzo consente di raddoppiare la capacità di azione e movimento della bicicletta tradizionale. Si è pensato alla colonnina di ricarica

elettrica in porto perché negli ultimi anni il costo per l’acquisto dei motori nautici elettrici è diminuito molto e i costi di manutenzione sono di gran lunga inferiori a quelli dei motori a combustibile fossile. A Giovinazzo non ci sono punti di ricarica elettrica, invece nei comuni vicini ce ne sono, ma soltanto di privati: dieci a Bari, uno a Bitonto e uno a Molfetta. Cambiare modo di muoversi in città è indispensabile, considerando i valori di PM10 i cui limiti, stando ai dati di una centralina situata tra Giovinazzo e Molfetta, in un anno sono stati superati ben 48 volte. MA LA DELIBERA È VALIDA? L’opposizione non ha preso parte alla discussione in consiglio. Ha infatti presentato un’eccezione pregiudiziale a firma dei consiglieri De Gennaro, Mastroviti, Fiorentino, Saracino, Camporeale e Natalicchio per violazione dello Statuto e del Regolamento perché, contrariamente a quanto affermato nel testo della delibera («Il presente atto è stato portato all’esame della competente commissione consiliare»), non c’è stata la convocazione della commissione, né dei Lavori Pubblici né dell’Urbanistica. La maggioranza, per bocca del Presidente del Consiglio Comunale Arbore, si è difesa sostenendo che nessuna commissione era stata convocata perché non si sapeva quale commissione convocare; quindi, nel dubbio, si era preferito fare subito il consiglio comunale (anche perché la documentazione doveva arrivare in Regio-

ne entro il 7 settembre) e parlarne direttamente in consiglio. Il consigliere Iannone (Forza Giovinazzo), in chiusura di consiglio, auspica che «l’opposizione non faccia opposizione» e il sindaco Depalma si augura che non metta «sabbia negli ingranaggi» onde evitare il rischio di bloccare la procedura e perdere i finanziamenti solo per dei «formalismi». La maggioranza cerca di addossare così la responsabilità di un’eventuale perdita dei finanziamenti all’opposizione che ha solo chiesto di procedere secondo le regole. De Gennaro (Primavera Alternativa) dice che, se non si riusciva a individuare una commissione competente, avrebbero potuto essere convocate entrambe le commissioni. La giustificazione della maggioranza «non si può dire, non si può sentire», ha continuato a ripetere il consigliere Camporeale del PD. Ma per Lasorsa (Bene Comune) quanto richiesto dall’opposizione è solo «un cavillo» e per Sifo (Progettiamo il Domani) non c’è la necessità di seguire le norme «pedissequamente». Il Regolamento impone la convocazione della commissione che doveva esprimere un parere obbligatorio sulla proposta di deliberazione. La pregiudiziale, però, è stata respinta dalla maggioranza che ha quindi proceduto alla votazione del piano. Un piano che lascia altri dubbi nell’opposizione riguardanti anche la collocazione della velostazione in piazza Stallone. PORZIA MEZZINA



IL TUMORE ALLA MAMMELLA

l intervista intervista l DI DON BENEDETTO FIORENTINO

Mina contro il mostro: «E’ come sentirsi meno donne» L’immagine della mammella è intimamente legata alla identità femminile. Principio di fecondazione e nutrimento. Il seno in tutte le culture è un simbolo di coniugalità, sensualità, erotismo ma nella malattia neoplastica può trasformarsi in un simbolo evocatore di morte. Rivolgo alcune domande a Mina, giovane donna che ha affrontato ‘il mostro’, come lei lo chiama. COME HAI REAGITO? La diagnosi di tumore alla mammella ha cambiato la mia vita e quella delle persone che mi sono più care. È difficile gestire le emozioni, le incertezze sul futuro riguardanti la vita quotidiana (lavoro, rapporti familiari e sociali), la modificazione della propria immagine corporea. Più forte è l’importanza data al proprio seno tanto maggiore è la svalutazione del proprio corpo. Il corpo diventa luogo di sofferenza e disagio specie nelle situazioni di intimità con “l’altro”.

lo sforzo di recuperare il corpo di un tempo. TI VEDO SORRIDENTE E DETERMINATA. HAI SCONFITTO LA DEPRESSIONE. Dopo il primo momento di shock, mi sono rivolta ad altri medici, ad ulteriori esami clinici che potevano sconfessare la diagnosi. Il rifiuto dell’inattesa notizia mi ha dato coraggio, ha risvegliato in me quello spirito combattivo che mi contraddistingue. Ho pensato alla famiglia e ho trovato la forza di reagire. Ho parlato con altre donne incontrate in reparto. Le numerose risposte di confronto sono state stimolo a reagire positivamente e costruttivamente alla situazione.

È COME SENTIRSI MENO DONNE L’aspetto e la bellezza della mammella sono della massima importanza per il senso di femminilità, l’autostima, la fiducia in se stessa e la sensibilità erotica della donna. Non stupisce come l’identità, la funzione e la relazione sessuale femminile possano essere ferite a livello fisico ed emotivo. Pensa alle pesanti terapie che modificano la nostra immagine corporea e generano incertezza, ansia, paura e angoscia, incrementano la vulnerabilità personale, minano le capacità di controllo e il senso di continuità della propria esistenza. La ricostruzione dell’immagine di sé è un processo graduale. Ci vorrà del tempo prima che io riesca a guardarmi allo specchio affermando che ok, questo è il mio corpo. Ricostruire l’immagine corporea esige l’accettazione del corpo cambiato, piuttosto che

CHI L’HA AIUTATA? In questa fase è importante dialogare in famiglia sugli stati d’animo, sul futuro e sui problemi che la malattia comporta. La rassegnazione fatalistica si vince insieme. Il ruolo del coniuge come principale fornitore di supporto materiale ed emotivo è fondamentale. Hanno un ruolo importante anche i familiari. La relazione coniugale è rimasta immutata anzi è aumentata la coesione, la tenerezza ed i sentimenti di affetto reciproci. L’alleanza terapeutica è determinante. Il tumore al seno è un evento traumatico nella vita di una donna per le lesioni a livello fisico, ma anche psicologico, sociale e spirituale. Bisogna reagire all’esperienza emozionale spiacevole, al senso di vulnerabilità, tristezza e paura, alla depressione, ansia, panico, isolamento sociale, crisi esistenziale e spirituale. LA SPIRITUALITÀ È UNA BUONA

CURA? La meditazione mi ha aiutata a prendere consapevolezza dell’importanza e unicità della mia vita. A vivere con intensità il momento presente, ad affrontare le difficoltà quotidiane con la consapevolezza della preziosità del mio ruolo qui e oggi. Ho imparato a prestare attenzione al passato e alle esperienze correnti, ad allontanare i pensieri negativi, concentrandomi sulle sensazioni emotive belle del momento presente; mi ha permesso di superare la ruminazione circa il passato e il rimuginio per il futuro. La meditazione come cura aggiuntiva accresce la speranza nei confronti della guarigione; aumenta la fiducia nella cura radio e chemio terapica; aiuta a migliorare il rapporto con il corpo malato; riduce lo stress; fa sentire le donne protagoniste della cura e dei processi di guarigione; aumenta l’autostima; riduce gli effetti collaterali della chemioterapia con l’accettazione di sè; aiuta a fronteggiare la paura. Utile è risultato l’incontro con un counselor. Nei nostri colloqui mi ha stimolata a riorganizzare la mia vita e a individuare le motivazioni che mi devono sorreggere.


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g ap

gappino e storie

«MI GIOCO LA VITA. OPPURE NO?» Perdere, lasciare o raddoppiare: c’è stato mai qualcuno che si è ammazzato perché incapace di pagare la tassa sui rifiuti? Trovano papà nel parco dove va sempre a correre, armato dei due blister di psicofarmaci con cui ha deciso di ammazzarsi. Per fortuna, non era convinto del gesto al punto da compierlo senza titubanze (la lettera di addio serviva, forse, a suggerire un salvataggio in extremis). L’errore dell’uomo investito dalle responsabilità che spettano a chi guida la famiglia, assieme all’errore del segreto, posto sulle scelte necessarie alla conduzione della casa: sono errori molto comuni. Precarietà significa non affidarsi fino in fondo sulla stabilità del proprio benessere: nulla assicura che il benessere di oggi si trasformi, domani, nel vuoto vertiginoso dell’incertezza. Eppure l’uomo non è fatto – non dovrebbe essere fatto, forse – per tener conto di questa logorante insicurezza: se le cose vanno bene oggi, andranno bene anche domani. AZZARDO significa affidare le proprie sostanze ai capricci del caso, secondo una soluzione netta, e così perdere tutto o raddoppiare: c’è chi vive della semplice ebbrezza negli istanti d’incertezza, mentre il croupier gira la carta, mentre la pallina rimbalza fra il rosso e il nero, e potremmo vincere e stare meglio, oppure potremmo perdere, e stare molto, molto peggio, ma non importa, perché quel che importa è l’istante incerto, quando possono ancora realizzarsi entrambe le evenienze, l’attimo di possibilità pura. Un abisso di precarietà, in un certo senso, che intriga un certo tipo di persone infatuate del rischio. Ma papà non è quel tipo di persona. Se le cose vanno bene oggi, nulla assicura che andranno bene anche domani: sfuggita ai calcoli domestici dell’uomo solo al comando, e quindi imprevista, la tassa sui rifiuti è una stangata semestrale da migliaia e migliaia di euro. Migliaia di euro che non ci sono, o comunque non ci sono per pagare anche la rata del mutuo (si accende un mutuo, e lo fanno tutti, perché di certo le cose andranno bene anche domani). La negligenza è fonte di vergogna: papà si fustiga con tutta la severità del caso, e tuttavia non occorre che anche i figli e la moglie vengano messi a parte dell’errore. Soprattutto, non è il caso che la famiglia intera divida un’angoscia che deve gravare sul solo responsabile. Così papà tiene per sé il problema del buco, e tiene per sé la trovata che tenta, per metà come un gioco (del resto, è proprio un gioco).

IN COLLABORAZIONE CON

A

CURA DEL

DR ANTONELLO

T ARANTO

PAPÀ NON AMA, papà rifiuta, nel suo orizzonte interiore la precarietà. Papà non gioca d’azzardo per il brivido della sconfitta come della vittoria. Perdere non gli piace affatto: giocare d’azzardo, ma farlo in modo calcolato, come è calcolata la sua conduzione del lavoro e della famiglia, e della casa. E quella dannata tassa sui rifiuti che sfugge al calcolo e che lo punge e lo tormenta, con i suoi tre zeri può essere una soluzione. Ragiona in questi termini: è possibile accantonare una piccola cifra, e non superarla, se non prevedendo la dinamica classica del raddoppio, con cui pareggiare un’ipotetica perdita iniziale. Alla fine, il risultato dovrebbe essere a somma zero, nel peggiore dei casi. Nel migliore dei casi, è la soluzione di questo suo segreto, volgare problema. Immondizia: soldi e immondizia. Il giocatore è uno spavaldo sbruffone senza paura: il contrario esatto di papà, che teme invece di perdere e che, quando inizia a perdere, inizia a soffrire. Occorre raddoppiare, per ricomporre il capitale investito, calcolando che le probabilità offriranno prima o poi la combinazione vincente. Ma il 10&Lotto non è la roulette, su cui la logica del raddoppio può funzionare: si tratta di un gioco a combinazione aperta, come ben saprebbe qualunque giocatore d’azzardo. E papà, evidentemente, non è un giocatore d’azzardo. Raddoppiare significa raddoppiare le perdite, e raddoppiare ed elevare a potenza l’angoscia segreta dell’errore. Anche l’errore raddoppia, si ingigantisce la sua entità, il peso si moltiplica e lo schiaccia. Tutto si svolge nel giro di poche ore: un mese di stipendio non c’è più. Qualunque giocatore d’azzardo raddoppierebbe ancora, ma papà non è un giocatore d’azzardo. Un uomo normale, alle prese con catastrofi normali: c’è stato mai qualcuno che si è ammazzato perché incapace di pagare la tassa sui rifiuti? Poco onorevole, è una notazione che preferisce omettere, nella sua lettera d’addio. DUE ERRORI La cosa più difficile è convincerlo che due errori comuni, due errori da niente, hanno l’effetto di interrompere la coscienza solo su una persona realmente seria, realmente integra. Non è un pazzo, papà, e tanto meno un irresponsabile, o un giocatore compulsivo: è una persona seria alle prese con un mondo difficile. Certo, il gioco, le sue scosse di incertezza, il suo spirito intrinsecamente precario, e l’adrenalina che la precarietà inietta nelle nostre vene – la tremenda libertà di chi non può immaginare il domani, o anche soltanto il dopo – hanno fatto il doppio dell’effetto, su una persona seria e normale come papà. Ma davvero non è successo niente di grave. Sono


ILLUSTRAZIONE DELL’ARTISTA EUGENIO VENDEMIALE

stati due errori da niente. E un errore ancora, ma chi rischia di commetterlo siamo noi che osserviamo: un errore sul confine fra una personalità malata, sul modo di giocare insano di chi è afflitto da una patologia, e una persona invece normale, che prova a risolvere i suoi problemi con un colpo di fortuna. L’errore da cui dobbiamo astenerci è questo: spostare con disattenzione il confine del patologico, tanto che un padre di famiglia, in un mondo difficile e incerto, quando compie la scelta sbagliata, possa credere di essere un pazzo senza speranze. Mentre è solo una persona molto seria.

testo raccolto e romanzato DA RAFFAELLA MARIA BARBARA DIRENZO DIPARTIMENTO DI DIPENDENZE PATOLOGICHE

Via Amendola, 124/C - BARI manager: ANTONIO TARANTO TELEPHONE: 080 5844421 FAX: 080 5243198 EMAIL: antonio.taranto@asl.bari.it SEGRETERIA: 080 5844402



candidamente DI BRUNO LANDO

PARLA COME MANGI 2 Corsignana G.: «Il sindaco assegnerà 6 alloggi popolari ai migranti sottraendoli a noi più sfortunati» ILLUSTRAZIONE G. PARATO

Inutile nasconderlo, ma Corsignana (casalinga giovinazzese sconosciuta fino a tre mesi fa) diventa sempre più popolare sul nostro giornale. Gli scritti, i suoi pensieri sembrano essere diventati il punto di discussione culturale della nostra comunità. Lei ne è consapevole e impeccabilmente professionale ora ci accoglie con in mano un piccolo taccuino dove prende gli appunti durante il mese. «Alcune cose le dimentico e allora dopo mi mangio le mani. Non puoi ricordare tutte le cose la mattina che venite perchè metti che proprio quella mattina non mi sento?». Come non darle ragione. E così iniziamo a chiederle se la storia del Crocefisso tolto dalle aule scolastiche non fosse stata una fake news e lei una vittima inconsapevole della stessa. «La storia del Crocefisso era vera ma lui ( il Sindaco Depalma) quando ha saputo che ci stavamo ribellando ha avuto paura e ha fatto dietro front. Molte amiche mie quando hanno letto la notizia su questo giornale mi hanno contattata subito. Erano tutte d’accordo con me che non dovevamo far entrare i nostri figli a scuola». Quindi tutte contente il primo giorno di scuola? Corsignana se la ride e diventa tutta rossa. «Sì, sì, a parte per come vengono quelle che hanno i figli in prima elementare. Le vedi tutte truccate, con il fard, rossetto ed ombretto. I capelli mesciati. Ma dico io se tu ti sei alzata come me dove trovi tutto questo tempo? Quindi o ti alzi alle 5 la mattina oppure non pulisci casa tua. Cioè alla fine dobbiamo portare i figli a scuola mica andiamo a fare la sfilata di Giorgio Armani». Forse sono le stesse che lasciano la macchina fuori posto mandando il traffico in tilt? «Eh sì, che devono parlare con le altre mamme dei fatti loro. Senti fradi del tipo ‘Ti vedo bene, come stai? Che mangi? Dove siete andate in ferie? Ti stanno bene queste scarpe’.... Ma la vuoi spostare la macchina prima che l’hai lasciata all’incrocio e non possono passare la altre macchine?’». Oggi Corsignana sembra più arrabbiata con le altre donne che con il Sindaco e la Giunta. Glielo facciamo notare, le sue parole ci danno conferma. «Stamattina quando mi ha accompagnato mio marito siamo passati dal lungomare e abbiamo visto le altre donne che vanno a correre. Fanno bene per carità, lo ammetto. Così si mantiene bene il cuore, le gambe e tutto. Però dico io se vi mettete i legghins colorati e aderenti e che li avete pagati anche assai, perchè non correte? Cioè te le vedi a 3/4 che camminano piano piano e parlano. Devono mostrare agli automobilisti il culo rotondo che si sono fatti in palestra mica in cucina. Ma se vai a correre non devi correre? Se vuoi parlare male di quello o di quell’altra perchè non vi chiamate al telefono e non parlate?». Corsignana ma perchè è così arrabbiata con le altre donne oggi? «Perchè ho saputo che l’altro giorno mi avevano preso sotto a tagliarmi. Una in particolare e che me la sono segnalata. Dicevano di me che quella da quando scrive sul giornale si sente tutta lei...Gli danno i soldi per ogni articolo. Quando invece sono io che vi offro il

CORSIGNANA G. SULL’ASSEGNAZIONE DELLE CASE POPOLARI: «HO SAPUTO CHE 5 SUPERMERCATI A GIOVINAZZO, IL SINDACO DEPALMA HA DECISO DI ADOTTARE I 5

STANDO

RIFUGIATI CHE STANNO FUORI AD AIUTARE LE PERSONE PER AVERE I SOLDI.

GLI DARÀ L’ALLOGGIO POPOLARE. NON HA CAPITO NIENTE! NOI QUA STIAMO DA 30 ANNI IN LISTA DI ATTESA E NON ABBIAMO MAI AVUTO NULLA!!!» caffè». In effetti è così e ci teniamo a sottolineare che la Signora Corsignana non percepisce alcun compenso da parte nostra e che lo fa a titolo gratuito e amicale. Per distrarla dalle amiche che le parlano male le chiediamo un parere sull’ora civica inserita nel programma scolastico dal Vice Sindaco Sollecito. «Mi piace che i ragazzi ora possono imparare a dire buongiorno, a non sporcare le strade e tutto il resto. Però ho chiesto a mio figlio, cosa avete fatto nell’ora civica? Sapete cosa ha risposto? Mah e che ne so io, ci siamo messi tutti a giocare a sfottere che tanto non è importante. E’ tipo religione. Cioè tu puoi mettere tutte le materie belle che vuoi ma se poi non gli insegni il rispetto verso le maestre a cosa serve? Là ci voleva il candidato Sindaco che dicevo l’altra volta e che non voglio fare il nome. Quello ai bambinii faceva prima vedere la bandiera italiana e poi la preghiera e poi tutto il resto». Corsignana è senza dubbio schierata politicamente. Ci duole ammetterlo perchè contravviene alla linea editoriale del nostro giornale, ma questa è. Stiamo per congedarci quando ci mostra i suoi appunti, dice che non ha detto tutto e che avrebbe saputo che questo Sindaco vorrebbe offrire dei posti alloggio per 6 famiglie di immigrati, sottraendoli così ai nostri concittadini meno fortunati. Le chiediamo di essere lapidaria per motivi di spazio. Ci accontenta. «Ho saputo che stando 5 supermercati a Giovinazzo, lui (ndr. il Sindaco Depalma) ha deciso di adottare i 5 che stanno fuori ad aiutare le persone per avere i soldi». Non ha detto che sono 6 gli alloggi che sta assegnando? «E sì uno in più che se sta uno malato o non si sente bene scatta l’altro a sostituire». Detto ciò, questa volta siamo noi a sperare che sia una fake news! FAKE NEWS A CURA DELLA REDAZIONE


l angolo del lettore DI AGOSTINO PICICCO

CAV. BRATTOLI, CULTORI DI ANTICHITÀ SANITARIO

Il piano nobile di Palazzo Siciliano di Rende TANTI NE CONOSCONO IL PREGIO E IL PRESTIGIO MA POCHI HANNO AVUTO LA FORTUNA DI VISITARE LA CASA DEL CAV.

GAETANO BRATTOLI, PROFESSIONISTA DI ORIGINE BITONTINA RESIDENTE A GIOVINAZZO, ATTUALMENTE CAPO DI GABINETTO

FONDAZIONE A ROMA

DELLA

ENASARCO

Ci riferiamo al piano nobile di Palazzo Siciliano di Rende, quello con le colonne in stile ionico neoclassico, che affaccia su piazza Vittorio Emanuele II. Oltre a vari confort di più recente costruzione - come la piscina circolare, ben integrata con gli antichi arredi in pietra e con il verde circostante, in linea con le autorizzazioni della Sovrintendenza delle Belle Arti – desta ammirazione il maestoso appartamento del piano nobile, arredato con buon gusto che unisce antico e moderno, e impreziosito da numerosi cimeli, di cui il cav. Brattoli è estimatore ed esperto collezionista. La sua passione sono i libri antichi, circa tre mila, custoditi in piccole librerie sparse tra vari saloni e salotti. Alcuni sono conservati, in modo originale, in una antica cassaforte aperta che funge appunto da libreria. Tra i tanti volumi preziosi, è particolarmente cara al proprietario la Breve descrittione della città di Gerusalemme, un libro del 1661 che contiene sulla copertina una richiesta del donatore: «Abbiatelo caro». Un invito che Brattoli considera riferito non solo a quel singolo volume ma più in generale ai libri e alla cultura. La novità e magnificenza di questa abitazione è percepibile fin dall’esterno grazie alla cupoletta che segnala la presenza di una cappella interna (non usuale nelle comuni abitazioni nobiliari cittadine) dotata di lunetta e vele affrescate, altare, inginocchiatoio, pavimento maiolicato con stemma nobiliare degli antichi proprietari. All’esterno della cappella, nella stanza che fa da atrio, si trova una ben conservata cappelliera a rosette e lacunari in legno che corre lungo le pareti, dove i sacerdoti celebranti o i fedeli che venivano da fuori potevano lasciare i loro mantelli e pastrani. Tale cappella era stata utilizzata per la preghiera e gli uffici liturgici da uno degli ultimi discendenti dei Marchesi Siciliano di Rende, il cardinale Camillo, giovanissimo arcive-

scovo di Benevento e diplomatico della Santa Sede, che qui ricevette Giacomo Della Chiesa, allora monsignore della Curia romana, che nel 1914 divenne Papa col nome di Benedetto XV, in concomitanza con la Grande Guerra (del suo magistero resta nota la definizione data della guerra come una inutile strage ). E’ rilevante per la storia della città che, da monsignore, il futuro Papa sia stato a Giovinazzo alla fine dell’Ottocento. La data non è certa - dovrebbe collocarsi tra il 1887, anno della nomina a cardinale di Camillo, e il 1897, anno della sua morte a Montecassino - ma il racconto affidato alla tradizione orale degli anziani ha tramandato il ricordo dell’entusiasmo del popolo giovinazzese che andò in stazione ad accogliere i due prelati e, slegati i cavalli dalla carrozza, condusse a forza di braccia la carrozza stessa fino al palazzo. Una targa nella cappella, insieme a preziosi quadri del Seicento, ricorda la presenza del futuro Benedetto XV a Giovinazzo. Tra le bellezze del palazzo vi è anche lo scalone d’onore che – a partire dal cortile interno a forma ellittica - consente l’accesso all’appartamento. I gradini sono bassi, contrariamente all’uso del tempo: potrebbe sembrare un modo per non affaticare chi li utilizza, invece - mi spiega il cav. Brattoli - il marchese saliva in casa direttamente con il cavallo (che poi un palafreniere riportava giù) e quindi gli scalini dovevano essere adeguati al passo del cavallo, e ne conservano l’impronta della pedata. Suscita grande meraviglia e ammirazione questo angolo gattopardesco nel cuore di Giovinazzo, dove il tempo si è fermato a circa un secolo e mezzo fa, quando esisteva una civiltà del vivere ormai venuta meno: la raffinatezza, la cura dei dettagli e la fastosità

può essere solo intuita da chi guarda dall’esterno il celebre palazzo neoclassico, meta di visite degli studenti di architettura dell’Università di Bari. LA PASSIONE PER LE ANTICHITÀ E LA STORIA La passione di Brattoli per le dimore antiche e per cimeli e manoscritti qui custoditi è nata diciotto anni fa quando acquistò a Bitonto l’allora palazzo Santoro, con tutto il suo contenuto, dagli ultimi eredi Santoro abitanti del palazzo per quattro secoli. Il Santoro, podestà di Bitonto, andando via alla caduta del fascismo, aveva blindato il piano nobile con finestre e porte di ferro per impedirne il saccheggio. E così lo ha trovato Brattoli, con mobili, libri, manoscritti, documenti, monete ecc.. Improvvisamente proiettato nell’Ottocento, ha sentito nascere la passione, l’entusiasmo, l’amore per gli oggetti antichi e per il mondo che rappresentano. E di conseguenza la responsabilità di custodirli e condividerli. La notevole e preziosa (oltre che inedita) documentazione ritrovata ha fatto sorgere in lui il desiderio di ricostruire eventi storici bitontini talvolta non noti neppure agli studiosi di storia patria. Ad esempio, il rinvenimento di taluni documenti gli ha permesso di descrivere le vicende della celebre Battaglia di Bitonto combattuta nel 1734 tra l’esercito spagnolo, comandato dal generale Montemar, e quello austriaco, guidato dal Principe di Belmonte: un importante evento nel contesto della guerra di successione polacca, che si concluse con la disfatta dell’esercito austriaco e la vittoria degli spagnoli, portando definitivamente il Regno di Napoli sotto il dominio di Carlo di Borbone. Tra manoscritti e libri ritrovati Brattoli ha raccol-


to tante testimonianze, compresi alcuni bottoni di divise e medagliette devozionali perse dai soldati sul campo di battaglia. Tra i rinvenimenti sono altresì da segnalare alcuni studi grafici di monete del periodo ellenistico di Bitonto, oggi custodite dall’ultimo erede dei Santoro in una collezione numismatica che fu citata anche da re Vittorio Emanuele III di Savoia, esperto in materia. Lo stesso erede dei Santoro, che ha venduto il palazzo avito, in occasione di una pubblica cerimonia ha ringraziato il cav. Brattoli per aver custodito e messo a disposizione della città quei cimeli di cui neppure immaginava l’esistenza. Circa la collezione di monete custodita gelosamente dall’erede Santoro ( in banca , precisa con un sorriso il cav. Brattoli, al fine di scoraggiare eventuali malintenzionati), ha anche detto pubblicamente che nel caso dovesse venderla il primo al quale proporla è proprio Gaetano Brattoli. Di rilievo anche il ritrovamento di varie liriche d’occasione composte per lo più da Serafino Santoro e legate ad avvenimenti a lui contemporanei, fra il 1835 e il 1876, scritte, secondo l’uso del tempo, in occasione di nozze, cerimonie funebri, monacazioni o in onore di personalità politiche o religiose presenti o di passaggio a Bitonto, rime che sono state pubblicate con la qualificata curatela della prof. Maria Antonietta Elia. Nell’opera meritoria di recupero, di preservazione e di fruibilità al grande pubblico, occorre menzionare un altro interessante libro promosso dal cav. Brattoli contenente le foto di Bitonto degli anni Trenta, in pieno ventennio fascista: si tratta delle uniche foto di quel periodo, conservate dal podestà Santoro, quando tutti, alla caduta del regime, distruggevano ogni legame che potesse ricondurre al fascismo. Per completare il profilo dell’impegno culturale di Gaetano Brattoli, occorre dire che nell’ex palazzo Santoro, nel cuore del borgo antico di Bitonto di fronte al teatro Traetta, oltre ad un rinomato bed and breakfast, ospita anche Il Salotto letterario di Bitonto , il centro studi che ha costituito nel 2005 per offrire alla città una serie di eventi, mostre, presentazioni di libri, concerti, creando un felice connubio di arte, poesia, musica e storia. Alla base delle attività del centro studi c’è un preciso progetto culturale, che è anche un progetto di vita: legare il presente al passato nel rispetto dei valori di ogni tempo .

L’UOMO DI SUCCESSO Nonostante questo fervore di animazione culturale, che comporta certamente degli esborsi, il cav. Brattoli afferma di non considerarsi un mecenate, ma una persona che, avute le possibilità, cerca di renderle fruibili alla collettività. Del resto nella vita professionale si occupa di altro. E’ broker assicurativo ed è attivo nella Camera di Conciliazione. Ha ricoperto e ricopre incarichi pubblici di rilievo. Fa parte dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro ed è componente del consiglio d’amministrazione della Libera Università Mediterranea (LUM) Jean Monnet. E’ capo di Gabinetto della Presidenza della Fondazione Enasarco, il terzo ente previdenziale italiano per le pensioni degli agenti di commercio e dei consulenti finanziari, con sede a Roma. Dal 2013 al 2016 è stato capo segreteria del sottosegretario Cassano del Ministero del Lavoro. Tra i vari incarichi ha rappresentato il Governo italiano al G20 sul lavoro a Pechino e al Forum della povertà a Madrid. Per questa sua attività pubblica, professionale e culturale le onorificenze sono state numerose. Tra le tante cita con legittimo orgoglio il Paul Harris , massima onorificenza rotariana ricevuta per due anni. Inoltre il Presidente della Repubblica gli ha conferito il Cavalierato al Merito della Repubblica in considerazione delle elevate attività culturali che lo hanno visto protagonista. Abbiamo parlato della casa giovinazzese, degli incarichi romani e dei legami con la città di origine Bitonto. Ma il cav. Brattoli si sente giovinazzese o bitontino? Non ha problema ad ammettere che il legame con Bitonto è molto forte. Però ci tiene a precisare che i suoi due figli Davide e Claudio, che hanno vissuto a Giovinazzo sin da piccoli, si sentono giovinazzesi a tutti gli effetti e ne parlano il dialetto. Non è estraneo alla vicende cittadine e segue la vita giovinazzese sociale, culturale e amministrativa, anche se trascorre a Roma buona parte della settimana. E Giovinazzo ne ricambia l’attenzione con senso di ammirazione: del resto non si può passare davanti a palazzo Siciliano di Rende e non pensare a quel patrimonio di antichità, di memoria storica, di vicende singolari che quegli ambienti custodiscono, e alla cortesia e nobiltà di modi di chi vi abita. AGOSTINO PICICCO




la cronaca nera

E’ GUERRA AGLI SPACCIATORI SEMPRE PIÙ INTENSI I CONTROLLI DEI CARABINIERI DELLA COMPAGNIA DI MOLFETTA E DELLA STAZIONE DI GIOVINAZZO PER FRONTEGGIARE LO SPACCIO DI SOSTANZE STUPEFACENTI. ARRESTATO UN PUSHER 25ENNE 20 settembre: ARRESTATO PUSHER IN VIA MARCONI I Carabinieri della Compagnia di Molfetta e della Stazione di Giovinazzo hanno intensificato il controllo sul territorio, disponendo una serie di servizi perlustrativi volti a prevenire e contrastare i reati contro il patrimonio e l’uso e lo spaccio di sostanze stupefacenti. In particolare, a Giovinazzo, i militari, agli ordini del luogotenente Dino Amato, hanno identificato e controllato alcuni giovani che si stavano intrattenendo nelle strade del centro, notando uno strano andirivieni in via Marconi. All’esito delle verifiche, è stato individuato ed arrestato un giovane 25enne, trovato in possesso di10 dosi di marijuana per complessivi 30 grammi, detenute ai fini di spaccio. Su disposizione della competente Autorità Giudiziaria il 25enne è stato sottoposto agli arresti domiciliari in attesa di giudizio. Nell’ambito degli stessi controlli, durante la notte, un’altra pattuglia, sempre a Giovinazzo, in via XX Settembre, ha sorpreso un 29enne mentre stava armeggiando all’interno di una Fiat Punto in sosta, tentando di rubare l’impianto stereo. Inutile il tentativo di fuga da parte del 29enne che è stato prontamente bloccato dai militari operanti. Per il 29enne sono scattate così le manette per il reato di furto aggravato e, su disposizione della competente Autorità Giudiziaria, è stato sottoposto agli arresti domiciliari in attesa di giudizio, mentre la refurtiva asportata è stata restituita al legittimo proprietario. 2 settembre: MISTERIOSO INCENDIO NEL CENTRO ABITATO DI GIOVINAZZO Nel cuore della notte fra il 1 ed il 2 settembre un rogo ha divorato i sedili e le parti interne di una Nissan Micra e di una Opel Astra, entrambe parcheggiate in via Papa Giovanni XXIII, ma distanti l’una dall’altra, ed intestate ad un unico proprietario. Scattato l’allarme, alle ore 03.30, sul posto si sono recati i Vigili del Fuoco. Le fiamme sono state domate prima che distruggessero i mezzi: i danni, infatti, in entrambi i casi, sono rimasti circoscritti ai soli abitacoli. Al termine delle operazioni di spegnimento, gli uomini del Distaccamento di Molfetta, con i Carabinieri della locale Stazione, hanno eseguito un sopralluogo, alla ricerca di tracce di liquido infiammabile o altro materiale riconducibile alla matrice dolosa. Quest’ultima, infatti, sembra infatti la pista più accreditata, considerato pure che lo scoppio causato dalla rottura dei vetri dei finestrini delle due auto potrebbe essere avvenuto prima di appiccare l’incendio. Si cercano, intanto, le videocamere di sorveglianza installate nell’area circostante. I militari, inoltre, ascolteranno nelle prossime ore il proprietario delle due auto, nella speranza di poter ricostruire l’episodio. Non si esclude inoltre che, nonostante

l’orario dell’accaduto, qualcuno possa aver notato movimenti sospetti, o auto di passaggio nel luogo del rogo. Eventuali testimonianze potrebbero dunque fornire una svolta alle indagini. 13 settembre: FURTO CON SPACCATA Hanno sfondato la serranda principale usando come ariete un’auto, sicuramente rubata. Poi in pochi istanti ha fatto man bassa dei contanti contenuti nel cambia monete. L’attività presa di mira è la sala scommesse Punto Snai. Erano le ore 02.00 del 13 settembre scorso, quando l’auto ha sfondato la saracinesca di via Gioia. Tra l’altro quella della spaccata sembra essere diventata l’ultima “tendenza” in materia di furti con obiettivo i distributori automatici scambia-monete e i videopoker. Una volta dentro, i banditi, incappucciati, hanno scassinato proprio la macchinetta cambia-soldi: il bottino dovrebbe aggirarsi sui 1.500 euro, ma i danneggiamenti, come spesso accade, sono superiori. I danni, infatti, sono piuttosto consistenti. Il tutto per svuotare svuotato la macchinette scambia-soldi ed accumulare un bottino irrisorio. I malviventi si sono poi allontanati facendo perdere le proprie tracce. Sul posto, per i rilievi del caso e per chiarire la dinamica di un episodio che racconta la sfrontatezza della malavita, giunta probabilmente da fuori città, sono intervenuti i Carabinieri della locale Stazione i quali hanno avviato le indagini. Gli investigatori confidano nell’aiuto della videosorveglianza (qualche obiettivo potrebbe aver ripreso particolari importanti) e di qualche testimone. Se così fosse le forze dell’ordine invitano i cittadini a collaborare. Solo creando una rete di vigilanza è possibile scoraggiare l’assalto delle bande di ladri. 17 settembre: SVENTATO FURTO AD IMPRESA AGRICOLA Hanno completamente bloccato la strada d’ingresso con una grossa impastatrice di calcestruzzo per eludere l’intervento delle forze dell’ordine, ma non avevano fatto i conti con gli uomini dell’istituto di vigilanza Metronotte s.r.l.. Il piano è stato studiato a tavolino e i malviventi, dopo aver tagliato la rete della recinzione creandosi un varco per poi poter entrare in azione, miravano a razziare un’azienda agricola sita lungo la strada provinciale 112, fra i territori di Terlizzi e Giovinazzo. Ma il furto, il 17 settembre, è stato sventato quando è scattato l’allarme collegato alla sala operativa della società di Ruvo di Puglia. Le guardie sono arrivate in un battibaleno. E proprio grazie alla prontezza e alla professionalità dei vigilanti, i banditi sono stati


costretti a fuggire a mani vuote, dileguandosi nell’oscurità nelle campagne vicine. I ladri, infatti, sono stati obbligati alla ritirata per non essere catturati dagli agenti della Metronotte s.r.l., a cui, per bloccare il loro passaggio e garantirsi la fuga, avevano messo una grossa impastatrice di calcestruzzo davanti all’ingresso principale. Ma l’arrivo troppo tempestivo dei vigilanti li ha fatti desistere: hanno dovuto mollare tutto. Sono riusciti a fuggire e a far perdere le loro tracce. Anche all’arrivo dei Carabinieri della Tenenza di Terlizzi, a cui sono affidate le indagini di rito, dei banditi non c’era ormai più alcuna traccia.

conclusa nei pressi dell’ospedale monsignor Antonio Bello, con l’ausilio di un altro equipaggio. Alcuni post su Facebook, trasformatisi ben presto in un tam tam incontrollato, hanno parlato anche di una sparatoria. Tuttavia l’Arma ha smentito i colpi di arma da fuoco. Il conducente dell’auto è stato arrestato per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, ma i motivi della sua fuga non sono ancora chiari agli uomini del capitano Vito Ingrosso i quali hanno effettuato i rilievi sulla vettura, lungo il percorso dell’inseguimento e nella zona dove è avvenuto il fermo. FONTE CARABINIERI BARI

18 settembre: NON SI FERMA AL POSTO DI BLOCCO. ARRESTATO INCENSURATO Si è concluso con l’arresto di un uomo di Giovinazzo, di cui non sono state fornite informazioni su età o generalità, la concitata nottata che ha visto protagonisti i Carabinieri della Radiomobile della Compagnia di Molfetta. Tutto è iniziato intorno alle ore 03.00 del 18 settembre, quando l’auto dell’uomo, una Lancia Delta, sulla quale viaggiavano altre due persone, è stata notata per le vie di Giovinazzo dai militari che hanno quindi proceduto ad inseguirla intimando l’alt al conducente. Che avrebbe ignorato le segnalazioni degli uomini in divisa, spingendo invece sull’acceleratore. I militari hanno attivato immediatamente lampeggianti e sirena, ma il fuggiasco non ne ha voluto sapere di desistere. Tutt’altro. Per alcuni chilometri, i Carabinieri sono rimasti dietro all’auto dell’uomo, sino a quando la corsa notturna - dopo aver varcato il confine comunale ed essere finita a Molfetta - si è

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del

mese

DI

GIANGAETANO TORTORA

HAIR FASHION SHOW 2 settembre 1° Evento Nazionale Hair Fashion Show, organizzato presso il Piazzale dell’Aeronautica a Levante dalla Carmen Martorana Eventi in collaborazione con Il Giornale del Parrucchiere di Gioele de Liso e il Patrocinio della Città di Giovinazzo e della Camera della Moda Puglia. Ossia uno spettacolo dedicato esclusivamente a parrucchieri e truccatori arrivati da tutta Italia, che ha visto una grandissima partecipazione di gente. Il titolo de Il Giornale del Parrucchiere è stato assegnato a Lucy Bello, modella della scuderia Top Fashion Model, e a Luisa Napoletano, cliente di un hair stylist partecipante, mentre il titolo di Top Fashion Model Hair è andato ad Angelica Saccottelli, che parteciperà di diritto al Calendario 2019 in programma per l’agenzia. Il contest per i tecnici ha assegnato invece alla vincitrice Silvia D’Amora di Salerno un corso di acconciature artistiche, sposa e alta moda organizzato dalla suddetta rivista il Giornale del Parrucchiere; a Cristina Vozza, seconda classificata, uno shooting fotografico a cura della Camera della Moda Puglia in cui saranno inserite anche le make up artist Giuliana Di Bello e Francesca Pellerano; alla terza classificata, Filomena Petrucelli, l’iscrizione gratuita alla rivista e alla quarta, Teresa Fratella, l’inserimento nella Camera della Moda. Per tutti i partecipanti è stato organizzato un workshop di acconciature a cura del grande hair stylist Francesco Musella, docente di punta e membro del comitato nazionale della rivista, ospite d’onore della serata nonché membro della giuria. Protagonista l’alta moda con Le Spose di Carmen (che si trova a Ginosa, in provincia di Taranto) di Clemente Carmen, stilista specializzata nella creazione di abiti da sposa e da cerimonia. La serata è stata allietata dall’esibizione di Serena de Bari, cantante pugliese protagonista dell’edizione 2016 del programma televisivo Amici, e dalle coreografie di tango del Dance Team con i maestri Alessandra Andriani e Nicola Maldari. 25 agosto AGOSTINO PICICCO A LIBRI NEL BORGO ANTICO

In occasione della rassegna letteraria Libri nel Borgo Antico, svoltasi a Bisceglie, il nostro collaboratore Agostino Picicco ha presentato il volume Intervista alla città. Voci dal cuore e dalla mente (Ed. Insieme), che raccoglie le conversazioni con personaggi del mondo delle professioni, delle arti e delle istituzioni, apparse su La Piazza negli ultimi anni. Alla presentazione sono intervenuti, con l’autore, il Sindaco di Giovinazzo Tommaso Depalma e il Sindaco di Bisceglie Angelantonio Angarano. A moderare l’incontro Giuseppe Selvaggi, coordinatore dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano. 4 settembre CORPO UNICO DI POLIZIA LOCALE E’ entrato nel vivo il progetto di un corpo di Polizia Locale unico tra i comuni di Terlizzi, Molfetta e Giovinazzo con la condivisione e lo scambio di attrezzature e personale. Presso il Comune di Terlizzi si è infatti tenuto un vertice tra i sindaci delle tre città che ad aprile scorso firmarono la storica convenzione per un coordinamento congiunto dei rispettivi corpi di polizia. I primi cittadini Ninni

Gemmato, Tommaso Minervini e Tommaso Depalma hanno sottoscritto il piano di intervento congiunto da attuare nei prossimi mesi attraverso l’utilizzo intercomunale di agenti e attrezzature in dotazione ai rispettivi corpi. In concreto, i vertici delle polizie locali mettono a disposizione propri uomini e mezzi in sinergia per l’utilizzo congiunto nelle tre città. All’incontro hanno preso parte anche gli assessori alla Sicurezza e Polizia Locale di Terlizzi, Molfetta e Giovinazzo, rispettivamente Nino Allegretti, Pasquale Mancini e Salvatore Stallone, il comandante della polizia locale di Terlizzi e Molfetta Col. Giovanni Di Capua e il comandante della Polizia Locale di Giovinazzo, Mimmo Camporeale. Il piano di intervento sinergico prevede controlli settimanali della velocità mediante telelaser (in dotazione alla polizia di Molfetta) sulle principali vie che collegano le tre città con pattuglie miste formate da agenti dei tre comuni interessati; l’istituzione di una pattuglia annonaria intercomunale contro il fenomeno del commercio abusivo ambulante e a posto fisso sia nei mercati settimanali che nelle aree mercatali delle varie città; posizionamento di foto trappole portatili (in dotazione a Terlizzi) per prevenire il fenomeno dell’abbandono irregolare dei rifiuti; utilizzo congiunto dello street-control (in dotazione a Molfetta) per rilevare la presenza di veicoli in sosta irregolare; utilizzo di un drone (in dotazione al corpo di polizia di Giovinazzo) per il monitorag gio dell’agro delle tre città finalizzato alla


georeferenziazione di discariche abusive, oltre che alla prevenzione dei furti nelle campagne. L’accordo, che in realtà aveva avuto una prima sperimentazione già ad aprile scorso in occasione della visita del Papa a Molfetta, rappresenta un ulteriore passo in avanti: Terlizzi, Molfetta e Giovinazzo potranno così contare su un organico potenziale di 73 agenti, 4 funzionari e un dirigente in comune tra Terlizzi e Molfetta. Si è dunque data attuazione alla fase 2 della convenzione («coordinamento congiunto delle attività di polizia locale e impiego del personale per il reciproco rafforzamento dei corpi di polizia locale e interventi integrati di polizia sul territorio»). L’intesa fra i tre citati comuni è tra le prime ad essere sperimentate in Italia.

Con la rappresentazione Il naso, ad opera della compagnia L’occhio del ciclone Theater di Bari (tratta da I Racconti di Pietroburgo di Nikolaj Gogol, adattamento di G.Groccia, G.De Luca e M.Scarafile, regia e scene di Gianfranco Groccia), è andato in scena l’ultimo dei sei spettacoli della rassegna nazionale Giovinazzo Teatro; rassegna organizzata per il diciannovesimo anno dal Gruppo Teatro Moduloesse diretto dal Prof. Franco Martini, con il patrocino del Comune di Giovinazzo e la collaborazione del Comitato Regionale Fita Puglia (Federazione Italiana Teatro Amatori). Decisamente positivo il riscontro da parte del pubblico nella location del giardino della scuola elementare San Giovanni Bosco.

7-8-9 settembre EVEREST018

11 settembre LA CORRIDA DEI TALENTI Questo il nome della manifestazione organizzata presso il Parco Scianatico in via Agostino Gioia dalla cooperativa Anthropos, col patrocinio del Comune di

Anche quest’anno l’hotel Riva del Sole ha ospitato per tre giorni Everest, il Campus nazionale dei giovani di Forza Italia organizzato dall’associazione Italia Protagonista che fa capo al Sen. Maurizio Gasparri, con l’ausilio del Consigliere regionale Domenico Damascelli e della sezione locale del partito. Tra i tanti big intervenuti, da segnalare la partecipazione di Antonio Tajani (Presidente del Parlamento Europeo e Vice Presidente di Forza Italia), di Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini (capogruppo di Forza Italia, rispettivamente alla Camera e al Senato) e di Mara Carfagna (Vicepresidente della Camera dei Deputati).

Giovinazzo e in collaborazione con l’associazione Concerto Bandistico di Giovinazzo, sull’onda della famosissima trasmissione condotta in passato da Corrado Mantoni. I 22 partecipanti, metà dei quali ospiti della cooperativa, si sono cimentati in esibizioni di canto, ballo, recitazione e suono di strumenti. Un trionfo per le risorse locali. Ancora una volta, madrina della manifestazione è stata Giovanna Maglia. 12 settembre CONDUTTRICE CLIO MAKE-UP A GIOVINAZZO

9 settembre NUOVO PARROCO S. AGOSTINO Il 36enne molfettese don Massimiliano Fasciano è diventato ufficialmente il nuovo parroco di S. Agostino. Succede a don Beppe Deruvo dopo ben PH. GIOVINAZZO.TV 13 anni. Il passaggio di consegne è avvenuto durante la solenne celebrazione presieduta dal Vescovo della nostra diocesi Mons. Domenico Cornacchia. PH. IINSTAGRAM

9 settembre GIOVINAZZO TEATRO

Clio Zammatteo, conduttrice del noto programma Clio Make-Up, ha fatto un blitz a Giovinazzo insieme alla sua famiglia. Così risulta dalla geolocalizzazione di una foto e dalle storie comparse sulla pagina Instagram della beauty blogger, influencer ed esperta di makeup, seguita da oltre due milioni di follower. Più precisamente, Clio (originaria di Belluno) ha ambientato alcune storie in località Trincea. 15-16 settembre RIEVOCAZIONE ASSEDIO 1042 Doppio appuntamento con le rievocazioni in costume, a cura dell’Associazione Impuratus, di un momento storico particolare per Giovinazzo: l’assedio avvenuto nel 1042 da parte delle truppe normanne guidate da Argiro, figlio di Melo da Bari. La manifestazione, svoltasi presso il piazzale dedicato all’Aeronautica sul lungomare di Levante, è rientrata nella prima edizione del Settembre mese della cultura, iniziativa finanziata dal Comune di Giovinazzo con


PH. GIOVINAZZOLIVE

l’obiettivo di destagionalizzare il turismo nella nostra città nel segno dell’arte e della storia. Protagonista è stata infatti anche l’archeologia, con centralità riservata al Dolmen di San Silvestro, risalente all’Età del Bronzo, sulla strada provinciale per Terlizzi. Il mese di settembre ha infatti previsto pure: aperture straordinarie del Dolmen, con visite guidate gratuite a cura di storici dell’arte e archeologi e con momenti di approfondimento e di studio aventi relatori di chiara fama, come il prof. Pierfrancesco Rescio dell’Università di Napoli e la storica dell’arte Dott.ssa Carmen Battista; nonché lo spettacolo La Festa d’Ognissanti tenuto dall’associazione Malalingua. Da segnalare, inoltre, il Convegno Giovinazzo, tra fonti storiche e archeologiche. Quale futuro presso la Sala San Felice e l’apertura nei weekend, la mattina e la sera, di alcune nostre chiese grazie alla collaborazione tra Comune di Giovinazzo e Diocesi di Molfetta. Questi progetti pilota segnano solo l’inizio di un lungo lavoro da parte dell’Assessorato alla Cultura sempre nell’ottica della destagionalizzazione del turismo. 17 settembre TROUPE TELEVISIVA TRAVEL CHANNEL A GIOVINAZZO La troupe dell’emittente televisiva statunitense Travel Channel (canale tematico dedicato ai viaggi e al tempo libero, guardato da circa mezzo milione di spettatori) ha girato una puntata dedicata alla cucina locale presso il Gran Bar Pugliese e Casa Pugliese in Piazza Vittorio Emanuele II. Riflettori su due ricette riguardanti il

pasticciotto e il polpo. Precedenti mete della suddetta troupe, Bari e Torre a Mare. 17 settembre BAMBINA GIOVINAZZESE PROTAGONISTA DELL’ISOLA DEGLI EROI Alessandra Lacalamita, bambina di 9 anni di Giovinazzo dal curriculum già invidiabile, è tra i protagonisti dell’Isola degli eroi, nuovo game show del canale televisivo Boing. Su un totale di 12 bambini scelti, Alessandra rappresenta la Puglia insieme a un bambino leccese. Nella prima puntata sono stati presentati i


concorrenti e si sono svolte le prime sfide entusiasmanti. La tanto attesa puntata finale andrà in onda, sempre su Boing, il 26 novembre. Già protagonista di diversi servizi fotografici e con una spiccata propensione per la recitazione e per il portamento, con quelle lentiggini delicate e una spigliatezza tipica di una ragazza che sa già cosa vuole dalla sua vita, Alessandra Lacalamita vanta già diverse esperienze televisive, come nell’Action film Untilitburns, con la regia di Pietro Cinieri e Alessandro Masella. E’ stata anche protagonista del videoclip Fortuna che ci sei di Biagio Antonacci e dello spot internazionale Matera 2019. Premio finale del gioco: un viaggio in giro per il mondo con la propria famiglia. Nel corso delle 11 puntate del programma, i concorrenti dovranno dimostrare di possedere le qualità di un vero eroe, mettendo in campo tutta la loro forza, spirito di squadra, intelligenza e creatività per restare in gara il più a lungo possibile. A guidare e supportare gli aspiranti eroi ci sarà Lorenzo Baglioni, grande rivelazione dell’ultimo festival di Sanremo, che con la sua ironia saprà tenere alto lo spirito dei concorrenti. 21 settembre ANTONELLO DELL’OLIO È CAMPIONE DEL MONDO! Non è la prima volta che la scuola giovinazzese di kick-boxing ci regla il gradino più alto del podio. Questa volta Giovinazzo ringrazia Dell’Olio fresco campione del mondo nella categoria Juniores 74 kg. L’entusiasmo nelle parole del 1° Cittadino di Giovinazzo Tommaso Depalma: «Giornata memorabile per la

nostra città. Un ragazzo sano, una ragazzo perbene, un giovane campione e un esempio per tanti, ha scalato la vetta più alta. Antonello Dell’Olio è campione del mondo! Spero che in questi minuti successivi alla sfida finale, possa avere il tempo di stringere la bandiera bianco verde che gli ho consegnato prima di partire e sentire forte l’abbraccio di tutta Giovinazzo»



di Vincenzo Depalma Questa volta il Sindaco mi deve scusare ma deve concedermi il diritto di replica. Giovinazzo è in fiore, la città è in fiore. Lo dicono a tinte gialle le scritte sulle fiancate dei camion che in tutte le ore del giorno attraversano Giovinazzo. Tommaso si fa vanto di aver portato in paese la raccolta differenziata. Mi dispiace contraddire il Sindaco: a Giovinazzo la raccolta differenziata è sempre esistita! In tutti i miei interventi su La Piazza ho sempre sostenuto che ai tempi miei non si buttava niente. E vi dimostrerò la veridicità di quanto dico. In altri termini a li timbe meje nan si scittaive manghe la remmete, e per di più non vi era tanta confusione per sapere come succede oggi in quala pattumiera collocare u rumate. Al muro della cucina tenghe esposte u vocabolarie, il vademecum per conoscere giorno per giorno dove gettare gli avanzi. Pannolini, pirex, audiocassette, cotton fioc, materiali di gomma, capelli, peli, posate e piatti di plastica, pellicole, ecc… L’elenco è lungo, così lungo che in famiglia sorgono discussioni accese per decidere dove sistemare i rifiuti in elenco e non. Mang foss nu quizz d Mike Buongiorn! Ai miei tempi, confermo, la differenziata si faceva senza dare spazio a discussioni: nan si scittaive nudde! Scorze de meleune, di citre, avanzi di verdure. Insomma robbe ca mo’ si chieme umido si portavano o parende ca tenaive la checevue per sistemarla sotto qualche albero da frutto perché faceva da concime. L’ossere che avanzavano si pertavene a le cane e le cacciule, le speine du pesce a le gattudde. Carta e cartoni se ne vedevano pochissimi in giro percè abbisignavene a d’appiccè u fuche. La carta più fina e sottile era preziosa jinze o cesse (così si chiamava il piccolo stanzino delle case adibito ai bisogni corporali). La carta sottile finiva appesa o cendraune du cesse per evitarci nei limiti del possibile, l’uso

LA RACCOLTA DIFFERENZIATA? E’ SEMPRE ESISTITA! ALTRI TEMPI. U REMMATIRE VENIVA CONTATTATO DAI CONTADINI CHE PAGAVANO L’IMMONDIZIA CHE ANDAVA A CONCIMARE I CAMPI (Ph. archivio G. Parato)

de la pezze de preise che non sapevi da che lato prendere gli sberleffi della m…. Firre vicchie, sanza d’ugghie, robbe vecchie venivano ceduti ad ambulanti che giravano il paese in cambio di qualche tianedde d’alluminie, piatte, quartere, ciccinere. A loro le femmene vinnevene pure le capidde! Mo’ le cause hanne cangete. Cudde macisterie ora ha un nome civile: raccolta differenziata! Si aspettava il mattino per liberarsi di quel poco di spazzatura che avanzava quando al suono de la tremette de Armando Trignule o dell’addetto al trasporto si svuotava il secchio sul carro di raccolta. U remmatire veniva contattato dai contadini che pagavano l’immondizia che veniva scaricata nei campi. Anche il concime, ai miei tempi, non era artefatto ma naturale. Non provo a descrivervi l’olezzo che emanavano quei campi appena concimati. Posso però azzardare nell’indovinare il numero delle mosche (di giorno) e di zanzare (di notte) che volteggiavano su quei campi: erano sempre inferiori quello delle mosche e zanzare che ci torturano in piazza e in villa dopo che i manifesti ci hanno dichiarato di aver proceduto a fare la disinfestazione (Solite cattiverie di amarcord?). Non vi nascondo il disappunto di chi vive in una o due stanze per trovare il posto per le pattumelle. Giovinazzo è in fiore e chi ha i balconi li alterna

ai vasi e chi non ha una buona vista confonde fiori e pattumelle. E che dire degli orari di ritiro dei rifiuti? Per tutta la giornata devi ripassarti la frase che Giovinazzo è in Fiore a ogni passaggio del camion. Come cittadino collaborativo mi permetto di formulare qualche piccola proposta per la risoluzione di questo problema. Un enorme risparmio delle spese si potrebbe ottenere con l’abolizione delle numerose pattumelle che dovrebbero esseree sostituite da una sola pattumella con la dicitura di Chesse jè per la robbe can an sapejme addo cacchie la ma mette. Tutti i netturbini li trasferirei alla discarica di San Pietro Pago insieme ad esperti del settore che con competenza e precisione selezionerebbero il prodotto. Per incrementare il settore dell’occupazione giovanile e con i risparmi sull’acquisto delle pattumelle si potrebbe assumere una ventina di giovani laureali in chimica che con l’aiuto di lenti, microscopi, reagenti chimici metterebbero la parola fine a quei rifiuti che non si sa dove correttamente depositare. Devo onestamente ammettere che qualche amico al quale ho esposto questo mio piccolo pensiero mi ha guardato con aria stralunata. Succede! I geni vengono compresi molto tempo dopo. Un saluto di fine estate d amarcord!

BRUNO LANDO


storia

nostra

DI

DIEGO DE CEGLIA

«I SEGRETI DEL TEMPO» RACCONTATI IN MEMORIA DI DON GAETANO VALENTE Lo scorso 15 settembre, presso il chiostro dell’ex convento francescano di S. Maria la Nova di Terlizzi è stato presentato il volume “Dipanando i segreti del tempo” curato da Angelo D’Ambrosio e Francesco Di Palo, 28° dei Quaderni dell’Archivio Diocesano di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, edito dalla Nuova Mezzina di Molfetta, miscellanea di studi in memoria dello storico terlizzese don Gaetano Valente, scomparso cinque anni orsono. Egli meritava questa dimostrazione tangibile di stima poiché è da annoverarsi tra gli storici che hanno saputo legare il proprio nome alla terra natia, in virtù della ostinazione e del rigore scientifico con cui ha raccolto documenti e testimonianze di natura diversa per raccontarne con obbiettività le vicende sociali, religiose e artistiche. E così oggi le innumerevoli opere prodotte da don Gaetano Valente costituiscono la principale fonte per chi voglia accostarsi allo studio della storia feudale e della Chiesa di questa cittadina dell’entroterra. Con i suoi numerosi studi relativi alla Chiesa di Terlizzi, sottoposta fino al 1749 al Vescovo di Giovinazzo, don Gaetano Valente ha fatto luce anche su numerosi aspetti, sconosciuti, della Chiesa giovinazzese. Diciannove i saggi che compongono la miscellanea, di questi tre sono relativi alla persona di mons. Valente, e ben sedici sono tutti relativi alla storia della Terra di Bari ed ai suoi personaggi; in quasi tutti è presente qualche riferimento alla città di Giovinazzo. In particolare dobbiamo segnalare lo studio di mons. Luigi Michele de Palma, docente di Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Lateranense, Segretario del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, nonché Archivista Generale della Diocesi che, sin dalla canonica istituzione dell’Archivio Storico Diocesano di Giovinazzo disposta con decreto di mons. Antonio Bello il 1° luglio 1985, ne delegò la gestione al dott. Michele Bonserio che con costante impegno già dal 1979 stava provvedendo al suo riordino. Il contributo di mons. de Palma intitolato “La Visita Apostolica di Giovanni Lottini nella diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi (1909)” offre una panoramica sullo stato morale e materiale delle tre città, al momento in cui erano tre Diocesi distinte ma sottoposte allo stesso Vescovo. Riservando ad altra occasione, l’analisi di detto studio relativamente al quadro morale della nostra città agli inizi del XX secolo, del contributo ci piace riportare in questa sede un piccolo inciso relativo allo stato dei luoghi, più specificatamente quello attinente alla cripta della nostra Cattedrale, perché ciò ci consente di fornire ulteriori dati documentari riguardanti questo sito, ma soprattutto una sua dettagliata descrizione. (Solo una nota a margine: fino ad alcuni anni fa sul sito www.enec.it curato da un valente comitato scientifico composto da Nicola Bux, Franco Cardini, Michele Loconsole, Raffaele Mascolo, Michele Monno, alla pagina relativa allo stato dei luoghi “cripte e santi”, poteva essere visualizzata la sintetica ma precisa e attendibile descrizione della cripta della Cattedrale di Giovinazzo come oggi ci appare). LA CRIPTA DELLA CATTEDRALE DI GIOVINAZZO A pag. 398 della miscellanea si legge: «La Cattedrale di Giovinazzo nell’interno è in buono stato, ma i tetti hanno bisogno di restauro per la somma di £ 1.000. È però in istato deplorevole la cripta che sta sotto il coro, nella quale l’inverno fino a due anni si faceva l’ufficiatura. Questa cripta antica, sorretta da un bel numero di colonnette artistiche, è tenuta come una stalla sudicia, piena di ragnatele, scalcinate le pareti, le colonnette sono malandate. C’è bisogno estremo di restauro al quale è tenuta la fabbriceria, la cui amministrazione la tiene il primicereo Nonna, senza nessun controllo. Egli dice che non si possono fare spese per i debiti contratti a causa della facciata, che importò la spesa di £ 40.000, e furono spese £ 9.000 per lavori in sagrestia. Si stanno aspettando sussidi dal

FOTO N.1 Governo. Ma intanto non si soddisfa all’obbligo di celebrarvi». Tale relazione del Visitatore apostolico del 1909 è successiva di un decennio a quella predisposta, con allegate planimetrie (oggi irreperibili), dal noto architetto romano Ettore Bernich allorquando gli furono affidati i lavori di restauro della nostra Cattedrale; la relazione, insieme ad una foto (purtroppo di pessima risoluzione), è oggi conservata insieme a tutti i carteggi relativi ai lavori eseguiti in Cattedrale da quell’epoca sino ai nostri giorni, e che di seguito citeremo, presso l’Archivio della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bari. Questa documentazione consente di chiarire come quello oggi visibile non sia l’antico e originario stato della cripta della cattedrale come erroneamente riportano alcune brochure per visite turistiche. Il 4 maggio 1898 il Bernich scriveva: «Cripta. La cripta è stata ricoperta di volte a crociera sostenute da pilastri e da n°10 colonne; il tutto di pietra calcarea. I capitelli, come le volte, vennero nel secolo passato rivestiti di stucco e trasformati in stile barocco. Tolto lo stucco si vedono gli intagli originari, alcuni capitelli sono deturpati ed uno deve essere assolutamente sostituito. Il piano della cripta è stato riempito ed alzato di oltre centimetri 50 e ricopre totalmente le basi delle colonne; questo dovrà essere spurgato per scovrire l’antico piano e rifarvi il pianolato a lastre di pietra calcarea, come si trova in altre antiche cattedrali. Era desiderio del Capitolo di ripristinare nella cripta le due scale laterali, come si vedono in quasi tutte le cattedrali meridionali, per esempio, Bitonto, S. Nicola in Bari etc., però per quanti studi e scandagli io abbia potuto fare, mi sono convinto che non è possibile farlo, stante le posteriori costruzioni avvenute nella soprastante cattedrale, le quali occupano precisamente il posto dove in origine erano le due gradinate. Nella cripta vi sono tre vani, segnati in pianta colle lettera A.A.A.; due presso l’abside ed uno dove era certo il passaggio di una delle scale laterali; questi vani sono totalmente ripieni di ossami e terra e debbonsi vuotare per essere sterilizzati. … Esterno lato est. Questo è il lato che conserva maggiormente il suo stato originario però verso la fine del secolo passato vi furono fatti vari restauri, fra i quali l’apertura di una finestra che corrisponde alla sottostante cripta. La finestra però colla sua sgarbata forma barocca, deturpa l’intero prospetto [foto 1]. Quindi progettai di ridurla a forma rettangolare con arco a pieno centro come quelle esistenti nella basilica di S. Nicola in Bari». LE PROPOSTE DI RESTAURO Le proposte del Bernich, vennero solo in parte eseguite, come è possibile leggere alle pag. 95-96 del saggio di Adolfo Avena I monumenti dell’Italia meridionale, edito nel 1902: «gli abachi di questi capitelli mutilati ora rimessi in luce … le basi attiche hanno negli angoli la foglia protezionale» (Bernich scriveva che erano interrati di 50 cm.); relativamente alle finestre infatti l’Avena continua a scrivere: «Le finestre, originariamente


FOTO piccole e tonde, vennero squarciate in forma sgarbatissima, che non si addice al carattere del luogo» come testimoniano alcune foto dei primi del Novecento (foto 1). Anche una lettera inoltrata il 24 maggio 1915 dall’arcidiacono di Giovinazzo don Francesco Rucci al Sovrintendente, conferma che i lavori proposti dal Bernich non vennero integralmente eseguiti. «In riscontro alla nota di V. S. Ill.ma del 21 corrente, n. 540, pregiomi significarle che i lavori di restauro alla cripta voluti da un fedele sono: a) apertura di un’antichissima porta sita sotto la scalinata di mezzodì; b) riparazioni ai due cappelloni laterali, nonché ad un sito della volta; c) apertura dei quattro finestrini di stile bizantino; d) situazione del nuovo pavimento e scrostamento dell’imbianchitura dei muri; e) nuovo altarino al centro con stalli in legno intorno per l’ufficiatura; f) chiusura delle fessure con cemento. Quelli per la sovrastante Cattedrale sarebbero: g) zoccolatura, imbianchitura generale e lavatura dei pilastri. La spesa occorrente, come le fu detto fin dallo scorso febbraio, quando Le si domandò il suo sopralluogo per il relativo permesso, doveva sopportarsi dal menzionato fedele, il quale, essendo stato richiamato [alle armi per l’appena dichiarata guerra] ha deposto pel momento ogni pensiero di restauro. Il Capitolo adunque non ha fondi di riserva disponibili». È certo che altri interventi sulla Cattedrale furono progettati nel 1934 dall’ing. Luigi Sylos. È infatti datata 23 novembre 1934, la sua proposta di lavori nella quale, dopo una premessa che decanta lo splendore della Cattedrale, si legge: «La cripta ha tre finestre molto ampie ma molto barocche (foto 1), le quali, facilmente trasformate in finestrine trifore, se non saranno la riproduzione delle finestrine primitive, non risultanti da disegni o notizie, almeno risponderanno allo stile del luogo a cui devono dar luce. La cripta ha pure qualcosa di vulnerabile e di minaccioso alla staticità propria e del tempio che le sta sopra: ha sensibilmente spostata dalla originaria verticalità una delle colonne monolitiche di granito sorreggenti le crociere della volta, ed è ben giusto il desiderio generale che si accorra a rimetterla a piombo. Infine la cripta, già collegata alla superiore basilica per mezzo di due ampie scale esterne, ha ora una scalettina pensile di ripiego all’esterno del muro nord, con le pedate a sbalzo infisse ad un solo estremo nel muro e lunghe una sessantina di centimetri: qualcosa di tanto misero, che farebbe disdoro al più umile granaio della più umile fattoria. E la costruzione di questa scaletta, prolungata di poi fino al tetto, creò il bisogno di chiudere in un tamburo di fabbrica e deturpare con gusti indegni una bella porta ogivale quattrocentesca, che rimosso il tamburo verrebbe fuori nella gloria del sole. Ho quindi progettato il ripristino di una delle primitive scale previa la demolizione di quattro metri della volta a botte, che dal tempo in cui fu soppressa la gradinata, ne copriva la gabbia. All’altare attuale della cripta (foto 2) va sostituito un altare basilicale di marmo nella sua arcaica semplicità, sotto all’abside di levante. Più d’un capitello della cripta va restaurato mediante la inserzione accuratissima col mastice Mayer, di tasselli piccoli e grossi che sopperiscano alla mancanza ovvero al guasto di qualche motivo ornamentale. A questo proposito va dichiarato, che gli attuali capitelli della cripta erano già coverti di stucchi, dalla cui rimozione vennero fuori “barbaramente martellati” nelle loro foglie di acanto spinoso, come affermò il comm. Adolfo Avena, direttore dell’Ufficio per la conservazione dei monumenti nelle provincie meridionali, in una relazione a stampa del 1902. Così martellati resteranno, e i tasselli, di cui si fa cenno qui, vanno limitati a qualche pezzo che manchi e si possa copiare dalla porzione rimasta integra, non tanto nel vaso del capitello, quanto nei begli abachi dentellati di maniera corinzia. Il pavimento di pietra va tutto rinnovato, utilizzando altrove le lastre che ora vi sono, disuguali ed in parte consunte, e sostituendovi quadrelli uguali, di lato m. 0,40, bocciardati nella faccia e nelle connessure a perfetta aderenza. … Un finestrino tamponato, che è tra la cripta e l’androne del contiguo palazzo vescovile, sarà riaperto e fornito di griglia di ferro non per aumentare luce, che è sufficiente per una cripta, ma ai fini di una maggiore aereazione, necessaria per mantenere asciutte le fabbriche e l’aria ambiente. Codesta cripta è fra le più belle e forse la più bella di quante ne siano nel romanico Barese: per ampiezza, per la struttura delle crociere che la covrono, aventi ben profilati e molto acuti gli spigoli, per la leggerezza dei capitelli corinzi e delle colonne che li sorreggono, per la luce copiosa che la rende meglio d’ogni altra idonea al culto. E la spesa prevista per risanarla è di sole lire 8.500, oltre quella del ripristino di una delle scale, che è semplicemente una doverosa rivendicazione». Anche questi

N.2

FOTO N.3 lavori non furono tutti portati a compimento: quelli all’esterno furono ultimati nel 1935 come riporta l’incisione sul di un concio esterno della facciata a levante; quelli interni invece restarono sospesi; negli atti della Visita pastorale compiuta nel 1938 dal vescovo Achille Salvucci (in ADG), infatti si legge: «cripta, piccola ma graziosa nel suo stile originario. Attualmente è in riparazione, per iniziativa dell’attuale arcidiacono mons. Gaetano Piscitelli, i restauri ora sono sospesi per mancanza di fondi ivi si trova un altare in pietra, barocco, ma nel progetto sarà abolito, costruendosene uno nuovo nella piccola abside che guarda l’oriente». Nel fascicolo della Sovrintendenza, seguono i carteggi dei lavori eseguiti negli anni ’60. SINTESI DEGLI INTERVENTI PIU’ SIGNIFICATIVI In una sua lettera inviata il 22 gennaio 1962 al Soprintendente, l’architetto Antonio Milillo oltre ad una breve relazione dei lavori sommari da eseguirsi alla cripta, nella premessa, in sintesi, fa una cronistoria dei lavori eseguiti nel tempo. Quattro quindi in tutto le tappe salienti: «… nel 1890 diretti dall’arch. Ettore Bernich, furono eseguiti i restauri della facciata meridionale del transetto e nel 1938 fu restaurata la cripta che rimase però incompiuta per il sopraggiunto secondo conflitto mondiale. Nel 1960 durante lavori vari alla Cattedrale ad opera del Genio Civile (per danni bellici) si riuscì, con l’intervento di codesta Sovrintendenza a costruire la scala di accesso alla cripta. Giorni or sono [1962], il Genio Civile di Bari, ha stanziato una ulteriore somma (3 milioni circa) per riparazioni e restauri al medesimo tempio per cui, penso, che una buona parte della somma possa essere impiegata per la definitiva sistemazione della cripta ove necessitano: 1) pavimentazione generale; 2) Apertura delle monofore (tamponate) e relativi infissi; 3) Demolizione di un altare barocco [foto 2]; 4) Ricostruzione dell’altare basilicale (di questo esistono gli elementi principali) [in allegato bozzetto del nuovo altare]; 5) Restauro parziale di alcune voltine; 6) Restauro parziale di pareti; 7) Raschiatura di latte di calce alle volte e pareti; 8) Opportuna illuminazione elettrica; 9) Eventuale infisso alla porta d’ingresso alla cripta». Tali lavori vennero eseguiti come testimoniano varie fotografie successive a quegli anni. Ai vari lavori eseguiti nella cripta accenna anche il prof. Beniamino Andriani (1900-1990) nella sua recensione del 1983 allo studio “La cattedrale di Giovinazzo a sette secoli dalla sua consacrazione” allora pubblicato dal prof. Vincenzo Rucci. Nell’esprimere il suo disappunto per i vari “restauri” della cripta, il prof. Andriani fornisce anche qualche maggiore dettaglio relativamente all’altare barocco dismesso ed alla sua pala (oggi irreperibile): «Ed i capitelli originari della cripta sostituiti, quelli vetusti, gettati a caso negli angoli di detto soccorpo, che ancora esistevano negli anni ’20? E l’altare in legno tutto dorato con il quadro veramente bello raffigurante Gesù e Maria sollevanti le anime purganti [foto 2], quadro che ad essa cripta conferiva il nome corrente di «Purgatorio» e ancora esistente negli anni ’20? E le pietre originali della facciata meridionale del transetto, sullo scorcio del secolo scorso sostituite dal capomastro Francesco Volpicella, sotto la direzione dell’architetto romano Ettore Bernich … ? Il Bernich fu criticato perché in quella facciata, che voleva essere rinforzata, doveva sostenere, rinforzare e utilizzare le stesse pietre esistenti, eguali a quelle del campanile della facciata orientale dell’abside, vetuste di quasi mille anni. Le cattedrali romanico-pugliesi delle nostre città, bene o male, sono state conservate tutte nella loro ossatura essenziale … solo la nostra fu sconciata in maniera irreversibile. Che strazio!». Per ogni altro dettagliato riferimento a questo monumento cittadino si rimanda a: E. De Cillis, La La cattedrale di Giovinazzo: restauri e rinvenimenti,

Diego de Ceglia


SOTTO L’ALA DI SAN TOMMASO il

libro

DI DON BENEDETTO FIORENTINO

Studio e riflessioni di Francesco Andriano Motivo di questo nuovo lavoro del prof. Andriano è quello di «rispolverare quel patrimonio di fede ricevuto per generazioni». In particolare la ricerca tende a mettere a fuoco «il senso profondo del culto di s. Tommaso, il messaggio cristiano e fornire una spiegazione, una motivazione della devozione riservata dal popolo giovinazzese al suo santo Protettore». Altro motivo ispiratore dichiarato dall’autore è quello di «rendere un servizio ed un omaggio a quanti giovinazzesi, andati a vivere per lavoro o per altre ragioni, nelle grandi città in Italia e all’estero, come tutti gli emigranti, tornano alle radici, ritornano alla propria terra, nel proprio paese» quale avvenimento che «ravviva gli affetti e rinnova i ricordi». La ricerca, edita in occasione del centenario della nascita di mons Filippo Roscini (1918-2018), di cui è riportata ampia documentazione in nota, Francesco la dedica a coloro che credono ed hanno fiducia nella protezione di s. Tommaso apostolo tanto che gli antenati hanno posto la sua immagine nello stemma civico. L’autore passa in rassegna i testi canonici e apocrifi che riguardano Tommaso. Riporta la celebre affermazione tramandataci dal vangelo di Giovanni, «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo» (Gv 20,25) e mette a fuoco i sentimenti dell’Apostolo combattuto tra diffidenza e incredulità, tra agnosticismo e fede. Proprio lui che in precedenza aveva esortato gli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui» (Gv 11,16). Con intuizione profonda lo paragona al centurione romano che ottenne la guarigione del servo malato quando riconobbe la misericordia di Dio e lo riconobbe ‘suo figlio’. Il miracolo lo rese certo che Dio acco-

glie ogni persona quale figlio e mai come servo e si prodiga per la sua salvezza. Così Tommaso, dinanzi all’invito di Cristo: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!» confermò la sua fede «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,2728). Andriano si sofferma sulle gesta del nostro protettore dopo la pentecoste. Riporta la tradizione che lo vuole evangelizzatore in India. Sofronio, patriarca di Gerusalemme (560-638) lo presenta evangelizzatore della Media (regione dell’attuale Iran) e dei Parti (popolo dell’India).Il vangelo apocrifo (non riconosciuto dalla Chiesa) di S. Tommaso si sofferma nella narrazione delle difficoltà incontrate nell’annuncio del vangelo. S. Gaudenzio indugia nel narrare il martirio del santo subito in India a Calamina e sulla sua deposizione in Edessa. Da questa città nel 1258 le reliquie furono traslate in Italia ed ora conservate a Ortona (Chieti). Dall’8 agosto 2008 la nostra città è onorata di custodire in Concattedrale, presso l’altare della madonna delle Grazie, una reliquia del santo. Tale insigne dono è giunto a noi in occasione del 750° anno della traslazione del suo corpo ad Ortona, e per interessamento del parroco del tempo, sac. Benedetto Fiorentino, presso il vescovo di quella diocesi, S.E.R. Mons. Carlo Ghidelli. La statua che in concattedrale è custodita, opera del 1902 del cartapestaio leccese Manzo, lo presenta con il braccio destro in alto e ben visibile il dito che fu invitato ad introdurre da Cristo nelle sue ferite. La mano del braccio sinistro porta un cartiglio e un compasso in ricordo del suo impegno di costruire la reggia per il re dell’India. È per questo motivo che è protettore degli ingegneri e degli architetti. Come patrono dei giu-

dici lo scultore Andrea Verrocchio (14351488) lo inserisce nel gruppo marmoreo di Cristo e s. Tommaso nella chiesa di Orsanmichele a Firenze. Un ciclo completo di affreschi relativo al nostro Patrono lo troviamo nella chiesa omonima di Albignasego (Padova). Il nostro storico Ludovico Paglia descrive l’effige del Patrono che stringe nella mano sinistra in basso un compasso mentre nella mano destra sollevata sostiene una corona la cui presenza è ben motivata dal presente studio.L’autore elenca le città e le professioni che lo annoverano quale protettore. L’Andriano si dichiara sicuro che «San Tommaso, patrono, soffiando la vita nella sua creatura protetta le ha trasmesso sicuramente i geni della diffidenza, di sospetto, di titubanza, di esitazione, di incredulità, ma anche in prevalenza e soprattutto un grande attestato di fede e di messaggio cristiano necessario nella vita di ciascun cittadino».







LA


Little

Italy

SOLD OUT

Festa della Madonna di Corsignano in New York

NEW YORK. Il titolo me l’ha suggerito l’amico Rocco, il presidente e l’organizzatore della festa della Madonna di Corsignano. Per molti può sembrare una provocazione, ma è significativo a fotografare una tradizione che col tempo si rafforza. Sold out ovvero «venduto tutto» che nel linguaggio commerciale fa a botte con la fede che non ha biglietti da vendere a chi rinnova ogni anno la magia della festa sacra nel proprio cuore. Ma tant’è: sold out per voler ricordare ai pastori della fede che la Chiesa Santa Caterina di Siena, in Long Island, che ospita la primigenia Icona della nostra Protettrice in Usa, domenica 16 settembre, era gremita di giovinazzesi. Ci perdonino i paragoni arditi i buoni pastori ma come nella chiesa di Francesco ognuno portava i propri doni per condividerli con gli altri fedeli così nella chiesa di Santa Caterina di Siena, retta dal parroco Mon. Richard Figliozzi in presenza di Maria di Corsigano, c’è chi ha donato alla comunità il frutto e la sapienza del proprio lavoro. Una enorme torta del maestro pasticciere Vitangelo Bavaro, commissionata dai membri del Comitato della Madonna di Giovinazzo. Una fiammella dolce che unisce i due oceani e che il tempo non spegnerà. C’era un pezzo di Giovinazzo in New York, il 16 settembre. C’era il Presidente della locale comunità di Maria di Corsignano Rocco Stellacci e c’era il Segretario Mike Serrone (il Presidente Jerry Scivetti era assente giustificato, gli auguriamo ogni bene!) con la comunità di S. Antonio ormai legati insieme da questo percorso di fede e di sangue. Sono caduti gli steccati. Potenza della fede. Comunità di S. Antonio e di Maria SS di Corsignano guardano sempre insieme e lontano. Nel pomeriggio la festività si concludeva con una «visita» al rinomato ristorante Pompei. Dulcis in fundo. La Comunità di Maria SS di Corsignano del Long Island resta una onlus, un istituto anche di beneficenza. Quest’anno sono stati devoluti più di mille dollari ad una fondazione newyorkese che si occupa dei bambini in difficoltà. Sold out. L’anno

prossimo si replica. Intanto ricordiamo ai tutti i giovinazzesi d’America l’appuntamento con il galà annuale organizzato dalla società di S. Antonio presso l’elegante Chateau Briand in Long Island. Scrivetelo con lapis indelebile: domenica 28 ottobre. Non mancate! SERGIO PISANI


il ricordo

DI

SERGIO PISANI

ADDIO PINUCCIO, STORICO MARESCIALLO DEI VIGILI URBANI Per quanto Pinuccio potesse amare molto la Protettrice di Giovinazzo, la Madonna di Corsignano lo amerà sempre, molto di più, dato che lo ha portato con sé in cielo all’indomani della sua festa, quando si sono spente le luci in suo onore. Due grandi amori possedeva il cuore di Pinuccio: la Protettrice di Giovinazzo come punto d’arrivo e la croce, quella del mostro, del male incurabile come mezzo per essere una parte di Lei in terra e adempiere i progetti del suo Figlio. In suo onore si era prodigato in terra come Presidente del Circolo dei Figli del mare per donarle un manto più celeste, le cui stelle erano bordate e frangiate d’oro lucente. Difficile dirgli addio. Difficile dire addio a Pinuccio il maresciallo come amavano chiamarlo. Pinuccio ora brilla come una di quelle stelle sul manto della Madonna, difficile non riconoscere il suo nome. Pinuccio se n’è andato per destino insieme al manto, dopo che qualcuno gli ha cantato l’alleluia. Ma tornerà, Pinuccio. Ogni volta che sarà Festa Grande potremmo leggere il suo nome su quel manto di stelle. Pinuccio ha donato un nuovo manto, ha rinnovato il suo amore, la sua pace, la sua gioia alla Protettrice ed Ella finalmente lo ha sottratto dall’infinito dolore. Da qualche anno, dalla sofferenza della malattia, da quell’abisso, emergeva in lui una sorta di impeto di tenerezza verso tutte le persone più care. Aveva sempre un sorriso abbozzato sul volto anche nella malattia che lo divorava. In servizio aveva tanto garbo, rispetto, gentilezza, umanità, disponibilità. Per oltre vent’anni ha coadiuvato il Comando dei Vigili di Giovinazzo meritandosi l’apprezzamento ed il rispetto di tutti. Si sa, in quel comando arrivano voci di tutti i generi. Pinuccio al contrario anteponeva con stile il silenzio. Non ho mai sentito da lui pronunciare una parola fuori posto nei confronti di chicchessia, mai una chiacchiera sul suo conto né qualcuno che non ne parlasse bene. Come fondatore de La Piazza ricevevo tanti consigli spassionati, disinteressati: Pinuccio mi ha aiutato ad amare Giovinazzo, i giovinazzesi, la sua gente, la nostra gente. Pinuccio era la finestra sul mondo, mi ha aiutato a stringere amicizie vere con i fratelli giovinazzesi d’oltreoceano. Quando loro ritornavano, Pinuccio si sostituiva all’infopoint: era un faro abbagliante di civiltà e di accoglienza. Prima di vestire l’uniforme dei vigili era stato un impavido navigante come tutti gli italiani, un po’ poeti e calciatori. Pinuccio veleggiava i quattro oceani. Non si sentiva un Paul Cayard, il timoniere della Louis Vuitton Cup con America One che giunse in finale, persa per 5-4 contro Luna Rossa, ma ogni tanto non dormiva la notte per rivedere le stelle da antico navigatore e vedere il film delle corse in mare su LA 7 della Louis Vuitton Cup e per dispensare qualche correzione di trigonometria, di tattica nonché di umiltà allo skipper statunitense. Era un maresciallo vecchio stampo, conosceva benissimo il territorio palmo a palmo e frequentava gli ambienti cittadini per conoscere persone e fatti. Ha onorato nel migliore dei modi la divisa dei Vigili, diventando un esempio per tutti coloro che sono stati sotto il suo comando. Senza Pinuccio, ci sentiremo più soli!

SERGIO PISANI

Ps. La redazione del nostro giornale si associa al dolore di Sara, che ha accudito il maresciallo con tanto amore, e dei figli Nicola, Vincenzo, Raffaella.

«Ciao Maresciallo, al tuo comando per sempre! Rip». Giovanni Parato




informazione medica

Il glaucoma ‘ladro silente’ ruba la vista a 1 milione di italiani UNA VISITA PRESSO LO STUDIO SECLÌ POTREBBE EVITARE IL 30% DEI CASI DI CECITÀ. LA CAMPAGNA SULL’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, soffrono di glaucoma più di 55 milioni di persone al mondo, di cui circa 25 milioni hanno perso la vista del tutto o in parte a causa della malattia. In Italia si stima che i malati siano circa un milione, ma una persona su due non sa di soffrire di glaucoma e, quando se ne accorgerà, la sua capacità visiva sarà irrimediabilmente compromessa. E proprio per diffondere maggiori informazioni sui fattori di rischio di questa patologia che silenziosamente può “rubare” la vista, si è attivato il Centro Oculistico del dott. GIANFRANCO SECLÌ, in via Bari n. 60 a Giovinazzo (tel. 080.394.6993 - 348.77.36.354). L’iniziativa, vuole sensibilizzare, in particolar modo, chi ha più di 40 anni sull’importanza della prevenzione. Si stima, infatti, che una visita oculistica a partire da quest’età potrebbe evitare il30% dei casi di cecità nel mondo occidentale. MA COS’È IL GLAUCOMA? «Il glaucoma viene chiamato “il ladro silente della vista” proprio perché non dà sintomi e può portare alla cecità, se non scoperto e non curato. È una patologia caratterizzata da una pressione intraoculare alta in relazione alla suscettibilità individuale che determina una compressione a livello del nervo ottico con una progressiva perdita di fibre nervose e una conseguente progressiva riduzione del campo visivo. I fattori che aumentano la probabilità di sviluppare la malattia sono l’aumento della pressione intraoculare, l’età, la miopia e la ridotta pressione di perfusione dei tessuti oculari. Le lesioni sono inizialmente presenti in periferia, senza associati fenomeni irritativi di questa patologia e per tale ragione vengono spesso notate quando il danno al nervo ottico è già considerevole o quando le cellule nervose sono

distrutte e le perdita della vista diventa ormai irreversibile». Cosa serve per confermare un sospetto di glaucoma? «Il glaucoma è una malattia che non dà sintomi e dunque il pericolo maggiore è rappresentato dalla mancanza di segnali che possano destare sospetti, esclusa la forma acuta che provoca fortissimi dolori. Il campo visivo si restringe progressivamente e dunque non viene notato all’inizio. Basta una visita oculistica nella quale si può riscontrare un aumento della pressione oculare e, più importante, un aspetto tipicamente escavato della papilla ottica». Basta il valore numerico della pressione oculare a fare una diagnosi di glaucoma? «No, in quanto il valore della pressione intraoculare va corretto con la misurazione dello spessore della cornea in quanto questo interferisce specificatamente. Il valore della pressione, successivamente, sarà associato ad un aspetto patologico della papilla ottica, evidenziabile solo con l’esame del fondo oculare (o fundus oculi), appannaggio della visita specialistica. L’esame del fondo oculare può portare ad un approfondimento diagnostico con l’esame del campo visivo caratterizzato dall’OCT delle fibre ner vose e dello strato delle celluleganglionari (attualmente l’esame più importante nella valutazione del glaucoma cronico) che conferma la gravità del caso, ci aiuta nella diagnosi in casi dubbi e ci permette di prevedere danni del campo visivo che ancora non si sono manifestati».

essere controllati sono essenzialmente la pressione dell’occhio, l’aspetto del nervo ottico, il campo visivo e la valutazione del disco ottico. La diagnosi precoce, insieme al trattamento tempestivo e alla collaborazione dei pazienti allo stesso trattamento, può essere di notevole aiuto per rallentare la progressione della patologia». Quindi Lei cosa consiglia? «La mia iniziativa vuole sensibilizzare, in particolare, chi ha più di 40 anni sull’importanza della prevenzione considerato che la preoccupazione nasce anche solo all’idea che la progressione della malattia possa far perdere la propria indipendenza. È buona norma, infatti, sottoporsi con regolarità a controlli oculistici, specialmente in presenza di fattori di rischio quali età, precedenti familiari e miopia elevata».

Il glaucoma, che viene chiamato ”il ladro silente della vista” proprio perché non dà sintomi e può portare alla cecità, se non scoperto e non curato, comporta, poi, difficoltà a leggere, a guidare, a riconoscere gli oggetti e i volti. Le conseguenze psicologiche, poi, sono legate anche alla paura di diventare ciechi. Un motivo in più per non trascurare la salute degli occhi. Lo studio del dott. Gianfranco Seclì opera nel campo dell’oculistica, dell’optometria ed offre servizi per adulti, anziani e bambini garantendo professionalità, affidabilità e competenza garantita da un costante aggiornamento. E’ possibile Ma il glaucoma si può curare? prenotare un appuntamento ai nu«L’unico modo è quello di effettuare una mero 080.394.6993 e 348.77.36.354. diagnosi precoce di glaucoma. Nel corso della visita i parametri che devono DI RAFFAELLA MARIA BARBARA DIRENZO


il

personaggio DI SERGIO PISANI

IL TENNIS POVERO DI VINCE

Non c’è giornalista di tennis migliore di Gianni Clerici. Proverò per un giorno a fare il presuntuoso, ad immaginarmi un po’ Penna d’Oro con le sue stravaganti divagazioni anche perché non c’è bisogno di dare la notizia come incipit. Perché la notizia non c’è. E anche se ci fosse, Penna d’Oro non la darebbe o la darebbe in coda all’articolo. Farò come lui, farò fatica a spiegarmi. Tant’è, giustificherebbe la penna di chi non ha giocato a tennis nemmeno con la racchetta con le corde da pescare. E poi non scrivo mica su Repubblica, sul giornalone di De Benedetti ma su La Piazza! Da quando conosco Vincenzo Sarcina non l’ho mai visto in giacca e cravatta, sempre in abbigliamento sportivo. Anche questo è un modo per comunicare qualcosa a qualcuno. Cosa? Che non sarà ricco e famoso come Panatta, ma un po’ playboy del suo paesello Vincenzo lo è stato. Se fosse nato ieri, suo papà Nicola forse avrebbe investito tutti risparmi di una vita nella Bollettieri Tennis Academy dove i sogni sui campi di Bradenton si avverano come è successo per Agassi, Courier, Venus e Serena Williams. Invece Vincenzo è nato più di 50 anni fa ai tempi della Belle Epoque del tennis quando sul Centrale di Roma scendevano in campo Adriano Panatta e Bjorn Borg, i playboy dal fascino senza tempo. Anche Vincenzo aveva il suo Centrale, era la piazzetta Risorgimento (il piazzale antistante alla stazione ferroviaria). E il pubblico? Mica quello del Foro

italico dove a maggio si trasferiva La Dolce Vita di via Veneto ma solo qualche viaggiatore di passaggio al quale non interessava affatto quel matto che anche la notte giocava a tennis con le racchette con le corde da pescare comprate da Tutto Per la Casa e disegnava il campo da tennis con il gesso non ancora intonacato, rinvenuto in qualche cantiere di palazzo in costruzione. La rete allora era un filo sospeso tra due paletti saldati in due barattoli di cemento, le palle da gioco erano consumate e sgonfie che mostravano la parte nera della gomma. Vincenzo è cresciuto per strada, in questo cemento, quando non c’erano ancora i videogame e la speranza era soltanto una musica dolce, un disco per l’estate, magari Luna di Gianni Togni proveniente dal juke - boxe del bar Piscitelli. Allora le macchine che interrompevano il match erano come i panda cinesi. Gli unici nemici da cui bisognava difendersi erano i vigili che minacciavano di smontare il campo per non disturbare la quiete pubblica e le secchiate di acqua che i ragazzi si prendevano dall’allora titolare della stazione ferroviaria di Giovinazzo. Passato il pericolo pubblico, si tornava a giocare. Chi aspettava il proprio turno, faceva da palo per lanciare l’sos qualora i vigili si fiondassero con la pattuglia e con i lampeggianti accesi. Si cresceva così. Piazza Risorgimento era un mondo a sé stante, tra polvere e asfalto, frequentato da bravi ragazzi che


ENZO NZO SARCINA

avrebbero conseguito almeno un diploma a scuola. Era un modo magnifico per imparare a vivere. Quando scendeva uggiosa la pioggia, la racchetta di Vincenzo diventava una chitarra ristoratrice che intonava Uffa Uffa ma che scocciatura di Bennato. Ma il tempo scorre sul filo dei ricordi e anche se ci mostra allo specchio situazioni troppo diverse di uomini piccoli e grandi di un mondo, di un periodo storico, noi azzardiamo qualche paragone. Wilander vinceva nel 1982 a 17 anni il suo Roland Garros mentre Vincenzo aveva già vinto il suo piccolo Challenger sul sintetico del Gavetone con una Spalding in legno comprata a Molfetta con 16mila lire dal negozio di articoli sportivi di Mimmo Adesso. Da lì Vincenzo cominciò a scrivere il suo piccolo poema del tennis, a vincere i suoi piccoli Wimbledon giocando tie - break finiti 18-16 (come quelli tra Borg e McEnroe) ed infiniti senza però che il grande pubblico se ne accorgesse. Così cominciò la carriera agonistica di Vincenzo che si conquistò anche lo sponsor tecnico che lo avrebbe vestito con maglie, divise, tute e sponsorizzato con una paio di racchette all’anno in fibra di carbonio. C’è sempre un filo conduttore che lega i Tonello, gli Ungaro, i Milella del calcio al tennis di Bonserio, di Sarcina, di Nicoletta Depalo. Sentirsi dei dannati in un penitenziario di paese in cui si scuote il capo in segno di rassegnazione. I giocatori cresciuti sui campi di periferia non

hanno la stessa fortuna di chi ha casa prospiciente sulla strada del successo. Adesso Vincenzo è tornato nella sua Giovinazzo. E’ istruttore presso il Circolo Tennis Marcello Renna e lotta ogni giorno per ricondurre all’ovile le pecorelle smarrite. Il tennis di ieri? Non c’è più. Non ho più visto dopo Vincenzo un ragazzo prendere a cannonate con i racchettoni il muro di Goffredo per allenarsi fuori dagli orari di allenamento. I bambini non giocano più per strada. Per scambiare qualche colpo a tennis si deve pagare la quota di iscrizione alla scuola - tennis, ma questo lo vogliono i genitori più dei ragazzi che continuano a fare a botte con i coach, con mamma e papà, con gli smartphone, con il mondo intero rompendo dispendiose racchette che da ragazzi noi accarezzavamo come un sogno prima di addormentarci. I ragazzi vedono Fognini in televisione e copiano gli adulti. Povero Tennis! Vi chiederete, ma qual è la notizia? Non c’è. Forse un senso questa storia ce l’avrebbe: abbiamo un sogno in meno! Avevamo un sogno da bambini quando giocavamo con le corde in nylon. Adesso non abbiamo più neanche quello! SERGIO PISANI


il messaggio del Presidente

UNA QUESTIONE DI CUORE

#UNAQUESTIONEDICUORE. Se dovessi riassumere il mio pensiero sul nostro progetto la frase che userei è proprio questa. Credo nella mia società, credo nelle persone che condividono con me questo percorso, credo nei miei tecnici e dirigenti, e soprattutto credo nei miei atleti! Sicuramente non siamo i più belli e forse neanche i più bravi, ma abbiamo un qualcosa che ci caratterizza e ci distingue, qualcosa che ci lega e che trasforma il nostro gruppo in una famiglia, una grande famiglia. LA VOGLIA E IL PIACERE DI STARE INSIEME, questo è il Giovinazzo Calcio a 5, questo è lo sport che voglio e che cerco di trasmettere all’interno della società e particolarmente ai nostri piccoli atleti per farli crescere in un ambiente dove possono imparare i valori morali della vita, ovvero l’educazione, il rispetto per gli altri, per le diversità e per se stessi. In questo io credo ed a questo fine dedico il mio impegno, perché diventi per tutti #unaquestionedicuore.

FIDATEVI DI NOI E AFFIDATECI I VOSTRI FIGLI, sapremo prenderci cura di loro. Un forte in bocca al lupo ai ragazzi della prima squadra, impegnati nel campionato nazionale di serie B, perché quest’anno sappiano regalare emozioni e vittorie. Grazie come sempre ai nostri sponsor che ci sostengono con il loro contributo. Colgo l’occasione per fare un forte in bocca a SERGIO PISANI Dino Camporeale e a tutta la società AFP Giovinazzo, che presto torni a rappresentare Giovinazzo nelle serie che merita. AUGURO a tutti una stagione ricca di soddisfazioni. Buon campionato a tutti. Primo appuntamento sabato 6 ottobre alle ore 16.00 al PalaPansini, e che sia per tutti #unaquestionedicuore. ANTONIO CARLUCCI

SERGIO PISANI




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